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Autore: Cathy Earnshaw    28/08/2014    2 recensioni
"Era una calda serata estiva, di quelle che restano incollate addosso con il loro profumo di fiori e di rosmarino, con il frinire delle cicale, con le risate degli amici. Tutta la popolazione della piccola cittadina di Pothien si era riunita nella piazzetta principale. La musica colorava con le note eteree dell’arpa le serate del Nord della Terra dei Tuoni, e i cantori narravano le loro storie affascinanti a chiunque le volesse ascoltare."
Non è un'introduzione, lo so..ma credetemi se vi dico che è ancora tutto troppo vago anche per me per poter scrivere un'introduzione coerente ;) Vi piaciono i racconti con maghi, elfi, duelli e lunghi viaggi in terre desolate? Benvenuti nella Terra dei Tuoni, amici!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Di guerre e cascate - La Terra dei Tuoni'
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Opponendosi al desiderio di restare a letto, Liam si trascinò fino alle cucine. La testa gli faceva ancora discretamente male, e tutti i muscoli pulsavano di un indolenzimento che avrebbe potuto essere facilmente evitato rispettando la promessa fatta a sé stesso sulle rive del Brumo di fare un po' di esercizio tutti i giorni. Per lo meno non puzzava più.
Seduti ad un lungo tavolo nel locale adiacente alle cucine c'erano Malik, Joan e Rayhana. Il primo lo ignorò, mentre le ragazze lo accolsero con un sorriso. Joan aveva il braccio destro fasciato.
«Come va la testa?» gli domandò quest'ultima.
Liam le si sedette accanto.
«Tutta intera, dicono. Il tuo braccio?»
«Gomito lussato. Lia l'ha rimontato, ma non credo di poter combattere, domani.»
Liam annuì. Joan dell'Aria era giovane, il mago la ricordava ad Effort. Allora era una ragazzina secca, spettinata e piena di brufoli, oggi la situazione della sua pelle era migliorata, ma per il resto non era cambiata molto.
«Un giorno in più di riposo» sbottò Malik, nel suo irritante tono strascicato. «E ti lamenti pure?»
Quanti anni poteva avere, invece, Malik del Fuoco? Liam non sapeva dirlo. La sua pelle scura formava delle rughe sottili attorno agli occhi.
«Tu che fai oggi, Ray?» domandò Joan a Rayhana.
La ragazza si allontanò un ciuffo dagli occhi e appoggiò il mento alla mano.
«Sono di turno dal bambino. Tutto il giorno.»
A Liam si drizzarono i capelli sulla nuca. Parlavano di Lukas? Nel caos della battaglia aveva completamente rimosso la sua presenza a Torat.
«Stai scherzando, vero? Oggi c'è un sole pazzesco e tu passerai la giornata nei sotterranei?!» esclamò Joan.
Rayhana annuì con aria afflitta.
Liam alzò gli occhi dalla propria tazza e scoprì che Malik lo osservava attentamente. Gli occhi neri del mago erano fissi su di lui. Che avesse colto il suo interesse?
«Qualcosa non va?» gli domandò con un sorriso che sperava risultasse incredulo.
Malik non rispose e non batté ciglio. Rayhana gli diede una gomitata, con fare conciliante, ma a Liam non sfuggì il lampo nei suoi occhi verdi, segnale di allarme.
«Ehi, ti sei incantato? Guarda che Jonna è gelosa» scherzò.
«Oh, ne dubito» rispose Liam. «Temo che tutti i miei buoni propositi siano destinati a morire di stenti…»
Si sorprese della punta di amarezza nella propria voce. Doveva stare attento a non calarsi troppo nella parte, sarebbe stato davvero sciocco cadere nella propria rete. Le due ragazze scoppiarono a ridere.
«Pazienza, stellina» disse Rayhana. «Consolati così: sono certa che se tu volessi cercare un'alternativa non faticheresti a trovare volontarie!»
Malik sbuffò, si alzò di scatto e uscì dalla stanza, sotto agli occhi stupiti dei commensali.
«Mi sbaglierò, ma mi pare che tu non gli stia molto simpatico» mormorò Joan, cercando invano di allontanare dalla faccia dei ciuffetti indisciplinati.
«Oh, biondina, non è una cosa educata da dire!» ghignò Rayhana.
