Giochi di Ruolo > Dolce Flirt
Segui la storia  |       
Autore: RandomWriter    22/09/2014    9 recensioni
Si era trasferita con il corpo, ma la sua mente tornava sempre là. Cambiare aria le avrebbe fatto bene, era quello che sentiva ripetere da mesi. E forse avevano ragione. Perchè anche se il dolore a volte tornava, Erin poteva far finta che fosse tutto un sogno, dove lei non esisteva più. Le bastava essere qualcun altro.
"In her shoes" è la storia dai toni rosa e vivaci, che però cela una vena di mistero dietro il passato dei suoi personaggi. Ognuno di essi ha una caratterizzazione compiuta, un suo ruolo ben definito all'interno dell storia che si svilupperà nel corso di numerosi capitoli. Lascio a voi la l'incarico di trovare la pazienza per leggerli. Nel caso decidiate di inoltrarvi in questa attività, non mi rimane che augurarvi: BUONA LETTURA
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'In her shoes'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Anche qui vi do il benvenuto con un’altra premessa: dal momento che il capitolo è dedicato al famoso concerto, qui sotto vi metto i link a YouTube delle canzoni che vengono cantante ^^).
Magari non saranno compatibili con i vostri gusti musicali, in tal caso lasciate perdere la mia proposta, altrimenti potete ascoltarle in sottofondo nelle parti in cui vengono cantate:):
A thousand years di Christina Perri:  
https://www.youtube.com/watch?v=rtOvBOTyX00
Against all odds di Mariah Carey: https://www.youtube.com/watch?v=aHtdR2ahIGo
Castle of glass dei Linkin Park: http://www.youtube.com/watch?v=B-He6EzP5zY
Burn into the ground dei Nickelback : http://www.youtube.com/watch?v=xqBNw4WSBQU&list=RDxqBNw4WSBQU
The blower’s daughter di Damien Rice: http://www.youtube.com/watch?v=esK3BUomejQ
Shadow of the day dei Linkin Park: http://www.youtube.com/watch?v=hzNRl6emK90
Uprising dei Muse: http://www.youtube.com/watch?v=HYRGjMSUoU8
Closer to the edge dei 30 Seconds to Mars: http://www.youtube.com/watch?v=M4zigrgH-_k
Quando alla lunghezza del capitolo, non la commenterò se non per dirvi che sono risultate 33 pagine di Word. Il numero si commenta da sé.


 
RIASSUNTO DELLA PUNTATA PRECEDENTE:
Lysandre si presenta a scuola con la gola infiammata ma Castiel escogita un rimedio per farlo guarire. Tuttavia, la soluzione si rivela inutile poiché il vocalist si rifiuta da sottoporsi al trattamento.
Quella sera stessa, Pam ed Erin hanno Jason come ospite per festeggiare l’imminente apertura della boutique e, sentendosi di troppo, la nipote inventa una scusa per lasciare da soli i due adulti che passano la loro prima notte d’amore.
Erin nel frattempo si reca a casa di Castiel, chiedendo ospitalità all’amico. La serata tra i due trascorre all’insegna di situazioni imbarazzanti e comiche finchè al momento di coricarsi, Castiel sente la ragazza cantare una canzone che lui aveva composto per la voce di Debrah.
Rimase ad ascoltarla in silenzio e quella stessa sera, ammette a sé stesso i sentimenti che prova per Erin, i quali si spingono ben oltre la semplice amicizia.

 

 


CAPITOLO 30: IL CONCERTO

“rilassati Erin, in fondo si tratta solo di una canzone” la tranquillizzò Nathaniel.
“due” lo corresse la ragazza “devo fare anche quella di Damien Rice… vabbè che si tratta solo di una strofa” riconobbe, cercando di distendere i nervi.
Il fatidico giorno del concerto era arrivato.
L’evento era iniziato alle cinque, ma dal momento che ad inaugurarlo sarebbe stata l’esibizione di musica classica da parte del relativo club, Erin e Nathaniel avevano posticipato di mezz’ora il loro arrivo al liceo.
“poteva andarti peggio: se Lysandre non avesse recuperato la voce…”
“non voglio neanche pensarci” lo interruppe la ragazza mentre Nathaniel svoltava ad una curva  “pensiamo solo che, in qualche maniera, la sua gola è guarita e oggi riuscirà ad esibirsi”
“forse aveva solo bisogno di riposarla un po’, del resto l’ha affaticata molto nell’ultimo periodo a causa delle prove” ipotizzò il biondo.
“colpa di Castiel. Hanno fatto prove su prove perché voleva che fosse tutto impeccabile… quando si tratta di musica, è un maniaco perfezionista”
“lo so” convenne Nathaniel con un sorriso tenero ma triste.
Erin non aggiunse altro, intuendo i pensieri nostalgici del ragazzo e guardò fuori dall’abitacolo della Subaru. Ancora pochi minuti e finalmente quell’attesissima serata, avrebbe preso il via.
 
Pam si vaporizzò un po’ di profumo sul collo e lo distribuì fino a dietro le orecchie.
Si rimirò allo specchio e sorrise smagliante. Dopo la scorsa notte, non riusciva ad abbandonare quell’espressione così allegra.
Addirittura, quando all’ora di pranzo, aveva incrociato Miss Plum, l’aveva salutata cordialmente, scusandosi poi l’inconveniente della sera prima. Spiazzata per la gentilezza della vicina, che di solito la ignorava, la vecchietta si era poi ammorbidita e aveva borbottato qualcosa di incomprensibile, prima di sparire nel suo appartamento.
Quella mattina, Pam si era svegliata, con accanto il suo uomo. Ancora non le sembrava possibile di essere stata destinata a tanta fortuna, dopo una serie interminabile di scelte sbagliate: Jason era quanto di meglio una donna potesse sperare: era una persona generosa e protettiva, oltre che un uomo di sani principi e affidabile. Contrariamente a quanto aveva sempre pensato, era lei la più infantile dei due e l’aver trovato in lui il suo complementare, la faceva sentire pienamente realizzata.
Quando i primi raggi di sole avevano fatto incursione nella stanza, lei era stata la prima a destarsi dal sonno. Si era allungata accanto al suo compagno che dormiva beatamente a pancia in giù. Quei movimenti però l’avevano svegliato e, socchiudendo le palpebre, aveva sbirciato l’espressione estasiata della ragazza, sorridendole complice.
 
Nathaniel fu costretto a parcheggiare la macchina in un parcheggio diverso da quello della scuola, poiché era già tutto pieno. In quanto segretario delegato, era a conoscenza del numero di biglietti che erano andati venduti per il concerto, per cui quell’inconveniente non lo sorprese.
 
Una volta entrati in palestra, Rosalya venne loro incontro, saltellando come una pulce impazzita: in quell’enorme locale, nessuno era vestito in modo più appropriato del suo: sotto una giacca di pelle nera con le borchie, la ragazza portava una t-shirt dai bordi irregolari e con una stampa aggressiva. I jeans erano un po’ chiari, ma rigorosamente strappati e indossava un paio di anfibi. Aveva caricato il trucco, passando dell’audace ombretto nero che metteva ancora più in risalto i suoi occhi felini.
“Rosa, sei magnifica!” si entusiasmò Erin, che non sapeva come altro descrivere quell’incredibile visione.
“grazie” squittì lei orgogliosa, sorridendo radiosa in direzione dell’amica.
“Leigh dov’è?” le chiese Nathaniel.
A quella domanda, Rosalya cambiò radicalmente espressione, diventando più seria, e rispose seccamente:
“non è venuto” senza fornire ulteriori motivazioni.
Erin rimase interdetta: era da un po’ che aveva notato un cambiamento nell’atteggiamento della sua amica verso Nathaniel e non riusciva a capire quale fosse il motivo. In fondo i due erano amici prima che lei li conoscesse, eppure Rosalya aveva cominciato a trattarlo con distacco.
La prima volta che aveva notato questo cambio d’atteggiamento risaliva a più di un mese prima, quando Ambra aveva spinto Lin dalla scale: in quell’occasione la malcapitata amica era rotolata anch’essa giù per la rampa e quando il biondo si era offerto di soccorrerla, lei ne aveva rifiutato l’aiuto in modo piuttosto sgarbato.
Tuttavia quella sera non era di certo la più appropriata per affrontare la questione, così Erin la archiviò nella propria mente, promettendosi di affrontare l’argomento in futuro, qualora quella situazione si fosse perpetuata.
“i ragazzi?” le chiese, guardandosi attorno.
In quel momento trotterellò nella loro direzione Iris, seguita da Violet.
“Castiel e Armin sono sul tetto a bere…” spiegò la rossa, dopo aver salutato la coppia appena arrivata.
“a bere?” ripetè l’amica sconcertata.
“si beh, loro si esibiranno tra più di quattro ore e non ce li vedo proprio a sorbirsi la musica classica” ridacchiò Rosalya, pensando a Castiel in piedi davanti all’orchestra, sulle note di Mozart.
“che non esagerino, sennò rischiano di rotolare giù” ragionò Erin un po’ preoccupata, preoccupazione che la sadica Rosalya sembrò non condividere:
“Castiel ha la testa dura, se anche cade non se la rompe, tranquilla. Quando Armin… è talmente magro che peserà meno di me: se perdesse l’equilibrio, atterrebbe al suolo come una piuma”
Le ragazze ridacchiarono, all’immagine del ragazzo trasportato dal vento come una foglia, mentre Nathaniel chiedeva:
“Alexy?”
“è con Lysandre nella palestra B. Loro apprezzano qualsiasi genere musicale, per cui si sono messi su un angolino ad ascoltare il club di musica” spiegò Violet, sorprendendo tutti per l’audacia del suo intervento.
“avranno anche finito ormai” calcolò Erin, controllando l’ora.
“sì, hai ragione, credo che ora tocchi al gruppo di seconda, che si esibiranno qui” spiegò uno degli organizzatori dell’evento, nonché segretario delegato del liceo “io Erin vado a cercare della gente in classe mia, ci vediamo in giro, d’accordo?” le annunciò poi, stampandole un bacio in fronte:
“dì pure che devi assolvere i tuoi doveri di segretario” borbottò Erin offesa per essere lasciata sola.
“beh anche” ammise “per ora che giudizio dai all’organizzazione?”
La ragazza studiò l’ambiente: la palestra era stata attrezzata con un palco spazioso su cui presto la prima band avrebbe fatto la sua esibizione. Dietro di esso, un maxi schermo proiettava delle immagini surreali che catturavano l’attenzione degli spettatori. Le casse di amplificazione erano state sapientemente distribuite in ogni angolo della palestra, mentre quelli che pendevano sopra il palco avevano la caratteristica forma incurvata, in modo da sparare il suono verso il basso. Dall’intricata struttura metallica, sporgevano delle luci che ben presto sarebbero diventate attive. Gli strumenti erano già stati posizionati sul palco, mentre uno staff professionista stava procedendo con gli ultimi ritocchi.
Erin ridacchiò eccitata: sapeva che l’evento in sé aveva permesso di raccogliere molti fondi per autofinanziarlo ma non avrebbe mai immaginato che si sarebbe raggiunto un simile livello di organizzazione. A dispetto del nome idiota dell’istituto, il Dolce Amoris era una scuola di tutto rispetto e lei non poteva che sentirsi orgogliosa di fare parte.
“sembra di essere ad un concerto di professionisti” si complimentò la ragazza, baciando fugacemente, sotto gli occhi delle amiche, le labbra del suo eroe.
Nathaniel sorrise e lasciò le ragazze da sole mentre Erin annunciava:
“io vado a cercare Castiel e Armin. Non vorrei che arrivassero ubriachi sul palco”
 
Come le aveva detto Iris, i due ragazzi erano sul tetto, luogo che ormai costituiva uno dei preferiti di quel gruppo di amici. Castiel teneva in una mano una lattina di birra, mentre nell’altra una sigaretta.
Comprensibilmente il regolamento scolastico aveva vietato l’introduzione di qualsiasi tipo di alcolici e aveva messo a disposizione degli studenti un buffet, ma questi non erano assolutamente intenzionati ad accontentarsi di Coca-Cola e aranciata. Così, grazie ad un incredibile sforzo organizzativo, i ragazzi di varie classi, erano riusciti a coordinarsi per portare ciascuno qualcosa e nascondere la loro refurtiva in punti strategici che erano stati battezzati con il nome di codice di “punti di abbeveraggio”. Uno di questi era lo spogliatoio maschile, un altro uno dei bagni dei maschi dove, grazie all’idea di Trevor, era stato appeso un foglio con scritto “GUASTO” in modo che nessuno si avventurasse ad usare quel water.
“finalmente Irina! Stavamo aspettando proprio te” la accolse Armin allegro, guadagnandosi un’occhiataccia dall’amico seduto accanto a lui: come temeva la ragazza, il moro cominciava risentire di una certa euforia giustificata dall’etanolo in circolo. Gli sottrasse così la bottiglia che teneva in mano e la allontanò dalla sua portata, nonostante le deboli proteste del ragazzo.
Erin scrutò poi Castiel, che non aveva ancora detto una parola.
Quella mattina, dopo essersi svegliata di ottimo umore sul letto del ragazzo, l’aveva trovato già in piedi con delle vistose occhiaie. Si sentì in colpa per avergli fatto passare proprio la notte prima del concerto sullo scomodo divano del salotto, tantoché il ragazzo le aveva annunciato che non si sarebbe presentato a lezione per recuperare un po’ di sonno.
Avevano così fatto colazione in silenzio, con Erin sempre più a disagio: avrebbe preferito che l’amico la punzecchiasse per la sua invadenza, invece lui si limitava a masticare apatico il toast che aveva preparato.
Sembrava assorto nei suoi pensieri e non alzava lo sguardo su di lei, che, per la prima volta da quando l’aveva conosciuto, non sapeva come comportarsi. Lui era strano e la ragazza pensò che fosse il suo modo di reagire alla tensione, unita alla frustrante stanchezza per non aver riposato adeguatamente.
Dopo averlo ringraziato, era uscita da quella casa, sperando di rivederlo nel pomeriggio più carico che mai.
Aveva atteso con ansia quel momento e quando finalmente era arrivato, Castiel non sembrava aver migliorato il proprio umore, o meglio, era ancora imperscrutabile:
 “allora? Siete pronti?” tentò Erin.
“beviamo per dimenticare” scherzò Armin sollevando verso l’alto la lattina di birra che il rosso aveva appena posato. Quest’ultimo reagì di scatto, minacciandolo:
“prova a far cazzate Evans, e giuro che vengo a casa tua a segarti il cavo del modem”
Di certo Castiel non poteva trovare un’intimidazione migliore per un nerd come Armin, legato visceralmente al mondo virtuale. Il moro infatti, cogliendo immediatamente la gravità della situazione, replicò:
“signor sì! Sarà tutto inappuntabile”
Erin lo guardò perplessa e rivolgendosi a Castiel chiese:
“ma è già ubriaco o”
“è solo idiota” commentò Castiel, ricevendo una gomitata dall’amico che gli mandò di traverso la birra che era tornato a sorseggiare.
Erin si sedette accanto al moro e, sollevata dal crollo del mutismo di Castiel, cercò di intavolare, con successo, una conversazione. La presenza della ragazza infatti, combinata all’allegria di Armin, riuscirono a stemperare un po’ la rigidità del chitarrista, che finalmente tornò a comportarsi come era solito fare.
 
