Serie TV > Angel
Segui la storia  |       
Autore: Dreamhunter    30/09/2008    2 recensioni
Un au giallo rosa, con i personaggi tutti in versione umana (ma il più possibile in character). Sexy, divertente, avventuroso (almeno spero).
Genere: Romantico, Commedia, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Angel, Winifred Burkle
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
*CAPITOLO OTTO*

Non ebbe bisogno di cercarla.
Individuò immediatamente le sue gambe, lunghe e accavallate, dietro lo schienale di una delle ampie poltrone rosso cupo del privée dell'albergo.
La raggiunse con il cuore che batteva un po' più forte e il nodo della cravatta leggermente stretto.
Sentendosi uno stupido. Che diamine...
Lei si sporse oltre il bracciolo della poltrona ancor prima che lui parlasse. I capelli sciolti le scivolarono in una cascata scura e luminosa a un lato del collo. Gli sorrise. “Ispettore... Credevo fosse andato a dormire...”.
Wesley tentò di sorridere con altrettanto charme. Ma temeva di non averlo nei geni. “Agente Chase... sì, beh, ho scoperto di non avere sonno...”.
“La capisco. Forse siamo troppo stanchi”. La ragazza lo invitò a sedersi. “Le va di bere qualcosa?”.
“No, grazie. Io... l'agente McDonald?”.
“Sta telefonando a Washington”. Cordelia indicò il collega, all'esterno delle porte principali dell'albergo. Camminava avanti e indietro, parlando animatamente al cellulare. “Lascio sempre a lui l'incombenza di fare rapporto. E' una cosa che mi annoia”. Suggellò l'ammissione con un sorriso che le arricciò il naso in modo delizioso.
“Lavorate insieme da molto?”, domandò Wes, rimirandola.
“Un paio d'anni. Lindsey ha più esperienza di me. Indaga su Angelus da parecchio. Come lei, ispettore...”.
“Già. Sebbene io non sapessi nemmeno su chi stavo indagando... Intuivo che molti dei delitti insoluti di cui mi ero occupato sul territorio britannico fossero opera di un'unica mano, ma, se non fosse stato per il vostro intervento...”.
Un altro sorriso smagliante di lei. E la pressione arteriosa di Wesley subì una consistente variazione.
Dall'esterno, Lindsey McDonald lo vide sporgersi verso Cordelia. Come un bambino che si tende verso il carretto dei gelati...
Sorrise tra sé. Niente di meglio di un'oca giuliva e sexy come partner. Serviva sempre allo scopo.
“Prenotate il volo immediatamente. Sono in troppi alle spalle di Angelus. La mossa vincente è precederlo. Qui è protetto dal suo amico miliardario, ma laggiù abbiamo più legami e connivenze. Saremo noi quelli in vantaggio... Quanto a me, terrò impegnato il nostro Mr Bean. E' un ometto simpatico. Sarà facile far ricadere su di lui gli errori che condurranno alla tragica morte della povera Winifred Burkle e alla fuga del super criminale Angelus...”.
La replica nel ricevitore lo fece ridere. “Oh, sì, potete credermi, non sto nella pelle... Siamo d'accordo allora. Fatemi sapere quando sarete sul luogo”.
Chiuse la comunicazione senza congedarsi. Non era mai necessario.
Con gli occhi blu scrutò la notte parigina. Si leccò le labbra.
Angelus era là fuori... e presto le loro strade si sarebbero di nuovo incrociate.
Sì, sì... Davvero non stava nella pelle.


Un rumore secco la strappò ad un sonno leggero ed inconcludente.
Forse uno sportello che sbatteva.
Sbattendo le palprebe, Fred non si pose troppo a lungo la questione.
Era esausta. Una strana tensione le aveva impedito di dormire e per ore aveva letto e riletto il libro di Lermontov, rigirandosi nel letto.
Il sole tenue dell'alba indugiava ancora sulle pagine aperte, sulle parole del brano che più l'avevano colpita...

Lo straniero nebuloso e muto,
Splendendo di bellezza non terrestre,
Sul suo guanciale si chinava: e tale
Era l'amore nei suoi occhi, e la pena,
E così tristemente la guardava (...)
Era forse un angelo celeste?
Era forse il suo angelo custode?
Ma iridata corona di raggi
Non abbelliva le sue chiome: e allora
Era forse uno spirito dell'Ade,
Lo spirito del Male? Non lo era,
Egli era come una chiara sera;
Non tenebra né luce, giorno o notte!...

