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Autore: Reagan_    16/09/2014    3 recensioni
[Inghilterra Ottocento]
Per una leggerezza Lord Grant Everstone si ritrova sposato con una donna di basso rango, scialba e per nulla adatta al suo nome e al suo stile di vita.
Cathriona Mafton ha appena perso il padre e vede quel matrimonio celebrato per salvare la reputazione di un'intera casata come un incubo a cui deve sottomettersi.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: L'Ottocento
Capitoli:
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Capitolo VII
La Pioggia


La pioggia cadeva nello stesso modo sul giusto e sul malvagio;
e per nessuno non esisteva un perché.

William Somerset Maugham





-Vostra Signoria, ho sistemato tutte le provviste. Abbiamo moltissime confetture preparate secondo la vostra ricetta.- disse la governante della casa, la signora Musgrove.
Cathriona annuì e con un cenno le chiese di seguirla nel suo salotto privato.
Chester House le sembrava ancora più grande ora che l'aveva esplorata tutta e che godeva di buona salute. La servitù l'aveva accolta con un certo sollievo in quanto Cathriona aveva preferito seguire il ritmo consolidato da decenni e delegando quasi tutto nelle mani della governante Musgrove ma presto sarebbero stati messi alla prova, dato che sarebbero arrivati degli ospiti alla fine della settimana.
Cathriona si sedette su un divano e chiese all'anziana donna di accomodarsi davanti a lei, le versò del tè, ignorando l'espressione stupefatta della donna e le spinse sotto naso un piattino di dolci freschi.
-Volevo parlarle del nuovo maggiordomo, il signor Smiths.- disse Cathriona sorseggiando la sua tazza. -Che cosa ne pensa? So che è molto giovane ma è alquanto istruito e a Londra si è comportato benissimo.-
La signora Musgrove fece una sorta d'imbarazzato inchino da seduta e imbarazzata tentò di trovare le parole più auliche del suo a volte ridotto vocabolario. -Il signor Smiths ci sembra un uomo educato e un buon maggiordomo.-
Cathriona annuì. -Immagino che abbia bisogno però dell'aiuto di qualcuno di più esperto come il maggiordomo Deanson. La saggezza e l'esperienza che si accumula in oltre trent'anni di servizio non andrebbe sprecata nella competitività, bensì insegnata.-
-Avete assolutamente ragione, Vostra Signoria!- esclamò la governante annuendo vistosamente. -E' proprio quello che dico da giorni.-
Cathriona le sorrise, contenta di avere un'alleata per porre fine a quell'insensata bagarre di cui aveva colto i mormorii delle domestiche.
-Vi è un altro problema. Ho compreso che il signor Smiths sta facendo la corte alla signorina Alice Forrest, la ragazza gallese. Crede che arriveranno al matrimonio?- domandò arrossendo inspiegabilmente.
La signora Musgrove appoggiò con estrema delicatezza la tazza e tentò di non cedere all'impulso di esprimersi con la massima libertà.
-Credo … Credo che sia obbligatorio in questo caso. Sono … Si sono comportati da irresponsabili.-
Cathriona si sistemò una ciocca sfuggita alla severa acconciatura dietro l'orecchio.
-A questo punto se i limiti labili della decenza sono stati infangati, è necessario che prendano i voti di fronte a Dio. Sono sicura che il Lord mio marito troverà un'adeguata sistemazione della coppia e si prenderà cura degli eventuali figli.-
L'accenno al Lord suo marito fece sprizzare di gioia la governante. -Noi non ci preoccupiamo della generosità di Lord Everstone, siamo grati di averlo come signore. E' un uomo amabile.- disse la donna. -Dovete sapere che siamo contenti di vederla … in salute, Vostra Signoria.-
Cathriona strinse la mani in piccoli pugni e sciolse le dita lentamente, in preda dall'angoscia. Era arrivata a Chester House da poco più di tre giorni e quella era la centesima volta che sentiva su di sé la sollecitazione
da parte della servitù di dover dare un erede al più presto. Con gesti, sussurri, auspici e vere e proprie confidenze quel piccolo mondo con cui si scontrava ogni giorno e in ogni angolo della casa, ci teneva a farle le condoglianze e allo stesso momento i più sentiti auguri.
