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Autore: lawlietismine    05/09/2014    4 recensioni
Cora è certa dell'amore che Stiles Stilinski prova per suo fratello, tanto quanto lo è dell'amore che - sotto sotto, molto sotto - suo fratello prova per lui.
E forse non sarebbe male approfittare del problema allarme-lupo-dormiente di Derek, per spingere le cose verso la giusta direzione: la proposta nasce così, con una Cora determinata ed elettrizzata e uno Stiles titubante ma pronto a rischiare pur di favorire quella svolta.
La "missione gelosia" cambierà un po' di cose nella stramba Beacon Hills!
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Cora Hale, Derek Hale, Stiles Stilinski, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Missione gelosia!
 


Stiles corse giù per le scale come un fulmine, rischiando letteralmente di finire con la faccia spalmata a terra, ma il campanello continuava a suonare imperterrito – probabilmente da un po’ – annunciando l’arrivo delle pizze tanto attese, perciò non poteva far altrimenti: afferrò al volo i soldi sul tavolo, si tenne alla meglio l’asciugamano intorno alla vita – reduce di una lunga doccia super rilassante –  e aprì leggermente la porta, così da mostrare solo la faccia.
Il ragazzo fuori lo guardò un po’ perplesso mentre sgocciolava ovunque, ma preferì non fare domande: porse le due pizze, prese i soldi e se ne andò frettoloso.
Accidenti a Scott, se non fosse stato in ritardo come suo solito lui si sarebbe potuto trattenere un altro po’ sotto il getto dell’acqua calda, non avrebbe rischiato di scivolare per le scale e non avrebbe dato una cattiva impressione di sé al fattorino, anche se quest’ultimo punto non era poi così importante alla fine.
Neanche a dirlo, rischiò di cadere per colpa della pozza che si era creata sotto i suoi stessi piedi, barcollò come un babbuino infuriato e ubriaco per qualche secondo, cercando di tenere in vita le pizze fumanti nelle sue mani, e quando ritrovò miracolosamente l’equilibrio, dovette accucciarsi di volata per recuperare l’asciugamano caduto.
Un secondo dopo una fragorosa risata risuonò nella casa: Scott – entrato naturalmente dalla finestra, come se fosse una regola importante e indiscutibile per tutti i licantropi del mondo – se ne stava piegato in due dal divertimento davanti a lui, con le lacrime agli occhi, sotto il suo sguardo totalmente omicida.
   “Aha” sbuffò l’umano “Davvero divertente, ora dammi una mano” lo rimproverò, avanzando verso la cucina e porgendogli i cartoni nel passargli accanto, quando l’altro li prese, lui ne approfittò per sistemarsi meglio quel fottuto asciugamano che ancora minacciava di cadere. 
Non era carino che Scott ridesse delle disgrazie altrui, tanto meno delle sue.
   “Allora...” parlò l’amico, seguendolo a ruota “Come va il piano?” chiese mentre prendeva posto sulla sedia.
Già, Stiles non aveva potuto non dirglielo, per quanto sforzo gli fosse costato: era suo fratello, glielo doveva – nonostante negli ultimi tempi lui si fosse dedicato di più alla cara Kira – ma nascondergli una cosa come quella sarebbe stato davvero impossibile per la sua coscienza.
Rispose con una smorfia disgustata che lo fece sghignazzare: male, ecco come.
Una settimana di tortura, con Derek che sembrava totalmente indifferente alla cosa, se non super-geloso della sorella – con Cora che si ostinava invece a dire che era una farsa e che in verità era follemente geloso di lui – e Peter & Co. fissi in casa sua, non ne poteva già più, soprattutto perché ogni volta che incontrava Derek, gli sembrava quasi che lui sapesse ogni dannata cosa e si sentiva avvampare.
Allora che voleva sotterrarsi!
   “Lasciamo perdere…” rispose afferrando affamato la sua pizza: non poteva mangiarla spesso visto che imponeva a suo padre una dieta parecchio ristretta, quindi quando lui lavorava fino a tardi, invitava Scott per una bella mangiata, altro motivo per cui decise di rivestirsi dopo.
Si sentiva un po’ intontito negli ultimi giorni, soprattutto grazie al dannato sourwolf che non faceva altro che minacciarlo a random come da un po’ non aveva più fatto in effetti, dicendogli che prima o poi la gola gliel’avrebbe strappata davvero con i suoi denti affilati: a Stiles sarebbe anche piaciuto sentire i suoi denti sulla gola, ma di certo non per quello che intendeva l’altro.
Il solo pensare una cosa del genere, poi, lo faceva sentire stupido.
E perverso.
