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Autore: Reagan_    04/09/2014    5 recensioni
[Inghilterra Ottocento]
Per una leggerezza Lord Grant Everstone si ritrova sposato con una donna di basso rango, scialba e per nulla adatta al suo nome e al suo stile di vita.
Cathriona Mafton ha appena perso il padre e vede quel matrimonio celebrato per salvare la reputazione di un'intera casata come un incubo a cui deve sottomettersi.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: L'Ottocento
Capitoli:
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Capitolo 6

L'arte del Picnic




Il legame del matrimonio è così pesante che si deve essere in due per portarlo, spesso in tre.
Alexandre Dumas Senior





Cathriona raccolse le trecce in una severa crocchia, pose dietro le orecchie alcuni riccioli corti e sistemò la cuffia chiara con i nastri azzurri con tocchi delicati.
Da qualche giorno aveva notato come le cuffie all'ultima moda nascondessero il suo anonimo viso e i diversi strati di blu che le erano spuntati sotto gli occhi, dormire era diventato difficile negli ultimi giorni e i diversi impegni giornalieri la occupavano fino allo sfinimento. Si alzò e scese le scale velocemente; ad attenderla vi era Patrick Smiths, il nuovo maggiordomo.
-Milady, Lord Everstone chiede che lo raggiungiate a tavola.- disse pacato mentre le apriva la porta di casa.
Cathriona gli sorrise e gli diede un colpetto sul braccio.
-Signor Smiths avvertite Lord Everstone che sono uscita e non so quando tornerò. Emmeline preparerà la cena per le sette come sempre, se vorrà cenare in casa.- disse, recitando la frase che da ben due settimane il maggiordomo doveva riferire al suo padrone.
Cathriona uscì e respirò con forza l'aria calda dell'estate.
Londra si era quasi spopolata e soltanto le mogli di qualche parlamentare importante erano rimaste in città, dato che le riunioni del corpo legislativo non erano ancora finite.
Dato l'estrema vicinanza con Hambler Park, la residenza mondana dei Duchi di Bedwyn, si concesse una lenta passeggiata fra i quartieri altolocati della città.
Salutò con un cenno più di una persona ma si fermò solamente quando notò una mano sbracciarsi dall'altro lato della strada.
Salutò con un cenno e facendo attenzione alle carrozze attraverso per andare a porgere i suoi saluti alla signorina Lady Hunter e al fratello.
-Lady Everstone!- gridò Lady Hunter avvicinandosi a grandi passi. -Stavo giusto per bussare alla vostra porta e darvi la notizia!- disse sorridendole da orecchio a orecchio.
Cathriona fece una profonda riverenza agli Hunter e si accostò per sentire la lieta novella.
-Io e il Conte di Falloden ci siamo fidanzati ufficialmente!- Lady Hunter non riuscì a controllarsi e l'abbracciò, Cathriona rispose alquanto incerta ma si lasciò contagiare dall'entusiasmo della sua coetanea.
-Vi auguro tutto il bene del mondo.- le disse stringendole le mani. -Il Conte di Falloden è un uomo gentile e premuroso. Sarete felici insieme.- le fece piacere vedere una sua coetanea essere così felice da irradiare la città con il suo sorriso sincero.
Il Conte di Falloden, figlio di primo letto di Lady Diane, era stato molto gentile con lei durante il ballo di qualche settimana prima, le aveva parlato spontaneamente di suo padre e dell'azienda che un tempo aveva costruito bellissime dimore per gentiluomini dalle parti di Regent Street, quasi tutte vendute e abitate dalla élite della società britannica, dove vi aveva vissuto per qualche tempo. Le era sembrato un uomo ben educato e con la rara virtù di avere un gentile animo, il suo aspetto non particolarmente alla moda e la sua parlantina pacata sembravano scoraggiare le belle fanciulle dell'aristocrazia da quanto diceva sua madre, Lady Diane. Ma a quanto pare i suoi timori di madre e nobildonna erano finiti, la simpatica Lady Amelia Hunter avrebbe presto preso posto nella società come Contessa di Falloden.
Si scambiarono alcuni convenevoli e presa da una estranea euforia, le promise in regalo di nozze un ritratto degli sposi con gli abiti da cerimonia.
Lady Hunter aveva spalancato gli occhi sorpresa e si era profusa in migliaia di ringraziamenti fino ad imbarazzare il silenzioso fratello.
