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Autore: TheGreyJon    24/09/2014    1 recensioni
"Unitevi a noi, fratelli e sorelle. Unitevi a noi nell’oscurità dove resistiamo vigili. Unitivi a noi poiché compiamo il dovere che non può essere rinnegato. E semmai doveste morire, sappiate che il vostro sacrificio non sarà dimenticato. E che un giorno, noi ci uniremo a voi..."
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta, Non-con
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CAPITOLO 6: Bruschi Risvegli
 
  “Oh, Creatore…” fu l’unico commento che mi sfuggì dalle labbra. Io e Alistair ci scambiammo sguardi incerti, mentre osservavamo la schiena dell’enorme creatura davanti a noi. Era alto più di due metri, con muscoli come macigni, tesi sotto la pelle violacea. Un paio di enormi corna da capra gli fungevano da elmo e ariete allo stesso tempo, innestate su un deforme cranio squadrato. Gli occhi erano piccoli, porcini, ed il muso della creatura sporgeva dal volto, vagamente simile a quello di un cane, con una falange di denti affilati come rasoi. La creatura era china su alcuni cadaveri, della cui carne ancora stava banchettando.
  Raddrizzò la schiena, ma non le gambe, che rimasero leggermente piegate in un posa scimmiesca, e si voltò nella nostra direzione assottigliando gli occhi in due fessure.
  “Un… ogre” balbettò Alistair al mio fianco. Nel vederci, il mostro emise un terrificante ruggito gutturale, che spinse entrambi ad un passo indietro. Mentre si batteva con foga i pugni sul petto ampio e muscoloso, io ed Alistair cercavamo a tentoni l’impugnatura della spada senza distogliere lo sguardo dall'abominio davanti ai nostri occhi.
  L’unico di noi che pareva, per quanto spaventato, non aver perso il suo spirito guerriero era Dogmeat che latrava furibondo verso la creatura, con le zampe divaricate e i denti in mostra. Si era posizionato saldamente davanti a me, deciso più che mai a difendere la mia vita. In quel momento sentii per lui crescere in me affetto e commozione.
  Improvvisamente, il mostro ci caricò con sorprendente agilità, a dispetto di una stazza che avrebbe dovuto quanto meno impacciarlo. Corse nella nostra direzione a testa bassa, percorrendo a grandi passi i pochi metri che ci separavano. La sorpresa e la paura annebbiarono i miei riflessi e coordinazione, impedendomi di agire con efficacia; riuscii soltanto a ripararmi dietro lo scudo. Sarei sicuramente morto se, incurante di tutto, il mio fiero mabari non si fosse lanciato in uno sfrenato assalto verso la creatura. Lo osservai a bocca aperta mentre balzava agile e potente verso l’enorme prole oscura, la testa bassa mentre si insinuava tra le gambe tozze del mostro per fargli perdere l’equilibrio. Questo, evidentemente sorpreso, barcollò di lato, riuscendo comunque a reggersi in piedi. Sdegnoso, sferrò un calcio con non curanza al mio segugio, il quale rotolò lontano mugolando. Nell’osservare Dogmeat inerme atterra, sentii crescere in me una rabbia incontenibile. Gridando, estrassi con decisione la spada e mi lanciai alla carica. Al mio fianco, notai Alistair urlare: “Fermo, no…!” Ma io ormai ero proiettato in una corsa spregiudicata. Quando raggiunsi il mostro, questo tentò subito di colpirmi con il dorso dell’enorme mano, ma io scartai di lato, assestandogli un brutale fendente contro le nocche, dure come pietra. Il prole oscura, ritrasse la mano con un ruggito, agitandola come se si fosse appena scottato. Mi feci avanti, deciso ad incalzare la creatura, ma questa reagì con prontezza, sferrando un pugno colossale contro di me. Ancora una volta fui più rapido del mio nemico, scansandomi a sinistra all’ultimo momento, ma lo spostamento d’aria da solo fu sufficiente ad atterrarmi. In quel momento, vidi