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Autore: RosenrotSide    02/10/2008    3 recensioni
Bill Kaulitz non è uno stinco di santo, suo fratello Tom non scopa come un riccio, il timido Gustav non è poi così timido e quando vuole parla a raffica e Georg Listing, l'hobbit che tutti prendono di mira, è quello più furbo e che conquista più ragazze. Se erano questi i ragazzi che conoscevate, dimenticateveli. Io che lavo la loro biancheria tutti i giorni posso giurarvelo davanti ad ogni Dio esistente.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tokio Hotel
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Ah rieccola XD Spazio per le recensioni:

miss hiphopspero che tu non sia morta nell'attesa, l'astinenza è una brutta cosa XD Grazie mille per i complimenti, sempre graditi.
Arina, le mamme sono le solite u___u Tom, nonostante la buona volontà, mi sa che non riordinerà mai niente, ma c'è Anya per questo XD Povero ragazzo, che ci volete fare?
_ToMSiMo_,  che bello rivederti tra le recensitrici, ovviamente sei perdonata, a me basta che leggi e che ti piaccia. Un bacio!
pazzerella_92, cerco sempre di aggiornare il primo possibile! Anche da questo commento torno a criticare Tom: solo lui poteva dividerli XDD Quell'antipatica di Natasha... chissà...
Ladynotorius, *___________________*
Non ti sei affatto resa ridicola, anzi, mi hai fatto un'immenso piacere. Sono contentissima che tu abbia letto la mia storia e sono contenta che ti sia piaciuta. Per quanto riguarda la scena tra Anya e Bill, non per vantarmi, è la migliore che abbia mai scritto, mi sono commossa a scriverla e il fatto che abbiate apprezzato quel suo "diverso" dalle solite scene di sesso è stato per me fantastico!
Ora, solo una cosa che non ho ben capito XD Perchè io sarei Charlie?
Il mio nick nei forum e su msn, è vero, è Charlie, è un soprannome che mi hanno dato tempo fa e ho deciso di darlo alla Charlie in questione, ma io non ho niente a che vedere con lei XD Nè fisicamente (io assomiglio molto di più ad Anya, almeno, come colori, come viso è tutta un'altra questione) nè penso caratterialmente. Qualcosa in comune l'abbiamo, ma nessuno dei personaggi di questa storia è un mio surrogato u___u E' ovvio che trasmetta loro, magari anche senza l'intenzione, alcune mie caratteristiche, ma io non sono nè Anya, nè Charlie nè tanto meno Mimi.
Però, mi piacerebbe un casino essere Charlie *-*
Grazie ancora Ladynotorius, è stata una fantastica recensione, grazie davvero tantissimo <3

Ora, per chiarirvi un pò le idee sui personaggi di questa storia, ho deciso di farvi vedere i modelli che li rappresentano. "Modelli" perchè prima li ho creati su carta, poi ho cercato qualcuno che potesse assomigliare loro. Non esiste la copia perfetta, perchè Charlie, Anya e Mimi sono perfette solo nel mio cuore e nella mia testolina.

Anya

Charlie

Mimi

Dopo ciò, ecco il capitolo u___u


19.
Unforgiven*

 

