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Autore: Kane_    21/09/2014    3 recensioni
Anno 2018, l'Impero ha definitivamente sconfitto i Cavalieri Neri sul fronte orientale, impadronendosi dei territori dei neonati Stati Uniti del Giappone. in seguito allo scontro, Zero pare scomparso nel nulla, così come l'ultracentenario imperatore di Britannia. In seguito alla scomparsa dei due uomini più influenti del mondo, tutti i membri della famiglia imperiale sono vittime di un complotto che porterà al trono un uomo misterioso e sconosciuto, che però saprà gestire al meglio il momento di crisi, portando il vasto impero ad una nuova epoca d'oro, permettendogli di raggiungere la sua massima espansione dalla sua nascita.
A questo punto, l'Impero punta i suoi occhi verso il mediterraneo, conquistando dunque l'Italia, terra che sta particolarmente a cuore al nuovo imperatore, essendo cristiano cattolico. Esso donerà la penisola alla Chiesa, ottenendo in cambio il pieno supporto spirituale delle alte cariche religiose. il Nuovo Stato Pontificio instaurerà un governo totalitarista, traendo fortemente spunto dal testo sacro per la nuova costituzione, creando di fatto uno stato dittatoriale e per nulla democratico
la nostra storia ha inizio tre anni dopo, quando un giovane abitante della penisola avrà finalmente il fegato e i mezzi per dire "no" a tutto questo...
Genere: Drammatico, Guerra, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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(Sala in cui è stata consumata la cena di questo capitolo)
 
 
I mass media, si sa, sono da sempre gli strumenti prediletti dai politici, dai religiosi e dai malintenzionati per tenere a bada chi non è in grado di ragionare con la propria testa. Ma perchè proprio questi particolari strumenti? Perchè la televisione e non del semplice volantinaggio? Perchè paradossalmente non dei  più economici cartelloni pubblicitari che la radio?
La mente umana è, probabilmente, la più grande contraddizione al mondo: certe volte è così ottusa, così chiusa nelle proprie opinioni, altre invece la stessa è tremendamente plagiabile e plasmabile da qualcuno che sicuramente non vuole il suo bene. Ma quanti tra noi possono dire di non essere assolutamente influenzabili? Quanti di noi possono dire di non essere mai caduti in questi inganni atti ad convincerci della veridicità di un fatto nonostante la nostra opinione fosse diversa solo qualche minuto prima di avere ascoltato quell'intervista o quel servizio o quel programma?
Non è forse questo il controllo mentale?

<< ... Ma ora passiamo alle notizie di cronaca: dopo le indagini condotte dal reparto di investigazione delle Guardie Svizzere, risulta che l'incendio scaturito durante la rivolta a Quarto Oggiaro sia di natura dolosa, tuttavia non è ancora chiara la dinamica dei fatti, sebbene dei testimoni oculari abbiano affermato di aver visto dei manifestanti appiccare il fuoco alle pompe di benzina cercando di spaventare i coraggiosi soldati dell'esercito della Chiesa. Alcuni tra questi sono stati brutalmente uccisi a colpi di martello ed altri attrezzi da lavoro. Un portavoce del vescovo afferma che questi è rimasto incredulo e sbigottito dalla brutale violenza di chi afferma di manifestare in nome della libertà, mentre in realtà il loro fine è solo quello di creare caos, inoltre, lo stesso port... >>
Daniele è seduto davanti ad un tavolo in mogano massiccio, grande abbastanza da far sedere comodamente almeno una dozzina di persone, tuttavia, delle dodici comode sedie presenti, solo quattro di queste sono occupate.
Il ragazzo è intento a scrutare il pollo arrosto e le patate presenti nel proprio piatto, in attesa di un qualsivoglia stimolo di mangiare quella prelibatezza, che però non riesce in alcun modo a risvegliare il suo appetito, come capita spesso quando mangia in quell'ambiente, mentre ascolta con attenzione il servizio alla TV, senza però darlo troppo a vedere.
"Quando capiranno che questi sporchi ribelli non possono nulla contro l'assoluto potere di Dio rappresentato dalla Chiesa?" esordisce l'unico uomo presente a tavola all'infuori del leader della più grande fazione rivoltosa d'Italia, all'estremità del tavolo.
"Papà, per favore, non ti ostinare così, sono persone anche loro!" interviene in modo duro, ma cortese una ragazza poco più giovane di Daniele, seduta proprio di fronte a lui.
