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Autore: yoon95    01/09/2014    0 recensioni
“Io di certo non ero una principessa,anche se poteva sembrare …. E di certo non c’era nessun
Principe disposto a farmi diventare tale! Comunque, mi stava bene. Perché io non ho mai desiderato un principe …. Mia madre non mi leggeva le favole quand’ero piccola!Non sapevo neanche se si mangiasse un principe!Lei, mi cantava stonando le canzoni degli Shinwa, di kim joong kook dei Turbo di cui faceva parte,degli JINUSEAN e altri che poco ricordo. Mi ricordo però, che la sua voce era carica di emozioni, quelle che ha trasmesso tutt’oggi a me.”
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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What to do…
 
Quando scesi dall’aereo, dissi senza accorgermene queste parole “Quindi è così che sembra una favola” e sentì le note di VENUS degli Shinwa, rimbombarmi nella testa “You’re my love Korea!”
 
Giravo per le strade di Seoul, come se stessi vedendo qualcosa d’irrealistico,
sentivo i miei occhi brillare e la pelle d’oca che mi era venuta, mi faceva rabbrividire, quasi sentissi freddo. 
Era vero, ero arrivata in Corea. Non penso di aver realizzato subito tutto quello che avrei dovuto affrontare,
per vivere indipendentemente in quella grande città, che nonostante fosse la mia prima casa, era estremamente estranea per me.

Decisi di non pensarci subito, e mettendo le cuffie all’orecchio ascoltai le canzoni dei miei idoli coreani.
Poco mi ci volle per capire che ero molto indietro con la musica e che gli artisti che ascoltavo erano quelli degli anni 90,
poiché mia madre mi cantava quelle quand’ero piccola.

Comunque decisi di dedicarmi prima a studiare il coreano, altrimenti sarei resistita poco in quella metropoli.
M’iscrissi all’università, per prendermi una mini laurea sulla cultura e lingua coreana. Non fu molto difficile,
visto che ero brava negli studi. Ma il fatto di essere straniera a volte mi demoralizzava, per quanto volessi,
non riuscivo a sentirmi coreana. Infatti, dopo un po’, lasciai stare la storia di essere per metà coreana,
e decisi di lasciar credere a tutti che fossi una perfetta straniera.

A quel punto era meglio così.  2 anni trascorsero in fretta e mi ambientai perfettamente a Seoul e ai suoi ritmi avevo anche trovato un part-time
dopo la scuola e grazie a quei soldi e quelli che mi spediva mia madre ogni mese, riuscì a vivere senza nessun problema.

Passò altro tempo e mi sentivo davvero un’altra persona, ma ancora non avevo trovato quello che cercavo, era come se mi mancasse qualcosa,
che ero sicura avrei trovato qui. Mi sarebbe piaciuto andare a trovare i miei nonni paterni, ma mi avrebbero trattato male sicuramente, visto i modi con cui si separarono con mio padre. Perciò cercai di trovare da altre parti ciò che mi mancava. Provai a frequentare un corso d’arte, poi uno di cucina,
poi provai a suonare il piano. Ne provai molte ma non trovavo il mio interesse principale. Ciò che volevo fare per continuare  a vivere a Seoul.
Ci furono giorni in cui pensai addirittura di tornare a casa. Giorni che mi sarebbe piaciuto ritornare tra le braccia dei miei,
ma sapevo che era solo il rimorso di averli fatti soffrire a spingermi quei pensieri.

Ormai erano passati 2 anni e mezzo da quando lasciai la casa dei miei genitori e mi trasferì in Corea.
All’inizio fu molto difficile per me adattarmi. Non sapevo il coreano e non conoscevo nessuno.
Così ora dovevo trovare in fretta lavoro. Se non volevo che mi rispedissero in Italia, poiché allo scadere del terzo anno,
il mio visto sarebbe stato revocato, a causa della mia cittadinanza italiana, e non coreana. Nessuno mi ha mai preso per una coreana, e non potevo certo biasimarli.

Ero disperata se non terrorizzata.
Avevo quasi finito il corso di specializzazione in lingua e cultura coreana, grazie alla quale avevo il visto da studente.
E ora dovevo proprio trovarmi un lavoro serio. Anche perché non volevo più ricevere soldi da mia madre per il mio sostentamento.
Ogni volta che ci pensavo lo stomaco, mi si svuotava.

Avevo lasciato la mia famiglia per un desiderio egoistico, Non era per niente giusto continuare a contare su di lei,
dopo che l’avevo tradita in quel modo.

Ma a parte qualche rimorso per la sofferenza che avevo causato, non mi ero mai pentita, né oggi, né in quel periodo.
Cercai invano un lavoro che mi piacesse, un qualcosa che mi realizzasse.
Ero venuta a Seoul in cerca della mia favola, ma nessun libro sembrava giusto.
Più ascoltavo le canzone che mi madre mi cantava dolcemente le sere della mia infanzia,
più sentivo la nostalgia del suo affetto e cominciai a sentirmi vuota. L’euforia e la felicità che si erano attenuate col passare del tempo,
mi lasciavano chiaro la ferita che avevo lasciato dietro le mie spalle. 
   
 
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