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Autore: misslittlesun95    19/09/2014    11 recensioni
Claudia Petrolini ha trentun anni ed è già madre, moglie, medico, deputata ed ex ministro.
Questo perché dieci anni prima ha trovato la forza e il coraggio di iscriversi al partito Comunista e abbandonare tutta la sua vita, passata in un quartiere degradato e malfamato di Roma, per inseguire i suoi sogni.
Adesso però il suo passato è tornato, a tre settimane dalle elezioni, con le sembianze di un uomo buttatosi dall'alto di un palazzo in costruzione
quell'uomo è Oscar, amico di Claudia per un periodo che parve eterno fino al giorno della sua scelta.
Catapultata d'improvviso nel mondo reale si scopre fragile e, soprattutto, fisicamente debilitata, malata, non più il forte personaggio pubblico da tutti conosciuto ma una semplice donna.
Abbandona la politica e tenta di salvarsi e guarire, di riprendersi pezzi di vita che temeva di aver perso.
Cercando la forza di essere se stessa nelle parole che le disse Oscar durante il loro ultimo incontro: "Ricordati di guardare il tramonto. [...] Te guardalo, sempre, così magari ti ricorderai di me e di questi anni che ti apparterranno fino alla fine della tua vita."
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Con un po' di ritardo posto il terzo capiolo e comunico che, purtroppo, sarò meno regolare negli aggiornamenti a causa della scuola e del fatto che, per vari motivi, sto scrivendo questa storia prima a mano e poi al computer.
In ogni caso spero davvero di non tardare troppo tra un capitolo e l'altro.
Vi chiedo inoltre un poco di pazienza e sopportazione per l'argomento politico che, ancora per qualche capitolo, sarà fortemente presente, andando poi via via diminuendo d'importanza per i motivi già presenti nella trama,.
Niente, detto questo io vi saluto e a presto.
Un grazie infinito a chi segue, legge e recensisce la storia. davvero, siete gentilissimi <3

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                                                              Capitolo III

La mattina li aveva trovati ancora abbracciai ma più forti e innamorati.
Avevano fatto l'amore rimediando alla stanchezza della sera prima.
Non avevano molto tempo, erano attesi a casa del signor Oreste per il pranzo, ma si erano presi quegli attimi per loro che ogni coppia così affiatata si dedica quando può.
Era stato dolce, come sempre era tra loro, e alla fine erano rimasti abbracciati, in silenzio, spogli di vestiti e di pensieri.
Si erano ascoltati respirare e avevano sentito i loro cuori battere insieme, come se tutte le parole ascoltate da bambini sull'amore e le favole trovassero concretezza in quel rapporto nato in pochi mesi tanti anni prima e destinato a rinnovarsi ogni giorno fino al tramonto dei tempi.
Soltanto quando Davide notò che l'orologio sul suo comodino segnava le undici accettarono l'idea di dover interrompere quel loro personale incantesimo per tuffarsi nuovamente nella vita reale.
E fu davvero come spezzare una magia quando sciolsero l'abbraccio in cui erano stretti e si alzarono dal letto, perché d'improvviso ricominciarono a sentire il traffico e i rumori provenienti da Viale Marconi e si accorsero di non avere udito assolutamente nulla nei momenti in cui si erano vissuti, malgrado il mondo fuori non si fosse certamente fermato.
Fu l'uomo il primo ad andare verso il bagno per prepararsi, mentre lei ancora temporeggiava tra le lenzuola madide di sudore.
Si convinse che fosse il loro, in fondo faceva caldo e non poco, ma i pigiami in terra raccontavano una storia diversa, con quello di Davide asciutto e il suo di nuovo molto umido.
Cambiò il letto e la biancheria, sempre sperando che lui non notasse nulla e facendo il possibile per eliminare i brutti pensieri che ancora le si annodavano negli angolo più nascosti della mente.
Si scambiarono i ruoli tra bagno e camera poche decine di minuti dopo e l'uomo, ancora in accappatoio, decise di prendersi tutto il tempo del mondo per scegliere come vestirsi, perché tra i tanti pregi Claudia aveva il difetto tipicamente femminile di impiegare parecchio tempo a prepararsi.
Troppo, pensava lui.
Ma pazienza, amarsi era anche questo, lo aveva capito da ventenne e non l'avrebbe dimenticato in quel momento, divenuto ormai uomo adulto, marito e padre di una famiglia che migliore non poteva desiderare.