Ogni volta le sembrava di essere sul punto di scoppiare a piangere ed accasciarsi a terra.
-Grazie mille. Sono felice di essermi finalmente ripresa.- si alzò, seguita immediatamente dalla governante. -Ringraziate tutti quanti per esservi presi cura di me qualche mesi fa, ed anticipate a loro che non appena i nostri ospiti lasceranno la casa, la servitù potrà godere di alcuni pomeriggi di riposo.- annunciò e quando vide il caloroso sorriso della donna, sentì il cuore sciogliersi di contentezza.
Cathriona salì in camera, suonò il campanello dello spogliatoio e in poco tempo si presentò la cameriera per aiutarla a togliersi il colorato abito da casa e indossare uno dei suoi vecchi abiti pratici.
Il grigio spegneva ogni colore del suo viso ma era fatto con buona stoffa, l'ideale per camminare per i boschi. Nel caso si fosse rovinato, poi, non si sarebbe sentita in colpa.
Le sembrava strano trovarsi in perfetto agio in biancheria alla presenza di una sconosciuta ma aveva notato come la servitù sembrasse incapace di voler accettare i piccoli cambiamenti che voleva introdurre. La vedevano come un affronto alla storia del marchesato e della casa; appena compreso questo, Cathriona, decise di lasciar perdere i suoi desideri e le sue preferenze e lasciò che la servitù la trattasse da nobildonna.
-Vostra Signoria, preferite il mantello blu?- domandò Alice Forrest.
-No, è troppo bello per una passeggiata nel fango. Preferisco il mantello nero, quello liso in fondo.- la cameriera lo trovò e glielo consegnò insieme al cesto con i libri, una coperta e un po' di focaccine e frutta.
Da quando era arrivata a Chester House, il brutto tempo l'aveva fatta da padrona, obbligandola alla reclusione.
Lord Grant Everstone si era chiuso nel suo studio solo il tempo per ricevere l'amministratore e qualche attendente e poi era fuggito dai vicini, i Conti di Allingham, che avevano organizzato una battuta estiva di caccia al cinghiale che da quello che aveva sentito era una magra scusa per bere e gettarsi nei festeggiamenti tipicamente maschili.
Cathriona salutò con un sorriso il valletto che le aprì la porta e si assicurò di ripetere a quest'ultimo che non si sarebbe allontanata.
Aveva un disperato bisogno di sottrarsi ai loro occhi, al loro giudizio e alla loro rammarico per la fuga di suo marito.
L'aria fresca, ancora carica di pioggia, il cielo limpido e il bellissimo bosco che costeggiava il lato est della proprietà l'avrebbe rinvigorita e calmata, in vista dei giorni difficili in cui gli amici di Lord Grant sarebbero venuti in massa nella casa.
Le consolava sapere di poter essere utile ai domestici, come quando aveva passato la ricetta di sua madre per confezionare le marmellate che era decisamente più buona che tuttavia aveva offeso la cuoca finché non si era resa conto dell'evidente carenza di zucchero della sua.
Aveva spostato alcuni mobili, cambiato la disposizione di alcuni quadri e si era preoccupata di portare all'interno del grande ingresso ogni giorno fiori freschi, uscendo non appena la pioggia dava qualche minuto di tregua.
Camminò a lungo, stupendosi di quanto si sentisse bene nei panni della ricca nobildonna, non l'avrebbe mai nemmeno pensato possibile, anni prima.
Sistemò la coperta in uno spiazzo ben raggiunto dal sole al limitare della foresta, una volta seduta si gettò nella lettura dei pochi romanzi presenti nel suo salotto privato, tutte opere che probabilmente suo marito e suo suocero pensavano che fossero adatte alla mente delicata di una donna.
Decise di cominciare con “Persuasione” di Jane Austen, l'unico che non aveva mai letto e avuto quando era adolescente.
Il mondo e le sue preoccupazioni scivolarono via dal suo corpo e dalla sua mente.




