Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: pandamito    15/09/2014    1 recensioni
[CROSSOVER: RISE OF THE GUARDIANS / FROZEN]
Si guardò attorno, ma non vide nessuno. « Tu… puoi vedermi? » domandò, per sicurezza, puntandosi un dito contro il petto. Era scosso e si sentiva vulnerabile.
La bambina inclinò la testa, un po’ confusa. « Sì » rispose sincera, « perché non dovrei? »

Elsa è sola, sua madre sta per partorire e lei ha paura di non essere una buona sorella.
Poi un giorno qualcosa cambiò, Elsa ricevette dei poteri da qualcuno che le cambiò la vita, nel vero senso della parola. Nel bene e nel male, perché né Elsa né Jack potevano sapere che cosa avrebbero comportato; per quest'ultimo significava solo avere finalmente qualcuno in grado di vederlo.
Ma forse non sarebbe stato così per sempre.
Genere: Angst, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Elsa, Sorpresa
Note: Cross-over, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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 * Can you see me? *
 
– C H A P T E R  T E N –
 
 
Tornare ad Arendelle divertendosi a fare capovolte in aria era stata una delle sue piccole gioie dopo aver finalmente concluso ciò che aveva capito essere il suo dovere. Pitch non c’era più, era… scomparso, ma gli avevano assicurato che non sarebbe più tornato. A Jack, in realtà, aveva fatto pena quella creatura che si cibava di ombre e incubi. Chissà come poteva essere stata la vita – o la morte – di quell’uomo per renderlo così.
Ma ora la mente di Jack si era svuotata del tutto, perché l’unica cosa a cui riusciva a pensare era la sua Elsa.
Già, la sua Elsa, che non riusciva più a vederlo.
In uno dei loro ultimi incontri, Pitch l’aveva avvertito che il giorno dell’incoronazione della regina sarebbe accaduto qualcosa, lui sarebbe diventato re e con quell’unione avrebbe potuto avvolgere il mondo intero fra le sue tenebre. Ma ciò non poteva accadere, perché Pitch era stato sconfitto, non avrebbe potuto più avvicinarsi alla sua Elsa, tanto meno sposarla e quel pensiero rincuorò il giovane spirito dell’inverno.
Quel giorno la principessa era diventata regina e non era successo proprio un bel niente. Ma lui era ancora ignaro che nel salone della sala da ballo, Elsa rivolgeva i suoi pensieri a quell’amico avvolto dal buio che le era rimasto a fianco per tutti quegli anni, quando Jack invece l’aveva abbandonata. Era passato troppo tempo, lei non poteva ricordarsi di quel ragazzo dai capelli come la neve che le raccontava storie provenienti da tutto il mondo; era stato frutto della sua immaginazione, si ripeteva, erano stati i poteri a farglielo immaginare… Gli stessi poteri che doveva imparare a reprimere.
Camminava beatamente per i corridoi del palazzo, col bastone in spalla, tranquillo che nessuno potesse vederlo; si guardava attorno, ammirando i quadri appesi alle pareti, ma in realtà non stava facendo una felice passeggiata, si stava dirigendo in un posto ben preciso. E così si ritrovò di fronte alla parete dove l’unico quadro appeso era coperto da un velo nero.
L’espressione di Jack s’incupì, ma prendendo coraggio decise lo stesso di sollevare il panno e a quel punto i suoi occhi s’incatenarono a quelli dipinti della donna raffigurata. Ora la riconosceva, finalmente, dopo tutto quel tempo in cui erano stati divisi. Jack finalmente riconobbe la figura di sua sorella, la bambina che salvò tanti anni prima.
Un sorriso gli s’increspò sulle labbra e gli occhi gli divennero lucidi. Nonostante tutto, era felice. Forse era stato il destino, rifletté, che lui avesse trovato un così forte legame con Elsa, pur non sapendo a quel tempo chi fosse sua madre.
Abbassò la mano e il telo nero ricadde pesantemente a coprire il quadro. Jack si voltò e riprese a camminare fra i corridoi, lasciandosi alle spalle il volto di sua sorella, che però sarebbe rimasto per sempre impresso nella sua mente. Arrivò nel salone da ballo e una luce accecante lo investì, riversandosi su nobili coppie che danzavano, altri che chiacchieravano in compagnia, discutevano, bevevano cercando di tenere un contegno, ma il tutto era legato da un comune senso di allegria e festività.