Da ormai più di venti minuti erano chiusi nella sala riunioni dell’appartamento di Amburgo, piuttosto stretta per tutti loro, perchè David stava tenendo loro un amabile discorsetto spaccanervi sull’imminente futuro dei Tokio Hotel, aggiornandosi di continuo con il suo fidato BlackBerry, che per i ragazzi sembrava emanare nel suo splendore un luccichio alquanto sinistro, simbolo di una sola cosa: lavoro. Questa volta, però, la parola lavoro era accostata ad un’altra molto più piacevole: tour.
Durante quegli interminabili minuti a cui anche Anya era stata costretta ad assistere, la ragazza aveva dovuto combattere una battaglia ben più snervante che il discorso di David. Non c’era verso a farglielo capire.
Quella mattina, Tom era finalmente rientrato a casa Kaulitz dalla sua serata con Andreas e gli altri e aveva trovato prima Bill, seduto in soggiorno a guardare la televisione e poi Anya, appollaiata sul tavolo della cucina con una tazza in mano e Simone lì vicino; nonostante stesse morendo di sonno, non potè fare a meno di sorridere della scena, irritando la ragazza, che lo aveva subito fulminato con lo sguardo. Tom aveva alzato le mani come a dichiararsi innocente ed era scappato dalla cucina prima che sua madre iniziasse a fargli la paternale, fiondandosi sul divano accanto a Bill. Anche il fratello si era irritato non poco davanti alla faccia del suo omonimo distesa in una smorfietta saccente e alquanto divertita.
Dopo alcuni minuti, in cui la faccia di Tom parve irrimediabilmente essersi congelata in quell’espressione per il resto dei secoli, Bill aveva sbottato: -Cos’hai da guardarmi così?-
Per tutta risposta, Tom aveva alzato due volte le sopracciglia rapidamente, facendo cenno con la testa alla porta chiusa della cucina; Bill aveva sbuffato sonoramente, prima di sciogliersi in un sorriso, troppo eccitato per fingersi sdegnato con il fratello per la sua scenetta irritante.
-Ebbene?- lo aveva incoraggiato Tom –Com’è andata?-
Bill aveva preso fiato e poi aveva iniziato a raccontare tutto al suo gemello; tutto, tranne alcuni dettagli, fissi nella sua memoria, che mai e poi mai avrebbe condiviso a parole con lui, ma bastava la sua espressione beata a trasmetterli quasi come un fax alla mente di Tom, che si stropicciava compiaciuto le mani.
-Ma quanto siete stati là sopra?-
-Quando siamo scesi, era già buio da un po’-
-Come prima volta con lei, va bene- si congratulò Tom –tenendo conto del fatto che ce ne saranno altre, no?-
-Credo proprio di sì!- annuì Bill, convinto.
-E lei come ha reagito?-
-Bene, come avrebbe dovuto reagire?- chiese il moro, un attimo interdetto.
-No, va bè, intendo dopo, dopo il tutto, quando è venuta in camera da te- si spiegò meglio Tom, sbuffando.
-Non ha reagito, è stata normale- ci rifletté un attimo Bill –Bè, ovviamente dopo avermi dato dello scemo per non aver capito che nostra madre ci aveva scoperti, cosa di cui sono ancora convinto-
Tom si sistemò la visiera del cappellino, contrariato.
-Male- fu l’unica risposta che diede allo sguardo interrogativo del fratello.
-Come male? Ma se non poteva andare meglio di così!- esclamò Bill.
-Eppure certe cose dovresti saperle, caro mio, si vede che l’amore ti ha un po’ annebbiato i ricordi: cosa fa ogni singola ragazza di questo pianeta dopo il sesso? Dopo le coccole e stronzate varie?- gli chiese il rasta, come se stesse ponendo una domanda particolarmente facile ad un alunno nell’ora di storia. Bill non gli seppe rispondere, beccandosi un’occhiataccia.
-Cerca conferme! E Anya non l’ha fatto- gli ricordò Tom. Bill fissò il gemello, capendo improvvisamente.
-Oh no- biascicò.
-Oh sì! E le conseguenze di ciò possono essere molto varie, spero tu sia pronto ad accettarle o chiuderla prima ancora di iniziare a crederci, capito?- gli spiegò Tom, funesto.
Bill non seppe rispondere neanche questa volta. Mezz’ora dopo, ricevuta una chiamata di David, i due gemelli e Anya, seduta sul sedile anteriore della Cadillac, raggiunsero il più discretamente possibile lo studio di Amburgo per ritrovarsi con gli altri. Appena oltrepassata la soglia, poterono constatare i danni della scorsa serata di baldoria: Georg aveva due grandi occhiaie scure, proprio come Tom; evidentemente, entrambi non avevano dormito molto quella notte. Gustav, invece, era come al solito sveglio e rilassato e, seduta di fronte a lui sul divano, c’era Natasha, con la chiara faccia di chi aveva passato ore a vomitare per la sbornia. La bionda beveva poco e saltuariamente, ma ci aveva pensato Tom a darle il drink di troppo e spedirla per tutta la serata nella terra di non ritorno degli ubriachi e ogni volta che la ragazza chiedeva se sapessero qualcosa di Anya e Bill, le veniva allungato senza sospetti un Martini in più. La storia che Tom aveva rifilato a tutti quanti, con complicità di Andreas, era che suo fratello si era sentito poco bene e Anya non era venuta con loro perché non ne aveva alcuna voglia.