Il cellulare di Erin vibrò e lesse a voce alta il messaggio di Iris:
“torna dentro, tra poco comincia il karaoke”
La ragazza si irrigidì, mentre Armin, che da quando era arrivata l’amica, non aveva più trangugiato alcol, la rassicurò:
“vedrai Irina, andrà tutto bene. Pensa che una canzone dura solo tre minuti”
 
Quando i tre rientrarono in palestra, Nathaniel venne a fare l’in bocca al lupo alla sua ragazza e alle sue amiche: Violet teneva continuamente lo sguardo basso, Iris continuava a rosicchiarsi le unghie mentre Rosalya era l’unica a sembrare tranquilla. Visto che Erin era stata praticamente vincolata ad esibirsi da sola, aveva ottenuto come attenuante che le tre la precedessero sul palco.
Il karaoke era composto da due microfoni e da uno schermo piatto, posto ai piedi dei volenterosi cantanti. Su di esso sarebbero scorse la parole che venivano a sua volta proiettate anche sul maxi schermo rivolto al pubblico.
Guardando il palco, Erin ebbe un’illuminazione e si chiese come avesse fatto a non pensarci prima: si voltò di scatto verso il suo ragazzo ed esclamò:
“Nath, canta anche tu!”
Il biondo dapprima sgranò gli occhi, poi scosse la testa divertito. La sua ragazza stava per protestare, quando vide giungere Miss Joplin, nella loro direzione. Facendosi largo tra la folla, che diventava sempre più soffocante e nutrita, la donna finalmente arrivò alle sue vittime e dichiarò:
“ragazze siete pronte? Tra pochi minuti mi aspetto di vedervi là”
Le quattro studentesse annuirono intimidite mentre la sadica donna sorrideva sorniona.
Il professor Patterson, uno dei collaboratori dell’evento, salì sul palco per annunciare l’apertura del karaoke, ma, prevedibilmente nessun studente fu così audace da proporsi.
L’insegnante di biologia tornò a guardare le sue studentesse che si rassegnarono ad essere le prime a rompere il ghiaccio.
Capeggiate da Rosalya, Iris e Violet la seguirono, vergognandosi come delle suore in una spiaggia di nudisti.
Si levò un vocio sorpreso, borbottii indistinti specie da parte dei maschi che si chiesero di quale classe fossero le due ragazze in compagnia di Rosalya la quale, differentemente dalle sue amiche, godeva di una popolarità universale.
Le due sconosciute si posizionarono davanti ad uno dei due microfoni, lasciando alla star il secondo, tutto per lei.
Il deejay fece passare sul monitor una canzone: A thousand years di Christina Perri. Rosalya si voltò verso le ragazze, annuendo con decisione mentre Iris sgranava gli occhi, terrorizzata:
“non si potrebbe cantare Jingle Bells?” patteggiò, dimenticando che il microfono davanti a lei era aperto. Una risata divertita si diffuse nella palestra mentre lei avvampava. L’amica tornò a rivolgersi al deejay, incurante delle proteste della rossa e gli fece cenno di far partire quella musica.
Una canzone valeva l’altra per lei, l’importante era sbrigarsi a scendere da quel palco. Differentemente dal fratello, Rosalya sapeva di non avere una gran potenza vocale, ma almeno non era stonata.
La musica partì e con essa la solista, che era perfettamente a tempo.
 

ROSALYA: ♪ Heartbeats fast 
Colors and promises 
How to be brave 
How can I love when I'm afraid to fall 

 
Il cuore batte veloce
Colori e promesse
Com’essere coraggiosi
Come posso amare quando ho paura di cadere








Sin dai primi versi, Rosalya era riuscita a creare un’atmosfera surreale grazie al suo timbro delicato, simile a quello dell’autrice del pezzo. Tutti gli studenti erano rimasti spiazzati nel vedere quella ragazza, notoriamente acida e dai modi bruschi, cantare con tanta malinconia e dolcezza.
Anche le due compagne di sventura, la guardavano basite, finchè furono costrette a fissare il monitor davanti a loro per fondere le loro voci con quelle della solista:
 
TUTTE E 3: I have died everyday waiting for you 
Darling don't be afraid I have loved you 
For a thousand years 


ROSALYA: I love you for a thousand more 
 

Sono morta ogni giorno aspettandoti 
Tesoro, non aver paura 
Ti ho amato per mille anni 

 
E ti amerò per altri mille

 
Istintivamente Rosalya cantò quella frase pensando ad una persona ma non era l’immagine di Leigh quella che si era materializzata nella sua mente e non poteva fare nulla per cambiarla.
Quanto alle voci delle due coriste, risultarono teneramente adorabile: Iris aveva un tono un po’ graffiante mentre Violet languido, più simile a quello di Erin e nel complesso, l’armonizzazione suonò interessante e piacevole; le due, risultando alquanto buffe, anziché tenere lo sguardo fisso sul monitor, si guardavano la punta delle scarpe, cercando di ricordare a memoria quel testo che già conoscevano.
 

ROSALYA: ♪ Every breath 
Every hour has come to this 
One step closer
 
 
Ogni respiro
Ogni ora è arrivata
Un passo in avanti

Il silenzio nel locale si perpetuava mentre le due coriste acquisivano sempre più sicurezza, decidendosi finalmente ad alzare lo sguardo. Osservarono Rosalya e videro quel velo di malinconia che traspariva dal suo profilo: lei cantava come se la canzone fosse sua, come se la sentisse nel cuore. Tuttavia, cogliendo quella vena di tristezza, nessuna delle due amiche ebbe l’impressione che la cantante stesse pensando al suo Leigh ed Iris in particolare, non riusciva a staccarsi dall’idea che si trattasse di Nathaniel. 
 
TUTTE E TRE:And all along I believed I would find you 
Time has brought your heart to me 
I have loved you for a thousand years 
I love you for a thousand more 

One step closer 
One step closer 

I have died everyday waiting for you 
Darling don't be afraid I have loved you 
For a thousand years 
I love you for a thousand more 

And all along I believed I would find you 
Time has brought your heart to me 
I have loved you for a thousand years 
I love you for a thousand more

 

E per tutto il tempo ho creduto di trovarti
Il tempo ha portato il tuo cuore da me
Ti ho amato per mille anni
Ti amerò per altri mille


Un passo in avanti
Un passo in avanti


Sono morta ogni giorno aspettando te
Tesoro non aver paura ti ho amato
Per mille anni
Ti amerò per altri mille


E per tutto il tempo ho creduto di trovarti
Il tempo ha portato il tuo cuore da me
Ti ho amato per mille anni
Ti amerò per altri mille



 

E sull’ultima frase, gli occhi di Rosalya si posarono definitivamente sulla persona a cui aveva pensato durante tutta la canzone: Nathaniel era lì, in piedi tra la folla ma era impossibile non notarlo. Con grande amarezza nel cuore, la cantante constatò che il ragazzo in quel momento non stava ricambiando il suo sguardo. Sorridendo teneramente, gli occhi del biondo erano posati sulla sua Erin che invece fissava il palco. Pensando che Rosalya stesse osservando lei, la mora allargò il proprio sorriso, ma l’amica non riuscì a trovare la serenità per restituirglielo.
Quando la musica cominciò a scemare, abbassandosi fino a scomparire, gli applausi esplosero fragorosi.
Le tre ragazze si inchinarono arrossendo, reazione dalla quale nemmeno Rosalya fu immune. Era stata lei la vera protagonista dell’esibizione e tutto quel successo la lusingò. Ripensò al suo primo anno di liceo, quando per tutti era solo una ragazzina dall’aspetto inquietante e sorrise orgogliosa di quanto la sua immagine fosse cambiata in quegli anni; tuttavia ciò che davvero la allontanava dalla Rosalya di un tempo, era la consapevolezza che ora aveva trovato delle amiche e non vi avrebbe rinunciato per nulla al mondo. Nemmeno per Nathaniel.
“forza Erin” le sussurrò Alexy, spingendola in avanti tutto eccitato.
Nathaniel le accarezzò la testa dolcemente per incoraggiarla mentre lei si voltava. Per qualche motivo, le era venuto spontaneo cercare Castiel. Non l’aveva guardato per tutta l’esibizione e si sentiva quasi in dovere di lanciargli un’occhiata fugace prima di salire sul palco.
Lo trovò accanto a Lysandre e, accorgendosi di essere osservato, l’amico sorrise leggermente.
Le bastò quella semplice smorfia, della quale aveva sentito la mancanza per tutto il giorno, per farla sentire meglio. Accarezzò infine la mano del suo ragazzo e avanzò quindi tra gli studenti, cercando di portarsi ai piedi del palco. Lì incrociò le amiche che stavano scendendo con espressioni di evidente sollievo.
“buona fortuna” la incoraggiarono prima che prendesse posto davanti al microfono.
Come era accaduto durante la rappresentazione teatrale, solo una volta lì in piedi, di fronte a tutti, Erin potè realizzare quanta gente era presente quella sera. Troppa per i suoi gusti, e quest’ammissione fece vacillare la sua già instabile sicurezza.
Sullo schermo davanti a lei cominciò a scorrere la prima proposta e la ragazza si augurò che il testo non le ricordasse la sorella. Ogni volta che cantava, lei ci metteva il cuore e non poteva fare a meno di identificarsi nelle parole. Se la canzone avesse parlato della separazione da una persona amata, la ragazza non poteva dirsi sicura di riuscire a portarla a termine.
Dire che le sue preghiere rimasero inascoltate, sarebbe stato un eufemismo poiché il primo titolo che Erin lesse fu il peggior inizio possibile e contribuì ad aumentare la tensione: Let her go.  
La ragazza sgranò gli occhi. Quella era una chiara presa in giro da parte del grande demone celeste.
Scosse energicamente il capo, rifiutandosi di cantarla mentre tra la folla, che aveva letto quel titolo dal maxi schermo, si levavano dei versi delusi tra chi voleva sentire proprio quella canzone.
Il tecnico allora passò alla seconda opzione: Wish you were here di Avril Lavigne.
Erin non potè fare a meno di squadrarlo e pensare:
“mi stai pigliando per il culo?”
Rifiutò per forza di cose anche quell’opzione e valutò la successiva: How you remind me dei Nickelback.
Esaltati per il nome del gruppo, molti ragazzi cominciarono a fare pressioni perché Erin cantasse quella, ma lei fu irremovibile e rifiutò quel pezzo assieme ai successivi: Where are you now, Come back to me, I won’t forget you e I miss you.
Quella situazione era a dir poco ridicola oltre che spaventosamente assurda. Neanche se si fosse messa a cercare, avrebbe trovato dei testi più calzanti con la sua condizione.
Cantare quelle canzoni senza pensare a Sophia sarebbe stato impossibile e non voleva correre il rischio di scoppiare a piangere davanti a tutti. Cercò allora di tranquillizzarsi, pensando che in passato era riuscita a eseguire Dark Paradise senza scoppiare in lacrime, ma quella consapevolezza le valse a poco: ora era davanti a centinaia di studenti e l’agitazione era salita a mille: non poteva contare sullo stesso autocontrollo di quando l’aveva cantata da sola.
“TRAVIS! Smettila di dar spettacolo!”
Erin si voltò verso il deejay, riconoscendo la voce familiare della persona accanto a lui la quale l’aveva ripresa: la professoressa Fraun aveva un’aria esasperata, al limite della sopportazione e continuò:
“perché devi sempre dare problemi? Canta questa e che sia finita e se anche non la sai, inventa!” le ordinò indicando al deejay una canzone sul monitor: sullo schermo apparve immediatamente Against all odds.
Ricordava bene la melodia ma un po’ meno le parole. Sapendo di non poter continuare a tergiversare, puntò gli occhi sullo schermo ai suoi piedi mentre la musica cominciava.
Dischiuse le labbra appena vide arrivare le prime parole:
 
How can I just let you walk away? 
Just let you leave without a trace? 
 
Ma come posso farti andare via, 
farti andare via senza lasciar traccia? 

 

Quelle parole però erano rimaste mute sullo schermo. Dopo aver aperto la bocca, Erin si era bloccata, lasciando scorrere indisturbato il testo. Nessuna di quelle parole era stata trasformata in suono.
Ecco che tutte le sue paure si materializzarono all’istante: sentiva il cuore accelerare il battito, il corpo irrigidirsi e sudare freddo.  
Allora era proprio destino che quella sera si umiliasse davanti a tutti, piangendo per una sorella che non voleva più vederla.
Mentre lei era lì, immobile, di fronte al microfono, ai piedi del palco si levò un mormorio confuso: tra le teste degli studenti infatti si distinse il movimento di una dai lunghi capelli dorati; incurante delle reazioni di chi la circondava, Ambra riuscì a farsi largo e salire sul palco, posizionandosi davanti al secondo microfono. 
AMBRA: You're the only one
who really knew me at all 
 
Tu sei l'unica che
mi ha conosciuto davvero 
 
Dopo aver cantato quella frase, la nuova comparsa si voltò finalmente verso la sua compagna, lanciandole un sorriso complice e incoraggiante. Non erano necessario specificare a chi stavano pensando entrambe e proprio in virtù di quel collegamento, potevano contare l’una sul sostegno dell’altra.
Rincuorata da quell’inaspettato aiuto, Erin sorrise a sua volta e, facendosi coraggio, partì un po’ in sordina:
 
ERIN: How can you just walk away from me? 
When all I can do is watch you leave? 
Cuz we shared the laughter and the pain 
and even shared the tears 
Ma come puoi andartene da me 
quando tutto ciò che posso fare è guardarti che te ne vai? 
Perchè noi abbiamo condiviso le risa e il dolore,
persino le lacrime 

La sua voce acquistava sempre più sicurezza, pronta ad alterarsi con quella della ragazza accanto a lei:
 
AMBRA: ♪ So take a look at me now 
Cause there's just an empty space 
And there's nothin left here to remind me 
ERIN: Just the memory of your face

 
Così, guardami un attimo;
perché  c'è solo uno spazio vuoto 
Non c'è più niente qui che mi può far ricordare, 
solo la memoria del tuo viso
 
 
La voce di Ambra era cristallina, nitida mentre quella di Erin più languida e profonda e tale diversità sembrava valorizzarle reciprocamente.
In quella palestra, nessuno fiatava, tutti troppo coinvolti dalla scena per azzardarsi a rovinarla con qualche commento.  

