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Autore: TheGreyJon    13/09/2014    1 recensioni
"Unitevi a noi, fratelli e sorelle. Unitevi a noi nell’oscurità dove resistiamo vigili. Unitivi a noi poiché compiamo il dovere che non può essere rinnegato. E semmai doveste morire, sappiate che il vostro sacrificio non sarà dimenticato. E che un giorno, noi ci uniremo a voi..."
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta, Non-con
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CAPITOLO 5: Per il Ferelden!

 

Buio e bisbigli nell’oscurità. Con queste parole avremmo potuto riassumere gli incubi che mi perseguitarono mentre giacevo privo di sensi. Al mio risveglio, con il sole già calato da diverso tempo, vidi solo Alistair e Duncan chini su di me, ed un cielo stellato alle loro spalle.
  “Come ti senti?” Mi chiese Duncan preoccupato.
  In quel momento mi ricordai di cosa era successo durante l’Unione.
  “Non posso credere che abbiate ucciso Ser Jory…” risposi con un filo di voce.
  Duncan abbassò lo sguardo, visibilmente a disagio, e sospirò malinconico. Anche Alistair apparve turbato dal ricordo di ciò che era appena successo.
  “Noi Custodi abbiamo un dovere da compiere, non importa quale sia il costo. Prima di venire, Sir Jory era stato avvertito: non c’è spazio per ripensamenti. Mettendo mano alla spada, non mi ha dato scelta, ma, credimi, non ho provato alcun piacere nel compiere il mio dovere…”
  Nel guardarlo negli occhi, decisi che era sincero. Comunque, dopo quella notte, ero più che convinto di quanto quell’uomo fosse letale, se costretto.
  “Avete avuto incubi?” Chiese Alistair.
  “Sì, ma… non ricordo gran ché…”
  Comunque, non ci tenevo molto a parlarne. “Preferirei non discuterne, se non vi dispiace. Ora… per la battaglia?”
  Duncan si alzò in piedi e mi tese il braccio per aiutarmi ad imitarlo. Dopo che mi fui rimesso in piedi, rispose: “Non manca molto. Ora devo andare ad un incontro con il Re per discutere di alcune strategie e… dovrai accompagnarmi. Cailan ha chiesto esplicitamente di te.”
  “Di me?” Domandai un po’ confuso. Probabilmente aveva a che vedere con la questione di Howe.
  “Sì, non so esattamente perché. Prenditi qualche minuto per recuperare un po’ di fiato. Quando sarai pronto raggiungimi lì.” Detto questo, il Custode se ne andò.
  Con un sospiro mi appoggiai ad una delle colonne di pietra del tempio e mi lasciai cadere debolmente atterra. Alistair si avvicinò e si sedette al mio fianco. Non disse nulla, non subito, si limitò ad osservarmi, comprendendo quanto fossi confuso. Mi appoggiò una mano sulla spalla e, solo allora parlò: “Sapete, durante la mia Unione morì solo uno di noi, ma… fu terribile ugualmente.”
  Lo fissai dritto negli occhi, e vidi che comprendeva bene quello che passavo e che non mi biasimava per essere così scosso. “Però, fu la corruzione ad ucciderlo…” precisò poi. “E non… sì, beh… avete capito no?”
  Non risposi, mi limitai ad un profondo sospiro. “Sentite, so che ciò che Duncan ha fatto può apparire eccessivo… Io stesso ne sono rimasto, come dire… impressionato? Comunque, lo ha fatto solo perché era necessario e…”
  "No” lo interruppi. “Capisco. O credo di capire, almeno. Ho sempre saputo che i Custodi fanno tutto il necessario per fermare il Flagello, solo… non avevo visto questa regola applicata così alla lettera. Fidatevi, rispetto molto Duncan e… gli sono molto grato per ciò che ha fatto per me. Gli devo la vita, capite? Non ho intenzione di dimenticarlo. Quando verrà il momento saprò ripagarlo in qualche modo.”
  Alistair ascoltò in silenzio quello che gli dissi, annuendo. Probabilmente in quel momento avevo bisogno più che altro di qualcuno che mi ascoltasse, piuttosto che di un interlocutore vero e proprio, e credo che lui se ne fosse reso conto.
  “Mi fa piacere” disse infine. “È un brav’uomo.” Poi, ricordandosi improvvisamente qualcosa, aggiunse: “Uh! Prima che me ne dimentichi… tenete.” Il Custode mi consegnò un amuleto, molto semplice, con un piccolo grifone stilizzato inciso come unica decorazione. “È soltanto un medaglione con una goccia del sangue usato durante l’Unione” spiegò. “Sapete… per ricordare coloro che non ce l’hanno fatta.”
  Mi rigirai il pendente tra le dita, esaminandolo più attentamente. Notai che era tiepido al tatto, in particolare nella zona centrale, e sigillato lungo i bordi. Lo indossai immediatamente e dissi: “Beh grazie, Alistair. Non ho nessuna intenzione di scordarli…”

