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Autore: Porrima Noctuam Tacet433    18/09/2014    1 recensioni
Sempre Geoffrey Martewall, ma attraverso occhi diversi.
Hector- "...aveva capito che c’erano ancora troppe ferite che il suo animo indomito tentava di sanare ogni giorno, troppa voglia di liberarsi da qualcosa."
Brianna-" Lo aveva visto dalle finestre e non aveva capito subito perché la paura l’avesse attaccata a tradimento, così all’improvviso. Poi la verità le si era rivelata in un modo così evidente che Brianna non aveva potuto continuare ad ignorarla."
Gant-"« Dovete sentirvi molto solo, sir. » gli aveva sputato addosso Gant, con una calma solo apparente.
Martewall aveva fermato il suo passo ma non si era voltato.
Jerome-"E sapeva anche che non avrebbe ascoltato il suo ordine.
Sembrava nato per essere diverso dagli altri, e, di conseguenza, per essere allo stesso tempo dannatamente irritante e dannatamente insostituibile."
Etienne-"Erano state poche le volte in cui aveva provato ad immaginare cosa pensasse.
Forse perché se c’era una cosa che Etienne detestava, era fallire. E da quel punto di vista, Martewall rappresentava un fallimento continuo."
Guillaume-" « Cercate solo… » disse, senza più voltarsi « Di non fare per orgoglio o paura la mia stessa fine. » "
...
Genere: Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Geoffrey Martewall, Un po' tutti | Coppie: Geoffrey/Brianna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Brianna

 

Esisteva quel genere di paura che si macchiava di disgusto. Brianna lo sapeva da sempre. Le persone capaci solo di farsi temere la disgustavano, anche se non era immune alla paura che portavano come un animale in una gabbia, non aspettando altro che liberarla e scatenarla contro le prede più inermi. Brianna provò una sorta di sottile ma agghiacciante paura quando vide il barone Adolphe de Gant. E quando seppe cosa aveva cercato di fare. Ma provò anche disgusto. Si armò del suo coraggio e del suo orgoglio per continuare a fare ciò che faceva ogni giorno, anche se la paura era sempre lì, in attesa di un minimo cedimento.

 

*

 

Lo aveva visto dalle finestre e non aveva capito subito perché la paura l’avesse attaccata a tradimento, così all’improvviso. Poi la verità le si era rivelata in un modo così evidente che Brianna non aveva potuto continuare ad ignorarla.

Lei non aveva paura per se stessa. Forse non era più stato così da quando aveva dato alla luce Beau.

Eppure questa volta non era il suo bambino, che non correva alcun rischio, a preoccuparla. E, sebbene fosse la persona più coinvolta, nemmeno Jean Marc de Ponthieu era al centro dei suoi pensieri.

C’era qualcosa che accantonava tutto il resto nella sua mente,  qualcosa che prescindeva dalla razionalità.

Qualcosa… o qualcuno.

 

 

*

 

Per Brianna, avere paura per  Geoffrey Martewall era terribile. Le lasciava il cuore gonfio della rabbia comune agli impotenti.

Il Leone era sfuggente, indomabile, e Brianna sapeva di non poter fare nulla per impedirgli di correre i rischi che si ostinava a ricercare.

Si pentì subito del pensiero, ritenendolo ingiusto. Sir Geoffrey si era messo contro Gant per salvare un amico e per quanto riguardava la guerra, stava facendo ciò che era giusto, assumendo con coraggio una posizione pericolosa. Brianna lo sapeva ma non smetteva mai di provare paura. Fin dove si sarebbe spinta la rabbia del crociato? Il suo odio era evidente quanto l’impotenza di una donna come lei.

 

 

*

 

« Madonna » salutò Gant con scherno, inchinandosi leggermente. « I miei rispetti. Come procede la gravidanza di dama Isabeau? »

Brianna percepì la sua ira, che cercava di sopire infastidendo proprio lei. Il suo tono la fece arrossire di rabbia.

« Non è quello che vorreste sentirvi dire, ma procede molto bene. » rispose, sentendo la paura scivolarle addosso, rintanarsi in un luogo buio del suo animo, lasciando posto ad un orgoglio testardo.

Gant contrasse la mascella, fuori di sé. Si avvicinò di un passo.

« State più attenta a ciò che insinuate, madame. Di insinuazioni disonorevoli se ne fanno molte anche sul vostro conto. » sibilò. Le iridi volarono in fondo al cortile, dove Geoffrey Martewall era appena arrivato.

Brianna rabbrividì e sentì qualcosa spezzarsi dentro di lei.

Gant le aveva aperto gli occhi in un istante su qualcosa che aveva dimenticato per un attimo, nell’arroganza delle sue fantasie.

« Siate gentile. » continuò Gant, mellifluo. « Nessuno di noi vuole che sir Martewall rischi più di quanto già non faccia. »

Brianna si morse le labbra con rabbia crescente.

« Siete ignobile. » mormorò tra i denti.

