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Autore: RandomWriter    07/09/2014    4 recensioni
Si era trasferita con il corpo, ma la sua mente tornava sempre là. Cambiare aria le avrebbe fatto bene, era quello che sentiva ripetere da mesi. E forse avevano ragione. Perchè anche se il dolore a volte tornava, Erin poteva far finta che fosse tutto un sogno, dove lei non esisteva più. Le bastava essere qualcun altro.
"In her shoes" è la storia dai toni rosa e vivaci, che però cela una vena di mistero dietro il passato dei suoi personaggi. Ognuno di essi ha una caratterizzazione compiuta, un suo ruolo ben definito all'interno dell storia che si svilupperà nel corso di numerosi capitoli. Lascio a voi la l'incarico di trovare la pazienza per leggerli. Nel caso decidiate di inoltrarvi in questa attività, non mi rimane che augurarvi: BUONA LETTURA
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'In her shoes'
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RIASSUNTO DELLA PUNTATA PRECEDENTE:
Sin dalla prima battuta, Castiel comincia a improvvisare dialoghi inesistenti, uscendo completamente dal personaggio che deve interpretare. Erin, a sua volta, asseconda l’amico, rispondendo a tono alle sue affermazioni; i due finiscono per bisticciare davanti a tutti, finchè interviene Lysandre, spegnendo la scena. Erin presenta il rosso ai genitori ma l’atteggiamento scontroso di Peter urta Castiel e tra i due si crea un’evidente tensione. Nel frattempo arriva Dake che, nonostante l’impegno, non riesce a far cambiare idea sul suo conto ad Iris. Nathaniel, una volta appartatosi con la sua ragazza, la invita a cena per conoscere anche i suoi genitori, invito ben accolto da Erin. Quest’ultima cerca Castiel, per chiarire una frase pronunciata da Lysandre, ma il ragazzo nega di averla detta. Il rosso raggiunge poi il poeta sul tetto e gli racconta che Erin lo considera il suo migliore amico.
 


 
CAPITOLO 26:
ASPETTATIVE E SODDISFAZIONI

 “Iris! Fa’ star zitta la tua amica o qui finisce male!” sbottò Castiel spazientito.
Erano passati due giorni dalla recita e come ogni venerdì sera, i ragazzi si erano uniti nella sala del club di musica. Ormai era diventato un appuntamento fisso a cui nessuno degli otto ragazzi mancava di partecipare.
“ti ricordo che è anche amica tua” lo rimbeccò Iris mentre era impegnata ad intrecciare i lunghi capelli di Rosalya.
“Castiel lunedì scadono le iscrizioni delle band per il concerto, ti prego!” lo supplicò Erin.
“quale parte della parola NO non ti è chiara?”
La ragazza sbuffò pesantemente e il rosso tornò a strimpellare a caso le corde della chitarra, segno che non intendeva assecondarla.
“suvvia Cas, sarà divertente” tentò Alexy, seduto accanto a Violet. Entrambi avevano adottato l’abitudine di “prendere in prestito” il materiale dall’aula di disegno per passare la serata dedicandosi al loro hobby preferito. Il chitarrista si voltò verso Lysandre, cercando il suo appoggio:
“diglielo tu a questi che non siamo pronti”
Prima che l’amico potesse replicare, s’intromise la sorella:
“sei solo un cagasotto Castiel!”
“ok, sono un cagasotto, soddisfatta? Discorso chiuso” la liquidò.
“e io invece insisto!” s’impuntò Erin.
“porca miseria, parli sempre tu!” esclamò esasperato Castiel, reclinando il capo all’indietro “mi sembri quello scoiattolino dalla voce stridula… com’è che si chiama?” chiese rivolto a Lysandre che gli restituì un’occhiata eloquente. Poteva avere molti interessi, ma decisamente i cartoni animati non rientravano tra questi.
“Hamtaro?” tentò Iris.
“ti sembro uno che guardava Hamtaro? E comunque quello era un criceto” precisò Castiel.
“almeno sai chi è” lo schernì Armin “ma forse intendi Cip, di Cip e Ciop”
“esatto” concluse soddisfatto il rosso, schioccando le dita.
“invece di perdere tempo a inventarti soprannomi, esercitati a suonare per il concerto” borbottò Erin con una leggera irritazione.
“se ci tieni tanto a quel cazzo di concerto, perché non ti esibisci tu? C’è il karaoke”
“col cavolo, sei tu la sirenetta Ariel” borbottò la mora alludendo al mitologico canto delle sirene. Non si sarebbe mai proposta di cantare davanti a tutti. L’ultima volta che aveva fatto un’esibizione simile, accanto a lei c’era… Sophia.
Come accadeva fin troppo regolarmente, il ricordo della sorella la intristì e si ammutolì.
Accantonò la discussione con Castiel e tornò a concentrarsi sui propri compiti.
“ti sei mangiata la lingua?” le chiese il rosso dopo un po’.  Anche se non lo dava a vedere, il silenzio improvviso della ragazza, unito a quell’espressione malinconica, l’aveva turbato un po’.
“certo che sei proprio contorto tu!” sbottò Erin, recuperando la sua vitalità.
In quei momenti si sorprendeva lei stessa della facilità con cui Castiel riusciva, involontariamente, a tirarla su di morale. Le bastava una frase del ragazzo, una sua provocazione e subito lei trovava lo spirito per reagire e lasciarsi alle spalle i cattivi pensieri.
“se parlo non va bene e se sto zitta pure. Cosa devo fare?” protestò lei incrociando le braccia al petto.
Castiel rispose con un verso stizzito e i presenti sorrisero di buon umore.
Finalmente le prove iniziarono e per una buona mezz’ora nessuno parlò più di tanto. Il silenzio veniva interrotto solamente da qualche commento dei due musicisti per scambiarsi opinioni e correzioni. Rosalya ed Iris si erano invertite i ruoli e ora era la prima ad acconciare i capelli alla seconda. La ragazza glieli raccolse verso l’alto, formando un intreccio con delle ciocche che poi avvolse nascondendo l’elastico. Armin si complimentò con la rossa per il nuovo look facendola arrossire, mentre Erin si rifiutava di sottoporsi allo stesso trattamento. Stava finendo i compiti di biologia, la sua materia preferita e aveva bisogno di concentrazione.
Lysandre e Castiel nel frattempo passarono all’esecuzione di una delle ultime canzoni composte dal chitarrista. L’esecuzione fu impeccabile tanto che nessuno degli amici osò disturbarla. Al termine, Armin, Alexy e Rosalya, che non l’avevano mai sentita prima, si complimentarono:
“porca miseria Castiel! Sei migliorato un botto dall’anno scorso!” si sorprese Armin.
“questa è in assoluto la migliore che tu abbia mai composto!” rincarnò la dose Alexy. Tuttavia, il diretto interessato non ringraziò per quei complimenti, ma si limitò a scrollare le spalle, come se non prestasse particolare considerazione alle loro opinioni.
“ti prenderei a sberle quando fai così!” lo rimproverò Rosalya.
Castiel si grattò il mento, cosa che faceva abitualmente quando qualcosa non lo interessava e questo acuì l’irritazione della ragazza.
“in effetti Castiel sei proprio tonto” ammise Iris “fai delle canzoni bellissime e non vuoi che nessuno lo sappia”
Tutti la applaudirono mentre il rosso, dopo averla fulminata con lo sguardo, la minacciò.
“senti un po’ rossa, non prendere la piega delle tue amichette perché non oggi è aria”
“almeno i miei sono naturali” obiettò Iris giocherellando con una ciocca di capelli.
Armin ridacchiò e rincarnò la dose:
“ti conviene stare zitto Cas. Sei circondato da donne che te la danno sui denti”
“ma figurati” minimizzò l’altro e, intercettato il cenno di Lysandre, passò all’esecuzione del pezzo successivo, una canzone dei Queen of the Stone Age.
Una volta finito, Erin stava per aprire bocca, quando la porta si spalancò all’improvviso.
 
