Anime & Manga > Soul Eater
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Autore: ciccia98    13/09/2014    6 recensioni
Maka è partita per un "percorso", lasciando solo Soul alla Shibusen, ritorna dopo quattro anni per aiutare a contrastare una nuova minaccia e insieme a lei arriveranno nuovi personaggi.
Tante cose sono successe, tante cose sono cambiate, tanti atteggiamenti intollerabili, tante questioni lasciate in sospeso.
Separarsi con l'amaro in bocca, per poi ritrovarsi quattro anni più tardi... Niente è più come prima, niente è come sembra. Cosa accadrà?
Estratto dal capitolo 2:
-" Tu sei solo mia. " Soffiò rauco Soul, nell'orecchio di Maka.
Lei si voltò da quella stretta appoggiando le mani sul petto di Soul, si ritrovò a guardare quei occhi rubino, che tanto la sapevano ipnotizzare. " Io non sono tua e tu non sei mio. "
Si avvicinò alle sue labbra carnose, tanto da volerle mordere.
" Non più.." Riprese depositando un leggero bacio sull'angolo della sua bocca. -
Spero di avervi incuriosito.
Buona lettura!
Ciccia.
Genere: Azione, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Franken Stein, Maka Albarn, Soul Eater Evans
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Power Of The Soul'
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Eccomi qui! Il mio computer è finalmente tornato!
Ringrazio tutti quelli che mi hanno aspettato! E che mi sostengono. Grazie veramente di cuore.
Riguardo al capitolo, penso che manchi ancora qualcosa ma non lo so... Fatemi sapere cosa ne pensate.
Buona lettura,
Ciccia.

The Power Of The Soul
Capitolo 10
Scoprire Sé Stessi...



Due giorni dopo...


Andrea uscì dalla stanza della infermeria della Shibusen, nella quale Maka stava in osservazione da ormai 48 ore, ore passate lente inesorabili con la speranza che si svegliasse da un momento all'altro, ma non era successo nulla, neanche un movimento impercettibile. Era immobile, con gli occhi chiusi, imprigionata in un sonno profondo, sola, con la sua anima che la chiamava e lei che stava cercando di resisterle.
Ma perché non si svegliava?
Di solito impiegava molto meno a riprendersi, Stein supponeva che stava lottando con la sua anima che ancora non era racchiusa completamente nel vetro dell'anima e che una volta completato il processo lei si sarebbe svegliata.
Lui era fin troppo confuso e stava perdendo la fiducia: Lei non aveva mai impiegato così tanto tempo...
E se non riusciva ad imprigionarla completamente?
Scosse la testa, doveva smetterla di pensare negativo. Lei era Maka Albarn la più grande maestra che c'era in circolazione, non poteva soccombere contro la sua stessa anima.
<< Allora? >> Lo risvegliò dai suoi pensieri una voce incuriosita.
Scosse ancora una volta la testa. << Niente di niente, Stein è ancora dentro, ma non ci sono novità. E' stabile.>>
Kid annuì pensieroso. << Secondo te era davvero obbligata a disattivare il vetro dell'anima?>>
Sbuffò cercando con gli occhi Alexis, che in quel momento, se ne stava appoggiata con la schiena contro il muro in silenzio. << Non lo so... Se lei non gli avesse mostrato la sua anima, lui avrebbe potuto assorbirla tranquillamente. Anche se non avesse potuto guardare all'interno del vetro sarebbe stato in grado di usare la sua forza, è questo era un rischio enorme. In più non poteva mietergli l'anima. Ha vinto mostrandogli la sua anima, perché l'ha travolto con tutta la sua forza, ma al contempo ha rischiato di essere travolta anche lei ed infatti è successo questo.>>
Star grugnì e diede un pugno al muro, colmo di rabbia. << Fesserie! Lei poteva benissimo sconfiggerlo ed imprigionarlo. Secondo me, fin dall'inizio, era proprio questo il suo intento! Non prendiamoci in giro, parlate sempre di me, ma Maka ha sempre avuto manie di grandezza e anche in questa occasione ha voluto superarsi! >>
<< Stai calmo, Star. >> Tsubaki si avvicinò sfiorandogli il braccio.
Lui respirò profondamente. << Difficile farlo. Lei sapeva benissimo a cosa andava incontro e l'ha fatto lo stesso. >>
In quel momento uscì dalla stanza Stein che sospirò anche lui. << Ragazzi dobbiamo stare tutti calmi. Okay? >>
Tutti annuirono, non potendo celare che erano nervosi per quella situazione.
<< Soul è ancora dentro? >> Chiese Jessica.
Lui si limitò ad annuire, senza aggiungere altro. Tutti sapevano che Soul non voleva lasciare Maka neanche per un minuto, non usciva da quella stanza da quando lei era lì. Avevano tentato di convincerlo ad andare a casa e riposare, ma lui aveva sempre rifiutato e alla fine nessuno aveva insistito oltre.
<< Stein lei crede che si risveglierà? >> Chiese Liz anche lei appoggiata al muro accanto ad Alexis.
Lui si aggiustò gli occhiali e girò un paio di volte la vite che aveva in testa. << Sì, ma non so per quanto ancora dormirà. Si potrebbe svegliare domani, come tra due anni- >>
<< O dormire per sempre. >> Lo interruppe Andrea.
Star strinse i pugni e si allontanò dagli altri. Tsubaki con un cenno della testa salutò a tutti e lo seguì.
<< Dai ragazze, andiamo. >> Kid si voltò e se ne andò anche lui seguito dalle sorelle.
Jessica con un sospiro amaro si voltò anche lei. << Me ne vado anch'io. >>
Con un cenno anche Stein se ne andò, lasciando soli Andrea e Alexis.
Lui ancora la guardava, ma lei teneva lo sguardo basso, pensierosa.
<< Ehi... >> Sussurrò avvicinandosi a lei. << Andrà tutto bene. >>
Lei alzò lo sguardo su di lui. << Credo che gli altri abbiano ragione. >>
Si avvicinò ancor di più a lei, avvolgendole i fianchi con le mani. << Lo so... Lo sapevamo fin dall'inizio. >>
Gli mise le mani sul petto, scosse la testa. << E' stata sua madre a fargli fare questo. >>
<< Come fai a dirlo? >>
Lei sorrise malinconica. << Aveva troppa paura che la sua anima la travolgesse, non avrebbe mai rischiato. Aveva intenzione di sfinire il Kishin ed immobilizzarlo. Ma sua madre non le avrebbe mai permesso di agire così, ecco perché le aveva vietato di partecipare alla missione. Sono sicura che intendesse questo. >>
Lui strabuzzò gli occhi. << Quindi Maka fin da subito ha capito, che per affrontare il Kishin, doveva liberare la sua anima o sua madre non le avrebbe mai permesso di andare. Perché? >>
Gli sorrise allacciandogli le mani dietro al collo. << Perché il percorso di Maka non è mai finito e sua madre la voleva fare crescere ancora. Anche per questo non l'abbiamo trovata al nostro ritorno, la sua missione era finita. >>
<< Ah... Quindi ora che sua figlia è in fin di vita non ha più bisogno di lei? Wow... >> Chiese ironico ed incredulo.
Lei fece spallucce. << Che vuoi che dica? Sua madre sa che Maka supererà tutto. >>
Si avvicinò al suo viso. << Ho sentito fin troppo... Andiamo a casa? >>
Lei sorrise sfiorandogli le labbra con le sue ed annuì.


