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Autore: Val    23/09/2014    0 recensioni
"Per starsene un po’ più tranquilli, si erano presi un paio di giorni, forse tre, per fare un giro tra Northumberland e Yorkshire.
Era quasi aprile, c’erano già belle giornate.
Sìle stava attraversando il suo sesto mese di gravidanza con coraggio, perché era sì curiosa e piena di domande che a volte la spaventavano, ma anche con serenità, perché non aveva nulla di cui preoccuparsi, glielo dicevano tutti, e aveva vicini Dorcas, Ceday, Jane, Charlie e Una, Morgan. Perfino George a volte.
E aveva Liam."
Avevo promesso delle appendici a chi ha amato la storia di Liam e Sìle, così ecco qua la prima :)
Genere: Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'There's Something Magic'
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Appendice – 1:

Mamma quante cose da dire!
Allora, inizio dicendo che ringrazio quanti continuano a scrivermi dicendo che vorrebbero che proseguissi la storia...beh eccola! Ricomincio ufficialmente!
In secondo luogo però devo avvisare che il capitolo che segue è lunghissimo e faticoso,lo è stato per meda scrivere, credo lo sará anche da leggere, solo che dovevo riprendere le redini della questione e il modo più sensato di farlo mi pareva interrogare i personaggi più marginali del nucleo familiare di Sìle e Liam.
Prometto di migliorarlo appena mi sará possibile! Buona lettura spero!



Liam si era svegliato molto presto.
O meglio...l'aveva svegliato Pluffie che aveva una gran fame quella mattina.
E poi c'era un altro ospite di cui prendersi cura. Un ospite che Liam, in altre circostanze, non avrebbe accettato di tenere con sé, ma dopo una breve consultazione con Prudence Jones, un'etologa del Somerset, che collaborava al pari suo con alcuni centri di recupero e tutela della fauna, aveva deciso di soprassedere.
Il ghiro era stato sotto attenta osservazione di Prue per due giorni.
Era molto strano, aveva detto lei: la bestiola pareva nata e cresciuta in semi-cattivitá.
-...che vuol dire semi?...e non rispondermi metá. Hai capito cosa intendo - l'aveva avvertita lui.
- Serioso...- si era concessa di protestare la dottoressa Jones, che Liam non si era mai risparmiato di apostrofare Indy, ovviamente, mentre, seduti ai due lati opposti del tavolo operatorio del centro, osservavano il ghiro che con aria di palese sollievo, si accoccolava in un guanto di lana di Dorcas che aveva prima aggiustato a formare una cuccia accogliente - vedi? Non che fosse spaventato in questi giorni, ma spaesato sì. L'ho tenuto in un ambiente di passaggio, tra interno ed esterno della struttura. Mentre io ero vicina, ha esplorato, anche se con molta timidezza, e ha passato molto tempo sveglio. Ho notato che non conosce i normali odori di cui un roditore selvatico vive circondato. Non conosce cibo diverso da mandorle, noccioline o biscotti. Non conosce le regole del mimetismo, non ricerca i nascondigli consueti, non riconosce i pericoli che lo minacciano e trova molto rassicurante la presenza umana. Si fida delle persone e interagisce con loro...non proprio confidenzialmente ma come un animale selvatico non farebbe mai...- spiegò Prudence indicando la voliera in cui venivano tenuti in convalescenza due grossi gufi - secondo me questo è un animaletto cresciuto da qualcuno...-
- Ma Dorcas lo ha solo trovato in soffitta...non sapeva fosse lì -
Prudence si era stretta nelle spalle. Liam riflettendo su quanto gli accadeva da un paio d'anni a quella parte, aveva deciso che le possibilitá di spiegazione potevano essere milioni avendo a che fare con streghe e folletti.
- Io ti dico quello che ho visto...-
- Pensi sia il caso di prepararlo per essere liberato?- chiese Liam.
La piccola dottoressa Jones appoggiato il mento sul palmo della mano, aveva allungato un ditino a grattare la testa del ghiro.
- In genere sono contraria ad assecondare la distorsione della natura animale, ma ci sono dei casi diversi...e i piccoli roditori sono uno di quei casi. Non sono animali che abbiano la stretta occorrenza di un habitat specifico. Sono piccoli, le loro necessitá limitate perché tutto è molto grande per loro e quindi il loro effettivo spazio vitale è minimo. Questo animaletto poi è quasi adulto, ed è una femmina...quindi, ammesso che possa imparare ormai a vivere senza che qualcuno le porti cibo e le fornisca riparo, è probabile che, dovesse trovarsi incinta, torni a nascondersi dove si sente più sicura...-
Liam la ascoltava con molto interesse, annuendo, affascinato dalla competenza dell'amica ma col solito sorriso sotto i baffi. Specialmente quando si era sentito illuminare sul sesso del ghiro.
- È il modo che il bravo etologo usa per dire a qualcuno che sta adottando un ghiro femmina e sua futura prole?-
Prue aveva sorriso, mostrando le fossette sulle guance.
- Sei un ragazzone perspicace!- aveva replicato strappandogli una risatina rassegnata - ma per la potenziale prole, si potrebbe fare qualcosa. Quindi tenetela d'occhio e se vi sforna una qualche bella cucciolata, mi date un colpo di telefono...-
Comunque, a conclusione di tutto, gli aveva detto Prue mentre riponeva il guanto di lana e il suo morbido contenuto nel bauletto, la signorina ghiro non aveva la rabbia e, a livello sanitario, non era pericolosa per nessuno di loro a casa, era solo un pò impolverata e da ripulire da qualche parassita del pelo, un trattamento da operare con costanza e attenzione almeno due volte al giorno.


Sìle invece aveva il sonno molto profondo ormai e la sera prima aveva tirato tardi a chiacchierare con Paul, quindi non si era accorta che Jane, suo padre e Liam si erano alzati.
Jane, che quando era lí ci teneva a dare una mano a Sìle e Liam per tutto quello che poteva, si era incaricata di preparare la colazione e aveva spedito il consuocero a fare compagnia a Liam nella veranda dove era allestito lo studio, vicino alla piccola serra di Sìle.
Paul raggiunse Liam con due tazze di caffè bollente, la primavera ci metteva un bel po' a manifestarsi malgrado il calendario dicesse che era arrivata da quasi un mese e, intorno, sui rilievi morbidi del Lake District, era caduta neve anche quella notte.
Trovó Liam seduto davanti alla scrivania che, con grandissima cura, stava operando su qualcosa di piuttosto piccolo e peloso.
- Buongiorno...- salutó.
Liam si voltó un attimo verso di lui e gli sorrise.
- Buongiorno Paul. Dormito bene?- si informó tornando alla sua occupazione.
- Molto bene. Come un sasso a dire la veritá...mi ha svegliato solo un fortissimo odore di aglio, probabilmente Mrs. Kerr era giá di cucina - ipotizzó l'uomo, e Liam non si mise a spiegargli che poteva benissimo non essere cosí.
- Sì è possibile...- disse tranquillo.
- Cosa la impegna tanto?- chiese Paul allungando il collo per sbirciare.
