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Autore: Stregatta    06/09/2014    2 recensioni
- E poi, boh... L'idea di un oggetto freddo ed inanimato che prende vita grazie ad una collisione del tutto casuale è stupenda. Ti fa pensare che non c'è limite alle possibilità che... Che anche la situazione più estrema, in senso negativo, si possa risolvere un giorno, per caso... E per il più stupido dei motivi. Un asteroide che paragonato alla massa di un pianeta è poco più di sasso vicino ad una montagna. -
{Uno sfigato, uno svitato, uno che passava per caso.}
Genere: Commedia, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Christopher Wolstenholme, Dominic Howard, Matthew Bellamy
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Big Rip



Lo fissava da un paio di minuti, a distanza di qualche metro, il vassoio del pranzo stretto fra le mani e l'espressione carica di incertezza ed attesa.
Quell'atteggiamento ritroso era inaspettatamente ed esponenzialmente più irritante rispetto alla tracotante insistenza dei suoi approcci iniziali.
Dom indicò il posto libero di fronte al suo con un breve cenno del mento; illuminandosi in volto, Matthew trotterellò fino al tavolo e sbattè allegramente il suo vassoio sul ripiano.
- Finalmente ufficializziamo la nostra relazione... Dopo tutto, ho già conosciuto tua madre un bel po' di tempo fa.
- Matthew, devi per forza parlare come se fossimo una coppia di fidanzatini?
- Visto che ti chiamo Dom, potresti chiamarmi Matt? Ogni volta che mi chiami col mio nome per intero sembri un professore che mi vuol spedire dritto dritto in presidenza.
Dom alzò le spalle, poi gli domandò: - Com'è andato il compito?
Il tono di voce di Matt era noncurante, come se in quell'istante gli importasse di più asportare il cetriolino dal suo hamburger che discutere del suo andamento scolastico.
- Oh, ho consegnato in bianco.
- Perché? - volle sapere Dom.
- Sentito? - esclamò Matt, senza guardarlo negli occhi. - Hai di nuovo l'intonazione da prof incazzoso.
- Lo credo bene, ho speso un pomeriggio a cercare di infilare un paio di concetti basilari in quella testa di ghisa che ti ritrovi.
- Grazie, eh? Comunque... Mettere risposte a casaccio mi fa sentire stupido ed in balia degli eventi. Non scrivere nulla è una scelta, invece, e anche piuttosto coraggiosa.
Un ragionamento dalla logica stringente ed inattaccabile, davvero.
Dom si riaggiustò i panni del prof incazzoso addosso, aggiungendovi un tocco di Grillo Parlante.
- E la tua media?
- Recupererò. - tagliò corto Matt, e poi cambiò argomento.
- Allora... Quali sono i tuoi programmi per il week-end?
- Niente di speciale.
- Oh, ok.
Dom alzò lo sguardo su Matt, e trovò un'altra espressione che non gli piacque affatto – quella da bambino mortalmente deluso.
- C'è qualcos'altro?
- Non eri quello di “chiedimi quello che ti pare, tanto ti risponderò sempre di no”?
Oh, era una sfida?
Dom sorrise, e Matt alzò un sopracciglio di fronte al suo sorriso.
- Mettimi alla prova, non si può mai sapere.
- Ti vergogneresti ad uscire con me?
- Ti ho già detto che non devi necessariamente parlare come se fossimo una coppia...?
- Vabbe'. Allora?
Attesa e incertezza. Occhi imploranti nel particolare modo in cui riuscivano ad esserlo gli occhi di Matt, con quella punta di rabbia senza destinatario preciso.
- Be', direi che se possiamo mangiare allo stesso tavolo non c'è motivo per cui non dovremmo uscire assieme.
- Quando e dove?
- Non lo so e non lo so.
La risposta non turbò Matt, che evidentemente aveva già ottenuto ciò che voleva. Si rilassò all'indietro sullo schienale della sua sedia, e disse: - Va bene, tanto il week-end è ancora abbastanza lontano... Cioè, non troppo visto che è giovedì ma, be', ecco.
Dom annuì, continuando poi seraficamene a mangiare mentre Matt lo sommergeva con una cascata di ciance riguardanti tutto e niente.