1

Quando giunsi all’incontro con il Re, proprio fuori dal tempio, ero ancora curioso di capire perché volesse una giovane recluta al suo consiglio di guerra, ma, data la mia posizione di scarso rilevo, decisi che per ora non avrei fatto domande.
  Attorno al tavolo, ingombro di mappe e documenti, era raccolto un piccolo gruppo di uomini, tutti chini a discutere animatamente e ad indicare freneticamente qualche punto sulla carta per supportare le proprie argomentazioni. Tra loro riconobbi immediatamente torreggiare su tutti, nella sua eccezionale armatura d’oro, il Re, al cui fianco presenziava accigliato e a braccia conserte Duncan, silenzioso e solenne come sempre. Oltre a lui, individuai quello che appariva come un mago del circolo, dato il suo aspetto vagamente eccentrico e la lunga tunica, braccato a vista dalla Gran Sacerdotessa. Infine erano presenti alcuni nobili, i cui volti mi erano poco familiari, eccezione fatta per Teyrn Loghain, inconfondibile per chiunque non avesse vissuto tutta la propria esistenza con la testa sotto la sabbia. Sicuramente non era più il ragazzo giovane e testardo che aveva aiutato Maric a riconquistare il Ferelden, ma appariva chiaro come la forza del suo spirito fosse rimasta intatta. L’armatura a piastre che indossava era uno specchio perfetto delle sue qualità: robusta, poderosa, rigida, ma soprattutto essenziale, senza fronzoli o abbellimenti; che Teyrn Loghain fosse un uomo pratico, duro come l’acciaio temprato, era risaputo e, con il tempo, questo aspetto del suo carattere non si era certo smorzato. Fisicamente, era ancora un uomo in forze, per quanto non certo bello. Il volto era segnato dal trascorrere del tempo con profonde occhiaie e rughe incipienti ai lati della bocca; sopracciglia folte e scure come i suoi capelli, ancora non affetti dall’inevitabile ingrigimento, si inarcavano continuamente in quella che appariva un’eterna espressione di rimprovero, e la sua voce, ruvida, profonda e potente, non faceva che alimentare questa sensazione.
  Quando raggiunsi il tavolo, nessuno interruppe i propri sproloqui, almeno fino a quando il Re non alzò lo sguardo, individuandomi tra la folla.
  “Ah…!” Esordì tacendo ogni altra conversazione. “Ecco qui la nuova recluta. Mi è stato detto che siete riuscito a superare l’Unione. Mi pare di capire che delle congratulazioni siano d’obbligo.”
  “Siete troppo gentile, Vostra Maestà…” risposi chinando rispettosamente il capo. Ora, però, che tutti si erano accorti della mia presenza, mi resi conto di quanti sguardi ostili avessi addosso. Evidentemente non era stato affatto apprezzato che una recluta dei Custodi fosse arrivata in ritardo ad un incontro al quale doveva ritenersi molto più che onorato anche solo di partecipare, interrompendo, di fatto, la discussione dei piani di guerra. “Vorrei anche scusarmi…” aggiunsi, allora. “Per il ritardo. Vi assicuro che non si è trattato di una mancanza di rispetto, è solo che il rituale si è rivelato… spossante.”
  “Non preoccupatevi, amico mio” intervenne gioviale il Re. “Ora, vogliamo tornare al piano? Dicevamo… sì, ecco, disposti gli arcieri in questa posizione, io combatterò in prima linea, con i Custodi.”
  “Rischiate troppo, Cailan” intervenne Teyrn Loghain con decisione. “L’orda è troppo pericolosa per mettervi a fare l’eroe in prima linea!”
  “In questo caso, dovremmo aspettare le forze di Orlais, dopotutto” rispose lui, nonostante conoscesse bene l'astio che in molti provavano nei confronti degli orlesiani. L’affermazione provocò reazioni diverse tra i vari uomini presenti e, ovviamente, lo scoppio di nuovi battibecchi.
  “Devo ripetere le mie proteste riguardo questa vostra sciocca fissazione che abbiamo bisogno di Orlais per difenderci” insistette Loghain con astio, sovrastando i commenti della folla. Da come aveva parlato sembrava quasi che stesse avendo a che fare con un bambino e non con un Re. Cailan lo fulminò con lo sguardo, non gradendo affatto il tono con cui il generale gli si era rivolto.
  “Non è affatto una sciocca fissazione! E voi vi ricorderete chi è il Re qui! Le nostre dispute con Orlais sono affare del passato.”