Sì, soprattutto perverso, perché poi si perdeva a immaginare incantato e ispirato la scena, che perlopiù comprendeva lui, l’altro e il suo comodo letto.
O il divano.
Oppure il tavolo della cucina.
Il muro.
Il suo banco a scuola.
I sedili della sua jeep.
La vecchia casa degli Hale.
Sì, decisamente perverso, in modo fin troppo imbarazzante.
E Stiles ne era certo, neanche Lydia in passato lo aveva portato a quei livelli maniacali e spudorati, Derek aveva completamente manomesso in modo irreparabile la sua già malata fantasia, facendolo impazzire ormai quasi del tutto.
La cosa più esasperante, poi, era il suo non potersi sfogare in alcun modo, né fisicamente, né verbalmente, o meglio, non come avrebbe voluto: nel primo caso, la sua mano non era Derek, e nel secondo, Scott non lo amava così tanto da voler ascoltare le scene che Stiles avrebbe seriamente voluto rendere reali, sarebbe stato più imbarazzante del fatidico discorso padre-figlio.
E non era neanche così pazzo da raccontarle a Cora, Lydia e Peter, per quanto i tre lo avrebbero pienamente ascoltato e consolato, il più grande – conoscendolo – si sarebbe poi perfino offerto volontario per ‘esercitarsi nell’attesa’.
Tremendamente esasperante, invece, era entrare con Cora nel loft come ormai d’abitudine e trovarsi davanti una Braeden in intimo, vagante senza meta fra frigo-divano-scale come se quella fosse casa sua, e un Derek quasi sempre appena docciato, come reduci entrambi da un’esperienza decisamente infuocata che nauseava Stiles solo al pensiero.
In quei casi Derek gli rivolgeva un’occhiata sprezzante, di quelle che erano anni che non gli rivolgeva, per poi trascinarsi Catwoman nella sua camera e non uscire di lì se non dopo che se ne era andato lui.
   “Sai che non ti capisco, ma che ti appoggio…” ripeté probabilmente per la millesima volta Scott, divorando da vero lupo affamato la sua pizza: da quando Stiles glielo aveva rivelato, quella era la cosa che l’altro tendeva a sottolineare ogni dannatissima volta, poiché ‘non sapeva spiegarsi come avesse potuto scegliere uno con Derek’, evidentemente il suo povero neurone non ci arrivava, ma per Stiles quel perché era una cosa ovvia, per quanto fosse di parte.
Andiamo, bastava guardarlo!
E poi… No, okay, non lo sapeva neanche lui, ma lo faceva impazzire.
Gli rivolse un’occhiata per farlo proseguire, bloccato mentre addentava il suo quarto, e Scott sembrò combattuto.
   “Forse dovresti lasciar perdere, insomma…” continuò, gesticolando leggermente con le mani ora libere “Ora è okay, un amico, ma non lo vedo bene per te…” ammise un po’ titubante, ricevendo in risposta uno sguardo asettico: un attimo dopo Stiles si alzò e – senza guardarlo – borbottò un atono “vado a vestirmi”, per poi svignarsela in camera per non spaccargli la faccia a pugni (anche se avrebbe fallito miseramente e si sarebbe fatto pure male lui).
Derek era perfetto per lui, perché sembrava così assurdo? Sembrava assurdo anche a Stiles stesso a volte, ma era così, lo sapeva, lo sentiva.
Solo che tutto quel caos gli pareva inutile, tutti quei complotti, quei piani… Sembrava inutile sperare che funzionassero.
Poi però gli tornava in mente Derek, la sua fantasia e il suo corpo si risvegliavano, e allora ripartiva tutto dall’inizio senza che potesse farci nulla.
In un certo senso rimpiangeva i primi tempi, quelli in cui un solitario Hale provava per lui un apparente odio profondo che lo portava a sbatterlo contro ogni parete possibile, prima di avvicinarglisi a un palmo dal volto e minacciarlo, quei tempi in cui se lo ritrovava in camera o in macchina senza permesso o preavviso, quelli in cui si salvavano il culo a vicenda come se fosse una cosa piuttosto scontata e ovvia.
Adesso l’altro si era… Addolcito? Qualcosa del genere, del tutto ooc, dopo tutto quello che era successo fra donne maledette, rapimenti e poteri perduti, sembrava quasi un uomo normale e Stiles non sapeva nel profondo se esserne contento o meno, visto che ora che Derek non lo odiava più (non come una volta, almeno), non condividevano altro.
Si vedevano e parlavano di rado – ancora meno prima che Cora avesse deciso di testa sua di attuare quel piano – e quelle rare volte lui lo trattava come trattava tutti gli altri, decisamente non con il trattamento speciale di un tempo.
Invece ora che faceva finta di vedersi con sua sorella, gli riservava un astio nuovo, non quello che li aveva sempre quasi… uniti: era sprezzante, deluso e nauseato all’idea di Cora con uno come lui.
Insomma, era uno schifo.

