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Autore: Miss Kon    02/09/2014    0 recensioni
E poi c'era un quadro bellissimo in salotto. Era grande quasi quanto tutta la parete e rappresentava -una volta forse a colori, ora in sole gradazioni di grigio tra polvere e vecchiaia- e rappresentava una donna bellissima; era vestita in modo molto regale ed indossava una corona con delle lunghe corna. I lunghi capelli neri erano addobbati da ciondoli dorati e aveva un grande mantello scuro sulle spalle.
Aveva un'aria così orgogliosa e forte che Loki ogni volta la guardava ammirata, sognando di essere come lei da grande.
L'aveva chiamata “La regina senza nome”

Attenzione AU e FEMLoki, Loki e Thor in questa storia sono bambini!
-Storia ispirata dal contest: “[Multifandom & Originali] Il masochismo è un pacchetto colmo di prompts ”-
Genere: Dark, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Loki, Thor
Note: AU | Avvertimenti: Gender Bender
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Non è nulla di che! Ma spero almeno vi intrattenga piacevolmente, nonostante io sia una pippa a scrivere storie di genere sovrannaturale u.u

Genere: Soprannaturale.
Titolo: La regina senza nome.
Avvertimento: Gender Bender. (femLoki)
Citazione: Io voglio essere un distruttore che salva le persone. (D. Gray-Man)
Canzone: Angels (Within Temptation).
Luogo: Pozzo.
Colore: Grigio.
Oggetto: Pugnale.
Prompt generico: Abisso-



La regina senza nome./center>

Si asciugò con i palmi sporchi la lacrima, causata dal pianto di sfogo del nervoso, insudiciandosi così la guancia sinistra tanto di fango quanto dell'humus del fogliame.
“Ti odio” sibilò tra i denti, guardando con gli occhi arrossati chi era piombato nel pozzo in sua compagnia.
Questo in risposta la guardò dispiaciuto, palesemente incerto se parlare o meno.
“Sorella, senti” tentò di dire, ma la piccola interlocutrice si imbronciò ulteriormente e strinse tra i pungi alcune foglie prima di esplodere in un: “Idiota!” urlato, con la voce stridula ed acuta tipica dei bambini, e affiancato dal lancio delle foglie umidicce e marcescenti che aveva preso in mano.
L'altro in risposta abbassò lo sguardo, sul punto di piangere a sua volta.
“Non volevo giocassi sola, Loki” borbottò, mentre tirava su con il naso e stringeva i pugni.
La sorella più piccola strinse gli occhi a guardarlo con astio ma questa volta non parlò, si voltò semplicemente dall'altra parte, a rimestare con un bastoncino lo strato di fogliame umidiccio.
“Come se cambiasse” mormorò a bassa voce, sicura che l'altro non potesse sentirla.
Nonostante fosse una bella bimba di sette anni Loki giocava spesso da sola, perché sapeva che sarebbe stata presa in giro anche per la sua costituzione debole.
Oltre per i capelli, unica mora in una famiglia di biondi, ci mancava solo che iniziassero a chiamarla con uno di quei nomignoli odiosi tipo “Principessa acida” o, peggio, “Principessa stecchino”.
E la cosa peggiore era quando il fratello, Thor, più vecchio di lei di tre anni si impuntava a proteggerla così, le prese in giro, crescevano esponenzialmente.
E, mentre Thor faceva la sfigura di quello fesso ma buono, lei finiva con avere la parte di quella fessa e pure debole.
Ma lei non era fessa, e neppure una principessa.
No, Loki giocava da sola perché si sentiva una regina ben lontana e ben diversa da quegli zotici degli amici di suo fratello e suo fratello stesso.
Era per questo che le piaceva giocare, da sola, vicino alla vecchia casa abbandonata, se non direttamente dentro questa. Gli altri bambini la definivano infestata, ma Loki non la pensava così, anche perché, per quanto potesse anche esserlo, a lei non era ancora mai successo nulla.