  Ma l’uomo parve non degnare di molta importanza il richiamo del sovrano, poiché continuò comunque il suo rimprovero con sguardo insofferente: “È una fortuna che Maric non sia qui per vedere suo figlio consegnare il Ferelden nelle mani di coloro che lo schiavizzarono per oltre un secolo…” Tutto ciò riaccese le liti tra i nobili. Personalmente, dando un’occhiata di sfuggita alle mappe, notai subito quanto, a dispetto dei nostri sforzi, l’orda nemica fosse comunque parecchio superiore alla nostra. Quindi, per quanto considerassi Orlais un paese di cui diffidare… beh, non vedevo in quale altro modo radunare forze sufficienti a resistere. Probabilmente, mi dissi, avrei dovuto vivere il periodo della rivolta di Re Maric per capire appieno il risentimento di Teyrn Loghain, tuttavia, sarebbe stato saggio aspettare che ci raggiungessero almeno i Custodi da oltre il confine. In ogni caso, con un uomo come Loghain dalla nostra parte, avevamo tutte le carte in regola per combattere una battaglia da ricordare, dovevamo solo avere fede in lui. Per quanto duro potesse apparire, era certamente il nostro miglior comandante.
  “Allora immagino che dovremo farci bastare le nostre forze” concluse Cailan con ferrea decisione, acquetando nuovamente gli animi. “Duncan. I tuoi uomini sono pronti per la battaglia?”
  “Si, Vostra Maestà” rispose lui con deferenza.
  “Ottimo. Giocherete un ruolo chiave nello scontro.”
  Esasperato, Loghain voltò le spalle al tavolo coperto dai documenti, allargando le braccia con un gesto spazientito.
  “La vostra passione per la gloria e le favole sarà la vostra rovina!” Poi, si avvicinò nuovamente al Re e, fissandolo dritto negli occhi, aggiunse con un tono che non ammetteva repliche: “Dobbiamo attenerci alla realtà!”
  “Va bene!” Sbuffò Cailan, chinandosi nuovamente sulle mappe. “Esponete la vostra strategia. Dunque… i Custodi ed io provocheremo i prole oscura ad attaccare le nostre linee e poi…?”
  Loghain gli si affiancò con impazienza, indicando una zona sulle carte.
  “E poi…” spiegò con la voce insofferente di una persona costretta a ripetere più volte uno stesso discorso. “Accenderete il fuoco di segnalazione della torre di Ishal per segnalarci quando sferrare l’attacco decisivo sul fianco dell’orda.”
  Il mormorio che si levò tra i nobili fu di generale approvazione. Ascoltai con attenzione le parole del comandante, cercando di seguirne i risvolti tattici. Il piano era semplice, ma efficace: attirare tutte le forze in un imbuto, dove la loro superiorità numerica potesse essere meno decisiva, e attaccare al momento giusto sul lato debole dello schieramento avversario con tutta la cavalleria e la fanteria pesante a disposizione del Teyrn. Tuttavia, la questione dell’imbuto… sembrava molto una lama a doppio taglio. Se, infatti, ciò conferiva il vantaggio di poter reggere meglio la carica iniziale, presto avrebbe potuto trasformarsi in una trappola mortale se Loghain non avesse calcolato bene i tempi.
  “Va bene, ora ricordo” commentò Cailan. “Ma chi accenderà il falò?”
  “Ho alcuni uomini là. Non è un compito complicato, ma è cruciale.”
  “Allora invieremo il meglio” affermò il Re. “Mandate Alistair e la nuova recluta ad assicurarsi che ciò venga compiuto.”
  La notizia mi colse del tutto alla sprovvista. Non era la questione di assolvere un compito meno pericoloso ad infastidirmi, ma forse il fatto che fino a quel momento avevo semplicemente dato per scontato che avrei partecipato in modo attivo al combattimento. Magari era meglio che la mia prima volta in un vero campo di battaglia non corressi troppi rischi… però, essere tagliato fuori a questo modo era quasi umiliante.
  “Volete dire che… non mi unirò allo scontro?” Domandai un po’ sorpreso.
  “Ci serve quel fuoco. Senza di esso gli uomini di Loghain non saprebbero quando attaccare” spiegò Duncan, come se non me ne rendessi perfettamente conto.
  “Vedete?” Intervenne Re Cailan con lo stesso tono di un bambino che ha appena ottenuto un compromesso parecchio vantaggioso e che cerca di convincere i coetanei di quanto in realtà fosse equo. “Gloria per tutti!”
  Decisi di non ribattere, ma, ancora prima che potessi farlo, Loghain si lamentò ulteriormente della fiducia che il Re riponeva nel nostro ordine.
  “Voi contate troppo sui Custodi. È davvero saggio?”
  “Basta con le vostre teorie complottistiche!” Esclamò Cailan levando gli occhi al cielo. “I Custodi combattono il Flagello, indipendentemente da dove provengano.”
  “Vostra Maestà” si intromise Duncan gentilmente ma con fermezza. “Dovreste considerare l’ipotesi che appaia l’Arcidemone.”
  “Non è per questo che i vostri uomini sono qui?”
  “Io… sì, Vostra Maestà”
  Molti nobili, i quali probabilmente avevano già ricevuto istruzioni prima del mio arrivo, dissero di ritenersi soddisfatti del piano, anche se il mago lì presente, Uldred, sosteneva che tutte queste strategie non fossero affatto necessarie e che, anzi, i maghi avrebbero potuto garantire una maggiore potenza di fuoco se impiegati più attivamente. Tuttavia la Gran Sacerdotessa si dimostrò apertamente contraria e Loghain tagliò corto, decidendo che il piano avrebbe funzionato perfettamente così com’era. Finalmente ci venne concesso di prendere congedo.