I tre camminarono parlando di cose futili legati alla festa di nozze da organizzare e dalle diverse lettere da scrivere prima di sera per avvertire i parenti lontani del matrimonio.
L'accompagnarono fino alla piazza circolare dove sorgeva in parte l'immensa dimora dei Duchi di Bedwyn.
Di recente, la Duchessa sembrava talmente infatuata della sua abilità nel disegno che le aveva chiesto di insegnarle qualche trucco del mestiere.
Così si era trovata nella bizzarra condizione di tenere lezione a una donna di rango elevato che in tanti avevano descritto come impassibile e intransigente e che invece aveva trovato semplicemente discreta.
Il maggiordomo le fece un bel sorriso e le chiese di prenderle l'ombrellino e il cesto in cui aveva i colori e qualche schizzo preparatorio.
L'uomo le annunciò che Sua Grazia l'aspettava nel suo studio al primo piano e che era già pronta con il camice. Il maggiordomo la fece entrare nella bellissima sala e Cathriona fece riverenza alla donna minuta che le fece cenno di avvicinarsi mentre si dedicava al una raffigurazione di un ponte in chino su carta normale.
-Come vi sembra, Lady Everstone?- domandò la Duchessa porgendole il foglio.
Cathriona spostò il foglio vicino alla finestra per esaminare alla luce del sole il disegno. Strinse gli occhi meditabonda e seguì con il dito le diverse linee ancora umide del ponte.
-Vostra Grazia, le proporzioni sono perfette ma qui avette fatto un errore di prospettiva, non è perfettamente lineare.- le disse allungando il foglio e facendole notare i diversi errori.
-Avete ragione, non ho rispettato la profondità. Sarà meglio non fare errori sulla tela.- le disse leggermente imbarazzata.
-Sono sicura che non vi saranno errori; inoltre il bello dell'arte è quello di poter ricominciare daccapo.- disse Cathriona spogliandosi della cuffia, dei guanti e del soprabito leggero.
Per il resto della mattinata, le due donne si concentrarono sull'arte e sulle sue sfumature, parlando poco e sorridendo molto.
-Credo di non poterne più, Lady Everstone. Che ne pensa di uno spuntino nel salotto blu?- domandò la Duchessa togliendosi il camice da pittore.
Cathriona rimase alquanto interdetta ma rispose con cenno d'assenso. Nelle due settimane in cui si erano incontrate per le lezioni, non si erano mai rivolte più di tanto la parole. Discorrevano soprattutto d'arte e di letteratura, di tempo e di malanni stagionali di cui il Duca sembrava affetto in continuazione, non avevano mai pranzato assieme.
Cathriona si sistemò i capelli con una forcina che teneva in tasca per ogni evenienza e lisciò le pieghe mentre seguiva la Duchessa che la precedeva. Si concesse un piccolo sorriso di vittoria.
A parte Fanny Brooke e Margareth Rothshild, che preferiva pensare a loro come sorelle, non aveva amiche e ancor meno conoscenti con la quale chiacchierare. La sua nuova posizione le impediva di fare amicizia con quelli del suo rango con cui si sentiva a suo agio e la costringeva a ridursi a cercare qualcuno di affine nella nobiltà inglese. La Duchessa di Bedwyn e la famiglia Hunter erano gli unici che l'avevano invitata per il tè dopo il ballo. Si era affezionata molto all'allegra famiglia Hunter che le ricordava con una stretta al cuore l'affetto che un tempo aveva trovato nella casa paterna.
-Ho saputo dal Duca che il giovane Conte di Falloden ha finalmente trovato una sposa.- disse la Duchessa mangiando dei tramezzini che una cameriera aveva provveduto a portare all'istante.
Cathriona annuì. -Se posso permettermi di farvi una confidenza, conosco la donna promessa al Conte.- la Duchessa la pregò di continuare. -Si tratta di Lady Amelia Hunter. Figlia di Lady Georgiana Hunter edi Sir Horace Hunter.-
La Duchessa alzò il sopracciglio sorpresa. -Beh, questa quasi non me l'aspettavo! Sono stupita e piacevolmente colpita dalla scelta del giovane Conte, un ragazzo di buone maniere ma osteggiato da una famiglia alquanto arrogante. Pensavo stesse corteggiando la frivola Lady Spencer.-
-Non conosco tale Lady Spencer ma so per certo che Lady Hunter sarà una buona moglie e una brava madre. Il Conte non poteva scegliere donna migliore.- rispose Cathriona sorprendendosi per l'ardore delle sue parole.
