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Autore: Phoenix    15/01/2005    1 recensioni
Una storia.. una soltanto.. una semplice ma terribile storia accaduta 5000 anni fa aveva fatto riskiare ad un grande faraone di ricadere nell'oblio più oscuro.. della dimenticanza.. del rifiuto.. del disprezzo.. Una storia di tradimento.. una storia maledetta.. Cosa accadde in realtà? Nessuno dovrebbe mai saperlo.. -Non dico molto scusate, e magari non ho dato la giusta impressione.. solo che voglio mantenere la sopresa, altrimenti riskierei di rovinare tutta la storia ^^" Cmq c'è un commento prima dell'epilogo ^^ Spero vi piaccia! ^0^ Commenti plaseeee!!
Genere: Drammatico, Generale, Mistero, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Il tradimento ha ben un inizio, ma non ha una fine

THE BEGINNING OF THE STORY

 

 

“Il tradimento ha ben un inizio, ma non ha una fine.

E’ meglio ricordare, per ben capire, come questa storia ebbe questo suo inizio.

Il supremo Yami, al tempo non ancora nostro grande faraone, usava discorrere gran parte del suo tempo infantile con colei di nome Seshat. Si dice la loro amicizia fosse enorme…”

 

 

-Seshat, insomma, aspettamii!!-YAMI

Un bambino dagli strani capelli biondi e sparati correva per i larghi e lussuosi corridoi delle casate del faraone, inseguendo una bambina di poco più bassa di lui che avanzava in avanti sempre più decisa.

-Yami, quante volte ti ho detto che non voglio che mi nascondi i papiri di scuola?-SESHAT

Seshat, quello era il nome della bambina, non accennava a voltarsi verso il bambino che camminava velocemente pochi passi dietro di lei. Quello che quella peste aveva combinato per l’ennesima volta era troppo! Di certo, l’avrebbe perdonato, ma non così facilmente come tutte le altre volte; era ora che capisse che certe cose di così alto valore per il suo futuro non andavano toccate per nessuna ragione. Era parecchio adirata per quello che il suo piccolo amico le aveva fatto, anche se lo scopo era solamente quello di farle un innocente scherzo.

Già.. quella peste! E pensare che non era niente di meno che il figlio del faraone Menkh..! Impossibile che il figlio di un grande e responsabile faraone fosse così dispettoso e insolente!

Mollò leggermente la presa stretta che faceva sui poveri papiri appena ritrovati nascosti nell’angolo più remoto della camerata ove tenevano tutti i giorni le lezioni, nella casata, e li guardò. Per lo meno non erano rovinati e si poteva ancora leggere benissimo ciò che vi era scritto. Beh certo, se solo si fossero bagnati o che altro, gliel’avrebbe fatta pagare a quel piccolo dispettoso, lasciando completamente da parte il fatto di chi fosse figlio!

-Seshat.. io volevo scherzare!! *_*-YAMI

-Lo so.. però mi hai fatto arrabbiare!-SESHAT

La bambina, nonostante le parole appena dette ancora di spalle, rallentò sorridendo. Beh si, forse stava davvero esagerando.. In fondo Yami non lo aveva fatto con cattiveria..!

Sospirò, riprendendo a stringere forte i suoi preziosi papiri, vedendo poco dopo che Yami aveva finalmente trovato il coraggio e la forza di raggiungerla. Aveva capito che era parecchio arrabbiata, e ora non sapeva più che dirle..

Il bambino dai capelli sparati al vento abbassò lo sguardo, una volta giunto al fianco della compagna, e mormorò un flebile..

-Scusa…-YAMI

Seshat sorrise nuovamente nel vederlo così abbattuto: era veramente pentito di quello che aveva fatto..

-Di niente, mi è passato..-SESHAT

Lo guardò, ancora sorridendo: come avrebbe fatto a non perdonarlo? Si era vero, era una piccola peste a volte, però era anche un bambino molto affettuoso e comprensivo, sempre disposto a darti una mano e ad ascoltarti quando lo volevi. Molto dolce di carattere, ma anche molto intelligente e furbo. Non aveva problemi ad affrontare la varie materie che a scuola i grandi maestri del faraone facevano loro studiare. A volte la sua intelligenza lasciava di sasso anche tutti i loro amici, e non solo lei. Per questo, c’era da dirlo, era anche parecchio invidiato. Il fatto che fosse figlio del faraone non gli  dava, stranamente, nessun privilegio.. o almeno, in quel periodo, vista la loro tenera età. A scuola, come durante il tempo libero, Yami era un bambino come tanti altri, tale e quale i figli di servi o scribi. Frequentava insieme a loro la scuola, e veniva punito come tutti gli altri se non svolgeva i suoi compiti quotidiani. Giocava con loro quando non c’era niente da fare, e si intratteneva spesso e volentieri a chiacchierare con i suoi coetanei finite le lezioni. Forse era proprio per questo che quasi nessuno, in fondo, lo invidiava per essere il figlio del loro re: fino a quel momento, non ce n’era motivo, e di certo dei bambini così piccoli ancora non riescono a guardare concretamente nel futuro.