La ragazza rimase sconvolta, con la bocca spalancata e gli occhi fuori dalle orbite.
Il cuore di Iris cominciò a martellarle in petto, Violet divenne paonazza, Rosalya sgranò gli occhi, Lysandre e Castiel allontanarono le mani dagli strumenti, Alexy dal disegno e Armin nascose la console dietro la schiena.
 
Sulla soglia della porta, con un’espressione sorpresa e al contempo furente, sostava Miss Joplin.
 
La donna spostava lo sguardo alternativamente sugli otto membri del gruppo, ancora troppo stupefatta per trovare le parole con cui rivolgersi a loro.
Erin sapeva che quella donna non l’avrebbe aiutata, non un’altra volta. In gita, dopo la sua fuga alla ricerca del braccialetto, era stata chiara. Il suo cuore cominciò ad accelerare e la tensione le inumidì gli occhi. Si era giocata definitivamente il rispetto della sua insegnante preferita.
“SI PUÒ SAPERE CHE DIAVOLO STA SUCCEDENDO QUI?” proruppe infine la donna, dopo uno snervante silenzio.
Nessuno osò fiatare e Lysandre cercò di adoperarsi per trovare le parole più adatte per giustificare i presenti. Sperò che nel frattempo, tutti gli altri, specie Castiel, non prendessero l’iniziativa e lasciassero che fosse lui a farsi da portavoce dell’intero gruppo.  
“intrattenervi nei locali della scuola, dopo le lezioni, quando ormai è buio! E SE VI FATE MALE? Lo sapete vero che per il regolamento questo significa che la scuola ne è responsabile?!”
Nessuno aveva mai visto Miss Joplin più furiosa e agitata.
“ma come facciamo a farci male così?” obiettò Castiel.
Lysandre alzò gli occhi al cielo, vedendo andare in fumo le sue speranze di riuscire ad instaurare un dialogo diplomatico con l’insegnante.
“NON È QUESTO IL PUNTO CASTIEL!” sbottò Miss Joplin “la questione è che avete fatto una cosa molto grave e pertanto vietata. E poi si può sapere come avete fatto ad entrare?”
Castiel si zittì. Se si fosse parlato delle chiavi che Nathaniel aveva recuperato l’anno prima e che aveva lasciato ai suoi ex amici, anche il delegato sarebbe finito nei guai.
“c’è una finestra che si chiude male in 4^ A” mormorò Alexy, che l’aveva usata in un paio di occasioni.
La professoressa sospirò esasperata e spostò lo sguardo sugli strumenti.
Dopo una decina di secondi passati ad osservare la stanza e i suoi abitanti chiese con un tono secco:
“fate musica?”
Lysandre annuì e la donna obiettò:
“e allora perché non c’è il vostro nome nel foglio d’iscrizione del concerto?”
Inevitabilmente sette teste si voltarono simultaneamente verso quella rossa del chitarrista:
“non esiste che ci esibiamo” chiarì quest’ultimo con determinazione “non siamo pronti”
Miss Joplin non si scompose minimamente e voltò loro le spalle.
“che sia l’ultima volta che vi becco qui” dichiarò minacciosa.
“n-non prenderà provvedimenti?” balbettò Iris la cui speranza di non essere puniti cominciava a infonderle coraggio.
La professoressa tornò a fissare gli studenti con un sorriso astuto che li fece trasalire:
“questo dipende da voi ragazzi” commentò sibillina, soffermandosi in particolare su Castiel “come insegnante non posso obbligarvi a partecipare al concerto, questo è certo…però posso proporvi un patto: io non prenderò provvedimenti, né tanto meno comunicherò alla preside quello che è successo questa sera ma voi in cambio…”
A quel punto tutti i presenti capirono dove voleva andare a parare quella donna.  
Gli occhi di Erin si illuminarono dalla gioia e dalla gratitudine. La amava. Amava quell’insegnante.
“… in cambio la vostra band si iscriverà al concerto” concluse la professoressa, nonché membro del comitato per l’organizzazione dell’evento “da quello che vedo siete in due” contò soffermandosi su un incredulo Lysandre e un pietrificato Castiel.
“c’è anche Alexy con le percussioni!” s’intromise Rosalya raggiante.
 “ottimo. Magari trovate un ruolo anche ad Armin, così da sembrare una vera band” ordinò Miss Joplin.
I musicisti erano rimasti senza parole, ma la donna attendeva una loro conferma:
“allora?”
Castiel si sentì incastrato. Fosse stato per lui avrebbe rifiutato quel patto e affrontato le conseguenze della sua trasgressione ma così facendo si sarebbe tirato dietro tutti i suoi amici. Quella proposta prevedeva una sola risposta.
“lo prendo per un sì” concluse la Joplin soddisfatta “ah” aggiunse prima di uscire definitivamente dalla stanza “chiaramente mi aspetto che anche le ragazze partecipino… al karaoke nel loro caso. La fatica non la devono fare solo i maschi”
Tutto l’entusiasmo di Erin svanì all’istante. Il suo sorriso radioso mutò in una smorfia di panico. Doveva cantare anche lei, davanti a tutti.
Castiel era ancora troppo inebetito per godersi l’espressione basita dell’amica e delle altre ragazze: Violet diventò paonazza, Iris si sentì mancare un battito mentre Rosalya sorrise soddisfatta.
“bene. Vedo che tutto sommato questa vicenda ha portato a dei lati positivi… mi arrangerò io stessa a inoltrare l’iscrizione della band lunedì mattina. Adesso vi do dieci minuti per mettere tutto in ordine e vi aspetto fuori dalla scuola” ordinò la donna, prima di chiudersi la porta alle spalle.
 