"Taci, Elizabeth, non hai voce in capitolo! Non hai mai avuto uno di quei cani di fronte!" tuona l'uomo, attirando finalmente lo sguardo appartentemente assente del ragazzo: quello che si atteggia ad essere il capofamiglia è vestito in uniforme, essendo appena rientrato dalla propria caserma dopo un turno estenuante. Il colore ocra e marrone del vestiario è davvero insopportabile alla vista, ma enfatizza il rango di quell'uomo: un templare devoto alla propria causa ed estremamente esperto ed abile a giudicare dalle medaglie che adornano il suo petto. Nella sua fredda bellezza ,nei suoi occhi chiari, penetranti ed espressivi, nei suoi capelli biondi, lunghi appena qualche millimetro e nel suo viso completamente spoglio di qualsivoglia imperfezione o peluria, Daniele può scorgere l'ardore e la convinzione di quell'uomo per la sua causa. Un angelo della distruzione nelle vesti di un mortale.
La giovane, accortasi dei pensieri di Daniele, cerca di stroncare li la conversazione, abbassando la testa e rimanendo in silenzio, come aveva fatto in modo decisamente più discreto sua madre, seduta all'estremità opposta del marito. Improvvisamente l'uomo saetto gli occhi sul suo figliastro "Che hai da fissare, eh? Ti senti chiamato in causa?" insinuò, indirizzandogli uno sguardo tagliente.
Per quanto ci avesse provato, il templare non era riuscito in alcun modo a far diventare Daniele un vero britanno, anche se questi non si sbilanciava mai quando si parlava di politica e di guerra in casa. Nonostante ciò il suo patrigno aveva intuito che l'italiano che c'era dentro di lui non era mai morto.
"No, padre, non mi interessa ciò che succede in provincia."
"Ah si?" chiede l'uomo: "Pensi che io sia stupido? Ormai sono mesi che torni tardi a casa e che non mangi neppure con noi. Pensi seriamente che io creda alla tua storiella della scuola?"
"Chiedi pure al preside" risponde il ragazzo, troppo orgoglioso e sicuro di sè per avere l'accortezza di tacere.
"Oh, lo farò, stanne certo..."
Ormai da diverse settimane il clima in quella casa è degenerato: il suo patrigno, al contrario degli altri due componenti del nucleo famigliare, non è mai stato ben disposto verso quel ragazzo, quello sporco italiano che ha dovuto crescere con i propri sforzi. Più volte aveva chiesto di mandarlo in orfanotrofio, ma la domanda era sempre stata rigettata. Nonostante ciò, però, Daniele non sembra curarsi delle sue parole e della durezza nei suoi confronti, anche perchè la sua sorellastra, Elizabeth, pura britanna, sembra prendere sempre le sue difese.
"Basta, sono stanca di sentirti dire queste cose così meschine!" esclama la ragazza, per poi alzarsi dal tavolo, dirigendosi a passo spedito verso la propria stanza.
Per quanto l'uomo detesti quell'atteggiamento, glielo lascia sempre passare. Alla fine lei è pur sempre una britanna, nel sangue e nell'anima, quindi non c'è motivo di intervenire per un capriccio infantile come il suo, e comunque ormai questa è una scena che negli ultimi giorni si è già ripetuta più volte, come un copione teatrale.
"Non ho più fame" afferma Daniele, senza aver toccato cibo, rivolgendosi alla sua matrigna,"Vado in camera mia" 
La donna annuisce accennando un lieve sorriso e il ragazzo si appresta a raggiungere le scale.

Una decina di minuti dopo, il ragazzo si ritrova seduto nel proprio letto a trafficare col proprio oloportatile, intento a guardare le immagini satellitari di ciò che è realmente avvenuto nella periferia di Milano qualche giorno prima.
"Pompe di benzina, sicuro..." dice dunque il giovane tra sè e sè, notando i due aerei dell'esercito della Chiesa.
Tutto ad un tratto però, sente bussare alla porta della propria stanza. Senza peredere tempo a chiedersi chi sia, chiude il proprio apparecchio e lo nasconde in un cassetto del comodino: "Avanti!"
La porta si apre, lasciando entrare la sua sorellastra, già in veste da notte. Di sicuro non si può negare che sia una ragazza davvero da favola: capelli lunghi, ricci e biondi, occhi chiari, come quelli di suo padre, labbra carnose, viso perfetto e corporatura ben proporzionata, enfatizzata dalla veste da notte che lascia ben poco all'immaginazione del ragazzo, che però non si è mai lasciato attirare troppo da quel bel corpo.
