Anime & Manga > Naruto
Segui la storia  |       
Autore: Vitya    17/09/2014    9 recensioni
Sasuke odiava quella vita, era paradossale come si fosse trasformato in tutto quello che più odiava, ma tutto era successo a causa di una "serie di sfortunate conseguenze" che, pian piano, aveva smesso di gattonare e ora riusciva a stare in piedi senza il suo aiuto. Il suo nome? Rin.
-Mi scusi, lei chi sarebbe? -
-Piacere di conoscerla, sono Uzumaki Naruto, il maestro di Rin. -
-Era da tanto che non vedevo un maestro così di bell'aspetto. -
Genere: Angst, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Naruto Uzumaki, Nuovo Personaggio, Sasuke Uchiha, Un po' tutti | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Vi. Chiedo. Scusa. Mi dispiace tantissimo! So che è praticamente un mese che non aggiorno ma ho avuto un blocco dello scrittore tremendo >w< 
Negli ultimi giorni, con la minaccia del rientro a scuola, sono riuscita a carburare un po' e alla fine sono riuscita a completare il capitolo. Sono già più soddisfatta dell'ultimo, anche se la parte che aspetto con ansia deve ancora arrivare. Tutto sommato, penso che questa fic sarà abbastanza breve, non penso che andrò i quindici/sedici capitoli. In ogni caso, mi scuso ancora per questo immenso ritardo ç.ç
Vi ringrazio per le recensioni che mi avete lasciato e per essere stati così pazienti e comprensivi ^^ 
Grazie ancora, un bacione, a presto e buona lettura :*
 
Cap 7: Idioti fra amici e parenti
 
-Quando ti ho detto di uscire non si trattava di un invito o di una gentile esortazione; porta il tuo culo fuori dal mio studio, devo finire di lavorare – sbottò Sasuke, riducendo gli occhi a due fessure furenti di rabbia.
In molti gli avevano fatto notare che quando era arrabbiato, quindi molto spesso, i suoi pozzi pece assumevano delle strane sfumature rossastre che incutevano un certo timore. Perché su Suigetsu non avevano effetto? Avrebbe tanto voluto incenerirlo in quel momento.
-Perché, su sette miliardi di persone, proprio lui è il mio migliore amico? – si chiese, iniziando a mordersi i denti – Non potevo scegliere qualcuno più normale?! –
-Oh, andiamo Sasu, guarda che è tutto vero – rispose l’albino, sorridendo come se niente fosse – Numerose ricerche scientifiche dimostrano che una buona vita sessuale riduce lo stress, l’ansia, le possibilità di cadere in depressione e aumenta l’autostima – concluse, annuendo fiero di sé.
-Lo uccido – pensò il moro, cercando di tornare alla sua solita impassibilità – Questa è la volta buona, lo ammazzo sul serio. –
Trattenne un sonoro sbuffo, ritornando al disegno. Guardò le lancette dell’orologio che portava al polso, aveva ancora un po’ di tempo ma doveva gestirlo bene per finire tutto prima dell’arrivo della cliente. Riprese in mano la matita e iniziò a tracciare in silenzio le prime sfumature, ignorando la fastidiosa presenza che continuava a punzecchiarlo per ricevere un po’ di attenzioni. Nemmeno i bambini si comportavano in quel modo, o almeno Rin non l’aveva mai fatto. Si corresse subito, storcendo le labbra in disappunto: Rin era un bambino fuori dalla norma, non poteva certo paragonarlo agli altri mocciosi suoi coetanei. Non lo diceva solo perché era suo padre, però poteva affermare con una punta d’orgoglio che era davvero un angelo, stava sempre al suo posto, non disturbava più del dovuto ed era molto intelligente.
-Probabilmente è già così autonomo perché io non posso dedicargli tutte le attenzioni di cui ha bisogno – commentò amaramente, sapendo che in quei pensieri c’era una buona dose di verità.