Appena Miss Joplin fu sufficientemente lontana, Rosalya cominciò ad urlare euforica:
“AMO QUELLA DONNA! VORREI ESSERE LESBICA PER SPOSARLA!”
Alexy ridacchiò mentre tutti gli altri erano ancora perplessi.
“non abbiamo altra scelta Castiel” lo consolò Lysandre mettendogli una mano sulla spalla.
“non far finta che ti dispiaccia” rispose acido il chitarrista.
“pensa piuttosto che almeno tu non sarai da solo. Guarda Erin per esempio. È rimasta di stucco. Salirà lì sul palco, da sola, completamente in balia del pubblico…”
“grazie mille Lys! Adesso sì che la pressione mi è salita alle stelle” farfugliò la mora.
“non possiamo esibirci insieme?” suggerì Iris.
“beh, sarebbe d’aiuto” commentò Erin.
“eh no, Cip!” la richiamò Castiel stizzito “non fare la cagasotto. Mi hai talmente tanto rotto le palle con questa merda di concerto che mi aspetto che come minimo tu canti da sola!”
L’amica lo guardò con odio, riducendo gli occhi a due fessure.
“dì piuttosto Castiel che vuoi goderti la voce cristallina di Erin” lo punzecchiò Armin che in realtà non aveva mai sentito cantare prima la ragazza.
“ti assicuro che la sua voce è tutto tranne che cristallina” precisò il rosso.
“grazie Castiel” lo zittì Erin sarcasticamente.
Lysandre sorrise indulgente e mentre riponeva la pianola all’interno della custodia, spiegò:
“quello che sta dicendo non è che la tua voce è brutta Erin, anzi…è particolare. Hai un timbro molto caldo quasi sensuale”
Quei complimenti la fecero arrossire vistosamente mentre il cantante del gruppo proseguiva “me ne sono accorto il primo venerdì che sei rimasta con noi e Castiel è d’accordo con me”
Sorpresa, la ragazza spostò lo sguardo verso Castiel che aveva un’espressione infastidita. Si ricordò poi della battutina di Lysandre fatta dopo la recita e a come lei gli avesse ingenuamente creduto. Era quindi impossibile che Castiel apprezzasse realmente la sua voce.
“oh, voglio sentirla anch’io questa voce!” esultò Rosalya.
Irina, hai un sacco di assi nella manica!” si complimentò Armin.
“calma calma! Non è niente di che” li smontò Erin “diamoci una mossa su, che la Joplin ci sta aspettando fuori”
 
Verso le dieci il telefono di casa Robinson squillò. La professoressa, corse trafelata chiedendosi chi fosse a quell’ora. Raccolse la cornetta e rispose:
“pronto?”
“buonasera. Sono la professoressa Joplin. Potrei parlare con Jane?”
Jane ridacchiò:
“ehi, non mi riconosci? Sono io”
“oh scusa Jane, ti avevo scambiata per tua sorella. A proposito è ancora lì da te?” chiese la collega.
“parte domani”
“capito... Intanto scusa se ti disturbo a quest’ora ma dovrei chiederti un favore. Lo sai che sono negata con Photoshop e quindi avrei bisogno del tuo aiuto…è per il concerto…”
 
Il weekend di Erin era trascorso tranquillo. Sabato mattina aveva mantenuto l’impegno dell’allenamento settimanale con Castiel mentre la domenica era uscita con il suo Nahaniel e gli aveva raccontato le novità relative alla partecipazione degli amici al concerto.
Il lunedì, quando rivide Iris in autobus, fu proprio il patto sancito con Miss Joplin a monopolizzare la loro conversazione.
Varcarono il cancello della scuola, senza distogliere il loro interesse da quell’argomento.
“se ci pensi Erin, il lato positivo è che hanno raccolto pochissime adesioni. Così almeno non ci esibiremo di fronte a tutta la scuola!”
“hai ragione” convenne l’amica rincuorata. L’insuccesso di quell’iniziativa aveva decisamente un risvolto positivo per loro che dovevano cantare.
Prima di attraversare la porta che conduceva all’interno dell’edificio, l’attenzione delle ragazze venne calamitata da un poster appeso su un pilastro lì accanto.
Il foglio pubblicizzava il concerto studentesco ma in particolare dedicava la maggior parte dello spazio ad una band in particolare: i nomi di Castiel Black, Alexy e Armin Evans, Lysandre White balzavano immediatamente all’occhio. La grafica era in perfetto stile rock, molto graffiante e grintosa, con colori scuri tanto da sembrare un poster professionale.
Nel poster era indicato anche il programma con il karaoke aperto a tutti gli studenti e l’esibizione di musica classica del relativo club ma i due eventi impallidivano al confronto del risalto che era dato alla performance dei quattro ragazzi. L’orario indicava inoltre che l’iniziativa sarebbe cominciata alle cinque ma la band di Castiel si sarebbe esibita solo alle nove e mezza, come nei veri concerti.  
“questo poster è una figata!“ si elettrizzò Erin, portandosi le mani davanti alla bocca.
“sembra un concerto di una band famosa!” si entusiasmò Iris, seguendo l’amica che stava varcando l’ingresso. La rossa teneva ancora lo sguardo voltato verso il poster e non si accorse che Erin si era arrestata di colpo, tanto che finì con sbattere contro la sua schiena.
Tornò a guardare davanti a sé, per rimproverarla per quell’arresto improvviso, ma rimase senza parole.
 
