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Autore: Hermion_e    03/09/2014    0 recensioni
"Spesso le cose si uccidono per la paura di viverle."
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Ispirato dal libro Noi, i ragazzi di Berlino. (Christiane F.)
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Axl Rose, Duff McKagan, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: Cross-over, Lime, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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YOU'RE NOT THE ONLY ONE
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Chapter 4


 

-Sei una delusione, Michael! Ma che male ho fatto per meritarmi un figlio come te?! Mi fai solo schifo, lurido ragazzino drogato!
La porta si chiuse a un centimetro dal suo naso, bagnato di lacrime roventi dovute ai continui rimproveri della madre. Duff fece un passo indietro, sentendo il gelo del pavimento impossessarsi dei suoi piedi  nudi, fino alle ginocchia, fino al cuore. Sentì quell'ultima frase che la madre pronunciò freddamente, quelle sei parole che non aveva mai voluto dire...o non ne aveva semplicemente mai avuto il coraggio.
-Vorrei tu non fossi mai nato.
Uscì dalle sue labbra come un sussurro, ma il figlio udì bene e ancora fece fare un secondo giro alla chiave nella serratura della  porta. Sentirsi così ripugnante era ormai un' abitudine per lui, ma queste parole lo avevano fatto rimanere immobile nella stanza, in equilibro con l'aria non per molto. Cadde dove la forza di gravità lo attraeva, sul tappeto nero di camera sua, ad assaporare il sapore salato delle sue lacrime.
Dopo qualche minuto dalla sua bocca uscirono delle parole mormorate che avrebbe voluto dire alla madre, ma sapeva che se avesse detto quel che pensava davvero lei  avrebbe chiamato il signor McKagan, che lo avrebbe punito come le altre volte.
-...non ti auguro tutto il male che hai fatto a me...perchè ne moriresti subito, mamma...
Finalmente trovò la forza di alzarsi da terra, prendere le chiavi, dei soldi e uscire dalla finestra, di nascosto, come sempre.