- Un ghiro...femmina, naturalmente - rispose Liam mostrandoglielo avvoltolato su sé stesso nel palmo della sua mano - l'abbiamo trovata in questo bauletto, nascosta nella soffitta di Dorcas, e non è ancora uscita del tutto dal letargo. La ospitiamo per un po'...- spiegò mentre Paul, con un sorriso di simpatia verso l'animaletto, si avvicinava e posava la tazza di Liam sulla scrivania.
- Sta poco bene?- domandò quindi vedendo Liam con i guanti e un batuffolo di ovatta imbevuto di qualcosa in mano. Lo passava delicatamente sul pelo del ghiro.
- Oh no, è per cercare di ripulirla da eventuali parassiti. Qui gli animali domestici rischiano di prenderseli. È una soluzione di bicarbonato, qualche goccia di succo d'aglio ed equiseto, cosí non gli fa male...e per la cronaca, io e il veterinario, ci accontentavamo benissimo del bicarbonato ma...-
Paul fece un gesto che diceva "non serve aggiungere altro, lo so".
- Miss Patel...-
Liam annuí.
- Giá...- rispose.
Paul rimase ammirato dalla perizia con cui Liam si prendeva cura dell'animaletto e restò a guardarlo a lungo.
- Lei è molto appassionato di animali vero?- chiese.
Liam sorrise rimettendo nello scrigno il ghiro, adagiandolo su un letto di erba secca, muschio e fili di lana che aveva sostituito la vecchia stoffa di rivestimento del baule, che poteva contenere a sua volta parassiti o acari. Il guanto di Dorcas, di un bel rosa acceso e righe verde lime, troneggiava sul tutto.
- Dipendesse da me, questa casa sarebbe uno zoo, ma se mi ci metto anche io insieme a Dorcas, è la fine!- scherzò in risposta - quindi, per non frustrare completamente le mie tendenze, ho iniziato ad informarmi per collaborare con qualche organo nazionale di tutela della fauna...tra qualche giorno ho un colloquio per passare dal volontariato al lavoro vero e proprio...-
- Lo farebbe anche per rimanere più vicino alla famiglia immagino...- ipotizzò Paul.
Liam annuì.
- Non accetto più incarichi troppo lunghi o in posti troppo lontani giá da qualche tempo...ma questo implica un'inattività a cui non sono più abituato. Così...- sospirò Liam togliendo i guanti e pulendosi le mani con un batuffolo nuovo e uno schizzo di disinfettante(delicatamente odoroso di agrumi) - ho pensato che potesse essere bello poter mettere a frutto il mio lavoro per il mio Paese. Dovermi muovere per il Regno Unito, sarebbe molto meno gravoso...- spiegò prendendo la tazza di caffè.
Paul si schiarì la voce e annuì.
- Sìle mi ha parlato del suo piccolo problema all'occhio...non le creerebbe impedimenti all'atto di venire selezionato da certi enti?-
Liam scosse la testa deglutendo.
- Non è cosí invalidante. Guido tranquillamente, come ha visto, e le mie condizioni per ora sono stazionarie. L'occhio sinistro è del tutto sano e, a parte un'attenzione maggiore nel sottopormi a controlli clinici, non ci sono grossi vincoli...- spiegò, quindi, visto che fuori aveva smesso momentaneamente di piovere, fece cenno a Paul verso l'esterno - le vanno due passi prima di colazione? La belva non vede l'ora di riempirsi di fango!- propose alludendo a Pluffie.
Non stava facendo particolari rimostranze, se ne stava completamente immobile, di fronte alla porta a vetri della serra, fissando fuori e fingendo di non sentire i richiami di nessuno dentro casa.
Lo tradivano solo le orecchie: come ogni cane, se richiamato all'ordine, le orecchie non obbedivano alle sue intenzioni di ostentare indifferenza.
- Molto volentieri!- accettò Paul con un sorriso.
Avvertirono Jane, infilarono scarponi e giacche impermeabili sui maglioni e partirono.
Si stava bene malgrado l'aria pungente, c'era il solito buon profumo di torba e alberi e muschio umidi.
Si camminava volentieri in quella tranquillitá.
- Parlavamo del suo occhio quindi: non ha mai pensato di fare qualche ricerca su eventuali interventi risarcitivi? -
- No, mai seriamente direi...- rispose Liam.
- Mi perdoni, non voglio essere indiscreto...- si scusò Paul.
- No, non lo è. Davvero...- lo tranquillizzò Liam, poi sbuffò appena - è che...in qualche modo sentivo che non ero pronto a dimenticarmi di come era successo. Non era qualcosa di cui volessi liberarmi superficialmente, solo cancellandolo come una brutta cicatrice. Ne soffro a volte, ma è più per il ricordo legato al danno che per il danno stesso...-
- Brutta storia quella...Sìle mi diceva che, al di lá del pericolo corso, ha perso un amico in quell'occasione -
Liam scrutò lontano, in quella giornata scura malgrado l'orario ampiamente diurno.
- Non riesco ancora a decidermi a tornarci laggiù...- borbottò, quindi si riscosse dai suoi pensieri e sorrise a Paul -non mi fraintenda, non sto ritrattando quanto detto poco fa. L'idea della famiglia non è una scusa che mi sto dando per nascondere una paura...-
Paul lo guardava serafico e dopo qualche attimo prese un lungo respiro.
- Giustificazione non richiesta eh?- commentò Liam e allora Allerston rise, scuotendo la testa.
- Beh sì...ma se può essere di consolazione, conosco bene l'impeto che nasce di spiegare tutto, anche troppo, a chi non è come loro...- disse alludendo alla popolazione stregonesca.
Liam lo ringraziò della solidarietá.
- Di nulla...e poi non sono certo io a poter giudicare no? - mormorò.
Liam si fece più serio allora e abbassò gli occhi sul sentiero. Anzi l'unico occhio con cui poteva vedere in quel momento tutto fatto di normali umani maschi.
Era rassicurante poter vivere quei momenti a volte. Poter avere uno spazio più ristretto e prevedibile in cui vivere.
- Se allude a Sìle c'è solo una cosa che, personalmente, mi viene da chiedere perché non la capisco proprio...anche al di lá dei particolari meccanismi matriarcali di casa Kennaugh...-
- Che cosa?- chiese Paul incoraggiando Liam a parlare.
- Io so che Una è sempre stata molto solerte nel tenere i contatti con lei, nel darle notizie di Sìle...-
- Certo è così...- rispose Paul senza esitazione.
Liam annuì con atteggiamento vagamente polemico.
- Quindi lei sa che ha rischiato la vita un anno e mezzo fa...- continuò Liam e quando Paul, sorridendo di nuovo, ma amaramente, come se si aspettasse quella precisa domanda, disse di sì, si fermò - beh ecco, questo proprio non lo capisco. Mia madre si è lanciata qui come una donna cannone sparata da Glasgow...e io stavo bene almeno fisicamente! Lei dov'era? E guardi che lei mi piace Paul, ma se mi risponde che è perché Una le ha sconsigliato di venire, non consoliderá le basi per avere la mia stima, ammesso che possa importargliene...-
Paul sollevò le mani per fermare Liam e sorrise ancora.