Davanti alle due ragazze, una calca impressionante di studenti, era appostata in piedi, fuori dall’ufficio di Nathaniel.  
 
Solo nel loro campo visivo erano presenti oltre un centinaio di ragazzi e ragazze, un vero e proprio fiume di persone, chi con il portafoglio in mano, chi con cinque dollari branditi stretti.
“c-che sta succedendo?” balbettò Erin avvicinandosi a Kim e Trevor che erano in coda.
“e me lo chiedi? Si è sparsa la voce che Castiel ha un gruppo quindi figurati! Speriamo solo di trovare i biglietti perché da quello che so, ne hanno stampati un numero limitato” spiegò la cestista, saltellando nervosamente sul posto e mettendosi sulle punte per sbirciare davanti a sé.
Erin ed Iris si guardarono incredule.
Qualcuno cominciava a protestare che la campanella sarebbe suonata a momenti, altri a spingere, altri ancora cercavano di farsi strada tra la folla. Tutta quella scena aveva dell’incredibile.
Improvvisamente si levarono dei borbottii e tutti si voltarono a guardare in direzione di Erin ed Iris, che però intuirono di non essere l’oggetto di tutto quell’interesse.
Le due ragazze quindi si voltarono a loro volta e videro sopraggiungere una testa di capelli rossi che in quel momento aveva lo sguardo puntato verso il pavimento: venendo da una frenetica corsa in bici, Castiel si stava risistemando i ciuffi ribelli e pertanto non guardava dritto davanti a sé.
Quando finalmente alzò gli occhi, rimase di sasso. Un’espressione che nessuno mai gli aveva visto prima.
“c-che è questo casino?” balbettò, per la prima volta in vita sua.
“ecco la celebrità!” urlò Trevor accompagnato da qualche altro schiamazzo e applauso.
“mi raccomando Castiel, vedi di non deluderci!” lo ammonì Liam.
“vedi di suonare roba buona, sennò mi rimborsi i soldi!” lo minacciò allegro un suo ex compagno di classe.
Castiel era rimasto senza parole, incapace di replicare.
Tutto quell’entusiasmo, quella frenesia, quelle aspettative verso di lui e la sua band l’avevano spiazzato. Il concerto era partito come un fiasco ma ora sembrava che tutti volessero assolutamente prendervi parte.
Era talmente sconcertato che quasi non si accorse di Erin che gli si avvicinò sorridendo:
“sono tutti qui per te” gli sussurrò con dolcezza.
L’amico stava per replicare, ma in quel momento notò Nathaniel farsi strada, con enorme difficoltà, tra la folla. Appena il biondo vide la sua ragazza ed Iris, si illuminò:
“oh, finalmente siete arrivate!” esclamò fin troppo sollevato “vi prego datemi una mano perché solo io e Melody ci stiamo mettendo troppo e quando suonerà la campana sarà un’impresa mandare via tutti”
“cosa dobbiamo fare?” chiese prontamente Erin.
“prendere i cinque dollari e consegnare un biglietto” le spiegò sbrigativamente il delegato e afferrò per il polso sia la sua ragazza che la sua amica, trascinandosele dietro.  
Prima di sparire del tutto, il biondo si arrestò e dopo essersi voltato verso il rosso lasciato da solo, gli disse con un sorriso:
“ah Castiel…Non vedo l’ora di sentirti suonare”
 
