L'umano nelle mie acque
si accinge a tuffarsi,
non sa cosa lo aspetta,
non saprà come salvarsi.
Lo osservo mentre,
famiglia accanto,
si toglie i vestiti,
e intona quasi un canto.
Fischietta, l'incauto,
in costume da bagno,
mentre si lancia all'interno
di questo lago che chiama stagno.
La moglie lo riprende,
gli chiede di tornare a riva,
dice che il lago è maledetto;
lei non entra: resterà viva.
L'uomo si avvicina,
avverto l'umano olezzo,
si rilassa beatamente..
Lo mangerò pezzo per pezzo.
Le viscere solo risparmierò,
a beneficio della famiglia,
affinché muoia anche la speranza
di moglie, figlio e figlia.
Mi avvicino lentamente,
in cavallo tramutato,
lui mi addita divertito,
e in un attimo l'ho affiancato.
Di giunchi ho la criniera,
ch'egli afferra allegramente,
al dorso mi si aggrappa,
si adagia comodamente.
La moglie, angosciata,
lo guarda supplicando,
vuole che torni a riva,
sa cosa sta capitando.
La deride, il folle,
mentre mi immergo lentamente,
poi lo sento agitarsi:
ha capito finalmente.
La donna grida,
poiché nell'acqua è sprofondato;
le urla si moltiplicano,
e io mi godo il pranzo tanto agognato.