THE BEGINNING OF THE STORY
“Il tradimento ha ben un inizio, ma non ha una fine.
E’ meglio ricordare, per ben capire, come questa storia
ebbe questo suo inizio.
Il supremo Yami, al tempo non ancora nostro grande faraone, usava discorrere gran parte del suo tempo infantile con colei di nome Seshat. Si dice la loro amicizia fosse enorme…”
-Seshat, insomma, aspettamii!!-YAMI
Un bambino dagli strani capelli biondi e sparati correva
per i larghi e lussuosi corridoi delle casate del faraone, inseguendo una bambina
di poco più bassa di lui che avanzava in avanti sempre più decisa.
-Yami, quante volte ti ho detto che non voglio che mi
nascondi i papiri di scuola?-SESHAT
Seshat, quello era il nome della bambina, non accennava a
voltarsi verso il bambino che camminava velocemente pochi passi dietro di lei.
Quello che quella peste aveva combinato per l’ennesima volta era troppo! Di
certo, l’avrebbe perdonato, ma non così facilmente come tutte le altre volte;
era ora che capisse che certe cose di così alto valore per il suo futuro non
andavano toccate per nessuna ragione. Era parecchio adirata per quello che il
suo piccolo amico le aveva fatto, anche se lo scopo era solamente quello di
farle un innocente scherzo.
Già.. quella peste! E pensare che non era niente di meno
che il figlio del faraone Menkh..! Impossibile che il figlio di un grande e
responsabile faraone fosse così dispettoso e insolente!
Mollò leggermente la presa stretta che faceva sui poveri
papiri appena ritrovati nascosti nell’angolo più remoto della camerata ove
tenevano tutti i giorni le lezioni, nella casata, e li guardò. Per lo meno non
erano rovinati e si poteva ancora leggere benissimo ciò che vi era scritto. Beh
certo, se solo si fossero bagnati o che altro, gliel’avrebbe fatta pagare a
quel piccolo dispettoso, lasciando completamente da parte il fatto di chi fosse
figlio!
-Seshat.. io volevo scherzare!! *_*-YAMI
-Lo so.. però mi hai fatto arrabbiare!-SESHAT
La bambina, nonostante le parole appena dette ancora di
spalle, rallentò sorridendo. Beh si, forse stava davvero esagerando.. In fondo
Yami non lo aveva fatto con cattiveria..!
Sospirò, riprendendo a stringere forte i suoi preziosi
papiri, vedendo poco dopo che Yami aveva finalmente trovato il coraggio e la
forza di raggiungerla. Aveva capito che era parecchio arrabbiata, e ora non
sapeva più che dirle..
Il bambino dai capelli sparati al vento abbassò lo sguardo,
una volta giunto al fianco della compagna, e mormorò un flebile..
-Scusa…-YAMI
Seshat sorrise nuovamente nel vederlo così abbattuto: era
veramente pentito di quello che aveva fatto..
-Di niente, mi è passato..-SESHAT
Lo guardò, ancora sorridendo: come avrebbe fatto a non
perdonarlo? Si era vero, era una piccola peste a volte, però era anche un
bambino molto affettuoso e comprensivo, sempre disposto a darti una mano e ad
ascoltarti quando lo volevi. Molto dolce di carattere, ma anche molto
intelligente e furbo. Non aveva problemi ad affrontare la varie materie che a
scuola i grandi maestri del faraone facevano loro studiare. A volte la sua
intelligenza lasciava di sasso anche tutti i loro amici, e non solo lei. Per
questo, c’era da dirlo, era anche parecchio invidiato. Il fatto che fosse
figlio del faraone non gli dava,
stranamente, nessun privilegio.. o almeno, in quel periodo, vista la loro
tenera età. A scuola, come durante il tempo libero, Yami era un bambino come
tanti altri, tale e quale i figli di servi o scribi. Frequentava insieme a loro
la scuola, e veniva punito come tutti gli altri se non svolgeva i suoi compiti
quotidiani. Giocava con loro quando non c’era niente da fare, e si intratteneva
spesso e volentieri a chiacchierare con i suoi coetanei finite le lezioni.
Forse era proprio per questo che quasi nessuno, in fondo, lo invidiava per
essere il figlio del loro re: fino a quel momento, non ce n’era motivo, e di
certo dei bambini così piccoli ancora non riescono a guardare concretamente nel
futuro.