Christiane si arruffò ancora un po' i lunghi capelli rossi. L'hennè aveva dato l'effetto che sperava, una lunga chioma di capelli rosso intensole incorniciava il visino non più così angelico. Contornò gli occhi grigi di nero e lasciò le labbra al naturale.
Sua madre non c'era, quindi uscì al parco, muovendosi nei jeans stretti e in dei favolosi tacchi argento, certamente non di sua proprietà. Cercava Angela. Voleva degli acidi per sopprimere la frustrazione che sentiva da quando suo padre era partito da casa, accompagnato da una buona dose di cocaina, senza nemmeno salutarla. Sua madre non le prestava attenzioni, sua sorella stava con il ragazzo e ci si era pure trasferita, il gatto era l'unico che sembrava accorgersi della sua esistenza in casa. Fuori, invece, c'era un mondo che voleva esplorare. Questi nuovi amici erano tutto per lei. Sapeva di potersi fidare perchè la maggior parte dei ragazzi aveva problemi come lei e si sentiva accettata. E in quei giorni poteva capire che la vita non era una favola: i cattivi vincono e i buoni restano fottuti. Così la pensava e così era.
Si accese una sigaretta e si diresse verso il luogo più frequentato da Angela e i suoi amici. Ormai erano quasi le dieci, il sole aveva smesso di illuminare il cielo già da ore, ma c'era un altro sole per gli adolescenti di Seattle: il celeberrimo Trinity Nightclub, della 111 Yesler Way.
Prima di entrare fece un bel respiro e si immerse nelle luci attive e luminose nella notte. La prima persona che vide fu Slash, vestito interamente in nero e di un grande cilindro sopra i ricci. La guardò senza riconoscerla.
-Slash! Hei?!
-Oh Christiane! Non ti avevo riconosciuta con i capelli rossi!
-Ci avrei scommesso...senti, hai mica visto Angela?
Guardò un punto dietro la ragazza, senza nemmeno ascoltarla.
-Duff! Amico, che hai?!
Christiane lo guardò, confusa. Poi però comprese le parole del riccio, quando si voltò e si trovò davanti un Duff stravolto, come se avesse appena ucciso qualcuno.
Aprì la bocca per dire qualcosa, ma l'unico suono che ne uscì fu un leggero soffio. La guardava da capo a piedi, notando i capelli rosso fuoco, la felpa grigia, i jeans, i tacchi argentati... La vedeva perfetta, ma non poteva, non poteva essere così egoista da farla cadere dove stava lui. Perciò aumentava le distanze, sebbene così faticose da mantenere.
-Slash...andiamo...
Il biondo mise fine a quella situazione e alla possibilità di parlare con lei.  La lasciò senza parole, e per paura di rovinare ancora di più le cose, ritenne più saggio andarsene. Ma Christiane, non trovando Angela, li seguì nei bagni pubblici sperando di ottenere uno o due trip.
-Hei..ehm..
I due, che finora non si erano accorti della sua presenza, le lanciarono un'occhiataccia.
-Che c'è?
-Ce l'avete un trip da darmi?
Sparò le parole velocemente, ma non chiesero spiegazioni. Duff mantenne la sua postura immobile, senza muovere un muscolo. La guardava solamente, cercando di capire il perchè. Christiane percepì lo sguardo che la bruciava. Che voleva? Ah, ma cosa importava. La vera cosa importante era che Slash stava prendendo due bei trip tutti per lei.
-Fanne buon uso!
-Ma sei matto?! Non glieli dare, Slash!
-Duff, mi dici che cazzo di problemi hai?!
-Non li prendere, vai via da questo posto!
La situazione stava diventando alquanto agitata. Cercò quindi di mettere a fine quella assurda discussione.
-Duff, chi sei tu per dirmi di non prenderli? Guarda che lo so bene che ti fai d'ero, quindi adesso non venirmi qua a fare la ramanzina del "io posso perchè sono grande e tu no"! Ne ho diritto quanto te, stupido eiromane!
Le parole le saltaronò fuori, scagliandosi contro le orecchie del biondo. Senza pensare di ferirlo, Christiane aveva appena colto col mirino l'ultimo barlume di razionalità e autostima in Duff.
-Ah, ma che importa, prenditeli tutti...
Con questo se ne andò nei bagni, e non tornò per un po'.





-Christiane. So che sei qui... Puoi venire.
"Cazzo, mi ha beccata"
Scoperta, si sedette accanto a lui, davanti all'uscita sul retro della discoteca. L'aveva visto accovacciarsi con la schiena appoggiata al muro, scendere in basso verso quel terreno bagnato dalla frequente pioggia e sporcato da resti di cibo, buste di plastica, mozziconi di sigarette...Era rimasta sullo stipite della porta, chiedendosi se andare da lui o lasciarlo alla sua eroina. Si sentiva in colpa per le parole che gli aveva precedentemente vomitato addosso.
  Decise lui per lei.
-Christiane, è meglio bruciare in fretta...o spegnersi lentamente?
Si spense, lasciando cadere la testa sulla spalla dell'amica confusa. Chiuse gli occhi, lasciò il sonno impadronirsi di lui, cedendo al caldo riposo da una vita troppo fredda.
Dopo qualche minuto, quando fu sicura che Duff stesse davvero dormendo, Christiane chiamò Slash e Izzy perchè lo portassero a casa. I due rimasero un po' straniti, di solito quando era fatto dormiva lì senza tanti problemi..
-Vi prego! Se potessi lo farei io, ma come vedete non riesco nemmeno a prendergli una gamba. Dai, solo questa sera...fregatevene delle ragazze che vi potreste fare, è vostro amico.
Slash e Izzy si guardarono. Dopo pochi secondi lo presero e lo portarono a casa, sempre sbuffando al pensiero delle due bionde che pochi minuti fa erano sul divanetto con loro.
  
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