Anime & Manga > Yu-gi-oh serie > Yu-Gi-Oh! ZEXAL
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Autore: Osage_No_Onna    05/09/2014    3 recensioni
[STORIA SOSPESA A TEMPO INDETERMINATO, PASSIBILE DI CANCELLAZIONE]
Buonsalve Folk. Mi sento tutta agitata: questa è la quattordicesima storia che pubblico qui ed ho già esperienza, ma... se vomitaste nel leggerla, capirei perfettamente.
Passando alla trama: Hoshiko Kazama, una ragazza delle superiori definita "strana", prodigio del pattinaggio e della ginnastica artistica, che non ha ricordi, viene posseduta dalla musica e piange sangue, ma si consola guardando il cielo insieme al suo spirito, Ayumi.
Jin Takeuchi, voce maschile –ma non troppo- del gruppo HFive, dal comportamento calmo e strafottente.
Kyndrha, misteriosa e serissima Sacerdotessa Victrix che salva gli spiriti del mondo.
Un Deck specialissimo, chiamato Deck Galattico.
Un Numero ancora più speciale: 108 Guerriero Stellare Tamburino dei Sogni.
La Musica del Cuore.
Eleanor e Jack Knight, madre e figlio che vedono gli spiriti e visualizzano il passato delle persone.
La sorte dell' Universo o, forse, di più Universi.
Una storia di dolore e di speranza, di ponti abbattuti alle spalle e di strade da ritrovare.
Dedicata ad Asutoraru e alla mia migliore amica CrazyGirl_98 che mi ha "gentilmente minacciato" di metterla.
Si ringrazia Riyu Saotome per i disegni della Corte Astrale!
Grazie a tutte! ^_^
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Asutoraru /Astral, Nuovo personaggio, Sorpresa, Yuma/Yuma
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Capitolo 28
Il legame doppio-taglio
 
 
Iuno Interfectrix camminava da ore lungo la Sala del Trono del Castello Astrale, accertandosi che tutto fosse “a posto”. Secondo lei.
Perché secondo gli ormai prigionieri membri della Corte nulla era a posto, a partire dal castello stesso, che da imponente e maestoso nelle sue sfumature blu (se un qualsiasi umano avesse potuto osservarlo si sarebbe trovato davanti ad uno spettacolo eguagliato solamente dal ghiaccio dell’ Antartide nei mesi invernali) era crollato per una buona metà ed era stato ricoperto da una fitta nebbia nerastra.
I muri erano attraversati da moltissime crepe e delle molte colonne di ghiaccio, che poco tempo prima reggevano il soffitto dell’ atrio del castello, non rimanevano che le basi, più che mai somiglianti ai ceppi di alberi abbattuti e cariche di muto rimprovero.
La salute e l’ umore dei cortigiani non era certo migliore: da Agena, livida di rabbia, che tentava invano di liberarsi dalle catene che la imprigionavano, a Nemesis e Lyra, addolorate per la “perdita” dei loro figli e destabilizzate dai potenti veleni contenuti nella nebbia, erano tutti in uno stato di prostrazione profonda e non potevano muovere neanche un dito, altrimenti la nebbia malefica sarebbe aumentata e ne avrebbero sofferto ulteriormente.
“Allora, incapaci che non siete altro, avete localizzato quelle due mocciose?!”sbraitò la figura nera impaziente, chiamando a rapporto due dei ragni che, circa una settimana prima, avevano letteralmente stravolto l' intero regno.
Questi, zampettando velocemente verso la loro padrona, mutarono le loro sembianze fino a trasformarsi in due perfetti maggiordomi con tanto di frac a due code, scarpe di vernice e perfetto inchino cerimonioso, e riferirono, con un tono quanto mai melenso e lamentoso: “Con nostro sommo rammarico, o Potente e Illustrissima Iuno, Suprema Signora Xariana del Male, non ci è stato ancora possibile farlo.”
“E ALLORA PERCHÉ SIETE QUI A LAMENTARVI RIMETTETEVI AL LAVORO E SUBITO!”strillò Iuno, chiedendosi perché mai avesse mandato dei servitori a scovare la principessa Mirtaka ed Eris se avrebbe potuto benissimo occuparsene da sola.