Alistair fiancheggiare la creatura e piantare diversi centimetri di lama nell’enorme piede del mostro. Questo levò la testa al cielo, ululando di dolore. Furioso, scalciò via Alistair di prepotenza, afferrando me subito dopo. Mi portò all’altezza del suo viso deforme, scrutandomi con i suoi piccoli occhi miopi. Debolmente cercai di assestargli qualche fendente al polso, ma lo scalfii appena, mentre questo iniziava a stringermi con forza sempre maggiore. Sentii presto mancarmi il fiato, mentre mi contorcevo come un verme tra le sue grinfie e la lama mi sfuggiva dalle mani. Lottai ancora, sferrando qualche patetico pugno o gomitata scoordinata, ma in pochi secondi i miei deboli tentativi di salvarmi si trasformarono in una spasmodica e disperata danza di morte. Il mostro, quasi beffardo, mi ruggii in faccia, proprio mentre sentivo gli anelli di maglia dell’armatura infrangersi, assieme a diverse ossa del mio costato. L’alito della creatura puzzava di putrefazione e morte, ed in esso avvertii la mia fine. Ad un passo dallo svenire, con la coda dell’occhio notai Alistair rialzarsi in piedi, faticosamente ma con una strana luce negli occhi. Si avvicinò alla creatura, reggendo la sua lama con entrambe le mani. Con un unico, rapido, deciso e brutale movimento recise di netto il tendine del polpaccio del prole oscura, il quale mi liberò all’istante, emettendo un grido tanto terribile come mai ne avevo sentiti fino a quel momento. Atterrai inerme sul pavimento, mentre Alistair rotolava sotto le gambe del mostro un attimo prima che questo piombasse rumorosamente in ginocchio. Subito, il Custode si voltò e, sfruttando l’energia della capriola, fece pressione sul pavimento con le gambe, spiccando un salto verso la creatura. Portò il braccio della spada all’indietro, caricando un colpo, e quando il balzo lo portò a ridosso del mostro, piantò ferocemente la lama fino all’elsa nel muscolo pettorale del nemico. Tenendosi appeso alla spada con una mano e alla clavicola del mostro con l’altra, lo cavalcò mentre questo crollava sulla schiena. Rovinato l'ogre a terra con un tonfo, Alistair estrasse la spada in una pioggia purpurea e la sollevò alta sulla testa. Il prole oscura alzò il braccio destro in un impacciato tentativo di afferrarlo, un attimo prima che il Custode gli piantasse la sua arma dritta nel cranio. L’arto del mostro ricadde debolmente al suolo, mentre Alistair si accasciava esausto sul cadavere del nemico.
 
1
 
  Ridevo quasi isterico, incurante del terrificante dolore che mi trafiggeva il torace ad ogni minimo movimento. Ridevo perché ormai era fatta. Ridevo perché il cadavere dell’ogre era a pochi passi da me, morto ed inerme, e l’unico ostacolo che ci separava dalla vittoria era un falò. Mentre continuavo con la mia stravagante euforia, alla quale anche Alistair si era unito da qualche parte al limitare del mio campo visivo, avvertii il fiato tiepido di un animale sulla guancia ed una lingua calda ed umida sfiorarmi la pelle. Debolmente, mi voltai verso Dogmeat che mi fissava preoccupato. Sollevai la mano e passai le dita tra il pelo del nobile animale, afferrandolo saldamente ma con dolcezza; con l’altra lo accarezzavo distrattamente, mentre i miei occhi scrutavano silenziosi e grati quelli felici e stanchi di lui.
  “Grazie, bello…” sussurrai con un sorriso. “Sei proprio un bravo cane.”
  Con un grugnito mi alzai in piedi, lottando per non svenire.
  Barcollando mi avvicinai alla spada, abbandonata poco distante dal cadavere dell’ogre. La raccolsi da terra e, sostenendomi ad essa come fosse stata un bastone, mi avvicinai al falò. Alistair, intanto, era ancora sdraiato atterra che ridacchiava distrattamente. Lo guardai comprensivo e grato per avermi salvato la vita: che riposasse tranquillo.
