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Autore: corvonero83    19/09/2014    0 recensioni
"Un rumore improvviso e assordante lo ridestò dai suoi pensieri. Veniva dal piano di sotto e decise di scendere. Non era solo.
Scese le scale piano e con cura e si affacciò nella stanza dove provenivano ancora dei rumori metallici.
Si bloccò.
Vide un bambino, tutto si sarebbe aspettato ma non di certo di trovare un bambino. Uno scricciolo intento a raccogliere delle pentole che gli erano cadute e che borbottava tra se tutto concentrato in quello che stava facendo.
Quel cosino così magro, esile, assorto nel suo da fare; ebbe un flash, un bambino ugualmente magro, ugualmente assorto su un disegno, cambiava solo il colore dei capelli: quello del suo ricordo li aveva biondicci, il bambino davanti a lui li aveva neri come la pece.
Di colpo sentì gli occhi di quello scricciolo puntati su di lui." (dal Secondo Capitolo)
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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SLEEPING WITH GHOSTS

 
 
 
 “The sea's evaporated
Though it comes as no surprise
These clouds we're seeing
Their explosions in the sky
It seems it's written
But we can't read between the line
 
Hush
It's okay
Dry your eye 
Dry your eye
Soulmate dry your eye
Dry your eye
Soulmate dry your eye
Cause soulmates never die
 
This one world vision
Turns us in to compromise
What good's religion
When it's each other we despise
Damn the government
Damn the killing
Damn the lies
 
Hush
It's okay
Dry your eyes
Dry your eyes
Soulmate dry your eyes
Dry your eyes
Soulmate dry your eyes
Cause soulmates never die
 
Soulmates never die
Never die
Soulmates never die
Never die...
Soulmates never die
Soulmates never die
Soulmates never die
Soulmates never die”
(Placebo-Sleeping with ghosts)
Sleeping with ghosts - Placebo
 
 
 
Il furgoncino giallo, più arrugginito che altro, viaggiava sulla strada deserta con andatura lenta. Quel rottame aveva quindici anni, ma Vanja, il vecchio proprietario che lo stava guidando non aveva intenzione di venderlo.
Dentro l'abitacolo la Kalinka risuonava a tutto volume. Vanja amava ascoltare musiche della sua terra...l'amata patria Russia! La tipica musica tradizionale, il suono di una lingua che lui adorava e che non poteva più parlare quotidianamente.
Parlare russo in America …era un po’ come parlare l’arabo…la gente cominciava a guardarti male, con occhi pieni di odio e paura.
Piccole lacrime gli si formavano sempre agli angoli degli occhi, neri come la pece, ogni volta che si immergeva in quel passato che non poteva più rivivere.
Un passato doloroso.
E ora...dopo quello che era successo pochi giorni fa a Washington, Vanja aveva paura. Non solo Washington...ma anche New York...e Londra, tutti tentativi di conquista. Il passato stava tornando...e non solo quello.
 
“Kalinka, kalinka, kalinka moja! V sadu jagoda malinka, malinka moja!
Ach, pod sosnoju, pod zelenoju, Spat’ položite vy menja! Aj-ljuli, ljuli, aj-ljuli, Spat’ položite vy menja.
Kalinka, kalinka, kalinka moja! V sadu jagoda malinka, malinka moja!
Ach, sosenuška ty zelenaja, Ne šumi že nado mnoj! Aj-ljuli, ljuli, aj-ljuli, Ne šumi že nado mnoj!
Kalinka, kalinka, kalinka moja! V sadu jagoda malinka, malinka moja!
Ach, krasavica, duša-devica, Poljubi že ty menja! Aj-ljuli, ljuli, aj-ljuli, Poljubi že ty menja!
Kalinka, kalinka, kalinka moja! V sadu jagoda malinka, malinka moja!”
 
Cantava a voce bassa, con la sua intonazione roca da uomo di mondo con un bel bagaglio di anni sulle spalle, perso in quei pensieri cupi. Ma poi all'improvviso qualcosa lo fece inchiodare di colpo.
-Per tutti i santi di Russia !-
Quel “qualcosa” stava in mezzo alla piccola strada non asfaltata che portava da Washington alla sua fattoria, non incrociava mai macchine sconosciute in quella via e non vi aveva mai trovato niente di abbandonato.
Scese dal furgoncino con Gagarin alla mano, il suo fucile, quello che teneva sempre sul sedile del passeggero, di fianco a lui. Un amico vero, freddo, preciso. Non lo aveva mai tradito in tutti quegli anni.
Vanja si avvicinò a quell'ammasso nero.
-Ehi?- provò a parlare...ma invano. Nessuna risposta arrivò al suo orecchio -Al diavolo !- il vecchio si avvicinò e toccò con un piede quello che capì essere il corpo di un uomo.
Niente.
Lo rivoltò. Non era di certo il primo cadavere che vedeva...ma toccandogli il collo capì che quell'uomo era ancora vivo.
Aveva il viso impolverato e sporco di sangue.
Era ben messo...sembrava un militare…e....
-San Nicolaj proteggimi tu !- un arto metallico sostituiva un braccio di quel corpo.
Vanja sbiancò a quella vista e si fece il segno della croce -Tu?....chi ti ha guidato fino a qui?- era combattuto.
Non sapeva cosa fare, lui conosceva benissimo chi aveva davanti...lui aveva assistito alla sua creazione!
 Lui si era ribellato a quell'idea orribile...e per questo ora era in esilio lontano dalla sua patria che lo credeva morto.
Gli scostò i capelli dal viso, era giovane...era lo stesso ragazzo dei suoi ricordi e quella presa di coscienza fu come un pugno nello stomaco per lui.
“Probabilmente tu sei coinvolto in quello che è successo pochi giorni fa...ma non posso lasciarti qui!” lo pensò tra se, pieno di perplessità e un misto di leggero isterismo.
-Che la Madonna immacolata mi protegga...devo espiare le mie colpe nei tuoi confronti ragazzo...e probabilmente devo iniziare oggi !- lo caricò sul  furgoncino di fianco a lui e lo coprì con un plaid.
Era un corpo freddo...la pelle gelida e livida.
Chissà da quante ore era lì, al freddo.
Mise in moto e per non pensare alzò il volume della musica.
Ora toccava a Lena aiutarlo.
 