“Ma, Illustrissima e Malvagissima Mylady, è stata proprio a lei a…”
“NON ME NE IMPORTA NIENTE FILATE A LAVORARE SCANSAFATICHE!”
“S-sì S-sua P-perfidia… subito!”

Così dicendo, i maggiordomi ragno Jen e Den si eclissarono: la vista della loro signora furiosa non era esattamente ciò che speravano di ottenere. Del resto neanche a Iuno piaceva molto bistrattare i suoi servitori, anzi, cercava sempre di tenerseli cari con generosi donativi e quant’ altro perché sapeva bene che quella fitta rete di rapporti le serviva parecchio anche con i propri rapporti con Blueshift, ma certe volte le lavate di capo andavano fatte, specie se i collaboratori non portavano a termine quanto richiesto o erano troppo lenti.
Lei chiedeva solo due cose: efficienza e rapidità.
Vale a dire esattamente le sue qualità… che purtroppo i suoi stupidissimi aiutanti non avevano, ed anche se ce n’ erano di validi in mezzo a quella schiera, Iuno sapeva di poter contare al cento per cento solamente su sé stessa: non era certo un mistero che lei fosse la favorita di Blueshift, perché eseguiva tutto rapida e spietata come un vero e proprio killer professionista.
Ma non era la classica assistente leccapiedi che in realtà tramava alle spalle del suo padrone, né tantomeno era innamorata di lui: era semplicemente fedele alla sua causa.
E per cominciare ad attuare il suo piano doveva assolutamente trovare la principessa e la figlia della sarta.
In preda ad un moto di nervosismo schioccò le dita e fece ondeggiare i capelli mossi: essi stranamente presentavano delle ciocche finali ritte e unticce che si ergevano minacciosamente come il pungiglione di uno scorpione, invece di terminare morbidi e setosi come nascevano.
Attraversò quello che avrebbe potuto essere definito come un fitto strato di nebbia lattiginosa  muovendo pochi e dignitosi passi, portamento eretto e sguardo fiero… Ed ecco davanti a lei lo Specchio delle Rivelazioni.
A prima vista, sembrava davvero un comunissimo specchio umano: aveva una forma ovale, decisamente anonima, e la superficie in vetro era parecchio impolverata. La cornice in ferro battuto, semplice ma elegante, era formata da tanti "fili" che s' intrecciavano tra loro a formare una sorta di treccia, dalla quale sbucavano alcune foglie e degli strani ma bellissimi fiori dai petali puntuti. Un' enorme stella a quattro punte congiungeva i due estremi della treccia e dentro di essa v'era un bassorilievo di una donna girata di spalle dai lunghi capelli che si estendevano in ogni direzione: sembrava uscita direttamente da un cammeo.
Iuno si avvicinò ad esso, passando una mano sullo strato di polvere che lo ricopriva, e lo guardò con ardore, rabbia e desiderio: secondo alcune antiche leggende, lo Specchio riconosceva la voce dei Membri della Corte Astrale e obbediva solo ad essa, rifiutandosi fermamente di prestare servizio ai traditori e agli usurpatori. Lei non credeva affatto a tutte quelle storie, perché reputava impossibile che uno stupido oggetto fosse dotato di volontà propria come gli esseri senzienti, ma ora che vi era vicina si sentiva straordinariamente nervosa.
Cosa avrebbe fatto se lo Specchio avesse rifiutato di obbedirle?
E se quelle leggende nascondessero un fondo di verità?
Anche questa volta avrebbe portato a termine la propria missione senza intoppi, o sarebbero sorti ostacoli terribili e inaspettati?
"Mostrami la principessa e la figlia della sarta." gli ordinò comunque, senza troppa convinzione.
Non ottenne altro che un flebile ronzio.
"Mostramele, Specchio." ritentò, più energica e con un tono di voce leggermente più alto.
Stesso ronzio accompagnato da una fioca luce proveniente dalla stella sulla cornice. Se lo Specchio avesse avuto un volto umano, lo si sarebbe potuto dire un segnale di sfida.
"MOSTRAMELE!"
 Solo allora lo Specchio tacque e sulla sua superficie vitrea cominciarono a intravedersi due grosse macchie, una rossa e una nera.
