Prigioniera -
Atto 17
Odette era
troppo spaventata per fare o dire
qualcosa, Derek si mise davanti a lei con una mano sull’elsa
della spada pronto
a dare battaglia; il chiavistello ruotò di 160°
facendo scattare la serratura e
rivelando una serie di soldati armati che iniziarono ad entrare nella
stanza
nonostante non avessero ricevuto alcun invito
- …vi
avevo ordinato di non entrare - disse
con voce titubante la ragazza arretrando
di qualche passo. I soldati si avvicinarono con irruenza accerchiando
Derek, il
ragazzo sfoderò la spada minaccioso.
Due coppie di
guardie afferrarono Odette per i polsi
– Gli ordini sono cambiati principessa,
il
vostro grado in questo castello è mutato da ospite
a prigioniera -
-
cosa
…? Levatemi le mani di dosso!! - gridò lei
arrabbiata – cosa vorreste dire!?
Lasciatemi andare! -
Derek si
avventò su un paio di guardie con impeto,
loro pararono con difficoltà i fendenti sicuri del ragazzo,
facendo accorrere altre
guardie per attorniarlo; il castano era completamente circondato
– ti conviene
gettare le armi- gli
disse il capo delle
guardie, un uomo basso e massiccio
–
Credete che non possa battervi tutti!!? - gli
ringhiò contro lui.
L’uomo
fece un cenno alle guardie che avevano
bloccato la fanciulla bionda, esse immediatamente la trascinarono via
dalla
stanza nonostante le grida di quest’ultima.
- DOVE LA STATE
PORTANDO!? - il suo sangue ribollì
di rabbia.
- non te lo
ripeterò una seconda volta… - fece una
pausa l’uomo – getta le armi e arrenditi, o temo
che la tua amica non vedrà
l’alba di domani.-
Derek
abbassò la spada che fino a quel momento aveva
puntato alla gola di una guardia a caso, portò le braccia
lungo i fianchi – non
è una mia amica - strinse forte l’elsa in oro e
ferro fino a far divenire le
sue nocche bianche – lei è la mia fidanzata - fece
ricadere l’arma per terra
facendola riecheggiare per tutta la stanza sprofondata in un silenzio
scandito
solo dal rumore di passi; un dolore lancinante gli prese a pulsare
nelle
tempie, cadde per terra stordito dopodiché tutto divenne
buio.
****
- dove mi state portando?! -
Odette era
tenuta saldamente sia a destra che a
sinistra da due guardie, una dietro di lei controllava che non
arrivasse
nessuno, quella davanti faceva strada.
Era stata
portata via con la forza mentre Derek
veniva accerchiato e minacciato da una dozzina di uomini armati fino ai
denti,
a niente avevano giovato le sue urla e i suoi calci anzi le avevano
procurato
dei lividi violacei che cominciavano a comparire su ambedue le braccia.
Proferì
quell’ennesima domanda conscia che nemmeno quella volta le
avrebbero risposto,
e invece si dovette ricredere.
- Attenta
bambina, un’altra parola e giuro quant’è
vero che mi chiamo Adrian che t’imbavaglio e-
- BAMBINA!! Come
ti permetti! Stai parlando ad una
futura regina non hai nemmeno idea del potere che posseggo! - si
agitò per
divincolarsi dalle guardie, ma senza successo.
Continuarono a
camminare.
- tutto il
potere che avevi, qui non conta, non più
-
- aspettate solo
che veda il vostro re…-
li
minacciò lei
tentando di farsi prendere sul serio.
Arrivarono in un
vicolo cieco, davanti a loro c’era
solo una parete in pietra e una torcia ad olio, un uomo si fece avanti
e
abbassò quest’ultima facendo aprire un passaggio
nel muro.
- …
non penserete che io entri lì dentro!? - li
guardò esterrefatta lei.
L’uomo
chiamato Adrian reggeva la torcia in mano, - potete
entrare di vostra spontanea volontà o… -
guardò maliziosamente le guardie che
le tenevano le braccia, - lasciare che siano i miei uomini a portarvi,
sappiate
che non sono famosi per le loro buone maniere… -
Odette
capì perfettamente, preferiva entrare da sola
in quel corridoio buio che farsi mettere la mani di sopra da quei due
loschi
individui.
Salirono una lunga scalinata scolpita nella roccia, la luce fioca della
lampada
illuminava quanto bastava per non inciampare nel lungo vestito da notte
di
Odette.
- e pensare che
Derek si preoccupava di vedermi così
prima delle nozze… - disse fra se e se alludendo agli
sguardi che nell’arco di
venti minuti le erano piombati addosso da più di una
trentina di uomini. Ad un
tratto si ricordò di lui e della brutta situazione in cui si
trovava – che cosa
gli farete!? - gridò ad un tratto facendo spargere il suo
eco nel corridoio.