Tra una cosa e l'altra si misero in macchina che era da poco passata l'una.
Il signor Oreste li aspettava per le due, abituato a mangiare tardi per via della libreria e dell'orario in cui tornavano a casa i figli quando ancora erano studenti.
Malgrado fosse domenica, però, Roma era impraticabile come al suo solito, e anche partire di casa con parecchio anticipo come avevano fatto loro poteva non essere sufficiente.
Fortunatamente avevano di che parlare durante il viaggio, anche perché vedendosi poco durante la settimana quelli erano gli unici momenti in cui potevano discutere come due coniugi normali.
E, di fatti, il discorso intavolato dalla donna riguardava il figlio che, nel settembre successivo, avrebbe iniziato le scuole elementari.
- Ieri poi ero troppo stanca e mi sono scordata di raccontartelo.- Disse Claudia
– Ma l'altro giorno ho incontrato la Mugnari. Sai, no? Quella del secondo piano con il marito veterinario e i quattro figli con cui a volte gioca anche Guido.-
- Ah sì!- Rispose Davide, che per quanto stesse poco a casa aveva una vaga idea della composizione del vicinato, soprattutto per quanto riguardava coppie con bambini dell'età di suo figlio.
- Ecco. Il ragazzino più grande, Fabio, finirà adesso le elementari e probabilmente le insegnanti che ha avuto in questi cinque anni saranno le maestre di Guido ed Erica, la terza figlia della Mugnari, visto che nella succursale dove sono stati iscritti c'è una sezione sola.-
Il magistrato ascoltava le parole della moglie sorridendo. Era una caratteristica che Claudia aveva da quando era al mondo quella di ricordare e riferire ogni minimo dettaglio. Nomi, luoghi, date, nella sua memoria c'era spazio per tutto.
- Beh, e che tipi sono?- Chiese mentre svoltava sul controviale di una delle arterie principali della città per imboccare un'altra via che, in breve, li avrebbe portati a casa del suocero.
- Tipe, casomai.- Rise lei. - Comunque non male, sono due donne. Quella che insegna Italiano ha qualche anno più di noi, mentre l'insegnane di Matematica, da quello che ho capito, deve essere più vicina ai cinquanta che ai quaranta. Ma la signora mi ha detto che si tratta di una donna ancora attiva e capace di stare con i bambini sia per quanto riguarda le lezioni sia per, che ne so, gli intervalli o le uscite. Quando c'è da stargli un po' più dietro, insomma.-
Senza mai distogliere lo sguardo dalla strada l'uomo ascoltava e seguiva con attenzione le parole della moglie.
E fu proprio per questo che pochi attimi dopo ebbe come un'illuminazione.
- Ma certo! Ora che mi dici così ho presente chi potrebbero essere, credo anche di averle conosciute e di averci parlato quando sono andato a vedere la scuola con tuo padre questo inverno.-
Finì la frase con un tono di voce più basso, cupo.
La giornata aperta alla scuola elementare per le iscrizioni alla classe prima era stata argomento di discussioni anche forti tra Claudia e il marito.
Era successo verso la fine di Gennaio, quando ancora la crisi di governo non pareva essere neanche all'orizzonte ma nelle sedi dei comunisti già si ventilava qualcosa.
Lei era per questo doppiamente impegnata e stressata, soprattutto perché logicamente costretta a non poter dire niente a nessuno.
Di trovare il tempo per andare a vedere la scuola non se ne parlava, e per quanto avesse sempre messo davanti la famiglia rispetto al lavoro il momento era così delicato da obbligarla, per una volta solamente, ad invertire l'ordine delle sue priorità.
Inutile dire cosa non era successo in casa per quel fatto; Davide e la donna se ne erano dette di ogni e anche il signor Oreste, se pur con meno foga, aveva avuto qualche screzio con la figlia sulla questione e, in generale, su quanto trascurasse non tanto la famiglia ma proprio se stessa.
Alla fine, però, ogni litigio aveva trovato la sua positiva conclusione in un abbraccio di pace, pazienza se era andata così, per quella volta sarebbero stati padre e nonno ad andare a vedere la scuola per il piccolo di casa.
Si trattava di una scuola elementare pubblica vicino casa, una scelta normalissima come normale avevano sempre voluto fosse la vita di Guido.