- La simpatia è reciproca e non le mentirò. Anche perché ritengo che lei sia perfettamente in grado di capirmi ormai. Una e io abbiamo avuto uno scontro molto aspro nei giorni successivi a quegli eventi, perché lei, proprio sapendo che non sarei stato da parte, mi ha nascosto quella questione fino a che non si è risolta. Si è scusata, è naturale, ma oltre a sentirmi dire che non poteva fare altrimenti, che era una cosa che dovevano risolvere a modo loro, non ho ottenuto nulla. Però stavolta ho parlato anche con Morgan, dopo tutti questi anni, purtroppo quasi solo per ripeterle che è arrogante in questo suo modo di fare. Quella è mia figlia, ha rischiato la vita e loro me lo hanno taciuto, e di questo non ho potuto ancora potuto perdonarle. Anche se lo fanno a fin di bene, e io lo so questo, devono adeguarsi ad alcune minime regole di convivenza civile...ma non lo fanno ancora...per questo non mi sono precipitato a casa loro quando Sìle mi ha cercato. Io non volevo che i contrasti tra me e sua madre rovinassero tutto prima ancora che potessimo riallacciare un dialogo -
- E dopo?- chiese allora Liam - quando ha saputo di questo, perché non ha cercato lei Sìle?-
Paul allargò le braccia.
- Perché a quel punto ho pensato di non essere più in grado di spiegarle tante cose, di aver perso l'unica buona occasione per rimettere a posto i pezzi...dopo quella situazione così traumatica per lei, io non ho pensato al fatto che è figlia di sua madre, ma che è figlia mia...e che io ad un padre che fosse stato assente, anche in un momento come quello, non avrei permesso di giustificarsi in nessun modo. Ho, vigliaccamente e con una certa volontá, lo ammetto, dimenticato che lei è in grado di capire molte più cose su di me, più di quanto non potrò mai fare io stesso. E quando mi sono accorto che la conoscevo così poco da dimenticare quella che è invece la sua essenza, mi sono reso conto che per lei probabilmente non ero altro che un'ombra lontana...- spiegò, quindi sospirò - l'emotività per chi è come me...è una gran brutta bestia da domare a volte. Invece che farti aprire, ti fa chiudere. Invece che illuminarti, ti abbaglia. Non riesci a trovare le parole, e allora taci, sperando di non fare più danni di quelli che giá hai provocato...-
Liam sentendolo parlare, capì perché quell'uomo gli piaceva: erano molto simili.
Anche Alec era così. E così lui stesso, sebbene più sornione.
Quelli come loro erano di quelle persone, uomini e donne, che sopportavano. Sopportavano in silenzio, un silenzio cocciuto a volte, e soffrivano senza lamentarsi ma danneggiando loro stessi, dentro, o anche fuori a volte, perché Liam ricordava che era stato capace di rompersi una mano per dare un pugno contro un muro dopo una lite con la madre, appena morto Alec.
Il problema era proprio quello: sopportare fino ad assuefarsi al dolore, al punto che anche provocandosi un danno fisico, non se ne avverte la sofferenza che il corpo invece comunica.
Proprio per questo però, Liam non si mostrò indulgente, anche se rimase gentile.
- Io mi rendo conto che non sono nessuno per giudicare, ma proprio perché so come ci si sente mi permetto di dirle che non avrebbe dovuto aspettare che fosse Sìle a cercarla...è facile che sappia benissimo, ora che vi siete visti, che lei desiderava farlo da tanto ma, in sua figlia, rimarrá sempre un punto interrogativo grande come il mondo su come si sarebbe comportato lei altrimenti -
- Lo so...- replicò Paul con molta calma - e spero che quando capiterá di riparlarne, riuscirò a rassicurarla ancora un po'al riguardo..."
Liam, che da quel confronto molto normale, anche se su argomenti delicati e complessi, si stava sentendo rinfrancato, si permise, per una volta, di fare una domanda su Morgan in assenza di Sìle.
- Era davvero cosí dura quella donna con la figlia?- chiese - insomma io Sìle l'ho conosciuta da adulta e a volte non riesco a tenermi dal farle da cane da guardia, è come qualcosa di troppo prezioso che ho paura mi venga rubato, non posso farci niente, ma proprio per questo mi viene da pensare che...da bambina dovesse essere dolce da non resistere, tenerissima...da non riuscire a non prenderla e strapazzarla un po', mettersela vicina per vederle fare cose buffe...cose così insomma - disse anche ripensando a quanto lui si era trovato spesso a fare con Lily, quando ancora portava la piccola Sìle con sé.
Paul si mise a ridere ma in un modo che faceva avvertire un moto di commozione.
- Era splendida. Era molto attiva ma assolutamente silenziosa, ha parlato molto tardi, ma poi abbiamo capito che era perché era troppo presa dallo studiare il mondo...aveva quello sguardo serio, meditativo che ti scavava dentro, ti toccava. Ed era...indaffarata come una formichina, con quelle sue piccole mani sempre intente a fare qualcosa di minuzioso. Ed era così affettuosa...Dio mio, non lo so nemmeno in quanti modi potrei descriverla!- esclamò guardandosi intorno con gli occhi inumiditi, poi però venne il momento di rispondere alla vera domanda -...e Morgan...al di lá delle sue convinzioni sui loro affari di streghe, l'amava la sua bambina, l'adorava e aveva un terrore feroce che questa sua dolcezza e fiducia, questa sua propensione verso il prossimo e il mondo le facessero del male, come poi temo sia successo...- si fermò un attimo e guardò Liam che capì da quello sguardo improvvisamente angosciato, che di Eric lui non sapeva nulla - perché è successo vero?-
Liam rispose di sì.
-...ma poteva succedere di peggio. Molto di peggio. Mi creda...- lo tranqullizzò - però non voglio dirle cosa. Lo farà lei, come lo ha fatto con me, se dovesse sentirsela...-
Paul annuì serio, quindi riprese.
- Noi...noi normali , spesso dimentichiamo quanto male abbia procurato il conseguimento di questa maledetta, stupida normalitá che tanto abbiamo agognato...- mormorò - loro invece, quelle e quelli come loro, lo vivono ancora sulla loro pelle. Forse anche per questo mi sono ritirato di fronte alla scuola che Morgan stava facendo a nostra figlia. Doveva imparare a difendersi e io potevo difenderla come ogni padre avrebbe fatto, ma non insegnarle a farlo da sola, per quello ci voleva Morgan...e ci voleva che fosse severa. E io non potevo interferire -
- Interferire no. Ma nemmeno sparire...- obiettò Liam senza nascondere la sua perplessitá al riguardo.
Paul lo guardò a lungo, senza biasimo, anche perché capì qualcosa da quelle parole su cui forse poteva influire in qualche modo.