-Aspettate! Avete visto la signorina dei Tumerset? Piccolina e piena di brufoli sul viso, la sua mammina ha pensato bene che fossimo perfetti insieme e quindi me l'ha appioppata decine di volte. All'ultima ho detto alla ragazzina che sarei stato suo marito solo se avesse avuto la decenza di tagliarsi la testa e spingere il corsetto in su, non sia mai che abbia un bel seno, dopotutto!- gracchiò Lord Edmund Capton scosso dalle profonde risa che tentava di trattenere. -In compenso, la piccolina di quindici anni è un bocconcino da leccarsi i baffi, mi sa che aspetterò che esca dalla nursery per saltarle addosso.-
L'intera sala rise ma Lord Grant Everstone scrollò le spalle e prese la sua stecca da biliardo. Era ben due giorni che tutti o quasi si spanciavano dal ridere per le assurde storie di Capton, mentre lui si era decisamente annoiato.
-Non so come facciamo a sopportare Capton.- disse rivolgendosi al Conte di Allingham che stava sistemando le palline colorate. -E' la terza volta che sento la storia dell'orribile Miss Tumerset. Avrò gli incubi.-
Il Conte fece una strana smorfia e gli batté una mano con la spalla. -Cerca di capirlo, è solo uno sbruffone. E' probabile che non sappia nemmeno farci qualcosa con una donna.- disse prima di chiamare gli altri al tavolo da gioco.
Si cimentarono fra grasse risate e allusioni nel gioco ma la comparsa della pioggia e il malumore per la gita a cavallo perduta, portò la gran parte degli uomini ad approfittare largamente in anticipo delle signorine che alloggiavano ai piani superiori.
Quando Grant accettò il consueto invito di uno dei migliori amici del padre si era aspettato di vedere un uomo in lutto per la recente perdita di una moglie bella e gentile, che gli aveva dato ben tre figli maschi sani e una femmina, circondarsi di amici ed intrattenersi con attività maschili. Nulla lo avrebbe portato qui se avesse saputo di che genere di intrattenimento il caro vecchio conte aveva pensato.
All'ultimo piano, si erano trasferite alcune fanciulle provenienti da un bordello da Londra, donne di navigata esperienza travestite da ragazzine innocenti con abiti di mussola chiara.
Per la prima volta si era trovato a disapprovare i sollazzi del frequentare il letto con una donna capace e quando la sera precedente una di quelle ragazza gli era saltata addosso, si era ritrovato a cercare una scusa qualunque per sottrarsi dalle grinfie di quella ragazza volgare.
Per non offendere la suscettibilità del Conte di Allingham, aveva ceduto a un veloce servizio da parte della prostituta che gli era stata assegnata e per tutta la durata di tale servigio aveva dovuto sognare di essere con un'altra. Per un attimo si domandò come sarebbe stato avere Cathriona inginocchiata fra le sue gambe. Si crogiolò a lungo intorno a quello strano pensiero e si chiese se non fosse impazzito.
Durante il lungo viaggio di tre giorni verso il nord dell'Inghilterra, avevano pernottato in alcune locande. Nell'ultima, una modesta tuttavia pulita locanda gestita da un'allegra famiglia, si erano ritrovati a dormire insieme, nello stesso letto.
Aveva notato fin da subito il rossore e il nervosismo di Cathriona e di come cercasse in tutti i modi di svincolarsi da quella terribile possibilità. Si era coricata nel letto per prima, lui aveva preferito indugiare nei racconti sulla battaglia di Waterloo con il proprietario in compagnia di qualche boccale di birra. Quando entrò nella stanza, a notte fonda, la trovò raggomitolata quasi sul bordo e profondamente addormentata.
Si era tolto solo il necessario e con molta accortezza si era sdraiato accanto a lei, sentendo per la prima volta il naturale calore del suo corpo e ammirando i riflessi argentei nei capelli castani. Si era anche azzardato a sfiorarle un fianco prima di addormentarsi.
Grant si svegliò per primo, confuso e dolorante per la rigidità del materasso.
Nell'incavo del braccio vi era posata la testa di sua moglie, che dormiva rannicchiata su di lui. L'impulso di baciarle quelle labbra socchiuse, passare le dita fra quei capelli, che fino a qualche giorno prima aveva considerato anonimi, lo sconvolse a tal punto che stava per alzarle la camicia da notte. La strinse a sé, saggiandone le forme sode, domandandosi se sua moglie mangiasse abbastanza, ma Cathriona si era svegliata, imbarazzata e turbata lo aveva allontanato.
