La
classe IG si trovava all'ultimo piano dell'istituto scolastico Aulo
Caractoro,
proprio in fondo ad un lungo corridoio. Per arrivarvi (e per andarsene)
bisognava per forza passare davanti alla porta che dava sul tetto. Fu
proprio
mentre vi transitava davanti che Matteo Umbrio Senna notò
che era socchiusa.
Fece per serrarla, quando notò una figura in piedi dietro
alla ringhiera. Preso
dalla curiosità, uscì.
Il
figuro era quasi del tutto in ombra, complice anche il fatto che il
sole stava
calando. Nonostante questo riconobbe quasi subito l'esile contorno di
Sesto
Modio Tulla, uno dei suoi allievi. Rimase immobile per qualche secondo,
chiedendosi perché uno dei suoi ragazzi fosse lì.
Il tetto della scuola non era
certo un bell'ambiente. Sporco, polveroso, pieno d'escrementi di
uccello,
cocci, vetri rotti, bottiglie di plastica vuote, cartacce, cicche di
sigarette
e resti di cibo avariato: era così perché da anni
nessuno lo ripuliva. Il tetto
dava un'idea del degrado delle zone circostanti, che forse erano
conciate anche
peggio.
-
Sesto?
La
piccola figura parve riscuotersi da una sorta di apatia. Si
girò, e nonostante
Matteo non lo vedesse molto bene poté intuire che si era
impaurito. Del resto
non era consigliabile per uno studente andare in un posto come quello.
- Ma-magister...
-
Cosa fai qui, ragazzo?
-
Io... n-niente...
Era
palese che stava mentendo, eppure, oltre alla paura, sembrava che nel
suo tono
ci fosse anche... tristezza. "Molto strano" pensò Matteo
"Tutto
mi aspettavo meno che questo."
-
Sesto...
Il
ragazzo prese leggermente a tremare.
-
Sesto, non sono nato ieri. Non si viene qui per non fare "niente".
Avanti, dimmi perché sei qui.
Sesto
Tulla abbassò la testa, mise le mani dietro la schiena e
cominciò a strascicare
i piedi. Si vede che stava cercando di dire qualcosa, ma c'era qualcosa
che lo
convinceva a fare il contrario.
-
Il fatto è che... - si sforzò a cominciare.
-
Sì?
-
Il fatto è che volevo stare un po' da solo, e questo
è l'unico posto che so per
certo essere evitato dalla maggior parte della gente.
-
Non dovresti essere qui, e lo sai.
-
Sì, ma... nell'ultima settimana non credo di sentirmi molto
bene.
Matteo
si inquietò leggermente.
-
Cos'è che hai?
-
E' da quando è stato annunciato che l'imperatore avrebbe
abdicato che non sono
più lo stesso. Sento come se mi mancasse qualcosa.
-
Tutti siamo addolorati per la decisione dell'imperatore, ma...
-
Una volta, qualche anno fa - lo interruppe l'allievo - i miei genitori
mi
portarono a Roma, in occasione della sfilata della famiglia reale per
festeggiare
la fondazione della città. Noi eravamo proprio in prima
fila, e i reali ci
passarono vicinissimo. Quando vidi l'imperatore mi emozionai
moltissimo, e
cominciai a salutarlo con la mano. Lui mi vide e ricambiò il
gesto. Nonostante
mio fratello maggiore sostenga il contrario, sono sicuro che
l'imperatore
guardò e salutò proprio me. Quello fu il giorno
più bello della mia vita. E non
posso credere che la persona più importante dell'impero...
Matteo
pensò al discorso di Sesto. Era sensato in effetti.
L'imperatore governava su
sette miliardi di persone, eppure tra tutte quelle che c'erano aveva
salutato
proprio Sesto. E il ragazzo non doveva averla presa bene quando Placo
aveva
deciso di abdicare. In fondo lo capiva, con la fine di Placo tramontava
un sogno.
-
Ti posso capire, Sesto. Ma non credo che sia questo il posto adatto per
stare
da soli a pensare. - dicendo così Matteo gli posò
una mano sulla spalla - E poi
mica muore! Si vede che si è stancato di tutti quei
cerimoniali. Animo! Prima
che Placo muoia ce ne vorrà di tempo. Va adesso, i tuoi
genitori si staranno
preoccupando.
Sesto
Modio Tulla corse immediatamente verso l'uscita, fermandosi
però sulla soglia.
Si girò verso l'insegnante, e gridò:- Grazie magister! - . Ripartì
immediatamente, scomparendo nell'istituto.
Matteo sorrise. "Ah, i bambini e i loro problemi. Dovrò
fargli entrare in
testa che Placo non è stato l'unico ad abdicare".
Ah, i problemi logistici, continuano ad assillarmi ritardando la stesura della storia. Adesso che inizia di nuovo la scuola non so se riuscirò a mantenere il ritmo.