«Può darsi, ma Liam non sembra stupido, l'avrà pure notato anche lui…»
Il mago non riuscì a trattenere un sorriso. Solitamente lo urtava quando la gente parlava di lui come se non fosse presente, ma in quel caso era diverso: per un momento, ebbe la sensazione che la guerra fosse solo una cosa lontana, che la morte non esistesse, riscaldato dalle risate incoscienti di quelle due ragazze un po' svitate.
«Comunque, con Malik è una storia vecchia» intervenne.
«Oh, me lo ricordo! Ad Effort vi siete picchiati!» esclamò Joan.
«Non proprio, ma c'è mancato poco» rispose il mago.
Rayhana sgranò gli occhi.
«Veramente? Ma quando? Io non me lo ricordo, non è giusto!»
«Sono desolata, ma devo interrompere questo piacevole momento auto celebrativo» disse la voce di Jonna dall'ingresso.
Liam si volse e le sorrise.
«Mi risparmi una figuraccia, ho rischiato di prenderle!» disse. «Cerchi me?»
«Chi, sennò? Micael vuole vederti.»
Il mago guardò sconsolato la propria tazza ormai vuota. Micael se lo sarebbe risparmiato volentieri, soprattutto di prima mattina.
«Lascia perdere, te la lavo io» disse Rayhana rimboccandosi le maniche e raccogliendo le tazze.
«Grazie, Ray, ti devo un favore.»
«Anch'io» esclamò Joan con un sorrisone.
«Tu me ne devi già parecchi di favori di questo tipo, biondina!»
Liam ridacchiò, divertito, e raggiunse la sua, di biondina. Decisamente l'aspetto di Jonna era meno allegro di quello di Joan.
In silenzio, la ragazza lo condusse attraverso il corridoio lungo e buio che aveva percorso al suo arrivo a Torat, e per una manciata di minuti Liam temette che l'avrebbe di nuovo parcheggiato nella fredda cella con il tavolo bruciacchiato. Invece, Jonna imboccò una scala che risaliva il palazzo avvitandosi su sé stessa.
«Dove stiamo andando?» domandò.
«Nelle sue stanze» rispose la ragazza. «È vero che ti sei picchiato con Malik?»
Il mago sorrise.
«Più o meno. Ci siamo solo presi per il collo.»
Jonna scosse il capo, come a volergli far capire che non si fa, che nemmeno i bambini si azzuffano così, ma in realtà stava sorridendo.
«Si sente che la tua testa va meglio.»
Attraversarono un corridoio poco illuminato e si fermarono davanti ad una porta di legno lucida. Jonna bussò.
«Avanti» rispose la voce di Micael dall'interno.
«Salutamelo» sussurrò Jonna.
«Tu non vieni?» domandò Liam.
«Meno lo vedo e meglio sto.»
Liam prese un respiro profondo ed entrò.
Il salotto di Micael era avvolto dalla luce calda del fuoco che ardeva nel camino. Le pareti erano tappezzate di arazzi, i pavimenti di tappeti, e Liam si sentì soffocare dal calore.
«Liam, Liam…»
La voce di Micael proveniva da un angolo in penombra, e vibrava di tensione. Liam si avvicinò. Il suo anfitrione era chino su un tavolino, una mappa spiegazzata distesa sotto agli occhi.
«Ho un grosso problema» disse Micael dell'Acqua. «Proprio qui» aggiunse tamburellando con le dita sulla città di Torat.
«Temo di averlo notato.»
«Ci scommetto!» sospirò. «Torat non ha speranze. Nemmeno con l'aiuto dei nani sopravvivrà.»
«Quanti sono?» domandò Liam.
«I nani? Centosettanta, nano più nano meno. Ma gli orchi non sembrano avere fine, per ognuno che muore ne compare un altro pronto a sostituirlo.»
Liam si rabbuiò.
«Perché mi hai convocato? Perché mi stai dicendo queste cose?» domandò.
Micael alzò gli occhi grigi su di lui.
«Prima di tutto per sentire la tua opinione e le tue idee, e poi perché tu possa capire in che cazzo di trappola ti sia cacciato per colpa di mia figlia.»
«Per quale motivo nutri così poca stima di lei? Jonna ha rischiato la vita per eseguire i tuoi ordini, è addirittura andata a letto con Ruben! E quando l'hai richiamata è tornata da te. Che cosa vuoi di più da lei?»
Lo sguardo di Micael si perse.
«Suppongo che tu abbia ragione. E tuttavia non mi basta.»