A Yami, tuttavia, il fatto di essere quello che era non dava nessun peso, né lo faceva sentire in obbligo di mostrare in qualche modo la sua superiorità. Ancora probabilmente non si rendeva conto di quello che il futuro aveva in serbo per lui, o forse non voleva semplicemente pensarci e si limitava a vivere la sua vita da normalissimo bambino come tutti gli altri.. almeno finché poteva farlo. Anzi, se doveva essere sincero, il fatto di diventare un giorno faraone lo spaventava e basta. Ancora non gli erano chiari i doveri e gli obblighi di suo padre, ma ogni volta che il saggio Menkh lo prendeva in braccio e lo alzava sulla balconata per potergli permettere di vedere il villaggio sottostante dall’altezza delle casate del faraone, era solito ripetergli poche parole:

“Vedi, figlio mio: un giorno tutto questo sarà sotto la tua autorità..”

Quelle parole non facevano altro che terrorizzarlo: come avrebbe fatto a gestire tutto quel territorio? Come poteva prendere decisioni così importanti? Ma in fondo, quella pura, durava solo pochi attimi: ogni volta che il padre lo lasciava andare e lui poteva così tornare dai suoi amici a giocare si sentiva tranquillizzato, e simili preoccupazioni ancora future sembravano solo un lontano miraggio.

-Facciamo i compiti insieme?-YAMI

-Ma certo!-SESHAT

Come ogni giorno i due bambini si stavano allontanando dalle stanze delle lezioni con passo deciso: più passava il tempo, più i grandi maestri cercavano di insegnar loro cose sempre più difficili! Un minimo di collaborazione, a volte, diventava necessario!

-Vieni nella mia stanza, ok?-YAMI

-Va bene, grazie..-SESHAT

Yami invitava più che volentieri l’amica Seshat nella sua stanza privata, la sua compagnia gli faceva molto piacere. E di certo la bambina era sempre parecchio imbarazzata ed emozionata di entrare in una simile stanza: anche se Yami non si atteggiava da persona importante quale era, né tanto meno sembrava esserlo in mezzo agli altri bambini, in certi momenti il suo grado di importanza era ben visibile.

Il piccolo bambino considerava Seshat una grandissima amica, alla quale diceva tutto, comprese le storie di guerra e caccia che il padre raccontava spesso a lui, come per prepararlo a quello che un giorno sarebbe dovuto diventare. E lei ascoltava interessata tutto quello che il compagno le diceva: erano sempre molto lunghi e interessanti i loro discorsi.

Era una bellissima bambina dai capelli lunghi e mori, e due occhi altrettanto scuri e grandi. La sua carnagione era del colore del miele, non troppo scura né troppo chiara, e vestiva spesso e volentieri con una lunga tunica color acqua cristallina, colore che risaltava al meglio la sua carnagione. Era la figlia del primo scriba di corte, e in qualche senso anche la sua persona era piuttosto importante. Il padre, di nome Yahmose, era molto amico del loro Re, ed era una delle persone di cui Menkh si fidava di più. A lui veniva assegnato spesso il compito di ricordare i grandi momenti di gloria del faraone, come semplici scene di caccia. Forse anche per questo fatto lui e Seshat erano così amici.. Beh, in ogni caso, il faraone sembrava molto felice di questa grande amicizia.

Di carattere era molto solare e gentile, anche se a volte si arrabbiava per delle sciocchezze, come appunto quell’innocente scherzo da parte del compagno. Tuttavia, era gradevole stare in sua compagnia, in qualsiasi situazione. Era una bambina piena di idee e dotata di grande perseveranza per i suoi doveri.

Le era da sempre stato insegnato di amare follemente gli Dei, perché loro erano la causa della loro felicità.. loro erano le figure eterne che avrebbero ascoltato le loro preghiere, e dovevano essere amati e rispettati più di qualsiasi altra cosa. In effetti questi insegnamenti non risultarono vani, in quanto Seshat si era sempre dimostrata molto devota ai suoi Dei, che pregava in ore precise del giorno, senza mai dimenticarsene.