Durante l'ultimo tragitto verso casa, si era dedicato a una lunga osservazione del fisico di sua moglie, cercando di non tralasciare nulla, beandosi di quel tipo di bellezza discreta.
Quello che prima era curiosità ora era diventato ossessione, per quel motivo accettò di buon grado l'invito del Conte, voleva evitare di macchiarsi di altri delitti nei confronti di quella donna dalla morale irreprensibile.
Un paio di giorni passati a cacciare e bere avrebbero dovuto aiutarlo a sfogare tutta la libido accumulata in quei giorni. Invece, si era ritrovato circondato da pallide creature che si vendevano per poco.
Suo padre si sarebbe divertito enormemente e avrebbe dedicato ogni minuto ai piaceri della carne e del vino ma più invecchiava e più Grant comprendeva quanto vacua ed inutile fosse quel tipo di vita.
Decise che sarebbe tornato a casa, subito.




Camminare sotto la pioggia non era né poetico, né divertente; si disse Cathriona mentre cercava di ripararsi sotto una grande quercia. Era stata una sciocca, si era decisa a fare una passeggiata proprio dieci minuti prima che scoppiasse il temporale più lungo e violento della storia. Con la coperta sul capo, protetta dai rami e dal fogliame, si fermò ad aspettare.
Com'era stata sciocca ad uscire dal sentiero principale, avventurandosi chissà dove!
La sua poca dimestichezza con la campagna e le sue consuetudini l'avevano colta in fallo un'altra volta.
Rabbrividì per il gelo e le infinite gocce che le si erano infilate sotto l'abito e tremò quando sentì il frastuono di un tuono scagliarsi poco distante da lei.
Alzò la testa di scatto, non appena sentì una voce gridare nel frastuono del temporale.
-Cathriona!- gridò la voce un'altra volta, mentre si avvicinava velocemente verso di lei. Cathriona uscì dal piccolo riparo e si guardò intorno spaventata. L'uomo che gridava doveva essere un valletto o uno stalliere della casa venuto a cercarla, per questo conosceva il suo nome, si disse poco prima di gridare di rimando.
La prima cosa che notò fu il castrone nero che si avvicinava al trotto, poi alzò il viso ed incontrò gli occhi azzurri di suo marito.
-Cathriona!- disse nuovamente saltando giù dal cavallo, correndole incontro. Il cappello volò a terra e gli stivali s'inzupparono di fango subito.
-Grant.- sussurrò lei, lasciandosi stringere dal suo goffo abbraccio.
-Stai bene?- le chiese mentre sfregava le mani sulla sua schiena. -Dobbiamo andare, questo tempo … - ad interrompere la frase fu nuovamente un tuono. Grant fissò con una certa preoccupazione gli occhi spaventati di Cathriona e decise che sarebbero stati al sicuro e all'asciutto alla vecchia casa del guardiacaccia. Cathriona salì con una certa difficoltà sulla sella ignorando l'occhiata esasperata del marito mentre lei sistemava su entrambi la fradicia coperta.
Per Cathriona, quel momento sarebbe tranquillamente entrato fra i ricordi più odiosi se non fosse che realizzò di aver desiderato che suo marito, e non un valletto o uno stalliere qualsiasi, la salvasse.
Avrebbe voluto mantenere una parvenza di freddezza e distanza ma i suoi occhi sinceramente preoccupati le ricordarono quelli di suo padre, intrisi di affetto e senso della responsabilità, l'avevano colpita e quasi fatta piangere.
Grant l'avvolse fra le sue braccia e le sussurrò all'orecchio che tutto sarebbe andato bene, con le redini saldamente in mano, spronò il cavallo che partì al galoppo.
Cathriona scorse, qualche minuto dopo, una piccola casa con la porta aperta, che doveva aver mancato mentre vagabondava per il bosco. Suo marito la fece scendere in pochi secondi e la spinse verso la casa, dicendole che sarebbe tornato subito.
