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Autore: Lachiaretta    18/09/2014    26 recensioni
Amelia River, dopo quattro lunghi anni torna a New York per frequentare la Columbia University. Era scappata da un passato che non riusciva ad affrontare, ma soprattutto dimenticare. Nonostante tutti i suoi sforzi però questo passato tornerà a bussare alla sua porta, inghiottendola completamente.
Cattivi ragazzi, corse illegali, auto illegali, scommesse, sesso, droga e alcol.. ma soprattutto lui, Jake Haiden.
QUESTA STORIA PRENDE SPUNTO DALLA TRAMA DI GOSSIP GIRL, IN PARTICOLARE I PRIMI EPISODI, E DA FAST AND FURIOS. LEGGETE L'AVVISO IN APPENDICE AL PRIMO CAPITOLO PER TUTTE LE INFORMAZIONI AL RIGUARDO.
PRIMI CAPITOLI IN REVISIONE.
Genere: Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
Capitoli:
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THE RACER


I primi capitoli sono in fase di revisione a causa di errori..

The Racer ha anche una pagina su FB sulla quale troverete ogni martedì un piccolo spoiler, immagini e su cui potrete farmi domande. Se volete accedervi clicca qui. Vi aspetto.

Buona lettura.


CAPITOLO 2


Raggiungiamo il parcheggio della Eaton House e un’orgogliosa Megan ci indica la sua meravigliosa auto: una Porsche 997 S Cabrio bianca. Non le è ancora passata la fissa per le belle auto. Il dolce rombo del motore quando accelera per uscire dal parcheggio mi riporta indietro nel tempo e una scarica di adrenalina mi attraversa l’intero corpo. Sono passati quattro anni ma a New York sembra essere rimasto tutto uguale.

«Quindi voi due vi conoscevate già?» Domanda Spencer dal sedile posteriore, le mani sui capelli per evitare che vengano spettinati dall’aria che le arriva addosso a causa del tettuccio aperto.

«Si. Siamo cresciute insieme» le risponde semplicemente Megan.

«Non sapevo che anche tu fossi del Kentucky, Megan.»

«In verità, Spencer, io sono nata e cresciuta qui. Mi sono trasferita in Kentucky solo quattro anni fa!» le spiego cauta.

«Sul serio? Come mai sei andata via?» Domanda insistente.

Con la coda dell’occhio guardo Megan al mio fianco. I muscoli delle sue braccia sono tesi, i pugni stretti al volante talmente tanto da sbiancare le nocche. «Mia nonna non stava bene. Mi sono trasferita da loro» Non amo mentire ma non sono ancora pronta a raccontarle di quella notte. Fortunatamente Spencer sembra non voler chiedere altro.
L’essere riuscita a deviare il discorso sembra aver rilassato anche Megan, chissà se lei ne parla mai con qualcuno.


***


Rallenta davanti all’ingresso del Victrola e immediatamente un ragazzo in giacca rossa e pantaloni bianchi ci corre incontro per parcheggiare la nostra auto. Conoscere il proprietario significa ricevere un trattamento da regine. All’ingresso Megan, invece di mettersi in fila dietro le numerose persone che attendono il proprio turno per entrare, si ferma leggermente fuori dalla coda, aspettando che il buttafuori la veda. Non ne capisco il motivo finché quest’ultimo non la nota e fa aprire la folla per permetterle il passaggio fino alle grandi porte d’epoca. Noi la seguiamo imbarazzate dagli sguardi carichi di odio delle persone destinate a restare fuori.

«Ciao Adam» ammicca maliziosamente «loro sono con me!» Alle sue parole il corpulento Adam sposta la corda di velluto e ci lascia passare.

L’interno è da togliere il fiato. Le luci soffuse colorano la sala di rosso. Sembra di essere in un vecchio cinema e probabilmente in passato deve esserlo stato a giudicare dalle grosse tende pesanti color porpora e dalle poltroncine in velluto spostate lungo le pareti. L’alcool scorre a fiumi e alcune ragazze quasi del tutto svestite girano tra gli invitati porgendo grandi vassoi carichi di bicchieri di Champagne. Prendo un bicchiere a testa e proseguo verso la pista dove decine di nostri compagni di università ballano carichi di ormoni e alcool. Le ragazze strusciano ogni singola parte del proprio corpo, quasi a voler consumare davanti a tutti e dalle facce dei loro accompagnatori finiranno sicuramente in qualche letto, o peggio, sul sedile posteriore della loro auto.
Io e Spencer ci blocchiamo in un piccolo spiazzo libero ma Megan ci afferra per i polsi scuotendo la testa e indicandoci una piccola parte di pista rialzata.

