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Autore: idrilcelebrindal    23/09/2014    6 recensioni
La Battaglia dei Cinque Eserciti è terminata, ed è stata una strage; ed anche se nessuno dei Durin ha trovato la morte sul campo, i Nani sono privi di guida. Thorin, menomato dalle ferite, in preda a spaventosi rimorsi e sensi di colpa, straziato dall'ansia per la sorte dei suoi ragazzi, medita di rinunciare al Trono per cui ha tanto combattuto.
Kili, privato di suo fratello disperso in battaglia, profondamente deluso dallo zio, si aggrappa disperatamente alla vita; in questa lotta, ha come solo conforto la presenza della sua dolce Liatris, e la convinzione che Fili non è morto, e prima o poi tornerà.
E intanto, molto più ad ovest, gli Orchi in fuga trascinano con loro alcuni prigionieri: uno, con un'astuta messinscena, prepara una rocambolesca fuga, senza sapere quali ostacoli incontrerà e se l'impresa non gli costerà la vita; un altro, alla disperata ricerca del suo passato, scoprirà che l'amicizia può fiorire anche in luoghi e momenti del tutto inaspettati. Non sa che questa amicizia lo trascinerà su una via oscura e piena di pericoli, ma anche di sorprese, ed alla fine potrebbe anche ritrovare se stesso ed il suo destino.
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bilbo, Fili, Kili, Nuovo personaggio
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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31 Agguato
31 Agguato

Kili era stanco. L’incontro con gli Elfi si era rivelato carico  di tensione, che, aggiunto alle emozioni della giornata e della notte pecedenti, aveva contribuito a prosciugare l’organismo ancora fragile del giovane Nano; ma d’altra parte, Kili odiava sentirsi così stanco.
Non andrò da nessuna parte in questo modo,  si disse. E se Liatris viene a sapere che non ho riposato, diventerà più pericolosa di mamma. Sorrise tra sé.
Rasserenato, o rassegnato, si distese sul basso letto elfico nella sua tenda, e, cullato da dolci pensieri a proposito di setosi capelli biondi e morbide curve, senza saperlo scivolò nel sonno.

Fu una sensazione a svegliarlo; una sensazione di allarme.
Si guardò intorno, ma non vide nessuno. I suoni dell’accampamento attorno a lui erano quelli soliti del pomeriggio; doveva aver dormito un paio d’ore.
Eppure uno strano senso di inquietudine gli rendeva faticoso respirare, e un brivido gli risaliva la spina dorsale. Si accorse di avere la pelle d’oca.
Cosa diavolo sta succedendo?
Non riusciva a star fermo. Si alzò, si vestì, ed afferrato il pesante cappotto foderato di pelliccia, uscì dalla tenda.

“Tutto bene, Kili?” chiese Dwalin. Il grande guerriero era accovacciato davanti alla tenda, di fronte a Bifur, e giocava a dadi con lui mentre due guardie osservavano interessate.
“Ho voglia di fare due passi,  ma non è necessario che veniate con me…” iniziò a dire il principe, ma Dwalin lo fulminò con una delle sue occhiate.
“All’improvviso anche noi abbiamo voglia di camminare, vero Bifur?”
L’altro assentì e borbottò qualcosa in khuzdul antico.

“Sono così orgoglioso di lui, Balin. E’ riuscito a fare tutto quello che era necessario. Ha ottenuto il rispetto di tutti i nostri vicini, ed il futuro di Erebor non è mai stato così radioso. Ha persino risolto il problema di quella maledetta gemma. Non ha mai, mai ceduto ad essa! Ed io invece non mi ero nemmeno accorto di quello che mi stava succedendo!”
Balin sospirò. Thorin sembrava molto sereno, in quegli ultimi giorni. Come se   un enorme peso fosse stato tolto dalle sue spalle. Si era tenuto al corrente delle attività di Kili, e Balin aveva trepidato un po’ nel raccontargli come il nipote stesse disponendo con liberalità del Tesoro di Smaug; ma Thorin non aveva mostrato alcun risentimento, né avanzato alcuna obiezione. Anzi, lo aveva guardato di sottecchi, con un sorrisetto.
“Stai aspettando una reazione violenta? Mi dispiace deluderti, ma ho imparato la lezione. Ho ammesso i miei errori; non posso far nulla per cambiare quello che è stato, ed il rimorso mi perseguiterà finchè vivo. In ogni momento della giornata devo convivere con la consapevolezza che uno dei  miei nipoti ha pagato i miei errori con la sua vita; e in quanto all’altro…” Thorin sospirò profondamente.
Per alcuni momenti si guardò le mani, tentando di dominare la commozione che gli stringeva la gola.
“Kili non vuole essere Re. Non l’ha mai voluto, ed io lo so bene. Kili  vuole  una vita libera ed interessante, di scoperta e di conoscenza, e nei miei progetti avrebbe dovuto essere l’occhio di Erebor sul mondo. Ora invece…”
Balin gli posò una mano sulla spalla. Sapeva bene che Thorin aveva ragione; Kili era stato suo allievo, e lo conosceva.
“Sta facendo molto bene, Thorin. Ha gestito al meglio alcune situazioni difficilissime; è intuitivo, innovativo, ed ha molto coraggio. Sembra che sappia sempre quale sia il modo migliore di trattare con la persona che ha davanti…”
“Ma non è quello che vuole. Ha dovuto assumersi un fardello che non gli competeva, e per quanto sia fiero di lui, non mi perdonerò mai per questo… e devo ancora fare i conti con Dìs.”
Il sorrisetto di Thorin era vagamente imbarazzato.
“Non sono ansioso di incontrarla. Mia sorella ha un modo devastante di chiederti il rendiconto delle tue azioni.”