- Di errori se ne fanno tanti. A volte enormi, come il mio. Ma per lei è diverso credo...lei mi pare molto più coinvolto e compreso nella vita di Sìle di quanto non fossi io nella vita di Morgan. Vede, io di quella donna ho amato la bellezza, la grande e dura forza che ha dentro, il fascino quasi animale che la caratterizza...- raccontò - non so come dirlo ma...toccare Morgan, sfiorare la sua pelle, i suoi capelli, guardarla dormire accanto a me, era come avere accanto una creatura selvatica, bellissima e attraente in modo irresistibile che ti avesse concesso un istante della sua fiducia ma non più di quello. Oltre quel momento, c'erano artigli e zanne. L'affetto, per Morgan, è qualcosa di pericoloso...-
- Io credo che Morgan le sia stata molto legata comunque -
Paul sorrise in modo strano.
-...in confidenza: io amo mia moglie, moltissimo, è una donna dolce e luminosa. Davvero luminosa, solare non è il termine giusto per difinirla. È una presenza delicata, tiepida ma in senso buono. Ho impiegato anni per trovarla e non la lascerò più, per nulla al mondo, ma...- si interruppe un attimo - quando hai toccato una strega e lei ha toccato te come si toccano un uomo e una donna, è come se ti avessero bruciato le papille gustative o i polpastrelli...sembra tutto più insapore, incolore, inodore. Ti adegui, per forza, ma qui...- disse toccandosi la bocca dello stomaco -...ogni volta che pensi a Lei , a come cambiano i suoi occhi quando ti mostra chi è, a come la senti fremere ad ogni stimolo...anche dopo trent'anni ti si accende qualcosa come fosse finita solo ieri. Sei indifeso... -
Esattamente quello che era successo ad Eric, pensò Liam, che dopo anni, anche lui sposato con una donna che amava, era ancora legato a doppio filo a Sìle.
Di nuovo lo disturbò tantissimo pensare che quel legame l'avesse rinsaldato il fatto d'aver cercato di prenderla fisicamente e che, benché lei non fosse consenziente, Eric potesse essere arrivato a sentire di lei la pelle o l'odore così come li conosceva lui.
E ancora di più lo irritava che lei sapesse di questa sua reazione incontrollabile, anche se le piaceva, perché lui si sentiva davvero ridurre ad una specie di ominide troppo carico di testosterone quando gli capitava di pensarci.
Ecco cos'era che le rendeva così diaboliche e terrificanti per la gente normale: la smania di possesso che provocava quella loro capacitá di acuire anche nel prossimo le sensazioni fisiche, come fossero una droga, e al contempo l'impossibilitá di nascondere questa smania, questo bisogno fisico della loro vicinanza al loro sguardo.
E gli uomini, e le donne, erano capacissimi di fare del male all'oggetto del loro desiderio per un motivo simile, era la storia del mondo, anche se indubbiamente per gli uomini, visto che le streghe erano più di sesso femminile, era più frequente ridursi in quel modo.
Liam si sentì meno solo però dopo quell'ammissione di Paul, così decise di alleggerire le cose. D'altronde i suoi dubbi li aveva espressi e Paul non aveva opposto resistenza nel rispondere.
Anzi si era talmente aperto che quasi gli sembrava di aver esagerato.
Era tutto strano rispetto alle normali relazioni umane, certo, ma a pensarci bene, quella guerra, quella che coinvolgeva da sempre le persone come Morgan, non poteva e non doveva essere lasciata vincere da chi voleva schiacciarle quelle persone, cancellarle. E bisognava essere ben armati per quella guerra, anche capaci di molto coraggio, di tanta durezza, di poca tenerezza ma di molta pietá da dare solo a chi la meritava davvero.
Per loro però, non ne era mai esistita e certo forse quello di Morgan era un eccesso di intransigenza, ma non era incomprensibile a conti fatti.
- Comunque...finalmente vedo Sìle molto più serena. E questo non può che rendere felice anche me -
Fu Paul a fermarsi allora. Allungò una mano a trattenere Liam per un gomito, per invitarlo a fermarsi.
Quello lo fece, girandosi verso l'uomo con un sorriso.
- Io credo di doverle dei ringraziamenti...per la sua amicizia, la sua comprensione, la sua volontá di ascoltarmi...- sussurrò - e perché so che è stato lei, William, ad incoraggiare Sìle ad affrontare lo scoglio di Morgan per aprirsi la strada verso di me...-
- Ho fatto molto poco veramente...- rispose Liam molto serio.
- Mi permetta di dire che è una sua impressione. Affrontare Morgan nei suoi inverni, può essere terrificante. È come una barriera di ghiaccio spesso che si costruisce attorno per non farsi raggiungere...io non ebbi il coraggio di confrontarmi con quella fortezza, pur amandola moltissimo -
Liam si sentì lusingato da quelle parole, ma ormai aveva deciso di sdrammatizzare.
- Avevo pronti in tasca sale e phon ad aria super calda!- rispose scherzando ma con garbo - e poi ho scoperto che se ti fai drogare dai folletti, Morgan diventa subito molto protettiva!-
Paul, mentre si rimettevano in cammino, alla prima battuta rise, alla seconda anche ma dopo un momento tornò a guardare Liam con qualche dubbio...
- William lei sta...parlando...-
- Se iniziamo a parlare di questo, per favore, diciamo Liam...altrimenti inizia a sapere di strizzacervelli!-
Paul annuí.
- Hai ragione. Racconta...- disse.


Sìle si sveglió e si vestì velocemente.
Scese di sotto convinta di trovare il padre ma c'era solo Jane in quel momento.
- Sono usciti. Chiacchieravano...- le spiegò la donna - vuoi un tè? Un caffè?- si informò mentre toglieva una padella dal fuoco.
- Faccio io, lei finisca con quella...viene un odore così buono da sotto il coperchio!-
- Dorcas mi ha portato un sacco di funghi e di erbe odorose...vengono una meraviglia! Adesso te li faccio assaggiare, prima che torni il gatto rosso!-
Il gatto rosso era Liam, che con la scusa degli assaggini, a volte era capace di far sparire quantitá imprevedibili di cibo!
Sìle rise e si preparò il tè dopo aver azionato il bollitore.
Le tornò in mente che c'era qualcosa che voleva chiedere a Jane riguardo Liam da quel giorno in cui aveva parlato con Eric, ma sul momento non le sovveniva.
Decise di parlare un po' con la...suocera, approfittando della solitudine.
- Liam le ha detto del nuovo lavoro? Del colloquio?-
- Sì...al terzo paio di tenaglie che usavo per tirargli fuori le parole di bocca sì! È un fondo di pozzo quando non vuole dirti le cose! Non so come fai tu a non arrabbiarti!- esclamò, poi però ci ripensò e sospirò - va bene che tu hai dei vantaggi...- sbuffò.
Era un pochino gelosa di questo, Sìle se ne accorgeva: per Jane un figlio, nessuna donna al mondo poteva capirlo come una madre, perché nessuna gli avrebbe dedicato tanta attenzione.
Il fatto che esistessero donne come Sìle mettevano in crisi una sua ferma convinzione da una parte, e la facevano sentire leggermente spodestata dall'altra.
-...io non sono così avvantaggiata se si tratta di lui, mi creda...- la tranquillizzò scuotendo la testa con gli occhi fissi sulla bustina di tè, che pendeva asciutta nella tazza ancora vuota.
Jane si fece seria.
- Che vuoi dire? C'è qualche problema tesoro?-
Sìle sorrise immediatamente e scosse il capo.