ERIN: Take a look at me now 
Cuz there's just an empty space 
AMBRA: And you coming back to me is against the odds 
ERIN: and that's what I've gotta face
 
Oh, guardami un attimo;
beh c'è solo uno spazio vuoto 
E tu che ritorni da me é contro ogni probabilità; 
e questo è ciò che devo affrontare 

 
Le due voci si susseguivano in perfetta sincronia, come se quell’esibizione fosse stata preparata anziché improvvisata. Nathaniel era rimasto di sasso nel vedere la sorella, lì, su quel palco trovando ironico come i loro ruoli si fossero invertiti: era convinto di essere lui il cantante di famiglia. Sorrise, deliziato da quella scena, vedendo finalmente un’Ambra diversa da quella con cui era cresciuto.
Era fin troppo chiaro che la sorella era salita su quel palco per aiutare Erin, anche se il suo orgoglio le avrebbe impedito di ammetterlo.
Dopo un mese di assenza da scuola, causato da un gesto ignobile, Ambra Daniels era tornata al Dolce Amoris a testa alta:
 

ERIN: I wish I could just make you turn around 
INSIEME: Turn around and see me cry 
AMBRA: There's so much I need to say to you, 
INSIEME: So many reasons why 
ERIN: You're the only one who really knew me at all 

 
Vorrei proprio poter farti voltare indietro 
voltare indietro e vedermi piangere 
Ci sono così tante cose che ho bisogno di dirti, 
così tanti perchè, 
Tu sei l'unica che mi ha conosciuto davvero 

 
Da quando Erin era salita su quel palco, Castiel non riusciva a staccarle gli occhi di dosso. Già gli veniva difficile nelle situazioni normali, ma quando la sentiva cantare, la ragazza calamitava ineluttabilmente la sua attenzione. Quel suo stile canoro, per quanto immaturo, lo stregava; da diverse settimane ormai si era accorto che quando Lysandre aggiungeva le parole alle canzoni che lui componeva, nella sua testa Castiel sentiva la voce di Erin: era su quel timbro che modellava la sua musica. 
 
INSIEME: Take a good look at me now 
Cuz I'll still be standing there 
And you coming back to me is against all odds 
It's the chance i gotta take

 
♫  Guardami bene un attimo,
perchè io starò ancora qui
E che tu ritorni da me è contro ogni probabilità
è l’eventualità che devo accettare
Facendosi prendere dalla canzone, le due ragazze conclusero con un acuto finale degno di un professionista. Dopo un paio di secondi di silenzio, causato dalla sbigottimento generale, gli spettatori insorsero in grida e applausi fragorosissimi: quell’improbabile coppia, nota a tutta la scuola per i precedenti screzi, li aveva spiazzati con un’esibizione sensazionale.
Erin sorrise verso Ambra, che cercava disperatamente di non dare a vedere quanto fosse felice in quel momento: cantare insieme era stato esaltante.
Ora che la musica era finita, Erin si sentì più leggera: era come se il grosso peso sul suo cuore fosse svanito.
L’ultima strofa della canzone che lei e Ambra avevano gridato al microfono era la dichiarazione rivolta a Sophia. Ormai si sentiva forte abbastanza da poter accettare quella situazione e accettare la volontà della sorella, qualunque essa fosse.
Si sentiva talmente sicura di sé, da essere pronta a parlare anche al resto degli amici dell’esistenza della gemella e della storia dell’incidente.
Tuttavia, fu costretta a riflettere sul fatto che quell’ammissione non andava fatta quella sera dal momento che era la serata dei ragazzi.
Avrebbe rimandato tutto alle vacanze, quando sicuramente avrebbe avuto l’occasione per rivederli.
Mentre ancora gli studenti applaudivano, Erin ed Ambra scesero dal palco per lasciare il posto ad altri che, incoraggiati dalle prima esibizioni, cominciavano a mettersi in gioco.
La mora guardò di sbieco la bionda e le sussurrò dolcemente:
“grazie Ambra”
La ragazza non rispose, tanto che Erin pensò che non l’avesse sentita a causa del frastuono che le circondava, ma prima che potesse ripetere, la bionda sbottò stizzita:
“mica potevo lasciare che mi rubassi la scena”
Anche se Ambra le volgeva le spalle, la mora ridacchiò, immaginandosi il sorrisetto sornione della sua salvatrice che sparì tra il resto degli studenti.
“ERIN SEI STATA GRANDISSIMA!” si complimentò Alexy, abbracciandola con trasporto. Dietro di lui avanzavano il resto dei loro amici. Quando Castiel vide la reazione affettuosa del gemello, lo ammonì infastidito:
“guarda che la strozzi”
Alexy lo guardò perplesso per un nano secondo, poi illuminandosi in un sorriso da Stregatto, intensificò la stretta:
“ma che bella pelle liscia che hai Erin” commentò posando la sua guancia contro quella dell’amica, che avvampò a disagio per quell’eccessiva manifestazione d’affetto.
Armin, che nelle ultime ore aveva recuperato la sua lucidità, non si lasciò sfuggire quell’occasione per tormentare il rosso:
“oh, hai ragione! Irina sei un puppazzotto” incalzò, strattonandole le mascelle come avesse cinque anni ma guardando Castiel. Quest’ultimo replicò con il suo solito verso stizzito mentre Erin protestava, svincolandosi dalle esagerate attenzioni dei perfidi gemelli.
“Erin, tu e Ambra siete state strepitose!” si complimentò Iris euforica.
“avessi saputo prima che cantavi così e ti avrei obbligato a provare con noi!” si entusiasmò Armin a cui la mora lanciò un’occhiataccia, ancora risentita per la mascella dolorante.
“caspita Erin, le vostre voci così diverse si sono armonizzate alla grande” squittì Rosalya.
“non immaginavo avessi questa voce Erin!” incalzò Violet.
Tutti quei complimenti non lasciarono il tempo alla ragazza di ricambiarli verso le sue amiche, altrettanto meritevoli quanto lei.
“Castiel, perché non ti complimenti anche tu con la nostra Erin?” lo schernì Armin, abbracciandole la testa e scompigliandole i capelli come se stesse accarezzando Demon.
Il ragazzo fece una smorfia incomprensibile e si voltò dall’altra parte mentre la ragazza si divincolava. Tra tutte le persone a cui voleva bene, nel gruppo ce n’era una che si stava facendo notare per la sua assenza. Dopo aver salutato gli amici, Erin partì quindi alla ricerca del suo Nathaniel, trovandolo poco distante:
“non ho parole” commentò il ragazzo appena li vide.
“non servono” sussurrò lei.
Mentre dal palco una coppia di studenti cantava Fix You, Erin si lasciò cullare da quelle note mentre baciava con trasporto il suo principe. Lui sarebbe stato il primo a sapere di Sophia.
 
Il karaoke si concluse con un successo insperato: grazie alle prime esibizioni che avevano rotto il ghiaccio, altri studenti, chi prendendosi un po’ seriamente, chi sul ridere, si presentarono sul palco.
Miss Robinson si gonfiò come un tacchino, poiché era stata lei ad avanzare quell’idea.
“avevo dei seri dubbi sul fatto che gli studenti si sarebbero buttati, e invece…” ammise Miss Joplin.
“oh, io non avevo dubbi” la contraddisse la professoressa d’arte, che in quel momento aveva accanto a sé il marito, anch’egli un artista “anche se devo ammettere che in alcuni casi ho dovuto un po’ forzare la mano”
La collega la guardò stranita, mentre Miss Robinson spiegava:
“oh sai com’è: le ore di arte sono quelle in cui gli studenti fanno più chiasso, così non è stato difficile trovare qualche cavia che, al posto di una nota sul registro, accettasse di esibirsi questa sera”.
La scienziata scoppiò a ridere, riuscendo finalmente a trovare una giustificazione alle esibizioni da parte di alcuni degli studenti più improbabili. Tuttavia, non le confessò che, avvalendosi dello stesso sistema, anche lei era riuscita a portare sul palco alcuni tra i ragazzi più interessanti e popolari dell’istituto.
 
Ambra si faceva largo tra la gente in palestra alla ricerca di Lin ma s’imbattè prima in Charlotte.
La mora era circondata da altre due ragazze di un’altra sezione e squadrò la bionda davanti a lei. Per un attimo, Ambra vide il riflesso di sé stessa: ecco come appariva quando girava per i corridoi con Charlotte e Lin al seguito. La prima aveva un’aria altezzosa e stava attenta a essere sempre un po’ più avanti rispetto alle sue damigelle, quasi ad affermare il suo ruolo di capobranco.
“ciao” la salutò la bionda.
Charlotte arricciò il naso e non si degnò di ricambiarla. Era fin troppo chiaro che ora era lei a sentirsi in una posizione di superiorità rispetto all’amica. I ruoli si erano irreversibilmente invertiti.
Tuttavia non era nella natura di Ambra farsi intimorire, perciò continuò:
“hai visto Lin in giro?”
“no” replicò Charlotte con dsinteresse.
La bionda sospirò leggermente: l’atteggiamento freddo e meschino di Charlotte non la facilitava per quanto stava per fare. Tuttavia, se si fosse tirata indietro, non se lo sarebbe mai perdonato:
“senti Charlotte, mi dispiace per come mi sono comportata in passato. In queste ultime settimane ho avuto modo di riflettere su me stessa e capire quanto ho sbagliato. Vorrei ricominciare da capo”
Tradendo un’iniziale disorientamento, Charlotte su un primo momento non seppe come replicare: Ambra Daniels che ammetteva di essere nel torto era una scena da imprimere nella memoria. Le aveva parlato in modo così diretto ma al contempo genuino, che veniva quasi da chiedersi se non stesse recitando.  Tuttavia, per quanto Ambra fosse riconosciuta da tutti come la migliore attrice della scuola, la sua sincerità traspariva dai suoi occhi azzurri.
Godendosi quindi quell’ammissione di colpevolezza, la ragazza dichiarò:
“forse dovresti chiederti quello che voglio io. Ci penserò su”
La bionda sorrise con gratitudine, volgendo poi un’occhiata fugace alle due ragazze che circondavano l’amica. Queste due la fissavano con disprezzo, come se fosse uno straccio unto lasciato sul pavimento. Seguendo la loro guida, superarono Ambra che, dopo pochi secondi tornò a sentire la voce di Charlotte:
“ehi Ambra”
La bionda si voltò:
“ci ho già pensato…” disse con serietà “non venirmi più a cercare”
Le due oche scoppiarono a ridere mentre Ambra e Charlotte si guardavano serie.
Nelle parole della mora non voleva esserci alcuna presa in giro: il suo era l’ultimo addio, prima di intraprendere strade diverse. Non l’aveva mai considerata davvero una sua amica, le serviva solo avere accanto qualcuno che brillasse al punto da poterne riflettere la luce. Ora Charlotte era convinta di essere diventata il sole di se stessa mentre Ambra si era ridotta ad essere una solitaria meteora.
 
Lysandre e Castiel si erano staccati dal resto del gruppo, per approfittare della pausa di due ore prima del loro intervento. Il compositore aveva recuperato alcuni spartiti e il cantante li stava ripassando:
“Show me how to be whoo-“
Le ultime lettere della parola non uscirono dalla bocca del cantante.
Meccanicamente lo sguardo del rosso si posò su di lui, seguito poi dalla testa, che di voltò di scatto. Negli occhi di Castiel si poteva leggere un terrore puro:
“Lys…no” lo minacciò, come se fosse colpevole.
Il vocalist si portò una mano alla gola deglutendo a fatica, mentre il ragazzo montava sempre più nel panico. Mancavano due ore alla loro esibizione, non potevano tirarsi indietro.
A quel punto, incapace di trattenersi, Lysandre scoppiò a ridere:
“ahahah, rilassati, è tutto a p-”
Questa volta il motivo per cui non riuscì a finire la frase, fu il cazzotto che gli era arrivato in pieno addome dall’amico.
 
Dopo aver chiesto in giro, Ambra aveva scoperto che nessuno aveva visto Lin quella sera. Parlando con alcune compagne di classe della cinesina, aveva scoperto che la ragazza nelle ultime settimane si era chiusa in sé stessa, isolandosi da tutti, al punto da restare da sola durante il pranzo. Nessuna l’aveva più vista in compagnia di Charlotte ma questo non sorprese la bionda, specie dopo aver parlato alla sua, ormai ex, amica.
A quel punto non le fu difficile dedurre che Lin quella sera non avesse partecipato all’evento. Per lei sarebbe stato troppo penoso venirci da sola.
Uscì in cortile ma prima di arrivare al cancello, sentì una voce alle sue spalle che la chiamò:
“bella esibizione Ambra”
Si voltò di scatto e, dopo qualche secondo, vide Armin appoggiato contro il muro esterno della palestra. Teneva in mano una console portatile dalla quale proveniva una luce abbagliante ma aveva staccato l’attenzione dallo schermo per rivolgerle la parola:
“ti rovinerai la vista a stare al buio con la luce sparata sugli occhi” replicò secca la bionda. Era passato un bel po’ di tempo dall’ultima volta che si erano parlati.
Il ragazzo sorrise beffardo e senza scomporsi, commentò:
“la prendo per una premura nei miei confronti”
Ambra rimase senza parole, poi girò i tacchi. Aveva qualcosa di più urgente da fare, ma mentre si allontanava, non trattenne un sorriso felice che le illuminò quel viso dai tratti angelici.
 
Quando Castiel e Lysandre tornarono in palestra, si unirono ai gemelli che erano impegnati a chiacchierare con altra gente.  
Notarono del movimento attorno al palco, con addetti all’organizzazione che cominciavano a muoversi avanti e indietro, finchè non fu chiaro ciò che stavano facendo: il palco veniva smontato completamente. I quattro ragazzi si guardarono confusi e partirono subito alla ricerca di Miss Joplin prima intercettarono prima la professoressa Robinson.
Di fronte alla perplessità degli studenti, la donna spiegò con calma:
“abbiamo previsto questa pausa di un’ora prima della vostra esibizione per spostare il palco all’esterno”
“all’esterno?” ripetè Castiel sconvolto.
“lo so che è freschetto” minimizzò “ma non c’era altro modo per far stare tutta la gente che sta arrivando” replicò Miss Robinson “quasi tutti gli studenti dell’istituto hanno acquistato i biglietti per sé e per amici e fidanzati. Fate presto a farvi un’idea di quanta gente ci sarà”
Castiel deglutì a fatica. Alexy espirò profondamente nel tentativo di allentare la tensione e Armin strinse i pugni. A parte Lysandre, sembravano tutti un fascio di nervi:
“RAGAZZI VI ESIBIRETE ALL’APERTO! CHE FIGATA!” strillò una voce fin troppo entusiasta alle loro spalle, smantellando all’istante la tensione che era scesa.
Si voltarono verso Erin che stava trotterellando nella loro direzione, seguita a poca distanza da Violet.
Appena realizzò di avere di fronte la sua professoressa di arte, la ragazza si ricompose ma la donna colse la palla al balzo:
“dovreste farvi contagiare dall’entusiasmo di Erin invece di avere quelle facce scure!”
Salutò quindi i ragazzi, incoraggiandoli e battendo una mano sulla spalla di Alexy, uno dei suoi studenti preferiti. Miss Robinson quindi si allontanò assieme al marito che quella sera, la seguiva come un’ombra.
“vedo che ti è passato il cagotto di esibirti” commentò Castiel.
Erin annuì euforica “all’aperto, sotto le stelle! È una cosa fighissima Castiel!”
“forse” convenne il chitarrista lasciandosi sfuggire un sorriso sghembo.
Da quando aveva sentito l’urlo della ragazza arrivare alle sue spalle, il ragazzo aveva percepito un senso di leggerezza, come se ogni preoccupazione fosse stata lavata via.  
Anche gli altri membri della band sembravano risentire di quella carica di ottimismo, dopo l’iniziale shock per la loro esibizione di fronte ad un numero di persone che superava la capienza della palestra. Con il passare dei minuti, l’ottimismo della band, si trasformò in una vera e propria scarica di adrenalina: Castiel in particolare, mano a mano che vedeva il palco assemblarsi sotto i suoi occhi, tratteneva a stento la trepidazione all’idea di salirci.
 