  Raggiunta la pila di legna, accatastata all’interno di una sorta di camino, afferrai un torcia dal sostegno posto lì affianco. Con un unico, ampio e fluido movimento del braccio la gettai sui ciocchi di legno e li osservai in silenzio mentre questi prendevano fuoco. Con un sorriso, osservavo le fiamme che divampavano sempre più feroci, mentre nella mia mente già immaginavo le acclamazioni che avremmo ricevuto. Avrei fatto strada tra i ranghi dei Custodi, ne ero certo: questa sarebbe stata solo la prima di una lunga serie di vittorie.
  Tornai dal mio compagno e gli tesi la mano. Tra grugniti e mugolii, lo aiutai a rialzarsi, ed insieme ci dirigemmo verso una delle finestre della Torre di Ishal. Prima della battaglia, mi ero chiesto come sarebbe stato osservare il mondo da lassù e finalmente potei ottenere una risposta. Ancora oggi non credo di aver mai visto un panorama più bello e terrificante di quello. Davanti ai miei occhi l’immensità delle selvagge selve Korcari si estendeva senza limiti fino alla linea dell’orizzonte in una sorta di terribile oceano scuro; sotto di noi, invece, potevamo vedere la battaglia infuriare violentemente, immersa in una sorta di soffuso bagliore arancione, quasi l’alba stesse sorgendo direttamente dal campo di battaglia. Osservavamo lo scontro sottostante con la bocca aperta e trattenendo il fiato. I nostri soldati erano riusciti a mantenere una linea difensiva ben definita ed in qualche modo stavano reggendo alla carica, ma presto, molto presto, l’immensità dell’orda li avrebbe sopraffatti: Loghain era stato avvertito giusto in tempo. Dalla nostra posizione sopraelevata riuscivamo senza difficoltà a scorgere le truppe del Teyrn, posizionate su una piana poco distante e già in formazione per la carica. L’ottima fanteria pesante e la cavalleria a disposizione del generale avrebbero dovuto senza difficoltà sfondare il fianco destro dell’orda nemica.
  “Eccoli, sono lì…!” Esclamò Alistair indicando i reparti di Loghain. Sul volto del ragazzo si era dipinto un sorriso largo ed entusiasta che attendeva solo di allargarsi ulteriormente quando avesse udito l’ordine di carica. “Ascoltate!” Mi incalzò poi, scuotendomi per il braccio. Il lungo e cupo lamento di un corno risuonò per la pianura. “Sentite, ecco questo è l’ordine di carica…” Ma qualcosa non mi tornava. Osservavo corrucciato le truppe rimanere ferme per qualche istante, mentre i sergenti sbraitavano ordini ai loro plotoni, troppo distanti perché noi potessimo udirli; poco dopo capii. Quello che avevamo udito non era il segnale della carica… ma della ritirata. Mentre l’esercito si allontanava lentamente dallo scontro, osservai il sorriso di Alistair spegnersi sul suo viso. Alla fine, ci era arrivato. “Noooo!” Gridò disperato sporgendosi dalla finestra. “Fermi! Tornate indietro…! Non potete, no! Fermi…”
  E mentre il ragazzo si disperava e urlava, io guardavo silenzioso il nostro esercito perdere sempre più terreno sul campo di battaglia. Sul mio volto era dipinta un’espressione di incredulità, ma di un’incredulità particolare, talmente acuta che il mio cervello sembrava non aver ancora realizzato che tutto era perduto. Era come se ciò accadeva davanti ai miei occhi non potesse essere reale… quasi mi trovassi in un sogno.
