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Autore: Shadriene    22/09/2008    2 recensioni
Spin-off di "La serenità della notte".
La causa del suo semi ruzzolone se ne stava tranquilla in mezzo al corridoio a guardarla. Gracidò e poi saltò via, nel buio del castello.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Disclaimer: I personaggi, i luoghi ecc. appartengono ai rispettivi ideatori e detentori di Copyright. Non ho niente a che vedere con chi detiene il copyright sui personaggi, con il creatore di una determinata serie, con il produttore o con chi si occupa del merchandise.
Non si vuole violare il Copyright in alcun modo.”



Note iniziali dell’autrice
Questa storia è uno Spin-off di La serenità della notte - Ascesa (I) ed è stata scritta come penitenza perché Sunday mi ha fregato XD
Per chi non avesse mai letto la fanfiction a cui fa riferimento questa One-shot (storia che comunque consiglio, perché molto misteriosa e intrigante), un paio di spiegazioni. One-shot ambientata al primo anno di Hogwarts di Jade Lareen, babbana di nascita, e per ricollegarsi di più al Mondo Potter, l’anno in cui entra nella scuola pure Albus Potter.
Jade Lareen e Alastor Davies non sono personaggi di mia invenzione.
Buona lettura!
Shadriene



*

Questione di rospi


Tamburellò irritata le dita sulla pergamena, cercando di ignorare il suo compagno di casa e quel decerebrato del suo migliore amico che evidentemente stavano tentando di farsi buttare fuori dalla biblioteca a tempo indeterminato. Lanciò loro un’occhiata omicida e tornò a concentrarsi sul testo di fronte a lei.

“L’aconito, anche conosciuto come Aconitum Napellus o Aconitum Lycoctonum, è una pianta molto velenosa usata in talune pozioni”.

Una risata un po’ più forte e il pennino della piuma troppo premuto quasi bucò la pergamena.
Che due stupidi!
Alzò la testa osservando la bibliotecaria che si avvicinava verso Davies e Weasley per ammonirli, ma ormai Jade aveva perso la pazienza. Si sistemò gli occhiali, mise via le sue cose ed uscì inosservata dalla sala.
Camminò per un po’ lungo i corridoi domandandosi che fare. Il tema di pozioni doveva finirlo, ma sicuramente nella Sala Comune non ci sarebbe stata abbastanza tranquillità per farlo.
Sospirò e tornò a voltarsi nella direzione da cui era venuta.
Era stata troppo impulsiva; con molta probabilità quei due erano stati cacciati e nella biblioteca ora regnava la quiete. Eppure, non le andava di tornarci, voleva stare sola. Completamente sola.
Per un po’ camminò lungo il corridoio, avanti e indietro, poi Jade si fermò di colpo e rimase pensierosa in mezzo ad esso. Si rese conto di trovarsi in un posto che non ricordava: quel castello era peggio di un labirinto. Portandosi una mano fra i capelli per lo sconforto, decise di incamminarsi. Prima o poi sarebbe pur sbucata in una zona del castello che le era maggiormente conosciuta.
Da quando Jade era arrivata un paio di mesi prima a Hogwarts aveva capito che quel posto era un luogo intrigante tutto da scoprire, con più misteri di quanti i professori stessi non fossero a conoscenza. Tuttavia, per quanto avesse cercato e cercato per trovare una mappa o qualcosa che l’aiutasse ad avere pieno dominio su quel luogo, non era riuscita a trovare niente. N-i-e-n-t-e. Era un po’ frustrata, non le capitava spesso di non ottenere risposta dai libri. Scese lungo un paio di scale, s’infilò in un altro corridoio senza far troppa attenzione a dove stesse andando – non che se l’avesse fatto l’avrebbe capito – e finalmente notò alcuni quadri familiari. Finalmente era in un piano che ricordava. Guardò l’orologio e decise di entrare in un’aula a finire il tema prima di cena. Aveva imparato a sue spese che la Sala Comune poteva non essere proprio il luogo adatto per fare i compiti.
Aprì la porta di una stanza, diede un’occhiata al suo interno per essere certa che non ci fosse nessuno ed entrò.
«Lumos».
L’aula s’illuminò e, soddisfatta per la riuscita dell’incantesimo, Jade si avviò verso un banco vicino alla finestra, che aveva attirato la sua attenzione dal momento in cui aveva infilato la testa nella stanza per controllare che fosse vuota. Poggiò la borsa sul tavolo e fece per sedersi, quando sentì uno strano gracidare. Si guardò attorno cercando di capire da dove provenisse il verso, ma nell’aula tutto era tranquillo. Scrollò le spalle poco interessata alla cosa e aprì la borsa. Lo strano gracidare si fece più intenso e cinque grossi rospi saltarono fuori, iniziando a balzellare per la stanza.
In un primo momento Jade rimase perplessa, immobile sul posto ad osservare i cinque animali saltellare per la stanza, poi, quando si rese conto di quel che stava accadendo, iniziò a ricorrerli tentando di acchiapparli.
Se qualcuno fosse entrato in quel momento nell’aula avrebbe trovato Jade Lareen che rincorreva cinque rospi poco propensi a farsi prendere, e probabilmente avrebbe trovato la cosa molto più divertente di quanto non la trovasse la ragazza. Quando si rese conto di non essere in grado di catturarli alla maniera babbana, provò a trasfigurarli, senza grossi risultati, non avendo ancora le capacità per trasformare in oggetti le cose animate, ancor meno quelle che non stavano ferme un momento. Alla fine, arresa e stufa di perder tempo in quel modo, decise di aprire la porta per farli vagare per il castello. Con molta probabilità nessuno sarebbe stato in grado di darle la colpa per quella piccola invasione e Gazza se la sarebbe presa con qualche povero malcapitato che sicuramente – e fortunatamente – non sarebbe stato lei.
Quando tornò la quiete nell’aula, Jade finalmente andò a sedersi e diede un’occhiata all’orologio per vedere quanto tempo le avesse fatto perdere quello stupido scherzetto.
Un’ora.
Sospirò rassegnata. Anche quella sera le sarebbe toccato fare i compiti dopo cena e per l’ennesima volta avrebbe dovuto rimandare la lettura dell’ultimo libro di Tom Clancy che i suoi le avevano mandato via gufo la settimana precedente.
Chiuse la borsa, quando notò per terra un pezzo di pergamena. Lo raccolse e iniziò a leggerne il contenuto.