Prima di unirsi al resto degli amici, Iris aveva preso da parte Rosalya. Erano settimane che un dubbio la tormentava e dopo l’esibizione della ragazza, ne aveva avuto la conferma.
La notte in cui Erin e Nathaniel erano diventati una coppia, l’amica le aveva lasciato intendere di essere innamorata del biondo. Iris aveva cercato più volte di dare senso al comportamento della ragazza ma non era arrivata ad alcuna conclusione: se era innamorata del biondo, perché stava ancora con Leigh e soprattutto, perché aveva spinto una sua amica tra le braccia del ragazzo che amava?
Le due ragazze si inoltrarono nel giardino del liceo, avvicinandosi ad un pioppo. La rossa aveva scelto appositamente quel luogo, in quanto più appartato. Erano talmente lontane dal resto della folla, che quasi non se ne sentivano le voci.
“perché mi hai portata qui?” domandò Rosalya.
“Rosa, c’è una cosa che non riesco a capire… rispondimi sinceramente: a chi pensavi quando hai cantato quella canzone?”
A dispetto dei suoi modi gentili e remissivi, Iris era una ragazza tosta e decisa: detestava tergiversare e quando si trattava di questioni importanti, andava subito al punto.
Rosalya, rimase spiazzata da quello sguardo così diretto e penetrante.
Non si aspettava certo che la rossa tirasse fuori un simile argomento e che lo affrontasse con tanta determinazione.
A quel punto, pensò che forse era giusto dirlo ad Iris, contando sulla sua discrezione. Magari sentire un’opinione diversa da quella di Alexy, le sarebbe stato d’aiuto.
Stava per rispondere alla domanda che le era stata rivolta quando una voce maschile le fece sussultare:
“certo che questo liceo si merita la fama che ha”
Iris e Rosalya si voltarono verso due ragazzi che, evidentemente brilli, si stavano avvicinando a loro. Avevano un sorriso inquietante ma soprattutto uno sguardo voglioso che non lasciava presagire niente di buono.
“che fama?” indagò Rosalya secca, mentre Iris cominciò a tirarla per il braccio. A parte i due tizi non c’erano altri studenti attorno a loro e il posto in cui si trovavano era mal illuminato. Non era una buona idea dal loro corda, anche se i modi bruschi della ragazza erano un chiaro messaggio di ostilità.
“di avere un sacco di ragazze fighe” completò lezioso quello che aveva parlato, facendo sorridere l’amico.
“non siete di questa scuola giusto?” chiese Rosalya “comunque girate al largo, stavamo parlando”
“oh, e cosa c’è di male se parliamo tutti insieme?” chiese il suo interlocutore, canzonando la ragazza per la scelta del verbo. Evidentemente i due avevano frainteso la situazione, eccitandosi nel notare le due ragazze appartarsi. Il modo lascivo con cui il ragazzo le guardava era fin troppo disgustoso. Il suo amico non parlava, ma si limitava a tenere gli occhi fissi su Iris che era sempre più intimorita.
L’estraneo si avvicinò a Rosalya che indietreggiò di qualche passo, finché sentì la schiena sbattere contro la dura corteccia dell’albero. Le afferrò i polsi mentre lei cercava di divincolarsi.
Lui però era troppo forte per lei e puntandole contro il peso del suo corpo, le immobilizzò le gambe. Iris stava per intervenire quando sentì un braccio afferrarla per il bacino e immobilizzandola. Terrorizzata si voltò verso il suo aggressore silenzioso che era indifferente alle sue proteste.
“lasciateci o mi metto ad urlare” lo minacciò Rosalya, dalla cui voce però trasparì il panico crescente. La morsa sulle sue mani era sempre più forte e il panico che si era impadronito di lei, l’aveva neutralizzata.  Sentì lacrime di rabbia salirle in volto ma le ricacciò dentro: non poteva piangere davanti ad un simile verme:
“ho in mente un modo per cucirti la bocca, bella” replicò viscido il ragazzo e avvicinò le sue labbra a quelle della ragazza, che si voltò dall’altra parte, come unica difesa.
“NATHANIEL!” urlò Iris con sollievo, vedendo arrivare il biondo. Il suo aggressore, distratto da quell’arrivo allentò la presa e la rossa ne approfittò per sfuggirgli.
Notò in quel momento la presenza di Dake e, istintivamente, si portò alle spalle del surfista.
Rosalya non era stata altrettanto fortunata ed era ancora tenuta prigioniera.
“lasciala andare” ruggì Nathaniel, fissando minaccioso il ragazzo.
L’altro non si scompose, valutando che il biondo aveva all’incirca la sua stessa stazza:
“o?” lo canzonò.
Nathaniel sorrise e in quel sorriso la ragazza riconobbe Castiel. Unflash back istantaneo si presentò nella sua mente, quando lei era una ragazzina di prima, messa a terra da un bulletto. In quell’occasione, il suo aggressore era stato messo al tappeto da Castiel, ma ora, a distanza di tre anni, era destinata a rivivere quella scena, con protagonista Nathaniel.
Senza lasciare il tempo all’avversario di reagire, il biondo gli fiondò un colpo secco, talmente rapido che quasi Rosalya non riuscì a seguirne il movimento. Sentì subito che la morsa sui suoi polsi si era allentata e vide il ragazzo accasciarsi davanti a lei, spuntando un grumo di saliva per terra.
Nathaniel, l’emblema della diplomazia e della calma, aveva appena colpito una persona.
Aveva i muscoli del collo contratti e la mascella rigida, in evidente tensione.
“è chiaro il messaggio, o dobbiamo ripeterlo?” ringhiò Dake, puntando lo sguardo sull’altro ragazzo rimasto in disparte. Quest’ultimo, resosi conto della sua inferiorità numerica ora che l’amico faticava a rialzarsi, preferì tagliare la corda, seguito poco dopo dal compare.
Rimasti soli, Nathaniel si voltò verso Iris:
“non dire ad Erin di questo”
La rossa annuì, ancora scossa per quanto accaduto. Non riusciva a credere di aver visto il ragazzo reagire in quel modo. Non era da lui ma del resto era l’unica soluzione in quel momento.
Il biondo allora si avvicinò a Rosalya:
“tutto bene?” le chiese con apprensione:
Quella premura, anziché consolarla, la fece scattare. Incapace di trattenere le lacrime di frustrazione che prima era riuscita a cacciar giù, urlò:
“SMETTILA DI PREOCCUPARTI PER ME! Non sono la tua ragazza!” e corse via, lasciando i presenti, Nathaniel più di tutti, sconvolti.
Odiava piangere, ma soprattutto, detestava che fosse proprio lui a vederla così vulnerabile poiché solo lui era responsabile della sua debolezza.
 
Ambra scese dall’autobus e dopo aver camminato per un paio di isolati, si trovò di fronte un’insegna luminosa, ai lati della quale pendevano delle lanterne cinesi.
Inspirò e facendosi coraggio, varcò la soglia del ristorante.
Anche quando lei e Lin erano amiche, o per lo meno facevano finta di considerarsi tali, aveva messo piede raramente in quel locale. Eppure ne adorava la cucina, infatti spesso e volentieri, Molly si recava lì per recuperare i piatti preferiti della sua padroncina.
Stando alla descrizione della donna, il ristorante cinese brulicava ogni sera di giovani ospiti, informazione che non trovò riscontro in Ambra in quell’occasione: il locale infatti era quasi deserto, con appena qualche tavolo occupato.  
Le venne incontro una donna sorridendo affabile, finchè non riconobbe nella cliente appena giunta, la figlia di Gustave Daniels. La sua espressione facciale quindi cambiò radicalmente:
“oh Ambla, sei tu” commentò con un marcato accento cinese.
“buonasera signora Yang” la salutò educatamente la ragazza che aveva conosciuto la madre di Lin in un paio di occasioni “c’è Lin? Al concerto del liceo non c’è”
“ma sembla che ci sia il lesto della città” commentò acida la donna guardando con rammarico il ristorante quasi deserto. La serata era partita male con un numero di tavoli prenotati ben al di sotto dello standard ma prendeva una piega decisamente peggiore ora che aveva davanti la signorina Daniels, nonché la responsabile dell’infortunio della figlia del mese scorso.
La signora Yang e suo marito avrebbero voluto farle causa, ma le modiche entrate del ristorante non avrebbero permesso loro di affrontare una causa legale contro un colosso come Gustave Daniels. Era la legge della vita: con i soldi si può comprare qualsiasi cosa, giustizia compresa.
Accantonando l’orgoglio, Ambra pronunciò una frase che spiazzò la ristoratrice.
“devo scusarmi con sua figlia”
In quel momento Lin fece capolino e si avvicinò alle due interlocutrici. Alla vista dell’ex amica, aveva ssunto un’espressione molto dura e fiera. Non c’era traccia di quella ragazza insicura che fino a un mese prima, spariva dietro le spalle della bionda.
Ora Lin teneva il capo eretto, con grande dignità. Non le avrebbe più permesso di farla inchinare al suo cospetto. Mai più.
“mamma… c’è bisogno di te in cucina”
La signora Yang annuì e, dopo un’esitazione iniziale, lasciò le ragazze da sole, senza salutare Ambra. le due rimasero in silenzio, finchè l’ospite, guardandosi attorno commentò:
“avete cambiato l’arredamento? Mi piace”
“sei venuta qui per questo? Se vuoi ti faccio vedere la sala da thè, quella sì che merita”
Ambra rise sommessamente:
“non conoscevo questo tuo lato sarcastico”
“non conosci molte cose di me Ambra” puntualizzò Lin, senza abbandonare la sua compostezza e rigidità.
La ragazza annuì impercettibilmente e si preparò a formulare quel discorso che nell’ultima mezz’ora aveva sentito solo nella sua testa:
“è vero… ed è stata solo colpa mia per questo. Non mi sono mai comportata da amica. Charlotte mi ha fatto capire chiaramente che ormai è troppo tardi per rimediare, quindi non mi stupirò se per te sarà lo stesso. Solo accetta le mie scuse Lin… per tutto, non solo per l’incidente. Quello poi è stata la cosa peggiore che ti abbia mai fatto: se ti consola, ho passato intere nottate a tormentarmi su come sarebbe potuta finire… ti assicuro che è stato un raptus di rabbia”
Lin rimase in silenzio, ascoltando quelle parole cariche di rammarico:
“voglio provare ad essere un’altra persona. Nessuno ha colpa del fatto che mi faccia schifo la mia vita, quello che mi hai detto quel giorno era pura verità, per questo mi ha fatto così male: tu aveva capito tutto di me, senza che io ti raccontassi nulla. Saresti stata una buona amica che io non fossi stata così impegnata a maltrattarti”
Ambra finì il suo discorso con Lin che non lasciava trapelare alcuna emozione. Tra di loro non c’era mai stato un dialogo del genere e per questo erano entrambe un po’ a disagio, anche se cercavano di non darlo a vedere. Ma le parole di Ambra erano sincere e genuine. Aspettava pazientemente che lei aprisse bocca ed infine, Lin la accontentò:  
“a quest’ora non dovresti essere al concerto?”
Non era mai stata una ragazza stupida. A contrario, la ragazza era un’acuta osservatrice e sapeva giudicare le persone per quello che valevano. Diversamente da Charlotte, Lin non aveva ricercato la compagnia della bionda per sfruttarne la popolarità: lei la ammirava, voleva assomigliarle per la sua forza e determinazione.
“ero venuta anche a chiederti di venire con me” tentò la bionda, ritraendo il labbro inferiore.
A quelle parole, la cinesina abbandonò ogni ritrosia e sorrise leggermente.
Forse ci sarebbe voluto un po’ di tempo per costruire un rapporto di amicizia tra loro due, ma l’inizio era piuttosto incoraggiante. Non sarebbe stata lei a mandare tutto all’aria senza neanche provarci:
“dammi un quarto d’ora per cambiarmi e arrivo”
 
Poco prima delle nove, la folla davanti al palco era incommensurabile.
Rosalya ed Iris si erano aggregate ad Erin e Violet riuscendo a nascondere quanto era accaduto tra gli alberi della scuola. La prima cercava di celare il suo cattivo umore, concentrandosi sul concerto, mentre la rossa era impegnata a parlare con l’artista. Accanto alle ragazze si ergevano, in tutta la loro statura, i cestisti della squadra del liceo.
“questo è proprio l’anno di Castiel” commentò Trevor rivolto ad Erin che lo guardò senza capire:
“prima la recita, ora il concerto e a febbraio il torneo di basket” spiegò il ragazzo.
“vero” convenne a quel punto la ragazza sorridendo. Era orgogliosa del suo amico e della sua crescente popolarità: ne aveva decisamente bisogno dopo anni di insicurezze e carenze di autostima, all’ombra di Nathaniel.
“durante le vacanze che ne dici se ci troviamo?” chiese d’un tratto Dajan, rivolgendosi a Kim. Sorpresa e soprattutto confusa da quell’invito, la ragazza avvampò:
“così ci teniamo in allenamento per il torneo” aggiunse il fanatico dello sport. La ragazza a quel punto si rilassò, realizzando di avere equivocato le sue parole.
“certo, magari chiamiamo anche Trevor, Castiel e Erin” propose contenta.
“veramente io pensavo a solo noi due” ammise un po’ deluso il cestista.
Kim sgranò gli occhi mentre il ragazzo arrossì leggermente e cominciò a guardare in un’altra direzione.
“c-cioè intendo” borbottò grattandosi la guancia “devi ancora perfezionarti. Gli allenamenti di gruppo rimandiamoli ad un’altra volta”
“hai ragione” convenne Kim che era troppo inesperta per capire che il cestista si stava arrampicando sugli specchi pur di non ammettere che avrebbe voluto passare le vacanze solo in sua compagnia.
 
Erin si sentì tirare per un braccio e si trovò di fronte sua zia Pam:
“finalmente! Stavo perdendo ogni speranza di rintracciarti!” sospirò la donna. Dietro di lei c’era Jason che rivolse un sorriso gentile a Nathaniel. I due si presentarono e cominciarono a conversare mentre le due donne, li osservavano soddisfatte:
“devo dirti una cosa Erin” le sussurrò la zia, tutta eccitata.
“dimmi che gliel’hai detto” tagliò corto la nipote speranzosa.
Pam annuì allegra e la ragazza emise un gridolino di gioia. Guardò poi Jason e esclamò:
“sono proprio contenta di averti in famiglia, zio”
L’uomo scoppiò a ridere e con lui anche la sua ragazza.
I due adulti, dopo aver parlato un po’ con la giovane coppia, indietreggiarono, sostenendo che preferivano godersi l’esibizione da lontano, nonostante le proteste di Erin che sosteneva che quello era un comportamento da vecchietti.
 