Il bambino non aveva ancora ben chiaro che lavoro facesse la madre, anche se spesso passando davanti a Montecitorio i genitori gli dicevano che lei lavorasse lì e lo stesso accadeva quando le immagini del paese dove aveva sede la Camera dei Deputati passavano alla televisione.
Ed era proprio con l'apparecchio televisivo che il piccolo aveva i problemi maggiori, perché ancora non riusciva a capire come sua madre potesse essere sia lì dentro, ad esempio quando veniva intervistata da qualche telegiornale, sia in casa con lui e il padre, magari a cena.
Oppure, ancora, quando la donna era presente nello studio di questo o quell'altro programma di dibattito e lui, vedendola da dietro lo schermo, provava a chiamarla anche urlando, fino ad arrabbiarsi nel notare che non lo degnava di uno sguardo.
Il padre gli spiegava ogni volta con pazienza come funzionasse la cosa, ma nella sua mente di bambino era davvero difficile capire perché la madre si potesse sdoppiare o perché si facesse vedere senza però guardarlo o ascoltarlo.
Soltanto in quel periodo, a pochi mesi dal suo sesto compleanno, Guido iniziava a comprendere qualcosa in più, anche se parole come ministro, esecutivo o governo gli erano quasi del tutto estranee per quanto le sentisse da quando era al mondo.
Ma in fondo cosa gli interessava? Per lui Claudia era solo la sua mamma, quella che gli leggeva le favole e lo coccolava.
Il resto non era poi così importante, anche se, doveva ammetterlo, qualche volta sentiva molto la sua mancanza, specialmente quando quella rincasava tardi.
Per questo, quella domenica mattina, aspettava con ansia l'arrivo dei genitori stando seduto per terra sul balcone della cucina di casa del nonno, quello che dava sulla strada, e guardava attraverso la ringhiera ogni macchina che passava o si fermava sulla via.
Fu proprio lui a vederli andare verso il portone del palazzo.
Camminavano mano nella mano ma il bambino non lo notò neanche, troppo impegnato a correre verso il citofono per rispondere subito, appena avessero suonato.
Il signor Oreste l'aveva visto volare da una parte all'altra della casa e aveva capito immediatamente cosa fosse accaduto.
Davide e Claudia erano saliti a pieni per i tre piani che separavano l'appartamento dal livello della strada.
Lo facevano sempre, ma quel giorno alla donna erano parsi almeno il doppio.
Si promise che dopo le elezioni si sarebbe presa davvero una pausa, anche solo qualche giorno per staccare e riprendere le forze.
Guido li attendeva come sempre nascosto dietro la porta del bagno, dalla parte opposta del corridoio, pronto a correre verso la mamma e il papà subito dopo il loro ingresso.
Si buttò immediatamente tra le braccia di Claudia che lo tirò su da terra e se lo portò stretto al petto, sfregando il nasino del piccolo con il suo in un modo di salutarsi che era solo loro.
Fu nel farlo scendere che accusò un dolore allucinante alla schiena.
Un attimo, durò un attimo solo che però bastò a farle contrarre il volto in una smorfia di dolore proprio davanti al padre.
- Claudia stai bene?- Le chiese subito l'uomo, preoccupato dallo sguardo sofferente che aveva appena fatto la figlia.
- Sì, sì.- Rispose quella accennando un sorriso che si ritrovò a dover sforzare. -È solo che questo signorino inizia a diventare sempre più grande e a pesare non poco.- Continuò accarezzando i capelli del bambino che, forse per fortuna, non aveva capito cosa fosse appena accaduto.
- Lui cresce ma tu fai l'esatto contrario, figlia mia. Ogni volta che ti vedo sei più magra!- Sospirò l'uomo.
Erano settimane, forse anche un mesetto buono, che voleva dirglielo, ma non sapeva mai come iniziare il discorso, preoccupato dall'idea di poterla in qualche modo ferire od offendere.
Così, appena gli si era presentata l'occasione giusta – appena pochi attimi prima- l'aveva colta al volo.
La donna, però, aveva risposto col suo solito modo scherzoso, sorridendo di nuovo lievemente perché il dolore si era irradiato dalla schiena al fianco e non voleva certamente farlo capire.