2

  Come ci venne spiegato in seguito, il nostro compito era semplice: attendere nei pressi del ponte che collegava l’accampamento con l’ingresso Ovest che dal campo di battaglia sottostante ci venisse ordinato di muoverci. Dopo di ché, avremmo guidato una squadra di soldati fino alla torre e avremmo acceso il fuoco di segnalazione, attendendo poi ulteriori istruzioni. Inutile dire che Alistair non ne fu contento. “E quindi hanno bisogno che due Custodi se ne stiano a reggere una torcia, non si sa mai…” Infondo non potevo certo dargli torto. Eravamo due Custodi, il nostro compito era combattere la prole oscura, non certo accendere fuochi, per non contare che entrambi avevamo ricevuto un addestramento decisamente superiore a quello di qualsiasi armigero. In ogni caso, non avevo nessuna intenzione di discutere un ordine diretto del Re. Non ci restava che attendere tranquillamente che la battaglia avesse inizio.
  Anche se esternamente potevo apparire calmo, in realtà ero molto agitato per la battaglia che doveva venire. Immagino che fosse una reazione comprensibile, dal momento che dal risultato dipendeva il destino dell’intera nazione. Fortunatamente, avevo trovato nella manutenzione della spada di famiglia, seduto con la schiena appoggiata al parapetto del ponte di pietra, una distrazione sufficiente per non pensare troppo a ciò che sarebbe accaduto nelle prossime ore. Sfortunatamente, lo stesso non si poteva dire di Alistair.
  “… è solo che non capisco perché non possiamo combattere anche noi. Siamo Custodi, dopotutto!” Ripeté per la terza volta, continuando a passeggiare nervosamente avanti e indietro. “Non che voglia mettere in dubbio il giudizio del Re, ma… mi sembra così strano” continuava, mentre io grugnivo qualche monosillabo d’assenso di tanto in tanto, senza, però, ascoltarlo davvero. “Credetemi, amico mio! Il nostro talento è sprecato…”
  “Alistair…” dissi infine alzando lo sguardo su di lui. “State innervosendo il mio cane.”
  Effettivamente, tutto questo camminare avanti e indietro, stava dando sui nervi al povero Dogmeat, il quale aveva iniziato a ringhiare sommessamente. “Calmatevi, se volete evitare di perdere una mano.”
  Il Custode mi fissò per qualche momento, cercando di capire se, per caso, potesse esserci una minaccia reale o se la mia fosse solo un’esagerazione. Immagino decise di non voler correre rischi, poiché con un sospiro si avvicinò al parapetto del ponte, cercando di impegnare la propria mente guardando l’esercito disposto sotto di noi. Si trattava davvero di una grande armata. Il grosso della fanteria era stato disposto dietro le barricate, che avrebbero dovuto ridurre ulteriormente la forza numerica nemica, con gli arcieri ad occupare le posizioni rialzate. Una buona metà di loro era stata disposta alle spalle delle altre truppe, su un piccolo rilievo, mentre i rimanenti tra un plotone e l’altro. In prima linea, si distinguevano chiaramente diverse squadre di Guerrieri della Cenere, un nobile ordine di soldati che aveva votato la propria vita alla cura dei segugi mabari, con i loro grossi cani che latravano nervosi. Nell’area centrale della prima linea, saltava subito all’occhio il gruppo del Re. Esso comprendeva, oltre alla sua guardia personale, anche alcuni dei cavalieri più fidati e, naturalmente, i Custodi Grigi.
  “Wow…” commentò Alistair. “È veramente impressionante! Avete mai visto uno spettacolo del genere?”
  Riposi la cote nella mia sacca e mi alzai in piedi. Mentre rinfoderavo la lama, ora pronta al combattimento, mi avvicinai ad Alistair e mi appoggiai a mia volta al parapetto. Dovetti ammettere che la vista era impressionante. A questa altezza dal suolo era possibile tenere d’occhio l’intera valle e una frazione considerevole delle Selve Korcari. Chissà come sarebbe stata la vista dalla cima della torre di Ishal.
  “Avete ragione” confermai, assestandogli una leggera pacca sulla spalla. “Vedrete che andrà tutto bene. Vinceremo questa battaglia.”
  In quel momento avvertii una strana sensazione, una sorta di prurito alla nuca, e, spostando lo sguardo verso le selve, compresi: lentamente, dall’oscurità del bosco, emersero silenziosamente i primi prole oscura. Spalancai la bocca davanti all’enormità del loro numero, davvero oltre ogni possibilità di essere calcolato. Non vidi generali, né comandanti, né battaglioni o unità, vidi solo una schiera sterminata, ricoperta di acciaio e corna, inghiottire velocemente la piana sottostante come una macchia d’olio che si allarga sul pavimento.
  “Per lo spirito del Creatore…” fu l’unico commento di Alistair.
  In quel momento qualcuno latrò un ordine e tutti gli arcieri appiccarono fuoco alla punta delle loro frecce, le quali vennero poi scoccate all’unisono verso la vasta schiera nemica. Una sorta di mantello dorato ricoprì il nostro esercito per alcuni secondi, mentre i dardi venivano sguinzagliati come un possente stormo di falchi rossi e arancioni. Molti prole oscura, che ora avevano iniziato una carica frenetica verso le nostre linee, vennero falciati dalla pioggia di morte. Tuttavia, laddove uno moriva, altri due ne prendevano il posto e l’orda continuava ad avanzare instancabile. Fu in quel momento che i mabari vennero spinti ad attaccare il nemico, in modo da riuscirne a smorzare l’impeto della carica. Il piccolo branco di cani corse coraggiosamente verso un nemico tanto potente e numeroso da apparire invincibile, e, come era facile presumere, non fecero che rallentare appena l’implacabile macchina di morte nemica. Così, tra i dardi che continuavano ad essere scagliati senza sosta e il clangore di spade e scudi, fu battaglia. 

