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Autore: Tati Saetre    03/09/2014    7 recensioni
Edward ha 30 anni, capo della Cullen Media Group, è un uomo presuntuoso, egoista e viziato.
Isabella ha 28 anni, direttrice di una delle Gallerie d'arte più famose di New York, è in cerca dell'uomo della sua vita.
Che cosa li accomunerà per il resto delle loro vite?
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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“Fiocco rosa o fiocco giallo

Nono capitolo – Mi sei mancata

14 Ottobre 2001

 

“Fiocco rosa o fiocco giallo?” Mia alzò entrambe le sopracciglia, e poi allungò il suo ditino verso il primo fiocco: quello rosa. Era domenica, e come ogni domenica dovevano andare a pranzo dai nonni. Le bambine adoravano andare a casa di Esme e Carlisle, perché sapevano con certezza che avrebbero rimediato sempre un regalino: dei dolcetti, oppure dei soldi.

“Vieni qui.” Mia si voltò, lasciando che Bella pettinasse i suoi capelli riccioluti. Ormai non si lamentava più, perché ogni volta che si guardava allo specchio, adorava la nuova pettinatura che le aveva fatto zia Bella.

Intanto Emma era al piano inferiore, che arrabbiata finiva i suoi compiti di Matematica.

“Ecco fatto. Sei bellissima.” Diede un buffetto dolce ai capelli di Mia, mentre lei con ammirazione si guardava allo specchio da diverse angolazioni.

“Sei proprio bava.

“Grazie tesoro. Adesso andiamo ad aiutare Emma con i compiti.

“E quando andiamo a prazzo dai nonni?”

“Fra qualche ora.”

“E quando tonna zio Edward?”

Edward. Giusto.

Quell’Edward che era partito la settimana scorsa per l’Italia.

“Oggi. Viene direttamente dai nonni, tesoro.”

“E Mary e Ronnad?”

“Sì, zio Jake e zia Leah porteranno anche loro. Sei contenta?”

Sìì! Percché sono piccoli piccoli e… un po’ vissidi.”

“Mia, non sono viscidi!”

Ma hanno la pelle così… vissida.” Fece la sua solita smorfia con la bocca, quando le cose non le andavano a genio.

“Tu hai finito?” Intanto erano scese giù: Mia si era catapultata sul suo tappeto dei giochi, mentre Emma era china con la schiena sul suo quaderno.

“Odio le sottrazioni. Le odio.”

E sì, in Matematica era proprio tale e quale ad Alice.

“Il bello deve ancora arrivare, tesoro: divisioni, moltiplicazione, lettere al posto dei numeri…

“Grazie, zia Bella. Sei sempre d’aiuto.” Soffocò una risata, mentre si riempiva una tazza di caffè.

La settimana appena finita era stata una delle migliori: stando da sola con le bambine era riuscita ad instaurare un rapporto fantastico con loro, nel giro di pochi giorni. Era riuscita a capirle e a viziarle in tutti i modi possibili, e le adorava da morire. La mancanza di Edward si sentiva, ma loro erano diventate complici. Passavano da pigiama party che duravano ore a gite nei vari parchi di New York. Un giorno le aveva anche portare al MoMa, e persino quel cuore di ghiaccio di Rosalie Hale si era innamorata di loro.

“Quando torna Angela?” Ed avevano anche formato un quartetto perfetto, insieme ad Angela. Si era ripresa da poco, doveva fare ancora molte sedute di fisioterapia, ma non si era mai tirata indietro quando Bella la invitava a cena a casa loro.

Sìììì. Angea quando viene?”

“Presto. Un giorno cacceremo zio Edward e così Angela dormirà qui con noi.”

“Lo mandiamo da James e Laurent.” Disse Emma, trovando una soluzione per tutto. Bella questa volta rise sul serio, immaginandosi Edward a dormire sotto lo stesso tetto del suo migliore amico e del fidanzato di quest’ultimo. Non glielo avrebbe mai perdonato, e per questo aveva in mente di spedircelo il prima possibile.

Pecché ridi?”

“Niente, tesoro.” Bella scosse la testa, togliendosi quelle immagini dalla mente. “Insomma, vogliamo finirli questi compiti?”