- Spero che tu abbia cucinato qualcosa di buono e ipercalorico, allora, perché sto morendo di fame.- Disse al padre abbracciandolo e baciandogli la guancia proprio come faceva da ragazzina.
Si diressero verso la cucina parlando di tutt'altro e pregustando il pranzo domenicale del signor Oreste, un appuntamento fisso e mai deludente.
La casa dove Claudia era cresciuta era rimasta uguale a quando era piccola, il padre non aveva voluto cambiare nulla neanche nelle stanzette dove un tempo dormivano i figli.
Anche il quartiere dove la ragazza aveva passato i primi ventuno anni della sua vita non era poi così diverso da quando l'aveva lasciato, né dal punto di vista architettonico né, tanto meno, da quello sociale.
Fortunatamente, a differenza di quello che aveva temuto un decennio prima, la libreria del nonno di Guido non aveva avuto problemi dopo la sua decisione di entrare nel partito e abbandonare la zona; i pochi clienti abituali erano rimasti tali, e gli sporadici turisti di certo non potevano conoscere la storia che si celava dietro al librario e alla sua famiglia.
Soltanto quando era stata nominata ministro erano comparse, sotto casa e vicino al negozio, scritte poco carine riguardanti la donna, ma per il resto non era accaduto niente di rilevante.
Neanche i pochi amici che la deputata aveva avuto in quel quartiere da giovanissima erano più saltati fuori, nessuno di loro.
Compreso Oscar, il migliore amico di un tempo.
L'unico, tolta la famiglia, che aveva mostrato almeno per un attimo gioia per la sua scelta, anche se alla fine aveva preferito lasciare che le loro strade si separassero.
Claudia pensò a lui mentre si sedeva al tavolo dove a lungo avevano studiato, mangiato e giocato insieme.
Chissà dov'era, lui.
Come stava, cosa faceva, se si era sposato, se era andato via da lì o vi viveva ancora, se aveva sentito come lei era riuscita almeno in parte a realizzare tutti i suoi sogni.
La donna ricordava con precisione tutti i dettagli della loro amicizia, ma in particolare non aveva mai scordato le sue ultime parole, quella richiesta di ricordarlo guardando il sole che calava e illuminava Roma proprio come in quel loro ultimo pomeriggio.
Lo faceva sempre, ogni volta che per caso o per volontà si trovava ad ammirare il tramonto pensava ad Oscar.
Ma chissà se lui ancora ricordava e faceva lo stesso.
Fu il signor Oreste a distrarre la figlia dai suoi pensieri, portando la discussione su qualcosa di banale come i capelli che – stranamente – quel giorno lei portava sciolti.
- Li tengo sempre raccolti per lavoro, papà, per essere in ordine. Almeno quando sono in famiglia lascia che li tenga liberi.- Si era giustificata.
- Sì, sì, certo, non devi mica darmi una spiegazione. Pensa, Davide, anche da piccola era così fissata con i capelli legati. Tu non sai quanto mi vergognai la volta in cui, era in seconda elementare, mi avvicinai alla madre di una sua amichetta per chiederle di insegnarmi come si facesse una treccia.-
Il procuratore rise.
Suo suocero aveva sempre da raccontare qualche aneddoto divertente riguardante l'infanzia di Claudia o di suo fratello Gianluca.
- Immagino che crescere da sola una figlia femmina non sia stata una cosa semplice.- Commentò sospirando.
- Oh, i figli sono difficili da tirare su anche se si è una coppia. Certo, come padre solo mi era più facile capire il maschietto, anche perché era più grande, ma sono certo che pure voi due abbiate problemi a crescere Guido ogni tanto, o no? Qualche screzio tra di voi, qualche suo capriccio di troppo.-
I genitori si guardarono.
L'uomo aveva perfettamente ragione; tra tutti i loro impegni, di lavoro e non, essere madre e padre era di certo il più complicato.
Ed il più bello, ovviamente.
Passarono il resto del pranzo a parlare di tutto un po'.
Discussero anche di politica, delle elezioni ormai alle porte e della partenza di Claudia per Torino la mattina seguente, dove sarebbe stata impegnata due o tre giorni sempre per la campagna elettorale.