 



Lei era lì sdraiata su quel letto, immobile, in silenzio con gli occhi chiusi e lui... Lui era lì seduto che non riusciva a non guardarla, arrabbiato, frustrato con una voglia matta di urlarle a dosso tutto il suo risentimento, ma lei non poteva sentirlo era inutile. Se ne stava lì a guardarla senza fare nulla, non poteva fare nulla.
Stein era stato molto chiaro, la sua rabbia di due giorni fa, non era passata, ma non aveva più avuto quello scatto d'ira.


<< Dimmi che stai scherzando!? >> Gli aveva urlato contro. << Davvero non puoi fare nulla!? >>
Lui scosse la testa. << No, Soul dipende tutto da lei. Possiamo stare solo a guardare e a sperare che si svegli al più presto. >>
Strinse i denti, colmo di rabbia. << Com'è possibile!? >>
<< Soul se vuoi stare dentro questa stanza, ti conviene stare calmo. >> Gli disse neutro Stein tentando di calmarlo.
<< Stare calmo? Mi chiedi stare calmo? Come posso stare calmo? E' una cosa impossibile! >>
Stein lo sbatté al muro con la sua forza dell'anima e si avvicinò a lui. << Ascoltami bene ragazzino, fattene una ragione, noi non possiamo fare nulla e se tu non riesci a stare calmo, vattene via e vatti a sfogare da un'altra parte, perché questo non è il luogo adatto. Lei già sta combattendo contro la sua stessa anima, ha bisogno di tranquillità e se tu non riesci a dargliela, sarò io stesso a cacciarti di qui a calci. Mi hai capito? >>
Lui annuì ammutolito, anche Stein soffriva per quella situazione d'impotenza e lui non era nessuno per mettergli pressione.
Lo liberò e lui si posizionò seduto su una sedia nella quale non si sarebbe mosso fin quando lei non si fosse svegliata...


Sospirò, lei non si voleva svegliare e il suo nervosismo saliva di ora in ora.
Distrattamente sentiva le voci degli altri in corridoio, anche loro era arrabbiati e impotenti in quella situazione.
Non voglio perderti...
Sospirò e appoggiò le mani sul letto, la guardò triste. Si accontentava che lei ripartisse, più tosto che ritrovarsela su un letto d'ospedale, lei non era destinata a quello. La sua forza lo rendeva impossibile.
Lei doveva svegliarsi, doveva fargli vedere le sue iridi verdi, doveva sfidarlo, provocarlo, ancora una volta. Lui sarebbe impazzito senza quel verde così luminoso che erano i suoi occhi, la voleva di nuovo con lui, anche solo per essere cacciato via, anche solo per litigare. Voleva sentire ancora la sua voce, voleva sentire le sue mani accarezzargli i capelli ancora una volta.
No, non avrebbe mai accettato che lei non si svegliasse e che perdesse contro la sua stessa anima.
Sentì qualcosa che non doveva sentire...
E' stata sua madre a fargli fare questo.”
Lo aveva immaginato, ma sentirlo lo rese ancora più nervoso.
No, non è vero. Forse sì, sua madre le aveva detto di liberare la sua anima, ma era stata Maka l'ultima a decidere; era stata lei a decidere di volersi superare. Nessuno l'aveva obbligata a fare nulla.
Si appoggiò la testa sulle sue mani incrociate sul letto e chiuse gli occhi, stanco.
Cerca di svegliarti, non puoi ancora sfuggirmi...