Jack sorrise fra sé e sé, giocherellando col bastone, ma quando i suoi occhi si posarono sulla figura composta e dai capelli chiari raccolti ordinatamente, il suo cuore perse qualche battito. In testa portava una corona.
« Elsa! » chiamò a gran voce, agitando una mano, ma nessuno si voltò verso di lui. Nemmeno lei.
Abbassò il braccio, affranto, ricordandosi che lei non riusciva più a vederlo. Per qualche istante, vedendola, se ne era dimenticato e ora la gioia di prima sembrava completamente svanita.
La musica tutt’attorno si fermò bruscamente, facendo risvegliare il diciassettenne da quei pensieri e portando la sua attenzione alla scena che stava avvenendo in quel momento: Elsa attraversava la sala a testa bassa, stringendosi nelle spalle, come se ogni passo le richiedesse una fatica enorme; dietro di lei vi era una ragazza dai capelli rossi che la inseguiva e la implorava. Riconobbe immediatamente quei lineamenti così simili alla nuova regina di Arendelle e quella ciocca bianca fra i capelli che la sorella le aveva procurato da piccola ma che lei non poteva ricordare; altri non era che Anna. Ma le stava urlando contro e Jack assottigliò lo sguardo, cercando di capire cosa stesse succedendo.
Elsa avanzava verso la porta cercando di ignorarla e Jack si spostò verso la minore, osservando la bionda che si accingeva a lasciare la sala.
« Ma che cosa ti ho mai fatto? » esplose Anna. Era come una bolla, si era tenuta dentro troppo a lungo i sentimenti di rancore verso la sorella maggiore e ora stava scoppiando, lasciandosi scivolare via tutto ciò che aveva sempre voluto dirle, domande su domande sul perché si fosse estraniata dal mondo e perché avesse allontanato tutti. Lei non poteva sapere, ma Jack sì. Se solo Anna avesse saputo perché Elsa aveva rinunciato a lei… Si era sacrificata, l’aveva fatto per il suo bene, per proteggerla, ma Anna ignorava tutto questo e continuava solamente a biasimarla.
« Perché? Perché mi respingi? Perché respingi tutti? Di che cosa hai tanta paura? »
« Ho detto basta! » l’urlo di Elsa echeggiò per la sala.
Una delle due mani era senza un guanto – che Anna stringeva fra le sue – e da essa fuoriuscì una barriera di spuntoni ghiacciati, che si frapposero fra lei e il resto degli invitati, i quali indietreggiarono spaventati fra mormorii di stupore e terrore. Alcuni gridavano addirittura « Stegoneria! » ed esclamazioni simili. La paura era dipinta negli occhi azzurri di Anna – così simili a quelli della sorella – ma ancor di più si poteva percepire la confusione che ora riempiva la sua mente. Quella… magia… l’aveva veramente fatta sua sorella? Perché lei non ne sapeva nulla? Pian piano i pezzi del puzzle andavano a incastrarsi al loro posto e iniziava a comprendere, ma si sentiva comunque ferita dalla maggiore, che l’aveva esclusa dalla sua vita per tutti quegli anni. Lei, in fondo, avrebbe potuto aiutarla; perché non gliel’aveva mai confessato?
Jack indietreggiò d’istinto, assieme al resto dei presenti e fissò Elsa sconcertato. La nuova regina aveva paura, si sentiva insicura e indifesa e lui lo sapeva bene. Si malediceva, perché per tutto quel tempo lui non c’era stato per lei, non l’aveva confortata come avrebbe dovuto e le parole di Anna non avevano fatto altro che ferirlo ancor più nel profondo. In fondo potevano riferirsi anche a lui: era stato via troppo a lungo, l’aveva abbandonata e ora Elsa aveva allontanato anche lui. Lei lo faceva solo per non far del male agli altri, ma dimenticarsi di lui… quello l’aveva fatto per proteggere se stessa, in modo che fosse Jack il solo a soffrire per la perdita del loro rapporto.
La ventunenne scappò via, lasciandosi la sala alle spalle. Gli invitati sembravano ancora congelati da quell’inaspettato colpo di scena. Jack, invece, dopo qualche istante di esitazione per assimilare il tutto, scattò in avanti per rincorrerla e raggiungerla. Ma anche se l’avesse fatto, cosa avrebbe potuto fare? Lei non poteva sentirlo.
Sfrecciava fra i corridoi del castello, non curandosi del fatto che il suo passaggio sollevava un insolito vento gelido. Uscì dalla prima finestra aperta che trovò, consapevole che di certo Elsa non si sarebbe nascosta all’interno del castello, ma avrebbe cercato di fuggire. Ed era così; se ne stava esitante sulla riva del lago, dando un’ultima occhiata al castello.
