Sacrificio.
Cammino, salto nel vuoto,
corro sui tetti, mi arrampico, pagaio, fino ad arrivare alla mia meta:
la sede
madre di questo abominio, la dimora di Eletta.
Il cervello positronico più
intelligente mai creato finora si è barricato dietro una
schiera di umanoidi di
acciaio allineati come soldati in trincea. Entrare non è un
problema, loro
hanno l’ordine di trovarmi e imprigionarmi.
“Rachele Williams, codice
1143, esclusa. Stato attuale: Ricercata”
« Guardiani, vengo a
consegnarmi spontaneamente all’Eletta. »
Una dozzina di fucili
automatici mi puntellano ogni centimetro di corpo.
“Una sola mossa falsa e
spariamo 1143.”
Alzo le mani al cielo e
faccio segno di essere disarmata. Una piccola navicella fluttuante si
avvicina
e mi scannerizza con un raggio fotonico verde.
“Controllo negativo” dice
una voce elettronica, priva di espressione.
“Permesso accordato.
Prigioniera seguimi.”
Entro nell’edificio
diroccato scortata da dieci Guardiani per lato, due davanti e uno
dietro,
rinchiusa all’interno di un quadrato elettronico. Non ho la
minima idea di come
mandare in corto circuito un’intelligenza artificiale della
portata di Eletta,
ma devo provarci. Questa è l’unica occasione che
ho per onorare la memoria dei
miei compagni e provare a fare qualcosa di buono per il mondo che
verrà. Gli
ammassi di ferro mi conducono in un corridoio sterile fatto di luci al
neon e
pareti di acciaio fredde e grigie.
Entriamo in un ascensore
che ci catapulta giù, nella bocca dell’inferno.
Quando le porte si riaprono il
numero riportato sulla cabina segna -25° livello. Proseguiamo
ancora per un
po’, poi di colpo ci arrestiamo e il quadrato mi si apre
davanti. Mi ritrovo in
una cella angusta, con pareti ricoperte di specchi deformanti, larga un
metro e
lunga mezzo.
Sugli specchi si
materializza il volto di una donna fatto di pixel blu: Eletta.
“Salve Rachele, finalmente
ci incontriamo. Sei una degli esclusi più pericolosi che io
abbia mai
incontrato e grazie alle tue gesta insubordinate, i tuoi amici sono
stati
eliminati.”
Stringo così forte i pugni
che le unghie mi si conficcano nei palmi delle mani e cominciano a
sanguinare.
“Questa stanza sarà l’ultima
cosa che vedrai Rachele, visto che hai segnato il tuo destino con le
tue stesse
mani, proprio come tua madre. Ribelli per natura.”
« Mia madre ha lottato per
darmi un futuro migliore ed io farò lo stesso. »
“Tua madre si è uccisa in
questa stanza, dopo 195 giorni di completo isolamento, unica compagnia
la sua
stessa immagine riflessa. E la stessa sorte toccherà anche a
te Rachele, è solo
questione di tempo.”
« Sei solo un computer, un
ammasso di numeri e dati nient’altro che questo. Sei stata
creata dall’uomo e
l’uomo ti resetterà. »
“Il nostro colloquio è
terminato Rachele. Questa sarà l’ultima volta che
mi vedrai.”
« Non
contarci. »
Eletta sparisce e al suo
posto adesso c’è la mia faccia riflessa. Un
Guardiano mi tira un proiettore.
“Fanne buon uso” mi dice,
poi sparisce dietro un muro fatto anch’esso di vetro.
Sono nata durante
l’apocalisse da una donna che mi ha lasciata troppo presto;
ho fatto del male
alle uniche persone con le quali avevo stretto un legame e adesso la
mia vita
si stava concludendo in una fottuta cella. E a vedere tutto questo con
me,
c’ero soltanto io. Tante me che si riflettono sulle pareti,
sul soffitto e sul
pavimento.
« Christopher! »
« Ho momentaneamente mandato
in tilt il sistema di sorveglianza. Le telecamere sono fuori gioco per
un po’
ma dobbiamo muoverci. »
Mi catapulto fuori e
stringo forte la mano guantata di Chris e insieme cominciamo a correre
per il
lungo corridoio. Ogni varco assomiglia a quello di prima, ma Chris
sembra
conoscere la mappatura di questo posto a memoria.
