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Autore: Eyenuchiha    03/09/2014    0 recensioni
La semplice verità è che,mi hai spezzato il cuore,più di quanto tu credi che io lo abbia distrutto a te,solo che il mio è veramente rotto o quanto meno è cosi gonfio di tanti dolori che batte cosi forte da fare male.Perché si,alla fine l amore può fare anche questo,quando è tanto forte ti può fare ammalare anche sei hai tenuto duro fino all’ultimo e hai provato a cambiare vita .Ed io mi sono ammalata di te.
Mi sono ammalata con 142 battiti.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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Il primo giorno di scuola è sempre difficile da affrontare,specialmente se di scuole ne devi frequentare due! Avere un diploma,di qualsiasi specializzazione è senz’altro importante,molti ragazzi non capiscono quanto sino a che non si trovano con la terza media tra le mani,un semplice foglio non attesta niente,non serve a nulla e il lavoro non te lo da.
Avere un voto su un ennesima carta diventa improvvisamente importantissimo,o rimani bloccato o torni sui tuoi passi,che poi è quel che ho fatto io.
Per una sequenza di sfortunati eventi, dopo aver frequentato la quarta ed essere passata con la media del sette nel lontano 2010,decisi di non frequentare il quinto anno.
Non so che mi fosse preso a quel tempo,ma aver faticato tanto per ottenere tutti quei sette per tutto un anno mi aveva fatto odiare l idea di entrare in quinta dopo pochi mesi dalle vacanze e rifare tutta la fatica da capo.
Si,sono stata tremendamente stupida,ma l’ho capito anche io diversi anni dopo. Non sono rimasta comunque ferma,dopo il trasferimento dal mio amatissimo Centro Storico fiorentino alla periferia decisi di iscrivermi alla Accademia Internazionale di Comics.
Sono sempre stata un tipo particolare,le bambine giocavano a Barbie ,ci giocavo anche io ne avevo una trentina con accessori annessi;navi,camper,aereo treno,ma le usavo come un plotone da guerra,letteralmente le facevo combattere tra di loro per una qualche nazione sconosciuta.
Le bambine adoravano il rosa,io odiavo il roso,il rosso era il colore che più mi faceva fremere.
Le bambine guardavano “Piccoli problemi di cuore”,io HunetX Huneter,non proprio adatto a delle piccole innocenti bimbe.
E anche da adolescente ammetto di essere stata abbastanza testarda,molto soprattutto sul frequentare le scuole.
Decisi quindi di andare a fare quel che volevo IO a tutti i costi,tralasciandomi alle spalle la vita del Liceo i vecchi compagni che nemmeno sopportavo e di affrontare e approdare nel mondo del fumetto.
Perché questo è quello che faccio da sempre,da quando il mio carissimo nonno mi ha regalato le prime matite,io disegno!
Fa parte di me più di mangiare e bere,disegno per fantasia,per obbligo per richieste,qualsiasi cosa abbia una sfumatura che colgo solo io decido di disegnarla e di farla cogliere anche agli altri.
Forse è questo il vero punto che mi ha fatto mollare la scuola superiore,il disegno.
Dopo quattro anni di bottiglie,disegni solo a matita la mia voglia di disegnare stava svanendo,non avrei permesso nemmeno all’istruzione di privarmi dell’unica cosa che so fare.
Cosi a distanza di tre anni,mi ritrovo a dovermi svegliare alle sette prendere due cartelle diverse e a tornare nel tanto odiato Liceo,per ottenere quel foglio che mi darebbe la qualifica di diventare ciò che voglio io. Il vantaggio di fare due scuole e di essere ad entrambe all’ultimo anno è cogliere due piccioni con una fava,avere a fine luglio diploma e laurea  sarebbe stato sicuramente un colpaccio per il mio futuro.
Cosi tra un pensiero e l’ altro,tra un “chissà chi avrò in classe,cosa mi aspetterà dai nuovi compagni,mi ambientero’?” dopo aver indossato jeans una maglietta ed essermi sistemata i capelli rossi,uscii alla volta della Scuola che gia conoscevo benissimo.
Non fu traumatico affatto,il cancello era lo stesso,stesso ferro vecchio rotto stessa scritta in spray accanto alla targa col nome del liceo “Leon Battista Alberti” ALKATRAZ.
Stesso piazzale enorme senza un filo d’ erba,non contando quei quattro alberi sparsi qua e la,il palazzo si sviluppa ad “u” attorno al giardino .
Dopo essere entrata la prima faccia sorridente che mi vedo avvicinare è Angela,l’ amata bidella bravissima e carinissima che è degna del nome che porta,mi suggerisce dove è la classe e mi dirigo li.
Quando entro tutti gli sguardi sono su di me,ovviamente me l’ aspettavo ma non mi aspettavo di trovare Simone,un ragazzino che era in prima quando io ero in terza.
Ovviamente più grande,più carino e molto ma molto più alto di come lo ricordavo.
Spiegare a tutti gli insegnanti per le restanti sette ora il perché avessi deciso a ventidue anni di riscrivermi alle superiore fu una rottura,con tutte le domande annesse di perché?ma come?cosa era successo?Fortunatamente al suono della campana la mia tortura delle spiegazioni sul mio gesto immaturo furono drasticamente concluse.
In quell’ istante uscire da quel posto era la cosa più vitale che volessi fare.
Fu un attimo mentre io mi avviavo al cancello da sola,dopo aver dato un accenno a Simone con la mano,passò lui.
Stava salendo su una macchina rossa,disattento da tutto ciò che lo circondava.
Anonimo e silenzioso,fu un attimo ma colsi ogni dettaglio di lui,i capelli biondi che splendevano al sole delle due,la maglietta anonima i jeans verdi,all star rosse e la cartella nera.
Non aveva un aria particolarmente intelligente ne interessante eppure i suoi movimenti furono ipnotici.
Quando la macchina parti,ripresi a camminare domandandomi chi fosse?Come fosse il suo viso da vicino,di che colore fossero i suoi occhi e all’idea di poterne sapere di più il giorno dopo il rientro a casa fu un susseguirsi di sogni e supposizioni su di lui. Avrei chiesto chi era,non sapevo a chi ma lo avrei chiesto.
 