"Ti disturbo, per caso...?" chiede, rimanendo quasi imbambolata a vederlo a petto nudo. Nonostante lui non sia particolarmente muscoloso, non riesce a staccargli gli occhi di dosso, attirata da quel fisico asciutto eppure ben definito. Lascia vagare lo sguardo su quella pelle bianca quasi evanescente nella penombra della stanza, chiedendosi cosa ci trovi di così attraente in un ragazzo così lontano dai normali canoni estetici; se quel sentimento di rabbia che prova nei confronti del padre ogniqualvolta che rimprovera Daniele sia davvero semplice attaccamento fraterno o qualcosa di più. Si osserva, ricordandosi con quanto impegno avesse cercato la camicia più bella e seducente prima di andare da lui invece di prendere la prima che avesse trovato nel cassetto e un sorriso le increspa le labbra: la risposta a quella domanda è fin troppo ovvia.
Dopo alcuni attimi d'incertezza, la voce di Daniele risuona nell'oscurità.
"No... accomodati pure." la invita il ragazzo, cercando distogliendo lo sguardo.
Elizabeth entra nella stanza, sedendosi proprio affianco a lui, tenendo gli occhi bassi, sapendo che se lo avresse fissato, sarebbe diventata più rossa del tappeto che ornava il pavimento sotto di loro: "Perchè non reagisci mai alle sue provocazioni?"
"Perchè dovrei?" risponde frettolosamente lui, mantenendo un tono di voce freddo e scostante.
"Perchè lui non dovrebbe comportarsi così con te!" esclama, alzando lo sguardo, cercando però di guardare il muro alle spalle di Daniele.
"È pur sempre il mio patrigno, non posso permettermi di controbattere..."
"Patrigno..." la frase rimane nel vuoto, mentre la ragazza analizza in silenzio quella parola così dispregiativa all'udito: "Perchè lo chiami così?"
"Lui non è mio padre." il tono del giovane si fa sempre più espressivo ad ogni lettera che esce dalla sua bocca.
Nonostante Elizabeth fosse la sua sorellastra, lei non sapeva assolutamente nulla di quel ragazzo così singolare e curioso rispetto a tutti gli altri che conosceva, verso il quale provava qualcosa di così proibito che sicuramente nessun padre non avrebbe approvato; un amore che per la legge della Chiesa era perseguibile e punito con la morte. È sempre rimasta incuriosita da lui, e non perdeva mai occasione di trovare un modo per scoprire nuove cose sul suo conto: "Ti ricordi di tuo padre...? Che uomo era?"
Per qualche altro istante il silenzio domina quella stanza, fino a quando Daniele non si fa coraggio e si convince che, alla fine, non avrebbe fatto differenza raccontarle o meno qualcosa sul suo lato italiano. Dopotutto, la conosce da tre anni e lei ha sempre preso le sue difese.
"Era un uomo molto saggio, intelligente e..." per alcuni istanti tace, lasciando che il silenzio li avvolga nuovamente, come se stesse cercando le parole adatte per continuare, "E molto affettuoso. Non meritava la fine che ha fatto" concluse con voce rauca.
Lei, finalmente, cerca il contatto visivo con il leader delle forze ribelli mascherato da comune ragazzo, che però continua a mantenere gli occhi bassi, visibilmente turbato al ricordo del padre. In un impeto di coraggio, decide di avvicinarsi e gli avvolge un braccio intorno alla vita, rimanendo stupita dal calore che quel corpo emanava. Un calore avvolgente, un calore che lei avrebbe desiderato la avvolgesse per sempre.
"Mi dispiace..." sussurra.
Non appena sente le braccia delle ragazza sulla pelle, Daniele sussulta, stupito da quell'inaspettato contatto. Si tormenta il labbro, mantenendo lo sguardo basso per qualche altro istante, incapace di formulare una frase di senso sensato. Vorrebbe chiederle tante cose, eppure non riesce, non riesce a parlare. Rimangono così, per minuti che sembrano ore, un'effimera eternità fatta solo dal calore dei loro corpi vicini. Poi Daniele si gira verso di lei, incontrando quegli occhi così profondi, così dannatamente belli da sembrare irreali in quella stanza buia, illuminata dal debole chiarore lunare. Apre la bocca per parlare, ma la voce gli rimane incastrata in gola per alcuni istanti, come se avessero paura di essere pronunciate.
