Storie originali > Soprannaturale > Maghi e Streghe
Segui la storia  |       
Autore: Val    01/10/2014    0 recensioni
"Per starsene un po’ più tranquilli, si erano presi un paio di giorni, forse tre, per fare un giro tra Northumberland e Yorkshire.
Era quasi aprile, c’erano già belle giornate.
Sìle stava attraversando il suo sesto mese di gravidanza con coraggio, perché era sì curiosa e piena di domande che a volte la spaventavano, ma anche con serenità, perché non aveva nulla di cui preoccuparsi, glielo dicevano tutti, e aveva vicini Dorcas, Ceday, Jane, Charlie e Una, Morgan. Perfino George a volte.
E aveva Liam."
Avevo promesso delle appendici a chi ha amato la storia di Liam e Sìle, così ecco qua la prima :)
Genere: Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'There's Something Magic'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Appendice – 1:

Paul e Jane se ne andarono a distanza di pochi giorni uno dall'altra.
Jane venne richiamata a Glasgow da un'impellenza familiare: zia Molly con una gamba rotta dopo una caduta dagli sci in Svizzera.
Sarebbe tornata subito all'occorrenza, bastava chiamarla.


- Anche perché, mia sorella, quando è ammalata, diventa un seccatura da non credere!-
- Vuole che le prepari qualcosa per darle una calmata cara? Ho un misto di erbe molto rilassante, fa scaturire un senso di sollievo che fa sorridere,è davvero piacevole...-
-...ma davvero? Oh sarebbe proprio l'ideale cara! Molly è così irritabile! -
- No!-
- Ma cosa no? Non ho mica detto che...-
- Dorcas, cara,guardami bene in faccia: ti proibisco di drogare mia zia! È giá poco gestibile da sobria! Maw, cara, non farti venire idee strane perché, se ti conosco un po', tu la proveresti prima quella roba, e io non voglio immaginarti strafatta. Quindi ora metti il cappotto, saluta Dorcas e andiamo! -


Paul invece si fermò una settimana, un tempo più che giusto tutto considerato: ebbe modo di spiegare molte cose a Sìle, di fare amicizia con lei, di scoprire un po' di più sulla sua vita e raccontarle della propria.
Le promise di tornare a trovarla quanto prima con la sua signora che, le disse, era molto ansiosa che quell'incontro tra lui e la figlia avvenisse. Era stata molto contenta di quel contatto ripreso tra loro due.
Era partito sereno e contento, anche perché Liam, il vigile Derwen di cui Una e Morgan gli avevano parlato, si era dimostrato di cuore e mente aperti, generoso nell'offrire amicizia e sostegno, anche conditi da qualche critica certo ma sempre atta a volere capire e costruire qualcosa cui Sìle potesse sentirsi sicura di appoggiarsi.
Furono Liam e Sìle a riaccompagnarlo a Manchester per prendere l'aereo.


- La prossima volta riuscirò a farti ricredere sulle birre scozzesi e sui Glasgow Warriors...vedrai -
- La prossima volta, procurati qualche amico per vedere se hai imparato qualcosa, dai Glasgow Warriors! - lo sfidò Paul quando si salutarono.
- Ti prendo in parola, inizio a spargere la voce...buon viaggio, è stato un piacere Paul! Davvero!-
- Anche per me...sono davvero felice che Sìle abbia trovato qualcuno come te. Auguri per il lavoro!-


Sìle li guardò salutarsi e quindi accompagnò lei Paul fin dove poteva.
Liam, discretamente, con la scusa di una sigaretta e di dare un occhio alla macchina parcheggiata male, cosa non vera perché avevano avuto la fortuna di trovare un posto libero al primo colpo, li lasciò soli.
Paul cinse le spalle di Sìle mentre si incamminavano.
- Mi telefoni quando arrivi?- gli chiese lei.
- Certamente. E tu fammi sapere come va quest'attesa...oh! A proposito, che stupido! - esclamò ricordandosi di una cosa all'ultimo momento - vieni, vieni qui...- la invitò andando verso una serie di sedili vuoti.
Sìle lo seguì e si mise seduta, guardandolo mentre armeggiava per aprire una tasca della valigia.