- alludi al tuo
amichetto?- rise
una guardia che le teneva il polso.
- Il mio
fidanzato è il futuro Re di Chamberg!-
- Non credo
arriverà a domani il tuo principino;
bene siamo arrivati. - detto
questo si
fermò davanti ad una massiccia porta di legno scuro, con una
lentezza quasi
esasperata prese la chiave giusta dal mazzo che portava alla cinta e
aprì il
pesante chiavistello di ferro arrugginito.
- Entra! - Odette fu spinta dentro la
stanza buia troppo
velocemente che cadde sul pavimento lastricato con pietre grezze e
ruvide. Non
fece in tempo a rialzarsi che la porta le fu sbattuta in faccia tra le
risate
delle guardie.
- Fatemi uscire!
FATEMI USCIRE!!- gridò
inutilmente lei.
- Urla pure
quanto vuoi, da qui non ti sentirà
nessuno. Questa volta nessuno verrà a salvarti … principessa-
Le voci si
allontanarono e fu allora che Odette si
rese conto della terribile situazione in cui si era cacciata.
Questa volta
avevano ragione. Nessuno l’avrebbe salvata.
****
Nella stanza c’era molta luce, troppa per essere in una
prigione, Derek stava
riprendendo i sensi, non ancora completamente conscio su dove si
trovasse. Alzò
lentamente il capo fino a quel momento puntato sul pavimento, solo
allora capì
di essere legato con grosse corde sia alle gambe che alle braccia. Si
ritrovò a
scuotersi e dimenarsi più per istinto che non per la
possibilità di liberarsi.
- è
inutile- disse una
voce comodamente seduta ad un tavolo
in fondo alla sala. – sappiamo sia io che tu che non
servirà a niente. -
- chi sei!?- ringhiò ancora
intontito Derek, facendo colare
del sangue dalla fronte.
- Sono il Re di
questo
castello, sono colui che comanda qui, e questo è
ciò che ti basta sapere. -
- liberatela! - neanche per un momento Derek
aveva dimenticato
che Odette era stata portata via con la forza, - lei non vi serve! - tentò di
contrattare.
- si invece- il re si alzò
dalla scrivania e poco alla
volta si avvicinò al castano legato ad un palo
–è indispensabile per il mio
piano, e se non l’avessi trovata quel giorno durante
l’assedio non ci avrei
nemmeno pensato! - rise tra sé e sé.
- non
capisco…-
- Dal momento in
cui
l’ho vista è scattato qualcosa in me…- iniziò il re.
Derek
sentì montare la
rabbia – voi non l’avrete mai! Non
permetterò a nessuno di toccarla con un solo
dito! -
- Beh ragazzo
mio, non
so proprio come farete a mantenere la vostra parola visto che siete mio
prigioniero…- rise
il re nuovamente. –
ma non deve preoccuparvi, mi prenderò cura io della vostra
“Bella”,-
Derek
digrignò i denti.
- oh, ma non
dovete
essere geloso, sappiate che io non sono affatto interessato al suo
amore; è
solo una questione di potere. È quello che mi interessa.- il re passeggiò
su e giù per la cella
riflettendo un momento, poi ricominciò a parlare con un tono
freddo e
calcolatore. - vi dico come andranno le cose: voi morirete,
possibilmente qui e
ora, io mi presenterò al padre della suddetta con un offerta
immediata di
matrimonio, e in men che non si dica, diventerò il re
più potente che sia mai
stato ricordato, con il completo controllo di tutte le rotte
commerciali! -
Derek era
stranito, il
suo piano era sicuramente ben architettato ma non riusciva a capire una
cosa. -
come mai mi state dicendo tutto questo? Potreste uccidermi qui e tenere
per voi
queste informazioni -
- prima di farti
passare all’altro mondo ho ancora bisogno di un informazione.
È un’informazione
che conosci solo tu e nessun altro…-
- vi rispondo
fin da
subito dicendovi che non ho idea di quale sia il colore preferito di
Odette- rise Derek
facendosi beffa di lui.
Il re prese la
testa
del ragazzo per i capelli e fissò i suoi occhi con irruenza
- fai pure lo
spiritoso quanto vuoi, alla fine della giornata non avrai nemmeno la
forza di
respirare- parlò
in un sussurro.
- che cosa
volete?!- gridò
a denti stretti il castano.
Il re non
distolse lo
sguardo né allentò la presa, respirò
lentamente quasi a voler soppesare ogni
parola, poi con estrema calma quasi impersonale parlò.
- Le
arti proibite -
****
Erano passate
probabilmente delle ore da quando
Odette era stata rinchiusa in quella torre. Le pareti erano circolari
tutte in
pietra grigia grezza, la stessa del pavimento su cui poco prima era
caduta
sbucciandosi i palmi delle mani; appariva abbastanza scarna,
c’era un letto con
una coperta logora e una tinozza d’acqua. La luce penetrava
attraverso un
piccolissimo lucernario posto alla base del tetto, appena sufficiente
per far
passare qualche topo di quelli grossi.
