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Autore: ginny1063    16/09/2014    5 recensioni
Il mio..." C'era una volta..."
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harmon 'Harm' Rabb, Sarah 'Mac' MacKenzie, Un po' tutti
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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PREMESSA:  
Avevo 18 anni ed era la fine di febbraio. Come ogni anno andavo in settimana bianca e quel giorno ero in un bar, aspettando una mia amica, mentre leggevo un bellissimo libro e bevevo il mio caffè, quando un cameriere, forse stanco, mi rovesciò addosso del tè bollente. I fatti che sono seguiti dopo li ricordo ancora vagamente. Mi sono rimaste impresse solo due cose, il tè bollente e quella persona che mi ha aiutata, che solo dopo sarebbe diventata davvero importante per me. Questa storia, che ripercorre MOLTO fedelmente quella giornata, è parecchio strana, lo so, ma cosa ci posso fare se puntualmente i guai riescono a trovarmi!
 
 
GINNY

 

TUTTA COLPA DI UN CAFFE’

 
 
Caffè. Doveva prendere del caffè. Nero, bollente per il colonnello. Decaffeinato per la Singer, oggi aveva mal di testa, Brumby voleva un caffè macchiato e Rabb, beh Rabb naturalmente desiderava del tè. Non riposava mai, viaggiava tutto il giorno da una parte all'altra dell'ufficio. Era lui ad aver bisogno di quel liquido nero che risvegliava i neuroni.
Giunse in cucina in tempo record, non poteva tardare, c'erano ben cinque avvocati chiusi in sala riunioni da quattro ore che aspettavano ansiosi la loro bevanda.
Dopo aver preparato tutto, da bravo equilibrista tornò nella tana del lupo.
- Ammiraglio, mi sono permesso di preparare una tazza anche per lei...-
- Grazie Tiner, vieni pure...-
Iniziò a distribuire...
- Comandante Rabb, ecco a lei-
- Grazie, c'è già lo zucchero?-
- Sì, una zolletta, come aveva chiesto...-
- Tenente, il suo decaffeinato...-
- È freddo-
- Scusi, signora, se desidera gliene preparo un altro-
- No, lascia stare Tiner...-
- Ammiraglio, comandante Brumby...colonnello, arrivo subito con il suo...-
- Lo sai che non si può privare a lungo un marine del suo caffè...-
- Spiritoso Harm-
- La ragazza è irritabile...presto ce ne vogliono due!-
- Smettila...ahhh...-
- Scusi, colonnello. Non...lasci faccio io...-
Mac si era ritrovata tutta la tazza completamente rovesciata sulla sua divisa, per non parlare del salto che aveva fatto quando quella bevanda bollente le era caduta sulla camicia.
- Colonnello, mi dispiace, ero sicuro di aver la strada libera, non avevo visto quella sedia...-
- Sì, Tiner, tranquillo, non è successo nulla...-
- Ne preparo subito un altro...-
- Grazie-
 
Harm aiutò Mac a togliersi la giacca, ma ben presto entrambi si accorsero che sarebbe rimasta solo con la camicia e la situazione si sarebbe potuta anche fare imbarazzante.
 - Dovrei averne una io di scorta-
- Sei sicuro che non ti scocci?-
- Figurati! Solo ti starà un po' grande...-
- Beh almeno sarà asciutta-
- Signore, posso allungare al colonnello una camicia pulita?-
- Cinque minuti di pausa, farà bene a tutti...
 
 
Uscirono dalla sala riunioni sotto lo sguardo omicida di Brumby.
“ Davvero non riesco a capire cosa ci trovi di tanto interessante Mac in lui.” Pensò Harm. Girarono l’angolo ed entrarono nel suo ufficio. Per fortuna quella mattina si ero ricordato di portare il cambio.
- Ecco a te, ragazza trasparente…-
- Non sono…- si guardò distrattamente il petto e con un movimento del braccio portò la giacca più in alto.
- Va bene, forse un pochino, ora vado a cambiarmi…-
- A me piaci anche così!-
- Spiritoso…-
Corse veloce ai bagni, proprio nel momento in cui Mic si affacciava alla porta dell’ufficio
- Comandante…-
- Brumby…Aveva bisogno di qualcosa?-
- No, per ora…-
Sparì dietro le tendine e si diresse in sala riunioni. Dopo qualche secondo, dopo numerosi respiri, dopo essersi fatto violenza psicologica per non saltare addosso a quell’essere e riempirgli la faccia di pugni, Rabb lo seguì per terminare l’incontro.