Però non poteva proprio farci niente: doveva lavorare, cucinare, tenere in piedi la casa e occuparsi di altre mille questioni, quindi il tempo libero che aveva e che poteva dedicare interamente al bambino era poco, tirando le somme. Anche se tutto quello che faceva, dall’alzarsi la mattina all’ammazzarsi di lavoro, lo faceva per lui. Aveva rinunciato ad avere una vita sociale piena di sbronze e di serate passate fuori, ad avere degli hobby o delle passioni al di fuori del tatuare, all’andare in palestra, e tutto solo unicamente per suo figlio. La sua stessa esistenza, ormai, era focalizzata su di lui. Viveva per Rin e lo trovò molto ironico considerando che lui, fin da quando aveva sedici anni, disprezzava l’idea di sposarsi perché non voleva concentrare la sua vita su nessuno eccetto se stesso. In fondo Suigetsu aveva ragione quando gli rinfacciava che la paternità l’aveva cambiato, anche se non sapeva se in meglio.
-Sasu! – strillò l’albino, risvegliandolo dalle sue riflessioni mentre gli circondava il collo con le braccia, appoggiando il capo sulla sua spalla – Mi stai ascoltando? –
-Ovviamente no – rispose lapidario – Ho altro da fare. –
-Sei cattivo – commentò abbassando lo sguardo viola, mettendo su un finto broncio – E hai pure perso un bottone. -
Il moro fissò il punto indicato dalle dita dell’amico, notando che il bottone della penultima asola si era staccato dalla stoffa della camicia ed era scivolato in una piega dei jeans.
-Stasera lo sistemo – mormorò mentre l’albino lo prese fra l’indice e il pollice, rigirandolo come se fosse stato una pietra preziosa.
-Se vuoi te lo faccio ora io – esordì, scrutando il filo incastrato fra i buchi della plastica nera - C’è ancora il filo. –
-Sul serio? – chiese conferma, spostando lo sguardo sul volto dell’amico, bloccato nell’incavo del suo collo.
-Alzati, ci vorrà un secondo. –
Si alzò dalla postazione da lavoro, considerando che sarebbe stato meglio bloccare subito quel bottone dato che nemmeno ricordava dove avesse messo la scatola con gli aghi e le spagnolette. Sicuramente era ben nascosta nei meandri di chissà quale armadio o cassetto, avrebbe perso più tempo a cercarla che a sistemare la camicia nera che tanto gli piaceva. Gli sembrava incredibile che, forse per la prima volta in vita sua, Suigetsu si stesse rendendo utile. Si ricredette in un istante quando vide che, aldilà delle previsioni, il giovane si era inginocchiato davanti a lui e gli aveva sollevato la camicia di almeno tre dita.
-Ehi, che stai facendo? – lo riprese, fortemente tentato di schiaffeggiarsi per essersi illuso in quel modo – Guarda che sono a lavoro! –
-Non sto facendo niente di quello che pensi, ti ho solo alzato la stoffa così vedo meglio – ribatté, iniziando ad armeggiare col foro nel tessuto che, a quell’altezza, era proprio di fronte ai suoi occhi – Se la tua mente è perversa e sei sessualmente frustato non è colpa mia – continuò, infilando il bottone nel filo che aveva riattaccato.
Fece un altro nodo, assicurandosi di bloccare al meglio il piccolo pezzo di plastica, rigirando il filo con qualche difficoltà. Osservò il risultato compiaciuto e gli richiuse i lembi della camicia, facendo poi scorrere le dita sulla sua pancia ancora scoperta.
-Sei davvero strano, sai, Sas’ke – mormorò l’albino, posando l’altra mano sul fianco nudo – Col corpo che hai potresti avere chiunque, eppure non vuoi nessuno. -
-Dove vuoi arrivare? – gli domandò l’Uchiha senza giri di parole, diventando improvvisamente serio.
-Questo mi fa pensare … non è che ti sei innamorato di me? –
Sollevò gli occhi viola sul viso pallido del moro con il suo solito sorriso di scherno, quello con cui sembrava voler prendere in giro tutto e tutti. “Sembrava”; ormai lo conosceva abbastanza bene per sapere che in fondo lo faceva sul serio. Quella vista rassicurò il cuore di Sasuke: Suigetsu si stava solo comportando da idiota, come sempre.
-In fondo, cosa posso aspettarmi da lui? – si rimproverò, rendendosi conto di quanto fosse tristemente realistica quella considerazione.
-Imbecille – l’apostrofò subito, rilassandosi – Sai benissimo che non posso innamorarmi di te, ce lo siamo promesso. –
-Allora – esordì l’altro, raggiante – Che ne diresti di divertirci un po’ in nome della nostra vecchia amicizia? – propose entusiasta, spostando la mano sinistra dal fianco del giovane alla zip dei suoi pantaloni. Perché, oltre ad essere stupido, era anche un pervertito?