 
۞
 

Lydia se ne stava da venti minuti ferma in posizione modella di Vogue davanti all’armadio aperto, indecisa sul da farsi: niente di quello che aveva la convinceva e di certo non si sarebbe messa qualcosa a caso solo per arrivare puntuale alla riunione organizzata all’ultimo minuto dalla piccola Hale dagli Stilinski(cosa che Stiles non sapeva, naturalmente).
Se non trovava un vestito, non poteva scegliere le scarpe e di conseguenza neanche gli accessori, dunque il tempo passava velocemente e la sua puntualità con esso, ma non era quella la parte importante: tutte le cose nel suo armadio, non le piacevano più, avrebbe dovuto rimediare presto.
   “Ugh” si lamentò, passandosi una mano fra i lunghi capelli in un modo calcolato così da non rovinare l’acconciatura e cambiando la gamba su cui stava posando tutto il suo peso, e “Che diamine!” borbottò scocciata, prima di sentire una leggera risata schiantarsi sulla sua schiena e invaderle le testa.
Si voltò solo per trovare Peter che se ne stava seduto comodamente sul suo letto, probabilmente da un po’ e lei non si era nemmeno accorta del suo arrivo, e la fissava incuriosito e rapito, cercando di studiare quel suo solito comportamento, quello sbuffo era stato la gocciolina.
   “Lydia, Lydia…” la richiamò lui, scuotendo leggermente la testa “Che donna” aggiunse sorridendole furbo dalla sua postazione: la diretta interessata alzò gli occhi al cielo, prima di tornare a rivolgere le sue attenzioni al guardaroba.
   “Sei già in ritardo, sai?” Peter parlò con calma, con il suo solito tono profondo e sensuale, come se in ogni momento della sua vita dovesse far colpo su qualcuno, e l’altra finse di non ascoltarlo “Sei lì da quasi quaranta minuti” le fece notare, passandole lo sguardo da capo a piedi ripetutamente.
Lydia si rimproverò mentalmente: era passato più di quanto avesse pensato e lei non se ne era resa conto.
Lo sentì ridere ancora di lei e “Parrish, eh?” soffiò a un tratto, improvvisamente alle sue spalle, facendola irrigidire “Quel damerino? Sul serio?”.
Li aveva visti di sfuggita in mattinata: Lydia e il ragazzo non stavano davvero uscendo, più che altro… Flirtavano tra di loro quando si incontravano, un po’ complici, in un modo innocente e piacevole che non le dispiaceva affatto.
Niente in confronto a qualsiasi cosa ci fosse fra lei e Peter, che si approfittava di ogni istante per stuzzicarla e provocarla.
La vide scrollare le spalle in tutta risposta in un gesto stizzito, prima di dirigersi di nuovo verso il letto con passo lento, afferrare una grossa busta, riavvicinarsi alla ragazza e porgergliela da sopra le spalle.  
   “Quando l’ho visto…” cominciò mentre lei sbirciava incuriosita “Ho pensato subito a quanto sarebbe stato bene addosso a te” concluse nell’esatto momento in cui Lydia tirava fuori un completo con scarpe e accessori abbinati, restando per un attimo senza fiato: era perfetto, esattamente quello che stava cercando nel suo armadio da un po’, ma che non c’era.
A volte si chiedeva seriamente se quell’uomo non fosse per caso capace di leggerle nel pensiero, perché troppo spesso se ne usciva con le cose giuste nel momento giusto con lei.
Quasi a volerlo stuzzicare a sua volta, spostò i folti capelli da una parte in un ovvio invito ad aiutarla con la zip del vestito che aveva indossato quella mattina per andare a scuola, e Peter non se lo fece ripetere due volte: con un tocco mille volte complice la tirò lentamente giù fino in fondo alla schiena, seguendo poi con sguardo da puro predatore la stoffa che cadeva in terra, liberando il corpo minuto della ragazza.
Ragazza che – con un lieve sospiro calcolato – scansò il vestito con un piede, prima di indossare quello appena ricevuto e farsi aiutare ancora una volta con la lunga cerniera stavolta laterale, scese dalle alte scarpe e si mise quelle nuove e belle, prima di concludere con il bracciale perlato e la collana che lui stesso le chiuse intorno al collo.
   “Il piano di Cora è un po’ una follia” parlò dopo un attimo, guardandosi attentamente allo specchio ed evitando di proposito gli occhi dell’altro alle sue spalle, riflessi in esso: la nipote aveva informato prima loro, dicendo che a Stiles l’avrebbe riferito quella sera e sì, Lydia non era del tutto convinta che fosse la scelta giusta, ma l’altra iniziava a essere terribilmente impaziente per la lentezza da bradipo del fratello, che ancora si nascondeva dietro le sue possenti mura.
Peter sospirò, seguendo proprio come lei ogni linea che quel vestito fasciava in modo perfetto, come fatto appositamente per quel corpo, prima di posarle le mani sulle spalle.
Dannato uomo, quante gliene aveva fatte passare.
   “Andrà bene, i miei soldi non andranno sprecati” le rispose sfiorandole l’orecchio con le labbra, quel tanto da farla rabbrividire.
Non era del piano che Lydia non si fidava, bensì della persona coinvolta: Braeden secondo il suo parere era una persona falsa e nascondeva un lato che ancora non avevano visto, per questo poteva essere imprevedibile, ma Peter la convinse a non preoccuparsi più del dovuto.
Anche se lei dubitava che – se fosse stato necessario – lui sarebbe intervenuto, piuttosto sarebbe rimasto in disparte a godersi lo spettacolo.
Cinque minuti dopo erano entrambi sulla strada verso la casa di Stiles.