«Noi andiamo nella zona VIP!»

Posso vedere chiaramente l’intero vecchio gruppo riunito. Micheal, Josh e Robert ballano accerchiati da un gruppetto di ragazze un po’ più grandi di loro. Non sono cambiati molto, anzi quasi per niente se non in altezza e corporatura. Devono essersi abbonati ad una palestra perché sembrano decisamente più muscolosi. Poco distanti da loro, Brooke e Jessica, che sono state meno fortunate. Erano molto più carine una volte, più giovani e naturali, ora se non fosse per le profonde scollature e le gambe eccessivamente scoperte non le guarderebbe nessuno. Appena notano Megan la salutarono controvoglia e lanciano un’occhiata di odio a me e Spencer.

«Hai portato delle ospiti?» Le chiedono una volta avvicinate, in volto un’espressione che potrei definire disgustata.

«Si» afferma Megan con aria di sfida. «Voi portate continuamente dei ragazzi. Ho pensato che non ci sarebbero stati problemi se avessi portato delle amiche.»

Loro in risposta la guardano in silenzio incapaci di trovare le parole giuste con cui ribattere. La nostra presenza non fa loro piacere, infatti continuano a fissarci con odio, ma non possono impedirle di invitarci. Da come mi guardano sono comunque sicura che non mi hanno riconosciuta. Faccio un passo verso di loro per salutarle, ma prima di riuscire a dire una sola parola vengo zittita da Megan.

«Vi posso presentare due mie sorelle della Eaton, Spencer e Amelia.» Mentre pronuncia il mio vero nome mi strizza un occhio con aria complice. Non so cos’ha in mente ma decido di farla felice e stare al suo gioco, e in fondo non mi ha lasciato alternative. Jessica e Brooke ci guardano ancora una volta annoiate borbottando qualcosa come “piacere”.
Proseguiamo oltre e passiamo ai ragazzi che hanno già concentrato la loro attenzione su di noi, dimenticandosi di essere accompagnati. Si presentano e continuando la scenetta cominciata dalla mia amica evito di farmi riconoscere, e loro non sembrano ovviamente sospettare nulla. Ci salutano maliziosamente, ammiccando, e, abbandonate le loro amichette, si uniscono a noi per ballare.
Spencer sembra euforica e decisamente contenta degli sguardi che le riserva Micheal. Sono contenta che si sia unita a noi. Io invece non riusco a trattenere una risata quando Robert mi si avvicina e mi sussurra frasi languide all’orecchio. Pensare che una volta mi aveva definita con un epiteto talmente spiacevole da farmi piangere per tre giorni di fila e Scott gli aveva fatto entrambi gli occhi neri per punirlo. Lo allontano con delicatezza continuando a ballare con le mie amiche. Le casse risuonano a tutto volume “Liar Liar” e io penso che mai canzone fu più azzeccata:
bugiarda bugiarda.
Istintivamente mi guardo intorno, alcuni visi nuovi, altri conosciuti, ma capisco di cercare qualcuno in particolare solo quando i miei occhi lo individuano.
Jake Haiden appoggiato al bancone del bar con una bottiglia di birra tra le mani. Ne prende un sorso e si pulisce la bocca carnosa con il dorso della mano. Mi sbagliavo, anche lui è cambiato. Se prima era bellissimo adesso toglie il respiro.
La camicia bianca leggermente sudata lascia intravedere i muscoli perfetti e quelli che devono essere meravigliosi addominali scolpiti. I capelli biondo scuro leggermente spettinati gli ricadono sulla fronte senza però coprire i suoi immutati occhi verde scuro. Vederlo così bello è un colpo al cuore. Dopo la mia partenza aveva provato a chiamarmi più volte ma io non avevo mai risposto, da allora tutto quello che ci aveva legato in passato sparì, come se non fossimo mai stati amici.
Ancora persa ad ammirarlo noto che mi sta fissando anche lui e, sorridendomi maliziosamente, alza la birra in gesto di saluto. Mi volto immediatamente tornando a guardare Megan che mi fissa divertita dal nostro incontro a distanza.