 
                                                                       ***
 
III mosse nervosamente alcuni passi in direzione di una pesante porta di legno d’ ebano nascosta nell’ ombra e la aprì lentamente: fu aggredito da un insopportabile odore di chiuso, di stantio. Mucchi enormi di polvere si annidavano ovunque e la poca luce che entrava in quella stanza proveniva da una portafinestra sigillata e nascosta quasi del tutto da due pesanti tende bordeaux.
Niente di nuovo.
Con un sospiro triste ed impaziente richiuse la porta, che cigolò sui cardini.
“Allora?” chiese Four, appollaiato sul divanetto rosso del soggiorno. “Niente di nuovo?”
“Nulla.” Scosse la testa il terzogenito. “Se ne sta sempre lì, ad occhi chiusi, immobile e pallido come un morto. Anzi, se devo dirla tutta diventa sempre più bianco mano a mano che il tempo passa…”
“Non si può andare avanti così.”dichiarò nervosamente Thomas alzandosi. “Bisogna far qualcosa! E invece ormai da un mese a questa parte ce ne siamo strafregati, dato che il capofamiglia qui non se n’è voluto occupare!”
Chris, seminascosto dai suoi lunghi capelli argentei ed occupato nella lettura di un trattato d' astronomia, ribattè con calma: "Sarebbe perfettamente inutile. Tutti i medici che abbiamo consultato non hanno saputo riconoscere la malattia oppure hanno fatto diagnosi completamente errate, somministrando medicine inutili se non dannose. Noi non dobbiamo in alcun modo intervenire. Se non ci sono riusciti i medici, cosa potremmo mai fare noi? Con la salute non si scherza."
"Fratellone, con tutto il rispetto, ma mi fai proprio ridere quando fai l' avvocato delle cause perse." lo sbeffeggiò Thomas.
"E invece ha ragione. Noi non possiamo fare proprio niente, se non aspettare che le cose si rimettano a posto." sospirò Michael accoccolandosi accanto al fratello ventenne con un visino triste che mise di ulteriore cattivo umore gli altri due.
"Comunque sono abbastanza sicuro che questa malattia non abbia natura terrestre." continuò Five, sempre con il naso immerso nel libro.
Three sgranò gli occhi, mentre Four sbuffò facendo roteare le pupille.
"Ah no? E come dovrebbe essere, plutoniana? Saturnina? Davvero Chris credevo che fossi una persona razionale e ragionevole."
"Tu come lo spiegheresti? Sentiamo."
"Non è niente di così complicato, basterà un nuovo beverone con le erbe curative di Three, vedrete."
"Ehm... Fratellone..." intervenne timidamente l' ultimogenito "L'ultima volta che l'hai fatto non solo non è servito a niente, ma hai anche rotto due tazzine del servizio da tè. Mi è toccato ricomparle e a caro prezzo, anche."
"Thomas, questa non è una risposta alla mia domanda."
In quel momento Hoshiko entrò nella stanza: poiché poco prima aveva sporcato la divisa, era stata costretta a cambiarsi di fretta e furia, per cui aveva indosso un completo nero costituito da t-shirt e pantalaccio, che in quella giornata afosa di fine aprile faceva venire caldo solo a guardarla, mentre i capelli erano acconciati in uno chignon e due piccole trecce ai lati della testa, che secondo III avevano un gusto "squisitamente antico".
Stava tergendosi il sudore dalla fronte premendo il dorso della mano destra e sembrava molto stanca, più di quanto i tre Arclight l' avessero mai vista, eppure quel giorno non aveva fatto nessun lavoro straordinario.
Reggeva una scopa nell' altra mano e chiese con voce fiacca dove potesse trovare un altro flacone di detersivo.
Dopo aver ricevuto la risposta, lasciò la stanza per cercare il ripostiglio.
Bella sfida! In quella parte del grosso "appartamento" (le stanze dei piani superiori del Grand Hotel, per grandezza, erano paragonabili agli appartamenti dei grossi palazzi) non ci era mai stata e quelle stanze buie e impolverate le incutevano uno strano senso di terrore.
Le porte, ordinatamente allineate, parevano tutte uguali, e gli angoli del soffitto erano sporchi e incrostati. Alcune ragnatele penzolanti facevano la loro bella figura in quel quadro di desolazione ed abbandono inquietando ulteriormente la ragazza che procedeva con circospezione lungo il corridoio.