- No, tutt'altro...va tutto talmente bene che ho paura sia troppo piuttosto!- rispose prendendosi una stretta affettuosa attorno alle spalle.
A quella Sìle rispose con prontezza circondando la vita di Jane.
- Lei lo sa che suo figlio è l'uomo più bello del mondo vero? In tutto...- disse Sìle appoggiando la testa su quella di Jane.
Jane rise e scosse la testa.
- Ovviamente...ma se lo dico io non è credibile!- scherzò.
Sìle sorrise e la guardò.
- A volte mi domando come faccia ad accontentarsi di stare qui con noi...- disse dopo un attimo - e ho paura che possa annoiarsi. Voler cambiare...quando si tratta di lui vado in confusione come e più di ogni altra persona che si interroghi su chi le sta accanto-
Jane tolse il coperchio alla padella e girò i funghi che abbrustolivano. Sospirò appena.
- Annoiarsi? Ci è tornato lui qui, gli piace stare qui...- disse, poi aggrottò le sopracciglia - anche se stava informandosi su quanto costava una certa fattoria vicino Fort William tempo fa, immagino che tornare a vivere in Scozia gli piacerebbe...-
- Lo so. Non sapevo della fattoria ma del suo desiderio di tornare al nord si...anche per questo ho paura a volte...lui mi sta concedendo tantissimo della sua vita ma io non so se sarei disposta a lasciare tutto qui. Dorcas in primo luogo -
- Lo capisce molto bene lui questo...-
- A volte ho tanta paura che sapendo che lui capisce tante cose, possa succedermi di scordarmi di capire io qualcosa di lui...e che questo possa allontanarlo. Com'è successo nei mesi scorsi...-
Jane le rivolse un sorriso tranquillo e fece cenno di no con la testa.
- Mio figlio non funziona così, credo. Di momenti di crisi con te ne ha avuti due, uno perché si era sentito malgiudicato e uno perché si era sentito superfluo, un po' per colpa di tutte noi che abbiamo preso il monopolio su di te, e se ci sono due cose che i Kerr che conosco io non sopportano, sono proprio queste: sentirsi giudicati male per qualcosa non hanno fatto e sentirsi inutili...ma sono persone di buonsenso sopra tutto il resto e Liam è anche uno che ha visto moltissime cose, belle e brutte, ha imparato la giusta misura ed è diventato... - gonfiò le guance soffiando via l'ultima parola - beh...tua nonna dice saggio, in qualche modo. E devo dire che a volte è proprio quello che viene da pensare - rispose stringendosi nelle spalle - non dico che non dovrai mai preoccuparti di cosa sente, perché è molto sensibile invece, lo sai, perfino troppo se vogliamo, però...penso che se gli concedi di andarsi a rintanare per qualche settimana l'anno in una fattoria sotto il Ben Nevis e qualche volta andrai con lui, sará abbastanza -
Sìle annuì senza replicare, registrando un consiglio che non aveva bisogno di sentirsi dare perché sarebbe successo comunque in quel modo, le piaceva tantissimo la Scozia ora che ne aveva avuto qualche assaggio, le piacevano i posti e la gente, ma contenta di avere le idee un pochino più chiare.
- Somiglia davvero tanto a suo padre vero?- chiese.
- Moltissimo. Ma Alec era più facile da interpretare a volte. Liam è sempre stato più sorridente ma più introverso. È pacifico e amichevole a prima vista, non lo si direbbe chiuso, ma ci sono momenti in cui si sente indifeso, e allora si ricopre di una corazza di silenzio, di solitudine che è difficile da penetrare, lo sai...-
Sìle disse di sì.
-...quando ti è successa quella strana cosa...di cui io ancora non so capacitarmi pur essendone stata testimone, te lo giuro. Ci provo ma è troppo difficile per me...-
- Lo è per tutti noi veramente. Anche noi, che ci siamo più abituate, da quando c'è Liam qui, abbiamo visto succedere cose molto più che rare. Come fosse qualcosa che non poteva non succedere a lui perché è uno dei pochi disposti a vedere più in lá del suo naso, ma al contempo qualcosa che dovesse ricordare a noi che dobbiamo prestare più attenzione a certi aspetti della nostra vita...che non è per noi vivere nel modo considerato normale, non sempre - la tranquillizzò Sìle - nemmeno mio padre ha mai avuto una prova inconfutabile che tutto ciò che mia madre e mia nonna sostenevano fosse reale. Sentiva che non era falso però non ha neppure mai constatato fosse vero, Liam invece sì ma lui per primo si guarda bene dal parlarne al di fuori di George...-
Jane in qualche modo si sentì rassicurata dalla reazione di Sìle. Consolata nel vedere che il suo essere abituata a una vita molto più che normale e quindi sconvolta da certe manifestazioni, di cui tra l'altro non aveva avuto che poco sentore in veritá, non fosse per la ragazza o per Dorcas una ragione di rigidità o imbarazzo nei suoi riguardi.
- Beh...tornando a Liam...- riprese allora - per assurdo che possa sembrare...quando si è addormentato, quando ha sentito che iniziava a succedergli qualcosa di strano, aveva paura, senz'altro, come chiunque ne avrebbe avuta, ma io ti posso giurare che il nodo d'angoscia che gli si leggeva negli occhi, la tensione nervosa che aveva addosso mentre tu dormivi e lui non capiva perché e si dava addosso per non riuscire a ricordare come fosse andata, erano scomparsi. Preferiva buttarsi con te in un abisso sconosciuto col rischio di non tornare, che aspettarti fuori. Passava le ore come impietrito, fissando non si sa dove o cosa dalla finestra, col collo tanto rigido da far male a me che lo guardavo, a momenti lo vedevo che apriva e chiudeva le mani per scioglierle perché teneva i pugni talmente serrati da farsi venire i crampi. Spesso aveva gli occhi lucidi senza riuscire a versare una lacrima, eppure come mi vedeva cercava di sorridere, di non darmi il pretesto per farlo parlare di come stava in quei momenti. Alec non era così. Se stava così male, diventava intrattabile e cercava di litigare fino a che non ci riusciva, con chiunque fosse, ma almeno si sfogava -
La ragazza si toccò la pancia sentendo un calcetto da dentro e un sommovimento appena dopo e sorrise.
- Qualcuno si è appena svegliato...- commentò dandosi dei colpetti leggeri sotto il seno, da sopra il maglione, poi tornò a parlare con Jane - qualche tempo fa, a Glasgow, le ho parlato del motivo per cui sono venuta via dall'isola ricorda?- chiese.
Jane con un'espressione leggermente amara confermò di sì, spense il fornello lasciando la padella coperta e le fece cenno di sedersi al tavolo dietro di loro mentre armeggiava con le uova sbattute, pronte da friggere, poi prendeva due piatti, si procurava pancetta e salsicce.
Sìle obbedì e la guardò affascinata.
Erano gli stessi gesti che compiva Dorcas ogni giorno per i clienti, molto normali quindi, ma le piaceva passare il tempo con Jane, imparare a conoscere i suoi movimenti, le sue espressioni, in qualche modo riusciva ad intercettare immagini di come era stata la vita di Liam da ragazzo e ad avvertire la parte bella di una routine familiare consueta. Insomma...abbastanza consueta, le famiglie dei marinai chiamavano consuetudine qualcosa di giá molto diverso da quelle degli impiegati.