« Elsa! » gridò il ragazzo, seppur invano.
Di fatti Elsa tornò a puntare lo sguardo di fronte a sé e, prendendo coraggio, attraversò il lago correndo, mentre l’acqua si ghiacciava a contatto con i suoi piedi.
Jack ansimò per la corsa in volo, osservandola allontanarsi. Eppure non riusciva a far altro che criticare se stesso per ciò che era successo, continuava a ripetersi nella mente che non sarebbe accaduto se solo lui le avesse dato ascolto…
Gonfiò il petto, prese un bel respiro e spiccò di nuovo il volo, sfiorando il lago con la punta del bastone, in modo che la superficie dell’acqua si tramutasse in una lastra di ghiaccio. Si levò più in alto, sorvolando le cime sempreverdi degli abeti e scrutando fra le fronde per cercare Elsa. Doveva trovarla a qualunque costo, doveva riuscire a parlarle, in un modo o nell’altro.
Se solo Anna avesse ricordato, forse avrebbe potuto aiutarlo a sistemare le cose... Sì, ma come?
Si bloccò improvvisamente, sorridente. Ma certo, la Fata dei Denti! In fondo anche lui fino a poco tempo fa ignorava completamente quale fosse il suo passato, fino a che non aveva ritrovato tutti i denti che aveva perso nella sua vita passata e i ricordi che vi erano imprigionati dentro. Una strana sensazione di calore gli riempì il cuore e il pensiero di essersi sacrificato per salvare sua sorella glie diede nuovamente speranza.
Ripartì alla ricerca, più veloce di prima e con più determinazione, quando man mano che avanzava il vento si faceva sempre più tempestoso e pungente. Doveva essere vicino.
Sorpassò la foresta, trovandosi i grandi fianchi innevati delle montagne e lì la vide, col suo lungo mantello viola che svolazzava in preda alla tormenta.
La bionda gettò qualcosa di azzurro al vento, che finì dritto in faccia a Jack che non si aspettava qualcosa del genere. Riuscì a liberarsene e constatò finalmente che quello era uno dei guanti di Elsa. Aggrottò le sopracciglia, confuso, consapevole che la principessa – o meglio, la nuova regina – non si toglieva mai i guanti, perché essi la aiutavano a controllare la maledizione.
Maledizione…
Lui gliel’aveva inflitta, pensando che sarebbe stato un dono e invece ecco cos’aveva combinato. Era tutta colpa sua.
Con rammarico, si avvicinò lentamente verso la ventunenne, notando però che ora le sue mani sprigionavano graziosi fiocchi di neve che si libravano nell’aria, indirizzati ovunque. Con un gesto della mano creò un piccolo pupazzo di neve, ma d’un tratto tutto divenne buio, perché nuovamente qualcosa era andato a sbattere in faccia a Jack. Cercando di non soffocare, cercò di togliersi il grosso panno che gli copriva gli occhi, accorgendosi che altro non era che il mantello viola di Elsa, per poi gettarlo nuovamente al vento e boccheggiando. In quel momento avrebbe voluto denunciarla per inquinamento dell’ambiente con tutti i suoi indumenti, sperando non si denudasse, ma si ricordò che la bionda non riusciva più ad ascoltare neanche quando voleva prenderla in giro.
Elsa saltellava allegramente, lasciandosi dietro una lunga scia di impronte nella neve, che si sollevava ad ogni suo gesto e danzava armoniosamente nell’aria. Jack in quegli istanti rivide per la prima volta dopo molti anni la bambina che lui aveva sempre conosciuto, quella allegra e giocosa che amava scherzare e voleva sempre ascoltare storie di avventura.
Lo spirito d’inverno toccò il suolo, osservando una scalinata che si cristallizzava sotto il tocco della nuova regina, che si arrampicava su di essa con le braccia aperte al cielo, come se da un momento all’altro potesse volare anche lei. La risata serena e cristallina della ragazza riecheggiò fra il silenzio delle montagne e Jack, poggiandosi col suo bastone, le rivolse uno sguardo dolce e nostalgico, prendendo a salire i gradini uno ad uno, mentre l’altra era già arrivata in cima.
Sfiorava la ringhiera di ghiaccio, un elemento così familiare per lui, e sorrise pensando che aveva donato quei poteri ad Elsa proprio per infonderle la stessa felicità che provava ora. Sperava che un giorno lei si accorgesse delle cose meravigliose che riusciva a creare.