"... Perchè ti comporti così con me? Sei una britanna, dovresti odiarmi, detestarmi..."
"Piantala di dire queste cavolate!" esplode esasperata lei, stanca di tutte quelle storie, di tutte quelle divisioni e di tutta quella sofferenza che tormentava non i britanni, non i ribelli, ma le persone, indipendentemente dalle loro origini.
"Tu non sei diverso da me, da mio padre, da chiunque altro: per me, tu... non sei neanche un vero e proprio fratellastro..." si interrompe senza però smettere di fissarlo. Vorrebbe dire di più, ma non può. Non vuole. 
"Cioè... nel senso che, alla fine, siamo tutti delle persone, no?" aggiunge con timidezza.
Daniele la guardò nell'oscurità, accigliato. Qualunque altro ragazzo avrebbe capito il velato messaggio nascosto, ma per lui che non ha mai avuto una particolare predisposizione per intuire cose simili, non comprende quell'ossessiva passione che da sempre vessa il cuore della ragazza.
"E se io fossi uno di quei ribelli?" chiede dunque lui, trascinato dall'euforia del momento.
Lei ci pensa per qualche istante, un po' contrariata: "Non mi importerebbe, lo capirei..." risponde con non molta certezza, per poi replicare in modo decisamente più sicuro: "Sì, alla fine, tu sei pur sempre Daniele, in ogni circostanza."
Quelle parole colpiscono in pieno petto il giovane ragazzo, capace di uccidere chiunque si trovasse nel raggio di diversi chilometri da lui col proprio fucile a sangue freddo, ma del tutto inesperto sul fronte in cui forse è sempre stato più difficile combattere ammutendolo per qualche istante, nel quale lei ha l'occasione di stringere ulteriormente la vita del fratellastro a sé.
"... È facile parlare così per te, è tutto sul piano teorico, non sapresti come reagiresti se scoprissi che io sono un militante, e non sai nemmeno come reagiresti se sapessi che ho ucciso qualcuno" controbatte dunque lui.
"E tu che ne sai?" risponde all'istante Elizabeth, sicura di sè: "Io so come se la passa la gente nei sobborghi, mi è capitato di passarci: macerie, palazzi distrutti, gente che fa la fame, una volta ho visto una guardia pestare a sangue una donna solo perchè chiedeva la carità ai passanti. Se proprio lo vuoi sapere, vorrei solo essere italiana come te, solo per rendere giustizia a chi patisce la fame, le catene e la sofferenza"
"Così però ti contraddici." osserva Daniele, "Dici sempre di essere stanca di guerre e di conflitti, eppure vieni fuori con questa storia?"
"Sai, per quanto io detesti la sofferenza di una guerra, odio ancora di più il dolore dovuto alla schiavitù, alla fame e alla persecuzione. A volte, la soluzione migliore non è per forza quella che causa meno sofferenze nell'immediato, ma magari col tempo queste potrebbero essere giustificate: se l'Italia tornasse un paese libero e democratico non ci sarebbero più sopprusi, nessun maltrattamento e nessun abuso. In alcuni casi, il fine giustifica i mezzi... ben venga una rivoluzione."
Lui la scruta per qualche istante, cercando di cogliere l'inganno in quelle parole, che però erano tra le più sincere che avesse mai sentito.
"Sai, essere italiani non significa necessariamente essere nati in Italia, ci sono tantissimi italiani che sono nati altrove, che amano questo paese tanto quanto lo amo io e per me loro sono italiani, molto più di quelli che sono nati in questo territorio, ma che l'hanno tradito..." esita ancora una volta, senza toglierle gli occhi di dosso: vuole fidarsi di quella ragazza che sembra così ben disposta verso di lui "Se mi prometti che non dirai niente a nessuno e se mi prometti che starai dalla mia parte, domani ti porto in un posto particolare..."
Elizabeth rimane colpita da quelle parole: lei è sempre stata dalla sua parte, molto più di quanto il giovane immagina ed è sempre stata pronta a tutto per lui.
"Te lo prometto, Daniele..."risponde a mezzavoce.
Il ragazzo accenna ad un lieve sorriso, convinto dalla sua risposta e colpito - per non dire del tutto scombussolato - dal fatto che la ragazza si fosse rivolto a lui col suo nome di battesimo, cosa avvenuta davvero raramente o comunque sempre con un certo distacco, un po' spinto dalle circostanze.