Arrivato nel bosco della Shibusen diede un altro pugno al primo albero che gli capitò a tiro.
<< Star finiscila di prendere a pugni qualsiasi cosa! >> Lo rimproverò Tsubaki, stanca e ferita di vederlo così.
Lui sbuffò e si appoggiò con la schiena all'albero appena colpito, si massaggiò la mano. << Meglio prendere a pugni loro che la testa di Maka! >>
Lei sospirò e si avvicinò a lui prendendogli le mani e le avvolse nelle sue. << Tutti siamo arrabbiati con lei per il suo comportamento, ma neanche la violenza le farà pentire di quello che ha fatto. Perché sono sicura che non è per niente pentita e che se ne avesse la possibilità, lo rifarebbe ancora. >>
<< Prima di farle avere la possibilità, l'ammazzo io. >> Rispose scostando lo sguardo nervoso.
Lei sorrise, lasciandogli le mani e prendendogli il viso per guardarlo negli occhi. << Lei non aspetta altro, secondo me. >>
Gli scappò un sorriso a quel pensiero. << Forse sì. >>
<< Vedrai che ce la farà, solo per permetterti di sfidarla un'altra volta, non ti preoccupare. >> Lo rassicurò.
Lui l'avvolse in un abbraccio stringendola a sé. << Spero per lei che sia così o non avrà tranquilla neanche la morte. >>
Lei annuì stringendosi ancora di più a lui, nascondendo il viso nell'incavo del suo collo. << Sei più tranquillo ora? >>
Lui annuì respirando l'odore dei suoi capelli. << Tsu... >>
Lei alzò il viso per guardarlo negli occhi. << Dimmi. >>
Fece toccare leggermente i loro nasi. << Non farò lo stesso errore di Soul. >>
<< In che- >>
Non ebbe il tempo di continuare che Star annullò la minima distanza tra loro con un bacio. Presa alla sprovvista, restò un attimo interdetta, ma subito dopo ricambiò stringendo la presa su i suoi capelli. Con un sospiro sollevato, lui la strinse ancor di più a sé.
Con un bacio a fior di labbra si staccò da lei. << Non permetterò a niente e a nessuno di dividerci. >>
Gli sorrise sulla labbra. << La stessa cosa io, sappilo. >>
Unirono ancora una volta le loro labbra, restarono a baciarsi per un tempo indefinito sotto l'abbraccio dei rami dell'albero appena colpito dalla rabbia di BlackStar.



<< Ragazze io vado in camera, voi se volete mangiate pure. >> Disse Kid una volta entrato in casa, togliendosi il cravattino.
<< Kid... >> Tentò di ribattere Liz. Ma lui con un gesto della mano la fermò. << Non ora Liz, non voglio parlare di nulla. >>
Lei si limitò ad annuire, lasciandolo libero di andare nella sua stanza.
Patty vedendo il viso della sorella, si avvicinò e le accarezzò il braccio. << Lascialo perdere per ora Liz, magari ha solo bisogno di rilassarsi e basta. >>
Liz annuì ancora, in silenzio, e seguì Patty nella cucina. Presero entrambe un bicchiere d'acqua, ma dopo un po' Liz sbuffò. << Al diavolo che lo lascio solo! >>
Posò il bicchiere d'acqua sul tavolo e uscì in gran corsa dalla cucina sotto gli occhi divertiti di Patty.
Arrivata davanti alla camera di Kid, la vide socchiusa ed entrò piano senza bussare. Lo trovò appoggiato con il braccio sull'infisso della finestra, con la testa su di esso che guardava fuori dalla finestra. Era in camicia, la giacca e la cravatta erano gettate alla rinfusa sul letto. Piano lei si avvicinò e senza dire una parola lo abbracciò da dietro, appoggiando la testa sulla sua schiena.
Sentì un sospiro e il braccio di lui posarsi sopra il suo. Le loro mani si incontrarono sulla pancia di lui e le incrociarono. Rimasero in silenzio, non avevano bisogno di parole. Solo di quiete dopo la tempesta.
<< Io non so cosa avrei fatto a posto di Soul. >> Rivelò infine nel groviglio di pensieri che aveva bisogno di rivelare. << Sta lì, accanto a lei, immobile senza poter far nulla. Io impazzirei ed andrei a spaccare tutto quello che troverei davanti. >>
<< E cosa risolveresti? >> Le chiese lei, tentando di capire i suoi pensieri.
Sospirò. << Nulla, ma almeno mi sfogherei su qualcosa. Sarei troppo arrabbiato con lei per starle accanto. >>
<< Magari lui aspetta solo che si risvegli, per poi litigare con lei e sfogare tutta la sua rabbia, magari otterrebbe anche un chiarimento con lei. >> Replicò tranquilla Liz.
Lui si staccò dalla finestra e si girò nell'abbraccio di lei. << Secondo me, vorrebbe solo prenderla a pugni. >>
Lei gli strinse la vita. << Secondo me, lei se lo lascerebbe fare senza reagire. >>
Lui alzò un sopracciglio in una muta domanda, Liz sospirò. << Credo che lei sappia tutta la rabbia che sta provando adesso Soul e il suo senso d'impotenza, credo che sappia anche d'essere nel torto nei suoi confronti. Ma... >>
<< Ma? >> Chiese curioso lui, osservandola.
Lei sorrise al pensiero. << La prima cosa che farà lui, quando lei si sveglierà, sarà abbracciarla e non lasciarla mai più. >>
Sorrise anche lui, appoggiando la fronte su quella di lei. << Lo credo, anch'io. >>
Con un sospiro chiuse gli occhi e si godette quel momento di pace con lei, quell'abbraccio di cui pensava di non aver bisogno e invece si accorse di non aver bisogno d'altro che quello. Un abbraccio di lei.
<< Cosa ti fa arrabbiare Kid? >> Le chiese in un sussurro lei, temendo di disturbarlo.
Lui aprì gli occhi. << La sua consapevolezza di voler camminare su un filo di lana. A lei non fa alcun effetto, forse solo divertimento. >>
<< Questo è ciò che ti dice la sua maschera. >> Ribatté prontamente lei.
<< Che vuoi dire? >>
<< Intendo dire che, >> Lei fece scivolare le mani sul corpo di lui e le portò dietro la nuca, incominciando a giocare con i suoi capelli. << Ognuno di noi affronta le difficoltà a modo proprio. Ti ricordi Star? Era sempre in prima linea a rischiare il tutto per tutto, fino all'ultimo sangue. Pensi che non abbia mai avuto paura? Ma quel suo modo di fare gli ha permesso di affrontarla e di vincerla. >>
<< Vuoi dire che Maka ha paura? >> Chiese ancora lui, gli sembrava di essere ritornato a scuola quando chiedeva spiegazioni all'insegnante.
Lei annuì. << Tutti abbiamo paura, ma dobbiamo anche avere il coraggio di affrontarla, questa è sempre stata la forza di Maka. >>
Lui annuì pensieroso. << Anche adesso ho paura. >>
Lei strabuzzò gli occhi, cambio inaspettato di discorso. << Di cosa hai paura? >>
<< Ho paura di qualcosa d'incontrollabile, molto più grande delle mie capacità di autocontrollo. >> Le spiegò vago lui.
<< Non riesco a capire cosa intendi. >> Gli rivelò confusa.
Lui sospirò. << E' qualcosa che annulla ogni tipo di ragionamento, qualcosa che espande ogni cosa che accade. E' quella voglia irrefrenabile... >>
Lei lo fermò posandogli un dito sulle labbra. << Kid, mi sembra assurdo non avere quella paura. Ma è più facile batterla. >>
<< Come? >>
<< Non sei solo ad affrontarla, si combatte in due. >>
Lui sorrise e spostò in dito di lei dalle sue labbra e annullò le distanze con lei con un dolce bacio a fior di labbra, le sorrise ancora sulle labbra. << Hai ragione, in due è più facile che soli. >>
Lei non gli rispose a parole, preferì rispondergli con un nuovo bacio.


