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Autore: DonatellaR    04/09/2014    2 recensioni
Squillo di un cellulare.
- Si può sapere dove cazzo sei?
Morgan, suo fratello, deve essersi svegliato da poco. E non l’ha trovata a letto.
- Sono per strada.
Uno sbuffo.
Sa che si sta tirando indietro i capelli con la mano destra. Reagisce sempre così quando qualcosa non gli va bene.
- Che significa per strada? Dove?
Amanda chiude gli occhi ferma sul ciglio del marciapiede. La luce dei pedoni davanti a lei si illumina di verde.
- Non serve tu venga a prendermi.
- Come sei vestita? – parlare con un sordo è uguale.
- Mor, non sono affari tuoi. Non vado in giro nuda.
Ha bisogno di un frappuccino di Starbucks. Certe conversazioni sono indigeribili ad una certa ora del mattino.
- Non ti preoccupare, fratellino. – chiude la chiamata senza attendere replica. Si passa due dita ai lati dell’attaccatura del naso.
Le sarà mai concessa una mente sgombra?
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest
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2.
La nevrosi
 
 
 
Daniel legge il referto. Di tanto in tanto si interrompe sorseggiando il caffè bollente di Parsons. Un giorno gli verrà un infarto nel berlo.
Salta i paragrafi non appena la concentrazione si spegne.
- Uuuuh, stai leggendo l’autopsia di Fogarty? Come te ne va, amico? E’ ora di pranzo! – il sergente Pedro Torres entra con un panino di pastrami e cavolo rosso diviso a metà che al detective ricorda due palle di toro. Non che le abbia mai viste, sia chiaro. La puzza di cipolle fritte gli anestetizza il naso.
- Il tuo fegato scoppierà prima o poi. –borbotta Parsons al computer.
- Ti ho sentito, agente. – lo indica col dito grassoccio.
Quello si esibisce in un sorriso di circostanza.
- Senti, capo…
- Non sono più il capo di nessuno. – Daniel strascica la voce annoiato. Per Torres è difficile abbandonare le proprie abitudini.
- In ogni caso, Boyle, non li leggi i giornali? Qualche settimana fa era sul Los Angeles Times. – si siede spargendo gli incartamenti del fast food sulla scrivania – Un tizio di West Hollywood impazzisce e morde la faccia del compagno. I soliti froci impulsivi…
Il sergente non ha il dono di spiegarsi.
- Cannibalismo? – il sopracciglio è alzato per scetticismo.
- Oh, no, no. – addenta il panino masticando rumoroso. Boyle non vorrebbe essere camicia alla moglie.
- Droga, capo! – abbassa la voce accorgendosi di aver urlato – Roba nuova, tipo marijuana sintetica. Li chiamano sali da bagno e pare ciascuno abbia una composizione diversa.
Daniel raggrinzisce l’angolo del labbro superiore destro in una smorfia da volpe.
- E tu come lo sai?
Pedro arrossisce.
- Era riportato nell’articolo. Che vuoi insinuare, capo?
Si gratta la testa biondo riccia ridacchiando.
- Nulla, figurati.
L’insinuazione di Torres, per quanto ingenua, può essere sensata. Voglia di parlare con la sezione narcotici saltami addosso! Dopo il suo misfatto non ha un buon rapporto con questa. Ironico si trovi di nuovo immischiato negli stupefacenti. Quasi crede nel karma. Quasi.
Ramona gli sbatte con malagrazia l’elenco della lista degli invitati alla festa.
Wow. Un centinaio. Fogarty non era tipo da cenette intime.
Il desiderio cosa siano realmente questi sali da bagno è troppo forte.
- Torres?
Questi si volta interrogativo trattenendo un grosso boccone.
- Dove li posso trovare?
- Negozi di tabacco e botanica.
Si infila una sigaretta dietro l’orecchio finto pensieroso.
- Grazie. – gli rivolge un sorriso mellifluo a trentadue denti. L’uomo si è fatto sfuggire il nome botanica, le botteghe che forniscono materiale per la pratica della santeria.
Torres deglutisce male e beve di corsa un sorso di Coca Cola.
Fregato.
 
 
 