Per tutta risposta lei ricevette un sorriso ammaliatore e Martewall, che si stava avvicinando a grandi passi, un saluto beffardo.

 

*

 

« Cosa vi ha detto? » chiese Martewall, bruscamente, senza neanche salutare.

Brianna non si sarebbe offesa per i modi poco formali che il cavaliere sembrava pensare di potersi permettere con lei, tenendo conto della situazione e delle circostanze, e naturalmente perché era una persona semplice. Ma per qualche strano motivo si sentì irritata dal comportamento di Geoffrey.

Forse proprio perché era Geoffrey.

« Nulla. » rispose, secca, sistemandosi in braccio il cesto che doveva portare alla sua dama e facendo per andarsene.

Martewall la trattenne con un’urgenza che sembrava quasi ansiosa, stupito, nel contempo, dal suo tono gelido.

« Ditemelo. » ordinò, freddamente.

« Ho detto nulla. »Brianna doveva ammetterlo, ci stava prendendo gusto a fare i capricci, a fare la preziosa. Sapeva che non era il momento di scherzare, ma questa era la sua piccola vendetta per come Geoffrey l’aveva trattata poco prima.

Perché se l’era presa tanto per qualcosa di così stupido, poi?

Ma voleva davvero rispondersi?

In fondo, non poteva provare un genuino divertimento. Aveva provato a nasconderlo, a fare come se niente fosse, ma le parole di Gant le risuonavano nelle orecchie e il suo corpo veniva lentamente invaso da un’opprimente senso di disperazione.

Posò il cesto a terra, sentendosi per un  attimo pazza e troppo soggetta a frequenti cambiamenti d’umore.

Aveva solo voglia di buttare fuori tutto ciò che pensava. Di tener testa ancora una volta all’impotenza che la perseguitava.

Geoffrey parve intuire i suoi pensieri uno ad uno e la osservò preoccupato mentre gli occhi di lei si inumidivano diventando allo stesso tempo più duri e severi.

« Se vi ha dett… »

« Smettetela di pensare a cosa mi ha detto. » sbottò Brianna, prendendogli un polso, dimenticando la sua posizione, il rispetto distaccato che doveva ad un nobile, dimenticandosi chi era e di restare al suo posto di comune popolana.

« Ascoltate cosa ho da dirvi io. » non lo guardò negli occhi ma sapeva comunque che lo sguardo di Geoffrey era stupito come poche altre volte. « State attento… »

« Io… » tentò di intervenire, tentennante, Geoffrey, venendo subito interrotto.

« Non intendo solo con Gant. State attento in guerra. State attento e non… »

Morite, avrebbe voluto continuare, ma non riuscì a pronunciare quella parola. Aveva trattenuto tutti i suoi sentimenti per così tanto tempo, e li aveva, nonostante questo, compresi così poco, fino a quel momento.

Geoffrey fece scivolare il polso e le strinse una mano. Brianna strinse a sua volta la presa e lo osservò mentre annuiva.

 

*

 

 

Brianna non rimpianse quella mancata promessa. Già qualcun altro le aveva promesso che sarebbe tornato e non l’aveva fatto. La guerra era troppo imprevedibile, e la donna sapeva che Geoffrey avrebbe dato tutto se stesso e avrebbe combattuto fino al limite delle sue forze.

Non poteva cambiarlo.

Non voleva, anche.

Entrambi lo sapevano.

Ma avrebbe usato quella stessa tenacia per accontentarla e per restare vivo, Brianna ne era certa, anche se non sapeva quanto la sua richiesta, o forse la sua persona, potesse essere importante per lui.  Nel silenzio triste ma fiero di un amore non dichiarato, lei  avrebbe combattuto a sua volta per dominare la paura.

 

 

n.d.a.

Eccomi di ritorno!
E questa volta è il turno di Brianna. Potevo forse ignorarla? Sì, potevo, per tanto tempo l’ho fatto, poveretta.  Devo dirlo, per rendere più stuzzicante questa sfida con me stessa, avevo deciso di estrarre un prompt per questo personaggio.
Che idea pessima... nemmeno fosse un personaggio semplice...
Comunque, prima di avere un improvviso barlume di ispirazione, ero un po' tentata di non seguire il prompt "paura", anche se difficilmente ritorno sui miei passi. Solo che non riuscivo a farmi venire in mente qualcosa. Per questo spero che vi piaccia! Fatemi sapere sinceramente quel che ne pensate, se ne avete voglia, perché io non sono così convinta... : /In più non sono molto brava nel descrivere l’amore, infatti non so perché l’ho fatto : )
Per il prossimo capitolo non so quanto ci vorrà, mi spiace. Potrebbe essere due giorni come una settimana. La scuola sta già cominciando ad occupare tempo.
Grazie a Wrong and Right, che è una grande fan di Geoffrey come me e che ha recensito quando mi sono calata nei panni del povero Hector!
Ciao!

  
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