Nell’attesa che David e Dujna li raggiungessero nello studio, i sei ragazzi si erano piazzati davanti alla televisione e lì era iniziata la lotta di Anya: per prima cosa, dopo aver salutato la cugina con un abbraccio, aveva dovuto raccontarle che si era fermata a casa Kaulitz perché nessuno le aveva potuto dare un passaggio fino in stazione ed era per quello che era arrivata con i gemelli, che non si facesse delle strane idee. Aveva adottato un sorriso di circostanza mentre raccontava con aria innocente alla cugina la sua versione dei fatti, ma lo stomaco le si era attorcigliato dolorosamente nel fingere.
Era questo il suo problema: ne era capace, ma le faceva male farlo. Quella notte, addormentata accanto a Bill con un suo braccio sullo stomaco, si era svegliata di colpo e non era più riuscita a prendere sonno, le conseguenze delle sue azioni che si erano fatte prepotentemente spazio nella sua coscienza. Alle due di notte, sveglia, con gli occhi spalancati che guardavano il soffitto, aveva realizzato quello che era successo: era andata a letto con Bill, se l’era scopato di brutto, porca puttana. Eh sì, si era scopata l’oggetto dei desideri di sua cugina e le era anche piaciuto farlo, non se ne pentiva minimamente.
Però, era sua cugina. E lui era solo Bill.
Urgeva una soluzione e anche in fretta, per l’amor del cielo, altrimenti il suo grillo parlante non l’avrebbe più lasciata vivere in pace, facendole pesare quella scopata come l’errore più grande della sua vita e non le sembrava proprio il caso. Doveva solo fingere, fino a nuovo ordine e sarebbe andato tutto bene.
Tom aveva preso posto sul divano accanto alla truccatrice e Bill e Anya erano stati costretti a sedersi vicini sull’altro divano, in compagnia di un composto Gustav che faceva zapping fra i canali; trovato quello che poteva interessargli, il biondino aveva appoggiato la testa sulla mano e si era perso fra i pixel del grande schermo. A poco a poco, la stupida telenovelas che il batterista si era messo a seguire aveva catturato l’attenzione di tutti che, automaticamente, si erano girati verso il televisore e stavano assimilando piano piano la storia a forza di flashback dei personaggi. Bill si era accomodato sul divano, accoccolandosi vicino ad Anya per poter allungare le gambe sul sofà e aveva portato una mano oltre il cuscino dietro le sue spalle. La ragazza era rimasta immobile ed indifferente, almeno fino a quando non aveva sentito la testa di Bill posarsi sulla sua spalla e il suo braccio scenderle lungo la schiena, dietro di lei. Si era subito scostata con un’occhiata di rimprovero al ragazzo e si era allontanata da lui, cercando di fargli capire con lo sguardo che non era proprio il caso che si facessero vedere da tutti. Bill le aveva lanciato uno sguardo sconsolato e poi si era di nuovo raddrizzato, stringendole per un attimo la mano. All’arrivo di David, i sei ragazzi avevano dovuto spegnere la televisione e seguirlo nella sala riunioni e lì, Anya aveva passato venti minuti ad intimare a Bill sottovoce di spostarsi un po’ con la sedia, evitare di toccarle la schiena o la gamba con una mano e di crollarle addosso addormentato, approfittando del fatto che il discorso del manager stava annoiando tutti.
-Bene, come voi sapete, ora inizierà il tour- era finalmente arrivato a dire David, dopo aver parlato senza sosta dell’America, dei suoi progetti andati a buon fine e blablabla. Con la parola tour, riuscì a conquistare l’attenzione di tutti i presenti, che si raddrizzarono sulle sedie e cacciarono il sonno con uno scossone deciso del capo. Per la centesima volta, Bill spostò la sedia verso Anya, in maniera talmente impercettibile che nessuno poteva accorgersene, nessuno tranne lei che, esasperata, scattò in piedi come una molla al grido di: -Chi vuole un caffè?-