Per un secondo, Liam credette che non sarebbe riuscito ad impedirsi di ribattere, ma un tonfo sordo fuori dalla porta attirò la loro attenzione. I due maghi si scambiarono uno sguardo allarmato. Micael lo spedì a controllare con un cenno rigido del capo.
Liam si avvicinò cautamente alla porta e la scostò con cautela, pronto a reagire in qualsiasi modo si fosse dimostrato necessario. Ma tutto ciò che vide fu una ragazza svenuta nel mezzo del corridoio.
«Jonna?» mormorò inginocchiandosi accanto a lei.
Micael si affacciò alla porta e si guardò intorno.
«Portala dentro, ragazzo. Quando si riprenderà avrà sicuramente qualcosa di interessante da dirci.»
"Djalmat" pensò Liam mentre prendeva tra le braccia il corpo esile della maga. "Un'arma, ma soprattutto una maledizione".
Micael lo aiutò ad adagiarla sulla poltrona più vicina al fuoco, il suo elemento, perché potesse recuperare più velocemente le forze. Liam osservò di sottecchi l'espressione di Micael: se provava ansia, aspettativa, dispiacere o qualunque altra cosa, non si poteva capirlo. Il suo viso era una maschera di pietra, totalmente impermeabile a qualunque emozione.
«Sta diventando un vizio, Li'…»
Il mago spostò lo sguardo su Jonna, che si stava riprendendo e sorrideva debolmente.
«Come ti senti?» domandò con il tono più gentile che gli fosse possibile.
«Meglio» mormorò.
Micael sbuffò.
«Rimandate a più tardi le smancerie. Che cosa hai visto?»
Gli occhi freddi di Jonna furono attraversati da un lampo innaturale mentre la ragazza li alzava su suo padre, e Liam rabbrividì istintivamente.
«Non ti piacerà.»
Micael sbuffò di nuovo.
«Non ho tempo per i tuoi giochetti, dimmi che cosa hai visto!»
Jonna sospirò. La sua voce era un mormorio appena udibile.
«Caleb ed Abigail sono a Cyanor, e un contingente di maghi provenienti da Natìm si sta dirigendo là. In questo momento attraversano il Lago di Nebbia. Capito, padre? Mentre tu te ne stai qui ad aspettare la fine come un topo in trappola, Ruben dell'Aria prende saldamente tra le mani il destino della Terra dei Tuoni. Dovresti imparare da lui come si comanda!»
Micael alzò una mano con l'evidente intenzione di darle uno schiaffo, ma Liam lo intercettò, bloccandogli il braccio.
«Non osare toccarla» sibilò.
Micael lo trapassò con il suo sguardo gelido, acquistando un aspetto calmo che mal si conciliava con le ondate d'ira che promanavano dalla sua aura. Tuttavia, Liam non mollò la presa.
«Non sfidarmi, ragazzino.»
Liam si costrinse a sorridere.
«È facile andare d'accordo con me, Mik. È sufficiente che non si alzino le mani sulle donne.»
«Jonna è mia figlia.»
«Non ha alcuna importanza» Liam liberò il braccio del mago e indietreggiò di un passo. «Sempre che ti interessi ancora, questo è il mio parere: se Ruben perde, noi non riusciamo ad abbattere tutti i draghi e gli stregoni da soli, nemmeno con l'aiuto dei nani e di Lukas dell'Aria. Se loro cadono, cadiamo tutti con loro. Perciò io seguirei l'esempio di Ben, lascerei Torat nelle mani dei soldati e andrei a Cyanor con maghi e nani» concluse.
Micael gli scoccò un'occhiata omicida e si rivolse a Jonna.
«C'è altro?» sibilò.
Jonna scosse il capo.
«Allora sparite dalla mia vista.»
Liam aiutò la ragazza a rimettersi in piedi e le passò un braccio attorno alla vita. La testa sembrava sul punto di esplodergli per lo sforzo di mantenere la calma: Ruben a Cyanor, di certo con Chloé, con Amina e, soprattutto, con Irthen. Doveva trovare il modo di raggiungerli.
 
Jonna si lasciò cadere sulla panca della mensa e Liam le mise davanti una fetta di torta che era riuscito ad estorcere ad una delle governanti.
«Non avresti dovuto farlo» disse la ragazza.
Erano le sue prime parole da quando avevano lasciato il salotto di suo padre.
«Lo sai quanto è precaria la tua posizione, Liam. Che cosa sarebbe successo se Mik avesse deciso di farti decapitare? Hai idea di quanto ami le decapitazioni?!»
Il mago si strinse nelle spalle.