- Sabato sera suoniamo a Dawlish... Sei dei nostri?
- … io?
Chris sbuffò.
- No, quello dietro di te.
Dom arrossì, mentre l'altro spiegava tranquillamente: - Noi della band partiamo di mattina, ma se ti va puoi raggiungerci solo per il concerto e tornare il giorno dopo con noi. Ci accompagna lo zio di Lyle, in macchina abbiamo sette posti disponibili e ne occupiamo solo cinque... Potresti pure portarti un amico, per dire.
Più Chris si inoltrava ad illustrargli i dettagli della cosa, più Dom si rendeva conto che la cosa gli stava letteralmente piombando addosso dal cielo.
Insomma, quali erano i presupposti per invitarlo? Per una volta che erano usciti tutti assieme Dom era rimasto a far da tappezzeria, osservandoli in silenzio pressoché assoluto ed ammirando da lontano la trama e l'ordito dell'amicizia che legava i Fixed Penalty, sentendosi troppo fuori posto per inserirsi in quell'intreccio complicato di intimità, di sottintesi ed esperienze da cui era inevitabilmente tagliato fuori perché all'epoca dei fatti non c'era, ed il riassunto delle puntate precedenti non poteva riempire le sue lacune.
Eppure Chris era lì, ad invitarlo ad unirsi a loro come se fosse normale. Come se fosse giusto.
Una volta ancora, gli era stata offerta l'occasione di condividere un pezzo della loro storia – e siccome ultimamente stava essendo fin troppo ottimista, e stava pensando troppo ed ascoltando troppa della musica che Chris gli passava regolarmente, forse... Forse quella storia a otto mani poteva diventare una storia a dieci?
- Mi piacerebbe un sacco. - rispose Dom, e la sua incertezza non andò persa agli occhi di Chris, che lo sollecitò: - Però...?
Però sono uno sfigato che non azzecca mai i tempi e quindi accetta proposte quando sarebbe il caso di non farlo. Però apparentemente Dio esiste e ha un senso dell'umorismo piuttosto malsano. Però Matt.
- Avrei un impegno, in teoria. - dovette ammettere Dom.
- Be', se ce l'hai solo in teoria... - scherzò Chris.
Dom si sentì incredibilmente stupido, ingrato e sfortunato mentre l'altro scrollava le spalle e lo rassicurava: - Tranquillo, non mi offendo. Sarà per un'altra volta.
Seh, quando mai.


In quel periodo fatto di pensare e sentire troppo, Dom si era ritrovato più volte ad avere delle piccole epifanie, idee che esplodevano nella sua mente come bengala nel cuore della notte. Queste manifestazioni lo incuriosivano sia nel contenuto sia nel loro modo di proporsi: da qualche parte nel suo cervello qualcosa si accendeva all'improvviso, mentre stava aspettando l'autobus o era a cena o mentre rimetteva a posto la propria stanza.
Per quanto sembrasse strano persino a se stesso, Dom fino ad allora non sapeva di avere così tante idee per la testa e di quanto fosse rapido e spontaneo il processo che le portava a rimescolarsi, a sfregare l'una contro l'altra fino a produrne una nuova, che suonava estranea e pura come una rivelazione divina.
Quel pomeriggio Dom pensò molto a Chris, e pensò molto anche a Matt.
Fin dall'inizio, era come se li avesse infilati in due scatole separate nella sua testa – perché erano così diversi, così inconciliabili. Due reagenti da tenere ben lontani fra loro.
L'unico punto in comune fra loro era Dom, e sentiva che questo alla lunga poteva diventare un problema – come in quell'istante: doveva sacrificare uno a favore di un altro, e la cosa non lo faceva sentire con la coscienza a posto.
A meno che...
Di nuovo, una di quelle idee strane e luminose. E potenzialmente disastrosa.