Lo guardava incuriosita e attenta, constatando ancora una volta, visto che ormai condivideva la vita con un viaggiatore consumato, che anche suo padre era uno abituato a valige e spostamenti.
Certo, Liam quando partiva, preparava i bagagli in due modi totalmente opposti da cui si intuiva chiaramente lo scopo del viaggio.
Giá dalla scelta e la quantitá delle valige.
Singolo trolley di capienza variabile, significava una permanenza più o meno lunga ma in qualche luogo civilizzato. Se poi dopo sforzi ciclopici per accettare l'idea, i pantaloni designati alla trasferta non erano esclusivamente jeans o cargo, da qualche parte, ben nascoste nella speranza di dimenticarle, spuntavano una camicia e una giacca, e ci metteva schiuma da barba e profumo, significava inequivocabilmente che la destinazione era cittadina.
Se invece l'attrezzatura fotografica, da campeggio o da moto, mezzo che non possedeva più, ma che padroneggiava perfettamente e usava spesso e volentieri durante i suoi viaggi, spuntavano per prime e i capi d'abbigliamento erano ridotti all'osso, significava qualche trasferta più impegnativa in termini fisici, ma l'entusiasmo era esponenzialmente più alto.
Paul invece era uno che viaggiava per rappresentanza, era socio ed esponente di rilievo nell'amministrazione di una societá di trasporti navali, per lui viaggiare significava assenze brevi da casa, salvo casi eccezionali, e alberghi, ristoranti, e più che altro la necessitá di abbigliamento da ufficio, computer, carta e penna.
La tranquillitá con cui ignorava i richiami dell'altoparlante però era la stessa di Liam. Avevano la stessa confidenza con gli aerei, mentre per Sìle non era affatto così.
- Patricia ti aveva mandato questa...- le disse Paul estraendo dalla tasca un qualcosa di morbido, impacchettato in carta di riso rossa e consegnandoglielo - quando ha saputo che aspettavi una bambina, si è messa al lavoro e...beh vedrai...-
Sìle sorridendo, aprì il pacchetto e si trovò in mano una copertina di lana verde acqua, morbidissima, composta da tanti riquadri diversi, lavorati con preziosi intrecci irlandesi.
Su qualcuno erano applicati anche dei fiori fatti all'uncinetto, sempre secondo la tradizione irlandese.
- È meravigliosa! Grazie!- esclamò Sìle estasiata mentre se la passava sul viso.
- Ti piace?-
- È stupenda! E poi è morbidissima!-
- Patricia ha venduto lane e filati per molti anni, ha scelto quella più bella per te e la bambinae le ha anche fatto lei non so cosa per ammorbidirla ancora. Ci ha lavorato giorno e notte, voleva assolutamente finirla perché te la portassi io...che me ne stavo dimenticando come uno stupido!- si schernì Paul rimettendo a posto la valigia e richiudendola per bene, poi guardò Sìle - mi piacerebbe se diventaste almeno amiche...-
Sìle lo guardò stringendosi al petto la coperta e gli sorrise.
- Non c'è motivo perché non succeda. Non ha fatto niente contro di me o la mamma...e ha avuto un pensiero molto bello - disse - anzi, stasera quando arrivi e mi chiami, vorrei ringraziarla personalmente...-
Paul le rispose con un sorriso contento e annuì.
- Senz'altro...- le disse.
Quando poco dopo arrivò il momento dei saluti, si abbracciarono forte, come era successo quella mattina, mentre Sìle lo guardava fare i bagagli.
- Mi sei mancata immensamente, Sìle, so che non è facile ma spero tu possa credermi un giorno...- sussurrò con la voce rotta Paul.
- Lo so...- gli rispose lei con due lacrimoni giá scesi sulle guance e altri due pronti a cadere.


Liam la aspettava in macchina davanti all'ingresso dell'aeroporto.
Era al telefono quando lei entrò nell'abitacolo e lui, sempre parlando, partì ma solo per spostarsi e fermarsi in un posto più comodo per una breve sosta.