L’evento di quel giorno era stato talmente inaspettato che Erin rinunciò a pranzare con Nathaniel e si unì agli amici che per festeggiare avevano risparmiato a Castiel l’odiata mensa. Tornarono quindi ad occupare il loro solito posto all’esterno, incuranti del freddo di inizio dicembre.
Per tutto il giorno c’era stato un via vai di studenti per la sala delegati e già dopo tre ore si era sparsa la notizia che i biglietti erano stati tutti venduti. Di fronte alle proteste dei ragazzi rimasti esclusi, Miss Joplin spiegò che ne erano stati stampati un sottonumero nell’eventualità, verificatasi all’inizio, che l’evento non accogliesse sufficiente interesse da parte del popolo studentesco.  Aveva quindi assicurato che la struttura scolastica era capace di contenere altri cinquecento studenti e quindi ci sarebbe stato spazio per tutti e anche per gente da fuori. Come raccontarono Alexy, Armin e Rosalya infatti, per strada avevano intravisto dall’autobus altri poster analoghi a quello appeso all’ingresso, locandine che si scoprì esser state realizzate da Miss Robinson nel weekend.
“non posso credere che tutto questo perché si è sparsa la voce che suoniamo” ripeteva tra sé e sé Castiel, ancora incredulo. Quella mattina non aveva ascoltato mezza parola durante le lezioni e anche se questo non costituiva certo una novità per uno come lui, era paradossale lo stato di completo sconcerto in cui era imprigionato da ormai cinque ore. Sentiva un’ansia pazzesca per le grandi aspettative che gravavano su di loro, specie su di lui che sembrava essere riconosciuto come leader della band. Tutto ciò da un lato lo lusingava parecchio, ma dall’altro gli mandava i nervi a fior di pelle.
“oddio, non vedo l’oraaaa!” squittiva Iris trattenendo a stento l’eccitazione. Non le importava più di doversi esibire anche lei. Avrebbe cantato insieme a Rosalya e Violet e tanto bastava a tranquillizzarla.
Erin invece si era fatta condizionare dagli amici che, in un certo senso, l’avevano forzata a proporsi come solista; questo la metteva talmente sottopressione, da non riuscire a dedicare alla band l’attenzione che meritava dopo quell’inaspettato successo.
“sì ma io che cazzo suono?” si allarmò Armin.
“potresti prenderti il triangolo” suggerì Castiel beffardo.
“non sfottere Cas. È anche colpa tua se siamo in questa situazione. Se tu ti fosse iscritto subito non-”
“se così fosse stato, la Joplin non avrebbe potuto ricattarci e a quest’ora saremo tutti a casa sospesi per una settimana” lo zittì il rosso.
“ma scusate, visto che immagino che suoneremo anche canzoni famose-” cominciò a dire Alexy.
“anche?” lo interruppe il rosso allarmato “suoneremo solo le canzoni famose. Non esiste che facciamo sentire anche quelle che compongo! Fanno pena a confronto!”
“non è vero, ma ne riparleremo” lo liquidò Alexy “però suonando gruppi tipo i Linkin Park avremo bisogno di una piattaforma elettronica e Armin è il nostro uomo”
“ti sei buttato sull’elettronica?” chiese Castiel sorpreso.
“guarda che durante la pausa di riflessione del club dei disadattati la vita è andata avanti” commentò Armin masticando una patatina, poi rivolgendosi al fratello, indagò:
“ma tu credi davvero che posso farcela? Non sono ancora del tutto esperto con la console”
“faremo le prove apposta” lo tranquillizzò il fratello con un sorriso rassicurante “comunque oggi è il primo dicembre giusto? Abbiamo esattamente diciotto giorni prima del concerto. Sarà meglio cominciare a fare qualche prova con il gruppo al completo”
“e dove?” chiese Armin.
“beh a casa nostra no? Lo spazio c’è e così non devo spostare la batteria” ragionò Alexy.
“d’accordo, allora dopo le lezioni veniamo da voi” concluse Castiel, accartocciando la carta del panino che aveva acquistato in mensa.
“oh quanto mi piacerebbe assistere” piagnucolò Erin.
“oh sì, che nostalgia rivedervi tutti insieme che suonate” mugolò melliflua Rosalya, pur sapendo che in realtà quello non era esattamente il vecchio gruppo.
“poi non vedo l’ora di ammirare la batteria di Alexy” rincarnò la dose Iris.
Lysandre sorrise pazientemente, Castiel emise un verso stizzito mentre Alexy ridacchiava:
“ok, ok ho capito” tagliò corto Armin rassegnato “siete tutte invitate, tanto lo spazio c’è”
Prevedibilmente, Violet declinò l’offerta ma il resto della ciurma si diede appuntamento fuori dal cancello al termine delle attività pomeridiane.
 
Dopo un’ora di intenso allenamento, Erin riuscì ad ottenere il permesso da Boris per sgattaiolare fuori dalla palestra. Corse verso la sala delegati, sollevata nel trovare la porta aperta. Il suo sollievo aumentò quando notò che a parte l’oggetto del suo interesse, non c’erano altri occupanti nella stanza.
Si avvicinò a Nathaniel che era talmente concentrato a fissare lo schermo del pc da non accorgersi della sua presenza. Entrò di soppiatto e, senza farsi notare, riuscì ad arrivargli alle spalle.
Gli mise le mani sugli occhi facendolo trasalire.
“indovina chi sono?” squittì lei.
Dopo il leggero spavento, il ragazzo si voltò e si mise seduto sulla scrivania.
“mi hai fatto prendere uno spavento” sorrise cercando di farla sentire in colpa ma perdonandola all’istante.
“quando sei concentrato su qualcosa non c’è verso di distrarti” commentò Erin con ammirazione e cominciò a lisciargli la cravatta che si era un po’ allentata “mi dispiace che oggi non siamo rimasti molto insieme” farfugliò
figurati, lo capisco” la consolò il biondo “poi oggi è stata davvero una giornata infernale, credimi. Ora che abbiamo raccolto più di 1800 adesioni, ci sono un sacco di fondi per organizzare l’evento al meglio…e quindi il triplo del lavoro per me”
“mi raccomando Nath, conto su di te, deve essere tutto perfetto” lo avvertì la ragazza baciandolo in bocca.
“oh, Nathaniel per fortuna sei qui” sorrise Miss Joplin entrando nella stanza. Si era accorta troppo tardi che lo studente era impegnato in attività non inerenti al suo ruolo di segretario.
Dal canto suo, Erin sorrise divertita, pensando che era già la seconda volta che quella professoressa irrompeva nel momento più inopportuno.
“tutta oggi non ho avuto un attimo di tregua!” si lamentò la professoressa, posando dei fogli sulla scrivania “comunque volevo solo ringraziarti. La tua proposta di aprire il concerto anche agli studenti non iscritti al club di musica ha salvato l’evento!”
Nathaniel sorrise educatamente mentre Erin rimaneva senza parole.
Dopo aver scambiato due parole, Miss Joplin abbandonò la stanza e la ragazza esclamò:
“l’hai fatto per…”
“Castiel” completò prontamente il biondo.
In tutta risposta, Erin tornò a baciarlo con passione. Nessuno poteva capire quanto lei agognasse una riappacificazione tra il suo ragazzo e il suo migliore amico. La premura di quel gesto non solo confermava il buon animo di Nathaniel, ma anche testimoniava che il biondo fosse ancora legato al suo vecchio amico.
“per la verità signorina, contavo su di lei per convincerlo ad iscriversi” la rimproverò il segretario amabilmente, cingendole i fianchi.
“ma se mi avevi detto di lasciar perdere!” si difese lei.
“sapevo che non mi avresti dato retta” sorrise diplomatico il biondo, guadagnandosi un pizzicotto a cui rispose con un bacio.
 