«Non è successo» rispose.
«Ma se fosse successo?» insistette.
«Senti, se vuoi ringraziarmi, ringraziami. Altrimenti sei pregata di risparmiarmi la predica» sbottò.
«Grazie» mormorò Jonna.
Liam si sedette accanto a lei e si prese la testa tra le mani.
«Credi che ci sia anche tuo fratello con loro?»
Annuì. Non osò guardare Jonna, sentiva gli occhi bruciare.
«Sei un mago coraggioso, Li'. Sei stato coraggioso a venire qui, ogni quale sia il vero motivo, sei stato coraggioso a fermare Micael, e lo sei anche adesso.»
La ragazza lo obbligò ad alzare il viso, e Liam non ebbe la forza di opporre resistenza. Sentì una lacrima tracciare una linea fredda sulla pelle.
«Andremo a Cyanor» dichiarò Jonna. «Convincerò Micael che sia la strategia migliore. E se non ci dovessi riuscire, ci andremo io e te.»
«Sei uscita di senno?» farfugliò Liam.
«È il minimo che possa fare. Ho passato la vita ad inseguire i desideri degli altri: ora, per una volta, voglio tentare di inseguire i miei!»
Sorrise, e Liam trovò quel sorriso così sincero, così caldo, così carico di speranza da sentirsene contagiato, irradiato. Le scoccò un bacio sulle labbra e la abbracciò stretta.
"La gente del Nord è gente tosta", si disse, " e anche Jonna viene dal Nord".
 
Aqua si ritrasse rapidamente dalla finestra. Aveva la fronte coperta da un velo di sudore freddo e le gambe le tremavano.
«Non ci voleva» sussurrava Konstantin alle sue spalle, camminando avanti e indietro senza posa.
«Sono ancora là» disse Aqua sottovoce, come se avessero potuto sentirla.
In quella situazione sembrava pericoloso perfino respirare troppo forte. Da quando Caleb ed Abigail erano giunti a Cyanor era cambiato tutto. La situazione dei tre maghi nascosti tra le rovine del palazzo era improvvisamente precipitata. Le stanze che occultavano la propria presenza ai draghi non li avrebbero protetti anche dalla magia degli stregoni, era solo questione di tempo prima che le loro auree magiche venissero notate. Stan aveva detto alle due ragazze di proiettare la propria magia al di fuori di loro, nell'ambiente circostante, perché desse meno nell'occhio, ma Aqua non era affatto certa che avrebbe funzionato. Dentro o fuori, la magia sarebbe rimasta, e avrebbe di sicuro attirato l'attenzione.
«Dobbiamo prepararci al peggio.»
Aqua si volse di scatto. La voce di Hailie aveva pronunciato quelle ultime parole in modo fermo e deciso, mostrando una sicurezza che non era mai stata la sua caratteristica dominante. Che ne era stato della biondina spaventata che aveva lasciato Natìm con loro?
«Non guardarmi così, Aqua, sai che è la verità. Ruben, ormai, sarà in vista della costa, e non sarà cosa semplice né veloce arrivare fino a qui. Ora che due stregoni ci hanno raggiunti…non mi va per niente di accettare la morte senza combattere! Ho solo trentadue anni, praticamente ho una vita davanti, e non lascerò che quei due me ne privino. Ora sappiamo che anche gli stregoni possono morire, e noi siamo in tre contro due. I draghi e gli orchi non possono accedere a questi ambienti, e le stanze hanno assorbito una parte dei nostri poteri. Questo significa che finché restiamo qui siamo noi a giocare in casa.»
Aqua seguì il ragionamento di Hailie con crescente incredulità. Decisamente non era più la stessa persona quella che le stava davanti. In qualche modo, le stanze di Storr stavano influenzando lei, Konstantin e la stessa Aqua: Stan sembrava smarrito, sfiduciato; Hailie si era trasformata in una leonessa; e lei? In che cosa si era lasciata trasformare? Forse erano i fasci di energia che avevano operato il cambiamento, la personalità dei maghi antichi aveva innescato il processo. Il mago di elemento Acqua era Storr…
"Magari prendessi qualcosa da lui", si disse Aqua, "qualcosa tipo la potenza!".
Tenne per sé quei pensieri e domandò:
«Credete che sopravvivremmo?»