-Una favola a lieto fine, direbbero alcuni.- la Duchessa osservò con occhi attenti la giovane donna che le sedeva di fronte. -Mi chiedo se anche voi vi sentiate come Cenerentola alla fine della storia, felice e contenta.-
Lady Everstone preferì rimanere in silenzio, fissando le sue mani in grembo tremare.
-No, non sono affatto felice e contenta, Vostra Grazia.- si ritrovò con orrore ad ammettere.
La Duchessa appoggiò il suo bicchiere sul tavolino, le tese una mano stringendo quelle dita fredde. -Dato il vostro sposo, lo immaginavo mia cara.-





Le sedute del Parlamento erano ufficialmente finite, i lavori della camera sarebbero ricominciati verso settembre e questo lasciava Lord Grant Everstone fin troppo tempo libero.
Dopo il terribile giorno in cui aveva alzato le mani su sua moglie, viveva in uno stato di continua ansia. Il suo splendido piano di scuse che doveva attuare il giorno dopo fin dalla prima colazione fu demolito prima dalla sbronza epocale che lo indispose, poi dalla fuga di sua moglie all'alba verso chissà abitazione ed infine dall'aperta ostilità dei suoi domestici. Non aveva mai fatto caso alla servitù prima di quel momento, inoltre erano stati assunti tutti da sua moglie, con eccezione del suo fide valletto Thomson che lo seguiva da quasi un decennio, ma quella cozzaglia di gente sembrava essersi schierata contro di lui.
Erano tutti formali e ben educati ma estremamente sospettosi.
Il suo dubbio venne fugato quando una sera rientrando prima del solito sperando di trovare in soggiorno Lady Everstone, sentì stralci di conversazione fra le due cameriere che pulivano dalla polvere il corrimano delle scale.
-Avete visto che segno rosso aveva in viso quel giorno la nostra milady?- domandò una voce con forte accento gallese.
-Iddio non farmi ricordare! Sono profondamente dispiaciuta per la signora, è così buona con tutti noi mentre sua signoria non le dedica nessuna gentilezza. E dire che sono sposati da poco meno di quattro mesi!- rispose una voce con cadenza popolare. -Sono contenta nel sapere che milady si distrae dalla Duchessa. Non avrei mai immaginato che anche i nobili battessero le loro donne.-
Quell'ultima frase lo aveva colpito e gli aveva irrigidito ogni muscolo.
No, gli uomini nobili non avrebbero dovuto nemmeno sfiorare le proprie donne.
Il club Brooks's era pieno fino a scoppiare, tutta la nobiltà e i diplomatici inglesi si erano riversati nei suoi salotti eleganti per bere e conversare sulle ultime novità prima della fuga verso le campagne.
Grant ascoltò distratto i racconti spavaldi di Lord Nicholas Boffle parlare delle diverse feste a cui aveva partecipato da Madame Robertson, la proprietaria del bordello più costoso di Londra, in occasione del prossimo matrimonio con una lontana cugina. Si ritrovò a pensare se Cathriona avesse mai avuto un'infatuazione prima che lo loro strade s'incrociassero. Forse anche lei avrebbe voluto avere un'intensa relazione amorosa, non disdegnando i doveri coniugali. Da un paio di sere aveva notato come Lady Everstone spingesse un pesante mobile contro la porta tutte le sere prima di dormire, impedendogli così di entrare e parlare e cose di questo genere. Quel silenzioso atto di guerra lo aveva mandato su tutte le furie, aveva un disperato bisogno di calore umano, era nella sua natura di uomo vizioso. Ma quello che più desiderava era avere dei figli, stava invecchiando e ultimamente il pensiero di morire senza aver conosciuto le gioie di una famiglia lo faceva rabbrividire. Prima che suo padre si dedicasse all'alcool e alle sue amanti vacue, era stato un buon genitore e ancora prima un marito buono. Si era ritrovato più di una volta, in quelle sere solitarie nella sua grande stanza, a rileggere le diverse lettere che sua madre aveva conservato durante il lungo fidanzamento con suo padre. C'era affetto, amore, devozione e rispetto. Tutte cose che adesso anelava ad avere ma che probabilmente aveva distrutto due settimane prima.
-Lord Everstone!- lo chiamò qualcuno. Si girò e vide il Duca di Bedwyn con il solito naso rosso e gli occhi lucidi.