Certo, a tutti i bambini, come anche a Yami, era stato insegnato di pregare sempre gli Dei e di adorarli, ma a Seshat in modo particolare. Più volte il figlio del faraone aveva chiesto il motivo di quell’insegnamento così rigido, talmente la differenza con il loro era evidente, ma nessuno, né Seshat come il padre, glielo aveva mai detto. La prima perché sicuramente non ne era a conoscenza, come lei stessa diceva, mentre il padre.. Beh il padre, non si sapeva perché, gli ripeteva sempre che “tutto si sarebbe capito a tempo dovuto”.. Chissà come mai.. Nonostante quella cosa lo incuriosisse non poco, ormai si era deciso ad arrendersi: a tempo dovuto, proprio come gli diceva sempre il padre, lo avrebbe scoperto..

 

Si fermarono all’unisono davanti ad una grande porta color ocra, dopo aver percorso i giardini che portavano alle camerate reali. Si trattava di una costruzione molto lussuosa, sicuramente molto di più delle strutture riservate alle lezioni e ai luoghi di lavoro e vita privata della servitù e altra gente che si impegnava nello svolgimento dei compiti assegnati loro dal faraone. Tutto, intorno a loro, aveva un’aria che si poteva definire regale: dai decori delle pareti, ai colori tra il bianco e l’ocra chiaro che in perfetta armonia tinteggiavano i muri e le porte, senza contare gli innumerevoli fiori che ornavano i corridoi e le stanze su eleganti costruzioni in marmo pregiato. Ogni volta che Seshat metteva piede in quei posti, con esplicita autorizzazione o del faraone o del figlio suo amico, non poteva fare a meno di rimanerne estasiata.

Una serva completamente vestita di bianco e dai piedi scalzi aprì la porta, avendo sentito i passi dei due giovani arrivare, puntuali, come sempre, dopo le lezioni.

Ella fece un profondo inchino quando fu in loro presenza, e subito dopo si scostò per lasciarli passare. Un ennesimo inchino venne fatto quando il figlio del faraone passò dinnanzi a lei.

-Buon Giorno, signorino..-SOBEKKA

Yami rispose con un serio e rispettoso:

-Buon Giorno a lei, Sobekka..-YAMI

Lo stesso fece Seshat, sebbene molto imbarazzata. Sobekka chiuse la porta una volta che i due bambini furono entrati nella grande stanza; non poté fare a meno di notare come gli occhi della figlia del primo scriba fossero sempre più attoniti alla vista di quella camerata lussuosissima.

In effetti, gli occhi di Seshat stavano realmente brillando, e davano la perfetta impressione di come si stesse sentendo in quel momento. Piccola, ecco come si sentiva.. anche un po’ insignificante, ad essere sincera.. E soprattutto, non degna di stare in una stanza tanto lussuosa. Ogni volta che vi entrava, le pareva quasi di non riconoscere più il suo compagno: in quei momenti come non mai si rendeva conto che lui era qualcuno.. un qualcuno di veramente importante.. così importante da provare quasi imbarazzo nel stargli vicino. A volte riusciva a mascherare questo suo sentirsi inferiore, altre volte, purtroppo, no..

-Seshat, qualcosa ti turba per caso?-YAMI

Si risvegliò dal suo sogno ad occhi aperti e si mise subito a fissare quelli di Yami, che la scrutavano con curiosità. Stava pochi passi più avanti di lei, e lentamente sedeva su un elegante divanetto marrone non molto lungo, ma piuttosto giusto per due o al massimo tre persone.

Ella lo fissò per qualche istante, sorridendo imbarazzata, prima di rispondere:

-No.. è tutto ok.. Solo che ogni volta che entro in questa bellissima stanza.. Io.. non so.. mi sento strana..-SESHAT

Yami sorrise in un primo istante, ma subito dopo si fece serio:

-Non accetto il fatto che tu ti senta strana.. Ne abbiamo già parlato diverse volte, se non ricordi..-YAMI

Ed era vero.. La bambina dovette ammettere che ne avevano già parlato. Le prime volte, quel suo sentirsi estasiata ed estranea balzava subito all’occhio del futuro Re, ed egli non poteva fare altro che rassicurarla.. Dirle che non doveva in nessun caso sentirsi inferiore perché, al di là di ogni cosa, loro erano semplicemente due bambini.. due amici a cui piaceva stare insieme.. e nient’altro.. I gradi di gerarchia, tra loro, non avevano alcuna importanza. La voleva come amica, e voleva che anche lei, in lui, non vedesse altro che un bambino a cui voler bene da amico..

La figlia dello scriba abbassò lo sguardo, sorridendo e ripensando sempre più a quelle parole.

