Brianna
Esisteva
quel genere di paura che si macchiava di disgusto. Brianna lo sapeva da
sempre.
Le persone capaci solo di farsi temere la disgustavano, anche se non
era immune
alla paura che portavano come un animale in una gabbia, non aspettando
altro
che liberarla e scatenarla contro le prede più inermi.
Brianna
provò una sorta di sottile ma agghiacciante paura quando vide il
barone Adolphe de Gant. E quando seppe cosa aveva cercato di fare. Ma
provò
anche disgusto. Si armò del suo coraggio e del suo orgoglio per
continuare a
fare ciò che faceva ogni giorno, anche se la paura era sempre lì, in
attesa di
un minimo cedimento.
*
Lo aveva visto
dalle finestre e non aveva capito subito perché la paura l’avesse
attaccata a
tradimento, così all’improvviso. Poi la verità le si era rivelata in un
modo
così evidente che Brianna non aveva potuto continuare ad ignorarla.
Lei non aveva
paura
per se stessa. Forse non era più stato così da quando aveva dato alla
luce
Beau.
Eppure questa
volta
non era il suo bambino, che non correva alcun rischio, a preoccuparla.
E,
sebbene fosse la persona più coinvolta, nemmeno Jean Marc de Ponthieu
era al
centro dei suoi pensieri.
C’era qualcosa
che
accantonava tutto il resto nella sua mente,
qualcosa che prescindeva dalla razionalità.
Qualcosa… o qualcuno.
*
Per Brianna,
avere
paura per Geoffrey Martewall era
terribile. Le lasciava il cuore gonfio della rabbia comune agli
impotenti.
Il Leone era
sfuggente, indomabile, e Brianna sapeva di non poter fare nulla per
impedirgli
di correre i rischi che si ostinava a ricercare.
Si pentì subito
del
pensiero, ritenendolo ingiusto. Sir Geoffrey si era messo contro Gant
per
salvare un amico e per quanto riguardava la guerra, stava facendo ciò
che era
giusto, assumendo con coraggio una posizione pericolosa. Brianna lo
sapeva ma
non smetteva mai di provare paura. Fin dove si sarebbe spinta la rabbia
del
crociato? Il suo odio era evidente quanto l’impotenza di una donna come
lei.
*
« Madonna »
salutò
Gant con scherno, inchinandosi leggermente. « I miei rispetti. Come
procede la
gravidanza di dama Isabeau? »
Brianna percepì
la
sua ira, che cercava di sopire infastidendo proprio lei. Il suo tono la
fece
arrossire di rabbia.
« Non è quello
che
vorreste sentirvi dire, ma procede molto bene. » rispose, sentendo la
paura
scivolarle addosso, rintanarsi in un luogo buio del suo animo,
lasciando posto
ad un orgoglio testardo.
Gant contrasse
la
mascella, fuori di sé. Si avvicinò di un passo.
« State più
attenta
a ciò che insinuate, madame. Di insinuazioni disonorevoli se ne fanno
molte anche
sul vostro conto. » sibilò. Le iridi volarono in fondo al cortile, dove
Geoffrey Martewall era appena arrivato.
Brianna
rabbrividì
e sentì qualcosa spezzarsi dentro di lei.
Gant le aveva
aperto gli occhi in un istante su qualcosa che aveva dimenticato per un
attimo,
nell’arroganza delle sue fantasie.
« Siate gentile.
»
continuò Gant, mellifluo. « Nessuno di noi vuole che sir Martewall
rischi più
di quanto già non faccia. »
Brianna si morse
le
labbra con rabbia crescente.
« Siete
ignobile. »
mormorò tra i denti.
Per tutta
risposta
lei ricevette un sorriso ammaliatore e Martewall, che si stava
avvicinando a
grandi passi, un saluto beffardo.
*
« Cosa vi ha
detto?
» chiese Martewall, bruscamente, senza neanche salutare.
Brianna non si
sarebbe offesa per i modi poco formali che il cavaliere sembrava
pensare di
potersi permettere con lei, tenendo conto della situazione e delle
circostanze,
e naturalmente perché era una persona semplice. Ma per qualche strano
motivo si
sentì irritata dal comportamento di Geoffrey.
Forse proprio
perché era Geoffrey.
« Nulla. »
rispose,
secca, sistemandosi in braccio il cesto che doveva portare alla sua
dama e
facendo per andarsene.