-Ah, buongiorno Bedwyn!- gli rispose andando a stringergli la mano.
-Volevo ringraziarvi per aver permesso a vostra moglie, che tra l'altro è proprio una signora a modo, di passare del tempo a Hambler Park e per il bellissimo quadro che ci ha regalato. L'ho appena fatto incorniciare e presto lo metterò nello studio di mia moglie.-
Studio? Quadro? Regali? Ai Duchi? La sua espressione confusa doveva aver sorpreso il Duca che gli diede una pacca sulle spalle.
-Nel senso che vostra moglie ha rallegrato la mia passando quasi tutte le mattine ad insegnarle a dipingere. E' stata così gentile da offrirsi volontaria e ha persino rifiutato di farsi accompagnare con la nostra carrozza ogni volta. Dice che preferisce passeggiare dato che abitiamo così vicini.- disse entusiasta il Duca. -Comunque tutta questa manfrina per dirvi che siete invitato domani a un picnic con alcuni amici, i soliti quattro gatti. Ci sarà il Conte di Falloden e la famiglia della fidanzata. Verrete? Con vostra moglie ovviamente!-
-Ovviamente!- rispose meno incerto di prima. Ecco dove si recava ogni giorno sua moglie, a fare la istitutrice in una delle famiglie più influenti d'Inghilterra!
Un senso d'indignazione lo fece irritare ma sorrise mesto al Duca assicurando che si sarebbero trovati tutti al cancello di casa sua per le undici.
-Bene, bene.- rispose lui soffiandosi il naso. - Sono contento di averla conosciuta l'altro giorno, i pettegolezzi non le rendono giustizia.- disse lasciando solo Grant con un bicchiere in mano e molti pensieri in testa.
Decise che per scrollarseli addosso avrebbe dovuto farsi visitare dalle mani esperte di Madame Chartier.





Licenziò la cameriera appena il sole tramontò, ricordandole che domani in vista del picnic, la servitù poteva ritenersi in vacanza pagata naturalmente. La sua gentilezza venne salutata con una serie di esibizioni di esagerata stima, tra cui la bizzarra richiesta del signore Smiths di sistemargli le ante di un armadio che cigolava. Cathriona si sentì in dovere di obbligarli all'ozio e al riposo per un'intera giornata.
Decise di scendere in cucina dove prese nota dei vari ingredienti e in preda da una gioia infantile pensò di fare la sua buonissima torta alla frutta secca di cui aveva notato i Duchi andavano ghiotti data la sua costante presenza fra le focaccine varie.
In quei giorni, passati ad evitare minuziosamente suo marito, si era sentita felice. Appagata dalle piccole cose che le mancavano della vita precedente come le mattine passate a disegnare, l'aria fresca dell'alba, le passeggiate e il silenzio sereno della sua stanza da letto dove riposava con le porte sprangate.
Così la mattina successiva scese all'alba e con un grembiule usurato e una certa frenesia si mise a cucinare due torte. Le stava sistemando in un cestino quando vide suo marito, vestito di tutto punto, fissarla dall'entrata.
-Dove sono la cuoca e le cameriere?- domandò secco Lord Grant Everstone.
Cathriona si asciugò le mani in un panno e riprese il suo lavoro. -Le ho congedate. Il signore Smiths riprenderà i suoi doveri il pomeriggio. Oggi ho preferito fare da me.-
Grant si mise a strusciare la punta dello stivale contro il pavimento grezzo della cucina. Ecco come mai le focaccine erano così buone quel mattino. Quando era sceso e aveva trovato la tavola imbandita eppure nessuno nei paraggi aveva pensato a un disguido sugli orari e ne aveva approfittato lungamente. I sapori decisi e libidinosi che il cibo aveva quel giorno, lo avevano riportato alle prime settimane di matrimonio quando non si curava che fosse la moglie a spaccarsi le mani in cucina dato che non aveva assunto nessuna cuoca. Per un attimo ripensò con una fitta di rimpianto a quei giorni, poi incuriosito dall'inconsueto silenzio era andato nelle cucine a verificare che tutti fossero ancora vivi e vegeti.
Ed eccola lì, Cathriona, con i capelli spettinati, le mani sporche di farina, uno sbuffo sul mento e sulla guancia, il grembiule macchiato e due torte fumanti che aveva coperto nei cestini.