3

“Ci siamo!” Esclamò Alistair, scuotendomi per un braccio. “Quello era il segnale!” Disse individuando tra le retrovie alcuni soldati agitare delle torce. Ci voltammo ad osservare gli uomini che ci erano stati assegnati. Molti erano giovani contadini reclutati dalle campagne, ma potei notare anche qualche scudiero e qualche giovane nobile, che sicuramente avevano ricevuto un addestramento più serio.
  “Molto bene” dissi. “Il nostro compito è chiaro e vitale. Muoviamoci, alla torre di Ishal!”
  Ciò detto, attraversammo di corsa il ponte, seguiti dal nostro piccolo manipolo di uomini, incuranti della pioggia di fuoco e fiamme che infuriava appena sotto di noi. In un attimo, fummo dall’altra parte, e raggiungemmo subito la cancellata esterna della torre, incontrando, però, un singolo soldato in fuga nella nostra direzione.
  “Aiuto!” Gridava. “I prole oscura hanno preso la torre, sono ovunque!”
  “Cosa?!” Chiese Alistair sbigottito. “Spiegati meglio.”
  Il soldato era spaventato e probabilmente ferito, ma gesticolando, indicò l’edificio e rispose: “Sono… sono sbucati all’improvviso dal sottosuolo. I piani più bassi sono stati occupati.”
  “C’è ancora resistenza…?” Incalzai io, temendo che avremmo dovuto riconquistarla con le poche forze in nostro possesso.
  “Io… credo di sì, m'lord…” balbettò cautamente l’uomo.
  “In questo caso, riprenderemo la torre e vinceremo la battaglia.” Mi voltai verso i soldati, percependo un morale un po’ troppo basso nei loro occhi. “Uomini, ascoltate! Lo so che le cose non stanno andando come programmato, ma la vittoria dipende da noi. Lascerete forse che i prole oscura ci fermino? Permetterete loro di superare Ostagar per poi andare a divorare i vostri figli e bruciare i vostri villaggi?” Il mio sguardo li trapassò severo, mentre pronunciavo queste parole di incoraggiamento. “Beh, io no di certo! E sapete perché? Perché è questo quello che i Custodi Grigi e i soldati che li affiancano sono chiamati fare. E voi che intenzione avete? Scapperete o lotterete?” Chiesi loro estraendo la spada. “So che combatterete, con me, al mio fianco! Qui e ora. Per il Ferelden!” E levai in alto Vendetta Grigia, risvegliando in quegli uomini il valore al suono di un ruggito di guerra. Perfino Dogmeat esibì il suo migliore ululato da battaglia. Mi voltai e, senza esitazione, mi lanciai oltre la cancellata, verso il cortile, seguito dai miei soldati. Questo era affollato di guardie, intente a resistere con le unghie e con i denti contro molti nemici. La nostra carica fu violenta e improvvisa, e del tutto inaspettata. Io ed Alistair correvamo in testa, spada sguainata, scudo imbracciato e tutta la determinazione necessaria a vincere la battaglia. Subito ci gettammo nella mischia, fianco a fianco. Infilzammo con ferocia due di quelle creature e subito opponemmo lo scudo al contrattacco di altri mostri. Questi graffiavano e mordevano e gridavano, ma noi lottavamo come leoni, facendo roteare la spada in ogni direzione in una danza di fendenti e spazzate. Dogmeat, mai a più di un passo da noi, ci guardava le spalle, aggredendo con furore bestiale ogni nemico che ci si avvicinasse troppo. Supportati dal coraggio dei nostri uomini, riprendemmo il cortile e ricacciammo i mostri all’interno della torre.