Emma alzò gli occhi al cielo, infelice che la sua piccola pausa fosse già finita. “Odio la Matematica. Io. La. Odio.” E detto questo, buttò di peso la testa sul tavolo di legno, sbuffando sonoramente.

 

 

NONNAAAAA NONNAAAAA NONNAAAAA” Mia si catapultò immediatamente fra le braccia di Esme, aspettando che quest’ultima la prendesse in braccio per abbracciarla forte.

“Tesoro, tu non mi saluti?” Emma la guardò dall’alto verso il basso, e lentamente si avvicinò a lei per stamparle un bacio sulla guancia. “C’è qualcosa che non va?”

“Zia Bella mi obbliga a fare Matematica. Io odio la Matematica.” Esme scosse la testa, sorridendo.

“Devi fare i tuoi compiti, tesoro. Tutti gli abbiamo fatti.”

“Non Matematica. Nessuno può obbligarmi a fare Matematica. Sbuffò sonoramente, dirigendosi a testa bassa verso l’ingresso della casa.

Intanto Bella cercava i chiudere quella maledetta macchina, che in una settimana le aveva dato non pochi problemi.

Era una responsabilità troppo grande guidare una macchina del genere, soprattutto se il proprietario era un geloso egocentrico come Edward Cullen.

Dopo pochi minuti seguì le sue nipotine all’interno della casa, trovando già Jacob e Leah seduti su uno dei tre divani di quell’enorme sala. Mentre i gemelli erano nei passeggini, proprio accanto ai loro genitori.

“Non so se stai peggio tu o io.” Esordì Leah, mentre Bella si sedeva accanto a lei. La sua amica aveva occhiaie pronunciate, ed il suo colorito non era dei migliori.

“Ci siamo divertite, queste settimana.”

“Oh, anche noi. Non puoi capire invece quanto si sia divertito Jacob, che ha deciso di tenere il Pub aperto. E che quindi rientrava ogni sera ad orari improbabili, svegliandoli entrambi.”

Bella cercò di non ridere, ma proprio le fu impossibile quando vide la faccia triste da cane bastonato di Jacob.

“Il bello deve ancora arrivare. Tipo quando giocherete a nascondino, e ne troverai uno dentro la lavatrice, mentre l’altra invece di cercarla, prova ad accenderla. Leah allargò gli occhi, stupita.

“Non dirmi che l’hanno fatto veramente.”

“Già. Mia è entrata nella lavatrice, ed Emma quando l’ha trovata invece di andare a fare tana, ha praticamente premuto il bottone d’accensione.”

“E…?”

“Era da un po’ che io ed Angela non le sentivamo, e lei era andata al piano inferiore. Fermate per un pelo.”

“Ringrazia che non lo sappia Edward. Te lo avrebbe rinfacciato per il resto della tua vita.

Peccato che Edward ora lo sa.” Sobbalzarono entrambe, e si voltarono contemporaneamente.

Edward Cullen era proprio dietro di loro: e mentre la faccia di Leah era quasi colpevole per qualcosa che non aveva fatto, quella di Bella era quasi… stupita e felice allo stesso tempo.

“Sei tornato.” Fu l’unica cosa che riuscì a sussurrare, beccandosi una gomitata dalla sua amica.

“Qualche ora fa. Mi ha accompagnato James qui.”

“Oh.”

Brava, Bella. Continua così. Sei la regina delle conversazioni.

“Insomma, chi era dentro la lavat-

“Il pranzo è pronto!” E in quel momento Esme Cullen fu santificata da Isabella Swan. Per il resto della sua vita.

 

 

Quella tavolata era qualcosa di invivibile: Emma e Mia non facevano altro che punzecchiarsi, iniziando anche a tirarsi piccoli pezzetti di pane. I gemelli avevano capito che era l’ora di mangiare, e quindi avevano iniziato a piangere allo stesso tempo. Jacob cercava di aiutare Leah con entrambi i piccoli, Esme provava a calmare le sue nipotine, mentre Edward e Carlisle discutevano di lavoro e politica. Un vero e proprio inferno per Bella, che decise di abbandonare tutte quelle persone ed iniziare a portare i piatti in cucina.