- Ho incontrato di nuovo quel ragazzo...quel mio amico...beh una volta era un amico insomma -
- Liam come l'ha presa?- domandò subito Jane.
- Beh...so con certezza che in qualche momento Eric ha rischiato seriamente il setto nasale, almeno, ma per fortuna eravamo sempre a casae lontani da lui...- rispose Sìle guardando fuori dalla finestra.
Jane strinse le labbra tra loro e chiuse gli occhi con affettuosa rassegnazione. Una parte del figlio che conosceva benissimo.
D'altronde c'era sempre un signor cacciatore di foche a dimostrare che William Kerr, al di lá delle sue qualitá professionali e umane, ne aveva anche di atletiche, denotando una spiccata maestria nell'assestare potenti destri in piena faccia: non lo faceva spesso, ma perché se capitava, doveva farlo bene, doveva essere motivato, strenuamente convinto che quel determinato setto nasale non meritasse di arrivare alla bara integro.
Come dire...quando ci vuole, ci vuole.
- Quando ci ha visti parlare, passando in macchina accanto a noi...- riprese Sìle facendo un gesto morbido con le mani, come di due cose che si sfiorassero con delicatezza ma sensibilmente. Lei e Liam erano così - non ha accennato a fermarsi. Io avevo paura che lo facesse, lo sentivo troppo in allarme in quei giorni per quel motivo. Invece mi ha solo guardata, ci siamo salutati e lui è andato oltre...poi però, guardando verso casa, l'ho visto seduto sull'erba, a fumare. Non guardava me ed Eric, ma avevo la netta sensazione che stesse vedendo tutto...-
Jane non rispondeva, ma era molto bello per lei sentire la serenitá assoluta che regnava tra quei due. Al di lá dei legami personali che aveva con loro, era una cosa rara, in cui veniva da sperare pochissimo in un mondo così preso dalla fretta, dall'ansia, dalla distrazione.
E al di lá di tutto, pensava, questa ragazza sarebbe davvero speciale anche non fosse per quello che so.
Sìle tornò a guardarla e lei le rispose allo sguardo.
- C'è una cosa che vorrei chiederle Jane. È una domanda un po' strana a cui io da sola non so dare una risposta certa ma so che se lo chiedessi a lui, a me non lo direbbe con la stessa sinceritá forse...per paura di mettermi in difficoltá -
- Dimmi...-
- Lui ha paura di me per la bambina?-
Jane non fu sorpresa e mentre finiva di preparare i piatti, rifletteva, andando qua e lá per la cucina.
Quando fu pronta con i piatti e la sua risposta, si andò a sedere vicina a Sìle, appoggiando i gomiti sul tavolo, intrecciò le mani sotto il mento e guardò la ragazza negli occhi.
- Immagino di poter parlare anche io con molta sinceritá con te, sarebbe inutile dirsi sciocchezze per alleggerire l'argomento...- iniziò in modo non molto rassicurante e non proseguì meglio - Liam è apparentemente più diplomatico di me e suo padre. Ma sa essere molto duro. Questo lo so per certo. È molto affascinato da tua madre, la trova una donna forte e intelligente, ma non stupirti se un giorno dovessero scontrarsi in modo molto aspro. Dico questo solo per premettere che non so se lui ha paura che tu possa fare ciò che ha fatto tua madre, ma so che ha una sacrosanta cura di te e della tua sensibilitá, lo senti da sola, ma guai, Sìle, guai, se tu provassi a separarlo da questa creatura. Perché sono pronta a scommettere che potrebbe sbranare chiunque volesse negargli sua figlia...e bada bene, non parlo di reazioni fisicamente violente, Liam non oserebbe mai questo...ma sono convinta che possa diventare severo al limite della spietatezza in casi eccezionali...-
Sìle non si aspettava una cosa simile, rimase in silenzio, atterrita dall'idea che le parole di Jane potessero essere un avvertimento dovuto ad una confidenza espressa da Liam alla madre.
Jane dovette accorgersene perché si portò le mani alle labbra e poi le fece una carezza sulla testa.
- Non mi ha detto nulla del genere, ma tu mi hai fatto una domanda e io ti ho risposto nel modo più sincero che ho potuto. Forse ho esagerato in schiettezza...-
- Non voglio negargli nulla. Veramente ho solo fretta di vederli insieme!- disse Sìle sorridendo a quel punto -...ma lei sará come me. Non vorrei che di fronte a questo...al mio insegnarle, cosa che dovrò fare, a gestire questa cosa che ci rende ciò che siamo e che non è innocua o facile, e spesso non comprende gli uomini, lui pensasse che sto diventando come mia madre...lei è molto austera, da piccola mi sembrava gelida addirittura...-
Jane annuì.
- Ricorda solo due cose. La prima è che devi pensarci solo quando è ora, come a tutte le paure del futuro che suscita l'idea di un figlio. La seconda è che, se me lo permetti, tu sei molto diversa da tua madre, che pure anche io considero una persona molto valida in linea generale. Non sei così chiusa, distante, malfidata...lei è diffidente e, come ti dicevo, se c'è qualcosa che annoia e disturba profondamente Liam, è la diffidenza immotivata nei suoi riguardi. Tu invece ti fidi molto della sua umanitá, della sua capacitá di capirti e sostenerti, anche in quello che lo destabilizza. E tu, che ti affidi molto a lui, gli dimostri fiducia e voglia di coinvolgerlo...fallo anche per la piccola. Vedrai che non rifiuterá quello che sará necessario che tu le dica, si fida anche lui di te...- la tranquillizzò - sta'solo attenta a non rifiutargli spiegazioni se te ne chiedesse. Non dare mai per scontato che non possa capire...e per il resto...cerca di vivere una vita felice con un uomo che ti ama moltissimo, tu che hai questa fortuna... -
Sìle la guardò con gratitudine e le fece un bel sorriso, ma a quel punto, il profumo dei funghi che saliva dal piatto, le fece ricordare che aveva una gran fame, quindi si apprestò a tributare onori solenni a quella bella colazione.
Jane le tenne dietro e, dopo il primo assaggio, si scambiarono uno sguardo concorde: buonissimi, diceva.
- Dovrò farci qualche pasticcio con quelli rimasti. Dorcas me ne ha portati chili!- rifletté Jane, quindi guardò Sìle - a proposito...come mai è così schiva in questi giorni?-
- Non ne ho idea...lei, Ceday e Liam mi stanno nascondendo qualcosa, ne sono sicurissima! E scoprirò cosa prima o poi!-
- È stata terribilmente drastica nel dirmi che non poteva abbandonare alcune conserve speciali che sta preparando al cottage...non ha voluto neppure dirmi conserve di cosa...-
Sìle stava per ipotizzare qualche risposta plausibile anche per sé stessa, ma siccome non era facile trovarne, nel silenzio che seguì, sentiva solo il lavorìo delle proprie mandibole e la porta sul retro che si apriva lasciando entrare odore di pioggia e voci maschili prese in chiacchiere.