-Ti ho detto che sono a lavoro: se qualcuno ci vedesse sarebbe un bel problem-
Si fermò di colpo, iniziando a sudare freddo. Aveva sentito la maniglia della porta scattare e aveva perso un battito per lo spavento. Chiunque avrebbe potuto fraintendere quella situazione!  Nessuno avrebbe mai immaginato che Suigetsu gli stesse sistemando la camicia e non deliziandosi in chissà quale attività per adulti. Aveva alzato gli occhi sull’ingresso della stanza, sperando che si trattasse di qualche collega comprensivo e non della cliente o, peggio ancora, del suo capo.
-Cazzo, quello mi licenzia! Ti prego, fa che non sia Orochimaru, chiunque ma non Orochimaru! – iniziò a supplicare, cercando di allontanarsi dall’albino che, si era promesso, avrebbe bandito a vita dal suo studio, anche a costo di sparare a vista.
Le sue preghiere furono esaudite, anche se non proprio come desiderava. A fare capolino dalla porta, infatti, non c’era la cliente né Orochimaru, ma nemmeno un suo collega. Si ritrovò davanti una zazzera bionda disordinata e due grandi occhi celesti, spalancati dalla sorpresa, che subito mostrarono il loro imbarazzo. In meno di mezzo secondo, Sasuke bestemmiò contro tutti i santi del Paradiso: perché proprio Naruto? Avrebbe preferito ritrovarsi di fronte la cliente, piuttosto.
-Oddio, scusate! – mormorò imbarazzato, sbattendo la porta con le guance tutte rosse prima che il moro potesse ribattere qualcosa per giustificarsi.
-Questo è un incubo! – pensò l’Uchiha, non sapendo se disperarsi o tentare direttamente il suicidio.
-Che succede? – domandò Suigetsu, ignaro di tutto, che intanto appariva tranquillo e rilassato mentre il tatuatore stava seriamente meditando il suo omicidio.
-SPARISCI!! – sbraitò, furente di rabbia. Se avesse potuto, avrebbe incenerito quel demente solo con lo sguardo.
 
***
 
-Avanti Naru, non stavano facendo niente di strano … - cercò di convincersi il biondo, non riuscendo a dimenticare ciò che aveva appena visto.
Quel ragazzo dai capelli bianchi e Sasuke … e stava facendo … a Sasuke …  Ah! Non poteva nemmeno pensarci, arrossiva al solo pensiero! Va bene che ormai era un adulto, però non si sarebbe mai aspettato di assistere ad un simile spettacolo in un posto del genere. Chissà chi era quel tizio albino. Un cliente? Di certo l’Uchiha doveva avere molti pretendenti che gli andavano dietro. Oppure era qualcos’altro? In fondo sapeva che il moro era omosessuale, non se fosse già impegnato con qualcuno. Quando aveva scoperto che anche lui era dell’altra sponda non aveva nemmeno considerato l’idea, anche se sembrava essere totalmente assorto da Rin per dedicare le sue attenzioni anche ad un altro uomo. Possibile che quello fosse il suo fidanzato? Questa considerazione gli fece un po’ rodere il fegato: non poteva negare che la sua fosse tutta invidia. Faceva male dover accettare la realtà dopo essersi illuso di avere almeno una possibilità.
-È un vero peccato – sbuffò, appoggiando le spalle al muro.
Adesso che doveva fare? Di bussare e chiedere il permesso di entrare non se ne parlava neanche. Era troppo in imbarazzo per fare qualcosa, però non poteva nemmeno restare lì ad aspettare come se niente fosse successo.
-SPARISCI!! – un grido disumano, proveniente dall’interno dello studio, lo risvegliò dalle sue riflessioni facendolo preoccupare parecchio. Quella era senza dubbio la voce di Sasuke.
-Ehi, non fare lo stronzo! – rispose un’altra voce in disappunto mentre la porta della stanza veniva spalancata di colpo.
Intravide il giovane albino cercare senza troppo impegno di opporsi all’Uchiha, anche se sembrava farlo solo per indispettirlo. Il tatuatore dal canto suo era sull’orlo di una crisi nervi, tanto che cacciò via il presunto fidanzato con un calcio. Che razza di relazione avevano quei due?