«Jake è ancora più bello vero?» Mi urla all’orecchio. Annuisco appena vergognandomi di ammettere di essermi scoperta ancora attratta da lui.

«Forse dovrei dire loro la verità.» Le rispondo sconsolata.

«E perché? Ci stiamo divertendo! Potresti avere una sorta di rivincita.» Ammicca sbattendo le lunghissime ciglia. «E non credo che sarebbe una bella idea visto che ormai sta venendo proprio verso di noi!» Ride guardando alle mie spalle. Mi irrigidisco appena una mano ghiacciata si poggia sulla parte inferiore della mia schiena a palmo aperto, direttamente a contatto con la mia pelle nuda.

«Megan, hai portato delle amiche?» Domanda risalendo lentamente lungo la mia spina dorsale e facendomi rabbrividire vertebra dopo vertebra.

«Si, lei è Spencer, vive con me alla Eaton House, mentre lei è Amelia, una delle nuove matricole.» Non riesco a vedere il volto di Jake, è alla mia destra, un passo dietro di me. Continua ad accarezzare la mia schiena scoperta, facendomi quasi impazzire. Niente però al confronto con i brividi che mi provoca avvicinandosi al mio orecchio e soffiandoci dentro con voce tremendamente bassa e seducente «Piacere».

Come può una semplice parola sussurrata all’orecchio farmi tornare indietro di quattro anni.

Mi allontano di qualche passo da lui portandomi al fianco di Megan, mentre abilmente dipingo sul mio volto un’espressione schifata. «Purtroppo non posso dire lo stesso!» Sbuffo fingendomi infastidita dal suo modo di guardarmi e toccarmi.

Ora che non gli do più le spalle il suo sguardo si fissa dritto sul mio volto, pensieroso, senza più un’ombra di malizia e per un istante il suo guardarmi con insistenza mi spaventa.
«Ci conosciamo?» Mi domanda dubbioso. Apro la bocca incapace di emettere un solo suono.

Fortuna che Megan è accanto a me, e che non vuole ancora rinunciare alla sua assurda sceneggiata «Non credo Jake, è arrivata solo oggi da un altro Stato.»

Non sembra averlo convinto tuttavia. «Da dove hai detto che vieni?»

Sorrido appena al limite di un attacco di panico. «Non l’ho detto.» Rispondo semplicemente. Ma lui non sembra deciso a rinunciare, che mi abbia riconosciuta?

«E dunque?» Sono sicura che sospetti qualcosa e rispondergli Kentucky significherebbe togliergli ogni dubbio. Rimango zitta sperando di essere salvata ancora una volta da Megan che però non dice assolutamente nulla. Apro e chiudo un paio di volte la bocca incapace di rispondergli. «Ti hanno mangiato la lingua tesoro?» Mi domanda divertito dal mio improvviso mutismo, avvicinandosi di un passo a me, sempre più curioso. Fortunatamente siamo raggiunti dal ragazzo che era con lui al bar poco prima, probabilmente suo cugino Charlie.

«Scusate il disturbo ragazze» ci dice senza nemmeno guardarci in faccia, e rivolgendosi a Jake «ha chiamato Mr Crab. Tra un’ora al vecchio porto.»

Ricordo perfettamente il nome di Mr Crab e il significato di quelle semplici parole. Siamo tutti cambiati, chi più, chi meno, ma le vecchie abitudini sono rimaste le stesse.

«Bene.» Risponde divertito prima di riportare l’attenzione su di noi. «Ragazze ci dobbiamo salutare, a meno che non vogliate unirvi a noi. Le accompagni tu Megan?» Megan annuisce titubante, sento i suoi occhi fissi su di me, mentre Spencer accetta allegramente l’invito di Jake.