Tutti la trovarono un’idea magnifica, grazie Anya, fecero le loro ordinazioni, chi il cafè, chi un bicchiere di Coca-Cola, e la ragazza si precipitò verso la cucina, tirando il fiato solo alla vista del fornello sporco davanti a sé; ci si appoggiò con entrambe le mani e prese a dare testate sulla credenza lì sopra. Il rumore arrivava fino alla sala dove erano riuniti gli altri, ma nessuno ci fece caso, a parte Bill, che lanciò un segnale d’allarme al fratello con un calcio sotto al tavolo, ottenendo in risposta solo uno scuotere del capo indefinito.
Anya trovò la caffettiera grande e la scatola del caffè dopo aver cercato in ogni sportello; riempì d’acqua il contenitore e, a cucchiaini, sistemò la polvere di caffè nera ed intensa nella caffettiera, per poi chiuderla e metterla sul fuoco. Ci mise cinque minuti a bollire e spandere il suo profumo per tutta la cucina; durante quel tempo, Anya non seppe far altro che camminare avanti e indietro, dalla porta al forno, misurando la cucina con i suoi passi lunghi e nervosi. Un goccio di caffè scappò con uno sbuffo dal beccuccio di acciaio prima che si accorgesse che doveva spegnere il fuoco, o la cucina sarebbe stata inondata di caffè bruciacchiato. Tirò fuori le tazzine e si mise a cercare lo zucchero, che sembrava essersi volatilizzato nel nulla; di solito, non lo riponevano neanche in un contenitore, ma lo lasciavano nella sua confezione, così come il sale e la farina, se riuscivi a trovarli. Sì, erano là, li aveva visti: sull’ultima mensola della credenza. Ovvio, quella a cui le non arrivava neanche con i trampoli; ci tentò, per la verità, ma sedie su cui salire non ce n’erano, erano servite per sedersi tutti in sala e quella era l’unica credenza volante, senza alcun bancone sotto. Per una volta, Anya maledisse la sua statua e quello che i tacchi non potevano fare; si affacciò alla porta, urlando in corridoio: -Qualcuno venga ad aiutarmi a prendere lo zucchero!-
Iniziò a versare il caffè nelle tazzine, improvvisamente calma; sapeva che sarebbe venuto lui, era inevitabile, maledetta cucina. Lo vedeva già, alzarsi e dire –Vado io- con un sorriso mal celato, cercando l’approvazione del fratello. Attese ancora poco, con la schiena volutamente rivolta alla porta; non si girò, continuò a versare il caffè, mentre Bill, appena entrato, recuperava senza difficoltà lo zucchero e si avvicinava a lei per porgerglielo. Lo posò sul tavolo, vicino alla caffettiera e, dopo aver inumidito l’indice, lo immerse nei granelli dolci, portandoseli alla bocca. Anya gli fece cenno con il capo al cassetto dei cucchiaini che lui, mansueto, andò a prendere.
Svolta anche quella mansione, Bill si avvicinò di nuovo alla ragazza che, nonostante cercasse di non farlo, si trovò costretta a rivolgere la sua attenzione dalla bottiglia di Coca-Cola appena presa dal frigorifero, a quel viso chiaro e stranamente tranquillo, senza risparmiarsi un sospiro e un’occhiata di rimprovero mal simulata.
Bill sorrise divertito del broncio della ragazza e poi le prese il viso tra le mani, aggredendola con un bacio, da cui Anya cercò di staccarsi, ma senza successo.
-Bill…- lo avvertì, mordendogli il labbro per tentare di allontanarlo. Come risposta, ottenne solo che il ragazzo riuscisse ad oltrepassare la barriera bianca dei suoi denti ed invaderle il palato, leccandolo con l’ausilio di quel suo gelido piercing. Vinta, Anya si avvicinò di più e si aggrappò al collo di Bill con entrambe le braccia, mentre il ragazzo si impossessava del tessuto della sua gonna. Tenne gli occhi aperti per un po’, fissi sulla porta, all’erta, ma le palpebre rapite cominciavano a chiudersi da sole inesorabilmente, intimandole di concentrarsi su qualcosa di più importante di un corridoio.
-Ehm, ehm- li interrupe una voce roca alle loro spalle, facendoli staccare di colpo; il cuore di Anya iniziò a martellare impazzito per lo spavento, saltando parecchi battiti e si tranquillizzò solo quando riuscì a focalizzare la faccia di Tom sotto uno dei suoi soliti berretti. Tirò un sospiro di sollievo.
-Per quanto mi ecciti l’idea di vedervi scopare sopra il tavolo della cucina, sono venuto ad avvertirvi che di là aspettano il caffè- annunciò loro Tom, prendendo in mano due delle quattro tazzine posate sul ripiano –E si chiedono che fine avete fatto-
Bill guardò allarmato il fratello, imitato da Anya, ma Tom li rassicurò con lo sguardo.
-No, nessun sospetto, ma dovreste fare più attenzione e ringraziare del fatto che sono venuto io ad avvertirvi; poteva venire qualcun altro- fece loro presente Tom, dirigendosi verso il corridoio con le tazzine.