- Ma sei sicura amore mio?- Domandò il padre guardandola con occhi che erano un misto tra triste e preoccupato. - Non sei stata affatto bene questa settimana, forse sarebbe il caso che ti riposassi, no?-
- Papà tu ti preoccupi sempre troppo, non ho avuto altro che una brutta influenza fuori stagione, te l'avrò detto mille volte. La febbre è stata alta, è vero, ma non è durata che due giorni. E poi già ho deciso che subito dopo le elezioni mi prendo qualche giorno di riposo, se ci tieni vengo a passarli qui così sei sicuro di ciò che faccio. - Provò a tranquillizzarlo e farlo sorridere insieme.
Mangiarono bene; come sempre, quando si avvicinava la bella stagione, il signor Petrolini si allontanava dai fornelli e preparava insalate di ogni genere, da quella di riso a quella di mare.
Al momento del caffè la donna spiegò che sarebbe presto dovuta scappare alla sede del partito per prendere alcuni documenti che le servivano per il giorno successivo, e il marito acconsentì a lasciarle la macchina proponendo al figlio di fare un giro in centro per gustarsi un gelato prima di tornare a casa.
Proposta che, neanche a dirlo, Guido accettò con grande gioia.
Rimasero ancora un poco a fare compagnia al signor Oreste, il quale per quanto fosse ormai abituato alla solitudine gradiva sempre avere attorno i suoi cari, genero e nuora compresi.
Poco dopo le quattro, quando si salutarono, Claudia promise che sarebbe andata a trovare il padre in settimana, appena tornata dal capoluogo piemontese, mentre Davide avrebbe rivisto il suocero solo la domenica successiva, quando al nuovo pranzo ci sarebbero stati, evento raro ma piacevole, anche Gianluca con la moglie e i figli.
Guido e il padre attesero che la donna partisse prima di andare verso la metropolitana che li avrebbe portati in centro.
La deputata sapeva bene che sarebbe stato più il tempo impiegato per arrivare in sede e poi tornare a casa che quello realmente utilizzato lì dentro per fare ciò che doveva, ma non aveva alternative e quindi pace, avrebbe passato una domenica diversa dalle altre.
Salì fino al secondo piano, quello dove si trovavano gli uffici che le interessavano, e cercò con calma ed ordine i documenti di cui aveva bisogno.
Ci mise parecchi minuti a trovarli, colpa di tutto il materiale che si era accumulato negli armadi, nei cassetti e sulle scrivanie tra il governo, la sua caduta e il pre-elezioni.
Finalmente con in mano ciò che le sarebbe servito a Torino, dopo aver tentato di sistemare qualcosa almeno sui tavoli del salone principale, si avviò verso lo scalone che l'avrebbe portata all'uscita.
Fu costretta a fermarsi d'improvviso pochi attimi dopo; lo strano dolore che aveva accusato a casa del padre – quella fitta a schiena e fianco che aveva imputato al crescere di Guido – si era ripresentato sempre negli stessi punti ma ancora più acuto, tanto da crearle difficoltà di respirazione.
Arrivò il più rapidamente possibile a una panca simile ad un divanetto posta sempre nel corridoio, a pochi metri da lei, e vi si sedette in modo disordinato, cercando almeno di recuperare una frequenza respiratoria normale.
Il dolore rimase forte per poco proprio come era successo quella mattina, ma poi ci mise parecchio a svanire del tutto, sfumando lentamente e lasciando a Claudia troppo tempo per rimuginare su quello che le era appena accaduto.
Forse suo padre aveva ragione, lei non era affatto in forma e quel viaggio a Torino, rapido e dai tempi molto ristretti, non avrebbe di certo giovato alla sua salute.
Ma non poteva né voleva disdirlo.
Mentre il dolore si era ormai ridotto ad un semplice fastidio e il respiro tornava il solito la donna sorrise da sola pensato a come le paresse di essere tornata indietro di quindici anni, quando ai tempi del liceo arrivava a fine maggio stremata, se ne interessava poco e tirava dritto fino a giugno senza perdere un colpo, convincendo anche la sua stanchezza ad attendere l'arrivo dell'estate e de momento in cui si sarebbe potuta riposare.
Evidentemente, avendo smesso, ormai da parecchio quel tipo di discussioni con il suo corpo, aveva perso l'abilità necessaria a lottare contro la stanchezza, perché poco dopo si ritrovò, senza neanche accorgersene, addormentata su quel divanetto che alcuni minuti prima l'aveva accolta dolorante e leggermente preoccupata.