  “Non diamo loro tregua!” Esclamai mentre i soldati esultavano con grida di giubilo. “Pressiamoli, alla carica!” E ci lanciammo al loro inseguimento, ora accompagnatati dagli uomini che avevamo appena soccorso. Irrompemmo al primo piano della torre, trovandolo gremito di creature. Queste erano intente ad eliminare le ultime branche di resistenza, mentre alcuni di loro avevano già iniziato a banchettare con i cadaveri dei caduti. Io e Alistair ci guardammo nervosi. Alla fine, gli concessi un sorriso incerto e dissi: “Avrete avuto la vostra battaglia, in fin dei conti…”
  Il ragazzo ricambiò il mio sorriso e, assieme, guidammo il nostro gruppo di superstiti alla carica. Lanciammo tutti il nostro grido di battaglia: “Per i Custodi Grigi!” E ci tuffammo anima e corpo nello scontro. A permetterci di sopraffare il nemico, il quale ci superava di numero, oltre all’effetto sorpresa, fu l’improvvisa impennata del morale data dalla nostra leadership. Non seppi dire da cosa fosse scaturito questo mio impeto e ardore, ma in quel momento non potei che benedirlo, mentre mi lanciavo alla carica. Ciononostante, lo scontro fu estenuante e l’impatto con il nemico duro, ma il vero problema si rivelò essere un capobranco Hurlock (così come lo definì Alistair), una sorta di “ufficiale” alla guida di bande di prole oscura. Era un mostro davvero enorme, con un terrificante quanto brutto spadone, che roteava senza sosta attorno a lui. I pochi soldati che osarono avvicinarsi vennero mutilati all’istante dalla furia omicida di quella bestia, così, presto, gli uomini iniziarono ad allontanarsi terrorizzati. Io ed Alistair, allora, ci lanciammo verso di lui con Dogmeat al nostro fianco, ordinando al resto delle truppe di coprire la nostra carica. Subito il mostro calò la sua lama contro di me, ma fui decisamente più rapido a frapporre il mio scudo tra me e la morte, tuttavia, l’incredibile violenza della sferzata inclinò il metallo del mio scudo e quasi temetti di essermi rotto il braccio. Prima che il nemico potesse attaccarmi nuovamente e rompere la mia guardia (se non uccidermi direttamente), scartai rapidamente verso sinistra, proprio mentre Alistair tentava un affondo sulla destra. Il colpo non andò a segno, ma permise a me di alzarmi rapidamente e piantargli con forza la punta della spada nell’anca. La creatura ruggì furiosa, assestandomi una poderosa gomitata al volto che mi spedì lungo disteso ad alcuni passi di distanza. Furibondo, Dogmeat tentò di azzannarlo alle gambe per fermarlo. Senza curarsi minimamente del segugio, di cui si liberò malamente con un calcio, né del mio compagno, sopraggiunse su di me, levando lo spadone alto sopra la sua testa e pronto a tagliarmi in due. Ci sarebbe anche riuscito, se mezzo metro d’acciaio non gli fosse sbucato fuori dal ventre proprio in quel momento; merito di Alistair che lo aveva infilzato comodamente da dietro le spalle. L’enorme lama gli sfuggì dalle mani con un grugnito, ed il mostro cadde riverso atterra. 