 
   “Assolutamente no” fu la risposta – appunto – del giovane Stilinski.
Cora lo fissò come sul punto di attaccarlo, Peter quasi divertito e Lydia invece un po’ comprensiva: insomma, non era un gran piano.
La piccola Hale balzò in piedi e quasi gli ringhiò, mentre lui si ammutoliva intimorito e “Andiamo, Stiles!” lo sgridò esasperata, ma lui scosse la testa in modo fin troppo eccessivo, tanto per sottolineare quanto non fosse d’accordo.
   “Andiamo, Cora!” ripeté con lo stesso tono, falsamente divertito e del tutto sarcastico “Non ti lascerò di certo pagare quella lì per farmi ammazzare, così da far capire a tuo fratello che persona è e così da farmi salvare il culo!” sbottò incredulo: questo superava decisamente ogni limite.
Non sapeva se era contrariato per l’assurdità dell’idea, oppure se per la paura che Derek alla fine non lo avrebbe davvero aiutato, cosa di cui non avrebbe invece dovuto dubitare stupidamente.
La ragazza si prese la testa tra le mani, davvero sul punto di spaccargli il cranio: ma era scemo? Nessuno si sarebbe fatto male, la sgualdrina si sarebbe tolta dalle scatole e Derek avrebbe ammesso il suo amore per lui, tutto sarebbe andato in modo perfetto.
Allora perché doveva fare tutte quelle storie?!
   “Fatti forza” si intromise divertito Peter, colui che alla fine avrebbe dovuto mettere la grande cifra e che si era giustificato con un’alzata delle mani a mezz’aria e un ‘la vita sentimentale di Derek mi sta a cuore e voglio investire sul vostro profondo amore’ accompagnato da uno spudorato occhiolino che aveva fatto venire all’altro il voltastomaco.
Farsi forza? Really? Non era affatto questione di forza, perché lui invece non era così stupido da ‘investire’ su una cosa del genere: non si fidava di Braeden e pagarla in anonimo per farsi ammazzare… Beh, non era l’idea migliore che Cora avesse avuto negli ultimi tempi, decisamente.
Soprattutto non avrebbe voluto davvero trovarsi con lei armata nei corridoi bui e vuoti della scuola, da solo a correre per sfuggirle nell’attesa di essere salvato.
No, proprio no.
Eppure Cora sembrava così convinta di aver partorito un’idea geniale…

Ma se aveva capito una cosa nell’ultima settimana, era che quella piccola pazza avrebbe fatto lo stesso quello che voleva, e infatti non si smentì neanche quella volta.

Quella missione gelosia iniziava a prendere una brutta piega. 



 


Ehilà! 
Sono tornata dopo.... Troppo tempo. 
Avevo detto che avrei aggiornato prima, lo so, ma...
1) Mi mancava l'ispirazione [si vede, eh?]
2) Una mia cara amica non ha passato gli esami e quindi sono stata con lei...
3) Ho avuto un po' di pensieri per la testa [aaah, problemi di cuore! Il mio dramma più grande...] 
Questo capitolo è uno schifo, oimmena, non mi piace ed è corto. 
Ma vabbé, lunedì parto con questa mia amica e un amico per l'Elba per qualche giorno, quindi mi sono detta che dovevo aggiornare! 
*evita i pomodori* SCUSATE! 
Ma vi ringrazio davvero per le recensioni! E ringrazio con il cuore anche tutti quelli che hanno già messo la storia fra le preferite/seguite/ricordate *O* taaaanti!
Ah e vi lascio la mia OS rossa-non-rossa Sterek: 
Can you hear the noise inside my head?
L'altra OS, quella che dovrebbe essere divertente: Hale: istruzioni per l’uso!
E la long: Best gift of fate - Sterek
Vabbuò ç_ç ora me ne vado... Fatemi sapere cosa ne pensate/quanto vi ha fatto schifo! 
Lawlietismine
  
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