Fu svegliata diverso tempo dopo, non aveva chiaro quanto, da una mano sicuramente amica che le scosse dolcemente la spalla chiamandola per nome.
- Claudia? Sei sveglia? Che ci fai qui a dormire a quest'ora della domenica pomeriggio?-
La donna impiegò alcuni istanti a trovare le risposte, anche perché aveva altrettante domande da fare al collega che l'aveva distolta dal suo sonno.
- Eh?! No, è che ero venuta a prendere dei documenti che mi servono per domani, a Torino, e poi mi sono sentita poco bene e... ma tu piuttosto? Come mai da queste parti?-
L'uomo davanti a lei era Ettore de Giovanni, lo stesso deputato che alcune sere prima, quando le era presa quella brutta influenza, le aveva sfiorato la fronte bollente e le aveva proposto di accompagnarla a casa.
Ettore aveva qualche anno più di Claudia e i due si conoscevano da ben prima dell'elezione alla Camera.
Militavano insieme praticamente da quando la donna si era iscritta al partito e lo aveva sempre considerato come un mentore, anche se con il passare degli anni avevano stretto un buon rapporto di amicizia.
Non vivano neanche troppo lontano e, alla lunga, lo stesso era accaduto tra le loro due famiglie.
L'uomo era padre di quattro figli e con un quinto in arrivo, motivo per cui Claudia lo invidiava molto.
Lo aveva visto spesso con i bambini e sapeva che era un ottimo papà proprio com'era un ottimo deputato.
Anche lei avrebbe voluto essere capace di avere una famiglia più numerosa e allo stesso tempo riuscire a lavorare dignitosamente.
Ma, in fondo, per lui, essendo un uomo, doveva essere sicuramente più semplice, anche per il solo fatto che nell'avere un bambino non era di certo lui a dover portare avanti la gravidanza.
- Passavo per caso in zona e ho visto le luci accese, cosa che mi ha fatto strano, quindi sono salito. Ma stai di nuovo male?- Le chiese con un po' di ansia nel tono di voce, come se fosse anche lui preoccupato per la sua salute.
- No, no tranquillo. Ho mal di schiena e sai come funziona, a volte se è forte arriva a farti mancare il fiato. Così mi sono seduta un attimo e devo poi essermi addormentata. A proposito, che ore sono?- Domandò un po' per cambiare argomento e un po' per reale interesse.
- Sono quasi le sette.-
Claudia sospirò e si mise in piedi aiutata da Ettore. - Maledizione, ma è tardissimo! - Tirò istintivamente fuori dalla tasca dei pantaloni il cellulare e lo controllò.
Come immaginava aveva ben più di una chiamata persa da parte del marito.
Fece segno al collega di scusarla un attimo e telefonò a Davide per spiegargli cosa fossa accaduto e dirgli di non stare in pensiero perché entro poco sarebbe rincasata.
I due onorevoli uscirono dalla sede del partito insieme, continuando a parlare di lavoro. Si salutarono davanti alle rispettive macchine, per puro caso parcheggiate vicine, e si diedero appuntamento per la seconda metà della settimana, quando Claudia sarebbe rientrata da Torino e tornata a Montecitorio.
Pur su due veicoli differenti fecero un pezzo di strada insieme, fino a quando lei non svoltò per entrare nella zona in cui viveva.
Arrivò a casa per le otto, Davide aveva già preparato la cena e la famiglia si mise subito a tavola.
Il magistrato non fece domande alla moglie sul perché fosse crollata addormentata in quel modo nel pomeriggio – che potesse avergli mentito non lo pensava neanche, la donna non ne era capace – ma rimase per tutta la serata dubbioso sulle sue condizioni, proprio come quello stesso giorno erano stati dubbiosi il signor Oreste e l'onorevole De Giovanni.
Non lo diede troppo a vedere e lei non se ne rese neanche conto, anche perché il piccolo aveva monopolizzato le attenzioni della madre raccontandole cosa avessero fatto nel pomeriggio.
Se c'era una cosa che Guido aveva preso dalla sua mamma era la passione per i dettagli.
Malgrado fosse ancora un bambino aveva – per la sua età – un ottimo vocabolario ed era in grado di esprimere concetti di diverso tipo in modo preciso e dettagliato, a volte lasciando anche stupiti gli adulti attorno a lui.
Dopo cena Claudia mise a letto il figlio spiegandogli che nei tre giorni successivi non ci sarebbe stata per via del lavoro.