Alle nove passate, ancora non c’era traccia della band. Tutti si erano accalcati vicino al palco, pronti a saltare e scatenarsi ma l’essere così pressati non contribuiva ad aumentare la pazienza della folla.
“le nostre star si stanno facendo attendere” commentò Dajan.
In quel momento nella mente di Erin balenò la consapevolezza che toccava anche a lei salire sul palco. Lysandre le aveva spiegato che volevano partire proprio con la canzone di Damien Rice in modo che poi la ragazza potesse tornare tra il pubblico a godersi il resto dello spettacolo.
Quasi tremando, frugò nella borsa, dove trovò il cellulare: vide 34 messaggi e 12 chiamate perse. Il mittente era soprattutto Castiel e scorrendo velocemente la conversazione, Erin lesse:

“Cip vieni dietro le quinte”
“muoviti”
“ti stiamo aspettando”
“dove cazzo sei?”
“Cip, muovi il culo o vengo a prenderti io!”
“rispondi porca miseria!”
“se ti è di troppo disturbo, potresti portare il tuo sederino dietro le quinte?”


Questi erano solo alcuni degli educati messaggi che il rosso aveva rivolto all’amica che, nonostante l’urgenza, perse del tempo per scorrerli tutti fino all’ultimo:

“senti un po’: se non rispondi entro due minuti giuro che stasera ti farò piangere”

“mi ammazzano” dichiarò sbiancando.
Afferrò Nathaniel per il polso che in quel momento stava parlando con Iris e lo trascinò con sé, costringendolo ad interrompere bruscamente la conversazione.
“stanno aspettando me! Devo salire sul palco per la prima canzone! Ti prego aiutami a farmi strada!”
Cogliendo il panico della ragazza, il biondo dall’alto della sua carica riuscì a creare un varco e consentire ad Erin di scavalcare la folla.
 
Appena arrivarono nel dietro le quinte, Castiel le inveì contro:
“UN ALTRO MINUTO E”
“lo so lo so, scusate!” li supplicò la ragazza.
“stiamo ancora aspettando l’ok della Robinson” la tranquillizzò Alexy.
“allora che cacchio mi metti addosso tutta quell’ansia?!?” sbottò Erin esasperata, accusando il rosso che la ignorò.
“comunque a momenti arriverà” mediò Lysandre, schiarendosi la gola. Quel gesto non passò inosservato a nessuno dei presenti, tanto meno a Castiel che si voltò:
“tutto ok?”
“a meraviglia” lo rassicurò il vocalist, guardandolo di lato. Il chitarrista però non sembrò convinto così Lysandre si esibì nella prima strofa di The blower's daughter di Damien Rice.
“grande” commentò Erin ammirata.
“cominciate con quella?” s’intromise Nathaniel guardando il vocalist.
Inaspettatamente però non fu quest’ultimo a rispondergli.
“non sei d’accordo?” domandò Castiel incuriosito.
Non c’era alcuna nota di recriminazione o risentimento nelle sue parole.
“fossi in voi partirei con il botto. Quella lasciatela a metà concerto per creare la giusta atmosfera” suggerì il biondo.
“tu quale suoneresti?” incalzò il rosso.
“dipende da quali vi siete preparati” convenne Nathaniel conciliante.
“toh, questa è la scaletta” replicò Castiel, allungandogli un foglio.
I due ragazzi sembravano non essersi resi conto della reazione dei loro amici. Era ammutoliti nel vederli conversare così spontaneamente come un tempo.
Erin quasi si commosse e alternava lo sguardo tra i due ragazzi più importanti della sua vita. Aveva sognato talmente tante volte una scena del genere che non riusciva a capacitarsi del fatto che fosse reale.
Burn into the ground?” commentò Nathaniel divertito, passando in rassegna  titoli “volete davvero suonarla?”
“sarebbe perfetta vero?” concordò Castiel, che era l’unico della band ad insistere affinché la eseguissero.
Nathaniel sorrise complice dal momento che si trattava di una delle canzoni che entrambi adoravano eseguire, quando ancora appartenevano allo stesso gruppo.
“peccato che Lys non sia d’accordo” borbottò il chitarrista con ironia.
“il problema è che non è adatta alla mia voce” precisò il vocalist, puntualizzando la parola “mia”.
Anche se fin troppo chiaro dove volesse andare a parare Lysandre, né Nathaniel né Castiel gli diedero retta.
“beh, allora potreste partire con i Linkin Park… che ne dite di Castle of glass? Quella è un crescendo e poi sicuramente la conoscono tutti… vi verranno dietro di sicuro se riuscite ad essere carismatici” ragionò il biondo, portandosi l’indice sulle labbra, mentre rifletteva.
Castiel sorrise soddisfatto.
Era passato tanto tempo eppure il biondo non era cambiato affatto: era sulla sua stessa lunghezza d’onda e lo capiva al volo.
Per quella sera, il rosso dimenticò di avere davanti il ragazzo della persona di cui era innamorato.
Per lui era solo Nathaniel, il migliore amico che avesse mai avuto.
Forse era destino che proprio quella sera, prima di salire su un palco a fare ciò che più adorava, riscoprisse con tanta nostalgia quell’amicizia.
Si voltò verso il resto della band e chiese:
“siete tutti d’accordo?”
Gli altri annuirono ed Erin tirò un sospiro di sollievo, sentendo che la sua esibizione era stata rimandata. Era ancora spiazzata per quanto era accaduto tra Nathaniel e Castiel e non si sentiva pronta per affrontare il pubblico.
“tu Cip te la senti di aspettare qui finchè non abbiamo bisogno di te?” domandò il rosso.
“certo” sorrise. Era talmente su di giri, che avrebbe anche accettato di cantare vestita da pinguino pur di non spezzare l’armonia che si era creata.
Finalmente arrivò il tanto atteso segnale:
“ragazzi, ci siamo. Siete pronti?”
Le parole di Miss Robinson sortirono l’effetto di una scarica elettrica sui ragazzi.
Erin e Nathaniel sorrisero, mettendosi accanto ad un complicato quadro elettrico mentre la band si preparava: il grande momento era arrivato.
 
Castiel sentiva il cuore martellargli in petto e il sangue andargli al cervello. Gli facevano quasi male la mani da quanta adrenalina aveva in circolo.
Quella notte il cielo era avvolto da un manto nero pece e l’aria era frizzante. Non faceva eccessivamente freddo, del resto per lui non era mai stato un problema. Come il resto dei membri del gruppo, Castiel non indossava il giubbotto: sapevano che una volta lì fuori, il freddo non sarebbe stato un problema tanta era l’agitazione.
Alexy fu il primo a fare la sua uscita sul palco: mentre il ragazzo si accomodava dietro alla batteria, esplosero le grida dei suoi amici. Era molto popolare sia tra i ragazzi che tra le ragazze per via del suo modo di fare allegro e socievole. Anche il club di disegno, generalmente formato dagli studenti più timidi e introversi del liceo, quella sera gli fece da supporto. Agli applausi e schiamazzi per Alexy si fusero quelli per il fratello Armin che si piazzò dietro la piattaforma elettronica da deejay. Il moro fece un saluto che ricordò la regina Elisabetta d’Inghilterra e tutti scoppiarono a ridere.
Quando una fin troppo nota testa di capelli rossi andò alla chitarra, ormai la gente era fin troppo esaltata. Castiel sorrise tra sé e sé, cercando di non darlo a vedere. Il tutto gli sembrava esagerato dal momento che non erano una band famosa come quelle delle canzoni che avrebbero suonato, ma la cosa non poteva che lusingarlo.
Individuò facilmente gli altissimi compagni della squadra di basket, accanto a quali c’erano Rosalya, Iris e Violet. Non gli sfuggirono i gesti della 5^ C, la sua ex classe. Negli anni aveva costruito un bel rapporto con quei ragazzi e dopo la bocciatura, gli era dispiaciuto non trovarsi più assieme a loro. Tuttavia, non poteva lamentarsi della sua attuale classe, all’interno della quale c’erano persone alla cui compagnia non avrebbe mai rinunciato.
Ed infine uscì anche Lysandre, lasciato per ultimo in quanto vocalist che si presentò al pubblico, meritandosi la sua dose di applausi.
“buonasera gente” esordì, mentre tra il pubblico si diffondeva un relativo silenzio “questa sera per voi i-“
Lysandre si interruppe e si voltò verso il chitarrista:
“mi sono dimenticato come ci chiamiamo”
Alexy si potrò una mano in fronte, a Castiel scoppiò una vena per l’irritazione mentre Armin esplose in una risata assieme al resto degli spettatori:
“non l’abbiamo mai deciso idiota” ringhiò il chitarrista “usa il nome vecchio”
Lysandre annuì:
“ok, scusate questo piccolo inconveniente: noi siamo i”
Per la seconda volta il vocalist si interruppe e assunse un’aria metadibonda nel tentativo di ricordare il vecchio nome del gruppo.
Sollevando gli occhi al cielo, Castiel li posò poi sulla sua Sophia e attaccò con la musica e gli altri musicisti si affrettarono a seguirlo. Il pubblico esplose in urla entusiastiche riconoscendo sin dalle prime note la famosa canzone dei Linkin Park.
Lysandre scrollò le spalle e dopo aver rivolto un sorriso adorabile ad alcune ragazze in prima fila, cantò:
 
♫  Take me down to the river bend
Take me down to the fighting end
Wash the poison from off my skin
Show me how to be whole again

Lysandre cantava con voce sicura, senza tradire la minima esitazione. La sua voce era perfetta e non aveva alcuna traccia della raucedine del giorno precedente. Gli spettatori aveva cominciato a muoversi in base alla musica, chi muovendo le braccia, chi l’intero corpo, al ritmo di Castle of glass.
 Al ritornello, le luci del palco cominciarono a vorticare in ogni direzione e farsi più intense mentre centinaia di altre voci si fusero con quella del cantante:
 
♫  Because I’m only a crack in this castle of glass
Hardly anything left for you to see
For you to see

Si notò da subito la professionalità dello staff che era stato ingaggiato. Tutto, dall’acustica alla scenografia era perfetto. Gli effetti scenici non avevano nulla da invidiare ad un evento di professionisti.
Nonostante la ripetitività del ritornello, la canzone risultava sempre più emozionante.
Come aveva predetto Nathaniel, il pubblico cominciò a cantare con Lysandre che si muoveva sul palco in modo appropriato alla ritmica della canzone.
 
Quando questa finì, il vocalist concluse con un teatrale inchino e la band venne investita da applausi scrocianti. Tutti erano su di giri e gli studenti più ancora della band sul palco.
L’inizio non poteva essere dei migliori.
Castiel si voltò euforico verso Lysandre ma non trovò nell’amico l’espressione che si aspettava: il vocalist si era portato una mano alla gola e aveva le sopracciglia aggrottate, nello sforzo di deglutire.
Gli restituì uno sguardo colpevole e rammaricato, quasi a dirgli “mi dispiace”.
 
A quel punto la reazione di Castiel quel giorno fu qualcosa di talmente immediato e istintivo che lui stesso non si capacitò dei suoi movimenti.
 
Forse perché non c’era altra soluzione, forse per l’adrenalina che sentiva in corpo, oppure e forse soprattutto, per quella nostalgia che gli diventava sempre più intollerabile, tanto da surclassare il suo orgoglio, Castiel si liberò velocemente dalla chitarra.  Quella stessa chitarra che lui gli aveva regalato:
“Nate” lo chiamò, irrompendo dietro le quinte “il microfono è tuo. Lysandre non ce la fa”
Nathaniel rimase di sasso.
Davanti a lui Castiel, con il fiatone per l’agitazione, lo fissava intensamente negli occhi dopo averlo chiamato con quel nomignolo che solo lui usava.
Non c’era molto tempo per pensare e se anche ci fosse stato, probabilmente il biondo avrebbe agito allo stesso modo: un sorriso complice, di quelli che solo Castiel riusciva a strappargli, gli piegò un angolo della bocca e vide quella smorfia riflettersi nel chitarrista.
Non avevano mai avuto bisogno di scambiarsi tante parole: non erano necessarie le parole per capire che ogni rancore e recriminazione erano ormai stati accantonati.
Nathaniel sollevò la mano stretta a pugno e si limitò a rispondere:
“fammi cantare roba buona”
Castiel sorrise divertito e imitò il gesto dell’amico, scontando le nocche della propria mano contro quelle del biondo. 
Quel giorno, quella semplice azione rappresentò la saldatura di un legame che si era spezzato ma che ora sarebbe rinato più saldo che mai.

Erin aveva assistito a quella scena da mera spettatrice.
Persino Nathaniel, prima di salire sul palco, si era dimenticato della presenza della ragazza. Se si fosse voltato avrebbe visto le lacrime di commozione che le avevano bagnato gli occhi.
Quando gli altri tre membri della band videro arrivare Nathaniel erano increduli, guardandosi l’un l’altro, mentre tra il resto del pubblico da cui si levò un vocio sbigottito.
“se non ti dispiace Lys, prendo il tuo posto al microfono” gli comunicò Nathaniel, portandogli una mano sulla spalla.
Il ragazzo sorrise luminoso:
“non chiedo altro” gracchiò con difficoltà.
Il nuovo vocalist annuì e con una carica che era stata del tutto estranea al personaggio di Lysandre, si presentò:
“GENTE! Dopo questa fantastica esibizione lasciamo che Lysandre riposi un po’ la voce. Nel frattempo…” Nathaniel lanciò a Castiel un’occhiata esaustiva.
Erano passati mesi eppure si era ritrovati più fratelli di prima.
Al chitarrista non serviva altro per capire le intenzioni del biondo così si lanciò sulle note di Burn  into the ground.
Riconoscendo quegli accordi, anche Alexy cercò di accantonare lo stupore per quel colpo di scena e cominciò a picchiare sulla batteria, mentre il gemello si concentrava sugli effetti elettronici.
Quanto a Lysandre, era stato ben lieto di dedicarsi alla sua tastiera.
 
♫   Well it's midnight, damn right 
We're wound up too tight 
I got a fist full of whiskey 
The bottle just bit me 
That shit makes me 
Bat shit crazy 
We got no fear, no doubt 
All in, balls out
 ♫ 

Il pubblico impazzì letteralmente. Specie i maschi cominciarono a saltare e agitare le mani in avanti andando a tempo, come se fossero ad un concerto di musica hard rock.
All’inizio tutti erano rimasti un po’ spiazzati: il misurato segretario delegato sul palco si era trasformato in una belva, tanto da renderlo irriconoscibile. Dal microfono si diffondeva una voce forte, carica, da vero rocker.
Ambra e Lin erano soggiunte in quel momento e la prima sorrideva orgogliosa del fratello.
Fino a diversi mesi prima, era solita sentirlo nella sua stanza, con la musica sparata a tutto volume, mentre cantava quelle canzoni che a lei invece davano solo fastidio.
Frequentemente irrompeva nella camera ma le sue proteste restavano inascoltate, specie quando il fratello era in compagnia di Castiel.
Dopo la rottura trai due, vedendo Nathaniel chiudersi in sé stesso, Ambra aveva sperato, anche solo per una volta, di tornare a sentire quella musica al massimo che un tempo riusciva a dargli la carica.
Castiel sbirciò tra il pubblico e sorrise divertito quando notò il casotto che stavano facendo i suoi compagni di squadra. Si agitavano come scalmanati e ad un certo punto vedere emergere  Kim che, nonostante le sue proteste, era stata caricata sulle spalle di Trevor.
Cercando di non deconcentrarsi, il chitarrista continuò a suonare mentre la ragazza, morendo per la vergogna, cercava di opporre resistenza affinché potesse tornare a toccare terra.
 
