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Autore: SavannahWalker    02/09/2014    1 recensioni
«Che hai da sorridere?» chiese l'altra, in tono brusco.
Quattro parole era già riuscita ad irritarla, ma non si scompose.

[Fem!Laxus x Mirajane]
[LaMi]
Genere: Fluff, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri | Personaggi: Luxus, Dreher, Mirajane
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Fairy Bender!'
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- SPECCHIO -


Lampi, tuoni, fulmini, pioggia torrenziale.
Un temporale con i fiocchi per una stupenda seratina autunnale!
Stava aspettando il treno con le braccia incrociate sotto il seno, cercando di trattenersi nel tremare ma il freddo pareva penetrarle fino alle ossa. Aveva deciso il momento sbagliato per mettersi il vestito nuovo, corto poco più sopra del ginocchio e le maniche lunghe fino all'avambraccio. Le costò un occhio della testa, ma ogni tanto voleva concedersi qualche sgarro nello shopping. Pregò che il treno arrivasse puntuale e che qualche divinità la stesse ascoltando, giusto perché aveva già sofferto abbastanza per i suoi canoni. Nessuno lo sapeva, ma lei aveva una grande fifa dei temporali.
 «Mira, insomma hai 19 anni, non dovresti farti spaventare da un po' di pioggerellina!» penso tra se e se, quando un tuono la fece sobbalzare «Ecco, per l'appunto».
Fissava insistentemente lo scorrere dei minuti sullo schermo del cellulare. giusto per distrarsi e non pensare alla catasrofe metereologica che continuava ad imperversare. Vide una luce arrivare ma poi il treno cambiò traiettoria per finire sull'altro binario.
 «Oh, andiamo!» disse mentre una refolata di vento le fece finire tutti i capelli in faccia. Dopo un quarto d'ora di ritardo, salì sul treno dietto verso il centro. Le porte stavano per chiudersi del tutto quando una ragazza salì all'ultimo secondo. Sospirò e si asciugò la faccia bagnata con il dorso della mano. Si diresse verso il sedile di fianco il suo, l'unico disponibile. Mira spostò cortesemente la borsa sopra le gambe, in modo da lasciarle il posto. La ragazza non ringraziò ma non ci diede peso, considerando che solitamente le persone non si preoccupavano di queste piccolezze perché assorte nei propri pensieri. Si limitò a sorridere nella sua direzione, lei era ancora una persona civile.
 «Che hai da sorridere?» chiese l'altra, in tono brusco.
Quattro parole era già riuscita ad irritarla, ma non si scompose.
«Non ti pare che sia un po' troppo leggero quel vestito? Speri di attirare l'attenzione?» continuò.
Faceva sul serio? Le aveva appena fatto sottointendere che la pensava una poco di  buono? Sentì la rabbia ribbollirle nelle vene e la voglia di tirarle un pugno dritto in faccia.
 «Non credo tu abbia la capacità di potermi giudicare senza conoscermi» ribattè, continuando a sorridere.
 «Questo è quello che dai a vedere» un'espressione di sfida si dipinse sul volto sulla ragazza.
La osservò meglio: i capelli biondi le cadevano sulle spalle, mezzi bagnati, e notò una cicatrice le contornava l'occhio destro quasi fosse un decoro aggiunto ai suoi occhi verde scuro. Il giubbotto di pelle appoggiato alle spalle lasciava intravedere un tatuaggio tribale che finiva dentro la maglia, probabilmente continuando sul petto. Oggettivamente non era una brutta ragazza, peccato che con due frasi era riuscita a redersi insopportabile.
 «Ah, continua pure quanto vuoi, tanto non ti ascolterò» chiuse così il discorso e si mise a guardare fuori dal finestrino, scelta non molto saggia. Le uniche cose che riusciva a vedere erano le gocce che scendevano illuminate da qualche lampo.
Per tutta l'intera ora del viaggio non si rigirò verso di lei ma ogni tanto si lasciava sfuggire qualche occhiata verso di lei, usando il finestrino come specchio. Si era addormentata profondamente, ascoltando la musica da grandi cuffie nere. La testa, appoggiata alla testiera del sedile, ogni tanto cedeva verso la spalla. Attraverso la bocca socchiusa sentì il suo respiro farsi sempre più pesante, quasi stesse facendo un brutto sogno.
Un insegna luminosa le ricordò che era arrivata al capolinea, prese le sue cose e si alzò. Fissò la ragazza per qualche istante.
 «Faresti meglio a svegliare la tua amica» disse la signora anziana che sedeva nel sedile di fronte.
 «Non è una mia amica, non so nemmeno chi sia» rispose lei, mentre scuoteva piano la ragazza.
Quest'ultima si svegliò di colpo e allontanò bruscamente le mani dell'altra. Si alzò e si diresse verso le porte.
Scesero entrambe, Mira la fissò mentre si allontanava. La stava salutando? E cos'era quella scritta sul suo giubbotto?
 «Che razza di nome è Lax?» 
   
 
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