Miss Joplin fece capolino in palestra, passando visivamente in rassegna i giocatori finché individuò il suo bersaglio.
“Castiel! Vieni un attimo qui!” esclamò, attirando la curiosità di tutti i cestisti “Boris ti dispiace se ti sequestro il capitano un secondo?”
“oh fa pure. Come posso negare un favore ad un’affascinante collega?” esternò l’allenatore.
Il giovane cestista corse verso la sua professoressa di scienze che gli annunciò:
“lo dico a te intanto così poi lo comunichi al resto della band…c’è sempre stata una tradizione al liceo sin da quando si sono organizzati questo genere di eventi e sin da quando la nostra preside è qui…”
Più Miss Joplin parlava e più gli occhi di Castiel tradivano preoccupazione e diffidenza.
“ahaha, dovresti vedere la tua faccia Castiel” scoppiò a ridere la Joplin “comunque sia” si ricompose, tornando seria “hai presente quella canzone degli anni quaranta che fa” e qui la professoressa arrossendo, si schiarì la gola è canticchiò: “bella contadina dove vai, i fiori del campo raccoglierai e al soldato sul fronte li porterai…”
“sì, è una porcata che di solito suonano nelle case di riposo per i vecchi” commentò Castiel cinico, chiedendosi cosa c’entrasse con la sua musica.
ah, attento a come parli di questa canzone” lo ammonì la donna, sorvolando sul termine inappropriato usato dallo studente “si da il caso che sia la preferita della nostra amata preside e, in quanto ultima band della serata, dovrete suonarla in chiusura”
Castiel, per la seconda volta in quella giornata, si trasformò in una statua di sale.
Lui, il cui aspetto dalla sommità del corpo fino alla punta dell’alluce gridava la sua fede rock, si sarebbe dovuto esibire in una spensierata e ridicola musica country.
Quando finalmente si riprese, patteggiò:
“senta, ho capito che vuole punirmi ma non può direttamente sospendermi per un mese? Oppure faccio il bagno al cane della preside, lo porto a spasso... che so… qualcosa del genere. Ma non mi chieda di suonare una mer…aviglia del genere” si corresse all’ultimo fulminato dal cipiglio dell’insegnante.
“non prenderla sul personale Castiel” gli sorrise comprensiva la donna, battendo una mano sulla spalla nuda del cestista “è semplicemente una richiesta della preside a cui non potete sottrarvi. Ecco tieni, questa è la musicassetta” e gli allungò un oggetto di cui solo in quel momento il ragazzo realizzò l’esistenza.
“musicassetta? Non so neanche se esistano più dei dispositivi per riprodurla!” sbottò il rosso.
“dovete trovarli. In un modo o nell’altro quella canzone la dovete suonare” concluse Miss Joplin, con un tono che non lasciava spazio ad ulteriori proteste.
 
Dopo essere scesi tutti e sette dall’autobus, Armin e Alexy guidarono gli amici verso casa loro. Per Castiel e Lysandre ripercorrere quel viale alberato fu un tuffo nel passato, a molti mesi prima. Il poeta adorava la zona in cui vivevano i gemelli perché immersa nel verde e lontana dal traffico del centro e dal degrado della periferia. Per Erin che viveva appunto in una zona un po’ squallida, il contrasto fu evidente. Morristown era davvero una bella città, doveva solo imparare a conoscerne anche gli scorci più belli come quello.
Alexy ed Armin si fermarono davanti ad una piccola villetta su due piani, immersa in mezzo al verde.
“venite” li accolse Alexy.
A parte Iris ed Erin, tutti gli altri conoscevano perfettamente l’abitazione dei gemelli, specie Rosalya che era sempre la benvenuta.
Dopo aver spiegato che i genitori sarebbero rientrati solo per ora di cena, i due ragazzi condussero i loro ospiti su per una rampa di scale.
“ahah, ancora non ci credo che suonerete o mia bella contadina!” ridevano Rosalya ed Erin.
“non nominate quella merda” le minacciò Castiel a denti stretti. Quando aveva raccontato agli amici dell’umiliazione a cui erano costretti a sottoporsi, tutti l’avevano presa con ironia. Era stato l’unico a reputare quella richiesta una provocazione da parte di Miss Joplin, oltre che un’occasione inevitabile per umiliarsi pubblicamente.
Alexy aprì la porta della sua stanza in cui troneggiava una scintillante batteria nera.
“è una figata!” commentò Erin ammirata, accarezzandone la superficie liscia.
“oh la mia Dolly fa sempre una bella figura” si vantò il gemello.
“Dolly?” ripeterono in coro Erin ed Iris.
“oh sì. È il suo nome. Anche la chitarra di Castiel ha un nome” le informò il ragazzo, posando la borsa sulla scrivania e liberando una sedia.
“e quale sarebbe?” chiese prontamente Erin.
Dal momento che il rosso non si degnava di soddisfare la sua curiosità, rispose Armin.
“Sophia”
“bel nome” convenne Iris.
Erin non commentò in alcun modo e Castiel le lanciò un’occhiata fugace. Non ci voleva un genio per intuire cosa stesse pensando l’amica. Del resto quel nome era stato scelto molto tempo prima e tra l’altro non era nemmeno stato lui a farlo.
“allora? Che scaletta proponiamo?” iniziò Lysandre.
Per quel giorno si sarebbero accordati solo sul programma, quanto alle prove, erano costretti a rimandare al weekend a causa del trasporto degli strumenti, che sembrava non rappresentare un problema solo per Castiel. A conferma del fatto che ormai il rosso sentiva l’atmosfera dei vecchi tempi, si stravaccò sul letto di Alexy, tenendo gambe a penzoloni fuori dalla testiera.
“i Tool” mugolò.
“non credo sia una buona idea. Secondo me dovremo scegliere qualcosa di più commerciale” lo contraddisse Alexy.
“non vorrai farci suonare i One Direction?” sbottò il chitarrista, tirando su la testa allarmato.
L’occhiata perplessa e cinica del batterista lo tranquillizzò:
“visto che abbiamo Armin, io suonerei qualcosa dei Linkin Park, tipo Shadow of the dayribattè il gemello.
“quella verrebbe benissimo cantata solo con la chitarra e la voce Lys!” si entusiasmò Erin.
“Cip ha ragione!” s’intromise Rosalya.
“come mi hai chiamato?” la riprese la mora con una lieve irritazione nella voce.
“oh è un soprannome carino, una volta tanto sono d’accordo con Castiel” ammise l’amica ridendo “e poi se tu sei Cip lui  è quel tontolone di Ciop”
“ti pare che assomiglio a Ciop?” si agitò il rosso.
“Castiel, non ti distrarre” lo richiamò Lysandre spazientito “la proposta di Erin può funzionare. Dovremo lavorarci su, ma credo verrà bene…bene,  una canzone sarà quella” confermò prendendo appunti sul suo block notes “poi?”
“parlando di rock commerciale ci sono i Nickelback” menzionò Armin.
“allora facciamo Burn into the groundfarfugliò Castiel sbadigliando. Aveva incrociato le braccia dietro la nuca e fissava il soffitto.
“è una delle meno commerciali che abbiamo mai fatto” osservò Lysandre.
“appunto. Non dico di suonare Marilyn Manson ma neanche roba troppo soft” puntualizzò il chitarrista.
Burn into the ground comunque non si addice al mio stile” insistette Lysandre “l’energia di quella canzone la poteva trasmettere solo”
“lo so” lo interruppe secco Castiel. Quella precisazione non era necessaria.
“Lysandre lo vedo perfetto per le canzoni di Damien Rice” s’intromise Iris.
“oh, conosci Damien Rice! Sono stupito” commentò ammirato Armin.
“beh in realtà solo una…” ammise la ragazza, grattandosi la guancia “devo ammettere di ascoltare per lo più musica pop… però pensavo a The blower’s daughter
“non ce l’ho presente” riconobbe Alexy.
Iris allora attivò la connessione dati al telefono e la cercò su Youtube. Dopo qualche secondo per il caricamento, le note di Damien Rice si diffusero nella stanza.
 