 
- Bene come stavamo dicendo prima dell’incidente…- Riprese Chegwidden dopo aver lanciato un’occhiata molto eloquente al povero Tiner che in silenzio stava asciugando la sedia del colonnello - Il SecNav…prego colonnello, prenda posto…-
Mac entrò piuttosto imbarazzata e considerando l’enorme camicia che indossava e individuata l’unica sedia libera vicino al comandante Brumby, vi si sedette piuttosto velocemente lasciando così il permesso all’ammiraglio di cominciare.
Né Mic né Harm seguirono molto di quello che il capo disse, infatti, erano entrambi impegnati ad osservare quel bellissimo marine seduto accanto a loro.
“ La sto perdendo…” si disse sconsolato Harm. Vederla lì, con la sua camicia addosso gli sembrò la cosa più naturale al mondo e per un momento sparì tutto, l’ufficio, i libri, il tavolo. Al suo posto comparve una casa, due persone che si abbracciavano e una piccola peste che correva in salotto. Mic Brumby s’irrigidì, avvicinò la sedia alla sua collega e finse di seguire la riunione.
 
Sistemati gli ultimi documenti, gli avvocati del Jag uscirono da quella stanza più stanchi che mai. Mac si precipitò nel suo ufficio, voleva arrivare a casa piuttosto velocemente. Prese valigetta, sciarpa e cappotto e aspettò Mic.
- Puoi tenerla…-
- La camicia, intendo, non devi per forza ridarmela…- Le sorrise il bel comandante.
- Sarà pulita e lavata entro domani, non si preoccupi Rabb-
- La ringrazio, Brumby…- E con un ultimo sguardo carico d’astio i due si separarono. Harm prese le scale per risparmiarsi la vista della coppia felice. Sarah stufa dei loro continui battibecchi chiamò l’ascensore.
- Sono in grado di rispondere da sola…-
- Sarah, stava flirtando con te, lo avevi capito, no?-
- Mic, parliamo di Harm, smettila di avere il terrore che io vada a letto con lui!-
- Io…-
- Mi stai sempre addosso, non riesco neanche a prendere un caffè con lui perché compari sulla porta. Mettitelo in testa, lui è il mio migliore amico, non puoi pretendere che me ne liberi per stare con te…-
- Sarah, dovrei essere io il tuo migliore amico! Sei stravolta, non sai quello che stai dicendo, la riunione deve averti stancata-
- So perfettamente quello che sto dicendo…Smettila di trattarmi come una donnina debole e indifesa, ora se vuoi scusarmi, vado a casa mia…-


 
Era ancora nel parcheggio, perché le chiavi come sempre non si facevano trovare, quando sentì Brumby alzare la voce. Si girò e lo vide discutere con Mac. Avrebbe voluto andar e lì e dirgliene quattro, ma immaginò fosse meglio starne fuori, aveva già combinato un bel guaio con quella frase. Recuperato le chiavi salì in macchina e guidò fino a casa. Aprì la porta e gettate giacca e valigetta sul divano si avvicinò al frigorifero, stava morendo di fame.
 
 
Era uscita dalla doccia, ne aveva bisogno dopo una giornata del genere. Ennesima litigata con Mic e per di più il motivo era sempre lo stesso: Harm. Non sapeva se avrebbe resistito ancora per molto. Il suo fidanzato stava diventando davvero soffocante, ma anche il comandante Rabb non scherzava. A volte pensava che quei due lo facessero apposta. Non era un oggetto da contendersi, non era questo. Lei era Sarah, una donna che aveva il disperato bisogno di sentirsi amata, ma non per ripicca nei confronti di un altro. Si mise un pigiama e senza cenare si abbandonò tra le pieghe del suo piumone, per quella giornata erano successe già troppe cose.
 
