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Autore: SunlitDays    16/09/2014    4 recensioni
Per una volta, è Harry a essere salvato. Da se stesso.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter | Coppie: Harry/Ginny
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Prompt: Harry Potter, Harry/Ginny, qualcosa gli suggeriva che, se Sirius fosse stato ancora vivo, gli avrebbe detto che da suo padre aveva ereditato anche un certo interesse per le rosse dal carattere impetuoso
Titolo: The Girl Who Saved Him
Autore: terachan/SunlitDays
Rating: PG 13 / Giallo
Avvertimenti: What if…? in cui Harry non ha mai frequentato Hogwarts e, di conseguenza, mai conosciuto i Weasley.
Wordcount: 1913 (fdp)
Sommario: Per una volta, è Harry a essere salvato. Da se stesso.
NdA: questa fic inizialmente doveva essere solo un flashback, dopodiché sarebbe cominciata la storia vera e propria, ma poi mi sono resa conto che andava più che bene terminarla qui. Ne scriverò il sequel in un futuro non troppo lontano. Spero di aver dato abbastanza elementi per descrivere la vita di Harry in un mondo dove non ha frequentato Hogwarts e, allo stesso tempo, di aver reso la sua “cura” realistica.
NdA2: scritta per l’iniziativa iniziaparole sulla piscinadiprompt.
 


02 maggio 1998
 
Il sole picchiava forte, quel mattino; i suoi raggi s’infrangevano sul Lago Nero e riflettevano negli occhiali del giovane uomo seduto sulla riva, le spalle curve e lo sguardo disperato di chi ha visto troppo nella vita.
 
Il Ragazzo Che È Sopravvissuto Per Vivere In Solitudine.
 
Anni vissuti in reclusione e duri allenamenti — e per cosa? Era bastato un elementare incantesimo di disarmo per sconfiggere l’uomo — il mostro — che gli aveva portato via tutto. Perfino il suo sacrificio adesso gli pareva vano. Avrebbe dovuto scegliere di salire sul treno e andare oltre.
 
Il Ragazzo Che È Sopravvissuto Per Diventare Un Soldato Assassino.
 
Harry si rigirò la Bacchetta di Sambuco tra le mani, chiedendosi quale fosse, adesso, il suo posto in quel mondo. Aveva adempiuto la Profezia, cosa gli era rimasto ora?
Alle sue spalle, nella Sala Grande della scuola che non aveva mai avuto il permesso di frequentare, c’erano centinaia di volti sconosciuti pronti a offrirgli la loro gratitudine, ad arrabattarsi la sua simpatia e i suoi favori, desiderosi di toccare un piccolo prezzo del Salvatore del Mondo Magico.
A Harry non importava nulla. Che senso aveva tutto ciò? Erano tutti morti. Non c’era nessuno a casa ad aspettarlo. Tutti quei maghi e quelle streghe — nessuno aveva idea di chi fosse davvero Harry Potter.

 
Il Ragazzo Che Non Aveva Più Motivo Di Vivere.
 
La Piovra Gigante allungò i suoi tentacoli come cercando di catturare i caldi raggi del sole nelle sue ventose; da qualche parte, nella Foresta Proibita, una cicala friniva; da Hogsmeade giungevano gli scoppi dei fuochi d’artificio e i rumori dei festeggiamenti; Harry si rigirò di nuovo la Bacchetta di Sambuco tra le mani e si chiese se questa volta avrebbe funzionato contro il suo Master.
 
Il Ragazzo Che Si Era Arreso.
 
