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Autore: Spensieratezza    24/09/2014    4 recensioni
Dean per salvare suo fratello Sam dalle prove, diventa un demone, ma ora la sua anima è dannata per l'eternità. Riuscirà l'amore di Sam a salvarlo?
si ispira al finale della 8 x 23 !
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester
Note: What if? | Avvertimenti: Incest | Contesto: Nel futuro
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                             Non c'è nessuna orchestra, è tutta un'illusione







Questa è la storia di un uomo che percorre l’autostrada in senso inverso rispetto a quello di marcia. Alla radio, un giornalista spaventato getta l’allarme….”Un pazzo si è lanciato contromano..”
L’uomo che ascolta la radio esclama indignato: “Un pazzo soltanto? MA QUI SONO TUTTI PAZZI!
 
Questo è quello che pensa Sam, e che scrive sul suo diario.
 
 
 
 
 
 
 “Dean è sparito. Non riesco a trovare traccia di lui. Il mondo è impazzito…oppure sono io il pazzo contromano sull’autostrada.”
 
 Sam dovette interrompersi, perché nel mentre scattò la segreteria telefonica del cellulare che era dentro la sua stanza, dopo che l’aveva testardamente fatto squillare a vuoto.
 
“Sam, questo è il mio quinto messaggio. Per favore alza quella cornetta, voglio solo sapere se stai bene..Solo ieri hai avuto un’ altra delle tue crisi. Non costringermi a chiamare Bobby”.

 
Amelia. Sam sospirò, deciso a continuare a ignorarla. Sapeva che non avrebbe potuto farlo per sempre, a quanto pareva la maggior parte dei suoi vestiti erano rimasti a casa sua. Sarebbe dovuto tornare a prenderli e sarebbe stata dura da spiegare, ma era determinato a farlo. Quella non era la sua vita e non poteva fingere che lo fosse, ci aveva già provato una volta e non aveva funzionato. E cos’avrebbe pensato Dean? quella storia gli sembrava un terribile dejavu.

Di nuovo Dean scomparso e di nuovo Amelia nella sua vita, ma questa volta era più determinato. Meno disperato di allora. Non si sarebbe lasciato sopraffare dalla disperazione.
 
 
“Sam, vieni a mangiare, intanto che pensi in quali altri mille modi evitare la tua fidanzata.” disse  Bobby in tono divertito.
 
 
Sam posò penna e diario e si guardò nello specchio della camera. Aveva un aspetto orribile. Occhiaie profonde di chi non ha chiuso occhio tutta la notte. Occhi arrossati di pianto e capelli alla rinfusa. Sembrava un barbone. Perlomeno erano corti. Merito di Dean, e ancor più dimostrazione del fatto che Dean esisteva, non era una sua immaginazione, anche se ovviamente se avesse portato quella come prova, probabilmente Bobby gli avrebbe detto che glieli aveva tagliati lui stesso, o forse Amelia.

 
“Sam, vuoi muovere il tuo culo e lasciare lì quel benedetto diario prima che la pasta si fredda? Hai tutto il tempo per crogiolarti nel tuo antro da bel tenebroso. “ lo chiamò di nuovo Bobby.
 
Sam sospirò e si avvio nel salone.
 

 
“Guarda che serve a fare autocoscienza.” Gli disse.
 
“ Ma piantala.Te e DEAN non avete proprio bisogno di sentirvi più in colpa di quanto non vi sentite sempre….”
 
Bobby si fermò di colpo come se non credesse alle proprie parole. Sam lo guardava atterrito e….confuso? probabile….
 
“Perdonami Sam, io…non so perché l’ho detto…” disse Bobby mortificato.
 
“Va…va tutto bene, Bobby, pensiamo a mangiare adesso, ok?” disse Sam con la voce che gli tremava leggermente, prendendo posto a tavola subito seguito da Bobby.
 
Un momento fa sembrava tutto normale, ma dopo pochi secondi Sam guardò il tavolo corrugando un poco le sopracciglia…
 
“Bobby, siamo solo io e te a pranzo giusto?” chiese perplesso.
 
“Ma certo, Sam, che domande fai?”
 
“E…ehm …allora perché, hai apparecchiato per cinque ?”
 
Bobby non sembrò capire le parole di Sam, lo guardò perplesso, poi guardò la tavola e dopo qualche secondo sbarrò gli occhi e aprì leggermente la bocca come risvegliatosi da un sogno.

 
“Oddio, non so cosa mi è preso.” disse alzandosi cominciando a sparecchiare.
 
“Bobby è tutto a posto, finiamo di mangiare prima…”
 
“No…è inquietante ok? Lasciami sparecchiare, ci metto un minuto! “ disse Bobby togliendo le varie posate, bicchieri e piatti aggiuntivi.