Qualcosa però iniziò ad ergersi maestoso oltre il baratro fra le montagne e Jack si affrettò a percorrere le scale per vedere la creazione di un enorme ed immenso castello di cristallo che si innalzava in quella landa sperduta e desolata. Rimase a bocca aperta, immobile, colpito da tanta meraviglia. No, di certo non se lo aspettava, neanche lui era a conoscenza che potesse riuscire a creare qualcosa del genere.
Era così… dettagliato, le torri spiccavano così in alto che sembravano poter toccare il cielo e il portone era così grande che ci sarebbero potuti passare quattro uomini delle nevi tutti insieme. Premette le mani su di esso, spingendo, e quello si aprì, rivelando l’interno del castello: era semplice, tutto era interamente fatto di ghiaccio come all’esterno, la sala circolare era ornata con piccoli motivi raffiguranti fiocchi di neve e da essa partivano varie scalinate che portavano ai livelli superiori.
La sua testa si voltava da un capo all’altro, intenta a osservare l’ambiente, e lentamente prese di nuovo a scalare i gradini di una rampa, che lo portarono in un'altra sala circolare e simile alla precedente, ma leggermente più piccola.
Elsa era in piedi, al centro, avvolta da una strana brina; presto si accorse che il suo vestito stava facendo posto a un altro su una tonalità di azzurro chiaro, che scintillava come neve al sole. La gonna lunga le ricadeva a terra, il corpetto era stretto e le maniche lunghe e aderenti. Gettò via la corona a terra in un impeto di liberazione, facendo ricadere sulla propria spalla una lunga treccia bionda. Si scostò i capelli dalla fronte e li gettò all’indietro, mentre alle spalle compariva un lungo strascico leggero e quasi trasparente.
Jack non aveva mai visto qualcosa di più bello in tutta la sua lunga vita da spirito dell’inverno.
Avanzò lentamente verso il balcone, dove si trovava anche lei, illuminata dalla luce del sole che rifletteva vari colori sulle pareti di ghiaccio levigate. Allungò una mano, desideroso di toccarla e dirle quanto fosse bella in quel momento, ma la sua mano la trapassò, trasmettendogli quell’orribile sensazione di vuoto. La ritrasse immediatamente, malinconico.
Voleva poterla toccare di nuovo, voleva poterle parlare, sentire la sua voce indirizzata unicamente a lui, sentire la sua risata, vedere il suo sorriso, prenderle la mano e farla danzare trasportata dal vento… Era tutto ciò che desiderava.
Strinse i pugni con decisione e improvvisamente gli occhi chiari di Jack Frost s’illuminarono di una luce decisa e piena di speranza e determinazione.
Spiccò il volo, lasciandosi Elsa e il suo castello alle spalle e volando velocemente nel cielo. Doveva andare da Dentolina, sperando che fosse riuscita a mettere di nuovo tutti i denti in ordine; doveva trovare quelli di Anna e farglieli avere, così che potesse ricordare la sua infanzia, così che potesse aiutare Elsa.
D’un tratto si fermò, scorgendo qualcosa di piccolo e concreto, diverso dal bianco immacolato che governava il pendio di quella montagna. Scese in picchiata e si sorprese di vedere il piccolo pupazzo di neve che Elsa aveva creato prima. Ma lo stupore fu ancora di più quando riconobbe chi era realmente.
Olaf, il pupazzo di neve che aveva popolato l’infanzia di Elsa, era lì, sorridente e senza naso. Jack tirò in alto le labbra, felice, perché voleva dire che forse, dopo tutto, non si era dimenticata completamente di lui.
Con l’estremità del bastone diede un leggero buffetto sulla testa del pupazzo e poi schizzò nuovamente su nel cielo.
 
 
 

 
 
 
 
 
 
 

 
 
 
 
PANDABITCH.
Prima di questo capitolo dovrebbe piazzarsi la one-shot Nightmare King & Snow Queen, che fa sempre bene linkarla.
Se tutto va bene in tutto ci saranno 17 capitoli o poco più. Verso la fine molto probabilmente allungherò, ma dettagli.
Ehm..... non so che dire, a parte che non sono molto soddisfatta di questo capitolo, la scuola è riniziata, ho tremila cose da scrivere e prima di iniziare altre long devo assolutamente finire questa. Però, sul serio, sono tantissime le storie che voglio scrivere. Quasi tutte interattive, poi. Game of Thrones, Harry Potter, Rozen Maiden, Community, Misfits, L'Inganno della Morte, Avatar e chi più ne ha più ne metta. Aiuto.
E quest'anno ho gli esami e sono una poveraccia.
Ricordate che sono @pandamito su twitter e Come una bestemmia. su facebook.
 
Baci e panda, Mito.
   
 
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