Odette stava
raggomitolata sul letto, sapeva che non
doveva contare su Derek non questa volta, avrebbe dovuto tentare di
cavarsela
da sola, dopotutto aveva dimostrato a se stessa in più
occasioni di avere
coraggio e spirito d’adattamento; si trattava di analizzare
la situazione e
trovare una via di fuga. Erano ore che rifletteva su come fare, non
poteva
passare dalla finestra in quanto troppo piccola, non poteva nemmeno
sfondare la
porta, era troppo robusta e lei troppo gracile. Mentre rimaneva immersa
nei
suoi pensieri e nel silenzio della stanza, quasi cadde dal letto quanto
batterono dei colpi sul legno.
- Il pasto- annunciò una voce.
La serratura
scattò e un vassoio fu buttato dentro
in malo modo, dopodiché la porta si richiuse e nella stanza
ripiombò il
silenzio.
Odette si
avvicinò al vassoio che le era stato
buttato malamente dentro, nonostante fosse in una prigione le fu
servito del
cibo dignitoso, una zuppa di porri e del pane, sicuramente non un
pranzo da re,
ma meglio di pane secco e acqua. Odette mangiò tutto
velocemente, poi, mentre
si asciugava le labbra con il fazzoletto fu folgorata da un idea.
Sul fazzoletto
che le era stato portato assieme al vassoio
vi erano le iniziali del Re, magari era un idea folle ma valeva
comunque la
pena provare. Raccolse le briciole del pane e si arrampicò
sul letto per
spargerle sul lucernario. Voleva attirare qualche uccellino per
catturarlo e
mandare un messaggio, non aspettò più di una
mezz’ora che una piccola ombra
saltellante venne filtrata dalla finestra, lentamente e senza fare
gesti
inconsueti catturò l’uccellino con il tovagliolo
gentilmente fornitogli durante
il pranzo. Tenendo con una mano saldamente l’esserino
strappò il pezzo contenente
le iniziali del re e macchiò il retro con il suo sangue
facendo due linee che
sintetizzavano il cigno, suo simbolo personale ma anche emblema del suo
regno.
Legò con un nodo saldo la strisciolina di stoffa alla
zampina dell’uccello.
- ti prego, vola
più lontano che puoi, trova aiuto- gli
accarezzò la testolina, dopodiché aprì
il
palmo e lasciò la creaturina libera.
D’ora
in avanti, ad ogni pasto avrebbe mandato un
messaggio, più ne avrebbe mandati più
probabilità ci sarebbero state che
qualcuno li trovasse, questa volta toccava a lei trovare aiuto e
salvare Derek,
da quando era arrivata in quella prigione una bruttissima sensazione
l’aveva
assalita.
“ti prego. Non
morire.” Ripeteva nella sua testa in ogni momento.
Eppure quella
brutta sensazione non l’abbandonò
neppure nei giorni seguenti…
****
- ostinato il ragazzo- un
uomo grande e
grosso vestito di nero stava riprendendo fiato.
- non fermatevi,
non voglio che abbia il tempo di
riposare…- Il
re dalla chioma rossa
sporca di polvere assisteva alla scena da un angolo. Nella stanza
risuonavano
le grida più atroci che avrebbero fatto accapponare la pelle
a chiunque, tranne
al re evidentemente. Fece qualche passo in direzione di Derek,
aggirando le
macchie di sangue che lo attorniavano. - devi comunque morire ragazzo,
puoi
dirmi dove sono le arti proibite e farò in modo che le tue
sofferenze
finiscano,- fece una pausa riavvolgendo il mantello attorno al braccio,
non
voleva macchie di sangue sulla seta, erano terribili da togliere! -
oppure
morire in maniera lenta e dolorosa provando dolore ad ogni tuo respiro,
ansimando come un animale implorandomi di mettere fine alla tua
vita…- gli
rivolse uno sguardo di sufficienza in
attesa della risposta. Erano già due giorni che provano con
ogni tortura
possibile ad estorcergli quell’informazione, oltre che
caparbio il principe si
era dimostrato anche di tempra forte, persino il re si sarebbe
impressionato se
non fosse troppo esasperato dal tentare di ricavare ciò che
perseguiva.
- mai- la
risposta di Derek arrivò secca all’orecchio del
re. - non implorerò mai, non
conosco le arti proibite- ribadì
nuovamente.
Il re non gli
credeva - ALTRE
20!- gridò
in preda all’ira, poi si avvicinò al
fustigatore. - fai in modo che non abbia più la forza di
parlare- detto
questo uscì sbattendo la porta,
lasciandosi alle spalle le grida che avevano ripreso a riecheggiare per
tutto il
corridoio.