-Si scusa.. comunque è tutto ok..!-SESHAT

Sobekka, nel frattempo, se ne stava in disparte accantonata vicino allo stipite della porta che portava alla stanza adiacente, ovvero il bagno personale di Yami. Era lì, come una statua, in attesa di ordini. Era lì ad ascoltare, forse anche volontariamente, il discorso dei due bambini. Non lo faceva per cattiveria, solamente adorava sentirli parlare con la loro innocenza. Anch’ella sorrise.. Non ne poté fare a meno.

Sobekka aveva accudito Yami sin dalla tenera età, quando la prima sposa del faraone Menkh era ancora troppo debole per farlo, a causa del doloroso e rischioso parto. Era molto legata a lui, e anche lui lo era a lei, come se fosse stata della sua famiglia. Era una donna fantastica, per niente invidiosa di niente e nessuno, che anzi apprezzava vedere Yami felice, in qualsiasi circostanza, e avrebbe fatto di tutto per vederlo sorridere. Molto alta, fisico snello, e dei bellissimi capelli biondo scuro perennemente legati in una specie di chignon, per meglio permetterle di fare i suoi lavori quotidiani senza fastidi; in effetti, erano davvero molto lunghi. Aveva dei lineamenti molto aggraziati e una carnagione molto scura, che risaltava ancora di più i suoi occhi chiari, di un colore strano, tra l’azzurro e il verde. Una donna estremamente gentile e alla quale Yami non riusciva a dare più di tanti ordini: quasi gli dispiaceva, non sapeva come mai..

In quel preciso istante il figlio del faraone Menkh si ricordò della sua presenza, e sorridendo le disse:

-Sobekka, potresti per favore lasciarci soli? Ora dovremmo studiare..-YAMI

La serva rispose senza dire una parola, facendo un elegante e lento inchino, prima di sparire dietro la porta che dava al bagno.

-Bene, ora possiamo inziare!-YAMI

Seshat sorrise a quell’affermazione, ma nient’altro. Di fatti, mentre il bambino si era seduto su un’elegante sedia vicino ad un tavolino abbastanza ampio, poggiandovi poi sopra i suoi papiri scolastici, la compagna era rimasta immobile a fissarlo come sperduta. Il suo atteggiamento fu notato ovviamente al volo da Yami..

-Vieni, non stare lì.. Siediti qua..-YAMI

A quell’affermazione Seshat sembrò risvegliarsi per la seconda volta. Inclinò la testa, come un accenno ad un inchino, prima di avviarsi lentamente verso il tavolo ove era seduto il suo amico. Egli la fissò sbalordito, mentre ella sedeva altrettanto lentamente su una sedia a capo basso.

-Mi dici che succede?-YAMI

Seshat sorrise quasi forzatamente..

-No, ti arrabbieresti..-SESHAT

-No.. dimmelo..-YAMI

Un ennesimo sorriso da parte dell’amica, che questa volta alzò lo sguardo per incrociare quello del compagno.

-E’ che.. potrai ripeterlo quanto vuoi ma.. tutto ciò che mi circonda in questo momento mi fa ricordare chi sei.. Da come parli con Sobekka, a questa stanza lussuosa.. Io non so...-SESHAT

La vide abbassare nuovamente lo sguardo, forse in attesa di una mezza sfuriata da parte del suo amico.. ma invece non fu così. Al contrario, il bambino l’abbracciò, sporgendosi verso di lei; a quel gesto, ella rimase molto colpita. Tuttavia non fece nemmeno in tempo ad aprire bocca, che subito Yami la zittì parlando per primo, con tono calmo e pacato:

-Potremmo anche appartenere a gradi gerarchici opposti, ma questo non deve cambiare le cose, tutto ciò non conta. Quello che siamo io e te non si capisce da quello, ma dalle persone che siamo realmente. Ed è proprio questa nostra qualità che non ci dividerà mai..-YAMI

Seshat sorrise a quelle parole, anche se non seppe realmente da dove potessero essere mai uscite frasi così importanti ai suoi occhi. In ogni caso, ricambiò l’abbraccio del compagno, sospirando profondamente. Aveva ragione Yami, doveva solo tranquillizzarsi e togliersi quelle dannate idee dalla testa: non dovevano esistere. In qualunque caso, qualunque cosa essi fossero mai diventati un giorno, nessuno avrebbe mai potuto dividerli..

-Ora studiamo, o non ci rimarrà tempo libero..-YAMI

 

“.. Si narra che più un uomo sia convinto del proprio futuro, più la sorte giocherà contro di lui. 

Non importa che egli sia il figlio del grande faraone Menkh, la sorte è come la Dea Maat: non fa distinzioni..”

 

  
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