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Autore: Theautumncolours    28/08/2014    1 recensioni
Mike è stato costretto a vivere i suoi anni da bambino e da adolescente tra le critiche dei suoi coetanei, dovute al comportamento piuttosto strano che assumeva durante la giornata.
Aveva l’inverno dentro e l’autunno fuori che a volte si ostinava a diventare primavera, l’estate non c’era mai stata per lui, non l’aveva mai conosciuta, si considerava semplicemente un libro che non poteva essere interpretato da una persona qualunque ma bensì solo da chi era capace di osservare le sue pagine lievemente stropicciate.
“Mi hanno sempre detto di accettare le persone così come sono, in qualsiasi luogo mi trovassi, in fondo rimarranno sempre quelle e non si può pretendere che cambino per te e nessuno crederà mai in te stesso se non sei tu il primo a farlo.
Ma come si può accettare se stessi per piacere davanti agli occhi degli altri?"
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Otherverse | Avvertimenti: Contenuti forti
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A volte solo immaginando possiamo rendere i nostri pensieri positivi, solo attraverso il frutto dell’immaginazione possiamo comandare ciò che pensiamo, possiamo modificarlo, possiamo renderlo realtà, possiamo sognare, possiamo piangere, possiamo fare ogni cosa che desideriamo, è tutto concentrato nella nostra mente e solo noi possiamo essere capaci di mandare l’input nella cavità centrale della mente. È la nostra unica risorsa che non ci toglierà nessuno, l’unica capace di farci stare bene a contatto con la musica appropriata al nostro umore, l’unica capace di farci cambiare umore da un momento all’altro, l’unica in cui un giorno ci fa svegliare con l’umore per terra e un altro in cui iniziamo la giornata con il sorriso marcato prima nei nostri pensieri e poi sul nostro volto. Insomma, la mente ed il frutto dell’immaginazione saranno sempre indispensabili per vivere. Ogni cosa viene studiata per bene nella nostra testa prima di attuarla, ogni gesto, che sia improvviso, impreciso, sbagliato, giusto o quant’altro, ogni movimento, ogni emozione, controllo mentale, paura, viene analizzata per bene da noi, lasciandoci sfuggire invano i soliti errori. È tutto un fatto psicologico. Tutto quello che svolgiamo durante la giornata, in ogni momento, secondo, minuto, ora, è tutto ciò che la nostra mente ci intima ad attuare nel nostro comportamento, tutte le piccolezze a cui non diamo valore potrebbero essere le scelte più importanti della nostra vita, e ci sfuggono ingenuamente, perché l’uomo da valore a ciò che osserva e non a ciò che pensa in quei pezzi nascosti della sua vita. Il nostro intelletto, i nostri occhi, il nostro schermo d’immaginazione impiantato nella nostra mente, da’ più importanza ad un messaggio, ad un litigio, ad un bacio, ad una sera d’amore, ad una sbronza, ad un amico, ad un animale, ad un figlio, al denaro, tutto ciò che ci circonda e che ci passa davanti agli occhi di cui ne faremo tesoro durante gli anni. Ma non si soffermerà mai sulle piccole cose sfuggevoli, implicherà solamente una perdita di tempo, secondo noi, ma cosa sarà mai rileggere ciò che abbiamo racimolato su un pezzo di carta mentre siamo assolti dalle riflessioni? I due ragazzi con l’andatura lenta della velocità dell’auto avevano quasi preso sonno accasciatosi l’una sulle spalle dell’altro proprio mentre la suoneria del telefono di Anne inizia a squillare indisturbatamente, in modo ripetitivo e dannatamente fastidioso per ognuno di loro. -“Tesoro, rispondi tu per favore? E’ nella mia borsa.”- sbuffò sospirando pesantemente la giovane, tenendo l’attenzione sulla strada colma di pioggia e di auto. -“Si, pronto? Con chi parlo? Pronto? Ahh, diavolo la linea è stata interrotta. Ma è possibile che tu abbia ancora questo catorcio, Anne?”- urlava il marito dall’aria infastidita gettando goffamente il telefono per terra. Una frenata eccessiva improvvisa, le ruote striscianti sull’asfalto bagnato, i corpi tirati sulla destra dalla cintura di sicurezza, il fiato mozzato, gli occhi freddi, sbarrati ed impauriti, le pupille scure sempre più piccole e poi il silenzio delle gocce di pioggia. Anne aprì frettolosamente lo sportello dell’auto senza soffermarsi un secondo di più su ciò che avrebbe fatto, la sua chioma liscia iniziava piano a bagnarsi, le auto sfrecciavano veloci sull’autostrada lasciando una scia d’aria fredda su tutto il corpo, ricoprendole i fianchi dai brividi. Abby la fissava con lo sguardo interrogativo chinando il viso verso Mike che la guardava irrigidito senza espressione dall’interno dell’auto con il viso pallido e spento, senza fiatare affondò piano le unghie delle esili mani sulle cosce scoperte dai pantaloncini in attesa di venire a conoscenza di ciò che la sua orrida mente le avesse indicato di fare durante il viaggio. -“Tu non sei mio figlio..”- rabbrividì dopo aver urlato dinanzi ai suoi occhi cupi ed espressivi ripensando a quel nome poco familiare ad ella che fece parte della sua vita sino ad ora. –“Esci di lì, hai capito? Muoviti, togli quella cintura e vattene. Non ho intenzione di sprecare altre parole per te, Mike.” Il ragazzo non riusciva a capire se quelle che sciavano sulle sue gote fossero lacrime o gocce di pioggia sputate dal vento gelido, quindi staccò la cintura di sicurezza con uno scatto debole e scese dall’auto con lo sguardo basso e gonfio di ripugnanza, avvertendo il suo nome sempre più forte e deciso chiamato più volte dalla voce piangente di sua sorella affacciata dal finestrino abbassato del suo sedile imprecandolo di fermarsi e tornar da lei.
   
 
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