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Autore: LaraPink777    15/09/2014    10 recensioni
Splinter si interroga su cosa significhi essere padre. Uno dei suoi figli lotta tra la vita e la morte. Gli altri tre dovranno vedersela con un uomo spietato e con le loro paure. Troverà la famiglia Hamato la forza per la sfida più difficile?
Genere: Angst, Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Donatello Hamato, Leonardo Hamato, Michelangelo Hamato, Raphael Hamato/ Raffaello, Splinter
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Cap 4

 

Jennifer Thomas, Release

 

Le fredde luci al neon riverberavano contro le pareti bianche, i poster con illustrazioni scientifiche, i monitor accesi. Donatello si muoveva veloce, correndo da un lato all’altro del laboratorio. Azionava centrifughe, cromatografi, ed altre apparecchiature mediche racimolate e sistemate nel corso degli anni; metteva varie gocce del sangue di Leonardo in fialette piene di soluzione. Era serio, concentrato.

Raffaello lo guardava, con ammirazione, sentendosi in quel momento un po’ inutile ed incapace, mentre si teneva in disparte con Splinter al suo fianco.

“Ok, adesso devo aspettare qualche minuto.” Donatello era in piedi vicino ad un macchinario in funzione.

Splinter ha fatto segno a Raffaello di iniziare a raccontare.

Il mutante mascherato in rosso ha preso un profondo respiro. Non era piacevole ricordare quella notte, e lo era ancor meno raccontarla. Si è appoggiato al muro di fianco alla porta, portando la mano destra a stringere il braccio sinistro.

“Allora… La seconda parte del messaggio si riferisce ad una frase che mi ha detto l’uomo che mi aveva fatto prigioniero, quando con Leo ci eravamo intrufolati in quella fabbrica chimica, un paio di mesi fa. Ve ne avevo parlato, credo che fosse il capo di un reparto armato al soldo di quei trafficanti. Ricordo che ha detto di chiamarsi Kurtis…”

È rabbrividito, al ricordo. Non era stato un momento piacevole. Rammentava la sua paura, le viscide mani dell’uomo su di lui… Nessuno dei suoi familiari lo sapeva, ma nei suoi incubi quei malefici occhi grigi tornavano a volte  a tormentarlo.

Donatello nel frattempo si era seduto al computer ed adesso stava digitando qualcosa alla tastiera. “Kurtis… Me lo puoi descrivere? Mi hai raccontato che aveva gli occhi grigi…”

“Sì. Bianco, capelli brizzolati. Alto, snello ma ben impostato. Sui quarant’anni, credo.”

“Cosa ti aveva detto?” Splinter si è rivolto al figlio mascherato in rosso.

“Non ricordo bene tutte le sue parole, soprattutto dopo che mi ha drogato… Mi chiedeva chi fossi… Anzi cosa fossi. – Un guizzo di rabbia ha infiammato gli occhi verdi. – Era calmo, inquietante. Credo che fosse addestrato alla tortura.” Un altro brivido. Il ricordo di come gli avevano infilato il tubo di metallo in bocca.

“È lui?” Donatello con un cenno della mano li ha chiamati accanto allo schermo del computer.

Il volto sulla scheda nel monitor a Raffaello non diceva nulla. “No. Cosa stai guardando?”

Continuando a sfogliare schede digitali, Donatello ha risposto: “Ho pensato che potrebbe essere un ex militare. Sto controllando le cartelle di congedo del Ministero della Difesa.”

Naturalmente. Raffaello era ormai abituato all’eccezionale talento di suo fratello, che stava rovistando tra i documenti Top secret dell’esercito con la stessa disinvoltura con cui la gente comune naviga su Google.

“Eccolo! È lui.” Ha bloccato Donatello poggiandogli una mano sulla spalla. Aveva visto sul monitor quegli inconfondibili occhi grigi.

“Cosa dice?” ha chiesto Splinter, osservando il monitor da dietro i due figli.

“Colonnello Kurtis Tucker… congedato con disonore nel 2008… a capo di un reparto speciale in Afghanistan… mhm… corte marziale… inchiesta per presunte torture su prigionieri di guerra… violenza sessuale… scomparso dal 2008.”