« Ecco ci siamo quasi,
quella e l’uscita. »
Di colpo mi fermo e vengo
strattonata dalla presa di Chris che si volta con la faccia attonita.
« Rachele dobbiamo andare,
presto, non c’è tempo da perdere. »
« Io non voglio uscire da
qui e vivere nascosta per sempre. Io devo trovare Eletta. So che puoi
portarmi
da lei, ma se non vuoi posso farlo da sola. »
Christopher apre la bocca
per controbattere ma la sirena d’emergenza ci esplode nei
timpani coprendo ogni
altro suono. La luce rossa lampeggia in ogni angolo e presto uno
squadrone di
robot verrà a cercarci. Stringo forte la mano di Chris e con
gli occhi imploro
il suo perdono, poi cerco di scappare, ma Christopher non molla la
presa. Mi
volto e con la coda dell’occhio vedo un ago scintillare
nell’aria.
« Non mi lasci altra
scelta. » L’ago mi si conficca dritto nel collo e
cado a terra come un peso
morto.
Non riesco a muovere un
solo muscolo del mio corpo ma la mia mente è lucida,
razionale. Vedo
Christopher avvicinarsi e prendermi tra le sue braccia. Giriamo
l’angolo e un
robot armato si avvicina. Chris porge il suo tesserino alla retina
elettronica
del robot che lo riconosce e ci dà
l’autorizzazione a proseguire. Chris apre
una porta di acciaio facendo strisciare il suo pass in una fessura e ci
ritroviamo in una sala circolare piena zeppa di computer e schermi neri
su cui
scorrono numeri e simboli che non riconosco subito.
« Scusami ma era necessario
» Christopher mi adagia a terra, poi tira fuori dalla tasca
del camice un’altra
siringa, con all’interno un liquido verdognolo. Mi inietta
quello strano
liquido e dopo un paio di secondi sento riacquistare nuovamente il
controllo
del mio corpo.
« Cosa mi hai fatto? »
sento le lacrime spingere dietro le mie palpebre, mi sento tradita.
« Ho dovuto far credere a
Eletta di averti uccisa, per passare inosservato agli occhi delle
telecamere. »
Sono scioccata, ma il mio
cervello macina in fretta, in preda all’adrenalina e al
miscuglio che adesso
circola nel mio sangue e mi affretto ad annuire.
« Dove siamo ora? »
« Questo è il suo
cervello. Tutto il suo sapere è in
questa stanza, ma il cuore di tutto si trova laggiù, a venti
metri da dove
siamo ora. »
La porta si apre di nuovo e
sulla soglia si materializza Walt.
“Felice di rivederla Madame.”
« Bene adesso che siamo
tutti qui, possiamo cominciare. Rachele tu elimini i dati da
quest’area,
attraverso i computer; io e Walt andiamo al centro del suo cervello
positronico
e sradichiamo la scheda madre. »
Chris mi lascia un CD da
inserire nel case del PC principale e mi metto subito al lavoro. Poi
sale sulle
spalle di Walt e insieme si lanciano verso il cuore di Eletta.
La disinstallazione dei
componenti base di Eletta è appena cominciata quando
qualcosa si scaglia contro
la porta blindata. Probabilmente dei robot. Il sistema di sicurezza
rileva
degli intrusi e per questo motivo quella porta non verrà
aperta dal sistema, ma
può sempre essere demolita. Inserisco codici su codici
più in fretta che posso
ma il rumore metallico si fa sempre più intenso. La barra si
carica troppo
lentamente. Un colpo e una mano fatta di ferraglia entra nella stanza.
Due
colpi e dal buco sbuca una testa metallica.
“Intrusi”
Mi precipito su un'altra
postazione, poi un’altra ancora ed infine
sull’ultimo schermo, avviando il
ripristino dati su ogni dispositivo. Un altro colpo e il buco
è diventato una
voragine e tre Guardiani si catapultano nella stanza. Istintivamente
cerco di parare
il colpo coprendomi il viso con le mani, ma non ricevo nessun attacco.
Apro gli
occhi e vedo Walt che si piazza tra me e il Guardiano, usando se stesso
come
scudo.
“Rachele continua col tuo
compito a loro ci penso io” sento stridere il ferro di quei
corpi mastodontici
e per un momento in fondo al mio cuore temo per Walt, per una macchina.