-...va bene. D'accordo, ci sentiamo. La chiamo subito, tranquilla...- disse, poi rise mentre fermava l'auto spegneva il motore e chiedeva a Sìle carta e penna - sì, ma si chiama sempre Karakorum , non ha cambiato nome...no. No Ced, quello è Harakiri , non c'entra niente...sì, sono sicuro - e intanto si scriveva un numero di telefono, poi si metteva a ridere con un pizzico di disperazione - ma come secondo te no? Ceday...frena...Ced...sì, ascoltami, il K2 Ceday, hai presente il K2?- le chiese mettendo il vivavoce perché Sìle incuriosita di sapere cosa angosciasse tanto l'amica.
- Certo che ho presente il K2! Per chi mi hai presa Kerr?- la voce di Ceday invase l'abitacolo.
- Per una che è convinta che un cerimoniale suicida giapponese, sia la seconda cima più alta delle terre emerse, così a occhio...K2, sta per Karakorum 2, il nome vero è ChogoRi, fidati sono stato anche da quelle parti diverse volte...-
Ceday esitò un attimo dovendo ammettere la confusione fatta.
- Sì beh...non ti dare troppa importanza, non l'hai mica scalato senza ossigeno!-
-...mh...no, non solo senza ossigeno, non l'ho proprio scalato. Anche perché allucinazioni da ipossia, congelamento e amputazione delle estremità, non sono una prospettiva che mi arride...- rispose Liam scuotendo la testa.
- Ma dai non essere tragico!-
- Non sono tragico Ginger, la carenza di dita, specialmente dei piedi, è una specie di marchio di riconoscimento tra alpinisti...-
- Ma davvero?- domandò lei iniziando a preoccuparsi.
- L'esposizione prolungata a certe temperature provoca d'anni, Ced...è il normale prezzo da pagare quando si sceglie una vita estrema...-
Ceday si schiarì la voce in modo nervoso e Liam capì che l'amo gettato, aveva attratto il suo pesce.
Non poteva rinunciare!
- Va bene, certo, capisco ma...cosa...cosa tagliano in genere? Insomma cosa...cosa si congela prima?-
Anche Sìle allora riconobbe sul viso di Liam quell'inconfondibile espressione pestifera di quando stava prendendo in giro l'amica e sorrise.
- Beh sai...il congelamento è un processo che punta alla conservazione degli organi interni, quelli davvero vitali, quindi l'irrorazione sanguigna si concentra verso la parte centrale e alta del corpo abbandonando gradualmente le zone periferiche. Per le funzionalitá fisiologiche ormai fanno miracoli ma per la cancrena agli arti ancora...- le disse con tono consapevole ma leggermente imbarazzato, mentre si teneva dal ridere.
Soprattutto perché Ceday, come Sìle del resto, quando si trattava di sé stessa, era davvero intuitiva come una talpa raffreddata.
- Ehi, aspetta un momento, che significa funzionalitá fisiologiche?-
Liam guardò Sìle soffocando una risata e lei si coprì la bocca per non farsi sentire.
- Beh...quelle fisiologiche...il prodotto dell'attivitá renale in particolare, l'urina, va evacuato. E in Russia, da anni ormai, hanno sperimentato l'installazione di apparati di drenaggio artificiale su molti prigionieri politici di sesso maschile con un'ottima percentuale di successi! La Siberia presentava condizioni climatiche abbastanza favorevoli per quel tipo di ricerca e hanno davvero fatto passi da gigante durante gli anni sessanta...ormai ti assicurano una vita quasi del tutto normale e...-
Sìle lo colpì su un braccio per la brutta tematica su cui stava scherzando, ma rideva comunque.
- Capisco ma...perché sui prigionieri di sesso femminile no?- chiese Ceday sempre più preoccupata.
Liam, era evidente a guardarlo, non avrebbe avuto pietá.
- Perché...- ripeté fingendosi imbarazzato - Ceday...che domande...voi avete tutto all'interno e mantenuto a temperatura costante, il congelamento non...non è cosa che aggredisca una zona tanto protetta. Nei maschi, come tu mi insegni, l'apparato urinario e riproduttivo è evidentemente periferico, per essere maneggiato più facilmente nei momenti di stretta occorrenza...-
Ceday ammutolì per un attimo e Liam si preparò alla stoccata finale.
- Non l'hai ancora visto nudo eh?-
-...no...- pigolò lei.