- Pronto?
- Ho trovato qualcosa da fare per questo week-end.
Sapendo che l'altro avrebbe opposto resistenza, Dom si sforzò di esporre il suo progetto con tutto l'entusiasmo possibile...
- No.

ma il primo tentativo fallì lo stesso.
Senza perdersi d'animo, Dom esclamò: - Ma dai! Ci divertiremo!
Wow, detto da me suona così credibile. Come no.
Infatti, Matt rispose con tono indignato: - Mi stai davvero chiedendo di passare una serata in compagnia della Wolstencoso's Experience, non posso crederci! Con quel tipo lì, quello secco con la faccia da serpente che l'altra volta non faceva che fissarmi e...!
- Ok, Lyle è un po' una testa di cazzo ma gli altri non sono male... Chris è a posto. E poi ci sarei io.
Ci fu una breve pausa.
A voce bassa, Matt disse: - Se vuoi andare non è un problema, possiamo uscire un'altra volta.
Un altro silenzio, stavolta più lungo.
Sarebbe stato bello capire se in quel momento Matt si fosse ritirato dentro il suo muro, o se ne fosse appena uscito.
- Matt... Provaci.
Che cosa ridicola da dire... Eppure, da fuori, era tutto quello che Dom potesse fare.
- Ci sto provando.
No, non credo. O forse sì, chi cavolo sono io per dirlo.
- Mi dispiace... Divertiti.



Dom attese dieci minuti esatti, battuti dall'orologio in soggiorno. In quel lasso di tempo attraversò così tanti e diversi stati d'animo da fargli venire il capogiro: senso di colpa per aver forzato Matt ad uscire dal suo guscio, risentimento perché Matt non aveva accettato rovinando i suoi piani, senso di colpa per aver provato del risentimento, avvilimento, senso di impotenza, di nuovo del risentimento nei confronti suoi, di Matt e Chris e delle relazioni interpersonali a prescindere.
Dopodiché, prese di nuovo in mano il telefono.
- Pronto?
- Hai cambiato idea?
- Perché?
- Perché semmai l'avessi cambiata, ho la sensazione che non me lo diresti.
Matt sbuffò.
- Senti, io...
- Non ti succederà niente di male, se vieni.
- Farei solo da tappezzeria, mentre gli altri farebbero di tutto per mettermi in imbarazzo, mi chiederebbero come si vive in manicomio e-
- È come con il compito di francese.
- Cosa?
- Per evitare l'eventualità che vada tutto a puttane, preferisci essere tu a mandare tutto a puttane.
A Dom il concetto uscì così com'era nato nella sua mente, senza edulcorarlo in alcun modo. Seppe di aver fatto centro quando Matt ammutolì di colpo, lasciandogli il margine necessario per continuare il suo affondo.
- Ci sono io - ribadì - e Chris è uno in gamba. E Lyle è un coglione, ma non può farti nulla una volta che ne sei consapevole.
Il silenzio di Matt non suonava così enigmatico, stavolta. Ci stava davvero pensando, e se ci stava pensando era perché aveva già ceduto.
Dom lo sapeva istintivamente, ma non volle esagerare.
- Vuoi pensarci un altro po'?
- Se non ti dispiace... - mormorò Matt, prima di dire precipitosamente: - Ti richiamo io.
- Giuri? - lo punzecchiò Dom, ridacchiando poi nel sentirlo mugugnare: - Oh, che palle.
Riattaccato il telefono, non restava che attendere di nuovo.


Matt esordì in tono aspro, dando a Dom appena il tempo di dire “pronto”.
- Non ho alcuna intenzione di fare il simpatico.
- Ok.
- E ti starò sempre appiccicato.
- L'avevo messo in conto.
- E se il serpente mi si avvicina gli allungo una pedata sulle palle.
- No, questo no. Sabato ti comporterai da persona normale.
- Uff.
- Andrà tutto bene.
- Come no... Ciao.
- Ciao.



Tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare.
Un'infinità di chilometri da percorrere a nuoto, immerso in un ambiente ostile, l'ipotermia a rosicchiarti le estremità e la fatica ovvia di muoverti attraverso una sostanza più densa del solito.
- Dom!
Per non parlare dell'ombra degli squali che nuotano sotto il pelo dell'acqua, e – se già non è successo - ti fanno definitivamente pentire di esserti imbarcato nell'impresa.
Chris alzò la testa dal bagagliaio già stracolmo, salutandolo, e lo stomaco di Dom sembrò afflosciarglisi e cadere all'interno del ventre come un sacco vuoto.
La sensazione fisica del non poter più tirarsi indietro.
- Ciao. - riuscì a strapparsi di bocca Dom, occhieggiando il resto della truppa affaccendato attorno alla macchina che li avrebbe portati a Dawlish – tutti insieme in un'allegra scampagnata fra amici.
Intanto, Chris diede un'occhiata ad un punto dietro le spalle di Dom.
- Ciao, Matthew.
Riluttante ed ingobbito, Matt si fece avanti ricambiando il saluto in maniera... Be', sì, abbastanza decente. Un “ciao” mormorato ma udibile. Un po' svogliato, magari, ma comunque un “ciao”.
Dom si chiese se avrebbe passato tutto il tempo a misurare il grado di convinzione del tono di Matt o se ci sarebbe stato un momento in cui avrebbero iniziato entrambi a divertirsi senza imparanoiarsi più del necessario.
- Ehi... Che sorpresa.
Di certo interagire con Lyle non avrebbe aiutato nessuno dei due a rilassarsi.
Il nuovo arrivato squadrò Dom e Matt da cima a fondo, prima di avvisarli: - Il posto davanti è mio.
- Meglio, così ci stai lontano. - disse Chris, sorridendo.
Lyle lo fulminò con lo sguardo.
- Non mi metterei mai fra te ed i tuoi nuovi amici, Teddy.
- E noi te ne siamo molto grati.
- Si parte fra dieci minuti. - annunciò in tutta risposta Lyle, prima di defilarsi.
Sembrava che Chris stesse concentrando tutto il proprio essere nel tentativo di incenerire l'amico con lo sguardo, o quantomeno di bruciargli un buco in mezzo alla schiena.
I presupposti per un'interminabile, imbarazzante gita in macchina c'erano tutti.
Per lo meno non fu silenziosa: lo zio di Lyle era tanto gioviale e chiacchierone quanto suo nipote era freddo e scostante, e prendendo spunto dal paesaggio circostante raccontò ai ragazzi tutto sul suo brillante passato da ciclista quasi-professionista – ogni collina, ogni torrente, ogni isolata stradina bianca che conduceva nell'oblio dell'aperta campagna del Devon aveva un proprio aneddoto ricco di particolari da essere narrato ed educatamente ignorato da parte del pubblico che però, dal canto suo, non offriva alternative al monologo di cui sopra.
Il velenoso scambio di battute fra Chris e Lyle prima della partenza doveva essere sintomo di un qualcosa di più serio. C'era una strana tensione nell'aria che non poteva solo dipendere dall'ansia del palcoscenico.
Dom si chiese se potesse aver a che fare con la presenza sua e di Matt, per quanto gli sembrasse improbabile: le poche volte in cui si era trovato in compagnia dei Fixed Penalty non aveva percepito nulla del genere.
Avrebbe voluto chiedere spiegazioni a Chris, ma chiaramente non era il caso di farlo in presenza degli altri.
Si trattava di aspettare.