"Allora vai a dormire, domani ci alzeremo presto." sentenzia infine, sorridendo sereno. Forse il primo, vero sorriso che gli abbia mai increspato le labbra da quando è giunto in quella casa.
Elizabeth si morde il labbro, lasciando vagare lo sguardo nella stanza. Non vuole dormire da sola, non dopo tutto quello che si sono detti, però sa che se i loro genitori li scoprissero, Daniele non potrebbe più rimanere in quella casa. Un brivido freddo le scende lungo la colonna vertebrale, mentre sente una morsa gelida stringerle le viscere: ha visto come suo padre lo fissava durante la cena, il suo sguardo tagliente, il suo sguardo che sembrava quasi volergli sezionare l'anima. Scuote la testa veementemente: no, non era ancora il momento. Lo osserva e con un sorriso triste si allunga verso di lui, schioccandogli un tenero bacio sulla guancia, come se volesse scusarsi per quello che aveva pensato.
"Allora, buonanotte..."esce dalla stanza senza aspettare, prende la via della propria stanza, con il cuore che le batte forte nel petto e il rossore che le imbratta violentemente le guance.
Daniele rimane imbambolato per qualche istante, fissando il punto in cui fino a qualche momento prima sedeva Elizabeth: in quegli anni, ha sempre avuto la testa immersa nei propri desideri di vendetta per pensare alle ragazze e poi, del resto, il fatto di essere italiano ha sempre disgustato le britanne, uniche rappresentanti del sesso opposto che abbia mai frequentato. Con Elizabeth non aveva mai pensato potesse nascere nulla, almeno fino a quella sera. Si portò una mano al petto all'altezza del cuore e lo sentì battere contro il palmo della mano, come se da un momento all'altro stesse per sfondargli la cassa toracica, mentre nella sua mente si affollavano una serie di emozioni e sentimenti a cui non sapeva dare nome.
Il viso di Elizabeth che fino a quel momento gli era rimasto impresso a fuoco nella retina cominciò a cambiare, plasmando altri lineamenti più duri, mentre i capelli si scurivano, assumendo la calda tonalità delle foglie autunnali. 
“ Giorgia...” sussurrò, vedendo apparire nella sua mente lo sguardo scostante della giovane. Lo osservò per alcuni istanti, cercando di trattenerlo, combattendo contro il sonno che lo stava lentamente trascinando nell'incoscienza, ma quei lineamenti gli sfuggivano, disfacendosi come cenere al vento. Lentamente Daniele chiuse gli occhi e poi il buio avvolse ogni cosa, portando la pace nel suo animo agitato.

"E così gli ho detto: beh, se proprio devi piazzare un proiettile nel... nel... nel buco in cui vanno i proiettili, tu devi farlo!"
Luca cammina lungo il corridoio del piano terra dell'edificio, ed è solo per pura fortuna se riesce a sentire quella voce da dietro una porta. Si avvicina e la apre, guardando dentro e la situazione che gli mostra davanti lo lascia sconcertato e divertito allo stesso modo: Lorenzo, intento ad addestrare dodici nuovi cadetti, si esibisce in tutto il suo splendore davanti a questi, visibilmente più espressivo del solito.
Il centurione si avvicina al ventenne, ormai abituato a quella vista e nettamente più divertito che arrabbiato, fissandolo negli occhi: "Hai bevuto?"
"Solo due o tre bottiglie di birra... oppure erano casse? Non mi ricordo... comunque, non ti preoccupare, ho tutto sotto controllo: guardali!" indica le reclute, anche loro alquanto divertiti: "Pendono dalle mie labbra!"
"Sicuro...” esita Luca, osservando i ragazzi davanti a lui con un apparente piglio severo,” Comunque, sono qui per darti il cambio, vai a farti una dormita." risponde l'autoritario elemento di punta delle unità meccanizzate dell'Esercito Italiano.
"Subito!" esclama Lorenzo, camminando in modo più che dignitoso per una persona che si è presa una sbronza inumana.
Luca, dunque, si rivolge ai nuovi arrivati, con molta più serietà: "Bene, signori, è il momento di cominciare l'addestram..."