  Non so quanto tempo rimasi così, in silenzio, ad osservare i nostri ranghi assottigliarsi sempre di più, uomini andare in rotta e cercare di fuggire verso il fondo di un imbuto senza uscita, e centinaia di coraggiosi soldati morire invano. Né saprei determinare esattamente quando udimmo il rumore del cancello della torre sfondarsi e dei combattimenti ai piani inferiori; ciò che ricordo con esattezza, però, è quanto poco me ne importò. Rimasi lì immobile, cercando di realizzare poco a poco che ormai eravamo morti, al di là di ogni possibile salvezza, e quando la porta della cima della torre venne spalancata da un fiume in piena di prole oscura, quasi non me ne accorsi. Il resto è buio e incubi.
 
2
 
  Riaprii gli occhi all’improvviso, rizzandomi a sedere sul letto. Il mio corpo era madido di sudore e decisamente dolorante, ma la mia mente… ancora una volta incubi terrificanti ed indescrivibili, popolati da creature senza volto e tetri mostri silenziosi, avevano sconvolto un sonno agitato. Mi guardai attorno alcuni istanti, non riuscendo a capire dove mi trovassi. Era una piccola stanzetta con un misero focolare spento. Il soffitto era basso e le pareti spoglie, senza decorazioni. Il letto su cui mi trovavo era abbastanza ampio da ospitare due persone, con un materasso sfondato e diverse pellicce usate come coperte. Di certo non era la mia stanza a Castel Cousland… e da ciò dedussi che tutto quello che avevo vissuto fino a quel momento non poteva essere stato solo un brutto sogno.
  Subito i ricordi di Ostagar tornarono alla mia mente e la disperazione mi attanagliò le viscere. Un massacro. Era stato un massacro in piena regola… difficile immaginare che ci fossero superstiti. L’unico elemento positivo era che Fergus non vi aveva preso parte, dal momento che si trovava in ricognizione nelle selve. Immagino che la prospettiva non fosse poi di molto più felice, si trattava di barattare una morte certa con una morte quasi certa; dopotutto ormai i prole oscura dovevano essere ovunque nella foresta.
  “Ah, sei sveglio” disse una ragazza entrando dalla piccola porta di legno. Mi voltai verso di lei e la riconobbi immediatamente come la maga incontrata alle rovine. “Mia madre sarà soddisfatta.”
  Si avvicinò al mio capezzale, sedendosi sul bordo del letto. Cercai di raddrizzare la mia posizione, ma alcune fitte di dolore ai fianchi mi strapparono un grugnito sofferente. Osservandomi il petto nudo, potei notare con stupore diverse fasciature, una che attraversava diagonalmente il torace, una che mi cingeva i fianchi, più varie minori a spalle e braccia.
  "Tu sei... la ragazza delle selve..."
  "Morrigan, in caso te ne fossi scordato" puntualizzò lei. "E prego, a proposito!"
  "Beh… grazie per avermi curato” sussurrai infine.
  “Io… non preoccuparti” rispose lei, piantando i suoi occhi ambrati sui miei. “Ma non è me che dovresti ringraziare, è stata mia madre a fare il grosso del lavoro. Non sono una guaritrice.”
  Mi ricordavo di sua madre… davvero una donna strana. Cionondimeno, ero in debito con lei.
  “Erano molto gravi le mie ferite?” Domandai.
  Sfiorandomi le garze di lino con la punta delle dita affusolate, la ragazza annuì seria.
  “Sì, ma niente che non fossimo in grado di rattoppare. Voi due, tra l’altro, vi siete ripresi straordinariamente in fretta.”
  “Noi due?!” Chiesi incredulo. “Alistair è vivo?”
  “Sì, lo è...” rispose sbuffando ed incrociando improvvisamente le braccia. Capii che i due non dovevano piacersi molto. “Il tuo amico piagnucolone è là fuori che ti aspetta.”
  Amico… non avrei saputo se definirlo in quel modo, dopotutto non lo conoscevo che da un giorno. “Che è successo all’esercito? E al Re?”
  “Tutti morti” rispose la ragazza con brutale sincerità. Abbassai lo sguardo, i miei timori erano stati confermati. “L’uomo che doveva rispondere al vostro segnale se ne è andato, lasciando l’intera armata a morire. Ho visto cosa stanno facendo i prole oscura ai pochi superstiti… potrei descrivertelo, ma... non credo tu voglia saperlo.”