 
 
 
Per il comandante Rabb la mattina arrivò troppo presto. Sgusciò fuori dal letto gettando le coperte a terra e si fiondò nella doccia, anche quel giorno sarebbe arrivato in ritardo. Pensò che forse avrebbe dovuto dire a Mac che gli dispiaceva, che non voleva creare una discussione, lui stava solo…scherzando? Stava davvero scherzando? No, lui era serio. Voleva che Sarah tenesse quella camicia.
 
 
- Harriet, scusami, hai trovato le cartelle dell’84 che ti avevo richiesto?-
- Sì, signora, sono già sulla sua scrivania…Ah il comandante Brumby l’avvisa che starà fuori tutta la mattinata per un caso, mi ha detto di dirle che vi vedrete nel pomeriggio per l’udienza…-
- Grazie, sono nel mio ufficio, se qualcuno mi cerca…-
- Sì, colonnello…-
- Harriet…-
- Comandante, ha corso?-
- Sono in maledetto ritardo, se l’ammiraglio se ne accorge sono morto…-
- Non si preoccupi, oggi è a Washington, aveva un incontro con il Segretario della Marina, rientrerà per pranzo.-
- Grazie al cielo, ascolta, mi servirebbero dei fascicoli sul caso Madison-
- Anno 1984?-
- Si, mi pare, perché?-
- Ah signore, questa volta non la spunterà facilmente…-
- Harriet, smettila di ridere…-
- Sì, signore, scusi…-
- Quindi…-
- Il colonnello Mackenzie e il comandante Brumby hanno l’accusa-
- …vuoi scusarmi...un secondo solo…-
Si allontanò a passo spedito, con la mente che cercava di collegare pezzi del puzzle spaiati. Gettò la cartelletta sulla prima sedia libera del suo ufficio e si fiondò dalla sua migliore amica.
- Mac!-
- Harm, non si usa più bussare…Tutto bene? Sembra che tu abbia visto un fantasma!-
- Quando pensavi di dirmelo che tu e Mr.Gelosone avete l’accusa del caso Madison?-
- Io… mi è stato detto ieri, e dopo la riunione non ci ho neanche più pensato, ma perché, sai qualcosa sui fatti?-
- Mac, io sono la difesa!-
- Oh…-
Sarah Mackenzie sprofondò sulla sua poltrona e si mise le mani nei capelli, non solo le toccava gestire quei due fuori dal Jag, ma questa volta anche in aula, questa volta si sarebbero scontrati direttamente sul ring.
 
 
 
L’udienza preliminare si tenne quel pomeriggio stesso, solo un incontro formale per presentare i documenti al giudice e decidere sul da farsi. Non ci sarebbe stata una corte marziale, per il momento, perché il comandante aveva comunque buone basi per impostare la sua difesa. Brumby cercò in ogni modo di ostacolare le richieste di Harm tanto che ad un certo punto fu la stessa Mac ad alzarsi e obiettare. Questo non fu certo un bel colpo per Mic, il quale dopo aver fulminato Rabb che se la rideva sotto i baffi, si sedette fino alla fine dell’udienza. Usciti i tre dall’aula furono convocati da Chegwidden, per informarlo della decisone del giudice.
- Bene, procedete con un processo a porte chiuse…-
- Signore, sinceramente preferirei chiedere una perizia approfondita, la corte si è basata su prove indiziarie e …-
- Brumby, non so come siate abituati voi in Australia, ma qui, se un giudice stabilisce che l’imputato non verrà giudicato sotto corte marziale allora il ricorso, qualora fosse necessario, verrà presentato solo dopo la fine del processo…-
- Sì, signore-
- Bene, ora fuori, al lavoro…ah colonnello, può fermarsi un secondo?-
- Sì, certamente…-
- Mi dica, quei due arriveranno alle mani?-
- Signore?-
- Mi ha capito, colonnello! Si ripeterà quello che successe a Sidney?-
- Spero di no, ammiraglio…-
- Può andare-
- Agli ordini!-
 
Arrabbiata, o meglio delusa, dal comportamento di quei due bambini, stava per mettere piede nel suo ufficio quando le voci di Rabb e Brumby la raggiunsero dalla cucina. “Non ci posso credere, di nuovo!” Pensò, scuotendo la testa. A passo deciso li raggiunse e con braccia incrociate e sguardo severo li fissò, fino a che entrambi si accorsero della sua presenza.
- Sarah…-
- Mac…-
- Tieni Rabb, la tua zolletta di zucchero…-
- La ringrazio, comandante-
Mic uscì dalla cucina e Mac, dopo aver lanciato un’occhiataccia ad Harm che le rispose con una smorfia tipo “Perché te la prendi solo con me, è lui che ha iniziato”, seguì il suo fidanzato negli uffici.
 