«Gli stregoni governano indistintamente i quattro elementi» disse Konstantin. «Ma ce n'è sempre uno in cui eccellono. Caleb, per esempio, ha storicamente utilizzato con più frequenza i poteri legati alla Terra, Abigail all'Acqua e Rafik al Fuoco. Forse potremmo cercare di sfruttare quello che sappiamo di loro e obbligarli ad evitare gli incantesimi che riescono loro più congeniali.»
«Insomma, tu affronteresti Caleb ed io Abigail» disse Aqua. «Ed Hailie?»
«Io  posso aiutare chi ne ha più bisogno» disse la bionda. «Il vero problema è questo: se dovesse arrivare anche Rafik?»
Konstantin si strinse nelle spalle.
«Ci penseremo a tempo debito…»
Aqua gettò un'altra occhiata dalla finestra. Caleb stava ancora parlando con Djalmat, ma Abigail era scomparsa.
 
La traversata era stata piacevole. Ruben, Timothy e Tiana avevano trasportato a bordo Debrina del Fuoco, Christalia della Terra, Gedeone dell'Acqua e Rowena dopo averli recuperati dal fronte Est, Peter dell'Acqua, Jonathan della Terra e Oliandro di stanza sul fronte Ovest, e da ultimo James da Riva. Chloé gli aveva gettato le braccia al collo senza ritegno e lui aveva ricambiato la stretta, totalmente incuranti del fatto che l'intera chiatta li stesse osservando. Anche Irthen se n'era rimasto lì a guardare, punto sul vivo dall'invidia.
Dall'arrivo dei due maghi di elemento Acqua, comunque, la velocità delle chiatte era aumentata e il viaggio si era fatto più rapido. Yu era rimasta rintanata nel suo mantello scuro troppo grande, con la ferma intenzione di passare inosservata agli occhi di Ruben, precauzione che ad Irthen sembrava del tutto inutile: il Maestro era collassato — come gli altri due maghi d'Aria — non appena terminata l'operazione di recupero dai fronti, prostrato dallo sforzo compiuto.
«Terra in vista» disse Amina prendendolo sottobraccio.
Irthen staccò gli occhi a fatica dal verde cupo dell'acqua per alzarli sul profilo frastagliato della sponda meridionale. La maga si guardò cautamente attorno, poi lo tirò per il braccio e lo obbligò ad avvicinare il viso al suo. Da quella distanza minima, Irthen ebbe l'impressione che profumasse di menta.
«Ho chiesto a Ben, mentre era moribondo, dove potevo trovare Yu, giusto per vedere che cosa mi avrebbe risposto…»
Irthen sentì un brivido freddo corrergli giù lungo la schiena.
«Dunque?» domandò.
«Prima ha detto che era rimasta a Natìm per coordinare il quartier generale. Ma io gli ho fatto notare che sono empatica e che fiuto le menzogne a distanza di miglia, così mi ha regalato una mezza verità: ha dichiarato che non si è fidato a portarla con sé perché ultimamente non si è dimostrata abile. È distratta, stanca, e spesso non gli sembra sincera come è sempre stata. Perciò, per evitare brutte sorprese che potessero pregiudicare l'esito della missione o costarle la vita, l'ha abbandonata a Natìm.»
«E tu non ci credi?» mormorò Irthen sempre più confuso.
Amina sospirò.
«Io credo che sia vero in parte. Senza dubbio Ben è preoccupato anche per la salute di Yu, ma credo che sia preoccupato soprattutto per sé stesso. La vede tesa, nervosa e spesso distratta, e teme che questi siano indizi di un tradimento.»
Il ragazzo deglutì a vuoto.
«Non riesco a seguirti.»
«Yu è l'ombra di Ruben da tredici anni, Ir. Lui la conosce meglio di chiunque altro, me inclusa, e ha capito benissimo che tipo di affetto la leghi a lui. Ma sa anche che, in qualche modo, tu sei riuscito ad inserirti in quel sistema di fiducia e necessità reciproca che era faticosamente riuscito a creare.»
Irthen scosse il capo.
«Quindi l'avrebbe imprigionata solo perché io e lei siamo diventati amici?! È ridicolo!»
«Non è colpa tua, è colpa della fuga di Jonna. Con lei ha fatto un errore tremendo, le ha confidato ogni suo progetto, senza alcuna riserva, e lei…beh, lo sai. Ora, Ruben è insicuro, non sa più di chi fidarsi, continua a cambiare idee e prende decisioni pericolose ed avventate, e converrai con me che queste non sono le doti migliori in un leader. Più ha l'impressione che la sua posizione vacilli, più vacilla davvero» concluse con un sospiro.