Donatello ha alzato lo sguardo a Splinter, mentre Raffaello ha avvicinato il volto al monitor, per leggere meglio la scheda, e poi si è allontanato, sbattendo disgustato un pugno sul tavolo. “Quindi, non si sa dove sia. E con questa serie di crimini alle spalle se ne va in giro a guidare un suo squadrone di mercenari, quando dovrebbe marcire in qualche prigione militare! Ed il Governo non fa niente!”

Il viola ha scosso leggermente la testa, disilluso. Suo fratello, a differenza sua, non aveva letto alcuni disgustosi rapporti segreti su alcune commistioni tra esercito e politica, altrimenti non si sarebbe stupito più di niente.

“Cosa ti ha fatto, esattamente, figlio mio?”

Splinter, data la reticenza del figlio a raccontare ciò che gli era capitato quella notte, in queste ultime settimane si era astenuto dal chiedere. Ma adesso, era giunta l’ora di approfondire la questione. Voleva capire esattamente chi fosse quell’uomo e che cosa volesse dalla sua famiglia. Aveva bisogno di ogni più piccola informazione. Quell’uomo aveva aggredito due suoi figli. Questa azione non sarebbe passata più impunita. Ma l’importante, adesso, era aiutare Leonardo.

Raffaello ha fatto un passo indietro, e si è involontariamente stretto le braccia intorno al corpo. Non era più il momento di tergiversare.

“In effetti, quasi niente. Appena un colpo con lo sfollagente. E mi ha drogato. Mi avevano legato ad una sedia, ed avevano messo degli strumenti di tortura su un tavolo, per spaventarmi.”

Doveva raccontare anche… Al diavolo, sì.

“E poi, mi ha toccato, in modo… strano.”

Ha abbassato lo sguardo.

Donatello ha potuto vedere la rabbia scorrere lungo il corpo del fratello, che al ricordo ha involontariamente teso tutti i muscoli. E poi, girandosi a guardare il suo sensei, vi ha letto la stessa emozione negli occhi, anche se l’espressione del viso era ancora forzatamente calma.

“Strano in senso…”

“Sì, Donnie. In quel senso.”

Splinter ha stretto le mani a pugno. I due adolescenti tartaruga se ne sono accorti.

“Per fortuna Leonardo è arrivato giusto in tempo. Ma non ricordo cosa sia successo. So che ha ferito quel bastardo alla spalla con un pugnale, perché me l’ha raccontato dopo.”

Il maturo mutante ha annuito. Leonardo aveva raccontato quella storia anche a lui.

Il segnale di un macchinario ha fatto balzare su Donatello dalla sedia. Ha preso una provetta, ha estratto un po’ di liquido con un contagocce e l’ha posizionato su un vetrino.

Il silenzio è sceso nel laboratorio, carico delle spiacevoli sensazioni del racconto di Raffaello, mentre la tartaruga mascherata in viola analizzava la goccia sul vetrino al microscopio.

I secondi battevano lenti nell’orologio alla parete.

Ad un certo punto, Donatello ha sussultato.

Ha cambiato le impostazioni del microscopio, ed ha guardato ancora. Si è girato verso il computer, e le mani hanno lavorato veloci sulla tastiera, mentre osservava attentamente il monitor; quindi è tornato al microscopio. Un altro minuto è scivolato lento. Ha alzato gli occhi al padre per un attimo, poi è sceso nuovamente a guardare nell’oculare del macchinario.

Anche se era solo per un secondo, a Splinter non è piaciuto quello che ha letto nello sguardo del figlio.

L’attesa era diventata adesso insopportabile. Erano passati solo pochi minuti da quando Donatello si era seduto al microscopio, ma sembravano ore.

Alla fine, il mutante mascherato in viola ha alzato definitivamente la testa.

Era impallidito.

A Raffaello ha iniziato a battere forte il cuore. “Allora?”

La voce di Donatello è stata un sussurro.