Martewall la
trattenne con un’urgenza che sembrava quasi ansiosa, stupito, nel
contempo, dal
suo tono gelido.
« Ditemelo. »
ordinò, freddamente.
« Ho detto
nulla.
»Brianna doveva ammetterlo, ci stava prendendo gusto a fare i capricci,
a fare
la preziosa. Sapeva che non era il momento di scherzare, ma questa era
la sua
piccola vendetta per come Geoffrey l’aveva trattata poco prima.
Perché se l’era
presa tanto per qualcosa di così stupido, poi?
Ma voleva
davvero
rispondersi?
In fondo, non
poteva provare un genuino divertimento. Aveva provato a nasconderlo, a
fare
come se niente fosse, ma le parole di Gant le risuonavano nelle
orecchie e il
suo corpo veniva lentamente invaso da un’opprimente senso di
disperazione.
Posò il cesto a
terra, sentendosi per un attimo pazza e
troppo soggetta a frequenti cambiamenti d’umore.
Aveva solo
voglia
di buttare fuori tutto ciò che pensava. Di tener testa ancora una volta
all’impotenza che la perseguitava.
Geoffrey parve
intuire i suoi pensieri uno ad uno e la osservò preoccupato mentre gli
occhi di
lei si inumidivano diventando allo stesso tempo più duri e severi.
« Se vi ha dett…
»
« Smettetela di
pensare a cosa mi ha detto. » sbottò Brianna, prendendogli un polso,
dimenticando
la sua posizione, il rispetto distaccato che doveva ad un nobile,
dimenticandosi chi era e di restare al suo posto di comune popolana.
« Ascoltate cosa
ho
da dirvi io. » non lo guardò negli occhi ma sapeva comunque che lo
sguardo di
Geoffrey era stupito come poche altre volte. « State attento… »
« Io… » tentò di
intervenire, tentennante, Geoffrey, venendo subito interrotto.
« Non intendo
solo
con Gant. State attento in guerra. State attento e non… »
Morite, avrebbe voluto
continuare, ma non riuscì a pronunciare quella parola. Aveva trattenuto
tutti i
suoi sentimenti per così tanto tempo, e li aveva, nonostante questo,
compresi
così poco, fino a quel momento.
Geoffrey fece
scivolare il polso e le strinse una mano. Brianna strinse a sua volta
la presa
e lo osservò mentre annuiva.
*
Brianna non
rimpianse quella mancata promessa. Già qualcun altro le aveva promesso
che
sarebbe tornato e non l’aveva fatto. La guerra era troppo
imprevedibile, e la
donna sapeva che Geoffrey avrebbe dato tutto se stesso e avrebbe
combattuto
fino al limite delle sue forze.
Non poteva
cambiarlo.
Non voleva,
anche.
Entrambi lo
sapevano.
Ma avrebbe usato
quella
stessa tenacia per accontentarla e per restare vivo, Brianna ne era
certa,
anche se non sapeva quanto la sua richiesta, o forse la sua persona,
potesse
essere importante per lui. Nel silenzio
triste ma fiero di un amore non dichiarato, lei
avrebbe combattuto a sua volta per dominare la paura.
n.d.a.
Eccomi
di ritorno!
E questa volta è il turno di Brianna. Potevo forse ignorarla? Sì,
potevo, per
tanto tempo l’ho fatto, poveretta. Devo
dirlo, per rendere più stuzzicante questa sfida con me stessa, avevo
deciso di
estrarre un prompt per questo personaggio.
Che idea pessima... nemmeno fosse un personaggio semplice...
Comunque, prima di avere un improvviso barlume di ispirazione, ero un
po'
tentata di non seguire il prompt "paura", anche se difficilmente
ritorno sui miei passi. Solo che non riuscivo a farmi venire in mente
qualcosa.
Per questo spero che vi piaccia! Fatemi sapere sinceramente quel che ne
pensate,
se ne avete voglia, perché io non sono così convinta... : /In più non
sono
molto brava nel descrivere l’amore, infatti non so perché l’ho fatto :
)
Per il prossimo capitolo non so quanto ci vorrà, mi spiace. Potrebbe
essere due
giorni come una settimana. La scuola sta già cominciando ad occupare
tempo.
Grazie a Wrong and Right, che è una grande fan di Geoffrey come me e
che ha
recensito quando mi sono calata nei panni del povero Hector!
Ciao!