Era per questo che aveva allontanato Liam, si disse Irthen, una decisione assurda ed irrevocabile presa su due piedi, perché erano troppe le persone che iniziavano, più o meno inconsciamente, a stringerglisi attorno.
«Cosa succederebbe se una di queste sue cazzate ci costasse l'osso del collo, a Cyanor?» domandò.
«È quello che mi domando anch'io. Il suo successore naturale sarebbe Konstantin, ma con lui assente…»
«…Con lui assente resti tu» concluse il ragazzo.
Amina gli lanciò uno sguardo eloquente mentre la chiatta perdeva velocità e si avvicinava al molo.
 
Il palazzo di Re Storr era pieno zeppo di orchi e orchetti. Entrando nel salone principale, Abby fu sopraffatta dalla nausea e dalla repulsione che tutti quei grugniti e quegli odori pungenti le suscitavano.
«Neanche fossero a casa loro, sporchi pidocchi…» mormorò gettando uno sguardo disgustato attorno a sé.
Era proprio necessario allearsi con quella spazzatura?
Un orco le si fece incontro gesticolando con una coscia di pollo stretta nel pugno.
«No, no, per carità! Mangiala pure tu, sì?» sbottò lasciando velocemente quell'ambiente immenso.
Nel suo vagabondare, Abigail aveva avuto modo di esplorare a fondo le rovine della vecchia Cyanor. Sapeva che, oltre alla facciata decadente di quelle pietre, si nascondevano ancora dei nuclei pulsanti di energia magica. I maghi dei tempi passati dovevano essere stati ben più potenti dei suoi contemporanei per aver lasciato un'impronta tanto netta e resistente. Magari, erano maghi fatti della pasta di Lukas dell'Aria. Magari era proprio quello il motivo che aveva spinto Nastomer a farseli amici.
Scosse il capo per allontanare quei pensieri assurdi. Aveva cose molto più importanti a sui pensare, per esempio il fatto che Ruben fosse ormai al confine con la Piana di Thann. Che cosa avrebbe scelto di fare? Accamparsi sul limitare della zona nemica per la notte e proseguire alle prime luci dell'alba, oppure cavalcare nottetempo? I draghi erano inquieti, erano incapaci di pazientare e attendere lo svolgersi spontaneo degli eventi. E, in un certo senso, lo era anche lei. Da più di cinque anni progettavano quel momento, ma ora che il cappio iniziava a stringersi attorno al collo dei suoi nemici, Abby sentiva sempre più forte il richiamo delle grandi pianure calde dell'Est. Che assurdità.
"Per Lumia. Lo faccio per Lumia", si disse.
Man mano scalava i piani del palazzo di Storr, la presenza dei suoi sgradevoli abitanti si faceva sempre più lontana. La pace dei piani superiori era intaccata solo dagli scricchiolii dei cedimenti e, ogni tanto, dal ringhio di un drago proveniente dall'esterno. Improvvisamente, qualcosa di insolito attirò la sua attenzione. Proprio sopra alla sua testa si dipanavano i grandi ambienti magici, le Stanze di Storr, ancora permeati di energia dopo tutti quei secoli. Eppure c'era qualcosa di insolito, come se l'aria avesse iniziato a vibrare su una frequenza differente. Come se un'energia diversa si fosse inserita nella maglia del lento e costante decadimento di quella enorme struttura.
"C'è un intruso" realizzò con un brivido di eccitazione.
 
Liam deglutì a vuoto. Jonna, illuminata dall'alone caldo della torcia che reggeva, gli faceva strada nei sotterranei del palazzo di suo padre, assecondando il desiderio del mago di incontrare Lukas dell'Aria. La figura sottile, avvolta da un vestito ben meno maestoso di quelli che era solita indossare a Natìm, procedeva con passo spedito, rischiando senza esitazioni di capovolgere la propria posizione agli occhi di Micael. Liam era confuso: lo faceva per lui, per ribellarsi a suo padre, oppure c'era qualcosa che gli sfuggiva? Che interesse poteva avere la sua supposta innamorata ad inimicarsi anche quella fazione, oltre a quella con sede a Natìm? Il corridoio si inoltrava nelle profondità di pietra dell'edificio, e la falda acquifera sottostante la città di Torat trasportava le vibrazioni della battaglia in corso davanti alle mura fino a lì. Al mago iniziava a mancare l'aria.
«Manca molto?» domandò con un filo di voce.
«No. Tieni duro.»