♪ ♫  I can’t take my eyes off you
 I can’t take my eyes off you
I can’t take my eyes off you ♪ ♫ 
 
Tutti erano rivolti verso il cellulare in mano alla rossa da quale proveniva la musica. Tutti tranne Castiel.
 
♪ ♫  I can’t take my eyes off you
 I can’t take my eyes off you
I can’t take my eyes off you ♪ ♫ 
 
Il suo sguardo si era posato su Erin e non riusciva a staccarsi dal profilo della ragazza. Aveva le palpebre leggermente abbassate e un’espressione dolce e delicata, completamente assorta dalla musica.
“direi che è perfetta!” giudicò Lysandre con impeto, spaventando il chitarrista che era distratto dai suoi pensieri.
Il cantante gradì particolarmente quella canzone tanto da stupire tutti per l’entusiasmo con cui aveva accolto quel suggerimento di Iris.
“abbiamo fatto bene a chiamarvi” approvò soddisfatto rivolgendosi alle ragazze che sorrisero orgogliose mentre Armin aggiungeva:
“e la voce femminile alla fine potrebbe essere quella di Erin, se è così sensuale come dite”
La ragazza si irrigidì e scattò subito sulla difensiva:
“che cosa? No, no, non esiste!  Devo già pensare al karaoke”
“sarà solo una strofa Erin, una riga… l’hai sentita anche tu” minimizzò Alexy.
La ragazza scuoteva il capo ma nessuno sembrava prestarle particolare attenzione. In un modo o nell’altro l’avrebbero convinta.
“torniamo ai Nickelback. Secondo me ci starebbe bene Far Awaydichiarò Lysandre.
“può andare, ma facciamo anche qualcosa di meno melenso? Che so, In the End? La conosco tutti e piace a tutti” propose Castiel annoiato.
Lysandre nel frattempo continuava ad appuntare.
“i Skillet! Dobbiamo farli. Quale suoniamo?” scattò Armin.
Don’t wake me!” rispose Rosalya.
Castiel teneva ancora le braccia incrociate dietro la testa e, alla proposta della ragazza, aveva lanciato un’occhiata distratta ad Erin. Mal celando un certo imbarazzo, scoprì che anche l’amica in quel momento lo stava guardando. Quella canzone dei Skillet rappresentava la prima volta che aveva sentito Erin cantare… e piangere.
“facciamo One day too latetagliò corto il rosso, tornando a fissare il soffitto.
Erin lo guardò confusa, mentre Rosalya si arrabbiò:
“mai una volta che tu sia d’accordo con me!” lo rimproverò prendendo sul personale una questione che in realtà riguardava solo l’amica.
“ok andata” tagliò corto il fratello annotando anche quella proposta.
“ma scusa Lys, quante dovremo tenerne pronte secondo te?” lo interpellò Armin.
“la Robinson mi ha detto che la Joplin ne vuole una ventina”
Castiel cadde dal letto per lo shock:
“stai scherzando?”
Anche il resto dei presenti erano rimasti sorpresi da quel numero.
“secondo la Joplin siamo l’attrazione della serata. Vuole farci suonare per minimo un’ora e mezza tra pause comprese”
“non scherzare” lo ammonì il rosso, facendosi minaccioso.
“sono serio”
Castiel rimase immobile a fissare l’amico senza battere ciglio; quando finalmente realizzò che non stava scherzando imprecò:
“odio quella donna!”
 