♫  We're going out tonight 
To kick out every light 
Take anything we want 
Drink everything in sight 
We're going til the world stops turning 
While we burn it to the ground tonight ♫ 

Per quanto Lysandre fosse stato impeccabile, Nathaniel non lo fece rimpiangere.
La musica era altissima e il dinamismo dei ragazzi si portava a livelli sempre più elevati.
Da dietro le quinte, Erin sentiva il cuore batterle a tempo con la batteria di Alexy, come se fosse lo strumento a stabilirne la contrazione.
 
Finita la canzone, le urla erano assordanti e dopo un rapido consulto tra il nuovo vocalist e il chitarrista, si decise di passare ai Skillet.
Gli altri tre membri della band, anziché risentirsi per quell’esclusione, si godevano quella scena che per troppo tempo era loro mancata: vedere Castiel e Nathaniel andare così d’accordo, scambiarsi pacche sulle spalle, quasi isolandosi dal resto del mondo, con quell’invidiabile complicità di due fratelli, era un sogno.
 
Tick tock hear the clock countdown
Wish the minute hand could be rewound
So much to do and so much I need to say
Will tomorrow be too late

Feel the moment slip into the past
Like sand through an hourglass
In the madness I guess I just forget
To do all the things I said

Time passes by
Never thought I'd wind up
One step behind
Now I've made my mind up

Nathaniel aveva una presenza scenica spettacolare: non restava mai rigido, ma si muoveva con una carica e un’energia insospettabili in una persona all’apparenza misurata come lui. Sembrava un professionista, più che un liceale come tanti.
Castiel non riusciva a togliersi quel ghigno di soddisfazione: era passato talmente tanto tempo da quando suonava per lui, da dimenticarsi quanto la sua voce lo caricasse. Se se ne fosse ricordato prima, probabilmente non avrebbe indugiato così tanto a riallacciare i rapporti.
 
Today I'm gonna try a little harder
Gonna make every minute last longer
Gonna learn to forgive and forget
'Cause we don't have long, gonna make the most of it

Today I'm gonna love my enemies
Reach out to somebody who needs me
Make a change, make the world a better place
'Cause tomorrow could be one day too late
One day too late
One day too late

In fondo Castiel lo sapeva: per quanto apprezzasse la voce di Lysandre, era su quella di Nathaniel che aveva sempre modellato le sue canzoni in passato, e aveva continuato a farlo finchè non aveva sentito Erin cantare.
La potenza vocale del ragazzo, la sua energia erano ideali per l’hard rock, anche se stridevano con il suo faccino da bravo ragazzo. Nell’insieme quindi, risultava ancora più eccitante e sorprendente.
 
Per il pezzo successivo dovettero optare per una delle vecchie canzoni della band:
 
No fear, no blame
I only hope in tomorrow
When the sun will wake up
And you will fade away
 
Anche se si trattava di una delle canzoni preferite di Nathaniel, Castiel rimase piacevolmente sorpreso nel constatare quanto bene l’amico la ricordasse. Ancor di più, lo lusingò vedere le espressioni degli spettatori che, pur non conoscendo il pezzo, lo ascoltavano rapiti.
Già al terzo ascolto del ritornello, qualcuno provava ad intonarlo, fondendo la propria voce con quella del vocalist sul palco.
 
Dopo aver suonato sei canzoni, i musicisti fecero una pausa tornando dietro le quinte.
Si lasciarono alle spalle gli applausi fragorosi del pubblico che era fin troppo carico. Quella band non aveva rispettato le loro aspettattive: le aveva largamente superate.
Una volta nascosti dal palco, Castiel fu il primo a venir investito dall’abbraccio di Erin che per tutto il tempo era rimasta dove Nathaniel l’aveva lasciata.
“ragazzi siete stati grandissimi!” esultò sciogliendo l’abbraccio da un imbarazzato chitarrista, poi rivolgendosi al vocalist:
“tu sei…” ansimò cercando un termine per definirlo.
“prendi fiato” sorrise Nathaniel, ridendo dell’entusiasmo della sua ragazza:
“Nath sei… oddio… neanche lo so cosa sei” ammise Erin orgogliosa.
“adesso ragazzi” sussurrò Lysandre la cui voce faticava a tornare “ci starebbe bene The blower’s daughter… ma accompagnata solo dalla chitarra di Castiel”
“solo noi due sul palco?” chiese Nathaniel indicando se stesso e il rosso.
“la conosci quella canzone?” s’informò Alexy.
“sì, credo di ricordarmi il testo… però magari se ce l’avete qui, sarà meglio che ci dia un’occhiata”
Castiel recuperò un foglio da una pila appoggiata sul tavolo e, assieme al vocalist, cominciò a studiare la canzone. Teneva in mano la chitarra e strimpellò qualche accordo mentre Nathaniel ne seguiva il testo.
“in realtà questa canzone dovrebbe cantarla anche Erin” ricordò Armin con un sorriso astuto ma la ragazza, dopo avergli assestato un calcio micidiale, chiarì:
 “assolutamente no, ho cambiato idea ora che c’è Nath sul palco. Voglio godermi il concerto” dichiarò irremovibile.
Voleva vederli lì fuori da soli, godersi la scena come una qualsiasi spettatrice.
Sembrò quasi che il resto della band la pensasse allo stesso modo poiché nessuno protestò.
Lysandre quindi annuì mentre Miss Joplin faceva il suo ingresso dietro le quinte. Dopo i doverosi e meritati complimenti ai ragazzi, incitò la band a rientrare.
Prima però Lysandre aggiunse:
“ragazzi facciamo così: quando avete finito con la canzone di Rice, passate a the Shadow of the day. Noi rientreremo dopo il primo ritornello”
“mi sembra una buona idea” convenne Nathaniel, prima di tornare sul palco.
Quel luogo lo richiamava, come se fosse il suo elemento naturale e anche Castiel condivideva quella sensazione.
Quando i due ragazzi tornarono a presentarsi alla folla, furono accolti da un applauso e da mormorii curiosi giustificati dall’assenza degli altri tre membri.
Nathaniel e Castiel recuperarono due sgabelli e si sedettero a poca distanza l’uno dall’altro. Una volta che il biondo si portò il microfono davanti alle labbra, ogni rumore svanì e attaccò:
 
And so it is
Just like you said, it would be
Life goes easy on me
Most of the time

 
Ed è così 
proprio come tu hai detto che sarebbe stato
la vita è facile per me 
la maggior parte del tempo 

 
A quel punto, anche la musica di Castiel cominciò a diffondersi, rendendo ancora più magica l’atmosfera.
And so it is
The shorter story
No love, no glory
No hero in her sky
♫ 
 
♫  ed è così 
la storia più corta: niente amore nè gloria 
niente eroe nei suoi cieli 


 
Erin non riusciva a staccare gli occhi da Castiel. Anche se la canzone e il fatto che il chitarrista fosse seduto, non gli consentivano la mobilità che aveva avuto nelle precedenti esecuzioni, era impossibile non trovarlo carismatico.
Era nel suo mondo, chino su quello strumento che nelle sue mani acquisiva vita propria. Anche se poteva solo vederne la schiena e intuire solo marginalmente il profilo del viso del ragazzo, Erin riusciva ad immaginarsi perfettamente la sua espressione.
“il tuo ragazzo sta facendo un figurone” disse una voce alle sue spalle.
La ragazza si voltò e si trovò accanto Miss Robinson, per una volta senza il marito al seguito.
“oh sì, sono molto orgogliosa di Nathaniel” ammise Erin sorridendo.
“Nathaniel?” ripetè la professoressa con perplessità “veramente io stavo parlando di Castiel”
Erin sgranò gli occhi confusa.
“scusami, Miss Joplin mi ha appena detto che il tuo ragazzo è lì sul palco e ho pensato che si trattasse di Castiel visto come l’hai guardato finora” si giustificò la donna.
“come lo guardo?” si chiese Erin senza capire. Poi realizzò che, da quando i due ragazzi erano usciti sul palco, non aveva mai posato lo sguardo su Nathaniel.
Per un attimo era come se lì fuori ci fosse stato solo il suo migliore amico.

♫   I can't take my eyes off you 
I can't take my eyes off you 
I can't take my eyes off you 
♫ 
 
♫  non riesco a levarti gli occhi di dosso
non riesco a levarti gli occhi di dosso
non riesco a levarti gli occhi di dosso♫  
La professoressa di arte nel frattempo si era allontanata, lasciando la sua studentessa persa nei propri pensieri.
“sta andando meglio di quanto pensassi” commentò Lysandre con un tono di voce un po’ alto per farsi sentire dalla ragazza.
Lei si voltò ed esclamò sbigottita:
“ma tu non eri senza voce?”
“un muto non può far finta di parlare ma al contrario…”
Erin sgranò gli occhi, incredula per quanto aveva appena intuito. Per quanto le sembrasse impossibile, c’era un’unica spiegazione:
“tu Lysandre non hai mai perso la voce!” lo accusò stupefatta.
Un sorriso furbetto venne nascosto dall’indice del ragazzo che faceva cenno ad Erin di non dirlo a nessuno.
“ammetto che dopo aver visto l’intruglio di ieri di quel beota” spiegò riferendosi a Castiel “ero seriamente tentato a porre fine alla commedia… comunque, l’importante è aver raggiunto lo scopo… allora che dice signorina Travis delle mie doti di attore?” si ruffianò Lysandre, meritatamente orgoglioso per il successo della sua impresa.
In tutta risposta Erin gli lanciò le braccia al collo, stringendolo con foga ed emettendo un gridolino esagerato. Questo verso non passò inosservato per i due ragazzi sul palco che voltandosi in quel momento, si distrassero per la scena: Nathaniel sbagliò a pronunciare una parola mentre Castiel saltò un’intera battuta. La ragazza non si accorse di nulla mentre Lysandre, deliziato da quell’abbraccio, rispose rivolgendo un sorriso canzonatorio ai due amici.
I due ragazzi, ancora perplessi, cercarono di tornare a concentrarsi sul pezzo che stavano eseguendo.
 
Did I say that I loathe you? 
 
ti ho detto che ti disprezzo? 
 
Quando cantò quella frase, che avrebbe dovuto eseguire Erin, Nathaniel pensò a Rosalya e senza poterci fare nulla, continuò a pensare a lei anche per le strofe successive:

♫   I can't take my mind off you 
I can't take my mind... 
My mind...my mind...
 

'Til I find somebody new ♫ 
 
non posso smettere di pensarti 
non posso smettere di pensarti 


..fino a quando non troverò qualcun altro ♫   
Castiel smise di suonare e alzò lo sguardo verso l’amico che però si era rabbuiato. Pensò si trattasse della scena vista prima ma era fin troppo ovvio che non potesse aver equivocato quel semplice abbraccio. Certo, anche lui ne era rimasto un po’ spiazzato, non capendo quale slancio di affetto avesse portato Erin a lanciare la braccia al collo di Lysandre, ma del resto non c’era nulla di cui ingelosirsi.
Erin nel frattempo annunciò a Lysandre che preferiva tornare tra il pubblico, a godersi con concerto con il resto dei suoi amici. Salutò sbrigativamente i gemelli e sparì dalla loro vista.
 
Riuscì facilmente a ricollegarsi alle sue amiche, usando come punto di riferimento l’altezza statuaria dei suoi compagni di squadra.
“cos’è questa storia che Nathaniel e Castiel cantano insieme?” le chiese Iris non appena la vide, trascinandola a sé.
“non è bellissimo?” le rispose Erin con entusiasmo.
Nel frattempo Castiel e Nathaniel avevano cominciato l’esecuzione del pezzo successivo:
 
I close both locks below the window
I close both blinds and turn away

Sometimes solutions aren't so simple
Sometimes goodbye's the only way

And the sun will set for you
The sun will set for you

And the shadow of the day
Will embrace the world in grey


And the sun will set for you
 
A quel punto anche Lysandre, Alexy ed Armin tornarono sul palco posizionandosi davanti ai rispettivi strumenti. Il loro ritorno venne accolto con grande calore e fervore dalla folla, mentre la musica, grazie al loro contributo acquisiva più tridimensionalità.

In cards and flowers on your window
Your friends all plead for you to stay

Sometimes beginnings aren't so simple
Sometimes goodbye's the only way


Mentre eseguivano quel pezzo, Erin si sentì tirare per una manica. Si voltò e si trovò di fronte una ragazza che non aveva mai visto prima:
“tu sei Erin Travis giusto? L’amica di Castiel?” le gridò all’orecchio per farsi sentire.
La ragazza annuì, confermando la propria identità e guardò con curiosità la sua interlocutrice, notando dietro di essa una sua amica che non osava alzare lo sguardo.
“posso chiederti un favore?” continuò l’altra.
“non è che potresti darmi il numero di Castiel? È per la mia amica” spiegò l’altra, cercando di essere amichevole.
Erin rimase spiazzata.
“sai, lui le piace molto, ma non sapevamo a chi chiedere e”
“scusa ma non ti sento” replicò Erin mentre la musica si faceva sempre più assordante.
La band infatti aveva appena annunciato l’esecuzione di Uprising dei Muse e gli spettatori avevano lanciato un urlo fortissimo.
La ragazza allora provò a ripetere la domanda, ma Alexy aveva ripreso a picchiare con foga la sua batteria. 

The paranoia is in bloom, the PR
The transmissions will resume
They’ll try to push drugs
Keep us all dumbed down and hope that
We will never see the truth around
(So come on!)

 
Erin cominciò a fare gesti che non riusciva più a sentirla così le due ragazze, rassegnate furono costrette ad allontanarsi deluse.
Nonostante la pessima performance durante la recita scolastica, quando voleva, Erin sapeva essere un’ottima attrice. Vedendole allontanarsi, si chiese cosa l’avesse spinta a mentire, del resto sembravano due brave ragazze.
Si convinse allora che Castiel non l’avrebbe perdonata facilmente se lui si fosse presa la libertà di dare il suo numero a chiunque glielo chiedesse. Era solo per questo che aveva agito in quel modo.
 
They will not force us
They will stop degrading us
They will not control us
We will be victorious

 
“sono tutti miei studenti!” strillò orgogliosa Miss Robinson all’orecchio del marito.
“ma li ho scoperti io!” rivendicò il proprio merito Miss Joplin, gridando all’uomo per sovrastare la musica assordante. Il timpano del poveretto, era ormai sull’orlo dell’autodistruzione.
 
Per accontentare Alexy, la canzone successiva era dei Thirty Seconds to Mars: Closer to the edge.
 
I don't remember one moment I tried to forget 
I lost myself yet I'm better not sad 
Now I'm closer to the edge 

It was a a thousand to one and a million to two 
Time to go down in flames and I'm taking you 
Closer to the edge 

No I'm not saying I'm sorry 
One day, maybe we'll meet again 
No I'm not saying I'm sorry 
One day, maybe we'll meet again 
No, no, no, no 

Can you imagine a time when the truth ran free 
A birth of a song, a death of a dream 
Closer to the edge 
This never ending story, hate 4 wheel driving fate 
We all fall short of glory, lost in ourself 

No I'm not saying I'm sorry 
One day, maybe we'll meet again 
No I'm not saying I'm sorry 
One day, maybe we'll meet again 
No, no, no, no 



Contenere la folla era impossibile. In quel pezzo c’era ancora più dinamismo del precedente e tutte le file più vicine al palco cominciarono a saltare e cantare. Anche Erin, Iris e Rosalya cominciarono ad agitarsi, dimenandosi insieme ai cestisti che erano parecchio scalmanati, mentre Violet e Kim, restando rigide, cercavano di non farsi investire da gomitate o spallate.
 