Mentre lui parla, un suono simile ad un allarme esce dagli autoparlanti disseminati per tutta la scuola, segnalando l'adunata delle 13 alla mensa per il pranzo. L'uomo sospira rasegnato e fa segno ai ragazzi, facendo loro capire che possono tranquillamente andare a mangiare. I cadetti si guardano l'un l'altro, decisamente sbigottiti dalla velocità con cui hanno finito “l'allenamento” ma non appena incrocinao lo sguardo gelido del centurione, si defilano senza pensarci troppo. Luca sogghigna, osservando le reclute che se ne vanno via, per poi avviarsi dove invece pranzano i membri più influenti del gruppo, ovvero i soliti noti.
Entrando nella stanza, però, nota che c'è un posto a sedere in più. Curioso si rivolge a Monica, unica altra persona li presente oltre a lui.
"Perchè quel posto in più?" chiede.
"Ha telefonato Daniele, ha detto che sta portando un ospite."
Nel frattempo, entra anche Giorgia, visibilmente affamata (come sempre, del resto), e non fa troppo caso alla discussione in corso, limitandosi a sbragarsi sulla prima sedia che trova e ad imprecare contro il loro leader.
“ Quello lì è sempre in ritardo!” esclama, “ La prossima volta lo faccio nero, giuro.”
Tra i paroloni della ragazza e il caos creato dal chiaccherare dagli altri militanti un paio di piani più in basso, Luca continua a parlare con Monica.
"Hai idea di chi sia?" chiede.
Lei ci riflette un attimo, per poi alzare le spalle e parlare con tono leggermente beffardo: "Boh, forse finalmente si è trovato una ragazza!"
"Monica!" esclama scherzosamente il venticinquenne, fissandola divertito: "Ti sembrano pensieri da fare alla tua età?"
"Ho dodici anni, eh!" risponde sbuffando, per poi sedersi anche lei.
In quel preciso istante, si apre la porta della stanza, lasciando entrare Daniele, accompagnato da una ragazza dall'espressione stupita e quasi incredula.
"Eccomi, scusate il ritardo..." borbotta una volta chiusa la porta alle sue spalle.
"Era ora, eh?" tuona Giorgia, ignorando ampiamente la ragazza che cammina al suo fianco.
"Ho avuto dei... problemi." controbatte lui, senza approfondire i dettagli per non mettere in imbarazzo la giovane che la accompagna che abbassa lo sguardo, arrossendo. Che ci poteva fare lei?! Mica poteva uscire senza scegliere un abito adatto alla situazione! "Allora, sediamoci!" esclama sedendosi, per poi notare un posto vuoto a tavola: "Lorenzo dov'è?"
"S'è preso una sbronza ed è andato a dormire" risponde in modo del tutto naturale Luca, aggiungendo: "Come al solito..."
Si genera una grassa risata che fa vibrare le pareti della stanza, una risata che trascina tutti ad eccezione dell'accompagnatrice di Daniele, visibilmente in imbarazzo.
"Ah..." accenna il ragazzo, già seduto al proprio posto ed affiancato da questa: "Vi presento Elizabeth, è la mia sorellastra."
Tutti lì sono al corrente del fatto che Daniele fosse stato adottato da una famiglia britanna, tuttavia nessuno sapeva che avesse una sorellastra. Un “ohhh” si stupore si dipinse sulle bocche di tutti.
"Piacere di conoscerti, Elizabeth" risponde con tono cordiale Monica, sorridendole con la spontaneità e con la sincerità che solo lei sa trasmettere.
"È un piacere averti con noi" dice in modo un po' più distaccato Luca, cercando di non far trapelare la sua naturale diffidenza.
"Ciao" saluta seccamente Giorgia, più per la fame che per l'arroganza: "Allora, quando si mangia?"
Elizabeth, dal canto suo, è troppo stupita da quella situazione per poter anche solo pensare di fare un minimo cenno di saluto ai presenti: solo pochi minuti prima, ha visto diverse persone fare il saluto militare al suo fratellastro, il che l'ha lasciata a dir poco sbalordita.
"Tranquilli, è a posto, anche se è di sangue britanno, anche lei non apprezza molto i modi dei suoi... compatrioti"
"G-già..." approva timidamente lei, mentre viene servito il pranzo.
"Benvenuta a bordo allora!" esclama Monica, per poi rivolgersi verso Daniele, in tono più serioso: "Hai visto il telegiornale di ieri sera?"
"Sì" ribatte il giovane: "e anche le immagini che mi hai inviato. Quando si renderà conto la gente che gli raccontano solo cavolate?"