E poi c'era un quadro bellissimo in salotto. Era grande quasi quanto tutta la parete e rappresentava -una volta forse a colori, ora in sole gradazioni di grigio tra polvere e vecchiaia- e rappresentava una donna bellissima; era vestita in modo molto regale ed indossava una corona con delle lunghe corna. I lunghi capelli neri erano addobbati da ciondoli dorati e aveva un grande mantello scuro sulle spalle.
Aveva un'aria così orgogliosa e forte che Loki ogni volta la guardava ammirata, sognando di essere come lei da grande.
L'aveva chiamata “La regina senza nome” perché sembrava fiera e orgogliosa come una regina, di sicuro lo era, ma il nome scritto nel quadro era andato cancellato ormai da tempo.
“Loki?” Incerta la voce del fratello si intromise di nuovo nei suoi pensieri, distraendola.
Ma l'interpellata non rispose e con il bastoncino proseguì imperterrita e rimestare le foglie marcescenti che aveva davanti.
“Loki?” tentò ancora il biondo.
Ancora una volta nessuna risposta.
“Loki, scusa” mormorò piano, voltandosi a sbirciare la sorella da sopra le spalle.
L'unica risposta che ottenne fu il fruscio delle foglie.
“Non volevo” pigolò ancora, sentendosi davvero in colpa.
“In fondo a un pozzo” replicò asciutta “Siamo in fondo a un pozzo” ripeté sentendosi ancora mortalmente adirata.
“Lo so” mormorò l'altro, con voce colpevole.
La mora parve non battere ciglio, troppo attenta a rimestare il fondo umidiccio del pozzo.
“Non volevo” si discolpò ancora Thor, tirando su con il naso.
Loki era da sempre una delle poche persone davvero capace di far piangere Thor.
Lei, in realtà, non voleva farlo piangere e il motivo per cui non si girava era perché, sentendo il fratello, aveva iniziato a frignare a sua volta ma, complice il suo sconfinato orgoglio da regina, non voleva darlo a vedere.
Si stava facendo buio e l'umidità classica dei mesi autunnali iniziava a farsi sentire. Inoltre il pozzo le metteva addosso una sensazione orribile, molto peggiore di quella che le dava la casa, che di per sé trovava innocua.
“Ti odio” mormorò in fine, con voce lamentosa.
Lui si voltò completamente a guardarla.
“Mi spiace davvero, io volevo giocare con te, non mi piace vederti sola e-” cominciò a dire ma un fruscio come di pietra spostata lo zittì.
“Loki?” domandò incerto “P-perchè sposti delle pietre?”
In tutta risposta la sorella si alzò lasciando cadere il bastoncino.
“Non sono io” disse, con una leggera punta di paura.
Thor, così coraggioso e caparbio con gli amici, si irrigidì. Il pozzo dava una bruttissima sensazione anche a lui, oltre che alla sorella.
“N-non scherzare” l'ammonì tirando su con il naso.
“Non sto scherzando!” si difese l'accusata, con voce stridula.
Il fruscio durò ancora qualche istante, quasi qualcuno dall'altra parte del muro di mattoni del pozzo, stesse cercando di entrare in quel cunicolo.
Istintivamente Thor si avvicinò alla sorella, con fare difensivo e Loki, che era indietreggiata per paura, finì per sbattere con le spalle addosso all'addome del fratello. Vagamente confortata da quel minimo contatto, si guardò attorno, ancora nervosa.
“Che sta succedendo?” domandò incerta, facendo vagare lo sguardo ancora per tutta la superficie che li racchiudeva.
Proprio mentre si guardava attorno, imitata dal fratello, notò un leggero luccichio per terra.
“Thor!” lo chiamò tirandolo per la maglietta “Guarda!”.
Il biondo guardò dove gli era stato indicato, mentre la sorella si staccava da lui e avanzava quasi fosse attratta ipnoticamente dall'oggetto delle sue attenzioni.