 
- Mic, dobbiamo parlare…-
- Mi dispiace, chiederò scusa ad Harm, mi sono comportato male-
- Mmm, ok, mi fa stare male questo vostro continuo litigare. Siete entrambi molto importanti per me e vorrei vedervi andare d’accordo…-
- Se ti fa stare bene, ti prometto che mi impegnerò-
- Grazie-
- Stasera verresti a cena…da me…-
- Sì, credo proprio di sì, mi mancano le serate con te, in quest’ultimo periodo siamo tutti un po’ tesi…-
- Vedrai, stasera ti rilasserai…-
 
 
Possibile che Mac lo credesse sempre il responsabile di tutto. Brumby lo aveva praticamente assalito, accusandolo di fare gli occhi dolci alla sua donna e Sarah sgridava lui! Eccoli, a ridere e scherzare. “ Chissà che bei progetti per questa sera!”. Scosse la testa per non pensarci. Quella zucca vuota dell’australiano non gli piaceva, e mai gli sarebbe piaciuto, almeno fino a quando sarebbe stato a trenta centimetri dal colonnello.
 
 
Capitolo II
 
Si era svegliata nel letto del suo fidanzato, ma si era sentita strana. La notte prima non poteva dire di non essersi divertita. Mic le aveva preparato una cena fantastica e anche quello che era successo dopo l’aveva sorpresa. Solo che quella mattina, nel ripensare a tutto quello che era accaduto si sentì…strana. Si guardò intorno, gettando distrattamente un’occhiata alla sveglia. Le 06.38.
“ sei e quaranta…” pensò con una punta di delusione per quegli apparecchi elettronici. Si stiracchiò leggermente e decise di alzarsi.
- Ben svegliata, amore…-
- Ehi…già in piedi?-
- Sì, devo andare a Leavenworth per un altro caso, oggi dovrai occuparti tu dell’udienza Madison…-
- Tranquillo, so tenere a bada Harm-
- Lo so, mi fido di te…-
- Da quando così tanta libertà?-
- Mi sono comportato da stupido, in fondo tu non stai con lui, ma con me, quindi perché dovrei essere geloso!-
- …-
- Sarah?-
- Già, perché dovresti…buona giornata, Mic…-
Baciandola in fronte uscì, chiudendosi la porta alle spalle.
 
 
 