4

  “Non capsico…” disse Alistair, osservando accovacciato il cadavere del Capobranco. “Non avremmo dovuto incontrare nessuna resistenza qui.”
  “Beh” risposi massaggiandomi il braccio dolorante che era stato costretto a sostenere quel poderoso colpo di spada. “Provate a spiegarlo voi ai prole oscura…”
  “Già! Perché questo è solo un malinteso!” Rise lui. “Sono sicuro che se glielo spieghiamo, si comporteranno civilmente.”
  Dogmeat, che non doveva aver percepito l’ironia nel tono di Alistair, rispose con latrati severi, quasi volesse dare al Custode dello stupido. Prima, comunque, che potessi rispondere, mi si avvicinò uno dei superstiti della battaglia.
  “Signore…” cominciò lui, irrigidendosi sull’attenti. “Abbiamo trovato la causa dell’attacco a sorpresa del nemico.”
  Avevo dato ordine ai soldati che mettessero in sicurezza l’intero piano. Anche se il salone principale occupava la gran parte dello spazio e indubbiamente i prole oscura vi si erano concentrati, non era escluso che in alcune delle stanze laterali, adibite principalmente alla conservazione delle provviste, potessero essercene ancora. 
  “Ottimo!” Esclamai. “Portaci sul posto.”
  “Sissignore!”

5

“Beh…”commentò Alistair. “È proprio un gran bel buco…”
  “Per usare un eufemismo” risposi sovrappensiero, troppo impegnato ad osservare la voragine che alcuni soldati avevano scoperto in uno dei magazzini laterali. “Scommetto che conduce direttamente al campo di battaglia.”
  “Questo significa che ne arriveranno altri?” Domandò il Custode con aria preoccupata. Annuii turbato. “Cosa facciamo, allora?” Mi soffermai a pensarci su ancora qualche momento, prima di voltarmi verso una guardia, una di quelle che erano già all’interno della torre.
  “Quanta resistenza prevedi che potremmo trovare ai piani superiori?”
  “Mhm… non saprei. Un po’, forse, ma… credo che il grosso della banda si sia concentrata al primo piano e nel cortile.”
  Io ed Alistair ci scambiammo occhiate dubbiose, poi, quasi mi avesse letto nel pensiero, affermò: “Il fuoco di segnalazione ha la priorità…” Chiaramente, aveva capito quello che avevo in mente, ma non era ansioso di dirlo lui stesso. O magari, semplicemente, non era sicuro che fossi d’accordo. In ogni caso, non avevamo molta scelta.
  “Sigillate la porta e barricatevi nell’ingresso. Vi lascio al comando di questi uomini, dovrete fare di tutto per impedire che qualunque abominio riesca ad accedere ai piani superiori. Dovrete dare il tempo ad Alistair e me di raggiungere la cima e di accendere il fuoco."
  “Io… sì, m’lord.” Non credo che il soldato si rendesse completamente conto che, con tutta probabilità, lo stavo condannando a morte. Sicuramente non ci sarebbe voluto molto prima che una seconda ondata raggiungesse la torre. A quel punto, quel ridotto pugno di guardie non sarebbe riuscito che a rallentare i prole oscura. Forse, se fossimo stati particolarmente rapidi, avremmo potuto ordinare una ritirata in tempo per salvare alcuni di loro, ma… la maggior parte sarebbe certamente morta. I Custodi Grigi fanno tutto il necessario per fermare un Flagello, dopotutto.