Guido aveva leggermente sbuffato, era stufo di vedere la mamma andare e venire; anche quando se lui aveva bisogno lei c'era senza problemi gli dispiaceva quando partiva, perché spesso temeva che una volta o l'altra non sarebbe tornata.
- Tra qualche settimana la mamma potrà stare di più con te perché avrà finito il lavoro importante che sta facendo adesso.- Gli promise cercando di convincerlo a farsi passare il broncio.
Rimase accanto al letto del suo bambino finché lui non si addormentò, continuando a coccolarlo dolcemente come solo una mamma sa fare.
Anche lei sentiva terribilmente il dolore della separazione quando la sera non tornava a casa da Guido.
Per fino la sera che era rimasta a dormire in centro perché ammalata il suo ultimo pensiero era andato al piccolo e alla nostalgia che provava per non essere tornata da lui.
Spenta la luce nella cameretta la deputata era andata nella sua stanza a preparare la borsa che le sarebbe servita a Torino.
Era una piccola valigia trolley rosa con cui viaggiava sempre quando doveva fare brevi e rapidi spostamenti per motivi di lavoro.
Insieme a questa portava con sé la sua borsetta per tutti i giorni e quella che conteneva il portatile e i documenti vari ed eventuali di cui aveva bisogno.
Anche quest'ultima, dove già aveva ordinatamente riposto il computer e i fogli recuperati nel pomeriggio, era rigorosamente rosa, e Davide spesso la prendeva in giro dicendole che comunista com'era avrebbe dovuto puntare più sul rosso che sul rosa.
Glielo ricordava praticamente ogni volta che la vedeva partire con le due valigette, ma quella volta non lo fece.
Il procuratore era rimasto per tutta la serata in cucina, aveva lavato i piatti e rigovernato la stanza tenendo in sottofondo la televisione accesa su un programma di satira politica.
Quando andò in camera per coricarsi la moglie stava finendo gli ultimi preparativi e lui non la degnò neanche di uno sguardo.
Claudia era però una donna attenta, e aveva notato lo strano comportamento dell'uomo, quel marito che solitamente era così premuroso e così interessato allo stare con lei il più possibile, soprattutto prima di una sua partenza.
- Cosa c'è?- Gli domandò guardandolo prepararsi per la notte.
- Niente, cosa deve esserci?-
- Ah non lo so, dimmelo tu. Stamattina eri così dolce, mentre adesso... tutta la cena non mi hai degnata di uno sguardo e dopo te ne sei stato in cucina come se io non esistessi.-
- Dato che domani parti e stavi mettendo a letto Guido e finendo i bagagli ho pensato che qualcuno dovesse lavare i piatti e sistemare la cucina, o no?-
Claudia sbuffò. - Ma smettila, Davide, ti prego!-
- Vuoi sapere cos'ho? Ho che non voglio che tu parta.- Sospirò l'uomo. - Ho paura che tu non stia bene e temo che questo viaggio a Torino sia solo un'ammazzata, per te. Un'ammazzata inutile. -
La donna sorrise lievemente e si andò a sedere sulle sue gambe baciandolo dolcemente
- Te l'ha messa in testa mio padre questa paura, vero?-
- Un po' sì, ma anche l'influenza dell'altra settimana non mi ha tranquillizzato, anzi. Ho semplicemente paura che tu ti stia massacrando e che, prima o poi, il tuo corpo ne possa risentire.-
Claudia accarezzò i capelli del marito. Ne aveva sempre avuti tanti e molto morbidi, così che per lei era sempre stato rilassante passarci una mano in mezzo.
- Te l'ho già detto.- Gli sorrise di nuovo. - Va tutto bene, davvero.
E poi l'ho già detto a Guido; dopo le elezioni mi prendo qualche giorno. Magariu stacchiamo un po' tutti e tre, ce ne andiamo al mare. O tutti e quattro.- Rise. - Visto che ho promesso a mio padre di farmi controllare per evitare che mi riposi solo per finta.-
Finalmente sorrise anche il magistrato e la strinse forte a sé, quasi da farle mancare il respiro.
Ma tanto meglio così, aveva pensato Claudia.
Se il respiro doveva mancarle tanto meglio lo facesse tra quelle braccia piuttosto che nella sede vuota del partito.



   
 
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