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Autore: Eyenuchiha    03/09/2014    1 recensioni
La semplice verità è che,mi hai spezzato il cuore,più di quanto tu credi che io lo abbia distrutto a te,solo che il mio è veramente rotto o quanto meno è cosi gonfio di tanti dolori che batte cosi forte da fare male.Perché si,alla fine l amore può fare anche questo,quando è tanto forte ti può fare ammalare anche sei hai tenuto duro fino all’ultimo e hai provato a cambiare vita .Ed io mi sono ammalata di te.
Mi sono ammalata con 142 battiti.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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“Questo racconto è dedicato alla mia famiglia,e alle mie “Bananine”.
Per ringraziarvi di quello che avete fatto per me nel momento del bisogno.
Spero con ciò di rendervi il favore e farvi capire quanto mi avete aiutata ”
 
 
 
 
Prologo
 
 
Firenze di notte è una delle città più meravigliose al mondo. Sicuramente ce ne sono tante altre,ma per me rimane un incantevole favola reale.L’antico e il nuovo si incontrano ad ogni angolo,nuovi bar e vecchie trattorie,ma la direzione che abbiamo scelto noi come tutti i sabati sera è sempre quella,Piazza Santa Croce. Incredibile come soffermandomi a pensarci un attimo tutti i miei ventitre anni siano racchiusi in quella Piazza cosi maestosa.
I primi ricordi sono legati ad essa,ci abitavo da piccola una volta sradicata da li e andati in periferia mi ritrovai a frequentare il Liceo Artistico nella medesima piazza.
Nonostante il trasferimento per un motivo o l’ altro la mia vita sembrava dover essere diretta li.
Questa volta abbiamo scelto il Venerdi sera per la nostra uscita tra amiche anche se siamo solo in due dato che Gemma è ancora al mare.
Camminiamo dalla Stazione dirette alla piazza raccontandoci del più e del meno,di tutto quello che abbiamo fatto nell’ultimo mese che non ci siamo viste.Marta mi narra delle sue pene d’ amore,delle feste delle serate in discoteca di quanto abbia bevuto e di quanto in Sicilia abbia mangiato,guardandomi poi per indicarsi le guance più paffute e sorridermi. Mi sembra cosi spensierata, la invido molto ma non ho il coraggio di dirlo. Non ho ancora il coraggio nemmeno a me stessa di ammettere che ho il cuore malato.
Un male che si è evoluto,che in realtà non conosco nemmeno io appieno.Un male che soffoca,e mentre cammino mentre lei parla lo percepisco,non ho la forza nemmeno di chiederle di non parlare delle sue avventure d’ amore,accendono in me ricordi e fiamme che mi fanno mancare l’ aria,e sarebbe egoistico da parte mia come amica fermarla.
Camminiamo per via De Neri,in realtà non le sto dicendo che non ce la faccio nemmeno ad ascoltarla quel male mi sta salendo fino alla gola,la stessa sensazione di quando devi piangere ma rimane tutto fermo tra le ghiandole e la voce.Ormai per me l’obbiettivo fisso in testa è arrivare al Pub per sedermi e riprendermi.Non stavo bene nemmeno prima di uscire,ma sono una persona estremamente testarda mi ero costretta ad uscire per vedere se stando all’ aria aperta i miei pensieri e il mio umore sarebbero cambiati,distrarmi mi avrebbe fatto bene.
Ormai quasi vicine al Pub, il nostro amato Tato,che in realtà è anche un ritornare non riesco nemmeno a vederci bene,alzando gli occhi distinguo il bianco del marmo di Carrara della Chiesa,cosi bella,mia amata chiesa. Il gioco di luci e ombre mi danna l’ equilibrio,sono costretta con una scusa a prendere a braccetto Marta che ancora mi parla dell’ estate delle serate al Verde Riviera,del fatto che vuole lavorare con la ceramica.