Poi mi
volto e torno agli schermi. Il sistema cerca più volte di
rigettare il CD-Rom
ma ogni volta immetto i codici mancanti manualmente. Quando la barra di
caricamento
raggiunge il 50% la sirena smette di squillare e le luci
dell’intero piano si
spengono, facendo avviare il generatore di emergenza.
Tutto sembra procedere per
il meglio, quando dal basso sento un urlo disumano. Mi sporgo e vedo
Christopher intrappolato in una gabbia fatta di laser blu chiusa
tutt’intorno
all’area vitale di Eletta. Un’ultima precauzione
volta all’autoconservazione,
presa in modo quasi disperato, da un’intelligenza artificiale
in fondo così
simile alla mente umana.
« Walt, Presto! Christopher
ha bisogno di aiuto. »
“Mi dispiace, ma ho
ricevuto l’ordine di proteggere te soltanto.”
« Walt sbrigati! Se non
intervieni lui morirà! »
“Non posso disubbidire ad
un ordine del capo.” Christopher urla dal dolore, il calore
del laser gli sta
bruciando la pelle.
Disperata mi sporgo dal
parapetto, chiudo gli occhi e mi lancio nel vuoto.
Walt si allunga verso di
me, ma gli sfuggo per un soffio e un attimo dopo anche lui sta
precipitando nel
vuoto.
Di colpo la mia caduta si
arresta; apro gli occhi e mi ritrovo tra le braccia robotiche di Walt.
« E ora fa quello che ti dico, robot. Ti ordino di salvare Christopher.
»
Walt annuisce e mi lancia
in aria, poi si catapulta tra le sbarre laser che imprigionano Chris.
Afferro
il parapetto e mi tiro su a fatica. Un istante dopo anche il corpo di
Christopher giace al sicuro accanto a me. Ma non riesco a vedere Walt
al nostro
fianco.
Mi volto verso il vuoto e
scorgo una luce scintillante provenire dalla zona dove prima
c’era Chris. Walt
inserisce la sua scheda madre all’interno della fessura dove
si trova quella di
Eletta e l’incrocio di dati manda in tilt l’intero
sistema, friggendo il
cervello di Eletta. Una luce abbagliante esplode nella stanza e gli
schermi del
computer lampeggiano la scritta disinstallazione
completata. Sul
fondo della stanza trovo il corpo maciullato di Walt.
Mi avvicino a lui e gli
stringo una mano. Le nostre dita si intrecciano e non vedo
più la differenza
tra me e lui.
“Credi possa esistere il
paradiso dei robot? Vorrei tanto sognare.” La sua intera
scocca di metallo è
stata smantellata via, i fili e i circuiti che lo compongono si sono
fusi
dall’alta temperatura e piccole scosse illuminano la sua
carcassa come piccoli
fuochi fatui.
« Certo Walt, la pace
esiste per tutti. »
Walt mi lascia un ultimo
sorriso e giuro di aver visto brillare i suoi occhi neri e profondi.
Forse alla
fine sapeva davvero piangere, o forse, sono solo le mie lacrime che
cadono su
di lui.
Rinascita Finale
Se stai sentendo queste parole significa che ho vinto. Che
tutto quello che ho fatto fino a questo momento è servito a
farti nascere e a
vivere in un mondo migliore di quello in cui sono nata e cresciuta io.
Ho
registrato tutto questo solo per te.
La guerra tra robot e umani è davvero finita e le macchine
sono di nuovo state usate per aiutare l’uomo e non per
sottometterlo.
La città in seguito venne nuovamente ricostruita, merito
soprattutto delle macchine, e ripopolata. Non vi furono distinzioni tra
esclusi
e prescelti, macchine e umani, ma solo comunità pacifiche.
Le macchine più evolute vennero dotate di pensiero e
autonomia, per essere considerate al pari di un umano, con sogni e
aspirazioni.
Ciò rese l’alleanza ancora più forte e
favorì il lavoro e il rendimento.
Il mio odio e timore verso le macchine e la tecnologia svanì
del tutto: ho conosciuto una macchina che è stato un amico e
mio salvatore, ho
imparato ad accettare il frutto naturale dell’evoluzione
umana, con tutto ciò
che ne consegue e ho persino scoperto l’amore.
Tutto quello che ti chiedo è di conservare questo mio
messaggio dal passato, caro uomo del futuro.
Perché si sappia ciò che è stato per
evitare ciò che potrebbe
essere.
Rachele.