-E' per il picnic dei Bedwyn?- le chiese, lei lo guardò sorpresa. -Bene, vi aspetto fra mezz'ora, vi basta?-
Cathriona scosse la testa. -Non serve che mi accompagniate, sua signoria. Andrò a piedi e poco distante.- disse abbassando il mento.
-Ma io vengo in qualità di ospite del Duca.- rispose Grant avvicinandosi notando la vera della moglie posata sul piano della cucina. -Perché ve la siete tolta?- domandò improvvisamente arrabbiato.
Cathriona la riacciuffò prima del marito e la infilò al dita. -E' un po' larga e temevo di perderla. Dato che oggi non c'era nessuno, ho ritenuto possibile toglierla, non farò più … -
Grant fermò quel fiume di parole cortesi, le prese la mano sinistra notando l'arrendevolezza con cui l'anello scivolava sul suo anulare.
-Vi attendo nel soggiorno delle visite.- disse solamente andandosene.
Cathriona rimase immobile e pulì la mano sinistra con uno straccio mentre assente vagava per le cucine.
Lo aspettò, venti minuti dopo, vestita con un abito accollato malva e un cappello in tinta, al braccio il cestino e un scialle damascato all'ingresso della casa, ignorò la sua strana smorfia quando le ripeté che l'attendeva in soggiorno, s'incamminarono verso Hambler Park in quiete.





-Quella torta era divina! Mi domandavo come mai non vi si vede più al club la mattina a fare colazione, vostra moglie ha le mani magiche.- disse Sir Reginald Montgomery addentando una fetta di dolce alle mele.
Lord Grant Everstone ruotò leggermente la testa per osservare sua moglie sorridere in modo meravigliosamente allegro mentre teneva con fare materno in braccio il figlio dei Bedwyn e conversava con la Duchessa. Per un attimo s'immaginò Cathriona con il figlio che avevano perduto, una stretta al cuore gli fece distogliere lo sguardo.
-E' molto brava.- disse solamente.
-Beh, credo che le donne del nostro ceto siano delle buone a nulla in confronto a vostra moglie. Ho sentito che disegna splendidamente.- continuò Sir Reginald Montgomery spazzolando i resti del suo piattino.
-Posso confermare il talento della giovane.- s'intromise il Conte di Falloden. -E posso aggiungere che è anche una brava musicista, mia madre ha avuto il piacere di ascoltarla prima del ballo.- disse versandosi da bere.
Grant li guardò dubbiosi. Erano tutti a conoscenza di qualche sfumatura delle arti e dei talenti della sua moglie che a lui non erano stati permessi di vedere.
Non l'aveva mai vista disegnare, non l'aveva mai sentita suonare e mai l'aveva lodata per la sua cucina e le sue abilità di padrona di casa.
-Anche Lady Hunter sembra una brava musicista.- disse con tono svogliato Grant.
Il Conte di Falloden arrossì violentemente. -Lady Amelia ha molti altri talenti ma non la musica. E' un'ottima ricamatrice, però. Mi ha avvertito che inizierà a ricamare le camicie e i fazzoletti con lo stemma di famiglia.- disse, con un certo orgoglio sfilò dalla tasca un ricco fazzoletto in tessuto chiaro, riccamente ornato.
Discussero per qualche minuto di cricket e poi, annoiati, decisero di portare a passeggiare le loro mogli e fidanzate.
Grant aiutò Cathriona ad alzarsi e quasi gli mancò il respiro quando la vide sorridere apertamente. Aveva un riso gentile, una fila di denti piccoli con gli incisivi leggermente sporgenti, gli occhi marroni sembravano più chiari. Automaticamente le rispose con un sorriso gentile che venne sostituito dallo sconforto quando notò che non si stava rivolgendo a lui, bensì a Sir Reginald Montgomery che le aveva rivolto una battuta sulla torta. La gioia dal viso di Cathriona si smorzò non appena accettò il braccio e s'incamminarono per il bosco.
-E' una bella giornata.- disse, cercando di fare conversazione.
Cathriona annuì distratta mentre osservava e salutava il piccolo Bedwyn che le era corso accanto.
-Sai stata bene con le signore?- le domandò.
-Molto bene, mio signore. Sono tutte donne molto simpatiche e mi hanno trattato con gentilezza nonostante i pettegolezzi.- disse con una nota di amarezza.