 



Che strana sensazione che provava, si sentiva intorpidita come se stesse dormendo, però era strano non le sembrava di stare dormendo. Non vedeva nulla, era immersa nel bianco, nel vuoto, neanche sentiva nulla né poteva parlare. Vedeva, ma c'era solo bianco attorno a lei.
Non si sentiva a disagio, forse per la prima volta, in quattro anni, era rilassata non aveva alcun pensiero, era in pace.
Non le venne in mente il modo in cui era arrivata lì, sapeva che stava così bene da non volersene più andare.
Perché andar via da un posto nel quale stava così bene? Lei non seppe la risposta.
All'improvviso sentì uno strano calore nella mano; cosa poteva essere?
Lei era immersa nel nulla, quel calore da dove proveniva?
Strano...
Assaporò quel calore che le scaldava la mano, se la strinse, la guardò, ma non trovò niente che potesse darle quel calore.
Era qualcosa di strano, magico. Le piaceva quel calore, più di quel luogo, dov'era in quel momento, così tranquillo. Non seppe cosa pensare, era come se quel posto annullasse ogni suo tipo di pensiero.
Le nacque però il desiderio di scoprire la fonte di quel calore che le piaceva tanto.
Provò, alzando la mano davanti a lei, a vedere se il si sarebbe fortificato. Fece un giro su se stessa sempre con la mano alzata di fronte a lei.
Dopo che compì un mezzo giro, sentì aumentare il calore nella sua mano. Allora decise di prendere quella direzione e cominciò a camminare per un tempo indefinito...
Ad un tratto, la luce divenne abbagliante, seppe, per istinto, che al di là di quella luce c'era la fonte di quel calore. Prima di proseguire si voltò verso quel luogo immerso nel bianco: le piaceva stare in quel posto, era un luongo dove i pensieri non esistevano... Ma il suo tempo lì era terminato.
Era sicura che quel calore la stesse chiamando con ogni sua forza e, per lei, era impossibile resistere a quel richiamo.
Si voltò verso la luce abbagliante e con passo deciso le passò attraverso.
Dentro la luce, sentì le palpebre farsi pensanti, così pesanti che dovette chiuderle, anche i muscoli del suo corpo si fecero pesanti e pian pian si immobilizzarono.
Ci fu buio, ma il calore alla sua mano non l'aveva abbandonata. Quel calore la cullava nel buio.
Come si era immobilizzato, il suo corpo, pian piano si rilassò e incominciava a sentire qualcosa di morbido sotto di lei. Anche le palpebre divennero più leggere e piano li aprì.
All'inizio vide solo un muro, poi delle apparecchiature elettriche. Si ricordò di quella fonte di calore nella sua mano, si voltò verso essa e trovò Lui, addormentato, con la testa appoggiata sul letto, la mano nella sua.
Eri tu, allora... Le venne un sorriso spontaneo, spostò la mano dalla sua e gli accarezzò il suo viso, stando attenta non svegliarlo.
<< E' qui da quando ci sei tu. Non si è mai mosso. >>
Si girò verso la voce e trovò Frost seduto sul margine della finestra aperta della sua stanza.
<< Ho dormito tanto? >> Gli chiese semplicemente lei.
A quanto capiva, era notte.
<< Hai superato il tuo record, circa 56 ore. >> Rispose tranquillo.
Lei fece una smorfia. << Troppo... E tu che ci fai qui? >>
<< Ti ho sentita, cioè ho sentito la tua anima che si è arresa a te. >> Le spiegò.
Lei sorrise, la conosceva fin troppo bene. << Hai immaginato che non volevo stare qui un minuto in più? >>
Lui annuì. << Sì e per dirti che i ragazzi aspettavano il tuo risveglio per festeggiare la vittoria, se proprio così dobbiamo chiamarla, sul Kishin. Tutta Death City ci sarà. >
Lei capì cosa voleva dirle: “non scomparire, come tuo solito.”
Si alzò seduta sul letto, stando attenta a non svegliare Soul. << Digli che lo fanno domani sera e io ci sarò. >>
<< Vuoi dire stasera... >> La corresse lui, con un sorriso.
Lei sospirò. << Che ora sonno? >>
<< Solo le 4. >>
Maka sbuffò. << Sì, stasera... Digli a lui che ci vedremo direttamente lì. >>
Lui inarcò un sopracciglio. << Vuoi dire che devo essere io ad affrontare la sua furia omicida quando non ti vedrà più sul letto? >>
Lei si limitò ad annuire, con lui non aveva bisogni di spiegazioni, lui già sapeva il motivo del suo comportamento.
Lui sospirò. << Va bene, vai ora. >>
Lei annuì e si alzò dal letto, ritrovandosi in camicia da notte, si guardò attorno e trovò i suoi vestiti sulla scrivania.
<< Te l'ho portati io, vuoi un po' di privacy? >> Le chiese sornione.
<< Se proprio devi. >> Rispose lei incominciando a svestirsi, incurante della sua presenza.
Andrea si voltò verso l'esterno della finestra e prese ad ammirare le stelle. << Lo sai che per me sei come una sorella. >>
Lei sorrise, era strano quel loro rapporto, ma l'uno conosceva l'altra anche senza aver fatto lunghi discorsi, sapeva di potersi fidare di lui e che lui aveva rispetto di lei. Si infilò la gonna. << Lo so Andry. >>
<< Non ti ho ancora ringraziato per aver fatto uscire fuori i sentimenti di Alexis. >> Continuò lui.
Lei sorrise mettendosi la camicia. << Dovere, tu mi hai aiutato in tante occasioni. >>
Lui scosse la testa. << Non credo che sarebbe successo niente tra me e lei senza il tuo aiuto. >>
<< Prima o poi sarebbe successo, io ti ho solo aiutato ad anticipare gli eventi. >> disse distrattamente finendo di vestirsi.
<< Io ti ringrazio lo stesso. >> Ribatté deciso.
Salì pure lei sul margine della finestra, pronta ad andare. << Allora non ti dispiacerà tenere a bada Soul. >>
<< Ci tiene veramente a te. >>
Lei sorrise. << Lo so, anch'io. >> e se ne andò, scomparendo nel nulla.
Andrea sospirò. Quanta pazienza ci vuole con quella ragazza?
Si girò verso Soul ancora addormentato appoggiato sul letto.
Gli uscì un secondo sospiro.
Povero Soul...