“Si può?” una voce nota fuori dalla tenda interruppe lo scambio.
“Certo, amico mio, vieni pure,” rispose Thorin. Gandalf fece la sua comparsa, accompagnato da tre enormi boccali di birra.
“Doppiamente benvenuto, Gandalf!” rise Balin. Il mago ammiccò.
“So come guadagnarmi una bella accoglienza!” distribuì i boccali e si abbandonò su una sedia accanto ai due.
“Uffh! Anche questa è fatta!” sospirò. Poi guardò Thorin di sottecchi.
“Ti riferisci all’Arkengemma? Buona idea, Gandalf. Ed a questo proposito…” il Nano esitò, ed il mago con un gesto lo incoraggiò a proseguire.
“E’ davvero magica, Gandalf?”
Il vecchio sospirò.
“Difficile dirlo. La magia è cosa antica, ed io sono ben lungi dal conoscere tutte le sue forme. Però…”
“Sarebbe troppo facile, vero?” sussurrò Thorin, “attribuire alla magia le colpe delle nostre azioni. Per quanto riguarda me, so che non è così.  A meno che non vogliamo chiamare magia l’avidità e l’orgoglio.”
Rimasero tutti un attimo in silenzio. Fu Gandalf a romperlo.
“Forse sono vere tutte e due le cose. L’Arkengemma è simbolo di potere e ricchezza, che sono due potentissime sirene. Offuscano il giudizio, e tanto più quanto più una persona è vicina ad essi. Il potere scorre nelle vene dei Durin fin dal Risveglio; nessun’altra stirpe di mortali risale ininterrotta e diretta così indietro nel tempo; hanno il potere ed il comando nelle ossa, nell’anima, e quindi il richiamo è potente. Per te come per Dàin. Anche Dàin ha sentito la voce del potere, ed anche lui ha imparato la lezione nel modo più duro.”
“Hai ragione, Gandalf. Per fortuna Nàin si è ripreso,” disse Thorin. “Perdere un figlio  è già più di quanto si possa sopportare. Però anche Kili è un Durin, e lo sta dimostrando, eppure ha detto di provare disgusto…”
Gandalf ridacchiò.
“Kili è come un uragano, sta sovvertendo tutti gli schemi, e gli riesce bene! Ma Kili è diverso. Ha altre priorità, e le idee chiare; poi non vi è dubbio che tuo nipote sia qualcosa di speciale. Ricordi cosa diceva Inglor?”
“Sì, anche se non ho mai capito cosa intendesse.”
“Nemmeno io… ma credo che ne vedremo delle belle.”

“Davvero non ti dispiace per l’Arkengemma?” chiese il mago serio, dopo una breve pausa in cui tutti si dedicarono alla birra.
Thorin rimase un attimo in silenzio.
“Sì e no. E’ un peccato distruggere una simile meraviglia, ma nelle mani sbagliate sarebbe troppo pericolosa. Kili ha ragione: la follia di mio nonno l’ha caricata di significati simbolici, tutti negativi. E’ meglio così, e l’idea di dividerla con gli altri Nani ha un impatto emotivo fortissimo. Complimenti, Gandalf!”
“Del tutto immeritati,” rispose il vecchio sorseggiando con aria estatica la sua birra, “io ho solo pensato di tagliarla. L’idea di distribuire le gemme è di Kili. Tuo nipote ha il dono di sapere come conquistare la gente… anche quando mi fa vedere i sorci verdi con le sue manovre con gli Elfi!”
Balin ridacchiò.
“Sì, ha fatto lo stesso effetto a me… mi sono chiesto dove avevo lasciato la mia spada!”
“Invece Kili sapeva il fatto suo, come in tutta questa vicenda. Posso partire tranquillo, ora.”
“Quindi dopo il matrimonio te ne andrai?” chiese Thorin, tranquillo.
“Sì. Per Bilbo è ora di tornare a casa, ed io voglio fare una tappa da Beorn. Viaggeremo con comodo. Anche se…” il mago si azzittì un attimo, guardando il fondo del suo boccale, come sorpreso di trovarlo vuoto.
I Nani lo guardarono  sorpresi. Gandalf scosse il capo.
“Per un attimo ho avuto la sensazione che questa storia non sia finita, ma beh… non vedo cosa potrebbe succedere, ancora!”
“Credo che andrò a prendere dell’altra birra,” rise Balin. “Quando un uomo diventa sentimentale, vuol dire che ha bisogno di bere!”

