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Autore: Vally98    17/09/2014    1 recensioni
Ci troviamo a Beacon Hills, piccola cittadina dove succedono strane cose.
Ci sono molte persone, che si chiedono cosa stia accadendo, ma non ricevono mai delle risposte. Ci sono delle persone che sanno cosa sta accadendo e vorrebbero aiutare, ma non possono. E infine ci sono persone che stanno aiutando a sistemare le cose, ma vorrebbero fuggire.
Sidney si trova catapultata in questa nuova realtà e deve fare fronte a mille cambiamenti. E presto la sua ordinaria vita da liceale, verrà sconvolta da qualcosa - o qualcuno - che la coinvolgerà in qualcosa di davvero speciale.
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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  Scott e Styles camminano accanto a me, sul marciapiede. Mi stanno accompagnando a casa, ma per me è come se loro non ci fossero.
I mille pensieri che ho nella testa turbinano ad una velocità incredibile, tanto che finisco col non pensare a niente.
A volte i due ragazzi cercano di farmi parlare, come per farmi distrarre un po' o assicurarsi che stia bene.
Ma non sto bene. Insomma... una donna è appena morta sotto i miei occhi, e io stessa ho rischiato di venire investita. E poi c'è questo taglio strano che ora ho sul braccio, e quest'assurda gang di fanatici del soprannaturale che mi ha rifilato una marea di... Non posso definirle frottole, nonostante mi sia così difficile crederci.
Io li ho visti con i miei occhi. Scott e gli altri tre ragazzi. Loro sono davvero lupi mannari, io... io l'ho visto. E' sicuro che quei denti aguzzi e quegli artigli affilati non sono umani.
- Okay ragazzi. Questa è casa mia - dico quando raggiungiamo il mio giardino - grazie per il passaggio.
Ho come una sorta di fretta di liberarmi della loro compagnia, come se questo potesse cancellare tutti gli avvenimenti di quella sera.
- Aspetta - mi ferma Scott. Ha un'aria seria, quasi grave. Styles gli lancia uno sguardo, come di disapprovazione.
Sospiro: quanto durerà ancora questa serata? Non vedo l'ora di andare a letto e far finta che sia stato solamente un sogno.
- Tu hai bisogno di noi - dice Scott, con una sicurezza tale da stupirmi. Sollevo un sopracciglio, perplessa.
- Io ho bisogno di voi? - ripeto, chiedendolo anche a me stessa.
- Sì - si limita a rispondere lui - tu non hai idea di quello che sta succedendo. Solo noi possiamo aiutarti, o la situazione ti sfuggirà di mano.
- Ma... di cosa stai parlando!? Quale situazione? - ribatto, seccata - io sto bene e...- scuoto la testa - voglio solamente dimenticare questa serata. Okay?
- Come se pot...- sbotta Scott, ma Styles lo interrompe con un gesto del braccio.
- Ne riparliamo domani, magari - mi dice con gentilezza.
- Senza fretta - ribatto - possiamo anche non parlarne mai più.
A quel punto Scott si gira e tenta di dire a bassa voce qualcosa al suo amico, ma senza sforzarsi di non farmi sentire.
- Non si rende conto.
- Scott - dice Styles con durezza - senza fretta.
Apprezzo la premura che ha per non farmi sentire sotto pressione e spaventata. Scott finora non si è dimostrato molto delicato, al contrario.
Rimango a guardarli qualche secondo, mentre loro si osservano a vicenda.
Vengo esclusa dai loro messaggi di sguardi, ma non mi importa. Voglio solo andare a casa e chiudere questa storia.
- Okay - dico all'improvviso, avviandomi verso l'ingresso - addio.
Sento i loro sguardi puntati contro e so che vorrebbero - soprattutto Scott - fermarmi un'altra volta.
Eppure non sento voci alle mie spalle, perciò continuo imperterrita verso la porta di casa.
Prima di entrare mi volto e mi accorgo che sono entrambi ancora sul marciapiede ad osservarmi.
Mi rivolgono un impacciato cenno della mano, per salutarmi, e all'improvviso li vedo come due semplici adolescenti imbarazzati.
Mi obbligo a non pensare a nulla, a spegnere il cervello, per il resto della sera.
Presto la porta di ingresso si richiude alle mie spalle, chiudendo fuori tutti i pensieri che non voglio, ma dovrò affrontare.  