Anya respirò profondamente, guardando Bill mandare sottovoce a fanculo suo fratello.
-No, Bill, ha ragione- lo ammonì, staccandosi dal suo abbraccio e prendendo il vassoio con le altre tazzine e la Cola-Cola –Aspettami qui, dobbiamo parlare-
E Bill l’aspettò lì, vedendola uscire dalla cucina con la gonna che le sbatteva sul ginocchio, ondeggiante e ammaliatrice, l’aspettò senza far nulla, in verità, senza chiedersi nulla, anestetizzato dall’aria pacata della cucina. Al suo ritorno, Anya si sedette sul tavolo, in silenzio.
-Ho detto agli altri che sei in bagno e che venivo a ripulire la cucina- gli spiegò, dondolando le gambe. Bill annuì e aspettò.
-Ti ricordi quello che ti ho detto sulla casetta a proposito di Natasha?- gli chiese la ragazza; Bill annuì di nuovo –Non deve saperlo, nessuno deve saperlo, né lei, né Georg, né nessun’altro-
-In pratica dobbiamo fare finta che non sia mai successo niente- l’assecondò Bill, contrariato, cominciando a capire davvero quello che suo fratello aveva voluto dirgli.
-Io, ecco… sì. Sì Bill, io non posso dire a mia cugina che ho scopato con il ragazzo che le piace e tu non puoi dirlo a Georg. Andrebbe tutto a puttane! Non possiamo dirglielo così!-
-Sì che possiamo. Non abbiamo fatto niente di male Anya, capiranno e lo accetteranno; tenerglielo nascosto peggiorerà solo la situazione- cercò di convincerla Bill, mostrandole l’altro lato della medaglia.
-Natasha non mi parlerà più, tu litigherai con Georg e l’armonia della band andrà a farsi fottere e per cosa? Per me, ti senti di litigare con uno dei tuoi migliori amici, nonché membro della tua band, per me?- gli chiese Anya, sollevando un sopracciglio.
-Sì!- rispose d’impeto Bill.
-No Bill, no. Non possiamo dirglielo così, metterli davanti al fatto compiuto e dar loro un ultimatum, o lo accettate o ve ne andate a fanculo- scosse il capo Anya –Sono già in troppi a saperlo-
-Lo sa solo Tom-
-E tua madre e lo scoprirà anche David. Dovremmo dirglielo secondo te?-
Bill non rispose, cominciando ad entrare nell’ottica del la ragazza: erano tutti contro di loro, tutti.
-No- le rispose –so già che non ce lo permetterebbe. Tirerebbe fuori che ho la mia carriera a cui pensare e che averti vicina ventiquattro ore su ventiquattro mi distrarrebbe- conosceva bene il suo manager, Bill.
-Capisci?- Anya scese dal tavolo, prendendo il viso del ragazzo tra le mani -Non voglio rovinare qualcosa in cui credo. E’ strano- aggiunse poi -non ci siamo mai potuti sopportare, tu troppo star, io troppo Anya-
-Io è da quando ho sedici anni che penso a te, scema- le fece presente Bill, facendola sorridere.
-Per quanto riguarda Nati, ci parlerò, chiarirò tutto. E anche con gli altri, poco a poco chiariremo e andrà bene- annuì Anya.
-Ok-
-Ok?- Anya stampò un bacio sulle labbra dolci del ragazzo, guardandolo di nuovo.
-Sì, ok- la baciò a sua volta Bill.
Tornarono nella sala riunioni silenziosi e discreti e si risedettero ai loro posti mentre David poggiava la tazzina del caffè sul piattino e si puliva i baffi con un tovagliolino.
-Bene, ora che anche il nostro vocalist è tornato, parliamo seriamente di questo tour- annunciò, incrociando le braccia al petto –Dunque, come sapete abbiamo aggiunto altre date e la prima sarà il 3 marzo, a Bruxelles, sold out. Io e gli altri produttori abbiamo preso una decisione all’ultimo minuto e ci scusiamo di farvela avere così in ritardo: la scaletta, per quanto riguarda i Paesi in cui è uscito Scream, sarà in inglese-