Era ormai sera, e Kili e Liatris stavano tornando alla loro tenda, seguiti sempre da Dwalin e Bifur.  Il giovane principe ascoltava la fidanzata mentre raccontava aneddoti della giornata trascorsa a compilare le liste degli ordinativi, ascoltando le richieste più assurde di Nani e Uomini.
“Dovevi vederlo, Kili! Era rosso come un pomodoro e ha farfugliato per un quarto d’ora prima di riuscire a dirmi che il legname gli serve per costruire delle latrine!”
“Beh, posso capirlo,” commentò Kili con un sorriso malizioso. “Probabilmente stava pensando che le future principesse non dovrebbero avere  molta dimestichezza con la costruzione di  bagni e gabinetti!”
Risero entrambi.  
Kili aveva trascorso il pomeriggio in mezzo alla gente, ascoltando i Nani, e  i loro progetti; e quando gli Uomini di Laketown l’avevano visto, erano stati tutti inchini e cerimonie, finchè Kili stesso non aveva posto fine a tutte quelle sciocchezze con un paio di battute ed un sorriso malandrino.  Il giovane Nano aveva goduto ogni momento, e quando Liatris si era unita a lui, tutto era stato perfetto… anche quella strana sensazione era come sbiadita, sparita sullo sfondo. Avevano cenato in compagnia, nella enorme tenda delle cucine, e per una sera era tornato tutto come una volta… niente decisioni, niente diplomazia, niente problemi.
Kili era pronto a liquidare il tutto come fisime dovute alla stanchezza, ma nel momento preciso in cui entrò nella tenda, rieccola. Quella sensazione mozzafiato.
“Kili, stai bene?” alla domanda di Liatris si accorse di essersi fermato di botto.
“Sì,sì… credo di essere solo  un po’ stanco.”

Il campo era tranquillo. Si avvicinava la mezzanotte, e Kili stava dormendo profondamente, esausto per la faticosa giornata.
E poi successe qualcosa.

Kili si svegliò di colpo, completamente vigile. La sensazione di pericolo era più forte che mai, ed il giovane Nano si guardò intorno, senza notare nulla di strano. La tenda era silenziosa, Liatris dormiva rannicchiata sotto le pellicce. Un’ombra alla sua destra richiamò la sua attenzione, ma era solo Beriel, che gli voltava le spalle; raccolte alcune cose, l’Elfo scivolò fuori dalla tenda. Non vi era niente di strano, eppure…
Kili gettò indietro le coperte: si sentiva soffocare, il cuore gli batteva all’impazzata, e tutto quello che riusciva a pensare era pericolo pericolo pericolo.
Devo mandarla via, pensò guardando Liatris. Non osava nemmeno chiamarla, così scivolò giù dal letto, e , senza alzarsi in piedi, si accucciò vicino a lei.
Toccò leggermente i capelli biondi, l’unica parte visibile di lei, e Liatris fu subito sveglia.
“Kili…” sussurrò emergendo dalla pelliccia.
“Ssst!” La zittì lui. “Non parlare,” alitò, facendole cenno di seguirlo.
“Ma…”
“Sstt!” Gli occhi della ragazza erano enormi nella luce fioca del braciere. Kili stava cercando qualcosa nell’angolo della tenda, e riemerse poco dopo con un pugnale ed una spada.
Liatris trattenne il respiro, chiaramente piena di domande.
Ora che aveva preso l’iniziativa di fare qualcosa, Kili si sentiva molto meglio. Era ormai sicuro che stava per succedere qualcosa, lo sapeva come era certo che il sole sarebbe sorto a est, ma sapeva anche cosa doveva fare.
Condusse Liatris sul fondo della tenda, sul lato opposto all’ingresso. Si chinò su di lei e le sussurrò all’orecchio. “Vestiti, mettiti stivali e mantello, presto!”
“Ma…”
“Sta succedendo qualcosa,” le rispose Kili, mentre, in ginocchio, armeggiava con la parete della tenda. “Devi andare alla tenda di Thorin, trova Dwalin e digli di venire subito con qualche guerriero.”
Liatris spalancò gli occhi.
“Vado!” sussurrò mettendosi gli stivali e raccogliendo il mantello.
“Non di lì!” l’urgenza nella voce di Kili la fermò. “Da questa parte.” Liatris vide che aveva tagliato la tenda con il pugnale, praticando un’apertura.
“Non passare davanti alla tenda; gira intorno e costeggia la cucina, e a quel punto, cerca di far rumore!”
“Kili… cosa sta succedendo?” Liatris era seria, e lo stava guardando con occhi preoccupati. “Non sento niente, fuori…”
Kili scosse il capo.
“Tra poco sentirai. Non c’è più tempo, muoviti!”
Così dicendo, la spinse fuori; chiuse la tenda meglio che potè e tornò a letto. Si tirò addosso le pellicce, disponendole in un cumulo informe; e tra di esse, in un punto non visibile dall’ingresso, sistemò la spada.
“Al  fuoco!” il grido echeggiò nella notte.
Strinse le dita sull’impugnatura e si dispose ad attendere. Sono pronto.