«Se non te la senti ritorniamo in sede?» Mi sussurra all’orecchio non appena i due ragazzi si allontanano da noi, seguiti dall’intero gruppo. La fisso nei suoi grandi occhi verdi incapace di emettere una sola parola.

«Dove vanno gli altri adesso?» domanda Spencer, all’oscuro della loro meta.

«C’è una gara stanotte.» Le rispondo senza nemmeno guardarla in faccia. «Jake corre ancora?» Domando poi a Megan che annuisce timidamente. «Chi altro corre del gruppo?»

Lei abbassa lo sguardo incapace di continuare a guardarmi in faccia. «Di noi corre soltanto lui. Robert ci ha provato ma non è abbastanza bravo e perdeva troppi soldi.»

Inspiro profondamente. «Tu continui ad andarli a vedere?»

Megan rimane in silenzio per qualche istante prima di riprendere a parlare. «Si, cioè inizialmente no. Dopo.. dopo quella notte nessuno di noi è più andato per quasi un anno. Nemmeno Jake. Lui è stato il primo a decidere di ricominciare a correre, e a ruota siamo tornati ad uno ad uno per vederlo.» Guarda il suolo sotto le sue costose scarpe firmate, quasi vergognandosi di quell’ammissione.

«Aspettate ragazze. Parlate del “The Racer”? Stanno andando lì?»

Entrambe ci voltiamo meravigliate verso Spencer. «E tu cosa ne sai?» Le chiedo stupita, ancora convinta che le corse clandestine siano un segreto.

«Tutti conoscono “The Racer”, ma non ho mai scoperto dove e soprattutto quando si svolge. Megan ma il tuo amico corre? Stiamo andando a vederlo?» Sembra non riuscire a trattenere l’emozione. Noi eravamo così abituati ad andarci che non avevo idea ci fossero delle persone non invitate che morivano dalla voglia di vedere le corse. Per loro doveva essere qualcosa d’indescrivibile, per noi un’abitudine.

«Non so se andremo.» Le risponde Megan, lo sguardo fisso su di me. Aspetta di conoscere quali siano le mie intenzioni.
E io cosa voglio? Tornare in quel molo sperduto? Ributtarmi a capofitto nel mio passato come se non fosse trascorso un solo giorno dalla mia partenza. La tentazione di dirle di no è alta, molto alta, ma gli occhi supplichevoli di Spencer mi bloccano. Come posso a negarle l’occasione che a quanto pare sta aspettando da una vita. Se voglio avere un futuro in questa città devo superare il passato, e affrontare quel luogo forse è il primo passo da compiere.

«Va bene. Ma non ci fermeremo molto però.»

Spencer esulta per la felicità mentre Megan mi fissa sorridendo senza riuscire a nascondere un velo di preoccupazione e tristezza.

***



Uscite dal locale aspettiamo che il ragazzo dalla giacca rossa recuperi la nostra auto dal parcheggio. Megan gli consegna altri venti dollari e monta al posto del guidatore, io aiuto Spencer a sedersi sul sedile posteriore e mi accomodo su quello del passeggero. La strada verso il vecchio molo è la stessa, una volta arrivate nel Bronx. Niente è cambiato in questi quattro anni, sono aumentati i graffiti e il numero di persone di colore nelle strade, ma per il resto è sempre lo stesso decadente borough. Al passaggio delle nostre auto i ragazzi alzano la testa e ci seguono con lo sguardo e, ora come allora, prego intensamente di non trovare nemmeno un semaforo rosso per non dovermi fermare in mezzo a tutti quei criminali, pronti a farci qualunque cosa per molto meno di una Porsche. Posso intravedere la stessa tensione in Megan che stringe nervosamente il volante e affonda il piede sull’acceleratore ad ogni semaforo giallo.

«Chissà perché Mr Crab si ostina a rimanere nel Bronx. Brooklyn ha molte strade anche più adatte alle corse e decisamente meno terrificanti.» Afferma una volta superato il cancello del molo.

In realtà la gran parte della criminalità è concentrata solamente nel South Bronx, che siamo state costrette ad attraversare, mentre il molo è nella parte del quartiere meno terrificante, come l’ha definito lei. «Credo che sia per sviare ogni sospetto da noi, qui è più facile incolpare dei criminali piuttosto che un gruppo di giovani studenti universitari ricchi e beneducati.» Le rispondo senza distogliere lo sguardo dal vecchio cancello color rame cigolante che viene aperto al nostro passaggio.