Fece qualche passo nella piccola casa, si tolse immediatamente la blusa completamente zuppa e il cappello che si era afflosciato sulla testa. Stava togliendo tutte le forcine, quando sentì Lord Grant Everstone ritornare e chiudere la porta con un calcio, fra le braccia teneva dei ciocchi di legno che posò sul caminetto rozzo e si apprestò ad accendere il fuoco.
-Togliti tutto. Non puoi startene con gli indumenti bagnati.- le disse mentre si toglieva la giacca e il panciotto. I capelli biondi, intrisi d'acqua, gli si erano appicicati in fronte e Cathriona si ritrovò a voler disperatamente scostarli con la propria mano.
Si voltò imbarazzata dai suoi stessi pensieri. Cominciò a togliersi i vestiti zuppi, cercando di non guardarsi indietro per vedere cosa stesse facendo Grant.
Quando si voltò, malamente coperta da un'umida vestaglietta che le arrivava al polpaccio, cercò di coprirsi. Suo marito era rimasto davanti al fiacco fuoco, ravvivandolo con una stecca arrugginita, i suoi abiti erano un mucchio bagnato di stoffa con l'altra mano le tendeva una camicia da uomo.
-E' abbastanza asciutta. Togli la vostra biancheria e sistemati con questa, per favore.-
Cathriona aggrottò le sopracciglia, confusa. Era la prima volta che le rivolgeva parole educate e con un tono più … Naturale del solito.
Fece come gli chiese e rossa per l'evidente stato di nudità, dato che la camicia le arrivava a metà coscia, tentò di darsi un contegno e si sedette vicino al fuoco. Grant le si avvicinò e si pose dietro di lei, stringendola in un confortante abbraccio.
-Sei fredda.- le disse solamente mentre la serrò le braccia intorno al corpo quasi scheletrico della donna. -Sei così magra, Cathriona.- le mormorò.
Cathriona sobbalzò e attese il seguente rimprovero. Era stanca ed assonnata, completamente raffreddata da non riuscire più a tenere gli occhi aperti. Avrebbe voluto sentir parlare ancora il Lord suo marito, bearsi di quel tono preoccupato e gentile, custodendolo come il più prezioso dei ricordi, ma il sonno la prese e pochi minuti dopo si addormentò.




I muscoli della schiena di Grant chiedevano pietà. Non era mai stato particolarmente forte, fare della boxe ogni tanto e senza particolare passione non gli aveva donato nessuna abilità speciale. Cercò di non svegliare Cathriona che dormiva sul suo petto mentre strisciava verso il muretto del camino, dando così sollievo alla sua schiena.
Sua moglie si mosse nel sonno e Grant si precipitò a controllarle la temperatura del corpo. Passò una mano sulla fronte e con un sospiro di sollievo notò che le febbri non si erano presentate, non ancora. Doveva essere vero che le donne borghesi non andavano in mille pezzi così facilmente. Si ritrovò a ringraziare Dio per avergli mandato una donna operosa e conservatrice come Cathriona, così diversa da sua madre.
Il ricordo della morte di sua madre, lo tormentava ad ogni temporale.
Era piccolo e tutt'oggi gli sembrava impossibile; cosa avrebbe potuto spingere una donna quieta e dedita alla mondanità a camminare per alcune miglia per la campagna intorno a Chester House durante un giorno di pioggia e buscarsi un raffreddore che mal curato dalla sua reticenza a stare a riposo, divenne una polmonite che la consumò in pochi giorni?
Perché?
Quand'era piccolo si dava la colpa, magari la mamma era stufa di tutto il casino che faceva quando giocava al pian terreno, si diceva.
Divenuto grande aveva sentito i pettegolezzi maligni e la storia alquanto bizzarra di suo padre, lui aveva ignorato entrambi e costringendosi a pensare che fosse tutto un caso, slegato da qualche orribile verità o diceria.
Per questo quando era ritornato alle stalle di Chester House, poco prima che impazzisse il temporale, e aveva trovato i domestici vestiti con teli e gli stallieri a cavallo, era ammutolito dal dolore.
Stava rivivendo una sgradita replica.