 
Sam ormai dimentico della pasta, lo seguì in cucina mentre rimetteva a posto le sue cose.

 
“Senti, ma come hai fatto a sbagliarti…voglio dire, da due a cinque ce ne vuole…”
 
Bobby fece come se non l’avesse sentito.
 
“Bobby.” lo richiamò Sam. nel suo cuore sperava che Bobby ricordasse qualcosa della loro vita, della loro vecchia vita e sola.
 
Bobby si sfregò le tempie “Io…. non…. Non lo so…cioè si che lo so, a casa dei miei amici siamo in cinque, sono abituato ad apparecchiare per quel numero e mi sono sbagliato…torna a mangiare, Sam.”
 
Sam decise di non insistere, ma non tornò al suo posto.
 
“ Sembra che anche tu abbia dormito poco stanotte.” disse Sam accorgendosi in quel momento delle sue profonde occhiaie.
 
“Sì…beh… Jodie….mi ha chiamato stanotte. “ disse Bobby senza guardarlo.
 
“Che cosa? “ chiese Sam stralunato. Questa non se l’aspettava proprio.
 
Bobby sospirò. “ Mi ha chiamato verso le tre di notte. Le ho detto < < Jodie per l’amor di Dio, erano secoli che non ti facevi sentire, potevi aspettare almeno altre sei ore.> >“
 
Sam trattenne una risatina. “E lei che ti ha detto?”
 
“Era piuttosto nervosa, agitata, come se avesse fatto un brutto incubo. Ha cominciato a farfugliare nominando un qualcosa che secondo lei avrebbe perso. “
 
Sam sentì la pelle d’oca e chiese a Bobby di continuare.

 
“ Beh, io gli ho detto che sicuramente qualunque cosa avesse perso l’avrebbe ritrovata e che niente poteva essere così urgente da non essere rimandata alla ricerca la mattina dopo, che doveva farsi solo qualche ora di sonno e il mattino seguente l’avrebbe ritrovata….”
 
“ E poi?”
 
“Poi credo di aver sentito dei singhiozzi." disse Bobby vergognandosi un poco. “Mi sa che son stato un po’ insensibile … dopodiché mi ha ringraziato di averla ascoltata  e ha attaccato.”
 
“Bobby, ti ha detto che cosa aveva perso?”
 
“No. È questa la cosa che non mi faceva prendere molto sul serio la questione…diceva che era un sesto senso…sentiva di aver perso qualcosa di importante, ma non sapeva cosa, solo che provava una grande tristezza “
 
“ E perché questa cosa ti ha…ehm…impedito di dormire?” chiese Sam sperando di non suonare insensibile.
 
“ Non lo so. Perché Jodie ha chiamato proprio me? Voglio dire, forse pensa che è colpa mia se ha perso questa cosa, altrimenti non mi avrebbe chiamato, e se è vero, cioè se è colpa mia veramente e lei adesso sta piangendo per colpa mia……”
 
“Bobby, ma è assurdo.” cercò di tranquillizzarlo Sam, ben sapendo che era tutto tranne che assurdo.
 
“Forse è assurdo, ma ha chiamato ME e non qualcun altro, dopo secoli che non mi sente, per qualcosa che ha perso, e quindi qualunque cosa sia, forse c’entro qualcosa.” disse Bobby esasperato battendo un pugno sul tavolo.
 
Sam lo guardò.
 
“ Pensi che sono pazzo vero?”
 
“No, Bobby, sono io quello pazzo, ricordi?” cercò di sorridergli  Sam. “No, io penso che Jodie ha bisogno di te, in questo momento, Bobby. Vai da lei. Io…me la caverò.”
 
“Non posso lasciarti da solo, lo sai, Sam.”
 
“ Bobby, sai che puoi farlo e c’è qualcun altro che ha bisogno di te adesso più di me, ma prima dimmi dove si trova Cas. Voglio parlarci. ” rispose Sam e fortunatamente qualcosa nel suo sguardo convinse Bobby ad andare.
 

 
 
 
 
Sam arrivò all’ospedale psichiatrico dove si trovava Castiel.  Perché si trovasse li era un mistero, ammesso che una sola cosa avesse un senso in quella realtà dove si era ritrovato.
 
Era tutto molto cupo e deprimente. Ricordò di quando Dean stesso gli disse che odiava i posti come quello…. Aveva ragione.
 
Si fece strada tra i vari pazienti con lo sguardo perso nel vuoto e con l’aria assente  e sperò con tutto il cuore che Castiel non fosse ridotto in quel modo. Aveva bisogno che fosse lucido, era la sua unica speranza…senza di lui era davvero solo.
 
