You should've know it, Severus.
“[…] Chiedendomi, se è vero, come dice
la Fisica, che
niente può scomparire in un sistema chiuso come il nostro,
dove va tutto
l'amore che finisce.
Forse rimane dentro di noi. Forse si trasforma in rancore.
Forse in bugie, e, quando va peggio, in indifferenza.”
– Carmelita Zappalà, Corpi di Carta.
Avresti dovuto saperlo, Severus.
Tutto torna, e tu l’avevi
capito– l’avevi capito di già
quando, in quel
tiepido pomeriggio, avevi deciso di uscire allo scoperto e rivelare a
Lily la
vera fonte di tutte le sue capacità fuori
dall’ordinario.
Oh, quanto avevi bramato quel momento!
Cosa credevi, forse, che la bambina dai capelli rossi ti avrebbe
invitato a
giocare, riconoscente per essere finalmente a conoscenza della
verità? Che
quella sua irritante sorella vi avrebbe lasciati soli?
L’avevi desiderato tanto, ma non avevi programmato nulla. E,
ovviamente, era
andato tutto storto.
Non potevi saperlo, ma era soltanto la prima di tutte le volte in cui
avresti
visto quella chioma rosso fuoco voltarti le spalle e andare via, e tu
avresti
dovuto lasciarla andare, tenendo a bada la tentazione di gridarle tutto
ciò che
provavi per lei.
Un cliché che si sarebbe ripetuto infinite volte, in
circostanze e luoghi diversi, sotto i tuoi occhi stanchi e il tuo cuore
bramoso.
Quante volte se ne sarebbe andata, quante altre sarebbe tornata. Ti
chiedevi,
forse ingenuamente, quante volte ancora avresti dovuto dirle addio.
Avresti dovuto saperlo, Severus.
Avevi quindici anni, e probabilmente fu quello il momento in cui il tuo
sistema
chiuso, il tuo piccolo universo, sembrò incrinarsi
pericolosamente.
Perché tu l’avevi
appena apostrofata schifosa mezzosangue,
e non c’erano scuse che avrebbero potuto ripagare il torto
inflitto alla tua
migliore amica.
Negli occhi verdi di Lily Evans, ora, per te non c’era altro
che disprezzo, e
inutilmente ti graffiasti le mani fino a farle sanguinare, tentando
invano di
raccogliere i cocci della vostra amicizia e rimetterli insieme.
Non c’era più nulla da salvare. O almeno, fu
ciò che credesti tu.
Avresti dovuto saperlo, Severus.
Eri lì, fra le macerie fumanti della casa di James e Lily
Potter, e per ogni
passo verso l’inevitabile anche tu cadevi a pezzi, in
più pezzi di quanti
saresti mai stato in grado di raccogliere.
C’erano cocci ovunque; il corpo di James Potter, ormai senza
vita, ostruiva le
scale che portavano al piano di sopra.
Ironia della sorte, solo la Morte era
stata in grado di restituirti ciò che ti spettava di
diritto, l’amore della
donna alla quale avresti donato la tua stessa vita.
Ma non eri arrivato in
tempo, e tempo non ce n’era più. Il corridoio
sembrava gridare, nel silenzio
opprimente che avvolgeva ogni cosa.
Sembrava sputarti in faccia quanto fossi miserabile, deplorevole, immeritevole
di vederla anche solo un’ultima
volta.
E quando la vedesti riversa in terra, le labbra piene sul viso
pallido che aveva perso ogni colore, i capelli rossi adagiati
scompostamente
attorno alla testa, non ci fu più nulla.
Nessun attimo, non c'erano secondi, né minuti né
ore ancora disponibili per Lily Evans.
La casa sembrava gridare, o forse eri tu stesso. Non lo sapevi e non
t’importava.
C’era solo lei, solo Lily, e i suoi occhi verdi ormai spenti,
occhi che non ti
avrebbero più guardato, mani che non ti avrebbero mai
più accarezzato il viso,
labbra che non ti avrebbero mai più sorriso.. le sue labbra.
Persino in quel momento, consapevole di averla persa, non osasti
sfiorarle le
labbra con le tue.
Ti sentivi sporco, contaminato, e la
vista di tanta purezza, tanto candore spazzato via dalla Morte non
faceva altro
che accentuare quella sensazione. Tu temevi il suo bacio,
Severus.
L’avevi desiderato così a lungo. Dovevi averla
amata terribilmente, così
terribilmente che in vita non osasti mai chiedere le sue labbra, non ne
avesti
l’opportunità, e saresti sceso nella tomba senza
averle mai conosciute.1
Ed era impossibile, impossibile che fosse
morta, perché Silente ti aveva promesso che
l’avrebbe protetta, che lei si
sarebbe salvata, ma ora era lì, fra le tue braccia, e
persino il suo calore si
stava affievolendo.
E non ce la facevi a lasciarla andare, non potevi dirle addio,
perché le ultime
parole che le avevi rivolto erano state d’odio e rancore, e
lei non avrebbe mai
saputo quanto l’avevi amata.
Ma a cosa sarebbe servito?
A cosa sarebbe servito, se Lily aveva scelto James Potter, se non aveva
mai
scelto te, mai, mai la sua prima
scelta, e non ti aveva mai perdonato per ciò che le avevi
fatto?
E la stringevi forte, implorando che
riprendesse vita, che si prendesse pure tutto ciò che ti
restava, non t’importava,
gli occhi il cuore i polmoni non t’importava, volevi solo che
tornasse a
vivere.
Perché non era giusto, eri tu quello infettato dal male,
quello che aveva fatto
tutte le scelte sbagliate, il traditore,
non meritavi di vivere al posto suo, non quando lei era così
pura e tu così
sporco, così sbagliato.. l’avevi uccisa tu. Tu
l’avevi uccisa.
Tu l’avevi tradita. Li avevi traditi
tutti.
Avresti dovuto saperlo, Severus.
L’avevi persa una, due, infinite volte. Avresti dovuto sapere
che, di
conseguenza, prima o poi l’avresti persa per sempre.
Angolo autrice.
Inizio dicendo che, sinceramente, non ho la minima idea di
come mi sia venuta in mente questa one shot!
Probabilmente non doveva neanche essere un OS, più una flash
fic o qualcosa di simile. E' stata un'ispirazione improvvisa, e un
tutt'uno collegare Severus, il suo amore per Lily e la frase 'tutto
torna'.
Spero di non aver reso Severus OOC, e che il modo di scrivere sia
abbastanza scorrevole.
Dio, scriverla e ascoltare 'Say Something' non aiuta, non aiuta per
niente. Sto annegando nell'angst. Eppure io shippo la Jily,
è una delle mie otp!
Infatti, nella mia testa Severus e Lily non finiscono mai insieme,
è solo che l'amore di questo Mangiamorte redento per lei
è terribilmente affascinante.
Se non fosse stato per Lily Evans, Piton non avrebbe mai fatto il
doppiogioco per Silente, la Rowling stessa l'ha ammesso. A
dimostrazione che l'amore è la cosa più potente
di tutte.
In sintesi, spero vi piaccia!
Love you always,
— afterallthistime.
1 Liberamente adattato da ‘Storia di una ladra
di libri’.