Raggiunse il Jag in poco meno di un’ora. Si fece consegnare da Harriet i vari messaggi lasciati per lei e si chiuse in ufficio. Che cosa le stava succedendo? Si sentiva svuotata, non riusciva a pensare, ma cosa peggiore di tutte stava fingendo con Mic. Non che non lo amasse, ma…c’era un ma e non riusciva a capire perché. Improvvisamente si ricordò dell’udienza e volò in aula, giusto in tempo per l’ingresso del giudice.
- Gli avvocati sono presenti?-
- Sì, vostro onore…-
- Bene, cominciamo, colonnello Mackenzie, può chiamare il suo primo teste-
Senza Mic le cose andarono meglio, dovette ammetterlo, non c’era tensione, ed il processo ne giovò molto. Lei e Harm si affrontarono senza esclusione di colpi, ma con quel sorrisetto che la diceva lunga. Insomma si era divertita, si era dannatamente divertita a prenderlo in giro interrogando i suoi testimoni. Il giudice emise un rinvio di giudizio in attesa che si stabilisse una pena equa.
- Colonnello!-
- Harm…-
- Lo sai che sei stata tremenda, vero?-
- No, non mi pare, perché, credi di perdere, comandante?-
- Tu, piuttosto, dovresti avere paura, la mia arringa è stata fa-vo-lo-sa!-
- Quanta modestia, vieni Mr. arringa-favolosa, beviamo qualcosa…-
- Caffè o tè?-
- Caffè, che domande…-
- Scusa, credevo che con il tempo ti fossi addolcita, evidentemente dovrò rinunciare…-
- Guarda che io sono una persona dolce…-
- Mac, i tuoi occhi da cucciolo non mi convinceranno, tieni, attenta, scotta-
- Grazie…Allora, programmi per il weekend?-
- Casa, lavoro, casa e…lavoro…-
- Sembra interessante…-
- Mic dove ti porterà?-
- Pensavamo di stare da lui, un fine settimana casalingo, con tutto questo lavoro al Jag non abbiamo avuto un momento per noi…-
- Sembra bello…-
- Lo spero…-
Sono queste le cose che non riusciva a spiegarsi, quei brividi lungo la schiena che gli venivano ogni volta che la guardava, come in quel momento, quando semplicemente bevendo un caffè i loro occhi s’incrociavano. Loro comunicavano così, con un semplice sguardo e si dicevano tutto. Avrebbero potuto stare fermi delle ore e niente li avrebbe distratti, questi silenziosi discorsi erano il loro modo di sostenersi a vicenda, di litigare, di volersi bene.
- Mac…-
La donna si risvegliò improvvisamente e alzandosi dal bancone a cui era appoggiata si mosse verso la porta.
- Mac…-
- Scusami Harm, devo scappare…-
- Aspetta…-
La prese per un braccio, facendola voltare di scatto e fu un grande errore. La tazza di Mac, o meglio il suo caffè, volò a pochi centimetri dalla camicia di Harm, lasciata scoperta dalla giacca aperta, evitandola per un soffio.
- Oddio, scusami, scusami…-
- Ti piacciono proprio le mie camicie…-
- Non scherzare, io non te ne avrei potuto imprestare una!-
- No, mi starebbe un po’ piccola!-
- Scusami, davvero…-
- Ah, adesso ti devi far perdonare…in qualche modo…-
- Harm?-
- Beh, un abbraccio è d’obbligo…-
- Certo, accusa di fraternizzazione e sospensione dal caso…va bene… non guardarmi così…-
- Grazie, sono carente d’affetto…-
Con un sorriso la strinse tra le braccia e per pochi secondi si sentì felice. Quando si appoggiò a lui capì che tutto quello che desiderava era tenerla con sé per sempre.
- Grazie, marine…-
- Di nulla…-
- Vedi, un gesto carino migliora la giornata…-
- Chissà perché non riesco a crederti…Ascolta, posso fare qualcosa per sdebitarmi, un abbraccio non basta…-
- Ti sei già sdebitata…-
- Dico davvero…-
- Non c’è bisogno…-
- Ok, grazie…ora vado, Mic starà rientrando e poi tra poco gli uffici chiudono…-
- A domani?-
- A domani…-
 
 
 
Respira, respira, respira. “ Mic sta per rientrare…”. Scosse la testa allibita, non avrebbe potuto inventarsi una scusa peggiore. Mic non stava affatto per rientrare, si sarebbero visti direttamente a casa sua. Doveva solo uscire da quella stanza, la cucina stava diventando troppo stretta. Ma doveva proprio quasi rovesciare su quel fisico pazzesco la sua tazza di caffè? Non ne avrebbe preso più uno in tutta la sua vita. In due giorni le avevano macchiato la divisa e aveva contribuito a far  quasi secca quella di Harm.
Consegnò ad un sottufficiale alcuni fascicoli da archiviare, recuperò il suo paltò e il cappello e schiacciando il tasto di chiamata dell’ascensore rientrò a casa.
 