Chiacchiere piuttosto normali ma impegnate che si fermarono nella serra da cui erano partite e che ben presto, incuriosirono le due signore.
Sentir parlare due uomini tra loro, in quella casa, era un fatto alquanto raro. Sentirli parlare di politica poi, era quasi un evento astronomico a cadenza millenaria.
-...personalmente non sono un sostenitore del Continente isolato da noi. Io sono a favore dell'Europa e penso che sarebbe ora di contribuire a crearla anche da parte nostra. Quindi no, come simpatizzante laburista, non sono soddisfatto della politica estera che sta tenendo il governo, ma questo lo penso da anni. Nemmeno Blair mi convinceva...sempre e principalmente in relazione ai rapporti con gli USA - diceva Liam.
-...sei un antiamericano?- chiese Paul.
- No. Assolutamente. Ma un anticapitalista stanco del gendarme del mondo sì...e poi, girandolo il mondo, e questo presumo possa averlo notato anche tu, ti accorgi molto bene di quanto la sbandierata democrazia americana, sia più uno slogan che un fatto...- rifletté Liam - l'ho sensibilmente ridimensionato il mito americano, sempre ammesso che io l'abbia mai avuto -
- Beh...la pubblicitá è tutto. E se poi fosse necessario, ci hanno dimostrato che la democrazia è facilmente esportabile no?- disse provocatoriamente Paul.
Liam grugnì qualcosa prima di parlare in modo più chiaro.
- Non tocchiamo tasti dolenti...ci siamo dentro fino al collo anche noi grazie a questo fottutissimo cordone ombelicale inverso che ci rifiutiamo di recidere con gli yankees...- disse, ma ora parlava seriamente - solo la vicina di casa di mia madre, a Glasgow, ha perso il marito a Belfast in un attentato dell'Esercito, nel '70, e nel 2004 il figlio maggiore in Iraq, perché la nostra fanteria, che è più addestrata alla guerriglia urbana grazie all'esperienza in Irlanda del Nord, la spedivano in avanscoperta nei villaggi. Gli americani hanno ancora paura di un secondo Vietnam e si limitavano a bombardare o starsene chiusi nei carri armati...-
Paul sbuffò pensoso.
- Il Vietnam...- rifletté - formiche che hanno vinto contro un pachiderma. Lo credo che bruci ancora. Quelli credono che la guerra sia il loro mestiere, si buttano a capofitto in qualunque evento bellico incontrino, ma non hanno ancora imparato a farla davvero la guerra, ammesso che abbia un senso metterla così. La guerra non la puoi comprare. Non la puoi innescare per interesse...non è un caso che spesso chi sembrava destinato a soccombere all'aggressione, grazie ad un ideale o al semplice istinto di protezione per la patria e la famiglia abbia vinto contro ogni previsione...le guerre persiane andarono così in fondo - osservò - e anche nell'ultima guerra noi qui, i francesi e gli italiani con la Resistenza...-
- Infatti, tutto sommato, la vera differenza l'hanno fatta i civili spesso. Così come con l'Esercito in Irlanda del Nord - rispose Liam mentre Paul lo guardava con interesse.
-Lo chiami l'Esercito come fossi un irlandese...-
- L'IRA è roba radicata anche negli emigranti a volte. A Glasgow ce ne sono tanti di irlandesi. Di Derry in particolare...sai dopo il '72 la faccenda si era parecchio inasprita...-
- Certo che mi ricordo. Era una situazione claustrofobica...-
- Pensa che mio padre quando io ero piccolo, avrò avuto undici, dodici anni, si ritrovò un'ispezione a bordo ordinata dall'MI5. Veniva dalla Libia e doveva arrivare a Dublino. Lo costrinsero ad entrare in porto a Glasgow e gli perquisirono la nave perché da lì, era partito un pagamento diretto a Tripoli per il ritiro di un carico di armi venute dall'Italia. A quell'epoca era ancora più fitta l'attivitá...-
- Accidenti...-
Erano molto presi a parlare, non notarono Sìle e Jane che si avvicinavano per ascoltarli. E a Sìle fece un certo effetto sentir parlare di certe cose, le aveva sempre sentite, era difficile esserne ignari se si era ancora tra quelli nati sotto la granitica Mrs.Thatcher, ma non aveva mai pensato di poterne sentir parlare in modo così diretto. E Liam d'altronde non si era mai lasciato sfuggire nulla in merito.
- Giá...li tennero in fermo per quattro giorni, lui, il suo ufficiale in seconda e mezzo equipaggio suo e di un'altra nave. Vennero a ispezionare anche casa nostra. Alla fine arrestarono una mezza dozzina di uomini tra l'uno e l'altro equipaggio e lo rimandarono a casa. Ma quelli dei suoi che arrestarono, mi pare due, erano...- Jane tossì leggermente richiamando senza volere l'attenzione del figlio, a quel punto Liam si rivolse a lei - ti ricordi Maw'?-
- Cosa tesoro?-
- Quando quello stronzo dell'MI5 venne a casa a chiederti di papá...chi avevano arrestato alla fine? Quinn, Kieran Doyle e chi altro?-
Jane si fece molto seria, la cosa l'aveva turbata moltissimo e ancora lo faceva.
Si toccò il mento con fare pensoso.
- Beh...trattennero ancora qualche giorno Gerry Conroy e...ah! Certo! Quello sì che era un bel numero! Quel piccoletto di Enniskillen, accidenti, come si chiamava? Leary...Kevin? Gavin? -
- Ah giusto sì, Kevin...-
- Lui sì che c'era dentro...- disse Jane.
Liam annuì mentre prendeva tabacco e cartine per le sigarette.
- Ho ancora una copia del Libro Verde da qualche parte, di sopra. Era sua...- ricordò.
- Cos'è?- chiese Sìle.
- Era un breviario di regole, istruzioni da seguire che gli affiliati all'IRA ricevevano per entrare nell'Esercito - spiegò Paul - c'erano indicazioni riguardo le risposte standard durante gli interrogatori, comportamenti da evitare per non dare nell'occhio o lasciarsi sfuggire notizie e via dicendo...ma non è imprudente tenerlo in casa?-
Liam si strinse nelle spalle fissando la sigaretta che stava chiudendo.
- Non ho contatti con loro, mai avuti credo, a parte questi uomini di cui parlavamo che non so neppure che fine abbiamo fatto. E lo considero una cosa abbastanza preziosa e spinosa da non venire mai mostrata...- rispose - comunque papá, una volta tornato a bordo, lo ritrovò nascosto non so dove. Si era sempre chiesto perché accidenti quel tipo, questo Kevin Leary, uno che di norma aveva la faccia color ciliegia perché la mattina, quando si svegliava pallido come un morto, per carburare aveva bisogno di due pinte a stomaco vuoto, avesse smesso di bere così, tutto d'un tratto, da un mese all'altro. Poi si ricordò che gli era morto un fratello, scoprì in quell'occasione, da quelli dell'MI5, che il fratello era morto in sede d'interrogatorio all'H Block...leggendo il libro vide che una delle prime regole per evitare guai era non bere, e fece due più due...almeno così mi raccontò...-
Paul ascoltava interessato.