-Immagino di dovermi congratulare per il tuo successo di artista.- cominciò Grant inchinandosi leggermente. -Ho saputo del quadro al Duca e della scenetta a mia zia. Tutti ben apprezzati.-
Cathriona s'irrigidì e quasi si fermò nel bel mezzo del sentiero. -E' una critica, mio signore?- domandò alzando il mento, virtualmente pronta a una sfida. -Se volete posso smettere.-
-No, fai pure come credi.- ripose Grant scalciando con il bastone da passeggio un grosso sassolino dal sentiero.
Raggiunsero una piccola altura e si sedettero su una vecchia e malconcia panchina.
-Mio signore, credo che dovremmo tornare indietro.- disse Cathriona dopo un po' mentre fissava le nuvole scure avanzare dall'orizzonte.
Grant si sedette meglio per osservarla. -Perché non mi chiamate per nome e smettete di usare il voi. Siamo sposati da ben quattro mesi ormai.- le prese una mano e gliela strinse nonostante l'evidente ritrosia della moglie, sospirò e cominciò il discorso che aveva composto in quelle settimane.
-Vorrei avere dei figli, finché sono ancora giovane, Cathriona. Mio padre mi ha avuto a quasi quarantadue anni e spesso rimpiange le mille cose che potevamo fare durante l'età adulta.- omise che le grandi aspirazioni di suo padre erano per lo più legate all'alcool e alle donnacce. -Ho meritato tutte le punizioni che mi hai inferto in questi giorni. Sono io che ti ho messo, mesi fa, in questa situazione. Chiedo solamente un po' di compassione, proviamo a … far funzionare le cose.- mormorò avvicinandosi a una distanza pericolosa. -Almeno prima del nostro ritorno a Chester House.-
-Mi sento in dovere di dirvi che non mi sento a mio agio con l'idea di sottomettervi a voi di nuovo. Preferirei aspettare qualche mese, giusto il tempo per permettere al mio corpo di ospitare una nuova vita, se Dio vorrà.-
-E' un modo raffinato di dirmi che dovrò attendere anni?- domandò brusco Grant.
-E' un modo raffinato di dirvi di aspettare qualche mese.- rispose piccata Cathriona sottraendo la mano dalla sua stretta. -Quanto al resto, per favore abbiate l'onestà di tacere, mio signore. Come spesso mi viene ricordato, sono una borghese e per i borghesi valgono i fatti.- disse secca alzandosi e avvolgendosi nel pesante scialle.
Grant la seguì mogio e segnò un altro punto a sua moglie. Nessuna sua tattica sembrava riuscire a smuovere quella donna. Una volta salutati con calore gli amici e si recarono in casa, Cathriona gli rivolse la parola.
-Volete che chieda di prepararvi il camino in soggiorno? Per stasera intendo.-
Grant fu tentato di annuire. Forse se avesse iniziato a condividere le prime ore del crepuscolo, avvolti nella sicurezza di un soggiorno caldo, magari conversando e leggendo, avrebbero trovato un modo di stare insieme con serenità.
-No, purtroppo ho un impegno.- disse scandendo lentamente le parole. -Mi dispiace, Cathriona.- notò con una punta di tristezza, lo sguardo accusatore della donna.
La carrozza si fermò a pochi passi dal portone numero 15. Grant salì con una certa fretta e consegnati il cappello e il cappotto si precipitò all'ultimo piano.
Pauline era sistemata su una poltrona a leggere assorta, a malapena coperta da una vestaglia broccata.
-Oh, siete già tornato! Oggi non vi aspettavo proprio.- disse posando il libro a terra per abbracciarlo in tutta la sua grandezza. -Ditemi il piano ha funzionato?- domandò la donna, sciogliendo i bottoni della giacca.
Grant chiuse gli occhi per un momento, inebriato dal forte profumo di Pauline. -In parte. Quando si tratta di mia moglie sono molto goffo.- disse abbassando le spalline della vestaglia e baciando la pelle chiara della cortigiana.
-Dovete raccontarmi tutto, così potremo rimediare la prossima volta. Non dovete angustiarvi, nessuna donna può resistervi, nemmeno una brutta e pudica borghese.- disse accentuando il suo accento francese e scivolando in ginocchio.
-Credo che sia più giusto discutere di quella frigida di mia moglie dopo.- le spostò i ciuffi di capelli dal viso e accarezzò la bocca rossa con un pollice mentre si slacciava i pantaloni. -Avete altre cose di cui occuparvi.-


   
 
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