Undicesimo capitolo
– Le mie donne
1 Novembre 2001
Era mattina.
Ed era presto.
Bella se ne rese conto
dalla luce che filtrava dalla finestra, con il sole che non era del tutto
salito nel cielo. Ed anche per un’altra cosa: l’odore pungente del
caffè. Aroma che adorava.
“Mmh.” Si stropicciò
gli occhi, stirandosi ancora di più nel letto.
“Ne ho sentiti fin
troppi di quei versi stanotte.”
“Cazzo, cazzo, cazzo!”
Era la voce di Edward,
ancora impastata dal sonno a far venire tutto a galla.
Edward Cullen.
Sesso.
Sesso fantastico.
“Proprio il
buongiorno che mi aspettavo, tesoro.”
Tolse le mani dalla faccia, per poter ammirare Edward Cullen a petto nudo, coperto fino alla vita dal lenzuolo
bianco, con una tazza di caffè in mano.
“L’abbiamo
fatto davvero.” Non era una domanda, e lo sussurrò appena. Edward
annuì, senza proferire parola. E dopo pochi secondi, Bella
scoppiò in una sonora risata. Continuò a ridere per qualche
minuto, girandosi di lato e tenendosi anche la pancia per i dolori.
“E’ una cosa
buona, no?” Edward la indicò, per capire quello che stava
succedendo.
“Hai detto che ti
piaccio, Cullen.”
“Bla bla bla.”
“Hai anche ammesso
di essere geloso marcio.”
“Ricordo quello che
ho detto ieri sera.”
“E che se pensare a
me vicino a Mike, ti vie-” Fu proprio la bocca
di Edward ad interromperla, posandosi sopra la sua.
Bella pensò che
sarebbe stato fantastico poter sentire l’aroma del caffè in quel
modo, ogni mattina.
“Finito?” Il
peso di Edward la schiacciava, facendola diventare un piccolo puntino sotto la
sua corporatura così robusta.
Ho finito? Voglio veramente finire tutto questo?
“E poi dai,
insomma, la signorina Jessica?” Continuò, sapendo che Edward
l’avrebbe interrotta di nuovo.
E lo fece.
Assaporò le sue labbra lentamente, non preoccupandosi di nulla.
Perché non
c’era nient’altro che l’avrebbe staccata da lui, in quel
momento.
La mano di Edward si infilò senza permesso sotto il lenzuolo che
copriva entrambi, iniziando ad accarezzarle un seno.
“Mhh.”
“Ti ho già
detto che l’ho sentito troppe volte quel suono, tesoro.”
“Stronzo.”
Sussurrò appena, spingendolo con un po’ di forza per farlo finire
disteso sulla schiena. In pochi secondi, era a cavalcioni
su di lui.
Quei boccoli sciolti le
ricadevano sulle spalle nude, e Edward da sotto non faceva altro che ammirarla,
stupito.
Dove era stata quella
donna per tutto quel tempo?
Sotto i tuoi occhi, cretino.
“Potrei abituarmi a
questa visuale.” Disse, mentre Bella si abbassava, unendo i loro petti
nudi. Iniziò bacandogli il collo lentamente, per poi arrivare al pomo
d’adamo, e poi sempre più su. A pochi centimetri dalla sua bocca, decise di negargli
un bacio per sussurrargli delle semplici parole.
“Allora abituatici,
Cullen.”
E lui l’avrebbe
fatto molto volentieri, se il campanello non fosse suonato proprio in
quell’istante.
“Tesoro, devi
scendere.” Bella si infilò un paio di
jeans, e poi volse lo sguardo verso Edward.
“Non sono le
bambine?”
“Sono
appena le nove, James le riporta fra un paio d’ore. Scendi.” Non chiese
spiegazioni, indossò anche una maglia bianca e cercò di sistemare
quei capelli ormai pieni di nodi. Stava ripensando a tutto ciò che era
appena successo scendendo le scale, e le scappò anche un sorriso.
Finché non vide un uomo seduto sul divano di casa sua, in giacca e
cravatta. Su per giù aveva la sua età, molto elegante e con una
cartellina fra le mani.
“Salve.”
Disse, avvicinandosi a Edward e sedendosi accanto a lui.
“Isabella Swan?” Ovvio,
idiota. Fece un sorriso di circostanza, allungando la mano a quel signore.
“Emmett McCarty. Assistente sociale.” La
congelò con due semplici parole.
Bella aspettava questo
momento da un po’. Sapeva che l’avvocato Denali avrebbe inviato
qualcuno, e quel qualcuno era arrivato nel momento meno adatto.