Liam sospirò gravemente ma poi assunse un toni incoraggiante.
- Beh sono sicuro che saprai come gestire la cosa, sei una ragazza piena di tatto quando vuoi e Richard è un uomo che ha tante altre qualitá, stai tranquilla, vedrai che la supererete. Non posso passarti Sìle ora, ma ti faccio richiamare appena arriva! A presto Ginger! Ti do notizie di Dorcas! - tagliò corto lasciandola in totale costernazione mentre passava il cellulare a Sìle.
- No, ehi! Gestire cosa? Quale cosa? Kerr! Come non mi passi Sìle, non hai detto che stava arrivando un quarto d'ora fa? Ehi!- dal telefono la voce di Ceday si abbassò improvvisamente quando Liam tolse il viva voce ridendo e riattaccò dopo averle detto di salutargli Richard.
Sìle lo guardò sconcertata mentre lo vedeva sbrigarsi a fare un'altra telefonata, attendere che gli rispondessero...
- Ehi Rick! Benone, grazie e tu?- chiese, poi fece una risata e annuì - sì, lo so, mi ha dato lei il tuo nuovo numero. L'ho appena saputo, ah infatti, a quel proposito, se ti sentissi fare qualche domanda strana sappi che è tutta colpa mia. Sì beh Ced è matta da legare, ma stavolta ho contribuito in modo sensibile...- altra risata - bravo ragazzo! Così mi piaci!- ancora un'interruzione - tra due settimane? Aspetta, controllo...- disse, quindi parlò cercando nell'agenda del dispositivo -...per me dovrebbe andare. Sono a casa. Quattro giorni hai detto giusto? Va bene...sì penso di sì, chiedo e ti do conferma, un momento - detto questo si rivolse a Sìle.
- Che stai combinando?- gli chiese lei perplessa.
- Due singole fra due fine settimana per cinque notti?-
- Sì, non c'è problema...- rispose la ragazza.
Liam riferì all'istante, salutò e chiuse la conversazione, quindi partì immettendosi con calma nel traffico.
Tentò di allungare una mano a farle una carezza su una gamba, ma lei si ribellò.
- No, ora mi spieghi che gioco stai facendo ai danni di Ced!- ordinò trattenendolo però per un dito.
Lui sorrise e scosse la testa.
- Scusa, scopro che Ceday esce con un mio amico alpinista, e volevi che di fronte alla conversazione che hai sentito io non cedessi alla tentazione di prenderla in giro? Oltretutto Rick è uno dei pochi davvero simpatici che conosco in quell'ambiente! -
- Ma non era un alpinista quello con cui usciva la settimana scorsa...- rifletté Sìle perdendo il conto per un momento sulle avventure dell'amica.
- Li ha presentati George una decina di giorni fa e lei ha detto che quando gli ha sentito dire Karakorum , è quasi svenuta per quanto era sexy...- riferì Liam - e quindi è andata in bagno, ha troncato con l'altro e ha invitato Richard a cena -
Sìle aggrottò le sopracciglia.
- Ha detto Karakorum senza sbagliarsi? Ceday?- domandò Sìle ammirata.
- Beh no, ovviamente...anche per quello non potevo trattenermi -
- Sei tremendo, lo sai? Sei peggio di una zanzara con lei...-
- Mi viene spontaneo, che posso farci?-
- Ma come ti viene in mente di dirle certe cose? Lo sai che quando le piace qualcuno diventa ipersensibile!-
- Beh...a Rick mancano un paio di pezzi, infatti anche con la ex evitava di togliere i calzini...ma per il resto è sano come un pesce, ed è anche una persona di un certo valore,a livello umano. Vengono a trovarci lui e George, così lo conosci anche tu - spiegò più seriamente Liam concludendo lì il discorso.
Di cosa dovessero dirsi Dorcas e Ceday tramite lui, non fece parola.
- E che c'entra Dorcas in tutto ciò?- chiese infatti Sìle.
- No, niente, tranquilla...- rispose Liam molto poco tranquillizzante...ma lei decise di aspettare per metterlo alle strette.


Dopo un po' che viaggiavano gli riprese la mano e lui intrecciò le dita con lei sue prima di portarsele alle labbra.