 Non riesco a dormire. 
Sono stesa a letto da ore ma ho paura di chiudere gli occhi: ogni volta che lo faccio mi trovo davanti il viso della donna che ho visto morire. Perché non l'ho aiutata? Forse avrei potuto salvarla. O forse no.
Comunque ora, se Scott, Styles, Allison e gli altri hanno ragione, ho una parte di lei dentro di me. E non ho idea di cosa si tratti e ho paura a scoprirlo.
Provo a smettere di pensare, ad ascoltare la musica, a bere un goccio di tè. Ma proprio mentre lo sorseggio, raggomitolata sulla poltrona, mi rendo conto che sono le quattro e che molto probabilmente non chiuderò occhio.
Pazzesco: sono in questa città da quattro mesi e ho saputo che sono avvenuti almeno una decina di decessi, in quest'arco di tempo, e stanotte ho assistito all'ennesimo caso.
Inizio a pensare che anche gli altri episodi non siano avvenuti in circostanze normali, e la cosa mi terrorizza.
Cosa succede in questo posto? All'inizio avevo pensato che si trattasse di una triste casualità, ma ora... tutta questa gente che perde la vita... ci deve essere qualcos'altro. Qualcosa di pericoloso.
I miei pensieri vanno avanti a torturarmi tutta la notte e il cuore mi martella nel petto per tutto il tempo.
Guardo le bende che avvolgono il mio avambraccio e ricordo la ferita che nascondono.
Delle semplici unghie umane non avrebbero potuto farmi un taglio simile.
L'immagine di Scott con gli occhi rosso acceso compare davanti ai miei occhi. Quasi grido, al ricordo del volto disumano che aveva rimpiazzato quello di un normale adolescente.
Che lo voglia o no, tutto questo è reale. E dovrò accettarlo.
- Che ci fai già sveglia? – chiede papà vedendomi sulla poltrona brandendo la tazza ormai vuota, mentre sciabatta verso la cucina.
"Vorrai dire ancora sveglia" penso, ma evito di dirlo.
- Mi sono svegliata una decina di minuti fa e non sono più riuscita a dormire – mento.
Lui sembra non fare caso alla mia risposta e sparisce nell'altra stanza.
Sento gli occhi pesanti e la testa che scoppia. Eppure non ho sonno e non ho voglia di dormire. Ma nemmeno di andare a scuola. O di incontrare quei tipi strani. Voglio solo rimanere su questa dannata poltrona.
- Cosa ti preparo? – chiede papà mentre traffica in cucina.
Guardo tristemente la tazza di tè che ho in mano da ore.
- Caffè, per favore – poi aggiungo – tanto, tanto caffè.
Guardo l'orologio incastonato nel petto di un gufo di legno poggiato sul camino: 6:42.
Mi alzo, senza forze e senza voglia, e vado in bagno. Mi sciacquo la faccia evitando il mio riflesso nello specchio. So di avere un aspetto orribile, non ne voglio la conferma.
Copro le borse sotto gli occhi con del fondotinta, metto un po' di mascara e di matita.
Poi mi vesto, in modo semplice, veloce. E pensare che l'abbigliamento di ieri era stato studiato per settimane, così da fare una buona impressione già il primo giorno di scuola. Oggi è il secondo, e già non mi importa più.
Afferro una t-shirt e un paio di jeans.
Raggiungo papà in cucina e lo trovo seduto a tavola che sorseggia il suo cappuccino leggendo il giornale. Senza dire niente scivolo sulla sedia accanto alla sua e afferro la tazza che lui ha lasciato sul tavolo per me.
Dopo essermi rifornita di caffeina, con gli occhi che bruciano da morire, mi metto una borsa a tracolla con l'astuccio, l'iPod, il telefono, il portafoglio e un block notes ed esco di casa.
- Ciao papà, a stasera – dico prima di chiudermi la porta alle spalle.
Non è una mattina calda, ma si sta bene.
Faccio a piedi tutta la strada fino a scuola, con le cuffie nelle orecchie e la musica ad alto volume, guardandomi, però, freneticamente attorno, come se temessi l'arrivo e lo schianto di un'altra auto.
Quando arrivo davanti alla scuola inizio a sentirmi fuori luogo e del tutto esclusa da quegli abbracci e da quei gruppi di ragazzi ridenti.
Per la prima volta, questa mattina, mi accorgo che, poiché indosso una maglietta a maniche corte, è visibile la benda che ho attorno al braccio. Mi maledico per essermene dimenticata e noto addirittura che c'è una lunga macchia rossa su di essa, come se la ferita avesse preso a sanguinare chissà quando e chissà come.
Mentre mi guardo intorno, riconosco Scott, Styles, Allison e gli altri ragazzi della sera precedente, seduti sulle scalinate nel cortile della scuola. Mi stanno fissando in modo fastidioso, ma io faccio finta di niente e cerco di uscire dalla loro visuale.
Prendo un respiro profondo e mi avvio verso l'interno dell'edificio.

   
 
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