Arrivati a Dawlish, la compagnia aveva un paio d'ore per rilassarsi ed esplorare la cittadina prima di andare al locale presso il quale i Fixed Penalty si sarebbero esibiti.
Passaggiando sul lungomare, Dom bisbigliò a Matt: - Ti dispiace se ti lascio da solo per qualche minuto?
- Certo che sì.
A giudicare dalla sua espressione, diceva sul serio.
Dom sospirò.
- Hai davvero intenzione di starmi incollato al culo per tutto il tempo?
- Erano queste le condizioni.
- Dai, hai visto che non ti mordono!
- Che devi fare?
Sbirciando Chris, appoggiato al parapetto che delimitava il lungomare con i compagni di poco distanti da lui, Dom rispose: - Devo parlarci.
- Di cosa?
- Non sono affar- ahi! Ma sei scemo? Mi hai fatto male!
- Visto che mi hai trascinato qui quando sarei potuto rimanere tranquillamente a casa...
- A fare cosa, a pulire la cassettina della cacca di Miele? E poi mi hai chiesto tu di uscire questo week-end!
- La compagnia di Miele è molto più piacevole e stimolante di quella dei Fixed Musi Lunghi, questo è poco ma sicuro.
- Senti... - iniziò Dom, prima di interrompersi per abbassare la voce.
- … voglio sapere perché sono tutti così strani.
- Anch'io, cosa credi?
- Ma davanti a te magari non si sbottona, che ne sai?
- Perché non dovrei?
Mentre discutevano, Chris era arrivato alle spalle di Matt e Dom senza che se ne accorgessero.
Dom avvampò.
- Noi... Noi stavamo...
- Vi stavate chiedendo cosa diavolo ci è preso.
- Già. - disse Matt, mentre Dom si limitò ad annuire.
Chris si mordicchiò l'interno di una guancia, pensieroso.
Indicò un locale dall'altra parte della strada che vendeva fish and chips.
- Mangiamo qualcosa in spiaggia?



- Abbiamo un paio di canzoni da suonare, stasera... Canzoni originali.
- Fantastico! - esclamò Dom.
Si voltò verso Chris, e notando la sua espressione si corresse: - Ok, non è fantastico.
- Una settimana fa lui arriva e ci dice “ho composto queste cose e bla bla il grande passo Dawlish sarà il nostro vero debutto bla bla bla”. Non ci aveva mai neanche accennato al fatto che stava scrivendo delle canzoni, e poi di punto in bianco arriva con tutte le parti pronte o quasi. Ci sono delle modifiche da fare, e dice di volerci pensare un po' ma che per il concerto di oggi possono andare.
Chris scosse il capo con aria disgustata.
- Come se noi non contassimo un cazzo, capisci? Ha scritto della musica che noi dovremo suonare e... E basta! Ci sono cose da modificare, ma quello verrà in seguito quando... Quando gli cadrà l'ispirazione tra capo e collo... A lui. La batteria ha qualcosa che non lo convince, ma mica mi ha chiesto nulla. Io devo solo suonare ed aspettare poi ulteriori istruzioni su come eseguire il suo capolavoro, l'opera che ci porterà al successo non appena grazierà le orecchie dei comuni mortali che l'ascolteranno stasera!
Chiuse gli occhi, e si riavviò i capelli svolazzanti nella brezza marina.
- Siamo manodopera - mormorò in tono amaro. - Potremmo mollarlo adesso e lui semplicemente si troverebbe qualcun altro da comandare a bacchetta. Non me ne frega niente di diventare famoso in questo modo. Voglio diventare un musicista, cazzo.
- Gli altri che ne pensano? - mormorò Dom.
- Cosa vuoi che ne pensino... Si fidano. Vogliono dei risultati e prima arrivano meglio è. Lyle ti dà l'impressione di sapere come ottenerli. È proprio un ottimo frontman. - ridacchiò Chris.
Alzò le spalle. - Sapevo che sarebbe andata a finire così, io e lui non ci siamo mai sopportati più di tanto. Mi spiace per Dan e Simon, con loro suono bene e mi diverto.
- Quindi vuoi lasciare il gruppo?
Chris non rispose.
Tutti e tre fissarono il mare di fronte a loro, ascoltando il suono ritmico che produceva nell'infrangersi dolcemente sul bagnasciuga.