Lei allora gli appoggiò la testa sulla spalla, gli diede un bacio su una guancia e poi si riappoggiò.
- Come stai streghetta?- le chiese Liam.
- Molto meglio...è come se mi avessero tolto un peso immenso dal petto -
- Era più dura da dire che da fare questa cosa vero?-
Sìle annuì e guardò fuori: verso il Lake District c'erano di nuovo pioggia e nubi, ma in quel breve tratto di mare che dovevano superare e che li stava accompagnando entro i confini della regione dei laghi, un raggio di sole fendeva le nuvole creando una striscia luminosa sull'acqua bassa.
Strinse forte la mano di Liam senza rivolgergli lo sguardo perché improvvisamente le si erano riempiti gli occhi di lacrime.
Lacrime bellissime in veritá, di quelle che si avrebbe sempre voglia di piangere perché sono quelle che sgorgano nel momento in cui ci si accorge di essere felici e la consapevolezza di questo finisce addosso senza preavviso e ti confonde le idee, si disse.
Poi, quando fu certa che Liam non la guardasse perché gli era arrivata un'altra telefonata, approfittò per asciugarsi gli occhi di nascosto e per guardarlo un po'.
Fu un'osservazione abbastanza accurata, visto che la telefonata riguardava la sua collaborazione con quel certo ente nazionale di tutela del patrimonio faunistico e si prolungò per diversi minuti.
- Che dicono?- si informò una volta che lui ebbe chiuso la conversazione: aveva perfino messo l'auricolare per essere sicuro di non perdersi niente.
- Che prima di settembre non se ne parla, ma da una parte meglio così...ho un paio di lavori da finire e una figlia da conoscere, se non ricordo male -
- Ricordi benissimo e, a tale proposito, noi abbiamo fame, papá...- gli annunciò dopo essersi assicurata che quell'uomo bellissimo fosse davvero lì accanto a lei, ma soprattutto dopo aver ricevuto un calcio piuttosto deciso da dentro la pancia mentre lui ne tirava in ballo il contenuto -
- Entrambe?- chiese lui.
- Certamente! Senti...- gli disse prendendogli la mano e portandosela sul pancione dentro cui sentiva svolgersi un'attivitá frenetica.
Liam si mise a ridere perché anche a lui arrivò un calcio.
-Che ne dici? Ci fermiamo in quel pub lungo la strada che ti piace...ehi! Calma lì dentro, stiamo decidendo...- disse dopo un altro calcio tamburellando con le dita sulla pancia di Sìle -...ma fa male?- domandò dopo un attimo.
Sìle dondolò la testa.
- Mh...beh proprio male non posso dirlo...ma un po' di fastidio a volte sì...- rispose lei toccando il punto in cui sentiva un piedino premere - è che inizia a sentirsi stretta poverina...comunque sì, andiamo in quel pub! Ho voglia di una delle loro backed potatoes ai funghi!-
- In questi giorni era anche tempo buono per pescare...-
- E come lo sai?-
- È luna calante, streghetta...mi perdi colpi su questi cose? Proprio tu?- disse lui indicando fuori con un cenno della testa - e poi guarda i gabbiani: sono tutti concentrati sulle banchine, qualche nobby è uscito di sicuro, e loro aspettano gli scarti...- spiegò guardando verso Morecambe.
- Adesso ti intendi anche di pesca?- domandò Sìle sorpresa: non credeva fosse il suo genere di cose.
- Ti faccio presente che uno dei miei migliori amici qui in Inghilterra, è del Nord del Galles, e uno dei più bei servizi fotografici che ho fatto, l'ho fatto sul Cymry Siark, uno dei pescherecci al comando di suo padre. E a bordo di quella nave sono ottimi pescatori, ma soprattutto ottimi cuochi...- raccontò lui ritraendo la mano dalla sua pancia per cambiare - anche se continuo a non amare le attivitá venatorie, di qualunque natura siano...-
Ecco, allora sì, le tornava. Sorrise e rimase a guardarlo.
- Ecco perché lo pulisci e lo cucini così bene tu il pesce...-
- Beh...che bella stima! Guarda che ci ho passato più di metá della mia vita vicino, sopra e dentro l'acqua di mare! Non è solo per una settimana passata in mezzo ai pescatori del Galles settentrionale! -
- Oh come sono suscettibili questi chef!-


Qualche ora dopo...