"Già!" tuona Luca, battendo il pugno sul tavolo, visibilmente arrabbiato: "Dannati industriali venduti allo stato! Ah, se solo riuscissimo a metterli a tacere..."
"Il controllo dei mass media è un punto fondamentale per la nostra impresa" commenta pacato Daniele, lasciando intendere che avesse qualcosa in mente.
"E quindi, cosa proponi?" chiede di rimando Monica.
"A Cologno Monzese, non molto lontano da qui, c'è la Torre Mediaset, la sede principale di un'azienda leader nel settore delle telecomunicazioni nel periodo precedente alla guerra, ed oggi riadattata come unico vettore di trasmissione televisiva per tutto lo stato" ribatte il leader dei ribelli, con tono che trattiene a malapena l'euforia di ciò che questa frase lascia intuire.
"Intendi dire che sarà il nostro prossimo obiettivo?" chiede Luca, un po' contrariato: "Non dovevamo andare alle industrie della Beretta? Il Pachyderm sarà qui domani!"
"Appunto" controbatte immediatamente Daniele: "Abbiamo 100 knightmare, una potenza cinque volte superiore a quella che sospettano i nostri nemici, per noi non sarebbe minimamente un problema dividerla in due ed attaccare due punti diversi contemporaneamente."
Il silenzio inonda quella stanza spaziosa e ben arredata, disturbato solo dal continuo ingurgitare di Giorgia, che ascolta a malapena il discorso.
"Quindi...?" chiede Monica, cominciando però ad avere qualche sospetto sui piani del ragazzo.
"I nostri nemici non si aspettano due attacchi consecutivi, specie a distanza di così tanti chilometri l'uno dall'altro. É un'idea azzardata, ma li coglierebbe di sorpresa: prima conquistiamo la fabbrica della Beretta, e, mentre il nemico si riorganizza per riprendersela e noi assembliamo il Pachyderm, avviamo l'attacco contro la torre, approfittando del fatto che avranno abbassato la guardia. Se riusciamo a sincronizzare le cose, manderemo in diretta su ogni televisore d'Italia le immagini del nostro camminatore di punta mentre fa tabula rasa del nemico, il che sarà sufficiente per scatenare una rivolta su larga scala."
"Non ti smentisci mai, eh?" chiede ridacchiando Luca, estremamente soddisfatto della risposta del suo amico.
"Eh, proprio l'altro giorno Lorenzo mi ha detto la stessa identica cosa..." sorride divertito il giovane, per poi tornare serio: "Ecco gli schieramenti: le unità Jaguar, Shark, Hawk e Snake, guidate da te e dalla tua unità Scorpion parteciperanno all'attacco alla torre, invece le unità Raven, Alligator, Wolf e Fox, guidate da me, scorteranno i camion coi pezzi del Pachyderm fino alla fabbrica Beretta, prendendone il controllo."
A quel punto, Elizabeth lo guarda con aria preoccupata, così come il tono della sua voce: "Ma... non sarà pericoloso? E se ti succedesse qualcosa?" balbetta, incerta.
Con lo stomaco pieno, finalmente Giorgia riesce ad entrare nella conversazione, facendolo in modo tutt'altro che cortese: "Ma chi diavolo è questa principessina cascata dal pero?!"
Quest'affermazione attira l'attenzione della prima verso la rozza ragazza. In quel momento, daniele si accorge di quanto quelle due siano completamente agli antipodi: una è ordinata, raffinata, femminile e di aspetto aggraziato, l'altra invece è molto più mascolina, sbandata e si potrebbe facilmente confondere per un uomo, se non fosse per i capelli, per i lineamenti del viso e per il seno per nulla indifferente. Elizabeth apre la bocca per ribattere, ma Daniele prende per primo la parola, ammutonendo entrambe: "Non c'è di che preoccuparsi, io so cavarmela. Giorgia, tu con che squadra ti schiererai?"
Lei ci pensa un attimo, continuando a fissare la giovane affianco al ragazzo, e risponde con un tono particolare, a metà tra una provocazione e una constatazione dell'ovvio: "Beh, ovviamente verrò con te, come ho sempre fatto... Devo curare i miei... investimenti, no?"lancia uno sguardo sornione alla britanna che avvampa, abbassando gli occhi sul cibo. Poi, improvvisamente, alza la testa, squadrando Giorgia con qualcosa di simile alla furia omicida.