La schiena gli doleva per la postura che aveva avuto quella notte. Era sveglio, però non riusciva ad aprire gli occhi, troppo stanca. Da troppo tempo non chiudeva gli occhi, la notte scorsa era stato sveglio con la speranza che lei si risvegliasse...
Lei...
Maka!
Aprì gli occhi e di scatto alzò la testa dal letto per vederla, ma lei non c'era più.
Come poteva essere?!
Sentì la rabbia riaffiorarsi, come le prime ore nelle quali si era ritrovato in quella stanza con lei sdraiata sul letto immobile, senza che lei desse segni di risveglio.
E ora non riusciva a comprende perché lei non era più lì.
Si alzò di scatto in piedi, ma subito dopo sentì un dolore atroce alla testa: si era alzato troppo velocemente.
<< E' inutile arrabbiarsi... Lei è fatta così. >>
Sentì una voce e alzò lo sguardo trovò Frost seduto sul davanzale della finestra.
Lo volle picchiare all'istante. << Tu eri qui quando lei si è svegliata? E non hai cercato di fermarla?>>
Lui scosse la testa, aveva un'espressione neutra. << Impossibile anche pensarlo. Aveva il bisogno di stare sola a riflettere.>>
<< Me ne frego!>> Sbottò Soul. << Neanche si è degnata di svegliarmi, fregandosene completamente di me! >>
<< Non pensare di andarla a cercare, lei non si farebbe trovare. Avrai tutto il tempo di litigare con lei stasera. >> Gli spiegò con calma, cercando di placare la sua ira con quella informazione.
Lo guardò perplesso. << Che intendi? >>
<< Mi ha detto di informarti che vi vedrete direttamente alla festa di stasera.>>
Soul era più perplesso di prima. << Festa? Ma quanto ho dormito? >>
Lui fece spallucce. << Quasi nulla, sono le sette, ma lei ha deciso di farla stasera stessa. Davvero Soul, ha bisogno di stare un po' sola. >>
Lui lo guardò in cagnesco, ma annuì. << Che stia sola, tanto stasera l'ammazzo. >>
Con difficoltà, Andrea trattenne una risata. Non credeva proprio che, quella sera, la prima cosa che farà, quando la vedrà, sarà tentare di ammazzarla.
Aveva bisogno di tempo anche lui.
<< Ora vai a casa, lei non mancherà all'appuntamento. >>
Lui sospirò, rassegnato. << Non so più cosa fare con lei, mi esaspera.>>
Andrea annuì dandogli ragione. << Posso capirti, ma lei è fatta così, vuole capire tutta la situazione da sola. Ma credimi che sei fortunato ad avere lei. >>
Lui lo guardò stranito. << Io non ho lei. >>
Lui sorrise scuotendo la testa. << Invece sì, fidati, la prima persona che cercherà stasera sarai tu.>>
Lui sorrise al pensiero, ma... << Perché sarei fortunato? Vorresti essere tu la prima persona?>>
Lui scosse di nuovo la testa. << Io ho Alexis e mi sento il più fortunato della terra.>>
Soul annuì, quel ragazzo stava incominciando a piacergli. Ripensò a Maka e si incupì. <>
<< Non era pronta ad affrontarti e se davvero non ti sei accorto di nulla, sei davvero un idiota. >>
<< Idiota a chi? >> Ribatté colmo di rabbia, stava perdendo tutti i punti conquistati prima.
<< A te, idiota. Non sei un grande osservatore. >>
Soul respirò profondamente cercando di darsi una calmata. << Non sai nulla del rapporto che c'è tra me e Maka! Non sai nulla di quello che abbiamo passato! >>
Lui scosse la teste. << In questo hai ragione, non so nulla. Ma ti faccio una domanda: Hai mai capito quanto tu sia importante per Maka?>>
Soul si paralizzò e volse lo sguardo al muro, sovrappensiero.
Ripensò a tutti i momenti passati assieme a lei, belli e brutti, ripensò agli allenamenti fatti con lei, pensò al suo addio...
Alzò la testa per rispondergli, ma Frost non c'era più.
Sorrise, Capì.
Si era come risvegliato.
Sapeva cosa doveva fare.