“Loki, resta qui!” la ammonì in fratello, con una vaga nota di panico e tendendosi a recuperarla, ma la bimba ormai lo aveva distanziato a sufficienza e quasi non esistesse null'altro si avvicinò all'oggetto.
“É un pugnale” sussurrò accucciandosi per guardarlo meglio.
“Loki, torna qui!” pigolò l'altro, vagamente troppo impaurito per avvicinarsi a sua volta, ma l'interpellata non lo sentiva già più.
Completamente assorta guardava il pugnale e attratta, quasi magneticamente, da quell'oggetto allungò la mano a sfiorarlo, pulendolo un poco dalle foglie per poi prenderlo in mano.
Thor sentì un brivido di freddo scorrergli la schiena.
“Loki, no!” tentò di richiamarla, ma ormai era inutile.
La bambina, però, pur non sentendolo si voltò verso di lui, gli occhi spenti e più vicini al nero che al colore originale.
“L-Loki” cercò di chiamarla ancora Thor ormai certo che chi aveva davanti non fosse più la sorella.
Dal canto suo la bambina sentiva qualcosa dentro di sé.
Era qualcosa di forte e nero.
Aveva iniziato con un tono grigio ma pian piano si era inscurita ed era divenuta nera, quella sagoma che stava prendendo il predominio della sua testa.
Loki la guardava, estasiata, inebriata da quel potere tanto sicuro e tanto preciso, come la lama di un pugnale.
Anzi il pugnale, quello che teneva in mano e che aveva dato inizio a tutto quello.
Quel pugnale che l'aveva presa per mano e portata in un abisso da cui ora si ergeva una sagoma di donna, che pian pian si si delineava dalle tenebre spiccando per i medaglioni d'oro e per il vestito verde scuro -e non nero come sembrava all'inizio-.
La donna, quella magnifica donna dall'aspetto regale che era uscita tanto dal pugnale -e l'abisso annesso- che dai ricordi fumose e grigi -colmi di ammirazione- della piccola bimba, si voltò verso di lei dando cenno di vederla.
Loki trasalì estasiata e lusingata poi, accorgendosi che aveva ancora il pugnale in mano, e supponendo fosse suo, glielo porse.
La donna le sorrise benevola, ma non buona, avvicinandosi con fare calmo alla piccola Loki, lo sguardo, smeraldino, fisso su di lei più che sull'arma che le stava porgendo.
Quando fu a meno di un passo tornò seria, mutando la sua espressione neutrale in una che sembrava chiedere: “Sai chi sono?”
La piccola scosse il capo un paio di volta a mimare un “no”.
In realtà avrebbe voluto rispondere “Sì, sei la regina senza nome, quella del quadro” ma aveva paura che sarebbe risultato tanto scortese quanto irrispettoso e lei non voleva far arrabbiare la Regina.
La donna sorrise di nuovo, con soddisfazione.
La soddisfazione di qualcuno che vede che la sua sola presenza scaturisce il dovuto timore reverenziale.
Fuori dalla mente della sorella, intanto, Thor la guardava in panico.
Da una parte sentiva la spavalderia dei suoi dieci anni spronarlo a fare qualcosa, dall'altra parte il sentore che ci fosse qualcosa che non andava e sopratutto che non andava disturbato, lo inchiodava nella sua posizione.
“Loki?” provò a chiamarla ancora, in un ultimo tentativo che aveva un che di cocciutamente disperato più che di altro.
L'interpellata parve vederlo finalmente, ma gli occhi ancora bui e profondi come l'abisso.
“Sono una distruttrice” esalò con voce strana, che di sicuro non era la sua “Ma...Io voglio essere una distruttrice che salva le persone.” sussurrò con un tono troppo adulto per una bambina.