A Yami, tuttavia, il fatto di essere quello che era non
dava nessun peso, né lo faceva sentire in obbligo di mostrare in qualche modo
la sua superiorità. Ancora probabilmente non si rendeva conto di quello che il
futuro aveva in serbo per lui, o forse non voleva semplicemente pensarci e si
limitava a vivere la sua vita da normalissimo bambino come tutti gli altri..
almeno finché poteva farlo. Anzi, se doveva essere sincero, il fatto di
diventare un giorno faraone lo spaventava e basta. Ancora non gli erano chiari
i doveri e gli obblighi di suo padre, ma ogni volta che il saggio Menkh lo
prendeva in braccio e lo alzava sulla balconata per potergli permettere di
vedere il villaggio sottostante dall’altezza delle casate del faraone, era
solito ripetergli poche parole:
“Vedi, figlio mio: un giorno tutto questo sarà sotto la tua
autorità..”
Quelle parole non facevano altro che terrorizzarlo: come
avrebbe fatto a gestire tutto quel territorio? Come poteva prendere decisioni
così importanti? Ma in fondo, quella pura, durava solo pochi attimi: ogni volta
che il padre lo lasciava andare e lui poteva così tornare dai suoi amici a
giocare si sentiva tranquillizzato, e simili preoccupazioni ancora future
sembravano solo un lontano miraggio.
-Facciamo i compiti insieme?-YAMI
-Ma certo!-SESHAT
Come ogni giorno i due bambini si stavano allontanando
dalle stanze delle lezioni con passo deciso: più passava il tempo, più i grandi
maestri cercavano di insegnar loro cose sempre più difficili! Un minimo di
collaborazione, a volte, diventava necessario!
-Vieni nella mia stanza, ok?-YAMI
-Va bene, grazie..-SESHAT
Yami invitava più che volentieri l’amica Seshat nella sua
stanza privata, la sua compagnia gli faceva molto piacere. E di certo la
bambina era sempre parecchio imbarazzata ed emozionata di entrare in una simile
stanza: anche se Yami non si atteggiava da persona importante quale era, né
tanto meno sembrava esserlo in mezzo agli altri bambini, in certi momenti il
suo grado di importanza era ben visibile.
Il piccolo bambino considerava Seshat una grandissima
amica, alla quale diceva tutto, comprese le storie di guerra e caccia che il
padre raccontava spesso a lui, come per prepararlo a quello che un giorno
sarebbe dovuto diventare. E lei ascoltava interessata tutto quello che il
compagno le diceva: erano sempre molto lunghi e interessanti i loro discorsi.
Era una bellissima bambina dai capelli lunghi e mori, e due
occhi altrettanto scuri e grandi. La sua carnagione era del colore del miele,
non troppo scura né troppo chiara, e vestiva spesso e volentieri con una lunga
tunica color acqua cristallina, colore che risaltava al meglio la sua
carnagione. Era la figlia del primo scriba di corte, e in qualche senso anche
la sua persona era piuttosto importante. Il padre, di nome Yahmose, era molto
amico del loro Re, ed era una delle persone di cui Menkh si fidava di più. A
lui veniva assegnato spesso il compito di ricordare i grandi momenti di gloria
del faraone, come semplici scene di caccia. Forse anche per questo fatto lui e
Seshat erano così amici.. Beh, in ogni caso, il faraone sembrava molto felice
di questa grande amicizia.
Di carattere era molto solare e gentile, anche se a volte
si arrabbiava per delle sciocchezze, come appunto quell’innocente scherzo da
parte del compagno. Tuttavia, era gradevole stare in sua compagnia, in
qualsiasi situazione. Era una bambina piena di idee e dotata di grande
perseveranza per i suoi doveri.
Le era da sempre stato insegnato di amare follemente gli
Dei, perché loro erano la causa della loro felicità.. loro erano le figure
eterne che avrebbero ascoltato le loro preghiere, e dovevano essere amati e
rispettati più di qualsiasi altra cosa. In effetti questi insegnamenti non
risultarono vani, in quanto Seshat si era sempre dimostrata molto devota ai
suoi Dei, che pregava in ore precise del giorno, senza mai dimenticarsene.
Certo, a tutti i bambini, come anche a Yami, era stato
insegnato di pregare sempre gli Dei e di adorarli, ma a Seshat in modo
particolare. Più volte il figlio del faraone aveva chiesto il motivo di
quell’insegnamento così rigido, talmente la differenza con il loro era
evidente, ma nessuno, né Seshat come il padre, glielo aveva mai detto. La prima
perché sicuramente non ne era a conoscenza, come lei stessa diceva, mentre il
padre.. Beh il padre, non si sapeva perché, gli ripeteva sempre che “tutto si
sarebbe capito a tempo dovuto”.. Chissà come mai.. Nonostante quella cosa lo
incuriosisse non poco, ormai si era deciso ad arrendersi: a tempo dovuto,
proprio come gli diceva sempre il padre, lo avrebbe scoperto..