 
 
- Sarah guarda cosa ho trovato…-
- Ah, deve essere quella di Harm, dammi pure, domani gliela ridarò, l’avrò messa tra le tue per sbaglio…-
- In realtà era piegata sopra la tua pila di camicie-
- Era già pronta per essere riconsegnata!-
- Sarah, vuoi dirmi qualcosa?-
- No, davvero, mi sono solo confusa, in fondo di camicie bianche ne ho parecchie…-
- Non parlavo della camicia…-
- Sto bene, tutto a posto, davvero, oggi al processo Harm ha ottenuto un rinvio, la giuria deve ancora deliberare-
- Patteggiamento?-
- Harm non patteggia mai, lui ottiene sempre quello che vuole…-
Mac andò in bagno a prepararsi per la notte, dopo aver spento la lampada principale del salotto, lasciando come unica fonte di luce alcune candele posate ancora sul tavolo.
- Lo so, lui ottiene sempre quello che vuole…-
Mic si avvicinò e soffiando le spense. Non avrebbe lasciato andare Sarah così facilmente, non dopo tutto quello che aveva fatto per conquistarla. Da un lato odiava quell’uomo, in quanto non gli permetteva di essere pienamente felice, ma dall’altro lo invidiava, perché ,seppur inconsciamente, Harm aveva tutto l’amore di Mac, tutto l’incondizionato amore di Mac, senza che avesse fatto nulla per meritarselo. Vedeva come lo guardava, come le brillavano gli occhi tutte le volte che al mattino il comandante entrava in ufficio. Gettò un ultimo sguardo fuori dalla finestra. I palazzi vicini si spegnevano a poco a poco. Tirò le tende e raggiunse la donna in camera da letto.
 
 
 
Stava cercando di nascondere a se stesso la verità. Lui amava Sarah Mackenzie. Al diavolo le scuse sulla carenza d’affetto. Lui voleva stare con lei, stringerla tra le braccia tutti i giorni, senza doversi per forza giustificare. Ancora una volta, aveva detto no. Due anni fa gli si era presentata la possibilità di essere felice, di stare con l’unica donne che forse lo avesse mai capito e lui aveva detto no. Sidney, l’Australia, Brumby, tutto troppo grosso per essere affrontato in un solo momento. O forse era solo paura la sua? Paura di ammettere davanti a tutti quanto fosse innamorato di Mac, quanto quel colonnello dei marines lo avesse colpito dritto al cuore. Si alzò dal divano. Iniziava a sentire freddo, strano per uno che dormiva in qualsiasi stagione in boxer. Arrivò in camera da letto, dopo aver saltellato sui gradini, a causa di uno spigolo non visto. Si coprì fin sopra il mento e tentò di addormentarsi. Era stata una giornata pesante e aveva bisogno di riposare.
 
 
 
Ancora cinque minuti e Mic sarebbe venuto a chiamarla. Non avrebbe potuto rimanere chiusa in bagno per sempre. Cosa credeva Harm? Che non se ne fosse accorta? Era molto più di un abbraccio quello che si erano scambiati. Non poteva avere dei dubbi, non poteva sempre rovinare una relazione per colpa sua. Adesso, con Mic, stava bene, o almeno, le sembrava, e lei…lei voleva solo essere abbracciata di nuovo, ma non dall’uomo che l’aspettava in camera da letto, non da lui, ma dal suo migliore amico. Si lavò la faccia per assumere un’aria più felice. Aprì la porta e si accorse che il suo fidanzato si era già addormentato, distrutto dalla giornata di lavoro. Lo coprì meglio con il piumone e sdraiatasi accanto a lui lo abbracciò. - Buonanotte…- Gli sussurrò, prima di crollare addormentata al suo fianco.
 
 
 
Capitolo III
 
- Harm!-
- Buongiorno, Mac…-
- La tua camicia…-
- Potevi tenerla, non stavo scherzando!-
- Dai, ho anche fatto il grande sforzo di stirarla…-
- Beh in questo caso…Grazie marine-
Aveva una voglia matta di sfiorarla, giusto un’ultima volta. Forse il vedere Brumby uscire dall’ascensore lo portò ad un atto di pura pazzia, ma senza indugio si abbassò alla guancia di Mac e velocemente la baciò. Allo sguardo allibito della donna si giustificò con un semplice  -Per la camicia…-  E dandole le spalle si avviò verso il suo ufficio, sorridendo.
 
- Sarah?-
- Mi stava…ehm…mi stava ringraziando…per la camicia…- si girò di scatto e piuttosto imbarazzata si chiuse anche lei in ufficio.
Mic rimase solo, abbandonato in mezzo ai dipendenti del Jag. Due avvocati nascosti dietro a delle veneziane e lui lì, come un salame. Sconsolato, sistemò meglio il cappotto sottobraccio e si fece ricevere da Chegwidden.
 