Tutto sempre uguale, troppo uguale. Le auto sono già pronte per la partenza, allineate accanto alla postazione sopraelevata sulla quale la possente figura di Mr Crab sovrasta tutti, il megafono per farsi sentire oltre il rumore dei motori delle auto. Gli anni non gli hanno sorriso purtroppo, la sua folta capigliatura castana lo ha abbandonato lasciando spazio ad un’importante calvizia, forse troppo accentuata per i suoi trentotto anni. Il suo fisico sembra ancora scolpito, ma la birra deve avere avuto a meglio sui suoi addominali. Una volta lo consideravo quasi come un padre.

«Avanti ragazzi, la corsa inizierà tra dieci minuti, piazzate le vostre scommesse prima che sia troppo tardi.» Sempre le stesse parole, la sua frase di benvenuto.

Decine di ragazzi si accalcano sotto la sua postazione, banconote alla mano che lui riceve personalmente segnando le loro scommesse. Istintivamente mi avvicino a lui, non che abbia intenzione di puntare soldi su qualcuno, tranne Jake non conosco ancora i nomi degli altri piloti, ma solo per salutarlo. Lui teneva molto a me, mi ripeteva continuamente di scappare da questo schifo, di crescere e lasciar sbocciare la meravigliosa ragazza che nascondevo dentro di me, crearmi un futuro lontano dalle corse. Voglio solo fargli vedere che ci sono riuscita, nonostante una buona parte della mia vita sia stata fatta in pezzi dal “The Racer”, nonostante tutto sono cresciuta e mi sto creando un futuro. Arrivata a qualche passo da lui due possenti mani afferrano il mio ventre stringendomi e un torace scolpito si appoggia alla mia schiena nuda sensibile per il freddo della notte facendomi tremare. Due labbra si avvicinano al mio lobo stuzzicandolo maliziosamente. «Non devi scommettere su di me tesoro.»

Quella voce, calda e sensuale.
Jake Haiden.

Mi divincolo per slacciarmi dalla sua stretta ma Jake non accenna a spostare le mani dal mio ventre. «Non ti agitare piccola. Non mordo mica. Speravo di rivederti.» Soffia ancora all’interno del mio orecchio destro facendomi rabbrividire.

Alzo istintivamente gli occhi al cielo prima di riprendere il gioco lasciato in sospeso al Victrola. «In realtà non volevo puntare su di te.» Gli rispondo ridendo leggermente. Non voglio dargliela vinta, sottomettermi alla sua strafottenza. Se solo sapesse quanto avevo desiderato in passato questo tipo di contatto, le sue mani sul mio corpo, la sua voce sensuale nel mio orecchio, quei nomignoli provocatori. Mando giù un quantitativo non indifferente di saliva bloccata nella mia bocca che rischia di soffocarmi.

«Allora ho fatto bene a fermarti. Non vorrei mai essere la causa della tua perdita.» Il suo tono ironico non nasconde il ghigno che deve essersi stampato in volto. Orgoglioso come sempre.

«E se dovessi perdere? Potrei vincere una fortuna. Tutti stanno puntando su … di te.» La mia voce rotta da un gemito che non riesco a trattenere quanto le sue dita iniziano a muoversi in cerchio sulla mia pancia piatta, accanto al mio ombelico.

«Perché io vinco. Sempre.»
«Le scommesse sono chiuse. Accendete i motori ragazzi.» La voce amplificata di Mr Crab segnala l’imminente inizio della corsa.

«Devo andare tesoro. Vuoi lasciarmi un bacio portafortuna?» Sussurra appoggiando le labbra al mio lobo per poi scendere lungo il collo scoperto.

«Allora non sei così sicuro di vincere se hai bisogno di un mio bacio.» Affermo strafottente riuscendo a liberarmi dalla sua presa appena le sue mani allentano la presa sui miei fianchi.