Bill soffocò nel suo bicchiere di Coca-Cola.
-Cosa?- esclamò con voce strozzata.
-Ve ne avevo già accennato, per promuovere l’album in inglese dovrete cantare in inglese-
-Ma, ma le nostre fan ci conoscono in tedesco, io credevo che avremmo cantato in tedesco!- esclamò ancora Bill.
-Allora Bill, ascoltami bene: abbiamo deciso, quando è uscito Scream, che avremmo fatto di tutto per conquistare il mondo e il mondo non può essere conquistato in tedesco. L’inglese è la lingua della musica-
-Non la mia! E poi continui a dire “conquistare, conquistare”, non dobbiamo fare la guerra a nessuno!- protestò il ragazzo, esasperato.
-No, hai ragione, ma così stanno i fatti e li devi accettare: anche in Europa canterai in inglese. E’ questa la nuova faccia che io e gli altri produttori vogliamo dare ai Tokio Hotel e prima vi abituerete, meglio sarà- gli tarpò le ali David.
-Immagino sia una questione di marketing- sentenziò Gustav, esprimendo a parole quello che anche gli altri volevano dire.
-E’ soprattutto una questione di coerenza: ci siamo fissati un obbiettivo, anche voi ragazzi e ora lo dobbiamo portare a termine. E’ lo Scream Tour questo, il tour per l’album Scream-
-E' il 1000 Hotels Tour- protestò Bill -Non sono pronto a cantare in inglese-
-Sì che lo sei, in America non hai fatto altro e poi avrai tutto il tempo che vorrai per provare, in questi giorni faremo le prove generali, a Lipsia-
Bill fece per protestare di nuovo, ma un’occhiataccia di David lo mise a tacere. Doveva solo accettare il fatto che avrebbe di nuovo cantato con la sua pronuncia orribile e la sua “r” mal riuscita. Ma forse era un bene: era importante, adesso, imparare l’inglese, altrimenti non avrebbero più potuto rimanere al passo con i tempi che la loro carriera stava prendendo.
Si rassegnò, mentre David faceva passare loro il foglio con la scaletta provvisoria.
-On the Edge la voglio prima di Ready Set, Go!- pattuì subito Tom, appena presa visione della lista. David gli rispose con un gesto vago.
-Abbiamo mantenuto il più possibile le indicazioni che ci avete dato-
-Sì, ma On The Edge va prima di Ready, Set, Go!- gli ricordò ancora il chitarrista.
-Sì, va bene Tom- si arrese David, per metterlo a tacere –Ah, un’altra cosa: nelle date in Germania e Francia, le canzoni saranno in tedesco-
-Ah no eh! O tutte in tedesco o nessuna!- scattò in piedi rumorosamente Bill, puntando un dito contro il manager, contrariato.
-In Francia e in Germania non è uscito Scream- iniziò a spiegargli David, ma il ragazzo non gli diede modo di continuare.
-Così le fan penseranno che facciamo preferenze!- esclamò.
-E’ ora, Bill, che pensi un po’ di più a quello che si deve fare e non a quello che le fan potrebbero pensare!- lo ammonì David.
-Ma quale artista pensa così? Le fan sono al primo posto in queste faccende-
David sospirò, sconsolato, massaggiandosi una tempia con la mano.
-Bill, così è e prima te lo fai entrare in testa, meglio è. Andrà tutto bene, capisco che siete eccitati e in ansia, ma tirare fuori il panico non mi sembra il caso, non è il primo tour e non sarà neanche l’ultimo- mise fine alla discussione il manager –E adesso siediti, che abbiamo anche altro su cui discutere-