 
Cosa gli era saltato in mente. Oltre a rovinarle la carriera con accuse di fraternizzazione, avrebbe rovinato il suo matrimonio. Quasi matrimonio. Il suo fidanzamento. Insomma qualsiasi cosa ci fosse tra lei e Mic. In una settimana, meglio, in due giorni era riuscito a farla impazzire. Quando finalmente era sicura di quello che sentiva per Brumby, Harm aveva cambiato le carte in tavola. La camicia, il caffè, il bacio. Avrebbe voluto bere caffeina a iosa, ma l’ultima volta che ci aveva provato i fatti avevano preso una brutta piega. Non che non le facesse piacere che Harm si sbloccasse e superasse tutte le sue paure, il problema è che aveva sbagliato tempistiche. Mai una volta in tutta la sua vita che qualcosa andasse bene.
- Mic…- intravide il comandante che appena uscito da una riunione con l’ammiraglio stava prendendo le scale.
- Mic…- urlò un po’ più forte, uscendo dall’ufficio e l’uomo si fermò, quasi controvoglia.
- Colonello, ha bisogno?-
- Si, vorrei parlarti. Mic, riguardo a quello che hai visto prima, ti assicuro era solo un gesto d’affetto, non aveva secondi fini e…-
- La prima volta che sono entrato da quella porta ho pensato “ non ho mai visto niente di più bello..” mi avevi colpita, eri così…speciale. La seconda cosa che ho pensato?
“ E’ già fidanzata…” poi ho scoperto che Rabb era solo il tuo migliore amico. Non ci ho mai creduto e quella di stamattina ne è l’ennesima conferma. Siete inseparabili. Non importa quanto qualcuno cerchi di avvicinarsi ad uno di voi due. Non penetrerà mai quella barriera invisibile che vi circonda…-
- Mic, che cosa stai dicendo. Mi fai preoccupare. Io…-
- Devo incontrare un cliente. Ci vediamo questa sera a casa…-
- Mic…-
Brumby scese veloce le scale per non dover guardare il volto di Sarah. Era stato duro, doveva ammetterlo, ma aveva bisogno di mettere le cose in chiaro. Se Mac voleva stare con lui avrebbe dovuto prendere le distanze da Harm. Quei due erano come nitroglicerina: finche non sarebbe stata scossa, non sarebbe esplosa. Non poteva rischiare di trovarsi una bomba in mano. Non voleva passare il resto delle serate ad aspettare il ritorno di sua moglie da una cena a casa di Rabb, con la paura che fosse successo più del dovuto. Non voleva vivere nell’insicurezza perenne. O lui o Harm. Entrambi Sarah non li avrebbe avuti.  
 
 
 
Appena Mic sparì dal suo campo visivo, il colonnello si voltò arrabbiata e a paso di marcia tornò a rifugiarsi in ufficio, sbattendo la porta.
Harm la raggiunse quasi subito, purtroppo.
- Mac…-
- Non è il momento adatto-
- Senti se vuoi parlare…-
- Parlare…e di cosa? Ho appena ricevuto una sorta di ultimatum dal mio ragazzo, Mic è convinto che io sia innamorata di te, tu non fai altro che comportarti da ragazzino, ti svegli sempre troppo tardi, quando sono un passo fuori dalla tua vita…Dimmi comandante, di cosa vuoi parlare…-
- Io…-
- Non ci avevi pensato? Io non so più cosa fare, non so chi tra voi due sia più immaturo. Forse sono io che ho troppa fiducia, non potrò mai avere un rapporto felice e tranquillo. Ora scusami, ma devo lavorare…-
Sbattuto fuori uscì dalla porta della sua migliore amica distrutto. Non si era accorto di tutto quello che le stava causando. Entrò nel suo ufficio, bisognava mettere in chiaro un paio di punti.