 
Non ci mise molto ad individuarlo…intravide la sua sagoma seduta a un tavolino sorseggiando quello che sembrava essere tè…già dalla postura non sembrava versare in condizioni incoraggianti, ma Sam non voleva comunque arrendersi senza prima provare.

 
 
“Cas!” lo chiamò Sam sperando che lo riconoscesse.
 
Castiel si voltò e lo guardò come risvegliandosi da un sogno. “Sam.”
 
La tazza che teneva in mano cadde a terra rovesciando tutto il tè sul pavimento.
 
“Sono un vero disastro. Combino meno danni da angelo.” disse Castiel a mò di scusa.
 
Quella frase era incoraggiante, pensò Sam…che ricordasse che era tornato un angelo prima di… adesso?
 
“Mi dispiace, è colpa mia, se non ti avessi spaventato….” Disse Sam, raccogliendo la tazza.
 
“Non preoccuparti, tanto faceva schifo. “ disse Castiel con un sorrisino ironico.
 
Sam lo guardò. “Cas, tu come stai?”
 
“ Come se mi avessero rivoltato come un calzino, dicendomi che lo fanno per il mio bene.”
 
Sam lo guardò dispiaciuto. Probabilmente lo avevano imbottito di tranquillanti per farlo restare calmo.
 
“Solo che…non riesco a capire…se è per il mio bene, come mai mi sento così male?” disse Castiel con la voce rotta e le lacrime agli occhi.
 
Sam non potè resistere allo struggimento che lesse nei suoi occhi e nella sua voce, e quindi abbracciò l’amico cercando di donargli un po’ di conforto.
 
“Non avevi detto che abbracciarci fosse imbarazzante?” chiese Castiel cercando di scherzare.
 
“Bah….stronzate …” rispose Sam. A volte capitavano cose in cui ti rendevi proprio conto di come suonassero stupide e come perdessero di significato cose dette secoli prima, nel momento in cui eventi davvero tragici ti sovrastavano.

 
 
 
 
“ Ricordo ancora tutto, sai? È questa la parte peggiore. E questo dimostrerebbe che è accaduto realmente, ma avevo letto tempo fa in un libro, che ricordiamo solo quello che non è mai accaduto. “ disse Castiel dopo che si furono seduti a parlare al tavolino.
 
“ Non sapevo che leggessi.” disse Sam al contempo triste e sorpreso.
 
“ Me l’ha regalato Crowley. Disse che era uno di quei tipici libri un po’ nerd che sicuramente mi sarebbero potuti piacere. È stato nel periodo in cui noi… “ disse Castiel.
 
Sam non disse niente. Non pensava che  Crowley fosse tipo da regalare libri, ma era contento che Castiel lo ricordasse.
 
“Quindi la faccenda è un po’ complicata, se dovessi dar retta a quel libro, ricordiamo solo quello che non è mai accaduto… ma se fosse così ricorderei  di una frase che di fatto non avrei mai letto, visto che non è mai successo che Crowley è diventato buono e tantomeno mi ha comprato un libro, e quindi non dovrei conoscerla.” disse Castiel cercando di venire a capo di quel rompicapo. 

“ Vorrei aiutarti…” disse Sam, sincero.
 
“Me? Ti sei visto allo specchio, Sam? Sei tu quello che ha urgente bisogno di un aiuto…. Hai l’aria di uno che ha un urgente bisogno di venire ricoverato in un ospedale psichiatrico.” sorrise Castiel.
 
“ Cas, ti prometto che ti tirerò fuori di qui. Devi fidarti di me. Ne verremo fuori entrambi.”
 
“ Sì? E come pensi di farlo? Dean è sparito, Crowley  pure, Bobby non ricorda niente di noi, e a quanto pare tu hai una ex possessiva e invadente che è tornata a farsi viva e che vuole monitorarti continuamente. Non possiamo fare affidamento su nessuno, e io sono bloccato qui.”
 
“Ecco, appunto…perché sei qui, Cas? Perché solo tu e io no ?” cercò di indagare Sam.
 
 
“Beh, ho fatto un po’ di domande e mi hanno detto che c’eri anche te fino a poco tempo fa…poi ti hanno dimesso quando hai cominciato a dare segni di miglioramento… ma non hanno voluto darmi né il numero della tua stanza né la tua cartella clinica…”
 
“Tutto questo è molto sospetto…ma forse non volendo mi hai dato un’idea….ti ringrazio!” disse Sam.
 “ Davvero? Questo sì che è una sorpresa..mi sembra di avere la testa così confusa che già solo riuscire a dare un’idea a qualcuno mi sembra una cosa stupefacente.