"Allora vengo anche io!" tuona, "Voglio vedere come te la cavi sul campo. E poi un minimo di femminilità al tuo fianco ti farebbe solo bene!"
La discussione tra le due sarebbe durata ore ed ore, fortunatamente, è l'estremo apprezzamento che la sorellastra ha per Daniele a porre fine a quel battibecco: "Ely, tu te ne starai a casa, e non ti muoverai da li, sono stato chiaro? Non voglio averti sulla coscienza, non hai la minima esperienza." le fa notare con calma il ragazzo.
Elizabeth lo osserva, cercando di capire il messaggio nascosto dietro quelle parole. Poi intreccia le mani in grembo e tace, calmandosi. Poi, tra qualche rossore e frase spezzata di scuse, annuisce e rimane in silenzio. Anche Giorgia fa lo stesso, ma a Daniele non sfugge il sorriso soddisfatto per averla avuta "vinta" nei confronti della giovane che la irritava tanto, più per i suoi modi che reputa da viziata che per il suo atteggiamento nei confronti del fratellastro.
"Molto bene" esordisce lui, alzandosi dal tavolo: "Ora torniamo tutti a lavorare, abbiamo due obiettivi davvero belli grossi per le mani. Dobbiamo essere pronti, carichi e soprattutto bene organizzati per fronteggiare la Chiesa..."
In un tacito assenso, Monica, Luca e Giorgia vanno ai loro posti, mentre Daniele e Elizabeth rimangono da soli per qualche istante.
"Non avrei mai detto che tu fossi la persona dietro a tutto questo..." dice la ragazza, cercando di cominciare una conversazione più intima.
"Sai, non l'avrei mai detto neppure io..." risponde lui, respirando profondamente, "Eppure, eccomi qua, a dare ordini, a spiegare tattiche e a gestire più di mille sbandati in quella che una volta è stata la mia scuola."
Lei avrebbe voluto approfondire quel discorso, ma qualcosa la trattiene. In quei due giorni aveva fatto così tanti progressi con quel ragazzo che gli suscitava tutte quelle emozioni in ogni parte del suo corpo che aveva voglia di farne tanti altri, tuttavia si rende conto che lui non aveva una grande voglia di parlare di quanto fosse diventato influente della zona, forse per il semplice fatto che tutto questo potere, per quanto in realtà è minimo, grava tutto sulle sue spalle. Così, senza aggiungere altro, comincia a sparecchiare la tavola, anticipando nei tempi coloro che di li a poco lo avrebbero fatto al posto suo.

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Ottavo capitolo! Finalmente!
Questa volta ho voluto puntare su qualcosa di un po più... sentimentale. Personalmente adoro le storie di questo genere, mi piacciono le emozioni e i sentimentalismi, ed avevo già in mente di ficcare il nostro protagonista in un triangolo amoroso, e quindi, dopo aver rispolverato un clichè vecchio quanto mio nonno (quello della sorellastra innamorata), ho scritto questo capitolo.
Quando l'ho scritto mi ritrovavo in uno stato pietoso (per intenderci, stavo messo peggio di Lorenzo) e devo ringraziare la mia beta, la solita Himenoshirotsuki, per aver sistemato le cose e per aver reso il capitolo proprio come lo volevo. Da ora in poi, ogni mio capitolo, prima di essere pubblicato, verrà appunto betato da lei.
Voi mi chiederete "ma, perchè? Avevi detto che preferivi non farlo!"
Beh, sapete, più scrivo e più mi rendo conto che il mio stile si sta affinando e che la storia sta diventando intrigante ed interessante, e solo ora mi sono reso conto di quanto una piccola revisione ad un testo possa fare realmente la differenza tra ciò che prova il lettore e cosa lo scrittore vorrebbe che provasse, di conseguenza ho messo un po da parte il mio "orgoglio" (se così si può definire) in favore di qualcosa di più costruttivo, per voi lettori e per le mie storie... in più, Hime ha insistito così tanto per betarmi u.u
Ringrazio infinitamente lei, ma anche tutti voi, che, ancora una volta, mi avete dedicato un po di tempo leggendo questo ottavo capitolo.
Spero di vedere una vostra recensione e mi auguro che la piega che sta prendendo la storia vi stia piacendo ^^
Buona continuazione e ci vediamo al prossimo capitolo! (o al prossimo racconto...? chissà, magari comincerò qualcosa di nuovo... niente spoiler :D)
 
   
 
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