«Io. Vinco. Sempre.» Sibila soffermandosi su ogni parola, indispettito dalla mia reazione. Non ha mai sopportato le donne capaci di tenergli testa. Non faccio in tempo a ribattere alla sua frase che si è già voltato e a grandi passi corre velocemente verso le auto parcheggiate sulla linea di partenza senza più voltarsi verso di me, finchè non raggiunge un’Audi R8, grigio metallizzato, apparentemente sua. Solo quanto apre lo sportello alza lo sguardo verso di me trafiggendomi con i suoi occhi azzurri e sorridendomi maliziosamente per aver realizzato che io non sono stata capace di smettere di fissarlo. Dipinge un ghigno malefico su quella sua faccia da schiaffi e afferra per i fianchi una delle ragazze semivestite appoggiate al cofano della sua auto. Senza distogliere lo sguardo da me infila la lingua dentro la bocca della ragazza che ricambia il suo bacio senza esitazione.

«Ti sta provocando.» La voce di Megan alle mie spalle mi fa sobbalzare.

«Scusa?» Gli domando smettendo di prestare attenzione a quella scena. Ora come allora ogni singola parte del mio corpo desidera quel bacio più di ogni altra cosa.

«Sapevo che ti avrebbe puntata. Me ne ero accorta da come ti fissava dal bar del Victrola. E il tuo rifiutarlo ti sta facendo desiderare ancora di più. Ah! Questa si che è una rivincita tesoro!»

Continuo a guardarla leggermente imbarazzata. «Tu credi?» Le domando dubbiosa.

Lei allarga le sopracciglia stupita. «C’eri anche tu. Appena ti ha vista si è fiondato su di te e ti stava chiaramente provocando.» Annuisco lievemente.

«Si. Ma ha baciato quella ragazza appena ne ha avuto l’occasione.»

Lei ride divertita dalla mia… gelosia? «Si. Ma ha smesso di baciarla appena tu hai distolto lo sguardo da loro!»

Jake Haiden interessato a me? Jake Haiden vuole baciare me? Devo far uscire quell’immagine dalla mia mente. «E Spencer? Che fine ha fatto?» Domando rendendomi conto che la mia compagna di stanza è sparita esattamente nel momento in cui abbiamo messo piede all’interno del molo.

«Tranquilla, è in buona compagnia.» E mi indica un angolo poco illuminato del parco dove riesco a scorgere, appoggiati al muro, Micheal e Spencer avvinghiati e intenti a studiarsi l’interno della bocca a vicenda. «Decisamente non perde tempo.»

***



«Toglietevi dalla pista. Le strade sono state bloccate tra trenta secondi si parte!»

Robert si avvicina a noi accompagnandoci al bordo della strada, accanto a Josh, Brooke e Jessica. Quest’ultima sembra volermi uccidere con gli occhi, lasciandomi senza respiro.

«Avete scommesso ragazze?» Ci domanda Robert poggiando le braccia sulle nostre spalle.

«Sai che io non scommetto mai.» Gli risponde Megan liberandosi dal suo abbraccio.

«Io avrei voluto ma Jake non me l’ha permesso.» Gli dico sorridendo e inclinando leggermente la testa di lato.

«Ah» Risponde perplesso dalla mia affermazione ma allo stesso tempo felice che io gli permetta di continuare a tenere il braccio sulla mia spalla. Posso vedere chiaramente lo sguardo di Jake puntato su di noi, mentre nervosamente affonda il piede sull’acceleratore facendo tuonare il motore della sua Audi.

A questo gioco si gioca in due caro.

Un brivido percorre la mia schiena quando la fidanzata di Mr Crab, che ormai può essere tranquillamente sua moglie, si porta al centro della pista. Due auto alla sua destra, due alla sua sinistra. Alza le braccia attenta al conto alla rovescia del suo compagno e quando lo sente urlare VIA, le abbassa velocemente guardando sfrecciare le auto al suo fianco. Io inspiro profondamente socchiudendo gli occhi.