Poggiò la punta della bacchetta sulla sua fronte, chiuse gli occhi e pensò a Sirius, a Remus… alla famiglia che gli era stata tolta troppo presto...
«Avad—»
«Che fai?»
Harry si abbassò, rotolò sull’erba umida e nello stesso istante era già in piedi, la bacchetta pronta e la Maledizione che non aveva mai osato utilizzare ancora sulle labbra.
Si fermò giusto in tempo.
La ragazza che aveva parlato era in piedi sull’erba alta e lo guardava con occhi dilatati. Anche lei aveva tirato fuori la bacchetta. Era bassa e minuta, i vestiti logori erano sporchi di sangue e umidi di sudore. I capelli, lunghi e disordinati, erano diventati quasi bianchi per tutta la polvere che avevano raccolto. Harry suppose, a giudicare dalle lentiggini sul suo piccolo naso, che dovessero essere rossi.
Una Weasley, tirò a indovinare.
Abbassò la bacchetta. «Sei pazza a camminarmi di soppiatto alle spalle? Avrei potuto seriamente farti male» accusò, ma era con se stesso che era arrabbiato. Il fatto che lei fosse riuscita a coglierlo di sorpresa, e in quel particolare momento per giunta, lo imbarazzava terribilmente. Preferì non pensare a cosa sarebbe successo se avesse finito di pronunciare la Maledizione.
Gli occhi della ragazza, dapprima un filino impauriti, divennero due fessure. Mise via la bacchetta, ma il linguaggio del suo corpo lasciava ben intendere quanto fosse irritata con Harry.
«Io non stavo facendo assolutamente nulla di soppiatto. Non è colpa mia se tu mi davi le spalle ed eri troppo distratto a... fare quello che stavi facendo per renderti conto che c’era qualcuno dietro di te.»
Colpito e affondato.
Harry provò a immaginare cosa gli avrebbe detto Sirius in quel momento. L’avrebbe preso in giro (Stai perdendo il tuo tocco, Ramosina) o l’avrebbe rimproverato? (Non devi mai abbassare la guardia, Harry. Mai! Dietro quell’ape che svolazza in giardino potrebbe esserci un Mangiamorte pronto a portarti via da me). Poi pensò che in fondo non aveva più importanza. Sirius era morto. E Harry non stava cercando di metter fine alla propria vita un attimo prima?
Consapevole di averlo colpito nel vivo, la ragazza sorrise con evidente soddisfazione e gli fece un cenno con la mano. «Spostati un po’.»
Harry obbedì, confuso, finché non la vide sedersi sul Mantello dell’Invisibilità che lui aveva lasciato sul terreno. «Ehi!» la redarguì. «Quello è il mio Mantello.»
La ragazza abbassò lo sguardo e toccò con due dita la stoffa argentea. «Già, il tuo famoso Mantello dell’Invisibilità. In tutti i poster sulla tua taglia si raccomandavano sul fatto che ne possedessi uno.» Alzò la testa e si coprì gli occhi dal sole con una mano per guardarlo meglio. «Ma tu sei diverso dalla foto. Lì sembri più giovane.»
Harry scrollò le spalle e si sedette di nuovo sulla riva, avendo cura di lasciare almeno un metro di distanza tra loro. Avrebbe voluto girare sui tacchi e andarsene, ma neanche morto avrebbe lasciato il suo prezioso Mantello in giro. «È una foto scattata quando avevo tredici anni. I Mangiamorte non sono riusciti a trovarne una migliore» disse, con un certo compiacimento. Gli venne in mente il giorno in cui quel giornalista del Profeta l’aveva scattata: era stata una di quelle rare volte in cui Sirius gli aveva permesso di girare liberamente per Diagon Alley, senza scorta e Mantello. Si trovavano lì per comprare il regalo che Harry tanto agognava: la Firebolt. La libertà era l’unica cosa che Sirius non gli aveva mai concesso.
La ragazza annuì. «Il tuo aspetto fisico è sempre stato soggetto di congetture nel bagno delle ragazze. Romilda Vane sosteneva che tu fossi alto almeno due metri, fossi pieno di muscoli e avessi una fossetta sul mento.» Si sporse leggermente verso di lui e lo guardò di nuovo attentamente. «Non ci è andata vicina neanche un po’.»
Harry arrossì e non seppe come rispondere, insicuro se quello fosse stato un insulto o no.
Decise di restare in silenzio e tornò a guardare il Lago Nero. Prima o poi la ragazza si sarebbe stancata e l’avrebbe lasciato in santa pace.
Lei non sembrava dello stesso avviso. «Mi chiamo Ginny, comunque» lo informò.
«Harry» rispose lui automaticamente.
Ridacchiò. «Sì, lo so.»
Sentendosi stupido, Harry decise puerilmente di farle vedere che anche lui sapeva chi lei fosse. «Weasley. Ginny Weasley, giusto?»
Lei alzò gli occhi al cielo. «Quanto è fastidioso venir riconosciuti facilmente per uno stupido colore di capelli. Un po' come la tua cicatrice, vero? Immagino che a lungo andare sia stancante avere gente che ti fissa la fronte.»
Sorpreso, Harry annuì lentamente. «Sì, è una vera seccatura.»
Un sorrisino furbo le si formò sulle labbra. «E non è nemmeno la tua caratteristica migliore. Preferisco decisamente la fossetta sul mento.»
A Harry scappò una risata involontaria, il suono gli sembrò estraneo finché non realizzò che era la prima volta che rideva da troppo tempo. Il pensiero lo rese subito serio. L'ultima volta che aveva riso così, Sirius stava prendendo in giro Remus, accusandolo di essere diventato uno di quei papà che camminano per strada con la foto del proprio figlio in mano per mostrarla agli estranei, Remus aveva ribattuto che non era di certo lui ad aver conservato tutti i denti da latte di Harry.