“Un virus… un filovirus… forse geneticamente modificato…”

Si è alzato in piedi. Splinter ha notato l’appena percepibile sbandamento.

Il viola si è rivolto al padre, con gli occhi pieni di paura.

“Ebola.”

Il tempo nel laboratorio sembrava essersi fermato. La superficie metallica del tavolino rifletteva le tre figure antropomorfe, immobili, e la fredda luce artificiale rendeva tutto asettico, inorganico, irreale.

 “Ebola…” Raph ha ripetuto meccanicamente. Il nome gli riportava alla mente qualcosa di molto pericoloso. Qualcosa di mortale.

Splinter ha sentito il bisogno di sedersi sullo sgabello vicino al tavolo. “Quanto è pericoloso?”

“Assomiglia al ceppo dello Zaire, ma credo che sia stato riprodotto in laboratorio. Forse come agente di bioterrorismo… Se le caratteristiche sono simili a quelle del virus originale, il rischio di morte è oltre il 90%... – Donatello si è passato una mano sugli occhi. La voce ha iniziato a tremare. – Ma se, come temo, è frutto di ingegneria genetica, potrebbe essere del 100%.”

Raffaello ha potuto sentire i battiti del suo cuore rimbombare nei fori auricolari.

No no no. Non può essere.

“E non puoi… non puoi trovare una cura?”

Donatello ha guardato il fratello con condiscendenza. “Solo nei film è possibile trovare le cure ai virus in pochi giorni, Raph. Nella vita reale ci vogliono mesi, o anni. E spesso non si trova affatto.”

Si è pentito della durezza delle sue parole quando ha visto suo fratello inorridire per quello che aveva sentito. Ha guardato Splinter, il quale ha stretto gli occhi a due fessure ed ha chiesto: “Quanto tempo ha?”

Raffaello non poteva credere che questa conversazione stesse accadendo. Improvvisamente è stato avvolto da uno spiacevole senso di irrealtà. Forse era tutto solo un sogno. Un incubo. Sì, doveva essere così.

“Non… non posso saperlo, padre. Il virus originale dopo la manifestazione dei sintomi dà pochi giorni di vita, meno di una settimana… Ma questo è un virus modificato, e Leo non è un essere umano, quindi proprio non so… Potrebbe essere di più…”

O di meno. Era abbastanza sicuro che anche Raph e Splinter l’avessero capito.

“Che… che gli farà?”ha chiesto il maturo mutante, con una voce che non sembrava la sua, da quanto era lontana dal suo solito tono impostato e sicuro.

“È una febbre emorragica. I primi sintomi sono simili a quelli di una comune influenza” Ed io sono stato così idiota da farmi ingannare. “Febbre, mal di testa, nausea, dolori addominali.”

Ha inspirato, facendosi forza per continuare. “Ad un certo punto, inizia la rottura dei capillari, e cominciano varie emorragie, sempre più gravi… A quello stadio sembra che non ci sia più niente da fare. E la malattia diventa più contagiosa.”

“È contagiosa?” Raffaello ha spalancato gli occhi. Sono stati tutti a contatto con lui… E Mikey era ancora nella camera del fratello.

“Solo tramite sangue, e fluidi corporei. Nelle fasi iniziali, il contagio è estremamente raro. In ogni caso, adesso voglio analizzare il sangue di tutti noi, per esserne sicuri.”

Splinter ha lottato per non cedere a segni di sconforto davanti ai suoi figli. Oltre al terrore, il suo animo era attanagliato da una rabbia feroce. Nonostante tutti i suoi ideali, al momento la cosa che avrebbe desiderato di più era far pagare pesantemente le proprie colpe alla persona che aveva ideato tutto questo. Era disgustato al pensiero che potessero esistere esseri così abietti, da portare un virus mortale nella città di New York. Un tale disprezzo per la vita altrui era inconcepibile.

“Cosa proponi di fare, Donatello?”

Il mutante mascherato in viola ha portato per un attimo le nocche della mano a premere sulla bocca socchiusa, traendo un profondo respiro. All’improvviso si è sentito gravato di una responsabilità che temeva di non essere capace di sopportare. Il suo cervello, che solitamente risolveva in pochi secondi equazioni complesse, adesso faticava ad organizzare pochi piccoli pensieri.