 




Sentì la musica provenire dietro la porta chiusa del salone della Shibusen, sentì anche i vari mormorii dentro la sala. Intuì che le persone invitate fossero davvero tante.
Da quando era uscita dall'infermeria, era stata per tutto il tempo seduta sopra un ramo robusto di un albero secolare, immersa nei suoi pensieri che vagavano nelle più varie direzioni: dalla lotta con il Kishin, a sua madre, alla sua anima fino ad arrivare a Soul.
In un primo momento era entrata in uno stato confusionale, con il passar del tempo i suoi pensieri e ragionamenti si fecero più limpidi.
Non si era affatto pentita della decisione presa contro Nagashimi, per quanto folle e irresponsabile, l'aveva fatta crescere e capire di più se stessa e la sua anima, aveva rischiato realmente di non veder più la luce del sole, ancora ricordava quel posto così bianco e tranquillo di cui lei si era innamorata, ma aveva trovato la forza di non racchiudersi in quella tranquillità, ma di affrontare tutto ciò che le ostacolava la strada.
Doveva ringraziare sua madre, senza di lei non avrebbe mai esposto la sua anima così tanto, anche se era stato rischioso, sua madre voleva solo farla crescere ed affrontare le sfide nel modo più giusto. Se l'era aspettato che sua madre sparisse una volta svolto il suo dovere e non sarebbe mancato tempo per affrontarla l'ennesima volta.
Beh... Con Soul i pensieri si fecero fin troppo confusionali perché non sapeva cosa aspettarsi da lui e come avrebbe reagito. Non sapeva cosa fare, tutto dipendeva dalla sua reazione e per quanto lei si poteva immaginare ogni tipo di reazione, non sapeva come agire. Soul era l'unico individuo a saperla mettere in difficoltà ed era una situazione troppo stressante per lei, però voleva affrontarlo e capire tutto quello che le stava capitando, perché lui era anche in grado di far scomparire la confusione che aveva in testa.
E con quei pensieri che al calar del sole decise che era l'ora di andarsi a preparare per quella serata che, visto le premesse, si prospettava interessante.
Ed ora eccola lì, vestita con un abito di lino lungo attillato nero che risaltava le sue forme, davanti aveva una scollatura abbastanza profonda coperta dal un leggero strato di pizzo che correva parallelo alla scollatura, stretto sul ventre fino al bacino; la schiena coperta solo dal ricamo di pizzo; sulle gambe era leggermente più largo con uno spacco sul lato destro che partiva da metà coscia. Indossava dei sandali neri con tacco vertiginoso; i capelli li aveva mossi che le ricadevano davanti a coprirle il seno, si era truccata leggera, il minimo indispensabile. Come bigiotteria aveva optato per dei semplici orecchini piccoli d'argento e come collana un ciondolo a lei molto caro.
Era pronta per aprire la porta, ma prima di farlo prese un respiro profondo.
Quando l'aprì, si ritrovò in un vasto salone decorato in oro e bianco, illuminato da due lampadari di cristallo, c'erano delle porte finestre che si aprivano su un grande balcone che si affacciava sul giardino della Shibusen.
L'orchestra, composta da archi, suonava una musica melodica adatta per un lento; vide tante coppie ballare tra cui: Star e Tsubaki, Liz e Kid, Andrea ed Alexis. A tutti loro offrì solo un cenno del capo, loro capirono ed risposero con un cenno del e con un sorriso. Vederla viva e che camminava aveva fatto tranquillizzare a tutti.
Lei si guardò intorno in cerca di una determinata persona.
Lo vide accanto alla porta finestra, si accorse subito della sua presenza e la osservava senza remore, nel suo smoking, con sotto la camicia bianca e cravatta nera, le sue mani erano infilate nelle tasche dei suoi pantaloni neri.
Quando gli fu davanti, le mancarono le parole e riuscì solo a dire. << Ehi... >>
I suoi occhi la scrutarono senza farle capire cose gli passasse per la testa, non riusciva a leggerlo e questo la rendeva ancor più nervosa, non riusciva ad immaginare quale tipo di reazione potesse avere.
Sorprendendola, lui sorrise. << Ti va di ballare? >>
Le offri la mano e lei non seppe far altro che annuire e prendergliela.
La portò al centro della pista e con una leggera spinta l'attrasse a sé, le mise le mani intorno ai fianchi e lei le portò dietro la nuca di lui.
Non avendo la forza di guardarlo negli occhi appoggiò la testa sulla sua spalla, rilassata dal quel lento ballo, ma ancora non riusciva a far passare la tensione.
Sentì un soffio caldo sull'orecchio. << Sei bellissima... >>
Lei sospirò e si strinse di più a lui, prima che potesse rispondergli lui continuò. << Non ti avrei mai perdonato se non ti fossi risvegliata... >>
<< Sono qui... >> Riuscì solo a rispondergli.
Lui strinse la presa su i suoi fianchi. << So che non ti sei pentita di tutto quello che hai fatto, è questo mi faceva arrabbiare ancor di più con te, ero colmo di rabbia per tutto quello che avevi fatto, fregandotene di tutto. >>
<< Io... >> Tentò di dire, ma lui la fermò. << Fammi dire tutto quello che penso o non riuscirò più a dirtelo. >>
Lei si limitò ad annuire accarezzandogli i capelli, cullata dalla sua voce e dalla musica.