Si fermarono all’unisono davanti ad una grande porta color
ocra, dopo aver percorso i giardini che portavano alle camerate reali. Si
trattava di una costruzione molto lussuosa, sicuramente molto di più delle
strutture riservate alle lezioni e ai luoghi di lavoro e vita privata della
servitù e altra gente che si impegnava nello svolgimento dei compiti assegnati
loro dal faraone. Tutto, intorno a loro, aveva un’aria che si poteva definire
regale: dai decori delle pareti, ai colori tra il bianco e l’ocra chiaro che in
perfetta armonia tinteggiavano i muri e le porte, senza contare gli
innumerevoli fiori che ornavano i corridoi e le stanze su eleganti costruzioni
in marmo pregiato. Ogni volta che Seshat metteva piede in quei posti, con
esplicita autorizzazione o del faraone o del figlio suo amico, non poteva fare
a meno di rimanerne estasiata.
Una serva completamente vestita di bianco e dai piedi
scalzi aprì la porta, avendo sentito i passi dei due giovani arrivare,
puntuali, come sempre, dopo le lezioni.
Ella fece un profondo inchino quando fu in loro presenza, e
subito dopo si scostò per lasciarli passare. Un ennesimo inchino venne fatto
quando il figlio del faraone passò dinnanzi a lei.
-Buon Giorno, signorino..-SOBEKKA
Yami rispose con un serio e rispettoso:
-Buon Giorno a lei, Sobekka..-YAMI
Lo stesso fece Seshat, sebbene molto imbarazzata. Sobekka
chiuse la porta una volta che i due bambini furono entrati nella grande stanza;
non poté fare a meno di notare come gli occhi della figlia del primo scriba
fossero sempre più attoniti alla vista di quella camerata lussuosissima.
In effetti, gli occhi di Seshat stavano realmente
brillando, e davano la perfetta impressione di come si stesse sentendo in quel
momento. Piccola, ecco come si sentiva.. anche un po’ insignificante, ad essere
sincera.. E soprattutto, non degna di stare in una stanza tanto lussuosa. Ogni
volta che vi entrava, le pareva quasi di non riconoscere più il suo compagno:
in quei momenti come non mai si rendeva conto che lui era qualcuno.. un
qualcuno di veramente importante.. così importante da provare quasi imbarazzo
nel stargli vicino. A volte riusciva a mascherare questo suo sentirsi
inferiore, altre volte, purtroppo, no..
-Seshat, qualcosa ti turba per caso?-YAMI
Si risvegliò dal suo sogno ad occhi aperti e si mise subito
a fissare quelli di Yami, che la scrutavano con curiosità. Stava pochi passi
più avanti di lei, e lentamente sedeva su un elegante divanetto marrone non
molto lungo, ma piuttosto giusto per due o al massimo tre persone.
Ella lo fissò per qualche istante, sorridendo imbarazzata,
prima di rispondere:
-No.. è tutto ok.. Solo che ogni volta che entro in questa
bellissima stanza.. Io.. non so.. mi sento strana..-SESHAT
Yami sorrise in un primo istante, ma subito dopo si fece
serio:
-Non accetto il fatto che tu ti senta strana.. Ne abbiamo
già parlato diverse volte, se non ricordi..-YAMI
Ed era vero.. La bambina dovette ammettere che ne avevano
già parlato. Le prime volte, quel suo sentirsi estasiata ed estranea balzava
subito all’occhio del futuro Re, ed egli non poteva fare altro che
rassicurarla.. Dirle che non doveva in nessun caso sentirsi inferiore perché,
al di là di ogni cosa, loro erano semplicemente due bambini.. due amici a cui
piaceva stare insieme.. e nient’altro.. I gradi di gerarchia, tra loro, non
avevano alcuna importanza. La voleva come amica, e voleva che anche lei, in
lui, non vedesse altro che un bambino a cui voler bene da amico..
La figlia dello scriba abbassò lo sguardo, sorridendo e
ripensando sempre più a quelle parole.