Era un effetto dello shock della notizia, lo sapeva. Ma sapeva anche di essere l’unica infinitesimale speranza di vita di Leonardo. Non poteva permettersi di fermarsi e riflettere sul fatto che non era di una procedura di laboratorio che stava parlando, ma della malattia letale di suo fratello. Se si fermava a pensare che Leo era praticamente morto, non avrebbe più avuto la lucidità per fare niente. Doveva reagire subito alla vischiosa paura che rischiava di cementargli la mente.

“Dovrò fare delle ricerche. Ho bisogno di medicinali... Purtroppo non… non esistono farmaci per curare l’ebola. In Europa stanno sperimentando qualcosa, ma con scarsi risultati. Posso solo cercare di ritardare i danni, rallentando la disidratazione e le emorragie, e dargli qualcosa per il dolore. Temo che nei prossimi giorni la malattia diventerà piuttosto… brutta. – Donatello si è premuto il dorso della mano sul lato della fronte, chiudendo un attimo gli occhi. – Ormai è quasi l’alba. Domani appena fa buio dovremo uscire a procurarci dei farmaci. Intanto in mattinata mi farò già portare qualcosa di libera vendita da April, serviranno flebo e…”

Splinter ha alzato una mano, interrompendo la tartaruga mascherata in viola.

“In ogni caso voglio che i contatti con April, e con Casey Jones, siano ridotti al minimo. Anche se hai detto che il contagio è difficile, non possiamo assolutamente rischiare di diffondere il virus tra gli umani. La posta in gioco è troppo alta.”

Donatello ha annuito. Era pienamente d’accordo. In qualsiasi modo, non avrebbero dovuto esporre al pericolo la gente di New York. Era nauseato dalla completa incoscienza che aveva manifestato chi aveva rivolto quell’attacco. Era il peggior atto criminale che si potesse concepire. I virus non sono gestibili. Le tossine, avvelenano l’organismo, e tutto finisce lì, con la morte della vittima. Ma i virus sono esseri viventi. Mutano, si evolvono. Il loro comportamento non è mai totalmente prevedibile.

A volte si chiedeva se esistesse un limite alla stupidità degli uomini.

Si è avvicinato all’armadietto, ha tirato fuori alcune siringhe e delle fialette vuote, e li ha riposti su un vassoio.

Si è girato verso Raffaello, che da un po’ non aveva aperto bocca.

Raffaello, aveva un caratteraccio. Anche quando tutto andava bene, trovava sempre un motivo per incazzarsi. Era perennemente in lotta col mondo intero. Quindi Donatello era abituato, fin da quando erano bambini, a vederlo arrabbiato, o proprio furioso. Ma l’espressione del suo viso, e la vibrante tensione del suo corpo, stavolta erano proprio spaventosi. Gli occhi erano due fessure, le nocche delle mani  erano sbiancate in pugni tremanti, il respiro rumoroso. Sembrava che la rabbia si irradiasse da lui come qualcosa di fisico, come onde di un’energia che si stava accumulando nel suo corpo e che rischiava di scoppiare da un momento all’altro per distruggere tutto. Ha restituito a Donatello uno sguardo che avrebbe fatto tremare i diavoli dell’inferno, e poi ha sibilato, quasi fosse una bestemmia, più che una domanda.

“Perché?”

Il fratello in viola ha guardato Splinter, ma suo padre ha chiuso gli occhi.

“Perché? – Ha ripetuto il rosso. – Perché ha fatto questo…”

Nessuno avrebbe potuto dare una risposta, al momento. Vendetta, forse. O qualche oscura macchinazione nei loro confronti. Raffaello sentiva che stava iniziando a prendere forma in lui anche l’angosciosa sensazione del senso di colpa, in pensieri che adesso non riusciva bene a delineare, ma che già iniziavano ad aggiungere altro dolore al suo animo che stava faticando per riprendersi dal colpo violento che aveva appena ricevuto. Ha scosso la testa, ha alzato un po’ le mani, quasi per afferrare qualcosa nell’aria, e le ha ributtate sui fianchi con forza, ha fatto alcuni passi furiosi avanti ed indietro, respirando rumorosamente, per calmarsi. Non era questo il momento di dare in escandescenze.