-Non sembrano affatto una coppia normale – commentò perplesso il biondo mentre una goccia di sudore gli scivolò giù dalla fronte.
Il moro sollevò lo sguardo su di lui, non riuscendo a fermare un sospiro; perché era così esasperato?
-Naruto – lo chiamò, massaggiandosi la fronte con due dita nella speranza di calmarsi – Ti prego, non farti strane idee … - continuò per poi essere bruscamente bloccato dal ragazzo dagli occhi viola.
-Tu sei Naruto? – esordì quello, incredulo. Perché era così entusiasta?
-A questo manca qualche rotella – pensò l’Uzumaki, trovando qualcosa di strano nel suo sorriso malizioso – Sarà per i denti appunti? –
-Il maestro di Rin? – chiese conferma, sempre più su di giri.
-Ho quasi paura di rispondergli – si disse, non riuscendo nemmeno ad immaginare la sua reazione. Quel tizio non era affatto rassicurante.
-S-Sì, sono io – pigolò, arretrando inconsciamente di un passo.
-Wow – commentò, spalancando la bocca – Così finalmente ci conosciamo! Sas’ke non ha fatto altro che parlare di te in questi giorni, quindi ero davvero curioso di vederti! – iniziò a parlare, squadrandolo da diverse angolazioni – Ho pensato che dovessi essere una vera bomba sexy per ridurlo in quello stato però hai anche un non so che di tenero … - storse le labbra, ignaro del crescente pericolo al suo fianco – Forse sono gli occhi, sembrano quelli di un bambino. Oppur-
-Suigetsu – lo riprese il moro, con un tono di voce proveniente dal più profondo girone degli Inferi.
Lo guardò con due tizzoni ardenti al posto degli occhi, trasmettendo uno strano alone di furia omicida; persino Naruto stava iniziando a preoccuparsi per la sua incolumità. Di solito l’Uchiha era sempre così impenetrabile e inespressivo e gli faceva uno strano effetto vederlo così, così, così pronto ad ammazzare qualcuno. Avvertendo l’imminente crisi del giovane, l’albino si affrettò ad andarsene, senza scomporsi troppo.
-Bene, direi che ho messo Sasu abbastanza in imbarazzo – disse, fiero della reazione del moro, continuando a sorridere – è stato un piacere conoscerti. In caso vi andasse di fare una cosa a tre, non esitate a chiedere – concluse con un’alzata di spalle, salutandoli con la mano.
Il biondo, sconvolto per quelle parole, spostò lo sguardo sul giovane davanti a sé. Non si sarebbe sorpreso se avesse iniziato a tirare pugni contro il muro fino a lasciarvi un buco. Teneva gli occhi chiusi cercando di rilassarsi e stringeva morbosamente le dita tanto che le nocche gli erano diventate bianche e, anche se cercava di nasconderlo, si stava mordendo i denti. Prese un respiro profondo, soffiando la rabbia fuori dalle narici un po’ arrossate.
-Vogliamo entrare nello studio? – gli domandò sollevando le palpebre, nascondendo la sua irritazione dietro ai bei occhi scuri.
Annuì in risposta, attraversando la porta che l’Uchiha gli aveva aperto. Prima era scappato così in fretta e non si era potuto osservare intorno, invece ora guardava ogni angolo curioso, quasi come facevano i suoi alunni quando li portava in qualche posto che non conoscevano. Sulle pareti poté trovare appese alcune foto dei lavori che l’artista aveva realizzato o anche alcuni schizzi preparatori particolarmente ben riusciti. Attaccata alla parete sinistra c’era un tavolo da lavoro dove erano appoggiati dei fogli da disegno con dei colori, una gomma e alcune penne dalla punta sottile. In un angolo, su un’altra postazione, c’era la macchinetta per tatuare collegata al pedale, una scatola piena di guanti sterili e del disinfettante. Al centro, ovviamente, c’era una comoda postazione per i clienti con accanto uno sgabello in pelle nera.
-Accomodati – l’invitò il moro, prendendo posto sulla sedia girevole davanti alla scrivania.
L’Uzumaki si sedette direttamente sul comodo lettino per i clienti notando che sulla scrivania c’era un portafoto in parte nascosto dal kit da disegno, dentro il quale l’Uchiha stringeva in braccio suo figlio. Sorrise senza rendersene conto.