“Posso chiedervi dove sono Emma e Mia?”
“Dai nonni.”
Bella precedette Edward, sorridendo al signor McCarty.
“Hanno passato Halloween a casa dei nonni.” Finì poi,
mettendosi finalmente comoda.
“Non ho ben capito
una cosa.” Iniziò Emmett, aprendo la sua
cartellina. “Lei e il signor Cullen siete legati da rapporti sentimentali?”
“Sì.”
“No.”
Bella strabuzzò
gli occhi, voltandosi lentamente verso Edward.
No! Cavolo, no che non stavano
insieme. Quello che
era appena successo, era successo e basta.
“Ho capito, dovete
un attimo chiarirvi le idee.” L’assistente si schiarì la
voce, continuando a puntellare la penna su quella cartellina nera.
Bella continuava a
fissare Edward, cercando di capire bene cosa aveva appena detto.
Okay, la sera prima le
aveva detto che le piaceva. Ma per lei quel ‘mi piace’ ora era lontano anni luce da un ‘fidanzamento’.
“Le mie visite
continueranno ad essere visite a sorpresa, ma la
prossima volta spero di vedervi insieme alle bambine.” Emmett si alzò, infilandosi la giacca. “E voi, dovete parlare. Vi ho trovati
male e con le idee per niente chiare. Questi vostri problemi passeranno anche ad Emma e Mia, se non li risolvete.” Detto ciò
strinse la mano a tutti e due, e poi si fece strada da
solo verso la porta di casa.
Era stato un totale disastro.
“Rapporto sentimentale?”
“Mi
piaci. Questo
significa che provo dei sentimenti. Quindi, ho risposto soltanto con la
verità.” Bella alzò le mani al
cielo.
“Sai cosa significa
essere legati da rapporti sentimentali?”
“Lo so, Isabella.”
“Legati. Legare. E’ qualcosa che proviamo
entrambi, e quindi ci lega. Chi ti ha
detto che provo la stessa cosa per te?”
“Oh, stanotte
credevo di aver capito la maggior parte delle cose.” La buttò
lì lui, sarcasticamente.
“Una scopata non ci
lega in rapporti sentimentali.”
Nel dire quelle due ultime parole, imitò con le mani due virgolette.
“Non fare
l’ipocrita. Sappiamo entrambi come è
andata. Sai quello che ho provato io, ed io so perfettamente quello che hai
provato tu, Isabella.”
“E cosa ho provato,
eh?” Gli si avvicinò di qualche passo, arrivandogli quasi sotto il
viso.
“Quello che non
provavi da tanto, quasi troppo tempo.” Edward inclinò la testa,
per guardarla meglio negli occhi. “Anzi, forse quello
che non hai mai provato. Ed ora non negare che
non fosse niente. E’ stato molto più di una scopata. E lo sai cosa ci lega, eh? Tutto il
dolore che abbiamo provato fino a questo momento, tutti gli anni che abbiamo
passato insieme, senza renderci conto di niente.”
Spinse un dito sul suo petto, spostandola di qualche centimetro.
“Quindi
non fare l’ipocrita, la moralista o qualsiasi cosa tu stia cercando di
fare, Isabella. Le bambine torneranno fra qualche ora, e noteranno
immediatamente che qualcosa è cambiato. Tu lo sai cosa provo, ma lascio
scegliere a te. Dimmi se dobbiamo comportarci da normali conoscenti che parlano
a malapena e vivono sotto lo stesso tetto, oppure se mi concedi un po’ di
libertà. Se mi concedi di baciarti in questa casa, e spiegare alle nostre bambine che qualcosa è
cambiato. Concedimelo, Isabella.”
Si avvicinò ancora
di più a lui, posandogli le braccia intorno al collo.
“Te lo
concedo.” Sussurrò, stringendosi ancora di più attorno a
lui.
“Me lo fai un
favore?” Chiese Edward, avvolgendole le mani calde intorno alla vita
stretta.
“Sì.”
“Smettila di essere
così stronza, perché non ci crede nessuno.” Ottenne prima
un pizzico sul fianco, prima del bacio che entrambi aspettavano già da
un po’.
Piccoli sfioramenti.
Era anche quasi
impossibile da notare, ma Bella se ne rese conto immediatamente.
Un bacio sulla fronte un
più.
Le loro
mani una accanto
all’altra.
Quelle di Edward che la
maggior parte delle volte erano sul corpo di Bella.
Anche ora, mentre le
bambine erano a pochi metri di distanza, la mano di lui
era posata sulla schiena di lei.
“FOCA! FOCA! FOCA!”
“Mia, come fa la
foca?”