  Avevo già avuto un assaggio della mostruosità di quegli esseri e mi ero fatto un’idea di cosa potessero avere in serbo per quegli sfortunati... non era necessario scendere nei dettagli. Scossi con decisione il capo.
  “Quando te la senti di alzarti, fai un salto fuori. Sono sicura che Alistair ed il tuo cane siano ansiosi di rivederti.”
  Sgranai gli occhi. “Dogmeat è qui? Ma come… come ci avete salvato, esattamente?”
  Morrigan scrollò le spalle con noncuranza, quasi infastidita da una domanda che doveva considerare priva di importanza.
  “Flemeth dice di essersi trasformata in un’aquila gigante e di avervi tratto in salvo dalla cima della torre. Stando a quanto dice, i prole oscura erano ovunque e voi due eravate crollati atterra, solo il vostro cane stava ancora combattendo.”
  “Flemeth?!” Chiesi sconcertato, non sapendo se sorprendermi più per il nome o per la curiosa storia dell’aquila gigante. “Quella Flemeth?! Tua madre… è… è…?”
  Morrigan sbuffò annoiata, alzandosi in piedi.
  “Non ho tempo per questo… Cerca di non metterci troppo.”
 
3
 
  Quando Morrigan lasciò la stanza, rimasi alcuni minuti in silenzio a fissare il soffitto della capanna. Stavo cercando di fare ordine nella mia testa, di capire cosa fosse necessario fare. Per prima cosa, immaginai che lasciare le selve e allontanarsi il più possibile dall’orda fosse una buona idea, ma poi? Eravamo solo due Custodi, reclute per di più; cosa avremmo potuto fare contro un esercito di prole oscura? Certo, volevo che Loghain pagasse, ma non vedevo come poterlo portare davanti alla giustizia. Forse per ora, l’unica cosa da fare era raggiungere un luogo sicuro e trovare un modo per contattare altri Custodi.
  Mi alzai in piedi, cercando con lo sguardo le mie cose. Non trovandole, provai a frugare all’interno del baule posto ai piedi del letto. Effettivamente, lì erano riposti tutti i miei effetti personali, compresi spada e armatura; trovai anche la daga di Daveth, che, a quanto pareva, mi ero scordato di restituirgli durante la missione nelle selve. Indossai rapidamente i pantaloni e la giubba di cuoio rinforzati e la cotta di maglia, per quanto questa non fosse certo in ottime condizioni. Mi assicurai la spada alla cintura e, quando cercai lo scudo, vidi che questo non c’era; con tutta probabilità era rimasto in cima alla Torre di Ishal.
  Quando uscii fuori, respirai a pieni polmoni l’aria della foresta, così diversa da quella densa e pesante che aleggiava all’interno della baracca. Era una giornata davvero magnifica, nella quale il freddo del Sud sembra essere un po’ smorzato dal sole mattutino e finalmente un briciolo di estate si era deciso a fare capolino. Era strano pensare che una giornata tanto bella fosse venuta dopo una così tragica.
  Alistair era seduto su una roccia, con il volto tra le mani, mentre la vecchia donna si occupava con tutta tranquillità di un piccolo orticello sul lato destro della baracca. Morrigan, invece se ne stava seduta con la schiena appoggiata contro un albero, fischiettando serena ed ignorando completamente Alistair. Questo, quando udì la porta della baracca chiudersi, alzò la testa e nel vedermi, gli occhi gli si illuminarono. “State bene!” Esclamò alzandosi in piedi e venendomi incontro. “Per un attimo ho temuto di… Non riesco a crederci! Se non fosse stato per la madre di Morrigan noi…”
  “Non parlate di me come se non ci fossi, ragazzo!” Intervenne una voce rauca alle sue spalle. La vecchia ci raggiunse con passo incerto e affaticato, spolverandosi le vesti sporche di terriccio.
  “Chiedo scusa, non intendevo certo offendere. Ma… ma come dovremmo chiamarvi? Non ci avete neppure detto il vostro nome.”