No I'm not saying I'm sorry 
One day, maybe we'll meet again 
No, no 
No, I'm not saying I'm sorry 
One day, maybe we'll meet again 
No, no, no, no 

Closer to the edge 
Closer to the edge 
No, no, no, no 
Closer to the edge 
Closer to the edge 
No, no, no, no


Le luci stroboscopiche puntavano in ogni direzione. Gli altoparlanti sembravano pulsare da quanto era alto il volume della musica che veniva emessa.  Nonostante la temperatura invernale, i musicisti erano sudati e Nathaniel più di tutti a causa dei continui movimenti.

Il concerto continuò tenendo sempre alto l’interesse e il fervore del pubblico fino alle undici e mezza, quando Miss Joplin fece cenno ai ragazzi di finire con l’ultima canzone.
Terminato quindi il pezzo, Nathaniel parlò al pubblico:
“grazie a tutti. Siete stati un pubblico fantastico. Questa era l’ultima canzone”
Dagli spettatori si levò un no deluso mentre Miss Joplin si faceva consegnare il microfono dal vocalist:
“in realtà ragazzi, la nostra preside ha richiesto alla band una canzone, per cui sarà con quella che ci saluteranno”
Erin e le sue amiche si guardarono ridendo. Era tutta la sera che aspettavano di assistere alla scena di Castiel e degli altri che si muovevano sulle note di “o mia bella contadina”.
Intanto Nathaniel veniva aggiornato sul pezzo:
“ma io non lo conosco” si difese.
“ci mancherebbe anche che lo conoscessi” lo derise Castiel “saresti proprio uno sfigato”
“io comunque quella porcheria che hai scritto non la canto” gracchiò Lysandre.
“per forza, sei senza voce” obiettò Alexy, inconsapevole del fatto che il loro amico stava perpetuando a suo vantaggio quella commedia.
“io nemmeno. Mi sospenderanno” chiarì Armin.
“a te non lo chiedo nemmeno Alexy” esclamò il chitarrista, guardando il batterista che fece spallucce.
“quindi tocca a me?” concluse il rosso.
Nel frattempo anche la preside era salita sul palco e aveva richiamato a sé i musicisti che si erano isolati nel loro complotto.
“dunque ragazzi” esordì rivolgendosi al pubblico “intanto vi ringrazio per essere venuti così numerosi. L’organizzazione quest’anno è stata impeccabile e uno dei meriti va proprio a questo caschetto biondo” commentò la donnina, arrampicandosi fino alla spalla di Nathaniel “credetemi, non l’avrei mai detto cosa sapesse fare con un microfono” aggiunse facendo arrossire l’interessato e ridere il resto degli studenti “ma ovviamente devo ricordare anche i professori Joplin, Robinson e Patterson, oltre che tutti coloro che si sono esibiti questa sera. L’evento ha riscosso il doppio, anzi no, il triplo del successo che speravo, per cui non posso che esservi riconoscente” disse facendo un inchino che venne accolto con un applauso “finchè sono qui, ne approfitto per ricordarvi che quest’anno la nostra squadra di basket e quella di atletica ha bisogno del vostro tifo in vista rispettivamente del torneo Interhigh a febbraio e dei campionati”
Dalla folla esplosero delle urla di incoraggiamento e la donnina sorrise:
“e ora, come vi ha accennato la professoressa Joplin, ho chiesto espressamente alla band di deliziarvi con un capolavoro del country: o mia bella contadina”
Nonostante la serietà con cui la donna aveva pronunciato quelle parole, molti ragazzi scoppiarono a ridere: vedere Castiel Black, emblema del rock genuino, strimpellare le note di quella musichetta, sarebbe stata una scena impagabile.
Nathaniel si allontanò dal palco, riunendosi alla preside che, al termine del suo discorso, si era nascosta dietro la quinte.
Quando la vecchietta lo vide arrivare, rimase spiazzata; prima che potesse protestare, il delegato spiegò:
“purtroppo preside non conosco questa canzone… Castiel si è incaricato di cantarla”
La donna spostò con apprensione lo sguardo sulla testa di capelli rossi che in quel momento aveva impugnato la propria chitarra.
Ripristinando l’altezza dell’asta del microfono, il nuovo vocalist, fece un cenno alla sua band: i gemelli trattenevano a stento una risata mentre Lysandre non riusciva ad abbandonare un’espressione di disapprovazione.
Quando attaccarono, tutti, la preside più di ogni altro, rimasero interdetti: la melodia non aveva nulla di country, il riarrangiamento era decisamente rock e la batteria di Alexy era la vera protagonista del pezzo.
La vecchietta si portò le mani sul volto mentre Nathaniel, accanto a lei, cercava di non dare a vedere quanto si stesse divertendo.
Alla povera donna venne inflitto il colpo di grazia, quando Castiel cantò il testo che lui stesso aveva curato, oltre ovviamente all’arrangiamento in stile hard rock:  
 
“bella f***dove vai, chissenefrega dei fiori, sai cosa se ne fa un uomo?”
 
Quella parodia rockeggiante della canzone originale, piegò in due gli spettatori, tanto erano incontrollabili del risate. Erin e le ragazze, dapprima incredule, si erano unite all’ilarità generale, trovando conferma che mai uno come Castiel si sarebbe abbassato a eseguire un pezzo come quello che gli era stato commissionato.
 
Quando finalmente la canzone finì, prima che esplodesse un applauso fragoroso, la preside si precipitò sul palco e con voce stridula urlò:
“CASTIEL BLACK!!!!!!!!!!!!!”
A quel richiamo seguirono prontamente risate, applausi, schiamazzi e fischi di apprezzamento di cui però il ragazzo non potè bearsi perché era troppo impegnato a sfuggire all’ira funesta della vecchietta.
 
La band tornò dietro le quinte, riunendosi a Nathaniel. Mentre Castiel riponeva la sua Sophia con cura all’interno della custodia, il biondo gli si avvicinò.
“mi è mancato tutto questo” mormorò in modo che solo lui potesse sentirlo.
“anche a me” ammise il rosso, caricandosi la chitarra sulle spalle.
Armin arrivò a dietro, portando le braccia dietro il collo di entrambi, frapponendosi tra i due.
“ora possiamo dirlo: siamo stati dei grandi!” si pavoneggiò mentre tornavano ad unirsi al resto dei loro amici, giù tra il pubblico.
Una volta lì in mezzo, vennero letteralmente investiti dalla folla composta da amici, conoscenti e compagni di classe. Erano circondati da un frastuono di complimenti e parole entusiaste che, accavallandosi, impedivano loro di distinguere quanto veniva detto.
Lysandre era stato trascinato via da un gruppetto di ragazze adoranti a cui il tastierista volgeva sorrisi gentili, Alexy e Armin dai loro numerosi amici.
Anche Castiel e Nathaniel erano stati accerchiati e non riuscivano a raggiungere Erin e gli altri.
Ad un certo punto, con difficoltà, videro farsi strada un uomo piccoletto, non più alto di un metro e sessantacinque. Era vestito con un pesante cappotto in lana e una sciarpa color viola scuro:
“sono un agente discografico” si presentò, mostrando un biglietto di visita.
Quella semplice frase bastò a catturare l’interesse dei due ragazzi, tanto che persino Alexy, cogliendo quel gesto, si era avvicinato, lasciando il gemello da solo a destreggiarsi tra la folla.
I ragazzi si guardarono e poi tornarono a fissare quell’individuo.
“vorrei parlare con lei” spiegò l’uomo rivolgendosi solo a Nathaniel.
Il biondo sentì martellargli il cuore in petto.
Era la seconda volta che viveva una scena del genere e non poteva dirsi lusingato.
L’epilogo amaro del suo tentativo di sfondare nel mondo della musica era stato sufficiente ad annientare in lui ogni speranza. Inoltre non poteva accettare che proprio quella sera, quando finalmente era riuscito a riappacificarsi con il suo migliore amico, il destino fosse così beffardo, da creare nuovamente delle tensioni tra di loro.
Guardò dubbioso Castiel, temendo di incontrare lo sguardo ferito dell’amico, invece, con sua enorme sorpresa, il ragazzo gli sorrideva. Non c’era rabbia o rammarico nella sua espressione, solo una resa.
In fondo il rosso non l’aveva mai recriminato per aver voluto sfruttare l’opportunità che gli era stata concessa. Si era arrabbiato solo per essere stato escluso da quella scelta così importante.
Battè una mano sulla spalla del biondo, incoraggiandolo a seguire il discografico.
 “buona fortuna” gli disse semplicemente mentre l’agente invitava il biondo a seguirlo. Quest’ultimo annuì incerto, incapace di aggiungere altro.
Castiel li seguì con lo sguardo mentre si allontanavano e Alexy, che per il chiasso non era riuscito a capire chi fosse lo sconosciuto, chiese:
“dove sta andando Nath? E chi è quello?”
“il suo passaporto per il paese dei sogni” replicò Castiel.
Non poteva farci nulla: lui era destinato a vivere all’ombra di Nathaniel, riflettendo la luce che il biondo emanava.  Anche se sapeva di essere portato per la musica, Castiel era convinto che il proprio talento, se così lo si poteva chiamare fosse niente in confronto alla presenza scenica dell’amico.
In una sfida contro di lui, qualsiasi ne fosse la natura, lui avrebbe perso. Sempre.
Lui ed Alexy rimasero a guardare quella muta discussione, poi improvvisamente, Nathaniel cominciò a fare cenni di diniego con la testa e sorridere comprensivo. Aggiunse qualche parola e indicò l’amico poco lontano.
Castiel vide la testa del discografico voltarsi verso di lui, annuire e salutare sbrigativamente il biondo. In pochi secondi, l’uomo tornò davanti a lui e, questa volta, guardando dritto negli occhi il chitarrista, annunciò:
“c’è stato un equivoco. Intendevo parlare con lei signor Black”
 
Alexy e Nathaniel cercarono gli amici per comunicare loro quell’incredibile novità.
“ma perché ha chiamato prima te?” chiese Alexy mentre camminavano concitati.
“pensava che fossi io il compositore”
Li trovarono tutti in palestra, intenti a riempirsi i bicchieri con della birra nascosta nello sgabuzzino. L’idea di comprare i bicchieri colorati per nascondere il contenuto del bicchiere era stata una proposta che Armin aveva suggerito al segretario delegato.
“ragazzi, abbiamo una notizia bomba!” urlò Alexy agitatissimo. Nathaniel seguiva a breve distanza, sorridendo felice.
“e Castiel dov’è? Vi stavamo aspettando per festeggiare tutti insieme” gli comunicò Erin esaltata. Abbracciò con foga il suo ragazzo, saltellando per la gioia e non vedeva l’ora di fare lo stesso con il suo amico.
“è proprio Castiel la novità” annunciò Nathaniel trepidante.
Tutti lo fissarono incuriositi:
“è venuto a cercarlo un discografico. È rimasto sorpreso dai riarrangiamenti delle canzoni famose e da quelle del gruppo. È interessato a Castiel come compositore!”
Tra i ragazzi, per un paio di secondi, scese il silenzio più completo.
Quella notizia era pazzesca.
Esplosero allora in grida e manifestazioni di gioia esagerate, facendo sussultare il resto degli studenti che li circondava.
Rosalya cominciò a saltare sul posto, Armin e Lysandre avevano la bocca spalancata mentre Iris e Violet sorridevano incredule.
Solo Erin non reagì in modo evidente, dando per qualche secondo le spalle agli amici in modo da poter spazzar via con un rapido gesto della mano, le lacrimi di gioia che erano affiorate all’improvviso.
Sapeva quanto quella proposta fosse importante per Castiel: era la realizzazione di un sogno.
“e adesso dov’è?” chiese Lysandre.
“sta parlando con il discografico” spiegò Alexy, tradendo un certo nervosismo.
Il poera alzò gli occhi al cielo e mormorò:
“ti prego, fa’ che non dica cazzate”
Sentendolo usare un linguaggio così lontano dalla natura, tutti scoppiarono a ridere.
 
Dopo quell’incredibile notizia, i ragazzi si precipitarono in massa all’esterno della palestra, per ricongiungersi al chitarrista.
Erin era nervosissima.
Non avevano ancora la certezza matematica che Castiel sarebbe stato preso. In fondo l’uomo aveva solo chiesto un colloquio con lui e il ragazzo non era certo quel tipo di persona che lascia una buona prima impressione. Cercò di tranquillizzarsi, pensando che invece, con Jason, il suo amico era riuscito a far trasparire il lato migliore di sé per cui la ragazza si augurò che con il discografico la scena si ripetesse.
Anche se il concerto era finito da almeno dieci minuti, davanti al palco c’era ancora parecchia calca e trovare Castiel era decisamente un’impresa epica.
Dopo cinque minuti, Alexy propose:
“aspettate qui, io chiedo in giro e ci troviamo qui”
Sparì tra la folla, mentre gli amici continuarono a chiacchierare eccitati:
“sei stato formidabile stasera Nath” gli disse Erin, posando la testa contro il petto del ragazzo.
“ne sentivo la nostalgia” ammise il biondo, stampandole un bacio in fronte.
Passarono appena cinque minuti da quando Alexy li aveva salutati, che sentirono la sua voce provenire dal palco, che gli addetti all’organizzazione dell’evento avevano appena cominciato a smantellare.
Mentre il batterista collegava il microfono, Erin notò la presenza di Castiel venire nella loro direzione.
Lo chiamò agitando le braccia, attirando l’attenzione del resto dei loro amici che finalmente lo videro:
“quell’idiota” masticò Castiel nervosamente, alludendo ad Alexy “non sono riuscito a fermarlo. Non so come faccia, ma sguscia via come un’anguilla”
Erin sorrise ignorando deliberatamente quanto aveva appena detto l’amico. La curiosità di sapere come si era concluso l’incontro con il discografico era incontenibile.
“come è andata?” tagliò corto mentre il resto dei loro amici li accerchiavano.
“temo che ve lo dirà Alexy” commentò il chitarrista rassegnato, indicando il palco.
L’espressione di Castiel era impagabile: si notava che stava facendo l’impossibile per non tradire una felicità incontenibile.
Con il cuore che le martellava in petto, Erin stava per esortarlo a parlare, quando la voce di Alexy si diffuse in tutto lo spazio aperto:
“BUONASERA GENTE!” urlò richiamando l’attenzione di tutti “prima che questa magnifica serata sia ufficialmente conclusa, c’è un’ultima importante comunicazione. Il nostro Castiel Black, il chitarrista della band, è stato assunto , questa sera stessa, dalla RMB!” si levarono dei mormorii confusi ed eccitati.
I suoi amici si voltarono verso di lui, sorridendo esagerati.
Armin e Trevor, soggiunto da poco, scompigliarono i capelli del rosso, costringendolo a chinarsi, Steve e Dajan gli diedero delle sonore pacche sulle spalle mentre Alexy continuava “per chi non lo sapesse, la RMB è una nota casa discografica. Castiel collaborerà all’album dei Tenia, una band che farà il suo esordio in giugno!”
Tutt’attorno si levarono voci d’ammirazione e applausi rivolti al rosso. Mentre i ragazzi manifestavano la loro gioia strapazzando l’amico, le ragazze emettevano gridolini entusiasti ed euforici.
Erin in particolare sorrideva orgogliosa guardando il suo migliore amico.
Quella sera era tutto così perfetto: prima Nathaniel e Castiel si erano riappacificati e ora quest’ultimo aveva trovato qualcuno che aveva riconosciuto il suo talento.
“e quindi” continuò Alexy “anche se mi dispiace dirlo ma questa sarà l’ultima sera di Castiel al liceo”
 
Tutti si ammutolirono all’istante. Il che risultava alquanto irreale considerata la massa di persone.
 