In realtà il giorno seguente non chiesi proprio a nessuno come si chiamava chi fosse,non conoscevo abbastanza i miei compagni per essere cosi sfacciata.Per le quattro settimane seguenti cercai più di alimentarmi e di farmi qualche amica che di avere qualsiasi informazione su di lui,mi sembrava più logico concentrarmi sul avere qualche punto di riferimento in classe.Fu cosi che un giorno decisi di cambiare banco e di sedermi davanti a quelle che mi erano parse da subito le tre ragazze più brave e tranquille della classe.La prima a parlarmi fu Marta,capelli lunghi mossi sguardo vispo e intelligente,estremamente simpatica e alla mano,occhi castani grandi come quelli di un cerbiatto.Accanto a lei Gemma,un vero genio,una di quelle ragazze alle quali puoi fare qualsiasi domanda lei ha la risposta. Attenta,egocentrica ma tremendamente dolce,con corti capelli neri sbarazzini e l’ aria di una che non vede l’ora di uscire da scuola nonostante sia bravissima e di correre in chissà quale posto alternativo tra libri e musiche etniche.E per terza Serena,taciturna e chiusa,i capelli medi castano chiari due occhi verdi nascosti dietro le lenti degli occhiali,un po’ cupa e timida non disse niente ma diventammo amiche.Tutte e tre,una diversa dall’ altra a mano a mano che i giorni passavano ci avvicinavamo,per i compiti per le chiacchiere.
All’uscita,da quasi un mese che stavo li mi passò davanti,vicinissimo,era più alto di me di almeno dici centimetri,i capelli biondi in realtà erano un castano chiarissimo,il volto non era anonimo,aveva un accenno di barba bionda,e due occhi immensi,cupi ed immensi.
Non capii se fossero blu,azzurri o grigi,o forse un misto di tutti e tre,ma quando Marta mi prese per il braccio intimandomi di camminare rimasi a fissarlo mentre ci allontanavamo.Non mi aveva minimamente guardata ne si era accorto della mia esistenza,di trentasette alunni che conosceva da una vita lui non aveva visto la nuova 38!Come era possibile?Come non si era accorto della testa rosso acceso che si era unita al resto dei suoi amici?
Fu tra la rabbia e la frustrazione che finalmente chiedi a Marta il suo nome.
“Quello biondo?ah…si ho capito,è da qualche giorno che lo guardi è!?”Non mi rimaneva che sorridere mentre la macchina di lui si allontanava.
“Lui è Marco…E’ non è sicuramente roba per te.Non ha una bella fama qui a scuola,non girargli intorno è stato con diverse ragazze ha la fama dello sciupa femmine.Ti meriti sicuramente di meglio!”
Ma non ascoltai praticamente nulla di quel che la mia cara amica mi diceva,nella mia testa risuonava solo il suo nome. Marco. Come il mio migliore amico,come se me l’ avesse mandato Dio dopo esserselo preso ,mi stava dando forse un segno?
Un nome che non avrei mai dimenticato.
 
 
 
Allora non sapevo quanto quel giorno avrebbe cambiato la mia vita di li a sette mesi.Non sapevo quanto quella macchina rossa sarebbe diventata importante quanto avrei amato quei pantaloni verdi che ancora ricordo dettagliatamente bene,quanto avrei amato quei capelli biondi.
Quanto avrei amato lui.E che a lui andava gia solo da quel giorno dal nome che portava 1 battito del mio cuore.
 

 
  
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