Abbassò la testa per sfiorare con le labbra la fronte di Cathriona, fortunatamente non calda.
La pioggia non scendeva più con la stessa violenza di prima, forse avrebbe potuto avventurarsi oltre e cercare di tornare a cavallo prima che tramontasse il sole ma non voleva esporre nuovamente al pericolo la salute di sua moglie, lo aveva già fatto una volta ed entrambi ne stavano ancora soffrendo.
La sentì muoversi e la osservò incantato risvegliarsi dal sonno profondo in cui era caduta qualche ora prima.
Le labbra gentili, l'ovale appena appuntito del suo viso, gli occhi castani e i ciuffi dei capelli bruni che la incorniciavano come un putto di un antico affresco.
-Buongiorno.- le disse.
Cathriona sembrò indecisa se scostarsi e lasciarsi abbracciare, si mosse per trovare una posizione più comoda ma Grant era interessato alla eccitante porzione di pelle della donna che la sua camicia mostrava, che la costrinse a rimanere fra le sue braccia.
Le sorrise e spostò lo sguardo sui suoi occhi ancora sonnolenti, abbassò il viso e la baciò.
Fu una strana esperienza per Grant.
Nel momento in cui toccò le labbra di Cathriona, si ricordò di non averla mai baciata prima, nemmeno alla fine della cerimonia nuziale.
Notò fin da subito la sua inesperienza e quasi ne gioì.
Davvero quella piccola creatura dalle mani forti, decisa e operosa non aveva mai baciato nessun in quel modo? Nessuno spasimante o gentile cavaliere? Nessun lontano parente o compagno di giochi?
Cathriona sembrava a suo agio fra le sue braccia e Grant si concesse qualche cosa in più, stuzzicandola con la lingua, abbandonò le labbra gonfie per scorrere lungo il collo mentre le mani si avventuravano sulle gambe scoperte.
Sentì una specie di gemito sfuggire dalle labbra di sua moglie e questo lo riportò con i piedi per terra, raffreddò i suoi gesti e riprese a baciarla con delicatezza sulla bocca.
-Stai meglio.- disse Grant stringendola al suo petto.
Cathriona annuì leggermente, apparentemente incapace di parlare.
Rimasero qualche minuto nel più totale silenzio che venne rotto da una strana consapevolezza: il rumore della pioggia non li accompagnava più.
Grant fissò la finestra e vide che l'ora del tramonto stava avanzando. Posò un piccolo bacio sulla testa della moglie ed in cambio ricevette un breve sfioramento delle sue labbra sul suo petto.
Improvvisamente l'idea di andarsene da quell'oasi gli sembrava stupido e controproducente. Da giorni sognava di avere un'intesa del genere con la sua riluttante moglie e proprio quando non ci sperava più, lei lo aveva sorpreso.
-Dovremmo andare.- disse lei con voce arrochita dal sonno.
-Già, anche se ammetto che preferisco starmene qui.- rispose lui.
Cathriona alzò il viso, con un'espressione seria che cozzava con quella maliziosa di Grant. -Perché?-
-Perché qui sembra tutto più semplice. Ci saremmo mai permessi tanta confidenza se non avessimo avuto questo temporale improvviso?-
Cathriona non gli rispose e tuffò il viso nel suo petto.
Si alzarono poco dopo, vestendosi con difficoltà e montando in sella con fatica. Gli abiti sembravano pesare dieci volte di più del normale, Grant assaporò gli ultimi momenti d'intimità che pensava non avrebbe più avuto una volta ritornati alla vita reale, continuando ad annusare il delicato profumo di donna e di pioggia direttamente dall'incavo del suo collo.
Rimase alquanto sorpreso quando, dopo essersi lavato, vestito, aver mangiato dello stufato bollente sotto le insistenze dell'anziana cuoca e rassicurato tutti i domestici sulla salute di sua moglie, aveva bussato nella sua stanza per sapere come stava e Cathriona lo aveva fatto entrare subito, scarmigliata e in vestaglia.
Per la prima volta in tutta la loro vita matrimoniale, gli stava sorridendo.
E Grant si accorse di quanto bella e preziosa fosse Cathriona Mafton Everstone.



   
 
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