Il locale era piuttosto grande e odorava di fumo e cera d'api. In una piccola rientranza, ai piedi di una parete fatta di sassi a vista, c'era un palco in legno scuro e massiccio.
A Dom ricordò vagamente l'atmosfera del Cavern, quell'unica volta in cui c'era stato. A differenza del Cavern, però, il posto brulicava di persone indaffarate a preparare e testare varie strumentazioni, ed in seguito di gente che, uscita dal luogo di lavoro, si era fiondata al pub per concedersi un paio di drink.
O forse più di un paio, come quella tipa che aveva attaccato bottone con Dom prima di riscuotersi nel bel mezzo della conversazione urlando “cazzo, ma sei minorenne” e scappare via incespicando in direzione delle toilettes.
Meglio, in un certo senso, visto che Dom stava implodendo pian piano sotto il peso della propria incapacità di reggere le avances di una ragazza attraente. Per non parlare del fatto che neanche in quell'occasione Matt era stato capace di levarsi dalle palle.
- Smettila. - sibilò Dom.
Accanto a lui, Matt si stava sbellicando dalle risate.
- Non... Non ce la faccio... Oddio, sto male... - ansimò, crollando contro il muro e ridendo ancora più forte.
- Poteva andar peggio, dai... Poteva arrivare qualche robusto pescatore e scambiarti per una gentil donzella. - lo punzecchiò poi Matt, tirandogli una ciocca di capelli biondi che ormai gli arrivavano all'altezza delle clavicole.
Dom lo spinse via, borbottando: - E ti lamentavi di essere venuto... Mi pare che tu ti stia divertendo parecchio.
- Non c'è male – ghignò Matt. - Dov'è Chris?
- Cosa c'è, adesso ti sta simpatico?
- Umana comprensione per la sua tragedia personale, nulla di che.
Dom lo guardò.
- Scommetto che saresti come Lyle.
- Eh?
- Dal modo in cui ti sei comportato con me, dico.
- Dom, ti ho già chiesto scusa per quello che è successo.
Matt tornò del tutto serio.
- Credi davvero che io sia tanto infame?
- Credo che tu voglia fare tutto di testa tua.
- So quello che voglio, tutto qui.
- Quello che vuoi tu... E quello che vogliono gli altri?
- Cosa diavolo... Hai voglia di litigare?
Dom incrociò le braccia, guardando dritto di fronte a sé. Con la coda dell'occhio percepiva la presenza dell'altro, immobile, accanto a lui.
- Io... - mormorò Matt. - Io ho fatto quello che volevi tu, oggi. Ti ho seguito qui anche se-
- Do ut des.
- Perché parli in gallese, adesso?
- È latino. Significa che mi hai dato qualcosa in cambio di qualcos'altro.
Matt tacque per un istante, prima di affermare: - Non ti confondere, Dom... Quello che ha organizzato tutto in modo tale da avere la botte piena e la moglie ubriaca sei tu.
Prima che Dom potesse replicare all'accusa, Matt se n'era già andato via.


Privo della compagnia dei Fixed Penalty, impegnati a rifinire gli ultimi dettagli prima del concerto e a battibeccare fra loro – ulteriore motivo per starne alla larga – e senza di Matt che chissà dove diavolo s'era cacciato, Dom uscì dal locale.
Si sentiva soffocare, e non solo per via della folla.
A volte credeva di esserci riuscito, a far del tutto pace con Matt, ed in effetti... No, non ce l'aveva con lui.
Se solo non gli avesse dato così irrazionalmente sui nervi. Non poteva semplicemente piacergli, come Chris? Invece Matt gli piaceva e gli dava un fastidio della malora allo stesso tempo. Un fastidio che non bastava a troncare la loro quasi-forse-neonata-amicizia, ma era più che sufficiente a... Farsi del male a vicenda?
Matt non era cattivo, ed era considerevolmente meno pazzo di quanto tutti credevano... Ma questo non era un motivo sufficiente per abbassare la guardia. Non con lui.
Però da qui a ferirlo deliberatamente... No, che cazzo, no.
Cristo, perché la gente – se stesso compreso – era così difficile da capire?

Forse venire a Dawlish era stata una cattiva idea, e convincere Matt a venire una pessima idea.
Forse voleva davvero tutto, e senza conseguenze... Rimanendo con un bel pugno di mosche in mano.
Forse anche lui somigliava un po' a Lyle.