Verso ora di cena, rincasò la madre dei gemelli e dopo qualche minuto il padre. La prima si dimostrò talmente felice di rivedere Castiel e Lysandre, da invitare l’intera comitiva a cena. Il gruppo tuttavia, consapevole di aver approfittato anche troppo dell’ospitalità degli Evans, declinò a malincuore quel caloroso invito. In quella casa si respirava un’aria felice e spensierata, complice il carattere solare dei due gemelli.
Andrew, il padre dei due ragazzi, si illuminò nel notare la presenza di due nuove ragazze nel gruppo, con la segreta speranza che tra di loro ci fosse quella che avrebbe conquistato il cuore del figlio che, sperava, continuasse a dichiararsi eterosessuale. Quanto al suo rapporto con Alexy, Andrew ancora fatica ad accettare la sua natura e non riusciva a comportarsi in modo naturale in sua presenza.
Dopo essersi congedati dalla famiglia Evans, Castiel tornò a casa a piedi, Lysandre e la sorella con l’autobus numero 9 mentre Iris ed Erin con il 4.
“i gemelli sono fortunati” disse Iris una volta trovato posto sul mezzo accanto ad Erin “hanno una madre amorevole”
“peccato però che il loro padre sia così rigido con Alexy” puntualizzò l’amica.
“ma loro almeno un padre ce l’hanno” commentò amaramente la rossa.
Teneva il viso appoggiato sulla mano e rivolto verso il finestrino, come se non volesse che Erin la guardasse in faccia.
“stai pensando al tuo?” le sussurrò la mora.
L’amica sospirò e si girò verso la sua compagna di viaggio, annuendo leggermente.
“è di nuovo in missione” sospirò “anche se ha fatto carriera e nella sua posizione, dovrebbe occuparsi per lo più di faccende burocratiche, va a combattere in prima linea in Iraq”
Erin incassò piuttosto male quella notizia. Non immaginava che la situazione familiare in casa dell’amica fosse così angosciante.
“mi dispiace Iris, non avevo capito che…”
“non te l’avevo mai detto” la tranquillizzò con un sorriso triste “sono sempre stata vaga sull’argomento perché mi fa stare troppo in pena… l’ultima volta che è andato in missione, l’anno scorso, non abbiamo avuto sue notizie per settimane…lo stress ci stava uccidendo, in quei momenti pensi ad ogni cosa: che sia ferito, che sia stato rapito… o peggio…. io ero talmente in ansia che ho saltato il ciclo. E il mese dopo anche. Poi finalmente è riuscito a mettersi in contatto con noi ma da allora non mi sono più arrivate le mie robe”
“da un anno? Sei stata da un ginecologo?” chiese Erin un po’ preoccupata.
“sì, e nemmeno la ginecologa riesce a spiegarselo. Secondo lei ha inciso l’enorme stress psicologico e quindi mi ha detto di non preoccuparmi e che la cosa si risolverà da sé. All’inizio l’ho presa con filosofia, niente ciclo evvai” disse cercando di mettere un po’ di allegria in un tono di voce piatto “ma la verità è che mi sento una donna a metà”
Iris teneva ora il capo chino e torturava l’orlo del giubbotto. Erin fissò quelle mani tormentate e vide una goccia bagnarle.
Istintivamente, portò un braccio attorno alle spalle dell’amica e la tirò a sé, posando il capo della ragazza contro la propria spalla.
 “vedrai che si risolverà tutto” le sussurrò teneramente.
Più conosceva i suoi amici e più si affezionava a loro.
Ognuno aveva una sua storia e pian piano lei stava scoprendo quella di ognuno: Castiel  prima, Lysandre e Rosalya poi e ora Iris. Il fatto che tutte quelle persone per lei sempre più preziose, le avessero confidato una parte del loro passato, la commuoveva.
Per questo il ricordo della sorella si materializzò nella sua mente. Non era giusto verso Iris e verso tutti gli altri che lei chiamava amici, continuare a non parlarne. Non era giusto soprattutto verso Nathaniel, in quanto suo ragazzo. Avrebbe dovuto farlo, aprirsi a tutti loro, non solo a Castiel.
Castiel. L’unico a sapere dell’esistenza di Sophia. Non l’aveva mai forzata in alcun modo a parlarne e questo rispetto verso il suo silenzio, l’aveva dapprima sorpresa poi commossa. Non a caso, lo considerava il suo migliore amico.
Tornò a concentrarsi su Iris e sulla condizione che tanto la faceva soffrire. Raccontarle di Sophia e della verità dietro la loro separazione, forse avrebbe aiutato l’amica a distrarsi dai cattivi pensieri.
“sai Iris io…”
Nell’autobus risuonò il bip di una fermata che veniva prenotata, richiamando l’attenzione delle due ragazze. Iris si asciugò frettolosamente gli occhi con il dorso della manica e si alzò:
 “sono già arrivata… grazie per avermi ascoltata Erin” le sussurrò con un sorriso dolce che rincuorò l’amica “devo scendere… me lo dici dopo per messaggio?”
La ragazza sorrise a sua volta e, scuotendo leggermente il capo, mormorò:
“non preoccuparti…non era nulla di importante”
 





 
NOTE DELL’AUTORE:
Ad appena un giorno di distanza dalla pubblicazione del precedente capitolo, ecco a voi il 26.
Prima però, vi invito a tornare al capitolo 25, solo per apprezzare un altro bellissimo disegno realizzato da _nuvola rossa 95_ che se continua così dovrò promuovere come mia vignettista ufficiale XD (grazie :3).
Alzi la mano chi aveva capito che sarebbe stata la Joplin a convincere (obbligare) Castiel ad esibirsi… spero di non vederne nessuna alzata e che vi sia piaciuta questa idea :).
Come spero anche che la scena di Castiel che realizza quanto gli altri si aspettino da lui sia stata della giusta intensità. Per lui che è molto insicuro circa il suo talento come musicista è stata una bella iniezione di sana autostima (anche se per ora è solo teso come una corda di violino).
Giusto per fare un po’ di ordine temporale alla storia, prima ci sarà la cena con Nathaniel (14 dicembre) e poi il concerto (il 19)… il che significa che per la gioia delle fan del biondo il prossimo capitolo sarà proprio ambientato a casa Daniels… e vi assicuro che… no basta spoiler! Alla prossima!!
 
P.S. Grazie mille alle recensioniste :3. Se ho pubblicato questo capitolo così presto è anche merito vostro (oltre ovviamente alla disponibilità di tempo che ho in questo periodo;))… dopo ogni recensione ero così ispirata e entusiasta che non potevo fare a meno di mettermi al pc per arricchire il capitolo. Graazzieee!! ^^)

 
 
  
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