Erin sentì mancare un battito e guardò Castiel che, in quel momento, si era voltato verso di lei, quasi si aspettasse di trovarla lì, a fissarlo. Il ragazzo aveva un sorriso triste, di una persona che ha dovuto fare una scelta difficile.
“la band lavorerà all’album in Germania e il nostro Castiel si trasferirà lì per sei mesi a partire da gennaio”
 
Dopo l’iniziale sconcerto, gli applausi ripresero, sovrastati da complimenti e frasi d’esortazione.
Lysandre, ripresosi dalla notizia, riuscì a formulare:
“sono proprio contento per te Castiel. Te la meriti una simile opportunità” gli disse con sincerità.
“mi raccomando, tieni le mani a posto con le tedesche” lo schernì Armin.
“invece cerca di tenere alto l’onore americano!” lo minacciò Steve.
“ero sicuro che prima o poi ti saresti fatto riconoscere” gli confessò Nathaniel con orgoglio.
“appena ti sarai ambientato verremo a trovarti. Vedi di ospitarci chiaro?” pretese Rosalya con un sorriso.
“avvertici appena uscirà l’album!” lo ammonì Iris.
“Erin dov’è andata?” chiese Violet. Tutti si voltarono perplessi.
Non c’era più traccia della ragazza.
Nemmeno Nathaniel si era accorto del suo allontanamento.
Castiel, ancora stordito dal coro di voci, stava per partire alla ricerca dell’amica, quando Dajan lo bloccò. Dietro di lui, tutta la squadra di basket, compresa Kim, lo fissavano tradendo una certa delusione:
“e il torneo?” chiese il moro, andando dritto al punto.
Il rosso si grattò a sommità del capo, in difficoltà. Abbandonare così la squadra, ad un mese dall’inizio del torneo, proprio lui che era il capitano era un gesto ignobile, ma non poteva rinunciare ad una simile opportunità.
“mi dispiace ragazzi” gli disse, guardandoli tutti negli occhi “ma non ho potuto rinunciare ad una simile occasione. Per me la musica viene prima di tutto, anche prima del basket” confidò con sincerità.
“dopo quello che abbiamo visto stasera capitano, non può che essere così” affermò con stima un compagno di squadra. Castiel sorrise, mentre Dajan tese la mano al chitarrista:
“allora capitano, a nome di tutta la squadra, in bocca al lupo”
Castiel sorrise e dopo aver risposto alla stretta, gli battè una mano sulla spalla:
“sei tu adesso il capitano Dajan”
 
Erin aveva raggiunto la palestra e di soppiatto, come facevano buona parte degli altri studenti, si era intrufolata furtivamente nella sala degli attrezzi. Sullo scaffale metallico, dietro gli scatoloni delle divise, erano nascosti svariati liquori. Grazie alla calca di persone, per i professori era stato impossibile notare il continuo e sospetto via vai degli studenti anche se, più la serata avanzava e più diventava difficile nascondere l’euforia di certi soggetti.
Dopo l’incidente, si era ripromessa di non toccare mai più un goccio di alcol ma quella notte sembrava l’unica soluzione per riempire il grande squarcio che le aveva lacerato il cuore.
 
Quando la ragazza uscì dalla stanza, si era scolata mezza bottiglia di rum e teneva in borsa una lattina di birra. Sentiva la testa girarle ma almeno quella percezione la distraeva da altri pensieri.
Camminò fino ad uscire all’esterno della palestra.  
Non voleva tornare dagli altri, non per sentire i mille progetti di Castiel una volta atterrato in Germania.
Incrociò Melody che le chiese dove fosse Nathaniel.
Erin la guardò piegando la testa di lato, con un’aria impassibile, tanto che la ragazza, rimase un po’ spiazzata nel vederla in quello stato.
Perché diavolo le chiedeva di Nathaniel?
Non era lui quello che se ne sarebbe andato.
Scrollò le spalle e si allontanò da Melody che la fissava con crescente perplessità.
 
Castiel era seduto sul tetto, consapevole che la notte avrebbe impedito al resto degli studenti e insegnanti di accorgersi della sua presenza in un simile posto.
La sua chitarra era appoggiata accanto a lui e la sigaretta che teneva tra le labbra ormai si era esaurita. La spense contro una tegola e la lanciò lontano.
Gli sembrava tutto così assurdo.
Neanche voleva salirci su quel palco e ora, proprio grazie a quell’esibizione, un sogno che neanche più pensava di avere si era materializzato. Era un momento talmente bello della sua vita, che aveva sentito il bisogno di isolarsi e riflettere a fondo su quanto stava accadendo.
I suoi pensieri vennero distratti da un tonfo e alzò lo sguardo.
Barcollando leggermente, Erin stava giungendo nella sua direzione.
“toh, guarda chi c’è” commentò la ragazza divertita.
Teneva in mano la lattina di birra e ne trangugiò un sorso, asciugandosi un angolo della bocca con il dorso della mano.
“ma come? Qui in solitudine, quando tutti giù vorrebbero festeggiare la stella nascente della musica rock?” borbottò lei salendo sul tetto.
“attenta” la avvertì Castiel, cercando di aiutarla a non cadere. Le prese il braccio e stabilizzò quella posizione precaria.
Per la verità, anche lui era un po’ alticcio a causa del susseguirsi di brindisi a cui era stato sottoposto ma diversamente dalla ragazza, tollerava meglio i livelli di etanolo nel sangue.
Erin si sedette accanto a lui, rimanendo in silenzio per un po’ poi esclamò:
“facciamo un gioco!” propose allegra.
“gioco?”
“sì. Hai mai visto Memorie di una geisha? Dunque: bisogna fare due affermazioni, una vera e l’altra falsa. L’altro deve indovinare qual è quella vera”
“e cosa si vince?”
Erin esibì orgogliosa la propria lattina di birra che Castiel le sequestrò con prontezza.
“ne hai bevuta fin troppa tu” e, ignorando le proteste dell’amica, se ne scolò l’intero contenuto.
“che noioso che sei” borbottò la mora che, recuperando subito la vivacità continuò “sono ubriaca”
“verità” tagliò corto Castiel.
“aspetta! Devi sentire anche l’altra affermazione prima di rispondere!”
Il rosso la ignorò, sentendo che la testa cominciava a ronzargli. Era passato un po’ dall’ultima volta che aveva bevuto così tanto mentre Erin completava:
“la matematica è il mio forte”
“che gioco idiota” mormorò Castiel sconfitto.
“tocca a te” insistette Erin, tirandogli il lembo della giacca.
L’amico sospirò e, complice il suo stato poco lucido, si rassegnò ad assecondarla:
“amo gli hamburger”
“eddai! Così è facile” protestò Erin, senza considerare il fatto che nemmeno le sue frasi erano state particolarmente geniali.
“credo di essermi innamorato di te”
La ragazza ammutolì.
Castiel si voltò a guardarla negli occhi, con un’espressione talmente seria che per un attimo Erin sembrò riacquistare un po’ di lucidità. Quelle pupille nere la trafiggevano da parte a parte, provocandole una ferita profonda.
Il suo cuore aveva cominciato a battere forte e il viso le era andato letteralmente in fiamme.
Cercò di ricomporsi e, abbassando il capo, per non dover sostenere quegli occhi così penetranti, mormorò:
“non dovresti scherzare su queste cose”
Lui non rispose e tornò a guardare il cielo, nel quale le stelle avevano finalmente fatto la loro comparsa.
Tra i due era sceso un silenzio pesante, scandito dai rumori e dal vocio che veniva dal cortile. Ormai era passata la mezzanotte e molti avevano cominciato ad abbandonare la scuola.
Dalla loro prospettiva sopraelevata, potevano vedere il profilo nero degli alberi, le luci delle strada e il brusio indistinto delle persone sotto di loro.
Improvvisamente, Castiel sentì qualcosa appoggiarsi pesantemente contro la sua spalla.
Con la coda dell’occhio, vide che era stata la testa di Erin ad abbandonarsi contro il suo corpo.
La ragazza aprì la bocca, e, con una voce roca, rotta dal pianto, sussurrò:
“non partire”
Il battito del rosso cominciò ad accelerare all’improvviso. Si voltò verso di lei che alzò lo sguardo.
Nonostante il buio che li avvolgeva, quegli occhi erano resi luminosi dalle lacrime che riflettevano la luce della luna.
Lentamente Castiel si curvò verso di lei, annullando la loro differenza di altezza. Le portò una mano sulla sommità del capo e le si avvicinò, come aveva fatto la sera precedente.
Questa volta però, il suo autocontrollo non fu così saldo da farlo desistere: sentì il contatto con quelle labbra morbide, che sapevano di mandorla, merito del burrocacao della ragazza.
Aveva passato l’intera nottata a sognare quella bocca, chiedendosi come sarebbe stato sfiorarla.
Fu un bacio delicato, fugace, rubato alla notte per non essere condiviso con nessun altro. 
Sarebbe rimasto un segreto tra di loro.
Si staccò da lei che aveva un’espressione insondabile.
“posso dare la colpa all’alcol per questo?” le sussurrò.
Erin abbassò il capo, rimanendo in silenzio mentre lui cercava di capacitarsi di quello che aveva fatto.
“FINALMENTE TI HO TROVATA!” esclamò la voce preoccupata di Rosalya “eravamo preoccuparti per te Erin!” la rimproverò, portandosi le mani sui fianchi.
La ragazza scrollò le spalle, come se non le importasse affatto e vedendola in quello stato, l’amica fulminò Castiel:
“è pericoloso che lei stia qui in queste condizioni. Potrebbe cadere giù!”
“ci sono io con lei” si difese apatico il rosso.
Erin si alzò lentamente e, tenendo il capo chino affinchè Rosalya non potesse vedere tutta la sua tristezza, mormorò:
“ma poi non ci sarai più”



 
NOTE DELL’AUTRICE:
Ehm, se non fosse che questo capitolo è stato infinito e quindi ci sono troppe cose che voglio puntualizzare, giuro che preferirei farmi piccola piccola per non dover affrontare i vostri “oh no, ma come hai potuto farci questo?? Castiel se ne va D’X!”
Ebbene sì, dopo un capitolo così puccioso come quello precedente, mi ha sorpreso che non aveste sospettato che ci fosse la fregatura dietro :(.
Ero quasi tentata a prepararvi psicologicamente ma poi mi sono detta che non era giusto rovinarvi la “sorpresa”… comunque se serve a tranquillizzare gli animi, sappiate che non sparirà definitivamente, in un modo o nell’altro vedrò di farlo partecipare alla storia, anche se per un (bel) po’ distoglieremo l’attenzione da lui.

Quindi, mettendo da parte la partenza di Castiel, che ve ne è sembrato del capitolo più lungo della mia storia? (non credo che ce ne saranno altri così chilometrici!)... anzi, dopo l'estenuante trattazione di questo, è probabile che il prossimo avrà il record per essere il più corto -.-''... 
A proposito, scusa ma non ce l'ho fatta a rileggerlo per più di una volta... se ci sono degli errori quindi scusatemi tanto :(.
Quanto ai disegni, beh quanto al primo (è l'unico che mi interessa sottolineare visto che è di 
_Nuvola Rossa 95_) ovviamente voglio ringraziarla di cuore per aver reso i due personaggi al meglio^^) sappiate che è proprio così che me li immagino :3.

Passando poi al concerto in sè, beh, sappiate che sono quel tipo di ragazza a cui non piace l’ambiente delle discoteche ma che risparmia i soldi per andare ai concerti rock… quindi volevo cercare di trasmettervi quell’energia che respiro in quei meravigliosi momenti ^^)… infatti ho sicuramente calcato la mano sullesibizione dei ragazzi, ma visto che probabilmente sarà l’unico nel corso della storia, ci tenevo perché fosse un evento con la E maiuscola.
 
ManuGreen, nella sua precedente recensione, mi ha suggerito un termine di cui ignoravo l’esistenza: bromance. Se anche voi, come me, non l’avete mai sentito nominare prima, ecco qui la definizione tratta da Wikipedia:
Una bromance è uno stretto rapporto, non sessuale, tra due o più uomini. È una forma di intimità 
omosociale, cioè un rapporto sociale non erotico tra persone dello stesso sesso. La parola bromance è una parola composta delle parole bro o brother (fratello) e romance (romanticismo). “

Ecco Manu, non avresti potuto trovare termine migliore per descrivere il rapporto tra Castiel e Nathaniel; questo capitolo infatti, volevo che fosse dedicato proprio al loro ricongiungimento, dopo mesi di allontanamento. 
 
Per farmi forza a sistemare questo capitolo mi sono riletta più volte le ultime recensioni: mi sono di ispirazione, oltre che una fonte di motivazione. Inoltre a-d-o-r-o quando vi sento soffermarvi su alcuni dettagli del capitolo che vi hanno colpito ^^), così capisco quali scene sono venute meglio e ho più soddisfazioni :3… no sul serio, grazie infinitamente per le recensioni, ogni volta le leggo con un sorriso eccitato :)

Ok, possiamo dirlo a questo punto: se il capitolo precedente ha segnato la svolta per il personaggio di Castiel, che finalmente ha compreso i sentimenti di Erin, potete facilmente intuire come  questo 30esimo capitolo rappresenti una chiave di volta anche per la ragazza: tuttavia, vi posso anticipare che nel suo caso sarà un processo più lento, anche a seguito di un altro evento… non dico altro:).
Comunque per dare una scossa ad un personaggio come la protagonista, sono stata un po’ vincolata a pensare ad un evento che le risultasse un po’ traumatico e ora che c’è in programma la partenza di Castiel, c’è da vedere a quali conclusioni arriverà.

Quanto a Nathaniel… voglio tranquillizzare chi simpatizza per lui: non intendo lasciarlo in un angolino a leccarsi le ferite, anche se, analogamente a Castiel, dovrò un po’ metterlo da parte ad un certo punto e per un certo numero di capitoli (non ho ancora deciso di preciso quando e quanto). Diciamo che il biondo sarà una sfida interessante perché appartiene alla sfera più nebulosa della mia storia, quella fatta dai “e se?” e da mille dubbi. Devo infatti ammettere che lo trovo un personaggio più complesso di Castiel (che è un sempliciotto) e questo mi stimola a pensare come farlo evolvere nei prossimi capitoli (oddio detta così sembra che stia parlando di un pokèmon -.-‘’).

Ok sono convinta di avere molto altro da dirvi, ma di fatto tra il capitolo precedente e questo, mi trovo davvero a corto di forze :S.... quindi, sperando di non aver deluso le aspettative, grazie per averlo letto ^^)
 

 
  
Leggi le 9 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Giochi di Ruolo > Dolce Flirt / Vai alla pagina dell'autore: RandomWriter