La cucina dei signori Cullen era super attrezzata, con un forno di ultima generazione dotato di touch screen, due lavastoviglie, ed un lavandino enorme. Insomma, nulla a che vedere con la loro cucina.

Aprì l’acqua calda ed iniziò a lavare i primi piatti, quando due mani forti le afferrarono entrambi i fianchi.

Buh.”

“Divertente.” Cercò di continuare quello che stava facendo, ma era impossibile concentrarsi con il profumo di Edward a pochi centimetri da lei.

Devi solo lavare i piatti, Bella.

Lavare. I. Piatti.

“Ti serve una mano?” Domandò, senza staccare le mani da lei. Anzi, avvicinandosi ancora di più da far aderire le loro guance.

“No. Puoi tornare di là.”

“Sto meglio qui.”

Non sapeva come interpretare quelle parole. A dirla tutta, non sapeva proprio come interpretare tutti i gesti di Edward nell’ultimo periodo.

“Puoi aiutare tua madre con Emma e Mia. Oppure dare un po’ di supporto morale a Jacob. O tornare a chiacchierare con tuo padre. Ma qui non ho bisogno d’aiuto, Edward.”

“Capito.” Si staccò di qualche centimetro, giusto per dare lo spazio necessario a Bella di voltarsi.

Ora, erano uno di fronte all’altra. E la prima cosa che notò Bella, fu che la porta della cucina che lei aveva lasciato aperta, ora era chiusa.

“Perché hai chiuso la por-”

Mi sei mancata.” Fu tutto quello che uscì dalla bocca di Edward, prima di zittirla con quella di Bella.

Una mano restò sempre issata sul suo fianco, mentre l’altra arrivò dietro il suo collo, massaggiandole delicatamente la nuca.

Entrambi approfondirono il bacio, intrecciando le loro lingue. Si staccarono dopo quale secondo, entrambi bisognosi di aria, con le bocce arrossate e gli occhi stravolti.

“No. Così non va bene.” Disse Bella, in un sussurro.

“Cosa?”

“Non può andare avanti così. Non ci vediamo da una settimana, Edward. Non puoi tornare e fare… questo.” Con la mano libera indicò loro due, intendendo ciò che era appena successo.

“Dopo quello che è successo la scorsa notte, non posso fare questo?” Edward ripeté il suo stesso identico gesto, alzando entrambe le sopracciglia.

Che cos’era successo, la scorsa notte? Più di una settimana prima, dopo che i gemelli erano nati, Edward l’aveva baciata per la prima volta. E una seconda. Poi una terza, e così via.

 Si erano scambiati effusioni per tutta la notte, senza mai andare oltre.

Si erano scambiati parole dolci e di conforto, dopo tutto quello che avevano passato.

Si erano svegliati insieme, avevano fatto colazione e subito dopo Edward era partito per il suo congresso.

Ed ora che non si vedevano da una settimana, la sua spiegazione era stata quella: un altro bacio attaccata al lavandino della cucina.

“Il problema è che non so ancora cosa sia successo l’altra notte, Edward.”

“Come?”

Bells, mi riscaldi i biberon?” Erano ancora attaccati, quando Jacob entrò in cucina con due biberon pieni di latte in mano. “Okay. Va bene.” Jake deglutì, cercando di trovare un senso a tutto quello aveva appena visto. “Ti lascio i biberon sul tavolo. Io non ho visto niente.” Silenziosamente come era entrato, uscì, lasciandoli di nuovo soli. E ancora attaccati.

“Fantastico. Ci mancava solo questa.” Sussurrò Bella, sbattendo la testa sul petto di Edward, esasperata.

. E poi io ho parura del buio. No. Non potto andale in camera di tia Bella. No.” Sentirono la voce di Mia, mentre chiacchierava amabilmente con sua nonna.

“E perché non puoi andare in camera di Bella, tesoro?”

Pecché tio Edward domme con lei. L’altra notte dommiva con lei.”

“Ora si che siamo fottuti.” Sussurrò Edward, scuotendo la testa e appoggiandola sopra quella di Bella.

   
 
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