“Carissima Lareen, spero apprezzerai il mio dono. Se ne baci uno, magari si trasforma in un principe azzurro. Ossequi, Alastor Davies”

Un fremito di rabbia s’impossessò di lei. Doveva immaginare che dietro a quello stupido scherzo ci fosse una mente stupida come quella del suo compagno di casa. Furibonda, invece di andare subito a cena, si avviò a passo spedito verso il suo dormitorio. Dopo aver risolto l’indovinello all’ingresso senza troppa difficoltà, raggiunse la sua camera e iniziò a frugare con insistenza nel proprio baule.
Era certa di aver riposto da qualche parte quella stupida boccetta!
Quand’era stata a Diagon Alley ad agosto, a comprare il necessario per venire a Hogwarts, un ragazzo che pubblicizzava i Tiri Vispi Weasley le aveva messo in mano un campione gratuito della Pozione Gracidante, il nuovo prodotto creato appositamente per inaugurare in simpatia l’anno scolastico a venire. Ricordava che c’era stato un gran gracidare per il castello nella prima settimana di scuola, con grosso disappunto dei professori. Lei tuttavia non solo non aveva comprato la pozione, ma aveva pure relegato il suo campione gratuito nel baule ritenendolo inutile. E lo era stato, fino a quel momento. Contenta tirò fuori la boccetta, complimentandosi con se stessa per averla conservata, la infilò in tasca e si avviò in fretta a cena. Quando entrò in Sala Grande notò con soddisfazione che un posto di fronte a Davies era ancora libero e lei andò a sedersi proprio lì. Il ragazzo alzò il capo e la fissò divertito.
«Trovato il principe azzurro, Lareen?»
«Chissà» rispose la ragazza con un mezzo sorriso. Senza farsi notare versò la pozione nel bicchiere. «Posso versarti altro succo di zucca?»
La ragazza non aspettò una risposta e versò il liquido nel calice del ragazzo.
«Ah no cara, da te non accetterei neppure una matita. Saresti capace di piantarmela fra le costole prima che io abbia la possibilità di accorgermene. Piuttosto prendo il tuo, se non ti dispiace».
Alastor afferrò il bicchiere della ragazza senza aspettare una risposta e Jade sorrise soddisfatta iniziando a mangiare. Davies non sembrò far molto caso alla cosa e tornò a concentrarsi sulla conversazione che aveva interrotto per punzecchiare la ragazza al suo arrivo.
Un delizioso gracidare invase l’aria non appena Alastor aprì bocca. Jade continuò a mangiare tranquilla, senza prestare troppa attenzione al ragazzo che le gracidava qualcosa e il resto della sala che rideva divertito per lo scherzo.
Davies sembrava perplesso.
Con sufficienza Jade decise che meritava una risposta o, se non altro, le piaceva spiegare come riusciva ad essere più furba di chi le stava attorno. Posò le posate e lo fissò con divertimento.
«Non ti reputo mica così stupido da accettare qualcosa da me, Davies. Sapevo avresti preferito bere dal mio bicchiere piuttosto. E ora vedi di saltellare un po’ più in là, che il tuo gracidare mi sta togliendo l’appetito».
Senza degnare il ragazzo di ulteriore attenzione, riprese a mangiare. Non parve accorgersi neppure della professoressa Light che irritata era venuta a riprendere il ragazzo, spedendolo in infermeria, prima di togliergli cinque punti per aver disturbato il resto dei compagni con quella trovata per nulla divertente – come l’aveva definita lei. Non prestò neppure troppa attenzione ai Corvonero che si congratulavano con lei per aver fregato Alastor in quel modo, non aveva per nulla bisogno che qualcuno rimarcasse il fatto che era di gran lunga più sveglia del suo compagno di casa.