- Finalmente sei nello spirito del bar! – Hernie guarda compiaciuto ciò che crede essere un tatuaggio. Amanda lo copre spazientita mentre svita una bottiglia di rum nero giamaicano.
Ha un mal di testa atroce accresciuto dalle immagini che si susseguono dell’omicidio di Michael Fogarty trasmesse dalla TV nazionale. Interrogheranno pure lei e sarà una scocciatura rivelare che era abbastanza ubriaca da non ricordarsi nulla. Realizza che ha di nuovo fame.
Affonda la mano in un pacchetto di nachos.
- Paghi tu per loro? – le passa accanto Frank in una maschera di indifferenza.
Annuisce senza pensare. Al diavolo, chiudete la bocca.
Prima di arrivare a lavoro, ha provato a cancellare la scritta con dell’alcool: zero. Sembra un’incisione sotto pelle. Il bello è che non si ricorda assolutamente come se l’è procurata. Sa solo che deve essere stato al party di Fogarty. Le si serra lo stomaco. Dovrebbe smetterla di ubriacarsi al punto di non ricordarsi una ciabatta di ciò che è successo.
- E’ pericoloso. – la faccia preoccupata di Morgan tra gli alcolici.
Era andata alla festa per cercare di essere scritturata nell’ultimo film del magnate, un blockbuster di facile comprensione che avrebbe sbancato al botteghino. Ora non è sicura lo manderanno in produzione. Magari qualcun altro sarà incaricato di proseguire il progetto ma non ha idea se le interesserà ancora. La serata le ha lasciato l’amaro in bocca assieme a quel fastidioso marchio.
- Hai un colorito pessimo. – Imani la squadra. Non scorre buon sangue tra loro. La ragazza la considera una bianca ricca che le ruba lo stipendio e coglie qualsiasi occasione per essere sgradevole con lei. Amanda scuote il dito indice della mano sinistra.
- Scordatelo, non andrò a casa per così poco.
La parola “zombie” è di nuovo allo scoperto.
La barista ride divertita.
- Non sapevo avessi senso dell’umorismo!
Amanda raggrinzisce le labbra sprezzante.
- Non dovreste essere esperti di questa roba voialtri?
Il volto di Imani si tinge di nero nell’oscurità.
- Io sono presbiteriana.
- Non è una garanzia.
- Ragazze, ragazze! – Phil, baffoni brizzolati e floscia coda di cavallo, si mette in mezzo tentando di spezzare l’elettricità tra le due – Possiamo concentrarci, per favore? Preparate il Don’s mix e orecchie puntate sul cliente!
 
 
Morgan si lega i capelli e guarda fisso la cassa difettosa ai suoi piedi. Si piega per capire cosa c’è che non va.
Gli piacciono le operazioni meccaniche, gli impediscono di pensare. Per fortuna l’emozione di trovarsi sul palco dei Red Hot ha il suo effetto benefico.
- Accorda un po’. – Matt strimpella due note al basso che escono sconnesse dall’amplificatore.
- Il segnale di distorsione è disturbato.
Come il cellulare di Amanda quando gli aveva telefonato quella notte. Era strafatta oltreché ubriaca lercia, e il suo cuore aveva accelerato nel non avere la minima idea di dove fosse.
- Ok, allento la tensione di alimentazione. Riprova al mio cenno.
Dovrebbe lasciarla andare. Ci ha provato più volte senza successo. Sono state tutte suoi surrogati. Amanda è imbattibile nel suo peggio.
Rivolge il pollice alzato a Matt che ha riprovato lo strumento.
E’ maggiore della sorella di tre anni. La madre, Samantha, profondamente cattolica e accanita sostenitrice di Freud, lo aveva portato dallo psicoterapeuta non appena aveva manifestato un attaccamento anomalo ad Amanda. La genitrice era rimasta fino in fondo solo alla prima seduta. Morgan era un bambino obbediente che ispirava fiducia. Proprio per questo era riuscito a scamparla. Per non insospettire Samantha aveva preso in prestito un libro sulla psicanalisi dalla biblioteca della scuola. Secondo un libro francese di cui non sapeva pronunciare il nome, soffriva di una nevrosi ossessiva. Una forza interna incontrollabile avrebbe innescato il suo attaccamento alla sorella. Concetto inconcepibile per un ragazzino che la considerava un’inclinazione naturale.
Era nato come istinto di protezione un giorno nel retro del loro capannone in Kansas, nella desolata Wallace.
Aveva udito il sibilo troppo tardi. Uno strillo micidiale si era levato dal campo. Gli uccellini si erano librati in volo atterriti. Delle trecce bionde erano state risucchiate dal verde giallognolo delle erbacce. Era volato al suo fianco, mettendo in fuga il serpente giarrettiera colpevole dell’aggressione. Le aveva sollevato la gamba, estratto sangue dalla ferita con la bocca e sputato come aveva visto fare da un tizio in televisione. Avrebbe scoperto soltanto più tardi con immensa delusione che il morso dell’animale non era velenoso. Forse se non fosse stato inebriato dall’odore di ambrosia selvatica caratteristico della pelle di Amanda, la sua vita avrebbe assunto un’altra piega.  Sua sorella era diversa dalle bambine del villaggio che si contavano sulla punta delle dita. Per incontrare adolescenti come lui doveva andare a scuola fino ad Oakley, un bel tragitto con lo scuolabus.
Aveva ragazzine che gli andavano dietro regalandogli bigliettini stracciati in seguito nella pattumiera. Quella carta puzzava di rose.
Abusava comunque della loro disponibilità. Era impossibile sperimentare con Amanda vivendo sotto lo stesso tetto dei genitori. Lei era gelosa perché era molto più chiusa del fratello e aveva difficoltà a stringere rapporti con persone di sesso opposto.
La madre aveva scelto di scolarizzarla tardi, intralciando un suo facile inserimento nel sistema. Era consapevole della bellezza di sua figlia e voleva preservarla. Per questo motivo non si vedevano di buon occhio. Dopo aver identificato l’attaccamento di Morgan ad Amanda, il suo amore per lui era stato colmo di riserve.
Come se l’oggetto del suo desiderio lo ami.
Se avessero condiviso la stessa ossessione sarebbero stati già morti.
No.
Lui è in uno stato pietoso perché non esiste reciprocità.
Amanda lo usa.
Amanda é un involucro vuoto che accoglie qualsiasi riempimento.

 
   
 
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