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Autore: DonnaInRosso    01/09/2014    0 recensioni
Classificata Terza al contest indetto da IMmatura, "I'm scared: il contest delle fobie."
L'umanità è in pericolo, messa alle strette da qualcosa di cui essa stessa è l'artefice.
Genere: Avventura, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Sacrificio.

 

Cammino, salto nel vuoto, corro sui tetti, mi arrampico, pagaio, fino ad arrivare alla mia meta: la sede madre di questo abominio, la dimora di Eletta.
Il cervello positronico più intelligente mai creato finora si è barricato dietro una schiera di umanoidi di acciaio allineati come soldati in trincea. Entrare non è un problema, loro hanno l’ordine di trovarmi e imprigionarmi.

 A circa cinquanta metri di distanza dalla base, un laser rosso mi trapassa da parte a parte.
“Rachele Williams, codice 1143, esclusa. Stato attuale: Ricercata”
« Guardiani, vengo a consegnarmi spontaneamente all’Eletta. »
Una dozzina di fucili automatici mi puntellano ogni centimetro di corpo.
“Una sola mossa falsa e spariamo 1143.”
Alzo le mani al cielo e faccio segno di essere disarmata. Una piccola navicella fluttuante si avvicina e mi scannerizza con un raggio fotonico verde.
“Controllo negativo” dice una voce elettronica, priva di espressione.
“Permesso accordato. Prigioniera seguimi.”
Entro nell’edificio diroccato scortata da dieci Guardiani per lato, due davanti e uno dietro, rinchiusa all’interno di un quadrato elettronico. Non ho la minima idea di come mandare in corto circuito un’intelligenza artificiale della portata di Eletta, ma devo provarci. Questa è l’unica occasione che ho per onorare la memoria dei miei compagni e provare a fare qualcosa di buono per il mondo che verrà. Gli ammassi di ferro mi conducono in un corridoio sterile fatto di luci al neon e pareti di acciaio fredde e grigie.
Entriamo in un ascensore che ci catapulta giù, nella bocca dell’inferno. Quando le porte si riaprono il numero riportato sulla cabina segna -25° livello. Proseguiamo ancora per un po’, poi di colpo ci arrestiamo e il quadrato mi si apre davanti. Mi ritrovo in una cella angusta, con pareti ricoperte di specchi deformanti, larga un metro e lunga mezzo.
Sugli specchi si materializza il volto di una donna fatto di pixel blu: Eletta.
“Salve Rachele, finalmente ci incontriamo. Sei una degli esclusi più pericolosi che io abbia mai incontrato e grazie alle tue gesta insubordinate, i tuoi amici sono stati eliminati.”
Stringo così forte i pugni che le unghie mi si conficcano nei palmi delle mani e cominciano a sanguinare.
“Questa stanza sarà l’ultima cosa che vedrai Rachele, visto che hai segnato il tuo destino con le tue stesse mani, proprio come tua madre. Ribelli per natura.”
« Mia madre ha lottato per darmi un futuro migliore ed io farò lo stesso. »
“Tua madre si è uccisa in questa stanza, dopo 195 giorni di completo isolamento, unica compagnia la sua stessa immagine riflessa. E la stessa sorte toccherà anche a te Rachele, è solo questione di tempo.”
« Sei solo un computer, un ammasso di numeri e dati nient’altro che questo. Sei stata creata dall’uomo e l’uomo ti resetterà. »
“Il nostro colloquio è terminato Rachele. Questa sarà l’ultima volta che mi vedrai.”
« Non contarci. »

Eletta sparisce e al suo posto adesso c’è la mia faccia riflessa. Un Guardiano mi tira un proiettore.
“Fanne buon uso” mi dice, poi sparisce dietro un muro fatto anch’esso di vetro.
 

Non so quanto tempo rimango chiusa in questa stanza. Le luci non si fanno mai soffuse e non ho con me nulla che mi indichi quanto tempo sia trascorso. Il proiettore possiede una carica apparentemente illimitata, perché mi pare d’averci inciso tutta la mia esistenza eppure non dà segni di cedimento. Forse perché la mia è stata una vita breve e povera di eventi da raccontare.

Sono nata durante l’apocalisse da una donna che mi ha lasciata troppo presto; ho fatto del male alle uniche persone con le quali avevo stretto un legame e adesso la mia vita si stava concludendo in una fottuta cella. E a vedere tutto questo con me, c’ero soltanto io. Tante me che si riflettono sulle pareti, sul soffitto e sul pavimento.