“Brru Brru.”
La bambina rispose alla domanda della sorella con un verso palesemente
inventato, imitando l’andatura della foca.
Sia Edward che Bella risero, dietro di loro.
“Guarda! Quello sembra proprio zio Edward,
tutto infagottato.”
Questa volta fu Bella a ridere di più, sotto lo sguardo accigliato di
Edward.
La bambina stava
indicando un pinguino, quello più grosso fra tutti che camminava
sbilanciandosi prima a destra e poi a sinistra.
“Dove hai imparato
quella parola?”
“Nuova parola! Me l’ha imparata
James.”
“Insegnata, Emma. Insegnata.”
“Me l’ha insegnata James.” Disse di nuovo,
facendo una linguaccia a Bella.
Avevano deciso insieme di
andare al Bronx Zoo. James e Laurent le avevano riportate a casa verso le dodici, e
Edward e Bella ci avevano messo meno di una mezz’oretta a prepararle di
nuovo per uscire. Anche se ormai il freddo si iniziava
a sentire, si erano muniti di vestiti pesanti e giacche partendo verso lo zoo.
Dopo pochi passi si
ritrovarono davanti a degli orsi enormi. Poi c’erano di nuovo le foche, i
pappagalli, le scimmie, tigri e leoni.
“Mi sono divertita
tantissimo! Non vedo l’ora di tornare a casa e raccontarlo ai miei
compagni!”
Stavano facendo una
passeggiata lungo la zona verde di quello zoo. Avevano comprato dello zucchero
filato alle bimbe, compresa Bella, perché quando si trattava di dolci faceva parte della categoria bimbe.
“Ora, vi ripulite
tutte.” Le ammonì Edward, guardandole viso e mani a tutte e tre.
“Qual è il
problema?”
“Il problema? Siete
tutte ricoperte di zucchero. Non toccata la mia Volvo in
quelle condizioni.”
“Non è un
problema.” Disse Emma, con la bocca ancora piena di zucchero.
“Tanto quando eri partito Mia ci ha fatto cadere la cioccolata e zia
Bella innumerevoli tazze di
caffè.”
“Innumerevoli?”
“Come?”
Parlarono insieme,
coprendo le loro domande. Una per Emma, ed una per
Bella.
“Hai fatto cadere
il caffè nella Volvo?” Chiese conferma Edward, con un tono
silenziosamente inquietante.
“No… Insomma, forse. Qualche goccia.
Niente di più. Poi, ho ripulito tutto.”
“Hai ripulito
tutto?”
“Dai,
era come nuova tesoro.”
“Non
fare quegli occhi.
E nemmeno quella faccia!” Edward le puntò un
dito contro, mentre lei iniziava a ritrarsi di qualche passo e lui a
raggiungerla.
“E tu hai mangiato
della cioccolata in macchina?” Pietà per nessuno, perché la
faccia arrabbiata si spostò verso il piccolo faccino di Mia.
“No. Tia Bella diseva che potevo mangiare, e io mangiavo in macchina!” Con quella piccola vocina e quei boccoli che le
incorniciavano il viso Mia diede immediatamente tutta la colpa a sua zia.
“Ora io vi prendo,
e ve la faccio pagare.” Edward parlò lentamente, facendo ormai
indietreggiare tutte e tre. Iniziarono a correre, ma in poche mosse
acciuffò prima la piccola di casa, poi sua sorella ed
infine Bella, e per portarsela dietro caddero tutti e quattro sul fogliame
intorno a loro.
Le piccole iniziarono a
ridere, seguite immediatamente da Bella e Edward. Non passava nessuno lì
intorno a loro, e si godettero ancora qualche minuto
insieme.
“Hey, guardate!” Si voltarono tutti verso Bella,
guardando il fiocco di neve che le era caduto su una mano. Poi alzarono lo
sguardo verso il cielo, ed ormai erano tutti e quattro
colpiti dalla neve che stava iniziando a scendere copiosamente.
Sia Mia che Emma si alzarono, allungando le mani e girando come
trottole. Invece loro erano rimasti ancora per terra,
guardandole con un sorriso.
“Come stai?”
Domandò Bella, di punto in bianco.
Perché voleva
sapere come si sentiva in quel momento. Se stava provando le sue stesse
emozioni, perché in quel momento c’era veramente qualcosa che li
stava legando per tutta la loro vita.
“Sto bene.”
Rispose, avvicinandosi e posandole una carezza sulle punte ormai bagnate dalla
neve.
“Sto sempre bene, con le mie donne.” Concluse infine, avvicinandosi e continuando a guardare
insieme a lei le loro bambine.