Quella sera il colonnello e il comandante non si salutarono. Harm rimase in ufficio a lungo, non se la sentiva di tornare a casa, perchè una volta lì, da solo, sarebbe stato costretto a pensare alla giornata trascorsa. Mac, invece, lasciò molto velocemente il Jag, non aveva voglia di vedere nessuno, primo fra tutti il suo migliore amico.
- Mic…Sei già a casa…-
- Ti stavo aspettando, Sarah… Dobbiamo parlare-
- Sono d’accordo…-
- Mi dispiace essere stato duro con te, in ufficio…-
- Mi hai messo davanti ad un aut-aut…-
- Lo so… Mac io ti amo, sei davvero una donna eccezionale, ma così non va bene…-
- Che cosa intendi dire?-
- Harm ti ama…-
- Harm?-
- Sarà anche un bambino egocentrico e testardo, ma quello che prova per te è sincero…-
- Mic…-
- Non provare a nascondere a te stessa la verità, lo so, non mi hai tradito, ma il tuo cuore non mi appartiene, me ne rendo conto tutte le mattine, quando Rabb entra in ufficio, o tutte le volte in aula. Mac, lui è parte di te…-
- Non so che cosa fare…- Il colonnello Mackenzie era scoppiata in lacrime. Mic le si avvicinò e l’abbracciò stretta.
- Mic, mi dispiace…-
- Sarah, tu lo ami?-
- Credo di sì…-
- Allora dovreste parlare voi due, non ho mai visto nessuno di più imbranato…-
Mic rise quasi un po’ in imbarazzo.
- Ormai dovresti conoscerci…-



 
                     Capitolo IV
 
- Comandante è sicuro della sua decisione?-
- Sì, Signore…-
- Molto bene, le auguro un buon rientro-
- La ringrazio, Ammiraglio-
- Brumby, mi dispiace per il corso degli eventi…-
- A volte decide il destino, ma è giusto così…-
- Buona fortuna, comandante…- Il comandante Brumby uscì dall’ufficio del suo ex-capo. La sera prima aveva rotto il fidanzamento di comune accordo con Mac. Adesso era tempo di tornare in Australia. Prima però volle assicurarsi che Rabb non ne combinasse un’altra delle sue.
- E’ permesso?-
- Mic, speravo non fossi ancora partito, volevo…-
- Non c’è nessun problema Rabb, è giusto così, lo sapevo sin dall’inizio, tu e Sarah siete troppo legati…-
- Mi dispiace…-
- Smettila di scusarti, o mi riprendo la donna che ami!-
- La donna?-
- Ho visto il modo in cui la guardi e gli sguardi dicono sempre la verità…Se ti stai chiedendo dove trovarla, io farei un salto in cucina…- E così, come arrivato, il comandante Brumby uscì dalla vita di tutte quelle persone che lavoravano al Jag. Chiamò l’ascensore. Prima che le porte si chiudessero intravide Rabb: stava andando in cucina.
 
- Cavolo…-
- Lascia ti aiuto io…- Harm raccolse il caffè caduto in terra e ne preparò uno nuovo per entrambi osservando Mac, che nel frattempo si era appoggiata al bancone.
- Stai bene?-
- Ho rotto il fidanzamento con Mic…-
- Sì, lo so. L’ho incontrato poco fa…-
- Noi non cambieremo mai vero?- gli disse mentre lo fissava alle prese con la macchinetta del caffè.
- No, ma ci possiamo provare- le rispose, voltandosi verso di lei.
- Vorrei solo…- continuò il marine, prima di fermarsi e scuotere la testa.
- Cosa vorresti, Sarah?-
- Voglio solo essere felice, dici che me lo merito?- riprese, quasi con una punta di cattiveria.
- Io credo di sì- Le rispose guardandola negli occhi, senza più paura di scoprirsi e rivelarle i suoi sentimenti.
- E tu, che cosa vuoi, Harm?-
- Io voglio soltanto bere con te il primo caffè del mattino, mi basta questo…- lei lo guardò quasi per prenderlo in giro davanti ad una frase come quella, ma lui continuò.
- Ma dev’essere ogni mattina per il resto della nostra vita. Ti va?-
- Vuoi anche un po’ di latte?- gli chiese, trattenendo a stento un sorriso, mentre passandogli accanto lasciava un bacio dolce sulla sua guancia.
  
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