-...insomma, si può sapere quando finirá questa storia? -
- Non sono io a poterlo decidere!-
- Guarda Dorcas che Sìle non è stupida, mi conosce un po' troppo bene per non capire che le sto...-
- Le stai? -
- Aspetta. Avevo sentito un rumore -
- Che rumore? No. Non c'è stato nessun rumore! -
Liam, o meglio la parte inferiore del suo corpo, inerpicata in cima ad una vecchia scala a pioli, si mosse, e dal buio completo del sottotetto emerse anche il suo busto.
Spense la torcia e guardò Dorcas, compiendo tra l'altro un gesto atletico non indifferente nel riuscire a sedersi sul piolo che interessava il suo posteriore.
- Dorcas...-
- Sì?-
- Sorvoliamo sul fatto che se tu mi chiedi "Che rumore?" così allarmata, significa che hai distinto perfettamente tra i normali scricchiolii di questa casa e quel rumore! Quel fruscio che si è sentito alla destra della mia testa poco fa...rimane comunque il fatto che tu non hai bisogno di cercare un vecchio bollitore dell'anteguerra nel sottotetto, visto che ne hai quattro solo al B&B e ora non hai clienti...ti decidi a dirmi che hai perso il controllo su quella cosa che riguarda Ceday o no?-
La fretta con cui Dorcas, agitando le mani in aria e producendo uno Shhhhh!!! fragoroso mentre saliva sulla scala anche lei e gli andava a tappare la bocca, erano sintomatici della sua preoccupazione.
- Non dire il suo nome o si scatenerá di nuovo! È stata lei a svegliarlo e lui non vuole assolutamente lasciarla in pace. Se scopre che lei non tornerá a riprendersi...-
Dorcas si interruppe d'improvviso e scese dalla scala facendo cenno a Liam di fare altrettanto.
- Chiudi...- gli disse.
- Che c'è?-
- Fa'come ti dico...dai-
Dalle spalle di Liam arrivò un suono stranissimo, come di qualcosa che venisse trascinato sul pavimento o come...
- Accidenti! Sembra un...un diavolo della Tasmania!- esclamò lui riaccendendo la torcia per sbirciare dentro, istinto da esploratore che da cattivi consigli a volte.
La luce si propagò nell'andito basso e scuro per illuminare una cosa, grande quanto un grosso ratto ma con fattezze vagamente umanoidi e una fisionomia scarna e appuntita, quasi scheletrica, che procedeva a gran velocitá verso di lui mentre con mani artigliate che perforavano le assi di legno, continuava a sibilare in modo aggressivo.
Per fortuna la luce lo costrinse ad immobilizzarsi mostrando strane orbite cerulee. Come fosse un animale notturno dal naso adunco.
Liam,ovviamente, a quel punto approfittò dell'attimo di smarrimento della cosa per sbrigarsi a chiudere.
- Ma che cos'è?- domandò mentre cercava di bloccare l'accesso al sottotetto e sopra di lui quel coso iniziava a raspare furiosamente il legno della botola, sibilando come un ossesso.
- Un goblin, ma non riesco a placarlo in nessun modo evidentemente...- rispose Dorcas pensosa.
- E tu ci mandi me in avanscoperta? Sei tu la strega!- protestò Liam scendendo dalla scala per andarsi a mettere seduto su una sedia lì vicina - e tu sta' zitto! L'ho chiusa la fottuta botola, che altro vuoi?- dando un pugno contro il legno prima di attuare la sua intenzione di sedersi.
- Certo! Appunto per questo! Con me non è aggressivo, questo atteggiamento lo prende solo in circostanze particolari...- rispose Dorcas liberandogli una poltrona imbottita e portandolo a sedersi lì.
- Sarebbe a dire?- chiese Liam accomodandosi.
Dorcas si sedette su quella di fronte pensando.
Rimuginò per qualche attimo quindi allargò le braccia.
- No. Non posso in realtá, è inutile...- disse tra sé.