La sua inquietudine era anche alimentata dal fatto che, quando aveva deciso di rispettare le clausole del primogenito Arclight, egli le aveva espressamente proibito di esplorare quella parte della residenza, se non per motivi lavorativi, in cambio di una certa autonomia nel lavoro poco prima di averlo sentito bisbigliare tra sé e sé che "non avrebbe dovuto aprire quella porta".
Forse aveva creduto che lei non lo stesse ascoltando?
Qual era la porta che non avrebbe dovuto aprire?
Non lo sapeva e le circostanze non erano certo favorevoli.
"Kazama Hoshiko, smettila di fantasticare!" si disse schiaffeggiandosi leggermente una guancia. "Sei qui per trovare un flacone di detersivo liquido per il lavaggio dei pavimenti, non per farti i fatti di uno dei tuoi datori di lavoro. I loro problemi non ti riguardano e tu non devi procuragliene altri ficcando il naso dove non devi. Ricordatelo!"
In preda all' indecisione, la corvina si morse il labbro e aprì la prima porta che trovò avanti a sé.
Era la porta sbagliata: ai suoi occhi si presentò una stanza spoglia e buia come poche, ma certamente non quella che stava cercando.
Il mobilio era costituito da due cassettiere con i cassetti rosi dai tarli e dal gusto vagamente barocco, un tavolino liberty sbrecciato dalle gambe bombate, che stonava parecchio, ed un letto molto spazioso, con la testiera in alluminio leggermente annerita, sul quale giaceva un lenzuolo ricamato color glicine.
Il pavimento marmoreo nero e bianco, a scacchi, e le pareti scure completamente immerse nella penombra accrescevano il senso di abbandono, ma sotto le coltri giaceva qualcuno e Hoshiko, in barba al monito che si era fatta poco prima, si avvicinò incuriosita.
La persona addormentata avrebbe potuto benissimo essere un bambino, data la sua bassa statura, ed aveva dei capelli dorati acconciati in una treccia bassa che ricadeva morbida su una spalla. Aveva il viso coperto da una strana maschera, sulla quale, nella parte inferiore, era inciso uno strano ghigno, che stonava completamente con le sottili labbra serrate del bambino dormiente. Dalla coperta sbucava una manica color acquamarina.
La ragazza, esitante, si avvicinò ancora di più e quel movimento trattenuto non sfuggì ai sensi del ragazzino che dalla posizione supina si girò su un fianco, parve aprire gli occhi ed emise un flebile bisbiglio, per poi ripiombare nel sonno.
All' improvviso tutto divenne nero e nella sagoma sopita un serpentello violaceo nuotava invasato ma felice, facendo perdere vitalità al corpo.
Hoshiko levò un grido.
Three e Five corsero a vedere cosa fosse successo, ma evidentemente la quindicenne era stata colta sul fatto, perché il viso annebbiato del primogenito non prometteva nulla di buono ed anche il quindicenne dalla giacca rossa era rimasto sulla porta immobile come una statua di sale.
Istintivamente, Chris fece partire uno schiaffo diretto alla ragazza, che vacillò pericolosamente per poi passarsi una mano sulla guancia percossa ed arrossata.
"Magnifico. Adesso verrò licenziata." disse ironicamente Hoshiko, trattenendo le lacrime. Se avesse potuto sfogarsi adeguatamente la tragedia che avrebbe messo in atto avrebbe fatto cadere nel dimenticatoio L' Amleto di Shakespeare.
"Ha davvero una mente acuta, signorina, se l' ha intuito." disse beffardo il primogenito Arclight.
"Andiamo, fratellone, secondo me stai esagerando. In fondo non l'ha certo fatto apposta! Anzi, era in buona fede, stava cercando lo sgabuzzino ma ha sbagliato porta! Non è vero, Hoshiko?" intervenne Three in difesa della ragazza, per la quale ormai provava un forte affetto.
" Ad ogni modo vi è entrata, quindi va punita."
"Ma non poteva certo saperlo che era questa la stanza proibita, tu non gliel' hai mai detto!"
"Cosa cosa cosa? Cosa ha combinato la nostra signorina Stangona al Peperoncino?" chiese interessantissimo Four, che aveva deciso di seguire il battibecco dei fratelli per farsi quattro risate.