“Al fuoco!”
Liatris si immobilizzò un istante. Aveva percorso pochi metri sul margine della tenda, e davanti a lei vedeva quella della cucina. Guardò con attenzione, ma non vi era nessuno in vista.
Uscì dall’ombra della loro tenda e sparì dietro l’angolo della cucina.

Dopo solo pochi istanti, si levarono altri clamori; suoni di combattimento e il ruggito inconfondibile di Dwalin squarciarono la tranquillità della notte.
Kili rimase immobile, in attesa, cercando di regolare il respiro.
Un rumore soffocato ed un tonfo sordo fuori dalla tenda attirarono la sua attenzione. Qualunque cosa fosse, stava per accadere; un fruscio, e  per un attimo, da sotto le ciglia semiabbassate,  Kili vide un squarcio di cielo notturno stellato, oscurato subito dopo da un’ombra più intensa del buio della tenda. Sta entrando qualcuno.

Liatris corse costeggiando la tenda della cucina e riemerse a pochi metri da quella di Thorin; era in corso uno scontro, poche persone di scambiavano colpi violenti; la luce del fuoco, che stava divorando una tenda  poco lontana, illuminò la sagoma inconfondibile di Dwalin con le due asce in mano. Con un ruggito, il Nano ne calò  una su un’ombra accanto a lui, che stramazzò a terra,  e tutto finì.

Il cuore di Liatris batteva all’impazzata. Kili aveva ragione, era successo qualcosa di grave… e lui era solo!
Superò di corsa lo spazio e si aggrappò al braccio del Nano tatuato.
“Dwalin! Dwalin, presto, devi venire! Kili ha detto di venire…” farfugliò senza sapere nemmeno bene lei cosa dire, ma i sensi di Dwalin erano all’erta.
“Cosa succ...? Kili!”
Il Nano si raddrizzò, ed in quel momento il fratello  e Bifur lo raggiunsero fuori dalla tenda di Thorin.
“Dwalin, l’hai preso…”
“Kili!” gridò il grande guerriero. Balin guardò  il fratello, poi Liatris.
“Bifur, tienila qui!” gridò, e con Dwalin si diresse di corsa, armi in pugno, verso la tenda di Kili.

Furono sufficienti pochi secondi per arrivarci, ed un istante per capire che era davvero successo qualcosa: la guardia era accasciata a terra, esanime. Seguito a ruota dal fratello, Dwalin si precipitò all’interno e si fermò di botto.
A terra, due corpi giacevano immobili, l’uno sull’altro, immersi in un lago di sangue.



Angolo autrice
Colpo di scena!
Graziegraziegrazie, a chi ha lasciato un segno del suo passaggio. Anche se non rispondo a tutti, ogni recensione è un fiore nel mio giardino preferito.  Grazie a chi mi ha seguito fin qui. Mi rendo conto che ho oltrepassato i 30 capitoli, e che non sento più da tempo chi si era fatto vivo all’inizio. Avranno gettato la spugna, magari? 31 capitoli sono tanti, ma la cosa peggiore è che non  è ancora venuto fuori il significato del titolo… OMG. Beh, siete talmente intelligenti che forse qualche sospetto l’avete, gli indizi sono decisamente oscuri ma ci sono.
Alla prossima
Bacio
Idril
  
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