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Autore: Ink Heart    16/09/2014    0 recensioni
From Preaviously:
"WORLD WIDE WEB, WWW in sintesi, significa “la rete grande quanto il mondo”, non credo si potesse scegliere nome migliore. Una rete, una tela di un perfido ragno, che ci cattura e ci incastra al suo interno senza una via di fuga, abbiamo solo l’imbarazzo della scelta per come morire, nella maggior parte dei casi, ci soffochiamo noi stessi [...]
Nate Clare rimpiange ancora il 31 Dicembre 1999, era uno di quelle persone che si erano impegnate per mesi di evitare il “Millennium Bug”, ora invece avrebbe volentieri ucciso chiunque si sarebbe avvicinato a quella banale soluzione di un cambio del software"
Un coinvolgente racconto fantascientifico, che ha la pretesa di farvi entrare nella sua RETE
Genere: Generale, Science-fiction, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Esiste una condizione medica chiamata: coma relativo. In un normale coma il paziente non ha attività celebrale e per tale motivo non si sveglia, in un coma relativo il paziente ha un attività celebrale, ma non si riesce a svegliare comunque. Perché? Molto semplice, la mente del  paziente crede di vivere normalmente, non si rende conto che sta solo sognando, per tale motivo non si sveglia, perché crede di esserlo già. Sono rari i casi di questo coma e ancor più rari i casi in cui il paziente si è svegliato. Per quale motivo racconto ciò? Perché è proprio cosi che si sente Nate, non percepisce il suo essere fisicamente, anche se comunque ha il libero arbitrio sulle sue azioni. Quanto tempo ci metterà a capire che quello che sta vivendo è reale, magari capendolo riuscirà pure a tirarsene fuori, chi può dirlo.

-Con affetto, Ink Heart

Capitolo 3°
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Un numero, una cifra, rimbombava al suo interno, un eco interminabile che è solo dentro le sue membra, Nate è una camera insonorizzata che permette l’afflusso di un monosillabo di tre lettere: DUE.
Se ha detto 2 c’è un motivo, non sono solo, non ci vuole un genio per capirlo. Ci sono comunque due possibilità (che coincidenza):

-O il n.1 mi aiuta a uscire o altrimenti a restare qui e a capire come viverci
-O non vuole nessun numero dopo il suo e io finisco nel cesso, come un qualsiasi insulso bug dei server. Io non rischierei”
pensava.
Come se fosse stata la cosa più normale di tutte, dalle dita percepì la sensazione di qualcosa di freddo e metallico, abbassò lo sguardo, e con lo stesso stupore che aveva avuto quando si era accorto che aveva risolto il Millennium Bug, si accorse che tra le dita reggeva una lente di ingrandimento.
-Che significa?- chiese al nulla, sorridendo. Non era preoccupato, solo era stranito, come era possibile che una lente d’ingrandimento, ma sarebbe potuto essere un qualsiasi altro oggetto, era finito nella sua mano senza che lui lo avesse preso, o senza che comunque ne avesse percepito l’arrivo sul suo palmo. Una seconda domanda, varcò la soglia del suo cervello: quella cosa era reale come lui? C’era solo un modo per scoprirlo: picchiettò un paio di volte sul vetro della lente, un tintinnio sordo, arrivò alle sue orecchie, peccato non ci facesse caso in quel momento…
Decine, centinaia, migliaia, infinite immagini e voci che si stagliavano a perdita d’occhio davanti a se. Confusione fuori e dentro sé, non capiva che cosa fossero né cosa fosse successo, ma sentiva solo tante voci e vedeva solo tante immagini di cui non trovava né il nesso tra loro (sempre se ci fosse) né il significato (mettendo in dubbio che esistesse persino questo) delle stesse. Poi riuscì a sentire qualcosa, che richiamò al silenzio il resto: era la voce senza età né volto, che gli aveva chiesto la password:
-Search- eccolo un buon modo per trovare (e capire), lo dice pure il detto “Chi cerca, trova” ed era proprio quello che doveva fare. Stette zitto, l’esperienza della password, gli era stata da lezione: ogni cosa che avrebbe detto sarebbe stata interpretata come ricerca. “Cosa posso cercare? Cosa? Pensa Nate, hai risolto i bug del millennio, e non riesci a fare una ricerca” si scervellava, ma nulla gli sembrava la cosa corretta da cercare, tutto futile, in quel momento, poi un idea, fuori posto o no, lo disse:
-Nate Clare- aveva detto il suo nome, senza un vero motivo, ma gli sarebbe comunque servito per testare con quale criterio cercasse il web.
-Nate Clare, nato a St. Louise, Texas, lunedì  18 Ottobre 1982 alle 10.42 a.m., figlio di Caterine Holley e Robert Clare- disse l’asessuata voce.
-Sono io!- non si trattenne
-Esattamente- rispose il nulla
-Puoi rispondere alle mie domande?- Nate era ancora più sconvolto, anche se un po’ più sollevato, quella “cosa” non solo poteva sentirlo, ma poteva anche rispondergli ed esaudire le sue richieste.
-Come vuoi procedere:
Abitazione
Lavoro
Conto bancario
Pagamenti
Amministrativo- Chiese impassibile la voce.
Come faceva a sapere quelle cose, erano informazione del tutto private e personali, non poteva averle, forse era stato hackerato il suo sistema bancario e anche quello del comune, bastava chiedere:
-Come sai queste cose?-
-Io so tutto, tutto è nella rete-
-Quale rete?-
-Il web, Nate-
Eccola la frase che lo riportò alla vita, eccola la frase che serviva a svegliarlo dal quel suo finto coma relativo. Era nel web, nel suo mondo, sapeva cosa poteva fare, non aveva bisogno di nient’altro. Bastavano poche parole:
-Portami a casa- chiese insistente
-Home, loading…-
Stava tornando non c’era più nulla da temere.
Si ritrovò, qualche secondo dopo sdraiato sul suo letto, aveva addosso il suo pigiama grigio e sentiva il candore delle lenzuola appena stirate. Si girò sul suo fianco sinistro, la luce penetrava dalla finestra, tutto come prima, tutto normale.
-Sono a casa, Nettie!- non ebbe la risposta che però si aspettava:

-SEARCH-
“Non può essere, sono ancora dentro”
To be continued

   
 
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