Il ambino rabbrividì ancora, istintivamente astioso nei confronti tanto di quella persona, che non era sua sorella, quanto del pugnale che sembrava la causa scatenante.
Dentro la testolina mora della piccola Loki intanto il silenzioso scambio di battute proseguiva.
“Io sono Loki” soffiò con voce ammaliatrice, per quanto terribilmente dignitosa “Lady Loki” sussurrò ancora, porgendo la mano all'interlocutrice.
La bimba era incerta se stringerle la mano o semplicemente consegnarle il pugnale, ma la donna, chinandosi, la tolse da impaccio, perché accarezzandole con una mano il volto prese il pugnale con l'altra.
Per un attimo negli occhi balenò un “Sei stata brava”.
La bambina si sentì riempire di riverenza e di orgoglio, fece per parlare ma d'improvviso la donna sparì e l'abisso scomparve lasciando solo una vaga scia grigia.
Delusa dal vedere solo le proprie mani, sullo sfondo triste e uggioso del fondo del pozzo Loki si guardò attorno e notò affianco a sé un Thor ansimante, visibilmente preoccupato e un segno rosso sulle proprie mani.
Prima che potesse capire, o tentare di farlo, il fratello la prese per le spalle e la scrollò energeticamente.
“Loki, Loki! Stai bene?” domandò con insistenza e quando questa parve capace di tentare un abbozzo di “sì” l'abbracciò con forza.
“T-Thor...mi fai male” articolò piano, in parte perché ancora allucinata dalla visione appena avuta, in parte perché effettivamente il fratello la stava stritolando in quell'abbraccio.
Sentendo che la voce era tornata normale il fratello per un secondo la strinse più forte, poi commosso la liberò dalla morsa d'acciaio.
“Meno male!” sospirò “Stai bene” disse, tirando su con il naso e sorridendo.
L'interlocutrice, ancora un po' stranita, annuì.
Proprio in quel mentre dall'alto del pozzo arrivò una voce loro familiare.
“Thor? Loki? Bambini siete laggiù?”
Sentendo la voce della madre, preoccupata, i due scoppiarono in un simultaneo urlo.
“Mammaaaaaa” chiamarono disperati, persino Loki, dimenticandosi per un istante tanto della regina, quanto del pugnale.
Fu questione di pochi minuti, tempo che Frigga chiamasse qualcuno ad aiutarli -qualcuno che non fosse esattamente Odino- poi entrambi i piccoli furono fuori ed aggrappati alla madre.
“Come avete fatto a finire lì?” domandò, con ancora un punta di ansia nella voce.
“Loki stava giocando da sola e io volevo farle compagnia ma sono inciampato e lei è caduta con me e...e...siamo finiti dentro e poi c'era qualcosa di strano e...e...ed era buio” disse tutto d'un fiato il figlio maggiore, mentre la sorella guardava di sottecchi il pozzo.
Le dispiaceva esser stata strappata via dall'abisso così in fretta, avrebbe voluto conoscere di più la regina.
“Oh, poveri piccoli, siete tutti sporchi” li consolò la madre, accarezzando loro il capo “Scommetto che avete avuto tanta paura”
Thor annuì immediatamente, con energia, Loki fece lo stesso ma con meno convinzione; la madre però non parve notare grosse differenze e dopo averli abbracciati si alzò prendendoli per mano.
“Ora andiamo dentro” mormorò, iniziando a camminare i due con entusiasmo infantile annuirono, felici di allontanarsi da quel pozzo.
Solo un'istante ancora, la piccola Loki si voltò verso il buco da cui era stata tirata fuori da poco.
Le spiaceva, la regina si chiamava come lei, ed era così bella. Era certa che sarebbero state grandi amiche.
Ma non importava, forse era bene così.
Almeno la la regina senza nome ora ne aveva uno, Lady Loki la distruttrice.

“Sparkling angel
I believe
you are my saviour
in my time of need.
Blindend by faith
I couldn't hear
all the whisper”

  
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