Finì di mangiare e si alzò silenziosa, avviandosi verso la biblioteca intenzionata a finire i compiti il più velocemente possibile. Rimase lì per il resto della serata, quasi fino all’orario di chiusura, quando concluse soddisfatta il suo tema.
Un’altra E da aggiungere la suo curriculum: niente male, era fin troppo facile.
Jade infilò in fretta tutta la sua roba in borsa e si avviò a passo spedito verso il dormitorio. Forse quella sera avrebbe avuto un po’ di tempo per leggere. Immersa nei suoi pensieri non si accorse dell’animale che le era balzato fra i piedi, così perse l’equilibrio e mollò la borsa in malo modo per evitare di sfracellarsi al suolo.
Sentì gracidare.
Stupido Davies e stupidi rospi!
La causa del suo semi ruzzolone se ne stava tranquilla in mezzo al corridoio a guardarla. Gracidò e poi saltò via, nel buio del castello. Jade si rialzò imprecando sottovoce contro un’infinità di cose – fra cui il suo compagno di casa – e raccolse tutte le sue cose che si erano sparpagliate sul pavimento. Ringraziò la sua buona stella che aveva impedito alla boccetta d’inchiostro di rompersi e sentendo un miagolare insistente provenire da dietro l’angolo, decise di tornare al suo dormitorio il più in fretta possibile. Per quel giorno ne aveva abbastanza di rospi, le mancava solo di essere punita da Gazza e passare la notte a rincorrerli per il castello.
Quando finalmente fu al sicuro in Sala Comune, tirò un sospiro di sollievo.
Quella giornata infernale in qualche modo stava giungendo al termine.
Senza farsi notare dagli studenti ancora svegli, si avviò in camera sua e iniziò a tirare fuori la roba dalla borsa in modo da poterla preparare per il giorno successivo.
Inchiostro, piume, libri, pergamene…
Il panico s’impossessò di lei.
Il suo tema, che fine aveva fatto il suo tema?
Con foga svuotò tutto il contenuto della borsa sul letto, sparpagliandolo in modo che nulla sfuggisse al controllo. Scrollò un’altra volta lo zaino sperando che saltasse fuori il tema, ma quello ormai era completamente vuoto.
Jade cercò di calmarsi per riflettere. Era certa di averlo preso in biblioteca, che non l’avesse raccolto quand’era inciampata sul rospo?
Dannato Davies! Era tutta colpa del suo stupido scherzo!
Furibonda si avviò verso l’uscita del dormitorio, quando andò a sbattere contro una persona che rientrava proprio in quel momento. Alzò la testa per insultare chiunque fosse, quando si rese conto di chi si trattava. Esattamente la causa di tutti i suoi problemi.
«Tu, stupido essere».
«Ehi, ti sei già vendicata e devo dire che mi hai piacevolmente sorpreso. Che ti prende adesso?»
Jade non parve dar molto peso alle parole del ragazzo, presa com’era a trovare qualche buon insulto da rivolgergli.
«Tu!» disse puntandogli furibonda il dito sul petto «Per colpa tua ho perso il mio tema di pozioni!»
«Io? Che c’entro io con il tuo tema? Ti ho soltanto messo dei rospi nello zaino».
«Soltanto? Si dà il caso che i tuoi stupidi rospi vaghino senza controllo per il castello, facendo inciampare la gente e facendole perdere i temi».
Contrariamente a ciò che si sarebbe aspettata, Alastor scoppiò a ridere. Ci vollero un paio di minuti affinché il ragazzo riuscisse a riprendere il controllo per parlare e Jade lo fissò corrucciata per tutto il tempo, tenendo le braccia incrociate al petto, in attesa di una spiegazione.
«Ora capisco perché Gazza era così di malumore quando l’ho incrociato. Sei proprio geniale Lareen, lasciatelo dire. Pensavo avresti usato l’incantesimo evanescente o qualcosa di simile. Non credevo mica li avresti liberati nel castello».