Nella luce tremolante, il corridoio di pietra finì bruscamente contro ad una porta rinforzata con fasce di ferro. Jonna bussò tre volte e, dall'altra parte, la voce di Rayhana domandò:
«Parola d'ordine?»
La bionda sospirò.
«Tutte le volte, Ray? Dai, aprimi che Liam sta per svenire…»
Liam sentì una serie di chiavi girare nelle toppe e una serie di chiavistelli scattare. Poi la pesante porta si schiuse.
«Veloci» disse Rayhana lasciandoli passare.
Non appena varcata la soglia, Liam si sentì rinascere. Prese un respiro profondo e si guardò intorno con stupore. Pensava che si sarebbe trovato in una cella, ma si sbagliava di grosso: Rayhana li aveva accolti in un salottino comodo e ben illuminato, dove l'aria era fresca e pulita e la luce sembrava irradiare dalle pareti.
«Ma come è possibile?» balbettò.
La maga scoppiò a ridere.
«Sai quello che si dice delle stanze magiche di Cyanor?»
Liam scosse il capo, pensando a Konstantin, alla follia di quel piano, e domandandosi se Jonna avesse raccontato anche quello a suo padre.
«Beh, Alec sostiene che Storr abbia creato delle stanze magiche all'interno del suo palazzo. Attraverso la magia propria e di altri tre maghi, avrebbe reso le stanze…si potrebbe dire invisibili, accessibili solo ai maghi. Noi non siamo capaci di fare una cosa simile, è troppo complessa e non sarebbe nemmeno servita allo scopo. Quello che serviva a noi era isolare il prigioniero ed impedirgli di ribellarsi attraverso la magia. Un mago per ogni elemento è intervenuto sull'ambiente che ci circonda, e questo è il risultato!» concluse lanciando occhiate fiere attorno a sé.
Liam annuì, poco persuaso.
«Un ottimo risultato» commentò.
Rayhana guardò Jonna con aria confusa.
«Perché siete qui? Sai che quest'aria è riservata…»
«Liam vorrebbe vedere il bambino» disse Jonna.
«Ce l'ha l'autorizzazione di Mik?»
La bionda esitò.
«Non ce l'ho» sospirò Liam. «Ma se avete incantato la sua cella in quattro, che danni potrei mai fare da solo? Suvvia, Ray, abbiamo combattuto fianco a fianco e ti sei fidata di me…»
«Non è che non mi fidi, caro Liam, è che c'è in ballo il mio osso del collo!»
«Accompagnalo tu» suggerì Jonna.
Rayhana la guardò storto per un momento, poi sembrò rassegnarsi.
«Sta bene. Ma Mik non lo saprà mai» capitolò.
Liam sorrise, soddisfatto, e la seguì fino alla porta incernierata della cella del piccolo Lukas. Sperava che il bambino cogliesse il significato di quella visita senza bisogno di specificarlo: lui sapeva come fermarlo, anche se non aveva ben chiari i dettagli, ed ora era lì con lui, pronto ad intervenire in qualunque modo possibile. Prese un respiro profondo e attese pazientemente che la maga aprisse tutti i lucchetti.
«Fammi almeno questo piacere, Jonna, richiudi tutto una vola che saremo dentro.»
Una volta all'interno, Liam sentì appena l'eco delle serrature che scattavano di nuovo, la sua attenzione attratta dalla figurina raggomitolata in un letto troppo grande. La cella di Lukas era confortevole come la stanza che il mago aveva appena lasciato, ma l'aria sembrava diversa, più pesante. Liam si avvicinò al bambino addormentato e si sedette sulla sponda del letto.
«Lukas» sussurrò, scuotendolo dolcemente.
Il bambino spalancò gli occhi argentati e sorrise; per un momento sembrò un bambino normale.
«Liam dell'Acqua. A Torat anche tu» constatò.
Poi volse lo sguardo verso Rayhana.
«Ciao, strega. Come sta Alec? Si annoierà ora che non deve più inseguirmi.»
La maga ghignò e Liam non poté fare a meno di rabbrividire.
«Come stai?» domandò, cercando di mantenere l'autocontrollo.
«Stavo meglio prima di scoprire che sei anche tu prigioniero di Micael» rispose rizzandosi a sedere.
Liam scosse il capo.
«No, ti sbagli. Non sono prigioniero.»
Lukas si rabbuiò.
«Allora perché sei qui?»
Liam sorrise davanti allo smarrimento improvviso del bambino.