-Si scusa.. comunque è tutto ok..!-SESHAT
Sobekka, nel frattempo, se ne stava in disparte accantonata
vicino allo stipite della porta che portava alla stanza adiacente, ovvero il
bagno personale di Yami. Era lì, come una statua, in attesa di ordini. Era lì
ad ascoltare, forse anche volontariamente, il discorso dei due bambini. Non lo
faceva per cattiveria, solamente adorava sentirli parlare con la loro
innocenza. Anch’ella sorrise.. Non ne poté fare a meno.
Sobekka aveva accudito Yami sin dalla tenera età, quando la
prima sposa del faraone Menkh era ancora troppo debole per farlo, a causa del
doloroso e rischioso parto. Era molto legata a lui, e anche lui lo era a lei,
come se fosse stata della sua famiglia. Era una donna fantastica, per niente
invidiosa di niente e nessuno, che anzi apprezzava vedere Yami felice, in
qualsiasi circostanza, e avrebbe fatto di tutto per vederlo sorridere. Molto
alta, fisico snello, e dei bellissimi capelli biondo scuro perennemente legati
in una specie di chignon, per meglio permetterle di fare i suoi lavori
quotidiani senza fastidi; in effetti, erano davvero molto lunghi. Aveva dei
lineamenti molto aggraziati e una carnagione molto scura, che risaltava ancora
di più i suoi occhi chiari, di un colore strano, tra l’azzurro e il verde. Una
donna estremamente gentile e alla quale Yami non riusciva a dare più di tanti
ordini: quasi gli dispiaceva, non sapeva come mai..
In quel preciso istante il figlio del faraone Menkh si
ricordò della sua presenza, e sorridendo le disse:
-Sobekka, potresti per favore lasciarci soli? Ora dovremmo
studiare..-YAMI
La serva rispose senza dire una parola, facendo un elegante
e lento inchino, prima di sparire dietro la porta che dava al bagno.
-Bene, ora possiamo inziare!-YAMI
Seshat sorrise a quell’affermazione, ma nient’altro. Di
fatti, mentre il bambino si era seduto su un’elegante sedia vicino ad un
tavolino abbastanza ampio, poggiandovi poi sopra i suoi papiri scolastici, la
compagna era rimasta immobile a fissarlo come sperduta. Il suo atteggiamento fu
notato ovviamente al volo da Yami..
-Vieni, non stare lì.. Siediti qua..-YAMI
A quell’affermazione Seshat sembrò risvegliarsi per la
seconda volta. Inclinò la testa, come un accenno ad un inchino, prima di
avviarsi lentamente verso il tavolo ove era seduto il suo amico. Egli la fissò
sbalordito, mentre ella sedeva altrettanto lentamente su una sedia a capo
basso.
-Mi dici che succede?-YAMI
Seshat sorrise quasi forzatamente..
-No, ti arrabbieresti..-SESHAT
-No.. dimmelo..-YAMI
Un ennesimo sorriso da parte dell’amica, che questa volta
alzò lo sguardo per incrociare quello del compagno.
-E’ che.. potrai ripeterlo quanto vuoi ma.. tutto ciò che
mi circonda in questo momento mi fa ricordare chi sei.. Da come parli con
Sobekka, a questa stanza lussuosa.. Io non so...-SESHAT
La vide abbassare nuovamente lo sguardo, forse in attesa di
una mezza sfuriata da parte del suo amico.. ma invece non fu così. Al
contrario, il bambino l’abbracciò, sporgendosi verso di lei; a quel gesto, ella
rimase molto colpita. Tuttavia non fece nemmeno in tempo ad aprire bocca, che
subito Yami la zittì parlando per primo, con tono calmo e pacato:
-Potremmo anche appartenere a gradi gerarchici opposti, ma
questo non deve cambiare le cose, tutto ciò non conta. Quello che siamo io e te
non si capisce da quello, ma dalle persone che siamo realmente. Ed è proprio
questa nostra qualità che non ci dividerà mai..-YAMI
Seshat sorrise a quelle parole, anche se non seppe
realmente da dove potessero essere mai uscite frasi così importanti ai suoi
occhi. In ogni caso, ricambiò l’abbraccio del compagno, sospirando
profondamente. Aveva ragione Yami, doveva solo tranquillizzarsi e togliersi
quelle dannate idee dalla testa: non dovevano esistere. In qualunque caso,
qualunque cosa essi fossero mai diventati un giorno, nessuno avrebbe mai potuto
dividerli..
-Ora studiamo, o non ci rimarrà tempo libero..-YAMI
“.. Si narra che più un uomo sia convinto del proprio
futuro, più la sorte giocherà contro di lui.
Non importa che egli sia il figlio del grande faraone
Menkh, la sorte è come la Dea Maat: non fa distinzioni..”