  Notai distintamente l’ombra di un sorriso dipingersi sul volto della donna per un istante, quasi lei fosse divertita dalla domanda. “I nomi sono carini, ma inutili. In ogni caso, chiamatemi Flemeth.”
  La reazione di Alistair non fu molto diversa dalla mia di pochi minuti prima.
  “La Flemeth delle leggende?” Chiese lui, sbarrando gli occhi. “Daveth aveva ragione! Voi siete una strega delle selve!”
  La donna sbuffò.
  “Sì, è vero, conosco un po’ di magia. E con questo? Mi pare vi sia stata piuttosto utile, no?”
  “Che importanza ha chi è?!” Mi intromisi io seccato. Francamente, non mi importava che fosse un’eretica, una strega o altro, non ero un templare e queste cose non mi riguardavano affatto. Cavillare su questi argomenti mi sembrava una futile perdita di tempo… e con tutti i mostri che infestavano le selve, non ero per niente tranquillo. “Non possiamo stare qui, non è sicuro. Dobbiamo decidere in fretta cosa fare.”
  “Dobbiamo portare Loghain davanti alla giustizia!” Intervenne Alistair con decisione, battendosi il pugno sulla placca pettorale. Sospirai. Loghain era un eroe. Un grande eroe, uno di quelli celebrati in ballate e canzoni. In lui avevo riposto grande fiducia e speranza… come, del resto, tutta la nazione. Convincere la nobiltà poteva non essere così facile, ma capivo il sentimento di Alistair… piuttosto bene, in effetti. Non era la prima volta, dopotutto, che provavo l’amaro sapore del tradimento. “È che davvero non capisco perché l’abbia fatto…” constatai amareggiato
  “Questa è una buona domanda!” Disse Flemeth con un sorriso sdentato. “Che creda che il Flagello sia una minaccia secondaria? Facilmente aggirabile con l’astuzia, magari. Non riesce a vedere che il male che si nasconde dietro di esso è la reale minaccia.”
  “L’Arcidemone…” concordò Alistair.
  “E noi cosa dovremmo fare?” Chiesi con una punta di impazienza nella voce. “Combattere?”
  “Chi se non voi due…?” Rispose la vecchia con una risata, quasi la mia domanda fosse stata davvero stupida.
  “Siete seria…?” Domandò Alistair. “Intendo, nessun Custode è riuscito a ucciderne uno senza aver radunato gli eserciti di mezzo continente. Ed io non ho idea di come fare…” Fui contento di percepire un po’ buon senso da parte di Alistair. Per un attimo, avevo temuto che si sarebbe messo in testa di andare a caccia di draghi nelle selve.
  “Quale delle due, hm? Uccidere l’Arcidemone o radunare un esercito?” Il Custode la guardò confuso, senza capire il sottinteso. “Il vostro ordine non ha più nessun alleato di questi tempi?”
  “Ma certo!” Esclamò lui, facendo un balzo in avanti per l’entusiasmo. “I trattati! Possiamo usarli per costruire un'armata!”
  “Trattati…” Intervenni io con tono critico. “Che noi non abbiamo. Li avete consegnati a Duncan, ricordate...?”
  Alistair scosse il capo: “No, prima della battaglia me li ha riaffidati. Mi disse che preferiva che li tenessi io, in caso gli fosse accaduto qualcosa.”
  “Non è questo il punto. Anche riuscissimo a radunare un esercito… Beh, come faremo con Loghain, ci avete pensato? Di sicuro non se ne starà a guardare mentre gli unici testimoni dei suoi crimini reclutano uomini su vasta scala.”
  “E che dovremmo fare, eh!?” Scattò lui. “Ignorare ciò che è successo?”