Dopo una cena a base di robusto cibo da pub inglese, sparute chiacchiere imbarazzate ed occhi bassi sui piatti, arrivò finalmente il gran momento.
Il locale era ancora strapieno di gente vociante e non particolarmente interessata ai ragazzi che stavano prendendo posizione sul palco.
Nonostante tutto ciò di cui era al corrente, a Dom sarebbe piaciuto che i Fixed Penalty fossero stati in grado di catturare l'attenzione del pubblico.
Chris compitava le sue parti con diligente distacco – il suo viso era impietrito in un cipiglio funereo.
Quello sarebbe stato il suo ultimo concerto con la band, realizzò Dom. Non poteva che essere così.
Ripensando alla prima volta in cui li aveva incontrati, a quella in cui li aveva visti suonare, al retrogusto amaro dell'invidia che gli era rimasto in fondo alla bocca di fronte allo spettacolo di un'intesa così naturale, così impeccabile, così incorruttibile Dom sperò davvero che si potesse recuperare qualcosa. Per Chris, per gli altri tre, per se stesso.
Possibile che qualcosa di così bello fosse anche tanto facile da distruggere? Qual era il punto? Era stata solo una magnifica illusione?
O magari bisognava solo lavorarci di più, e avere voglia di lavorarci insieme.
Dom si voltò a guardare Matt, intento ad incassare le frequenti gomitate d'intesa e gli infiniti commenti sulla performance dello zio di Lyle.
I loro sguardi si incontrarono, e quello di Matt significava chiaramente “se mi vuoi un minimo di bene, abbattimi adesso”. Dom non riuscì a trattenere una risata, e l'altro tornò a concentrarsi sull'esibizione con un sorrisetto malamente contenuto.


Appena sceso dal palco, Lyle si ritrovò incastrato nell'abbraccio da orso di suo zio.
- Fenomenale. Fenomenale, davvero. Appena torniamo a casa lo dobbiamo raccontare ai tuoi, se fossero stati qui stasera avrebbero finalmente capito...
- Grazie, Kief. - il nipote si districò con disinvoltura dalla stretta affettuosa, riavviandosi i capelli sudati sulla fronte.
Matt diede un pizzicotto sul braccio a Dom, sussurrando: - Sbaglio o quella che vedo è un'emozione genuina...?
Lyle lo notò, fissandolo con aria che sarebbe risultata molto più minacciosa se contemporaneamente un tenue rossore non si fosse diffuso sui suoi zigomi.
- Dobbiamo festeggiare! - Simon sbucò da dietro le spalle del suo frontman, somigliando per la prima volta dall'inizio della giornata al Simon che Dom conosceva.
- … magari in riva al mare?