Lui le sfiorò il collo con il naso. << Non sai quanto mi sei mancata, vederti lì in quel letto senza poter sentire la tua voce, senza poter vedere i tuoi occhi, mi ha fatto quasi morire. Non capivo perché tu l'avessi fatto, si poteva risolvere tutto in modo diverso, ma tu hai deciso così e quando stamattina non ti ho più vista, la rabbia aveva preso il sopravvento su di me, volevo correre per andarti a cercare e urlarti tutte le cose che non sopportavo di te. >>
<< Cos'è che ti ha fermato? >> Chiese lei in un sussurro, sinceramente dispiaciuta.
Lui sorrise. << Chi, più che altro. Diciamo che Andrea ha fatto svegliare anche me, mi ha fatto capire che dovevi stare sola a riflettere e che dovevo cercare almeno di accettare questo modo di fare. Dico accettare, perché capirlo sarebbe troppo per me.>>
Sorrise sul suo collo. << Mi dispiace per tutto quello che ti faccio sopportare.>>
<< Maka Albarn che si dispiace? Sei sicuro tu? >> Chiese sornione lui.
Gli tirò leggermente i capelli. << Smettila di fare lo scemo! Sto dicendo sul serio, so che è difficile starmi dietro, è spesso sono io a non permettere che qualcuno ci stia. >>
<< Altra cosa che mi manda suoi nervi! >> Ribatté lui sospirando. << Questo tuo ostinarti di stare sola e di fare tutto da sola, lo trovo assurdo.>>
Lei si strinse a lui, cercando il calore del suo corpo, mentre l'orchestra cambiava brano, loro rimasero ancora a dondolarsi. << E' più facile per me. >>
<< Perché? >>
<< Perché non devo contare su nessuno e nessuno può crearsi delle aspettative su di me.>> Rispose malinconica.
Lui invece era esasperato. << Io non ho aspettative nei tuoi confronti. >>
Maka si irrigidì non capendo il senso di quella frase. Significava che non gli importava niente di lei? Che qualsiasi cosa facesse a lui non gliene sarebbe importato nulla?
Era confusa, pensava di sapere quello che Soul provasse per lei, ma in realtà si era sbagliata.
Sciolse l'abbraccio e si distanziò da lui, ancora il suo sguardo non le dava punti di riferimento, si sentì ferita, aveva bisogno di una boccata d'aria. Staccò le sue braccia dal suo corpo e si voltò verso una delle porte finestre.
Ebbe solo il tempo di fare due passi che Soul la cinse la vita da dietro appoggiando il petto sulla sua schiena. << Quando smetterai di raggiungere conclusioni affrettate? >> la strinse ancor di più a sé facendo aderire completamente i loro corpi, posò il capo sulla spalla di lei. << Io non ho mai avuto aspettative nei tuoi confronti, non ho mai voluto che tu raggiungessi qualcosa per mia soddisfazione. Io ho sempre avuto fiducia nelle aspettative che ti creavi per te stessa. >>
Lei sorrise cullandosi del suo abbraccio. << Ti va di prendere una boccata d'aria? >> Gli chiese sentendosi già troppo osservata.
Lui annuì e la lasciò andare seguendola lungo la sala fino arrivare al balcone. Maka continuò a camminare fino ad arrivare alla balconata in marmo sulla quale si appoggiò i gomiti e guardò il panorama. Soul si mise accanto a lei nella sua stessa posizione.
Lei sospirò. << Soul, devo dirti una cosa... >>
<< Prima io. >> La interruppe.
Lei voltò il viso verso di lui. << La mia è davvero importante. >>
<< Anche la mia. >> Ribatté Soul, guardandola a sua volta.
Lei sospirò. << La mia riguarda il futuro... >> Voleva avere prima lei la parola.
Lui sorrise. << La mia complica il futuro. >> A quanto pare anche Soul voleva parlare per prima. << Qualsiasi cosa tu mi debba dire, non posso permettere che riesca a non farmi dire quello che voglio dirti. >>
Lei sospirò e voltò lo sguardo di nuovo davanti a lei, in sovrappensiero, onestamente non aveva alcuna curiosità di scoprire cosa lui aveva dirle, voleva solo che lui l'ascoltasse. Perché lei doveva...
<< Mi ascolterai? >> Le chiese lui, a quanto pare non riusciva a sopportare il suo silenzio. Lei sospirò ancora una volta ed annuì.
Lui le prese le mani, cercando di voltarla verso di lui. << Guardami. >>
Con un respiro profondo lei si voltò verso di lui, in attesa. Notò con estremo stupore che anche lui era agitato, lo notava da come non riuscisse a stare fermo e dalla goccia di sudore che gli scendeva lungo la tempia, nonostante l'aria fresca.
Finalmente si decidette a prendere parola. << Io ammetto di essere stato uno stupido e anche ottuso. >>
<< Meglio tardi che mai. >> Lo interruppe con un sorriso, cercando di smorzare la tensione che regnava tra loro, ma con lo sguardo torvo che le lanciò Soul alzò le mani in segno di scusa e lo fece continuare.
Lui sospirò. << Stupido perché non riuscivo a capire certi tuoi atteggiamenti; stupido perché non capivo il significato di alcune tue frasi; stupido perché non riuscivo a capire cosa provavo per te. Ottuso perché mi ostinavo a guardare la nostra situazione da un solo punto di vista, senza guardare altre piccole sfumature che erano, che sono davvero importanti.>>
Le si mozzò il fiato. << Soul, dove vuoi arrivare? >> Si mise di spalle alla balconata e si appoggiò la schiena.
Soul si mise di fronte a lei, guardandola negli occhi. << Voglio arrivare dove non ho mai avuto il coraggio di andare. >>
Lei scosse la testa, le faceva male... << Fermati qua Soul, per favore. >>
<< Non ci sarà niente che mi potrà fermare, ormai! >> Sembrava che niente gli potesse fare cambiare idea e lei faticò ad accettarlo.