"Certo, adesso arriva pure Mister Ciuffo Spastico a fare il terzo incomodo." mugugnò la diretta interessata. "Comunque se proprio volete discutere fatelo fuori da qui." continuò rivolta ai due litiganti. "Sono quasi sicura che in questa stanza ci siano presenze sovrannaturali."
"Dlin-dlin-dlin, abbiamo un' altra fissata!" sghignazzò il secondogenito. "Chris, sta'a vedere che la cameriera qui conferma la tua teoria!"
"Thomas, piantala di fare il buffone!" lo zittì Five. "Cosa vuol dire, signorina Kazama?"
«Probabilmente è stata solo un' allucinazione, oppure ho avuto un altro calo di ferro» si giustificò Hoshiko «ma quando mi sono avvicinata mi è sembrato che la persona addormentata si fosse girata e avesse biascicato qualcosa. Una parola, "Ami" da quanto ho capito...»
"Papà ha dato segni di vita!" si emozionò il minore dei tre. "E poi? Che è successo?"
"Sembrava che volesse parlarmi, perciò mi sono accostata al letto. Però all'improvviso si è oscurato tutto, potevo solo distinguere la sagoma del ragazzino. E dentro di essa ho visto una sorta di serpente. Era viola e sembrava emanare veleno. Sono sicura che è quest' essere..."
"A logorare nostro padre."concluse Chris. "Ipotesi interessante. Ma come fa ad essere sicura di ciò che dice, cioè che questo colubro sia sovrannaturale. Raccontata così non ha molta credibilità."
"Disse colui che dieci minuti fa ha detto che questa malattia non è di natura terrestre."intervenne Four con il classico tono impertinente.
"È solo un' ipotesi." ripetè preoccupata Hoshiko "Se c'è qualcuno pronto a smentirmi me lo faccia sapere, ne sarei felice. Anche perché qui c'è in ballo un legame doppio-taglio, di questo sono sicurissima."
"Curioso. Di solito i legami sono doppio filo. Questo in cosa consiste?"
"Questo legame ha una natura complicata. Semplificando si potrebbe dire che gli effetti della vita dell' incantatore sono inversamente proporzionali a quelli dell' incantato: quanto più l' incantatore agisce ed acquista vigore, tanto più l' incantato deperisce. Per cui per liberare la vittima si dovrebbe uccidere l' esecutore, ma non sempre è una tecnica sicura."
"Il ragionamento fila." ammise Five. "Ma mi ancora chiedo come faccia a sapere tutto ciò."
Michael vide la Kazama sbiancare in volto, per quanto lo consentisse la sua pelle già pallida, e capì tutto: aveva intuito tutto grazie ai suoi poteri e i tanti allenamento nelle vesti di Victrix e avrebbe preferito che almeno Chris e Thomas non avessero saputo della sua parte "mostruosa". A detta della ragazza quelle "doti" non portavano altro che guai, eppure lui stava esultando perché, senza saperlo, aveva fatto loro del bene proprio grazie a quelle doti.
Le sorrise e le fece l' occhiolino per rassicurarla, poi prese la parola: "Non scomodare lei, fratellone, ci penso io a raccontartelo. Comunque, Hoshiko, il ripostiglio è la seconda porta sulla sinistra."





Angolo dell' Autrice
Bene. Rieccomi. Probabilmente adesso mi vorrete tutti mandare a quel paese dato che non mi sono fatta sentire per più di quattro mesi. Avete millanta volte ragione e quindi non mi giustificherò.
Altrettanto probabilmente potreste notare un certo calo di stile con questo capitolo, quindi se volete portarmi al patibolo fate pure. Io posso solo dire che, tra Iuno sclerata e Hoshiko che ficca il naso dove non deve, questo capitolo avrebbe potuto benissimo essere intitolato "Viva l' incoerenza", lol. *Si schiaffeggia perché non c'è nulla da ridere*
Ma siamo entrati appieno nello "Spannung Arc" (anche se a dire il vero qua di ansia rosicchiaunghie ce n'è poca), quindi i prossimi capitoli presenteranno ulteriori sviluppi!
Voi cosa avete da dire (oltre a tutte le invettive che dovreste scagliarmi)?
Mi raccomando recensite in tanti e segnalatemi la presenza di errori o modi per migliorare lo stile!
See you!
Osage_No_Onna (potete benissimo abbreviare in Ono-chan o in qualsiasi altro modo)
   
 
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