«Non c’è niente da ridere».
«Oh sì che c’è, sì che c’è. Domani devo assolutamente raccontarlo a Fred. Gazza che rincorre rospi è troppo divertente».
Jade lanciò al ragazzo un’occhiata omicida e lui sembrò finalmente riprendere la ragione. Si asciugò le lacrime che gli erano spuntate per il troppo ridere e afferrò la ragazza per la mano, trascinandola fuori dal dormitorio.
«Che diavolo stai facendo? Non ho intenzione di farmi mettere in punizione con te per essere stata beccata nei corridoi fuori orario».
«Sciocca ragazzina» la rimbeccò Alastor scherzosamente. «Credi che voglia farmi mettere in punizione?»
Jade alzò un sopracciglio irritata. Quel ragazzo si stava dimostrando più snervante di quanto avesse immaginato in quei mesi. Fece per mollargli un ultimo insulto prima di rientrare in dormitorio, quando notò che il ragazzo aveva tirato fuori dalla tasca una pergamena.
«È per caso il mio tema?»
«No, ma ci aiuterà ad andarlo a recuperare».
«Che intendi dire?»
Non avrebbe mai ammesso ad alta voce la cosa, ma Davies la stava incuriosendo. Una piccola parte di lei stava meditando che non sarebbe stato male avere un amico come lui, dato che in fondo era più sveglio della media degli allievi di Hogwarts, anche se poi sfruttava la sua intelligenza per far più casino di quanto non ne facessero metà degli allievi della scuola messi assieme.
Il ragazzo puntò la bacchetta contro la pergamena che pareva piuttosto vecchia, oltre che vuota, e pronunciò alcune parole. Le parve di udire qualcosa che poteva assomigliare a “Giuro solennemente di non avere buone intenzioni”, e visto chi era l’elemento poteva anche essere che avesse pronunciato una frase simile, ma la comparsa di una mappa del castello, su cui erano segnati un sacco di puntini che si rivelarono essere le persone all’interno dell’edificio, la distrasse dalla frase del ragazzo.
«Un piccolo giocattolo che mi ha passato Fred».
«Perché ho la sensazione che questo giocattolo non si trovi nel negozio di suo padre?»
«E brava Lareen! Questo è un pezzo unico tramandato di padre in figlio… padre Potter figlio Potter. Fred se l’è giusto fatto prestare dal cugino».
«Capisco. Dunque così riusciremo ad evitare Gazza ed eventuali professori. Rospi?»
«Non li segna la mappa».
Alastor controllò per essere certo della sua affermazione, poi tornò a concentrarsi sulla ragazza, che ancora lo fissava scettica.
«Perché mi aiuti?»
«Sei in gamba Lareen, più quanto pensassi».
«Forse potrei dirlo anche di te… forse».
Il ragazzo scoppiò a ridere e iniziò a spingere la ragazza in modo da avviarsi a recuperare il tema. Lei si divincolò e lo guardò in malo modo, senza dirgli più nulla. Fu Alastor a riprendere a parlare.
«Sai Jade, quando sarò un giocatore di Quidditch famoso potrai dire ai giornalisti che siamo diventati amici grazie a dei rospi».
«Tu sogni!»
«Non siamo forse amici?»
«Mi riferivo al tuo diventare giocatore di Quidditch. Semmai sarai tu a dire ai giornalisti che hai conosciuto la famosa Auror Lareen grazie ai rospi».
Alastor si mise a ridere, mentre Jade sorrideva continuando a camminare accanto a lui. Quella sera la ragazza non solo aveva ritrovato il suo tema, ma aveva pure incontrato un ottimo amico, che in futuro più volte sarebbe stata grata di avere. E tutto quello solo grazie a dei rospi.



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Fine
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