-Naruto, ascolta – disse il tatuatore, sospirando lievemente. Anche se non lo dimostrava, doveva trovarsi davvero in imbarazzo per quello che era successo prima – Non farti strane idee: posso assicurarti che non stava succedendo niente poco fa. –
Il biondo arrossì nuovamente al pensiero: com’era possibile che non stavano facendo niente? Quello che aveva visto era stato parecchio esaustivo. Alzò lo sguardo, sentendosi osservato, e incontrò quello del giovane. I suoi occhi scuri sembravano sinceri, però poteva darsi che fosse bravo a mentire. No, non credeva che Sasuke fosse quel tipo di persona che mente quando ti guarda dritto in faccia, lo poteva leggere in quelle lucide perle nere.
-Va bene – rispose, ricambiando lo sguardo – però ora possiamo parlare d’altro? – cambiò discorso, non riuscendo a non arrossire. Ma stava prendendo colore per quella situazione o perché sapeva che tutta l’attenzione dell’altro era focalizzata su di lui?
-Si, hai ragione. Dimmi, che ci fai qui? –
-Voglio farmi un tatuaggio – mormorò il maestro – Il tuo capo ha troppi appuntamenti quindi mi ha detto di venire qui e mi ha rassicurato che avresti fatto un buon lavoro. Però non avevo idea che si trattasse proprio di te – ammise.
-È il tuo primo tatuaggio? – chiese il moro, ottenendo un cenno affermativo  in risposta – Che cosa ti vorresti fare? – continuò prendendo dalla scrivania il blocco da disegno. Lo aprì e lo posò in grembo, cercando una matita mentre aspettava che iniziasse a parlare.
Ecco, ora veniva la parte difficile.
-Vorrei un demone-volpe. –
-Un demone-volpe? – domandò aggrottando le sopracciglia sottili, guardandolo incuriosito - Perché? – 
- È una storia molto lunga … -
-Raccontamela – ordinò categorico, accavallando le gambe – Più cose so più il tatuaggio sarà significativo. –
Sentendo quella spiegazione, Naruto si convinse. Anche se ad alcuni sarebbe sembrata un racconto molto stupido, aveva la sensazione che l’altro l’avrebbe perfettamente capito. In fondo, quello che voleva era qualcosa con un forte significato simbolico, quindi non poteva restare zitto.
-Devi sapere che mio nonno materno era giapponese – iniziò a parlare – Mia madre è sempre stata molto legata alle sue origini orientali, soprattutto alla mitologia. C’è una storia che mi raccontava spesso quando ero piccolo. In antico e prospero villaggio l’unico pericolo che minava la pace degli abitanti era un demone malvagio che aveva assunto le sembianze di una grande volpe arancione con nove lunghe code. Per evitare che portasse caos e distruzione, il capo del villaggio riuscì a sigillare questa creatura dentro un bambino rimasto orfano, che però crebbe nella solitudine e nel disprezzo perché tutti erano spaventati da lui – si fermò un attimo a guardare il bel viso dell’Uchiha, che l’ascoltava in silenzio, senza interromperlo -Quando però una grande guerra minacciò nuovamente la pace, colui che si mise in prima fila per difendere le mura fu proprio quel bambino, ormai diventato un uomo. Infatti con la sua gentilezza era riuscito ad andare oltre l’indifferenza della volpe e a diventare amico di quel demone che abitava dentro di lui, spazzando il sigillo d’odio che la incatenava dentro di lui. In questo era stato davvero unico, perché mai nessun altro umano era riuscito a legare con quella creatura, tutti volevano solo comandarla perché timorosi del suo potere. Così grazie al potere della volpe finalmente tornò la pace il giovane diventò il nuovo capo villaggio, fu amato e rispettato da tutti e nessuno temeva più che il demone potesse far loro del male – continuò, sorridendo lievemente – Quando sono nato i miei genitori mi hanno dato lo stesso nome di quel bambino così che io potessi crescere con grande forza di volontà e gentilezza, per questo sono molto legato a questa leggenda. Insomma … tutto questo racconto mi ha spesso incoraggiato nei miei momenti peggiori, quindi lo voglio inciso sulla pelle. –
-È una bella storia – commentò il moro, stringendo la matita fra le dite affusolate – Quindi vorresti questa grande volpe arancione con nove code, dico bene? –
-Sì, esatto. –
Il giovane, per un brevissimo istante, storse le labbra, pensieroso. L’Uzumaki capì che c’era qualcosa che non lo convinceva. Pensava che si trattasse di una cosa stupida?