Mancavano ancora tre Horcruxes da trovare all'epoca, Teddy era appena nato e Remus era corso da loro per dare la lieta notizia e chiedergli di fare da padrino al neonato.
È stato davvero solo un paio di settimane fa?
Ginny gli sventolò una mano davanti agli occhi e lui tornò al presente. «Sai, sei più carino quando ridi.» Prima che Harry avesse il tempo di arrossire, aggiunse: «Mio fratello Fred è morto col sorriso sulle labbra.» Lo disse con un'espressione impassibile, ma il lieve tremore nella voce la tradì. E Harry ricordò i due gemelli dai capelli rossi che avevano l’abilità di trasformare le angoscianti riunioni dell’Ordine della Fenice in spettacoli comici. Sirius li adorava e anche Harry, nonostante la sua perenne timidezza di fronte ai suoi coetanei, ci andava d’accordo. Non l’avevano mai guardato come se fosse un fenomeno da baraccone né con riverenza e timore. Ricordò la loro voce su Radio Potter, la loro unica fonte di informazione per mesi. Fu Sirius a finanziare il loro negozio di scherzi.
Sentì una morsa serrargli lo stomaco. «Mi dispiace» sussurrò.
Ginny agitò la mano come per scacciare via le sue scuse. «Quasi tutta la mia famiglia fa parte dell’Ordine della Fenice — beh, tranne me, Ron e Percy, ma io e Ron abbiamo organizzato la resistenza a Hogwarts e Percy… Percy è un’altra storia. E ieri eravamo tutti lì a combattere. Nessuno di noi ha mai creduto che saremmo sopravvissuti tutti. Siamo in nove, sai?» Fece un pausa. Accarezzò i fili d’erba con i polpastrelli, osservandoli con apparente interesse. «Otto adesso» rettificò. Poi finalmente si girò verso di lui e lo guardò negli occhi. «Siamo tornati tutti a Hogwarts consapevoli che sarebbe potuta essere l'ultima volta, ma non abbiamo mai smesso di lottare, di sperare... eravamo tutti pronti a morire perché qualcun altro si salvasse. Non è che faccia meno male così, ma in cuor mio sono certa che Fred adesso sia da qualche parte a festeggiare la nostra vittoria. È felice lì, vero?» Lo guardò come se aspettasse davvero una risposta, e Harry nella sua espressione vide una ragazzina giovane e terrorizzata, e non la donna impavida e sicura di sé che fingeva di essere.
Pensò alla sua, di morte, alla sensazione di pace che aveva provato, come se più nulla potesse fargli del male, come se il solo concetto di dolore fosse un'idea lontana e astratta. Si chiese com'era il King's Cross di Fred Weasley. Un negozio di scherzi forse? A Sirius sarebbe piaciuto.
«Sono sicuro che lui e Sirius stiano organizzando un qualche scherzo geniale lassù» rispose finalmente, la voce roca.
Lei sorrise, gli occhi lucidi ma accesi di una nuova luce. «Sì, sono certa che le stiano combinando di tutti i colori.»
Continuarono a guardarsi negli occhi, dei lievi sorrisi sui loro volti, e Harry si sentì sospeso nel tempo, come se l'eternità fosse racchiusa in quell'attimo, e lui doveva coglierla, farla sua, e custodirla per sempre.
Delle voci non troppo lontane la chiamarono e quel momento, qualsiasi cosa fosse stato, finì.
Ginny si alzò di scatto, raccolse il Mantello e lo scosse per liberarlo dalla polvere e i fili d'erba. «Mi stanno cercando. È meglio che vada a vedere se mia madre ha bisogno di me» disse, porgendogli il Mantello piegato alla svelta.
Harry prese fiato per dire qualcosa, ma lei si alzò sulle punte dei piedi per baciargli fugacemente la guancia e Harry dimenticò anche come si faceva a parlare.
«Buona fortuna, Harry Potter» sussurrò. Si voltò per andarsene, ma fece soli due passi e si girò di nuovo verso di lui. «E fammi un favore: non ti arrendere.»
Dopo che se ne fu andata, Harry restò immobile per un tempo che gli sembrò interminabile. Le parole di Ginny Weasley, il suono della sua voce, i suoi occhi ridenti, tutto si era impresso nella sua memoria come una stampa a caldo. Non lo sapeva ancora, ma avrebbe ricordato quell’ora sulla riva del Lago Nero per sempre.
Quando finalmente si riscosse, scoprì di avere ancora la Bacchetta di Sambuco tra le mani.
La spezzò e ne gettò i pezzi nell’acqua.
Si avviò verso la strada che portava al castello con rinnovato vigore. Avrebbe parlato con tutte le persone che avevano combattuto al suo fianco e avevano creduto in lui fino alla fine, avrebbe offerto le sue condoglianze a chi aveva perso qualcuno, poi si sarebbe fatto un’indegorabile doccia, dopodiché avrebbe finalmente conosciuto il suo figlioccio. Si chiese se per caso Kingsley avesse bisogno di un Auror in più.
Mentre apriva il pesante portone di quercia, pensò che se Sirius fosse stato ancora vivo, gli avrebbe detto che da suo padre aveva ereditato anche un certo interesse per le rosse dal carattere impetuoso.
Harry Potter aveva di nuovo una missione, quella di vivere.
 
   
 
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