«Va tutto bene?» Mi domanda Megan accostandosi a me e stringendomi il braccio per darmi forza. Annuisco silenziosamente mordendomi il labbro inferiore. Credevo sarebbe stato più facile assistere nuovamente al The Racer, ma ogni volta che chiudo gli occhi le immagini di quella notte si ripropongono nella mia mente come se lo stessi rivivendo in questo momento. Non mi rendo nemmeno conto di aver iniziato a respirare affannosamente, almeno finchè le braccia di Robert non mi sollevano di peso e la voce di Megan non si carica di preoccupazione.

«Cosa le succede?» la voce di Mr Crab accanto a noi.

«Non lo so, stavamo parlando e si è sentita male.» Gli risponde Rob preoccupato.

Megan mi sventola la sua borsetta di fronte al viso per darmi più aria. «Non dovevo portarla qui, dannazione.»

Dopo qualche secondo,o forse una manciata di minuti, riprendo possesso del mio corpo e mi rimetto in piedi cercando di tranquillizzare i miei amici preoccupati. Anche Spencer ha abbandonato il suo angolo per correre da me. «Ora sto meglio, devo aver avuto un calo di zuccheri.»

La mia giustificazione sembra accontentare tutti tranne Megan che mi fissa preoccupata.
«Ok, ok. Non c’è più nulla da vedere. Dolcezza vieni con me, sarai più comoda nella mia postazione.» Sancisce Mr Crab afferrandomi per un braccio e obbligandomi a seguirlo. Megan si attacca all’altro mio braccio per venire insieme a noi.

«Scusami Mia, non dovevo portarti qui.» Sussurra desolata al mio orecchio.

«Tranquilla Megan, ora va meglio. Dovevo affrontare prima o poi tutto questo.»

Seduta sulla sedia di Mr Crab guardo lo schermo del suo tablet osservando le immagini della corsa. Una volta i ragazzi ai posti di blocco usavano telefonare sul suo cellulare e comunicargli l’andamento della corsa. Conversazione resa pubblica da Mr Crab che teneva attaccato il megafono al suo telefono in viva voce. Adesso invece i ragazzi tengono il telefono impostato sulla videochiamata trasmettendo le immagini direttamente al suo IPad. Essere seduta alla sua postazione significa assistere in prima persona a quasi l’intera corsa.

«Abbiamo perso il primo blocco, ma si accingono a superare il secondo.»

Dallo schermo vediamo l’immagine di una Ferrari nera sfrecciare lungo la strada deserta, seguita dalla R8 di Jake. Dannazione sapevo che dovevo puntare contro di lui.

«A metà del percorso c’è al primo posto Liam Hount, poco distante da lui Jake Haiden. Con un leggero distacco invece Peter Streight e Mike Borned, che se non affondano i piedi su quei cazzo di acceleratori sono ormai fuori gioco.» Annuncia facendo esultare i pochi che non hanno puntato su Jake.

«Attenti ragazzi, terzo blocco.» La voce di Mr Crab riporta la mia attenzione sul piccolo schermo dove lo sfondo cambiava velocemente. Sono a meno di 4 km dall’arrivo, La Ferrari e l’Audi affiancate.
«Colpo di scena. Testa a testa tra Haiden e Hount. Gli altri sono ormai decisamente fuori. Toglietevi di mezzo stanno arrivando.»

Mi alzo in piedi appena in tempo per vedere i quattro fari in lontananza. Jake è migliorato moltissimo, ora potrebbe quasi essere un pilota professionista. In meno di un minuto arrivano di fronte a noi. Fisso gli occhi sulla linea dello starter tracciata in terra per cogliere gli ultimi istanti di gara. La testa di Mr Crab accanto alla mia impegnata nella medesima operazione. Si vede già il vincitore. Quello che pochi istanti prima era un testa a testa ora è un leggero distacco e ormai è tardi per consentire alla sua auto di ribaltare la situazione.

Angolo Autrice

Eccomi qui.. ecco il capitolo numero 2.
Finalmente ha fatto la sua comparsa Jake Haiden, e la sua combriccola.. Ed ecco svelato il The Racer che ha dato il titolo alla storia!!
Spero vi piaccia anche il Victrola che ha preso ispirazione dal locale di Chuck Bass in Gossip Girl.
Spero che vi sia piaciuto questo secondo capitolo.. almeno quanto a me..
Grazie a tutti voi che avete letto questa storia!!
   
 
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