Non ce la fece più a guardarlo negli occhi, si spostò di lato e fece due passi lungo il balcone con la mano appoggiata sulla balconata, le lacrime che credeva di non aver più tornarono a farsi risentire proprio in quel momento.
Lui le afferrò il braccio e la fece voltare verso di lui, la distanza tra i loro corpi divenne millimetrica.
<< Ti amo. >> Le sussurrò guardandola negli occhi.
Una lacrima sfuggì al suo controllo mentre lui pronunciava quella frase che aspettava di sentirla da più di sei anni, che forse aveva superato il tempo massimo. Perché doveva dirgliela adesso? Perché doveva soffrire più di quanto non soffrisse già?
Lui la guardò stranito, forse si aspettava qualsiasi tipo di reazione tranne che quella, fece finta di ignorare quella lacrima e attese in silenzio una sua spiegazione.
<< Domani parto. >> Sospirò lei allontanandosi da lui e appoggiando le mani sulla balconata. << Era questo che ti volevo dire. >>
Soul si fece un blocco di ghiaccio. << Cosa? Perché? >>
Lei strinse le mani intorno al marmo. << Ero qui solo per svolgere la missione, ora devo completare il mio percorso. >>
<< Cos'è che ancora ti manca? >> Sbottò Soul, infuriato.
<< Devo riuscire a controllare la mia anima senza questo scudo. >> Gli spiegò, sapendo che aveva il diritto di capire almeno il motivo della sua partenza.
Lui si avvicinò a lei e le posò una mano sulla sua stringendola. << E non puoi farlo qui?>>
Scosse la testa. << No, c'è solo una persona che può aiutarmi, almeno a non morire, e non si trova qui. Mi dispiace, Soul. >>
Lui volle gridare, volle urlarle contro ogni cosa che aveva dentro, volle cercare di farle cambiare idea fino a che gli rimaneva l'ultimo alito di voce. Ma ciò che fece uscì dai propri istinti, in quel momento per lui comandava qualcosa che non aveva mai avuto controllo in lui.
Sciolse la presa dalla mano e la fece scorrere lungo il braccio di lei fino ad arrivare al suo viso dove asciugò le lacrime che erano sfuggite al suo controllo, le prese il mento tra l'indice e il pollice e la fece voltare verso di lui. Lei si fece manipolare e lo guardò negli occhi, aspettando una mossa di lui. Le si avvicinò e le depositò un bacio a fior di labbra sulla bocca.
<< Resta con me stanotte. >> Le sussurrò sulle labbra.
I suoi occhi divennero due fari verdi pieni di stupore. << Soul, forse non hai capito... >>
<< Resta con me stanotte. >> Lo ripeté, senza darle retta.
Lei sorrise appoggiando la fronte su quella di lui. << Perché dobbiamo sempre complicarci tutto? >>
<< Perché, per questa notte, voglio che tu sia mia. >>
Lei chiuse gli occhi, indecisa. << Sappiamo già come andrà a finire, domani sarà ancora più difficile. >>
Lui le prese il viso tra le mani, spostandola dalla balconata. << Guardami. >> Quando lei aprì gli occhi, parlò. << Resta con me stanotte. >>
Lei gli appoggiò una mano sul petto, allontanandolo. Sapeva già come andava a finire quella storia e lei non voleva star ancor più male di prima. Odiava star male di nuovo, non poteva. << Devo andare ora. >>
Gli diede le spalle e si incamminò verso la sala.
Non si diede per vinto le afferrò il braccio e con uno strattone la portò tra le sue braccia. << Non ti chiedo niente, voglio solo stringerti stanotte, come sto facendo adesso. Lo so che sarà difficile domani per entrambi, probabilmente tenterò di legarti al letto in qualche modo. Ma non voglio essere lontano da te stanotte, voglio sentirti, voglio vederti, voglio stare con te perché tu sei viva e io ho rischiato di perderti e domani te ne andrai di nuovo da me. Resta con me stanotte, ti prego. >>
Le si mozzò il fiato, voleva anche lei sentirlo, da troppo tempo non dormiva con lui, da troppo tempo non sentiva quel calore protettivo che la cullava mentre dormiva.
Era egoista lo sapeva, ma resistere a qualcosa che volevano entrambi era impossibile. Annuì. << Stanotte portami via, stanotte sarò tua. >>
Lui sorrise, le sfiorò le labbra e si staccò prendendole una mano e incominciando a dirigersi verso la sala, ma lei lo trattenne. La guardò ponendole una domanda muta.
Lei perse tempo ad osservarlo i suoi capelli argentei, il suo viso, il suo corpo e i suoi occhi rubino che da sempre l'avevano incantata. Si sarebbe mai stancata di guardarli? Domanda retorica. Era impossibile che si sarebbe stancata. Pensò a tutto, la loro conversazione che era avvenuta quella sera; tutti i loro incontri avvenuti da quando era ritornata alla Shibusen; tutte le loro giornate passate insieme prima che lei se ne andasse...
Al diavolo tutto! Al diavolo che domani starà male perché il suo cuore sarà per l'ennesima volta lacerato! Al diavolo che domani non avrà più la forza neanche di camminare, perché ad ogni passo che farà il peso del suo cuore aumenterà ad ogni metro che la separava da lui!
Quella notte era il loro presente, quella notte le dava l'occasione di stare con lui, quel presente le proponeva così tanta felicità da farle scordare quel futuro di tristezza al cuore.
Quella notte non voleva pensare al futuro, ma solo al presente che lei voleva vivere!
Sorrise, lo strattonò verso di sé e ritornarono vicini, lei gli cinse il collo con le braccia, sorprendendolo, ma lo sorprese di più con quello che gli disse in un sussurro orecchio.
<< Ti amo. >>









 
  
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