- Sì, ricordo anche io cose del genere qui all'ovest. Quando lavoravo a Liverpool alla fine degli anni settanta, facevo il trasportatore, caricavo e scaricavo le navi a volte e di traffici strani, specialmente di notte, se ne notavano. Se provavo a segnalare qualcosa la gran parte delle volte ti sconsigliavano di ricordartene è, era raro, ma potevano capitare anche quelli che ti minacciavano. Erano anni difficili quelli arrivati fino alla Thatcher. Molto tesi. Tra la questione irlandese, gli scioperi, la guerra con i sindacati...le Falkland...hanno fatto un errore dietro l'altro!-
- Scelta nostra. Non se l'è certo preso da sola un secondo mandato...- disse graniticamente Liam.
- Ti credevo un laburista!- rispose Paul.
- Certamente! Laburista ma a volte sensibile alle tentazioni separatiste e a brevissimi tratti perfino filorepubblicano, riguardo l'Ulster. Diavolo, noi ce la passavamo un po' meglio della media, ma vivevamo tra gli operai dei cantieri navali a Glasgow. Io sono cresciuto in mezzo a diversi poveracci e le mie idee non sono certo destrorse. Però se votiamo come popolo britannico e vince la Thatcher, la responsabilità è del popolo, non del singolo elettore...bisogna perdere con eleganza...-
- Perdere con eleganza? Ma se quando parla Cameron cambi stanza imprecando in tutte le lingue! - osservò Sìle ridendo appena.
- Quello è perché non abbiamo ancora perso ma perderemo perché l'attuale leader laburista è scozzese, ma è un carciofo! E rimane il fatto che se la mia idea perde, è colpa della mia parte politica che non è stata convincente, quindi in un certo senso anche mia che ho sostenuto un carciofo...-
- Ma perché parlate di cose così brutte?- intervenne improvvisamente una voce dalle loro spalle.
Era Dorcas che era venuta a depositare altre erbe, erbette, funghi e bacche nella serra di Sìle.
La ragazza non sapeva più dove metterla tutta quella roba, pareva che Dorcas ne avesse avviata un'intera produzione nel vecchio cottage del bosco, cosa su cui in quel momento non intendeva chiedere spiegazioni per non allarmare Paul.
- Mio figlio a volte si lascia prendere da troppo entusiasmo in questi suoi proclami da comunista! Poi non riesce più a fermarsi!-
Liam stava per infilarsi in bocca la sigaretta, ma si fermò e si rivolse alla madre con tono ironico.
- Disse quella che tirò un pollo arrosto addosso ad un collega filo militarista cileno del marito, prima di sbatterlo fuori di casa...-
- Accidenti! Che le aveva fatto?- commentò Paul con fare impressionato.
- Beh lasciamo perdere, di fronte a certe cose si reagisce anche senza essere tanto politicizzati...non si può sentire uno che dice che un bambino di due anni e mezzo meriterebbe...certe cose solo perché i genitori,che gli hanno ammazzato torturandoli, erano oppositori politici! Lascia stare Liam, non ne parliamo neanche, era da rabbrividire quello che mi raccontava tuo padre del Sud America a quell'epoca! -
Liam fu contento di aver fatto ricordare alla madre quel certo numero di dettagli poco gradevoli che la facessero ragionare su alcune cose, così si accese la sigaretta andando a fumarla sulla porta della serra per allontanarsi da Sìle e non darle fastidio.
- Se è comunista poco male...anche mio padre era comunista credo: ha fatto la guerra civile in Spagna! Nel '17! - disse Dorcas con un certo orgoglio, poi ci pensò un attimo mentre ancora Liam e Sìle faticavano a credere che dalla bocca di Dorcas fosse uscita una parola di natura politica - o almeno uno dei miei due possibili padri. Mia madre non era tanto sicura di...- non fece in tempo a finire la frase che Sìle le tappò la bocca perché aveva giá visto Liam togliersi di nuovo la sigaretta dalle labbra e guardare Paul, che a sua volta si era rivolto a Liam con lo sguardo, colti per un attimo dallo stesso identico dubbio, essendo in una posizione molto simile: quanti possibili padri poteva avere una strega? Cos'era quella storia?
- Vi proibisco di fare pensieri cretini! - esclamò imperiosamente la ragazza tenendo chiusa la bocca di Dorcas, ma un attimo dopo guardò il padre, sorrise imbarazzata per aver usato una parola aggressiva, almeno per lei -...scusami...- disse rivolta al padre.
Liam allora la guardò.
-...ah perché io non devo scusarti?-
-...ma tu sei diverso!- ribatté Sìle.
- Sì, me lo dici sempre! Ma che fortuna!-
Dorcas si liberò dalla presa di Sìle e si diresse verso la cucina sbuffando.
- Ecco perché non mi sono mai messa un uomo in casa: non volevo recriminazioni stupide, non volevo sentir parlare di politica e di sport, non volevo sentire odore di birra e non volevo nessuno che mi marcasse il territorio intorno ai piedi! Per quello bastano i miei gatti!- protestò - ma poi come diamine siete finiti a parlare di politica?- chiese mentre assaggiava i funghi di Jane e le faceva un cenno di assoluta approvazione.
- Adesso che il mio bambino è alto quasi due metri, posso dirle che ha fatto benissimo, Dorcas, mi creda!- le rispose Jane per poi guardare Liam con un pò' di imbarazzo, andare a fargli una carezza e sorridendogli - non ti offendere tesoro: è che siete dei veri macigni a volte...- quindi lo baciò su una guancia.
Paul si mise a ridere vedendo come il...genero, avesse reagito a quella rivelazione della madre. Gli andò vicino e gli diede una pacca su una spalla per incoraggiamento mentre anche Sìle, dopo un avergli dato un bacetto, gli sfilava davanti seguendo Jane in cucina.
- Come stessi sempre a parlare di quello e di calcio...- brontolò Liam.
- Celtic o Rangers?- chiese Paul.
- Rugby!- escalmò Liam facendogli capire che il calcio non lo entusiasmava - Glasgow Warriors...-
- Oh! Grazie a Dio!- rispose Paul, flemmatico ma soddisfatto, tendendogli addirittura la mano - Rugby Lions...- comunicò.
- Beh non si può avere tutto dalla vita. D'altronde sei inglese...- lo prese in giro Liam stringendogli la mano.
- Non sfotterei troppo fossi in te...comunque potremmo perfino andarcene al pub a parlare di rugby e politica no?- propose sfidando Liam a dare fondo alla scorta di luoghi comuni in merito all'uomo britannico medio di fronte alle signore.
- Sono le nove e mezza di mattina!- li avvertì puntuta la voce di Jane.
- Appunto! Lo porto a vedere il pub di Gilly! Se partiamo adesso, passo un momento da Charlie, carico anche lui e arriviamo all'ora giusta per una birra!-
- Certo...il pub, lo porti a vedere, vero?- lo rimbrottò la madre che non condivideva affatto la profonditá delle scollature della simpatica proprietaria del pub.
- Beh...anche il pub...- rispose tranquillo Liam strizzando l'occhio a Paul.

   
 
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