Non c'era niente con il quale accendere un falò, e l'unico adulto presente nella compagnia non si sarebbe mai assunto la responsabilità di far giocare sei adolescenti con il fuoco: non avendo neanche un pallone per improvvisare una partita di calcio, decisero di rispolverare i giochi più sciocchi della loro infanzia.
Comunque, anche un due tre stella non era un gioco per i deboli di cuore.
- Stella! - urlò Simon, placcando Dom e mandandolo a faccia in giù nella sabbia.
Sputacchiando granelli, Dom urlò: - Per quale cavolo di motivo l'avresti fatto??
- Per temprarti il fisico e lo spirito, ovviamente... Mi ringrazierai, un giorno.
Entrambi i giocatori andarono poi a sedersi accanto ai due eliminati, Matt e Daniel.
- Ti sei battuto come un vero uomo, Howard. - disse il primo, e Dom rise sarcastico.
Simon si sdraiò, aprendo e chiudendo le gambe.
- Mi sento strafatto.
- Per una volta che non lo sei. - lo prese in giro Daniel.
- Se tutte le sere fossero così altro che canne, davvero.
Come preso da un pensiero improvviso, drizzò la schiena di scatto guardandosi attorno.
- Rilassati... Kief non è ancora tornato.
- Lo so, ma metti che era qui nei paraggi.
Sospirando, si rimise giù sulla sabbia.
- Vi siete rotti le palle, voi due? Intendo dire, oggi.
- Be', insomma, voi eravate un po' su di giri per il concerto e-
- Dom, non credo di aver mai sentito parlare il tuo amico.
Simon rotolò su un fianco, piantando un gomito a terra e poggiando la guancia sulla mano.
- Ti sei annoiato, oggi? Voglio dire, non ci conosci nemmeno e ci siamo comportati da stronzi lunatici...
Sotto gli sguardi di tutti, Matt si abbracciò le ginocchia e borbottò: - No. Cioè, sono stato bene.
- Quindi ti piacciamo?
Daniel si allungò fino a dare un calcetto all'amico.
- Simon trova molto divertente mettere a disagio le persone, perdonalo.
- Ok, ok... Fingiamo che lui non esista ed evitiamo di includerlo nelle nostre conversazioni, allora.
- Non mi sento a disagio - affermò Matt, cercando brevemente lo sguardo di Dom.
- Raccontaci qualcosa, allora...
Simon gli sorrise, distendendosi a pancia in giù.
- Tipo, mi sono sempre chiesto com'è che si sta in un ospedale psichiatrico.
Dom si sentì gelare, ricordando le obiezioni che Matt aveva opposto prima di accettare di venire con loro.
Tutto ciò che poteva fare, adesso, era stare a guardare.
Matt abbassò gli occhi e restò in silenzio per qualche interminabile istante.
- Lo sapevo. - bisbigliò, alzandosi e dirigendosi verso il bagnasciuga.
Nel conseguente silenzio generale, Simon si girò verso Daniel e Dom.
- … cazzo, ragazzi, giuro che non volevo spingerlo al suicidio.
Senza perdere altro tempo, Dom schizzò in piedi e raggiunse Matt.
La schiuma delle onde gli lambiva la punta delle scarpe, ma era come se lui non se ne accorgesse.
Sembrava completamene immerso nei propri pensieri.
- Matt... - lo chiamò Dom.
Si infilò entrambe le mani nei capelli, sopraffatto dal senso di colpa.
- Mi spiace... È stata una pessima idea, lo so, ma tutto quello che volevo era... Non credevo che fosse così difficile, io...
- Non era un ospedale psichiatrico.
La voce di Matt era sottile come la brezza notturna.
- Non puoi andare al manicomio se non sei pazzo. Secondo lo psicologo che mi ha visitato ero solo molto stressato per via del divorzio dei miei, ed essere un adolescente ha solo peggiorato la situazione... Gli ormoni, no?
- Sono stato da alcuni parenti, in attesa che Teignmouth si dimenticasse di me... Il che chiaramente non è successo, ma...
Matt sorrise debolmente.
- … la tua mica era una pessima idea, era solo... Normale, credo. Hai un paio di amici, con almeno un interesse in comune, perché dovrebbe essere una pessima idea uscire tutti assieme? Casomai l'idea pessima l'ho avuta io, accettando la tua proposta. Ma è stato bello che tu abbia pensato a me.
Dom restò senza parole, all'inizio.
Dopo un po', a fatica, mormorò: - L'ho fatto perché... Perché siamo amici.
- Ok.
- Siamo amici - ripetè Dom.
- È quello che ho detto anch'io, mi pare...? - argomentò l'altro, con aria perplessa.
- Ma io non te l'ho mai detto prima.
Matt annuì, muovendo un piede e scavando una buca nella sabbia bagnata.
Si voltò a guardare il resto della compagnia dietro di sé.
- Faccia di Serpente e Chris sono tornati - annunciò.
- … e a giudicare dalle loro facce non hanno discusso di qualcosa di piacevole.






Il Big Rip è un'ipotesi cosmologica sulla fine dell'Universo, oltre a significare letteralmente "grande strappo". 
I pianeti devono essersi allineati in qualche modo bizzarro, lo sento... Oppure sono gli asteroidi fra Marte e Giove. Si sono ricombinati in modo tale da formare la scritta FINISCI EXOGENESIS ENTRO IL 2014 RAZZA DI IMBECILLE. Grazie, asteroidi! :D



   
 
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