Una volta davanti alla piazza,i rumori persino quelli della sua voce vicina spariscono,non sento non perché abbia perso improvvisamente l’udito,non ho udito in quel momento se non per i miei pensieri,per i ricordi…Quella stessa piazza cinque mesi prima al solo vederla mi rimetteva al mondo,mi faceva sorridere,non so nemmeno con che forza stia camminando per inerzia vado avanti e man mano che ci avviciniamo a quell’ angolo dove vi è il pub la mia fobia aumenta.
In pochi istanti la mia mente è affollata dalla sua voce,dalla sua risata,da lui che mi chiama che mi tiene vicina a se come fa Marta adesso,e il cuore perde un colpo sprofonda in una antro che non so nemmeno se dentro di me esiste.E mentre come con un mantra mi ripeto di non pensarci,che sono li per stare con una delle mie amiche più care mi guardo attorno controllando ogni testa bionda che mi passa accanto. La paura di sentire la sua voce girata la statua di Dante assale ogni angolo del mio copro,tanto che ormai Marta si accorge che qualche cosa non va.
“Ehi!?Ma stai bene,sei bianca come il marmo della chiesa!”
Distoglie per un attimo i miei pensieri da lui,la guardo spaventata.
“Non ce la faccio,credevo di farcela dopo tutto questo tempo ma non riesco…”
Capisce subito che è meglio che mi sieda,facciamo in tempo ad accomodarci ai tavolini.
Mentre va a chiedere acqua e zucchero rimango sola qualche minuto,nemmeno tanti,ma bastano per farmi agitare.Guardo quell’ angolo,quello dal quale spuntavamo insieme,quello dal quale per il giorno del mio ventitreesimo compleanno è spuntato “per puro caso” rovinandomi la festa.
Le parole di quella notte si ripetono dentro di me,con la percezione delle sue mani sulla mia pelle mentre me le diceva. “Non sei nessuno” “Con i miei amici non devi parlare di noi di quel che è successo dopo che ci siamo lasciati!” “Perché tu non devi dire a loro che ancora sotto certi punti di vista andiamo ancora a letto,e soprattutto non devi chiedergli se ho altre hai capito?Io se voglio mi faccio due fiche a sera e tu devi stare zitta perché non sei nulla!”
Il dolore che ancora quelle parole causano ogni giorno alla mia mente è direttamente proporzionale al fatto che mi manchi l’ aria,che mi tremino le gambe e che il mio cuore cada e risalga da quel baratro troppo veloce in pochi attimi.
Si chiama attacco di panico,ed è legato ad un trauma.
Ti prende dalla testa ai piedi,non respiri,ci provi ma i polmoni si gonfiano ma a te non sembra abbastanza,ti senti strozzare l’ aria ti sembra non arrivare alla trachea alla bocca per uscire,diventa un fischio e al tempo stesso ti spaventi cosi tanto che piangi senza rendertene conto.
La soluzione?Non esiste in medicina,è tutta una questione di testa e nonostante in molti lo sappiano,compreso me è difficile da controllare,ci vuole molta forza,forza che non ho.
Nonostante l’ aiuto di Marta,che mi porge l’ acqua l’unica cosa fissa che odo è la sua voce “Non sei nessuno!”dopo che per mesi sono stata il suo tutto.
L’unico posto dove riesco a riprendermi è lontano da quella Piazza,alla quale non riesco più ad avvicinarmi senza stare male.
La semplice verità è che,mi hai spezzato il cuore,più di quanto tu credi che io lo abbia distrutto a te,solo che il mio è veramente rotto o quanto meno è cosi gonfio di tanti dolori che batte cosi forte da fare male.Perché si,alla fine l amore può fare anche questo,quando è tanto forte ti può fare ammalare anche sei hai tenuto duro fino all’ultimo e hai provato a cambiare vita .Ed io mi sono ammalata di te.
Mi sono ammalata con 142 battiti.
  
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