- Cosa?-
- Beh è come Garlicky...i goblins sono più socievoli di altre creature, questo è certo, ma sono molto estremi anche loro nei loro impeti...- spiegò - e soprattutto, c'è sempre qualcuno che loro preferiscono sopra tutti...-
- Va bene ma io che gli ho fatto?-
- No, non sei tu...è... Ginger il problema...- rispose Dorcas.
Liam allargò le braccia.
- E ti pareva! Che ha combinato stavolta?-
- lo ha svegliato. Lui dormiva in una vecchia scatola della sua trisnonna, Claricia Cook, una strega molto famosa e potente, non sapevo fossero parenti...- si soffermò a riflettereDorcas per un attimo, poi però riprese, sapendo che Liam non tendeva ad essere paziente in quei frangenti - comunque lui, era legato in modo spasmodico a Claricia, Ceday mi ha mostrato perfino delle vecchissime foto in cui compare la trisavola con lui sulla spalla, ma lo dicevano tutti che era una strega strana lei...-
- Va bene ma come ha fatto Ceday a ritrovarsi Nosferatu attaccato alle chiappe?-
- Ceday? Beh qualche tempo fa, mentre voi eravate da Morgan, ha deciso di rimettere in ordine il vecchio studio a casa di sua madre, e ha trovato una grossa scatola di legno...- spiegò Dorcas alzandosi e dicendo a Liam di seguirla con un cenno - a quanto pare ci ha ritrovato dentro un taccuino di ricette per dei profumi, delle boccette con i componenti e altre con i nomi delle misture. Ha provato a rifare quella che secondo Claricia era la più preziosa..ed è arrivato lui...- raccontò indicando il solaio - e siccome Ceday e Claricia si somigliano molto...lui la tratta come trattava Claricia e cioè come fosse una cosa sua. È gelosissimo e non le da pace, e lei ora poverina ha questo ragazzo che... -
- No, lo ha giá cambiato il ragazzo, Dorcas, ma fammi capire...un goblin si è innamorato di Ceday? Mi stai dicendo questo?-
- Mh...no. È peggio. È un'appartenenza. Se una strega si lega coscientemente così tanto ad uno Sìdhe, diventa davvero un problema. Lui è convinto che Ceday sia Claricia e che quindi ci sia ancora un'affinità elettiva! E soprattutto è molto, molto risentito con lei perché la accusa d'averlo tradito...ecco perché è così intrattabile e dannefice...-
Lo guidò di sotto, spegnendo lumi ad olio e chiudendo porte a doppia mandata man mano che tornavano verso il piano terra del vecchio cottage nel bosco.
Quando furono seduti al grande tavolo della cucina di Dorcas, lei gli mostrò quanto le aveva lasciato Ceday.
Nelle foto c'era una donna, molto bella ma dall'aspetto vagamente sinistro, che sedeva su un grande divano di velluto, molto vecchio, vestita come nella letteratura stregonesco classica quasi: i capelli ricci e vaporosi, come quelli di Ceday, le ricadevano su un fianco fin sotto la vita, in una grossa treccia, indossava un abito nero accollato che delineava molto bene la corporatura giá esile accentuata dal bustino stretto in vita, e da sotto la gonna, spuntavano scarpe con la fibbia, anche se di fattura un pò' meno castigata del solito perché avevano tacchi molto più slanciati e calze a righe orizzontali.
Gli occhi erano inequivocabilmente di uccello, e infatti vicino a lei c'era un enorme corvo che se ne stava accovacciato al suo fianco come una gallinella.
-...ehi...mica male la perfida strega dell'ovest qui...- commentò Liam girando la foto - Claricia Cook, Londra 1889...- lesse - e allora? Non vedo niente di strano a parte un bel pezzo di strega con un corvo - commentò Liam.
- Guarda meglio...- gli suggerì Dorcas porgendogli una lente d'ingrandimento - tra i capelli, sulla sua spalla...-
Liam osservò attraverso la lente e capì: tra i capelli di Claricia, c'era come uno sbuffo di fumo molto localizzato, ma trattandosi di una foto così vecchia, l'occhio esperto di Liam capì al volo.
Quello era qualcosa che si muoveva. Freneticamente. Qualcosa che una macchina fotografica di quell'epoca non poteva assolutamente cogliere nitidamente.