«Ho seguito una donna» disse. «Una donna di cui non potrei fare a meno.»
Lukas storse il naso.
«Gli adulti sanno essere davvero stupidi.»
Rayhana scoppiò a ridere.
«Prendetemi pure in giro come se non ci fossi» disse Liam, domandandosi quanto fosse lontana dalla verità la sua precedente affermazione.
«No, il fatto è che ha ragione! Guarda in che guaio ti sei cacciato tu! Per seguire Jonna hai dovuto attraversare la Terra dei Tuoni, un campo di battaglia, e ti fai maltrattare da quello squilibrato di Micael. Credo di invidiarla un po', quella ragazza» disse con un sorriso.
Liam sorrise a sua volta, sperando di dissimulare l'imbarazzo.
«Che cosa fa Ruben?» domandò Lukas soffocando uno sbadiglio.
«Eh, questa è una gatta da pelare…» mormorò Liam.
Non sapeva quanto fosse il caso di rivelare a Rayhana. Jonna bussò alla porta, togliendolo di impiccio.
«Credo stia arrivando qualcuno!»
Lukas lanciò un ultimo sguardo penetrante a Liam, facendogli sperare che il succo del messaggio fosse passato, poi tornò a stendersi, voltandogli le spalle.
Poco dopo essersi immersi nell'oscurità opprimente del corridoio di pietra, Liam e Jonna incontrarono Joan.
«Oh, da dove arrivate voi due?» domandò.
«Sto facendo vedere il palazzo a Liam» rispose freddamente Jonna. «Tu dove vai?»
Joan sorrise, per nulla toccata dal tono della sua interlocutrice.
«Vado a fare compagnia a Ray.»
«Hai l'autorizzazione di mio padre?» insistette Jonna.
"Ma guarda che faccia tosta", pensò Liam. La prese sottobraccio e disse:
«Sono certo che ce l'abbia, tesoro. Andiamo ora, o non farò in tempo a vedere tutto prima che faccia buio…»
Jonna si lasciò trascinare via di malavoglia ma senza opporre resistenza, e Liam non osò guardarsi indietro per vedere la luce della torcia di Joan scomparire nel buio.
Davvero non era possibile evitare di massacrarsi a vicenda?
 
Konstantin si irrigidì e mormorò:
«Lo sentite?»
Aqua si mise in ascolto, tutti i sensi tesi a cogliere ogni variazione dell'ambiente circostante. Hailie soffocò un'imprecazione premendosi le mani sulla bocca, mentre anche Aqua comprendeva lo sgomento dei suoi compagni: due auree potentissime avanzavano verso l'ingresso delle Stanze di Storr. Le auree dei due stregoni, non potevano esserci dubbi.
«Che facciamo?» domandò.
«Combattiamo, che altro?» mormorò Hailie.
Stan annuì.
La grande porta d'ingresso vibrò e si dissolse lentamente, per rivelare le due figure che Aqua mai avrebbe desiderato trovarsi davanti: Caleb, i capelli castani raccolti sulla nuca e la sciabola assicurata in cintura; Abigail, la pelle scura che faceva contrasto con il verde opalino degli occhi.
«Te l'avevo detto Caleb, sì?» ghignò quest'ultima, scostandosi una treccina dal viso.
Aqua rabbrividì.
«Il vecchio Djalmat non ha più il fiuto di una volta» rispose Caleb con aria di rimprovero.
Poi sorrise.
«Tre cuccioli che hanno perso la strada di casa…li aiutiamo noi, Abby?»
«Mi pare doveroso.»
Caleb sguainò la sciabola ed Aqua trattenne il respiro.




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Hola!
Come potete notare, la mia breve permanenza al mare non ha fruttato grandi novità nella Cascata, e, siccome il procastinare è un'arte, lo scontro con Abby e Caleb lo dovremo penare ancora un po'.
Immaginatemi al mare: aprendo la mia borsa, ci si trovava la crema solare, la settimana enigmistica, una Replay verde, Solomon Kane (letture leggere da ombrellone, la mia migliore amica mi ha impedito di portarmi la Gerusalemme Liberata...) e Liam! Ad onor del vero, c'era anche l'ebook, completo della spassosissima "Reviad", antica storia di Hareth rivisitata da lei stessa in una versione scompisciosissima (ve la consiglio!).

Inutile che vi dica che all'idea di Ruben che cavalca "nottetempo" me lo sono visto in compagnia di Stan Picchetto -.-


Baciiiii
   
 
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