 
“Cas, io adesso devo proprio andare, ma tornerò presto, ok? E ti scongiuro, non buttarti giù per niente al mondo, non lasciarti convincere da nessuno delle balle che ti racconteranno e ricordati sempre chi sei, ok?”
 
Cas lo guardò. “Deve essere difficile per te senza Dean.”
 
Sam lo guardò e si morse il labbro decidendo di non rispondere. “Ci vediamo presto Cas.”
 

 
 
Sam fece per uscire al più presto da quell’edificio.. aveva bisogno d’aria, ma un rumore proveniente da un’altra stanza lo fermò. Non aveva davvero ragione per farlo, ma decise di guardare comunque, andando aldilà di qualsiasi logica…entrò e vide un piccolo sgabuzzino e una ragazzina di all’incirca dieci o dodici anni con dei codini rossi che frugava affannosamente tra alcune scartoffie.
 
“Ehi.” le disse Sam.
 
La ragazzina lasciò tutto come se scottasse e si girò terrorizzata a guardare Sam. aveva degli occhi di un verde forte e antico come uno smeraldo, e chiari come l’innocenza dei bambini che calpestavano l’erba per giocare nel parco.
 
“Che cosa fai? Non dovresti essere qui.” disse Sam, pensando che tuttavia poteva essere la figlia di uno dei personali dell’ospedale.
 
La ragazzina lo guardò con gli occhioni tristi e mortificati. Sembrava volergli dire qualcosa….ma fu solo un momento, e poi scappò a perdifiato uscendo dalla finestra con l’agilità di una gazzella.
 
Sam cercò di fermarla ma non fece in tempo, e affacciandosi alla finestra senti la scia del profumo che aveva lasciato. Sapeva di cose antiche. Quel profumo gli riaccendeva sensazioni profonde, ma non sembravano appartenere a quella vita, a quel mondo.
 
Forse si era sbagliato. forse quella ragazzina non voleva dirgli proprio niente e si era solo spaventata a vedersi beccare mentre cercava di rubare qualcosa…
 
Ma che cosa aveva mai da rubare in quel maledetto ospedale?
 
 
Al diavolo…aveva già tanti problemi…non poteva permettersi di  aggiungersene altri.
 
 

 
 
 
 
 
“È tutta un’illusione” disse Dean allegro, sporgendo la testa da dietro le tende di un sipario.
 
“Non c’è nessuna orchestra…eppure non è forse questo il suono di un clarinetto?” chiese Dean  accompagnato proprio da quel suono.
 
“Dean!” disse Sam, accorgendosi di trovarsi seduto  all’interno di un teatro buio.
 
“Non c’è nessuna orchestra….è solo una registrazione! Tutta un’illusione.” disse Dean con un sorrisetto maligno.

 
“Dean, aspetta!” disse Sam cercando di raggiungerlo.

 
“Non riuscirai a salvarlo, Sam.” disse una voce femminile.
 
“Jessica! Non può essere! Tu sei morta!” disse Sam vedendo Jessica a poca distanza che impugnava una freccia.
 
“Ti confondi, Sam,è Dean quello che è stato ucciso.” disse Jessica prima di lanciare la freccia.
 
“NO!”

 
La freccia aveva trafitto Dean in pieno petto, che era crollato a terra.
 
“Dean.” disse Sam prendendolo tra le braccia. “Resisti, ora cerco aiuto e….”
 
“ Sam….. non piangere….è tutto registrato…non c’è nessuna orchestra…è tutta un’illusione….”
 
“ Ti prego, non morire..” disse Sam piangendo.

 
 
“Deaaaaaaaaaan!”  urlò Sam svegliandosi.
 
“Un sogno. Soltanto un sogno”… disse Sam a sé stesso mettendosi le mani nei capelli.
 
 







 








Note dell'autrice: 

Vi voglio solo dire che ogni volta che leggo questo capitolo, in particolare il dialogo tra Sam e Bobby, e alcune farsi di Castiel e Sam,per non parlare del sogno, mi commuovo sempre....è straziante anche per me xd

Ora, alcune precisazioni....

Il libro: La frase ricordiamo solo quello che non è mai accaduto - è di Carlos ruiz Zafon . Si intitola Marina.

Quel libro ce l'ho anch'io. Bello, anche se non è il mio genere!

Penso che voi tutti sappiate cosa pensa di aver perso Jodie, vero?

La frase che Sam ricorda che Dean ha detto sull'ospedale è vera!

Chissà che idea avrà dato Crowley a Sam?

E quella ragazzina c'entrerà qualcosa??

ultima cosa: mi piacciono da matti le situazioni oniriche e sono contenta di aver trovato per caso delle immagini penso adeguate :))

A presto!



 
   
 
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