-Sì, infatti- si intromise questa volta Gustav. David lo guardò un attimo interdetto, non capendo cosa volesse dirgli il biondino.
-Dobbiamo trovare un posto a Mimi- annunciò questo, pacato.
Il manager alzò gli occhi al cielo: -No, anche questa storia no!-
-Sì, invece-
-Non possiamo portarcela dietro, Gustav! Abbiamo un capitale contato e le nostre spese non possono oltrepassarlo, ci sono delle regole e una tabella di marcia. Quella ragazza non ne fa parte, non c’entra niente-
-Ed è qui che ti sbagli: per i soldi, non c’è alcun problema, se è solo per questo, sono abbastanza ricco da potermi permettere di mantenerla, se è il caso. Non la lascio qui in Germania-
-Un momento- si intromise Anya, confusa –Chi è Mimi? Perché io non so mai queste cose?-
Si era decisamente persa qualche passaggio. Gustav la guardò un attimo stranito, prima di ricordarsi che lei non l’aveva conosciuta e non c’era stato modo di parlargliene da quando si erano visti. Fece per aprir bocca e iniziare a spiegarle, ma Nat lo precedette, prendendo da parte la cugina e dicendole che le avrebbe raccontato tutto dopo.
-Comunque, non c’è niente di cui discutere Gustav, non può venire- rincarò la dose David, categorico.
-Non c’è niente di cui discutere perché lei viene, punto e stop- ritrattò il biondino, cocciuto. Il manager non si era di certo aspettato una reazione simile dal pacato batterista della sua band.
-Ma, è incinta e…- tentò di argomentare ancora.
-Questi sono affari nostri, voi non siete coinvolti. Posto sul tourbus ce n’è e una persona in più non ci manderà in bancarotta. Inoltre, può sempre aiutare Anya nei suoi compiti; è una ragazza abituata a lavorare per vivere, non se ne farà alcun problema- Gustav lanciò uno sguardo supplichevole alla loro tata, perché lo appoggiasse e Anya colse subito la chiamata, un attimo sorpresa del fatto che il batterista avesse una nuova ragazza da così poco e questa fosse già incinta.
-Sì David, chiunque sia, può darmi una mano, non sarà di alcun disturbo, anzi, si renderà utile-
Il manager sospirò ancora.
-Va bene, ne riparliamo, ma per ora è un sì- capitolò alla fine, per la gioia di Gustav, che ricevette una pacca amichevole da Georg per il buon esito della missione.
-Bene, direi che la riunione è conclusa- sentenziò Tom, spazientito da tutte quelle chiacchiere e ben deciso a concedersi un’ora rilassante davanti alla Play Station –Chi viene a giocare a Tekken 5?-
Georg alzò una mano, offrendosi volontario e scattò rapido verso il soggiorno, seguito con qualche difficoltà dall’amico. Anche Anya fece per alzarsi e raggiungerli, era un mostro a quel gioco, ma Natasha la fermò.
-Senti Nani, io oggi vado dal parrucchiere, ho l’appuntamento pre-tour, sai com’è- rise –Ti va di venire a farti dare un’aggiustatina ai capelli?-
Anya annuì, sorridendo.
-Certo. Ah, Gustav!- chiamò il batterista, che stava lasciando la sala con un sorrisone stampato in viso –Chiedi a Mimi se le va di venire dal parrucchiere con noi questo pomeriggio, così la posso conoscere-
-Molto volentieri, grazie mille Anya- le sorrise il ragazzo, annuendo.

Alla prossima, grazie a tutte quelle che hanno inserito la mia storia in preferiti *-*


*song dei Metallica
  
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