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Autore: Violet_Pendragon    12/09/2014    0 recensioni
Slave a tutti questa è la mia prima fanfiction e spero vi piaccia. La storia parla dell'amore tra il Camerlengo (che è il mio personaggio preferito) e una ragazza che entrerà nella sua vita e gli farà fare la decisione più importante della sua vita....
Spero di avervi incuriositi e ditemi che ve ne pare della storia.
Genere: Drammatico, Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Qualcuno bussa alla porta. Mi alzo pigramente dal letto in cui mi ero addormentata la notte prima. Ero ancora sconvolta del fatto accaduto la sera prima ed avevo paura che fosse lui, ma non potevo rinchiudermi nella stanza per sempre così andai ad aprire. Nessuno, non c’era nessuno tranne una lettera con il sigillo del Camerlengo. La presi in mano: la busta era fatta di pergamena ruvida e di color panna come la lettera al suo interno; sopra la busta era presente il sigillo fatto di cera rossa e, sfiorandola, mi accorsi che non era del tutto asciutta. Sopra il sigillo c’era il mio nome invece dall’altro lato c’era scritto in corsivo “Monsignor Camerlengo Patrick McKenna”. Mi soffermai un attimo: avevo paura di aprire la lettera, non avevo proprio idea di cosa c’era scritto, però ero anche curiosa così la aprì. La lettera era scritta con una penna stilografica a inchiostro nero che risaltava sulla pergamena color panna. Mi sdraiai sul letto e incominciai a leggere: “Cara Letizia, Mi scuso per quello che è successo ieri sera. Non so cosa mi sia accaduto e mi dispiace tanto. Se volete potete andarvene e le giuro che non la disturberò più, ma se volete restare sarei grato se venisse a fare colazione nella sala da pranzo insieme i Cardinali.” La lettera (più che altro bigliettino) finiva così, senza una firma o nient’altro. Lasciai cadere la lettera per terra e mi alzai dal letto. Mi levai il pigiama e lo misi dentro lo zaino e mi misi addosso il cambio. Presi lo zaino e uscì silenziosamente dalla stanza. Mentre camminavo lungo il corridoio mi soffermai a guardare i quadri dei defunti Papi, ma subito da dietro di me sentì dei passi. Un gruppo di quattro cardinali vestiti con la loro normale tunica nera con una fasci rossa intorno alla vita. Uno di loro mi chiese ” Vi siete persa signorina?” facendo un lieve sorriso “No no, ero diretta in sala da pranzo anche se non so dove si trovi. “ dissi un po’ imbarazzata. “Se vuole la accompagnamo noi. Tanto siamo diretti lì ” disse un altro. “Voi siete i preferiti?” domandai. “Si proprio così: io sono Il Cardinal Aldo Baggia mentre loro sono i Cardinale Lamasse, francese, il Cardinale Ebner, tedesco ed il Cardinale Guidera, spagnolo. Mentre voi chi siete?” disse gentilmente il Cardinal Baggia. “Oh io sono Letizia Galilei. Sono ospite del Camerlengo qui in Vaticano per qualche giorno.” dissi ai quattro Cardinali; nel tempo di arrivare alla sala da pranzo i quattro mi fecero altre domande come quanti anni avessi o che rapporto avessi con il Camerlengo e come lo avevo conosciuto. Anche se avevo una miriade di domande da fare ai Cardinali mi limitai solo a rispondere alle loro domande. Nella sala da pranzo erano presenti dei tavolini dove erano dei cartellini con soscritto la nazione di provenienza dei diversi cardinali. I quattro Cardinali che mi avevano accompagnata fino alla sala da pranzo erano andati avanti credendo che io li avrei seguiti e mi sarei accomodata insieme a loro per la colazione, ma sul punto di entrare in una sala con 115 Cardinali ed un Camerlengo mi spaventava molto. Mi sentivo un pesce fuor d’acqua... quando i preferiti se ne accorsero mi vennero a chiedere che cosa succedeva così gli dissi che mi vergognavo e loro capirono subito i perché così mi dissero che non c’era niente da temere e che sarebbero stati sempre con me per “proteggermi”. Mi rassicurai e mi dissi che non avevo niente da perdere così, quando i preferiti entrarono io li seguì a ruota e mi accomodai al loro tavolo. Durante la colazione (che era buonissima) notai la faccia preoccupata del Camerlengo e finita la colazione andai da lui per capire che cosa stava succedendo. “Sai, quando è morto il Santo Padre io ho sofferto più di tutti perché per me era come un…un..” “Un