Quello doveva essere Nosferatu, come prontamente ribattezzato l'ospite turbolento della soffitta.
Sorrise affascinato, come al solito quando trovava un nuovo pezzo da aggiungere al suo archivio di notizie su quel mondo assurdo.
- Ce ne sono altre?- chiese.
- Sì, alcune...- disse Dorcas e gliele passò subito: una serie di una decina di foto.
Liam le osservò bene e alla fine la guardò indicandole, ma lei lo fermò e scosse la testa.
- Hai ragione, è tutta lì la questione, ma non pensarci neppure! - disse imperiosa - se tocchi qualcosa che lui considera suo e di Claricia per portarlo via da qui, te lo ritrovi tu alle calcagna e a Sìle in quello stato non deve avvicinarsi. C'è qualcosa che lui vuole e che riguarda quelle foto, certo...ma non ho ancora capito cosa, l'hai visto, è intrattabile! La scatola l'ha sequestrata e non mi ci fa avvicinare neppure per sbaglio! -
- Ma se non posso lavorare sulle foto e cercare di capire meglio cosa succede...- sospirò Liam, poi però sembrò avere un'illuminazione - va bene, facciamo in un altro modo. Se ritrovo certa attrezzatura di George dove mi pare d'averla imbucata, te lo dico e tu domani mi fai trovare questo tavolo sgombro almeno a metá...-
- Bene...grazie...- sbuffò Dorcas mentre da sopra le loro teste proveniva un rumore di qualcosa che crollava sul pavimento e una specie di ululato soffocato e lamentoso. Dorcas guardò la pendola: le sei e mezza del pomeriggio - puntuale, ci risiamo! Adesso attacca il lamento dell'abbandono dalla finestra...sono sfinita non ne posso più!-
- Apre anche la finestra?- chiese Liam - proprio mentre io sto per uscire?-
- No, non la apre neppure, ha paura dei chiodi che ci ho infisso intorno...- spiegò Dorcas aiutandolo ad infilare il giaccone e accompagnandolo alla porta - ma c'è un vetro rotto e lui si mette a cantare attraverso quello...-
- Ah giusto...io lo chiamo ululato cacofonico, ma per lui è una canzone...- ricordò Liam mentre attraversava la soglia -...l'amicizia con quella donna è perniciosa! Ecco perché mi viene da farle tanti dispetti! - commentò avviandosi verso casa - sicura di non voler venire a cena da noi, Strega dei laghi? Ti riaccompagno io dopo...- propose girandosi verso la porta da cui Dorcas lo salutava mentre lui imboccava il sentiero nel bosco.
La donnina però gli indicò la finestrella del solaio da cui provenivano quei lamenti...
- Non posso abbandonarlo così...è molto triste!- disse nel momento esatto in cui Liam, imprudentemente fermo in mezzo al sentiero, si vedeva arrivare addosso, lanciato attraverso il vetro rotto, una mezza dozzina di cose piccole e scure, come palline.
- Dorcas, non mi ha colpito, ma se per caso scopro che mi ha appena tirato della cacca di topo, gli faccio rimpiangere di essere nato. Chiaro?-
- Chiarissimo, ma spostati perché ne ha una scorta non indifferente e la tira a tutti gli uomini che vede -
- Ah sì?- domandò Liam sorpreso, ma a quel punto ampiamente persuaso a riprendere la via di casa.


Quella sera, a letto, Sìle decise di affrontarlo.
Lui aveva giá spento la luce e cercava di dormire malgrado l'ennesimo gattino approdato in famiglia che, bisognoso di amore paterno, gli giaceva praticamente sul naso.
Sìle riaccese la luce e lo richiamò con uno sgrullone su una spalla.
- Si può sapere che state combinando in quel cottage tu, Ceday e Dorcas?- gli chiese con fare agguerrito.
Liam inarcò le sopracciglia e scosse la testa con aria innocente.
- No...-
-...ah...va bene buonanotte...- replicò Sìle che aveva capito che nemmeno per quella sera avrebbe cavato un ragno da un buco.
La tattica doveva cambiarla: doveva costringere Liam a sentirsi un bugiardo per quello che le stava nascondendo.

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale > Maghi e Streghe / Vai alla pagina dell'autore: Val