Come una chiara sera.
Non tenebra. Non luce.
Non giorno. Né notte.
Poi di nuovo il rumore: lo riconobbe con sicurezza, questa volta. Si trattava davvero dello sportello di un'auto. Pigramente, intontita dall'insonnia, Fred andò alla finestra in punta di piedi.
Il SUV di Liam era posteggiato davanti alla scalinata d'ingresso. Lui, già vestito di tutto punto, stava parlando con Lorne, e l'aria tersa del primo mattino rendeva nitidissimi i suoni. Contrariamente alla sera prima, lei non ebbe difficoltà a decifrare ciò che dicevano.
E di colpo fu più sveglia e lucida che mai.
“Te la affido, conto su di te”.
“Le riserverò gli onori di una regina, tranquillo. Sei certo di non volerla almeno salutare?”.
“No. Non è il caso”.
“Si arrabbierà, bignè”.
“Preferisco saperla arrabbiata, ma protetta”.
Cosa?
Cosa?!
COSA?!?!
Liam se ne andava? E la mollava lì?
Neanche il disturbo di un bye bye?
Ehi, la prendeva in giro?
Con chi credeva di avere a che fare?
Con l'ultima sprovveduta del villaggio?
No, no, no, che cavolo...
Non tolse il pigiama, non si lavò la faccia. Pensò solo a gettare qualche indumento nello zaino che teneva nella valigia. Più il cellulare che le aveva procurato Liam per sentire i suoi genitori e il cd con i risultati dei test sul farmaco. Legò sbrigativa i capelli con un elastico e infilò le scarpe. Quelle basse con cui aveva camminato in lungo e in largo per Dublino. Più pratiche.
Volò di sotto alla velocità massima consentita ad un corpo umano.
Ma era tardi.
Del SUV di Liam restavano solo le tracce sulla ghiaia.
Per un attimo la colse il panico. Si pietrificò.
Ed ora?
Chi le restava?
No!!
Un moto di ribellione interiore le irrigidì i muscoli.
No. No. NO.
Doveva trovare Lorne. Costringerlo a darle un'auto per raggiungere Liam.
I garage! Erano sul retro!!
Un'altra corsa a perdifiato.
E una decisione repentina. Istintiva. Tutta sangue e adrenalina.
Dio, Winifred Burkle che decideva qualcosa senza riflettere.
Da pazzi.
Eppure... Non aveva tempo da perdere e la soluzione le si presentò nella sua perfezione assoluta.
Il portone posteriore aperto.
Uno scooter incostudito accanto alla siepe.
Lorne distratto da uno dei suoi uomini.
Un'occasione unica.
Per cui agì. Non se ne capacitò, ma agì.
In pigiama, lo zaino appeso alle spalle, rubò lo scooter.


Questione di un secondo.
Lorne registrò l'immagine con la coda dell'occhio e il suo cervello impiegò più neuroni del dovuto per elaborarla.
Stupito, guardò l'uomo di fronte a sé.
“Jerome... quella era la ragazza di Liam?”.
Jerome, altrettanto sbalordito, annuì. “Sì, signore”.
“Ed è appena scappata in pigiama sullo scooter del giardiniere?”.
“Sì, signore”.
“Dal portone aperto...”
“Esatto, signore”.
A braccia conserte, Lorne ispirò ed enspirò. “Questa villa è dotata di un perimetro elettrificato e di tre diversi sistemi di allarme. Perché il portone era aperto?”.
“L'ho lasciato aperto io, signore”, ammise Jerome.
“Per... un motivo particolare?”.
“No. Nessun motivo particolare, signore”.
Calò un tetro silenzio.
“Io...”. Lorne deglutì. “Io non posso credere che stiamo facendo questa conversazione”. Tirò fuori il cellulare. “Non dovevo alzarmi, oggi... Angelus?”.
A distanza di qualche miglio, Liam rispose. “Sei tu, Lorne? Che succede?”.
“Ti sta inseguendo”.
“Chi?”.
“La piccola pesca. Winifred”.
Liam inchiodò. Il SUV si bloccò di traverso. “COSA?!”.
“Se non sbaglia strada, presto scorgerai una rabbiosa nuvoletta di polvere nello specchietto retrovisore. E' sullo scooter del giardiniere”.
“Su... su uno SCOOTER? Ma... ne sei sicuro?”.
“Fidati, kiwi. Sono un tipo fantasioso, però non così tanto. Recuperala, prima che si faccia male o che Trashy le spari addosso. Lo scooter di Antoine ha un problema alla marmitta: ruggisce come un t-rex inferocito”.
Sferrando un pugno al volante, Liam buttò il cellulare nel portaoggetti.
Pure la marmitta danneggiata.
Era inaudito. Non stava capitando.
E quella stradina era troppo stretta per fare inversione.
Accidenti.
Inserì la retromarcia e iniziò a procedere all'indietro.
Dannazione, dannazione, dannazione.
Già . Lorne l'aveva informato della presenza di Faith Trashy Slayer Lehane nelle vicinanze della villa. Aveva auspicato di trascinarsela dietro. Ma una Winifred in aggiunta non era stata contemplata e.. Oddio... ma era lei quella? Era Winifred?
Ah, sì, Gesù. Doveva essere proprio lei.
Avanzava veloce. E il rombo acuto dello scooter sbandierava la sua presenza peggio di un megafono pubblicitario per killer. Professionisti e non.
“Ti prego, Faith”, mormorò Liam, fermando il SUV. “Ti prego, dimmi che non mi hai seguito. Dimmi che non sei nei paraggi...”.
Smontò, i sensi all'erta, pronto ad estrarre la pistola. E a chiudere in auto Winifred non appena lei... Ehi, ma non frenava?
“Winifred!”, urlò. “Frena!”.
Di rimando, lo scooter ringhiò.
E anziché frenare, accelerò.


Grazie per la partecipazione, gente. Spero che la storia continui a piacervi e a divertirvi. ;)


  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Angel / Vai alla pagina dell'autore: Dreamhunter