La prima volta che mi parve di sentire un rumore pensai fosse un’allucinazione, un alterazione della realtà creata dalla mia mente per combattere l’assenza totale di stimoli. Ma poi il rumore si ripeté ancora e ancora, ogni volta più forte, più vicino. Dopo il sesto colpo le mille facce di me sparirono e comparvero solo lastre di vetro. Un altro colpo, poi il suono elettronico di un tastierino numerico, una porta che si apre e un volto. Un volto umano. Umano e familiare. Christopher indossava un camice bianco e occhialini protettivi e inforcava un tubo di ferro dalla quale usciva una fiamma ossidrica bluastra.
« Christopher! »
« Ho momentaneamente mandato in tilt il sistema di sorveglianza. Le telecamere sono fuori gioco per un po’ ma dobbiamo muoverci. »
Mi catapulto fuori e stringo forte la mano guantata di Chris e insieme cominciamo a correre per il lungo corridoio. Ogni varco assomiglia a quello di prima, ma Chris sembra conoscere la mappatura di questo posto a memoria.
« Ecco ci siamo quasi, quella e l’uscita. »
Di colpo mi fermo e vengo strattonata dalla presa di Chris che si volta con la faccia attonita.
« Rachele dobbiamo andare, presto, non c’è tempo da perdere. »
« Io non voglio uscire da qui e vivere nascosta per sempre. Io devo trovare Eletta. So che puoi portarmi da lei, ma se non vuoi posso farlo da sola. »
Christopher apre la bocca per controbattere ma la sirena d’emergenza ci esplode nei timpani coprendo ogni altro suono. La luce rossa lampeggia in ogni angolo e presto uno squadrone di robot verrà a cercarci. Stringo forte la mano di Chris e con gli occhi imploro il suo perdono, poi cerco di scappare, ma Christopher non molla la presa. Mi volto e con la coda dell’occhio vedo un ago scintillare nell’aria.
« Non mi lasci altra scelta. » L’ago mi si conficca dritto nel collo e cado a terra come un peso morto.
 
Non riesco a muovere un solo muscolo del mio corpo ma la mia mente è lucida, razionale. Vedo Christopher avvicinarsi e prendermi tra le sue braccia. Giriamo l’angolo e un robot armato si avvicina. Chris porge il suo tesserino alla retina elettronica del robot che lo riconosce e ci dà l’autorizzazione a proseguire. Chris apre una porta di acciaio facendo strisciare il suo pass in una fessura e ci ritroviamo in una sala circolare piena zeppa di computer e schermi neri su cui scorrono numeri e simboli che non riconosco subito.
« Scusami ma era necessario » Christopher mi adagia a terra, poi tira fuori dalla tasca del camice un’altra siringa, con all’interno un liquido verdognolo. Mi inietta quello strano liquido e dopo un paio di secondi sento riacquistare nuovamente il controllo del mio corpo.
« Cosa mi hai fatto? » sento le lacrime spingere dietro le mie palpebre, mi sento tradita.

« Ho dovuto far credere a Eletta di averti uccisa, per passare inosservato agli occhi delle telecamere. »
Sono scioccata, ma il mio cervello macina in fretta, in preda all’adrenalina e al miscuglio che adesso circola nel mio sangue e mi affretto ad annuire.
« Dove siamo ora? »
« Questo è il suo cervello. Tutto il suo sapere è in questa stanza, ma il cuore di tutto si trova laggiù, a venti metri da dove siamo ora. »
La porta si apre di nuovo e sulla soglia si materializza Walt.
“Felice di rivederla Madame.”
« Bene adesso che siamo tutti qui, possiamo cominciare. Rachele tu elimini i dati da quest’area, attraverso i computer; io e Walt andiamo al centro del suo cervello positronico e sradichiamo la scheda madre. »
Chris mi lascia un CD da inserire nel case del PC principale e mi metto subito al lavoro. Poi sale sulle spalle di Walt e insieme si lanciano verso il cuore di Eletta.