-L’idea è carina, però è un po’ piatta per fare un lavoro davvero speciale – esordì dopo qualche secondo di riflessione – Immagino che tu voglia qualcosa con un forte significato simbolico dato che per è così importante, quindi che ne dici se inserisco anche te nel tatuaggio? –
Naruto spalancò gli occhi azzurri per la sorpresa: non aveva mai neanche preso in considerazione una simile idea.
-Sì, sarebbe fantastico – rispose entusiasta.
-Che altro vorresti? – continuò a domandare il moro – Vuoi che il tutto sia molto intimo, calmo e fiabesco o preferisci qualcosa di più “ad effetto”? – fece le virgolette con le dita.
-Non mi piace l’idea del fiabesco … - mormorò, accigliato – Vorrei qualcosa che rendesse la forza del demone, però al tempo stesso la sua unione col protagonista … - iniziò a gesticolare, cosa che faceva spesso quando aveva molte cose in mente e non riusciva a dirne nessuna – So che sembrerà scontato, ma voglio qualcosa di davvero molto bello. –
Il tatuatore si fermò a riflettere, portandosi la matita alle labbra. Gesto che, nonostante fosse fatto con naturalezza, regalava al profilo della bocca un’ulteriore eleganza, rendendola più invitante di quanto già non fosse. Si morse leggermente il labbro, in cerca di qualche altro dettaglio da inserire nel disegno.
-La volpe era racchiusa dentro l’umano, giusto? – chiese conferma – Però dopo che diventano finalmente amici non c’è più un rapporto di prigionia ma di collaborazione; perciò che ne diresti di focalizzarti sul momento in cui il demone viene liberato dal sigillo? Ho già in mente qualcosa, anche se adesso non ho il tempo materiale per farti un bozzetto, fra qualche minuto deve venire un’altra cliente che devo tatuare. –
-Mi piace l’idea, però non mi convince moltissimo – ammise, un po’ scettico – non riesco ad immaginare il disegno. Comunque posso ripassare un’altra volta e ne riparliamo con più calma, capisco di essere piombato un po’ all’improvviso.-
-Assolutamente – lo rassicurò Sasuke, fermandolo – Facciamo così, ti faccio avere uno schizzo già nei prossimi giorni, poi mi dici che ne pensi e ci lavoriamo su – propose.
-Sul serio? –
Il moro annuì, annotando qualche dettaglio sull’album, in modo da ricordarsi tutto quando avrebbe dovuto iniziare a disegnare.
-Dove vorresti farlo? –
 
***
 
“Karin hai visto il trailer del film di cui ti parlavo? Che ne dici di andare a vederlo al cinema?”
-Maledetto idiota – pensò la ragazza dai capelli rossi, sbuffando. Perché suo cugino era sempre in ritardo? E pensare che era stato lui ad invitarla.
-Ma perché ho accettato? Sarà terribilmente palloso uscire con Naruto – commentò fra sé, guardando l’orologio –Ah già, perché a casa mi annoiavo.
Era da circa una settimana che non usciva se non per andare all’università o fare la spesa, però non ce la faceva proprio a stare troppo tempo fuori casa. Per andare dove, poi? E, cosa più importante, con chi? Non era mai stato un tipo socievole e il suo caratteraccio aveva tenuto alla larga buona parte dei suoi coetanei fin da quando ne avesse memoria. Non che la cosa le dispiacesse troppo. Solo un bambino, sempre calmo e gentile, aveva voluto diventare suo amico.
-Devo smetterla di pensarci – si rimproverò, abbassando lo sguardo – Ormai Juugo non c’è più.-
Che stupida che era, piangeva ancora per questa cosa anche se era passato quasi un mese. Avrebbe dovuto asciugarsi le lacrime, rialzarsi ed andare avanti così come aveva sempre fatto finora. Però era davvero difficile senza di lui; in fondo, era il suo migliore amico.
-Adesso basta! – si disse, asciugandosi gli occhi umidi – Ho altri problemi a cui pensare! – aggiunse, sentendo una terribile fitta al cuore. Era proprio vero che i guai non vengono mai soli.