padre?” chiesi. “Si esattamente”. Restammo a parlare per un ora e mezza buona e poi glielo chiesi: gli chiesi il perché di quel folle gesto e perché sembrava preoccupato, come se si sentisse minacciato da qualcuno…”Devi sapere che io ho ventidue anni e non ho mai baciato una ragazza e vedendo te sono rimasto incantato dalla tua bellezza così quando siamo rimasti soli mi è venuto istintivo cercarti di baciare anche se qualcuno ci avesse visti sarei stato scomunicato” disse lui guardano il pavimento come se non volesse guardarmi negli occhi per paura della mia reazione. “Lo sapevo e per questo mi sono girata prima che potessi farlo anche se...be… mi sarebbe piaciuto anche a me..” al suono di quelle parole alzò la testa e mi guardò dritto negli occhi, mi guardò come se gli avessi appena confessato il mio amore e, in un certo senso era proprio così. Decidemmo di dimenticare questa storia e di andare avanti come se niente fosse. Appena finimmo di parlare mi venne voglia di andare a prendere una boccata di aria fresca per schiarirmi le idee così feci la stessa strada che feci per arrivare nella stanza del Camerlengo. Percorsi il corridoio pieno di quadri, scesi le scale e infine dovevo solo passare per gli alloggi dei Cardinali. Imboccato il corridoio mi accorsi che un uomo stavo trasportando un Cardinale che pareva svenuto, lo riconobbi subito si trattava di uno dei preferiti: Monsignor Aldo Baggia. Non corsi verso il Cardinale per aiutarlo perché l’uomo che trasportava il suo corpo aveva una pistola nella giacca: quell’uomo lo stava rapendo!! Stava rapendo tutti i preferiti!! Li caricò uno ad uno su un furgoncino nero e prima che potesse caricare il povero Cardinal Lamasse scappai. Non c’era tempo da perdere dovevo avvisare qualcuno, ma chi?! Non potevo dirlo alle guardie svizzere c’era il rischio che mi arrestassero perché loro non sapevano che ero ospite del Camerlengo. Ma certo!! Il CAMERLENGO!! Dovevo andare a dirglielo subito!! Senza pensarci due volte mollai lo zaino per terra e corsi verso l’ufficio del Camerlengo, ma davanti alla sua porta c’era una delle guardie svizzere ma era vestito con giacca e cravatta sul nero. Cercai di aprire la porta, ma lui mi blocco e mi spinse all’indietro. “Devo parlare urgentemente con il Camerlengo!” dissi arrabbiata più che mai. “Il Camerlengo ha momentaneamente da fare” disse lui freddo come il ghiaccio. “Ma è urgente!”urlai e cercai di entrare, ma lui mi fermò un’altra volta e mi fece cadere a terra. “Mi ascolti bene: ho appena visto un uomo che rapiva i quattro preferiti e li portava via su un camioncino nero e se non avviso il Camerlengo potrebbero anche morire!” ma la guardia non mi credette “Mi ascolti bene o lei se ne va con le buone maniere o la sbatto fuori con le cattive!” la guardia avanzo rapida verso di me nel tentativo di prendermi , ma fui più veloce di lui e mi spostai facendolo cadere. Nel frattempo mi ero avvicinata alla porta e stavo per aprirla, ma la guardia si era alzata e mi aveva preso dalla vita e alzata in aria. Per liberarmi nel modo più veloce diedi una gomitata allo stomaco della guardia che cadde a terra in preda al dolore. Aprì la porta e trovai il Camerlengo che pregava. “I quattro preferiti sono stati rapit..” ma non finì la frase che la guardia mi prese dai capelli e mi trascinò fino alla porta. Nel vedere quella scena il Camerlengo prese quello che sembrava un barattolino pieno di inchiostro e lo buttò addosso alla guardia. Il barattolino finì sulla faccia della guardia che urlò e le schegge gli entrarono negli occhi; da sopra di me colava una miscela di inchiostro nero e sangue. Mi finì sulla fronte e per impedire che mi finisse anche negli occhi o in bocca, mi coprì il volto con le mani che in poco tempo si ricoprirono più di sangue rosso e denso che di inchiostro nero. Alla vista del sangue urlai, non mi ero accorta che la guardia dietro di me era morta. Giaceva in una pozza di sangue con il volto sfregiato dalle schegge; il sangue aveva macchiato il tappeto sottostante e scorreva senza sosta diffondendosi ovunque. Quando mi girai il Camerlengo vide che stavo piangendo, piangendo sangue ma non mio ma della guardia che aveva ucciso per salvarmi.
   
 
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