La disinstallazione dei componenti base di Eletta è appena cominciata quando qualcosa si scaglia contro la porta blindata. Probabilmente dei robot. Il sistema di sicurezza rileva degli intrusi e per questo motivo quella porta non verrà aperta dal sistema, ma può sempre essere demolita. Inserisco codici su codici più in fretta che posso ma il rumore metallico si fa sempre più intenso. La barra si carica troppo lentamente. Un colpo e una mano fatta di ferraglia entra nella stanza. Due colpi e dal buco sbuca una testa metallica.
Intrusi
Mi precipito su un'altra postazione, poi un’altra ancora ed infine sull’ultimo schermo, avviando il ripristino dati su ogni dispositivo. Un altro colpo e il buco è diventato una voragine e tre Guardiani si catapultano nella stanza. Istintivamente cerco di parare il colpo coprendomi il viso con le mani, ma non ricevo nessun attacco. Apro gli occhi e vedo Walt che si piazza tra me e il Guardiano, usando se stesso come scudo.
“Rachele continua col tuo compito a loro ci penso io” sento stridere il ferro di quei corpi mastodontici e per un momento in fondo al mio cuore temo per Walt, per una macchina. Poi mi volto e torno agli schermi. Il sistema cerca più volte di rigettare il CD-Rom ma ogni volta immetto i codici mancanti manualmente. Quando la barra di caricamento raggiunge il 50% la sirena smette di squillare e le luci dell’intero piano si spengono, facendo avviare il generatore di emergenza.
Tutto sembra procedere per il meglio, quando dal basso sento un urlo disumano. Mi sporgo e vedo Christopher intrappolato in una gabbia fatta di laser blu chiusa tutt’intorno all’area vitale di Eletta. Un’ultima precauzione volta all’autoconservazione, presa in modo quasi disperato, da un’intelligenza artificiale in fondo così simile alla mente umana.
« Walt, Presto! Christopher ha bisogno di aiuto. »
“Mi dispiace, ma ho ricevuto l’ordine di proteggere te soltanto.”
« Walt sbrigati! Se non intervieni lui morirà! »
“Non posso disubbidire ad un ordine del capo.” Christopher urla dal dolore, il calore del laser gli sta bruciando la pelle.
Disperata mi sporgo dal parapetto, chiudo gli occhi e mi lancio nel vuoto.
Walt si allunga verso di me, ma gli sfuggo per un soffio e un attimo dopo anche lui sta precipitando nel vuoto.

Di colpo la mia caduta si arresta; apro gli occhi e mi ritrovo tra le braccia robotiche di Walt.
«
E ora fa quello che ti dico, robot. Ti ordino di salvare Christopher. »
Walt annuisce e mi lancia in aria, poi si catapulta tra le sbarre laser che imprigionano Chris. Afferro il parapetto e mi tiro su a fatica. Un istante dopo anche il corpo di Christopher giace al sicuro accanto a me. Ma non riesco a vedere Walt al nostro fianco.
Mi volto verso il vuoto e scorgo una luce scintillante provenire dalla zona dove prima c’era Chris. Walt inserisce la sua scheda madre all’interno della fessura dove si trova quella di Eletta e l’incrocio di dati manda in tilt l’intero sistema, friggendo il cervello di Eletta. Una luce abbagliante esplode nella stanza e gli schermi del computer lampeggiano la scritta disinstallazione completata. Sul fondo della stanza trovo il corpo maciullato di Walt.

Mi avvicino a lui e gli stringo una mano. Le nostre dita si intrecciano e non vedo più la differenza tra me e lui.
“Credi possa esistere il paradiso dei robot? Vorrei tanto sognare.” La sua intera scocca di metallo è stata smantellata via, i fili e i circuiti che lo compongono si sono fusi dall’alta temperatura e piccole scosse illuminano la sua carcassa come piccoli fuochi fatui.
« Certo Walt, la pace esiste per tutti. »
Walt mi lascia un ultimo sorriso e giuro di aver visto brillare i suoi occhi neri e profondi. Forse alla fine sapeva davvero piangere, o forse, sono solo le mie lacrime che cadono su di lui.


Rinascita Finale 

Se stai sentendo queste parole significa che ho vinto. Che tutto quello che ho fatto fino a questo momento è servito a farti nascere e a vivere in un mondo migliore di quello in cui sono nata e cresciuta io. Ho registrato tutto questo solo per te.
La guerra tra robot e umani è davvero finita e le macchine sono di nuovo state usate per aiutare l’uomo e non per sottometterlo.
La città in seguito venne nuovamente ricostruita, merito soprattutto delle macchine, e ripopolata. Non vi furono distinzioni tra esclusi e prescelti, macchine e umani, ma solo comunità pacifiche.
Le macchine più evolute vennero dotate di pensiero e autonomia, per essere considerate al pari di un umano, con sogni e aspirazioni. Ciò rese l’alleanza ancora più forte e favorì il lavoro e il rendimento.
Il mio odio e timore verso le macchine e la tecnologia svanì del tutto: ho conosciuto una macchina che è stato un amico e mio salvatore, ho imparato ad accettare il frutto naturale dell’evoluzione umana, con tutto ciò che ne consegue e ho persino scoperto l’amore.
Tutto quello che ti chiedo è di conservare questo mio messaggio dal passato, caro uomo del futuro.
Perché si sappia ciò che è stato per evitare ciò che potrebbe essere.
 

Rachele.

  
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