Strinse con forza il pugno, promettendosi che avrebbe sistemato tutto. Era andata in ospedale e il medico le aveva detto che non ci sarebbero state complicazioni, quindi ora doveva solo aspettare. A proposito di aspettare, che fine aveva fatto suo cugino?
-Di sicuro mi ha chiesto di uscire perché è preoccupato per me, quello scemo non cambia mai. –
Aveva capito subito le sue intenzioni, già quando le aveva telefonato. Quelle parole le erano suonate tanto come “Ehi, so che sei a casa e sei depressa e mi fai un po’ pena, quindi ti offro un mio pomeriggio per farti svagare un po’”. Odiava quella compassione gratuita e, sul momento, era stata molto tentata di chiudergli il telefono in faccia e mandarlo al diavolo, ma non poteva negare che, in fondo, Naruto ci aveva visto giusto. Lo faceva sempre, era dannatamente bravo a leggere le persone capendo i loro sentimenti. Che frustrazione!
-Karin! – la chiamò una voce in lontananza e, dall’altro lato della piazza, vide una chioma bionda correre verso di lei.
Il giovane si fermò davanti a lei, piegandosi sulle ginocchia per riprendere fiato dopo la corsa fatta. No, non era cambiato affatto da quando era bambino, neanche allora arrivava in orario agli appuntamenti. Per fortuna era stata abbastanza saggia da fissare l’incontro trenta minuti prima che iniziasse il film.
-Scusa il ritardo – mormorò il cugino, sollevando lo sguardo celeste su di lei – Sono rimasto bloccato nel traffico. –
-Lascia stare, idiota – rispose, sistemandosi gli occhiali rossi che le erano scivolati sul profilo sottile del naso – Andiamo, o faremo tardi. –
 
Mai, prima di allora, Karin aveva sofferto tanto il mal di testa in vita sua. Non era il tipico dolore che veniva a fitte ed impediva di pensare anche alle cose più semplici; era come se avesse avuto una cappa attorno al cervello che le torturava i neuroni. In più, in quel cinema faceva un caldo tremendo. La stanza era strapiena, non avrebbe mai creduto che tanta gente sarebbe venuta per quello stupido film. Probabilmente era perché i due protagonisti erano piuttosto famosi, oltre che di bella presenza. Eppure nessuno sembrava patire tanto il caldo quanto lei. Naruto, ad esempio, guardava lo schermo tranquillo, senza dimostrare alcun fastidio.
-Che afa – pensò, bevendo l’ultimo sorso d’acqua che era rimasto nella sua bottiglietta – Potevano aprire i condizionatori, che bastardi – si lamentò fra sé, sospirando quando l’ultima goccia le scivolò sulla lingua.
Cercò di resistere un altro paio di minuti, concentrandosi sulla trama nella speranza che le facesse dimenticare il caldo e la sete. Si asciugò la fronte sudata, spostando i lunghi capelli rossi dal viso appiccicoso. Le mancava l’aria, stava davvero impazzendo dentro quella sala. Perché erano tutti a proprio agio e lei era l’unica a stare male?
-Naru, vado a comprarmi i pop corn – sussurrò al cugino, osservando il corridoio vuoto accanto a sé.
Per fortuna era stata abbastanza saggia da sedersi negli ultimi posti della fila, così sarebbe potuta uscire senza dover prendere ginocchiate nelle cosce dalle altre persone. Chissà, magari mangiando e bevendo qualcosa si sarebbe sentita meglio. Anche perché stava morendo di fame.
-Ma ti perdi la scena – rispose il biondo, spostando lo sguardo azzurro su di lei.
-Non è importante – ribatté, sollevandosi dalla poltrona.
-Come se mi importasse del film – commentò, alzando un sopracciglio.
– Faccio subito – esordì, trattenendosi dall’esprimere a voce alta i suoi pensieri.
Appena le gambe si staccarono dal morbido sedile, sentì una fitta più forte colpirle le tempie. Si portò istintivamente le mani alla testa per massaggiarle ma, quando abbassò lo sguardo cremisi, vide il pavimento girare sotto i suoi piedi. O forse era lei che girava? Non lo aveva capito bene, si era solo resa conto che due braccia l’avevano presa al volo prima che finisse sul pavimento, poi aveva avuto solo la forza di abbassare le palpebre, diventate improvvisamente pesanti.
-Che … che succede? -
  
Leggi le 9 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: Vitya