 
 
 
 
 
Quella stessa mattina Steve Rogers stava visitando la tomba di Nick Fury.
Era strano...visitare la tomba dell’uomo che pochi secondi fa hai salutato di persona con un addio. Ma continuare a fingere che fosse morto era il metodo migliore per lasciare Nick in pace per un po'...e permettergli di raccogliere i frammenti dello SHIELD per decidere cosa farne.
Capitan America si era risvegliato in un letto di ospedale qualche giorno prima. Sam di fianco a lui a vegliarlo per tutto il tempo della sua incoscienza, una musica non proprio del suo stile in sottofondo e un nome stampato in testa...un nome che non avrebbe davvero mai più potuto cancellare “Bucky”!.
Era stato salvato da Bucky...questo voleva dire che il suo amico, Steve non lo aveva mai visto come un nemico o un avversario da sconfiggere, stava ricordando...e lui doveva trovarlo per aiutarlo.
-Ti ho portato quello che volevi- la voce di Natasha lo riportò alla realtà.
-Grazie...- il fascicolo era pesante...ma appena lo aprì tremò.
Una vecchia foto di Bucky.
Il “suo” Bucky...il sergente James Buchanan Barnes.
-Ne sei sicuro? potrebbe essere ovunque.... potrebbe  non ricordare davvero...-
-Mi ha salvato!....io...io devo trovarlo...- la guardò con occhi che Natasha odiava...la rendevano vulnerabile nei suoi confronti.
-Fa come vuoi...- arricciò le labbra nel dirlo.
-E tu? cosa farai ?- era preoccupato per lei. Lo era davvero. Lui ormai della Vedova Nera si fidava...si fidava ciecamente. Avrebbe messo la sua vita nelle mani della donna...dopo quella storia era il minimo. Avrebbe voluto aiutare anche lei.
Ecco…questo era il suo punto debole...voler aiutare tutti...nello stesso tempo....impossibile anche per il Cap!
-Mi sono saltate un paio di coperture...quindi...- la ragazza lasciò cadere il discorso e notò lo sguardo preoccupato dell'amico -Steve...davvero io...-
-Hai chi ti può aiutare ?- non la fece finire.
Lei ci pensò su. Non perché non sapesse cosa dire...ma perché non sapeva cosa le avrebbe provocato pronunciare quel nome ad alta voce.
Alla fine annuì con la testa, scuotendo i capelli rossi e senza rendersene conto si portò una mano alla collanina che portava.
Quella con la freccia.
A quel gesto Steve capì.
-Vai da lui...ma se hai bisogno....Nat!  noi ci siamo!- saperla nelle mani di Barton lo rincuorava. Per lei l'arciere avrebbe dato la vita, Steve ne era sicuro.
Avrebbe voluto aiutarla lui…lo voleva davvero! Ma ora lui doveva pensare alla sua “missione” e non poteva coinvolgerla in qualcosa di così incerto!
Si voltò verso Sam.
-Non sei obbligato...- ci provò.
-Quando iniziamo ?- il ragazzo lo bloccò subito e lo fissò intensamente -Dove tu andrai io ti seguirò....da quando ho rimesso le ali....cioè...mi vuoi privare di quella fantastica sensazione?-
Steve sorrise.
Sam era la seconda persona che riusciva a farlo sorridere così naturalmente.
La prima era Bucky.
-Non sarà semplice...-
-Lo so! ma è questo il bello di lottare al tuo fianco...niente è semplice ! allora? Primo passo ?-
Steve fece una smorfia...sapeva bene quale era il primo passo da fare...e non ne era molto felice.
-Mandare un mail a chi vorrei evitare di incontrare di nuovo...ma il mio scudo e le tue ali hanno bisogno di una revisione...-
Il solo pensiero di chiedere un favore a Stark lo rendeva isterico...ma non aveva altra scelta...per i documenti in russo Fury gli aveva dato il nome di un suo amico fidato madrelingua…ma per la tecnologia dello SHIELD....solo Iron Man poteva aiutarli.
-E che Dio ce la mandi buona!-
 
 
 
 
 
 
 
 P.S:
*La Kalinka è una delle più famose canzoni popolari russe, questa è la traduzione (non proprio letterale):
“O viburno rosso di casa mia,
dove in giardino fioriscono i lamponi.
Bacche di bosco,
lasciatemi dormire,
sotto il pino verde
 odoroso.
E voi fate piano
non turbate i miei sogni leggeri. Ma tu dolce fanciulla,
quando accetterai l’amore mio?
Dimmi che mi ami…”
 
Allora...io ci provo....è solo un prologo ma spero possa aver incuriosito qualcuno! La storia è ambientata nel post WinterSoldier ed è incentrata su il Cap e il Soldato...ma essendo presenti tutti gli Avengers....gli Asgadiani (forse!) e alcuni X-Men....ho preferito inserirla in questo fandom dato che è una storia proiettata alla Civil War...niente....aggiornerò una volta a settimana e spero di aver incuriosito qualcuno!
Ogni critica è ben accetta...c'è sempre da imparare!
Un abbraccione a tutti!!!! 
  
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