6

  “Senti molti prole oscura ai piani superiori?” Alistair ed io varcammo la soglia dell’anticamera delle scale, mentre il resto dei soldati prendeva posizione nel salone.
  “No, credo che la guardia avesse ragione” rispose. “Tuttavia, con un esercito tanto grande che combatte proprio qui sotto, è difficile esserne sicuri. In ogni caso, dovremmo essere in grado di gestire qualunque minaccia in cui possiamo imbatterci.”
  Annuii. Di certo, il talento di Alistair di percepire i prole oscura ci sarebbe tornato molto utile in caso volessimo evitare scontri. Tuttavia, io non ero ancora in grado di farlo, non con chiarezza. Confesso di aver avvertito un certo… presentimento quando l’orda era emersa dalle Selve, ma si era trattato di una sensazione molto vaga e incerta, nonostante l’immensità dell’armata nemica. Presto, comunque, avrei iniziato anche io a percepirli in maniera produttiva.
  Percorremmo i gradini, i quali si arrampicavano lungo il perimetro curvilineo della parete, protetti dal muro esterno alla nostra sinistra e da uno interno alla nostra destra. In breve scorgemmo la porta del secondo piano davanti a noi e ci preparammo al combattimento. Alistair chiuse gli occhi, il viso contratto dallo sforzo di concentrazione mentre si sforzava di percepire nemici oltre il portone di legno. Quando riaprì le palpebre, scosse il capo: nessuno. Varcammo la soglia, ritrovandoci al secondo piano. Questo non era strutturato molto diversamente dal precedente, con la differenza che la circonferenza della sala principale era ridotta, dal momento che ogni livello era di dimensioni più contenute del precedente, fino a giungere alla piccola stanzetta del falò.
  Sparsi in giro per l’ingresso, c’erano i cadaveri di alcune guardie, ma nessun prole oscura nei dintorni, né vivo né morto. Dogmeat, si avventurò nella stanza stranamente tranquillo, annusando un paio di quei corpi con aria curiosa. Alistair, invece, si chinò ad esaminarne uno. “Strano…” commentò dopo alcuni secondi.
  “Cosa?” Risposi pattugliando la zona con la spada sguainata.
  “Questo non è stato trafitto… né morso o graffiato… Sembra più che gli abbiano spezzato la schiena.” Mi soffermai un attimo a riflettere, sinceramente perplesso nell’apprendere la notizia. Certamente, da recluta qual ero, non potevo definirmi un esperto di prole oscura, eppure credevo di aver inquadrato abbastanza bene il loro modo di combattere. Erano creature selvagge, che si lanciavano nello scontro con furia assassina, non temendo né morte né dolore, in una sorta di folle frenesia. I più brutali e spietati, anche se spesso più astuti, li guidavano, impartendo semplici comandi e combattendo con crudeltà. Tuttavia, per quanto brutali… utilizzavano armi piuttosto comuni, come spade e asce… Come erano riusciti a procurare danni così singolari a quel soldato?
  “Sarà stato un maglio” ipotizzai. “Brandito da un altro capobranco, magari.”
  Alistair sembrò meditarci su, poi rispose: “Può essere, ma se non il responsabile si trova qui…”
  “Lo troveremo più avanti” conclusi io. “Non abbiamo tempo da perdere. Muoviamoci, il Re non ha tutto il giorno.”
  Azzardando una minore cautela, ci precipitammo di corsa verso il piano successivo, preparati comunque ad affrontare ogni nemico in cui ci imbattessimo, ma la situazione che ci si presentò al terzo livello della torre era del tutto simile a quella del secondo: pochi cadaveri e nessun prole oscura. Ormai vicini alla nostra meta, non indagammo oltre e percorremmo gli ultimi gradini che ci separavano dal raggiungimento del nostro obbiettivo. Mentre correvamo lungo le scale con il fiatone che iniziava a rallentare i nostri passi, non potei fare a meno di domandarmi cosa esattamente fosse successo a quelle guardie e perché non avessimo ritrovato alcun cadavere di prole oscura. Se davvero non erano così numerosi da poter essere percepiti da Alistair, sicuramente i pochi soldati dislocati ai vari piani avrebbero dovuto riuscire ad abbatterne qualcuno, eppure, a dispetto dei chiari indizi di una battaglia, mancavano i caduti di una delle fazioni. Com’era possibile? Raggiunto il quarto piano, ottenni la mia risposta.

NOTA DELL'AUTORE:
Finalmente Ostagar! Lo so, ho lasciato le cose in sospeso, ma non l'ho fatto per crudeltà. Diciamo che il capitolo mi sembrava già abbastanza lungo e volevo dedicare un'onesta porzione di storia anche allo scontro finale. Comunque, non c'è molto da dire su questo capitolo, se non che rappresenta la conclusione della fase iniziale.

Vi confesso che mi sono sforzato di descrivere al meglio quanto il mio personaggio ammiri Loghain e quanto quest'ultimo fosse un uomo comunque eccezionale... decidete voi se l'obbiettivo è stato raggiunto oppure no. Insomma, ho dedicato una buona fetta di storia alla descrizione dell'incontro con il re per sottolineare quanto sovrano e generale la vedessero diversamente su praticamente tutto.

Ho apportato alcune modifiche anche alla battaglia vera e propria, in quanto trovavo irrealistico che due Custodi e una guardia riuscissero a riprendere una torre brulicante di prole oscura. Credo che sia impossibile scrivere una ff di questo genere senza modificare nulla... Voglio dire, ok seguire la trama e rispettare i personaggi, ma abbiamo tutti il sacrosanto diritto di essere creativi, anche e soprattutto in questi casi.

Spero che sia venuta bene. Se c'è qualcosa che vi piace o che non vi piace, oppure se semplicemente c'è qualcosa che vi passa per la testa e volete dirlo, non esitate a commentare qui sotto! Le recensioni sono importanti, sia positive, sia negative.

  
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