Donatello ha chiesto, rivolto al suo sensei, in un sussurro: “Cosa dobbiamo raccontare a Mikey e Leo?”

Splinter si è lisciato la sottile striscia di barba, con gli occhi chiusi.

Non era una decisione facile. Michelangelo non era più un bambino, lo sapeva. Anche se aveva assunto il ruolo di fratello minore, e teneva a volte un atteggiamento infantile, era ormai quasi un adulto, come i suoi fratelli. Ma il suo animo ingenuo e innocente come avrebbe reagito alla notizia?

E Leonardo, se questi fossero stati i suoi ultimi giorni, sarebbe giusto che li passasse nella speranza ma nella menzogna? I suoi ultimi giorni… Ma questo stava realmente accadendo? Il suo Leonardo stava morendo?

Ha aperto gli occhi, traendo un profondo respiro.

“Donatello, tu pensa a Michelangelo. Raccontagli quello che hai scoperto. Digli ogni cosa. Io parlerò con Leonardo. – Si é passato una mano sul viso. – Lui… lui non è necessario che sappia… che sappia tutto. Il suo organismo combatterà meglio la malattia se il suo animo sarà confortato dalla speranza. ”

Il giovane mutante ha annuito. La visione di suo padre, affranto su quello sgabello, si è appannata dietro le lacrime che gli sono salite agli occhi.

 

 

N/A Ebola. Quando ho letto la notizia Ansa, quest’estate, sono rimasta di sasso davanti al computer. Era balzato agli onori della cronaca proprio il virus che avevo usato nella mia narrazione. Per un po’, ho pensato che a questo punto avrei cestinato tutto, non potendo cambiare completamente la storia, che era praticamente completa tranne che per pochi capitoli finali. Donatello avrebbe dovuto riconoscere il virus, per poter descrivere gli sviluppi alla sua famiglia, quindi doveva essere un virus noto. Ed i sintomi che avrebbero poi dovuto colpire il povero Leonardo sarebbero dovuto essere quelli, doveva essere una febbre emorragica, poi vedrete il perché. Cambiare il nome del virus sarebbe stato come usare la colla vinilica per la faglia di Sant’Andrea. Poi, per fortuna, anche questa volta l’allarme epidemia è rientrato, ed ho deciso di pubblicare ugualmente questa mia storiella. Ho tolto i riferimenti all’attualità (quelli sugli sviluppi della malattia negli anni passati) e ridotto molto quelli relativi alla pandemia. Ho pensato che, in ogni caso, anche quando si scrive una fiction su personaggi inventati, è inevitabile toccare qualche argomento che potrebbe avere spiacevoli paragoni con la vita reale. In fondo, nella mia storia vi sono anche altri accenni a tematiche che potrebbero turbare qualcuno, come la corruzione militare e la violenza domestica.

Se qualcuno ha trovato sgradevole la menzione, mi scuso. Questo d’altronde non è altro che un gran bel gioco per divertirci insieme con i nostri personaggi preferiti. Un piccolo mondo felice, come ho già detto, per staccare un po’ dallo stress quotidiano, e divertirsi con tante ragazze simpatiche (chissà se troverò un giorno anche un maschietto tra i lettori, sì sì, lo so, sta diventando una fissa… XD )

Grazie ancora alle carissime cartoonkeeper8, CatWarrior, ladyzaphira, Ser Barbs, LisaBelle_99 e Conn per le recensioni, grazie per gli auguri al mio papino, grazie a chi mi ha messo tra i preferiti, grazie a chi mi legge: insomma, ho intenzione di farmi fare una t-shirt con un’insegna GRAZIE al neon, ed ancora sarebbe troppo poco!!!

Un abbraccio grande quanto lo stadio di San Siro! :*

  
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