  “Certo che no!” Risposi io con più aggressività nella voce di quanta avrei voluto. Non dovevo prendermela con Alistair, me ne rendevo conto, però dovevo fare in modo che restasse con i piedi per terra. Sospirai, cercando di calmarmi. “Dobbiamo agire con cautela. Senza un nobile abbastanza potente a favorirci all’Incontro dei Popoli, non possiamo sperare di condannare Loghain. Se, invece, sprechiamo le nostre forze a combatterlo sul campo, come certamente ci spingerà a fare, non saremo in condizione di fermare un Flagello. La cosa più saggia è aspettare i Custodi di Orlais.” Certo, io ero con tutta probabilità l’ultimo dei Cousland, la famiglia più nobile dopo quella reale; forse avrei anche potuto avere voce all’Incontro dei Popoli… ma essendo un Custode e non possedendo più né terra né titoli, sarebbe stata una voce piuttosto debole. Orlais era l’unica flebile speranza.
  Alistair scosse il capo.
  “Non arriveranno. Sapete quanto Loghain odiasse Orlais. Con tutta probabilità li avrà fermati al confine. E se noi ce ne andiamo per cercare altri Custodi, non saremo più in grado di tornare in tempo. Le altre nazioni si prepareranno al meglio mentre i prole oscura sono impegnati a divorare il Ferelden”
  Sbuffai esasperato. “Che proponete, allora?”
  “Arle Eamon. Lui è un nobile molto rispettato ed amato, ha ancora tutti i suoi uomini ed è un uomo buono e giusto.”
  “Anche Loghain lo era” gli feci notare io. “E guardate cosa è successo. Cosa vi fa pensare che supporterà noi e non lui?”
  “Lo conosco. Personalmente. Se gli raccontiamo ciò che è successo non si tirerà indietro, ci aiuterà... Era lo zio del Re, dopotutto...!”
  Flemeth, che era rimasta in silenzio ad osservarci con un’aria quasi divertita sul volto, si intromise: “Sarò anche vecchia, ma a me sembra che con i vostri trattati e questo Arle Eamon… e il Creatore soltanto sa cos’altro, voi stiate parlando di un esercito… Direi che non serve altro per porre fine a questo Flagello.”
  Il mio sguardo passò da Alistair a Flemeth e vice versa un paio di volte, mentre mi domandavo se fossero diventati tutti matti. Va bene, forse avremmo potuto radunare un esercito, forse avremmo potuto vincere l'Incontro dei Popoli, ma... fermare il Flagello? Restava un'impresa disperata e noi non eravamo che semplici reclute.
  Sospirai e, massaggiandomi le tempie, risposi: “Va bene, ci proveremo…”
  Alistair sorrise raggiante e mi assestò una decisa pacca sulla spalla. Ricambiai il suo sorriso con uno più incerto e meno ampio, ma comunque sintomatico di buona volontà.
  “Ora, prima che andiate…” disse ancora la vecchia. “C’è un’ultima cosa che posso offrirvi.” Poi, rivolta a Morrigan, ancora seduta sotto l’albero che ignorava totalmente i nostri discorsi, aggiunse: “Tu andrai con loro, ragazza!”
  “Coooooosa!?” Esclamarono lei ed Alistair contemporaneamente.
 
4
 
  Impiegammo buona parte della mattina per lasciare le Selve Korcari, ma grazie alla guida della nostra nuova compagna, fummo comunque più rapidi di quanto saremmo stati normalmente.
  Morrigan non mi era parsa certo entusiasta di unirsi a noi, ma sua madre aveva insistito fortemente e sosteneva che ci sarebbe stata di grande aiuto. Inoltre, la ragazza non si era mai avventurata oltre le regioni circostanti e sarebbe stata per lei un’ottima occasione per vedere il modo e fare esperienza, almeno a detta di Flemeth.
  Alistair, invece non era altrettanto convinto. Forse a parlare era il templare che era in lui, ma sembrava a disagio all’idea di portarsi dietro una maga eretica, soprattutto perché riteneva che avrebbe potuto attirare su di noi attenzioni indesiderate. Inoltre, avevo come l’impressione che i due non si piacessero molto. In ogni caso, non mi importava: se voleva davvero trascinarmi in questa follia, avrei accettato tutto l’aiuto di cui avevamo bisogno… ed un mago poteva farci davvero molto comodo.
  Viaggiammo velocemente, con Morrigan in testa al gruppo. Mentre la ragazza ci indicava sentieri nascosti o ci suggeriva come identificare bacche commestibili, Alistair rimase in silenzio per tutto il viaggio, immerso nei propri pensieri. Io, invece, trovai molto interessanti tutte queste nozioni, dal momento che non ero particolarmente pratico di viaggi in boschi e paludi.
  Quando uscimmo finalmente dalle selve, era ormai mezzogiorno, e decidemmo di accamparci brevemente per mangiare e rifornirci d’acqua presso un torrente. Mentre io mi davo da fare per preparare il fuoco da campo, i miei due compagni riempivano le borracce.
  “Allora…” disse finalmente Alistair mentre immergeva il proprio otre nel ruscello, seduto su una roccia sulla sponda. “Di che abilità siete in possesso esattamente, Morrigan?”
  La ragazza se ne stava in piedi a braccia conserte fissando l’orizzonte con espressione infastidita, un’espressione che iniziai a pensare non avrebbe mai abbandonato il suo viso.
  “Beh…” rispose. “So come manipolare alcuni elementi, come l’elettricità e il fuoco, e possiedo qualche nozione base di magia curativa. Inoltre, ho anche appreso alcuni… talenti magici da mia madre. Sì, insomma, magia esterna a quella del circolo. Potente... pericolosa.”
  “Sapete cucinare…?” Chiese Alistair con un sorriso beffardo, quasi ciò fosse più importante della magia della compagna.
  “Sì…” rispose lei incerta. “So… so cucinare.”
  “Ottimo! Io sono un pessimo cuoco… Comincio a vedere la vostra utilità, finalmente!”
  Morrigan gli scoccò uno sguardo al veleno e si allontanò con fare sprezzante. Si sedette al mio fianco mentre cercavo di appiccare fuoco ad alcuni ramoscelli sfregando una coppia di pietre focaie. Con stizza, la ragazza allungò la mano verso il focolare e generò una fiammata dal palmo. Per la sorpresa, mi sbilanciai all’indietro, confuso.
    “Spostatevi ora…” disse lei. “Quello stolto vuole che cucini... Vediamo se ricordo dove ho messo quei funghetti lassativi.”
  Non saprei dire se quella fosse stata solo una frecciatina stizzita o una minaccia reale, ma oggi sono più propenso a credere che se solo avesse avuto gli ingredienti giusti sotto mano, non avrebbe esitato a far venire la dissenteria ad Alistair...
  Consumammo un pasto veloce e leggero, ed io ne approfittai per dare un’occhiata ai trattati. Non ebbi grossi problemi a destreggiarmi tra la retorica dei termini contrattuali, riuscendo a cogliere facilmente il succo del testo. Sostanzialmente, si trattava di una dichiarazione di alleanza e aiuto ai Custodi in caso di Flagello, e recava la firma di molti clan elfici, del Re dei nani, e del Primo Incantatore del Circolo dei Magi. Certamente, si trattava di una forza militare considerevole, se riunita assieme. Tuttavia, Arle Eamon, signore di Redcliffe, avrebbe probabilmente dato l’apporto maggiore, avendo a sua disposizione un esercito vero e proprio ed un grande peso politico. Forse, con la situazione politica attuale, sarebbe stato opportuno recarsi prima da lui. In ogni caso avevamo bisogno di rifornimenti, per cui decidemmo di fare tappa a Lothering, dove avrei poi discusso con i miei compagni del da farsi.
  Smontato il campo, ci ricongiungemmo con la Strada Imperiale per poi giungere nei pressi di Lothering a pomeriggio inoltrato. Questa sorgeva a ridosso della strada ed era divisa in due grossi quartieri da un fiume. A circondare l'insediamento, c'era una vasta campagna di campi coltivati e fattorie, mentre il cuore del centro cittadino era il mercato, che rendeva il posto un importante snodo commerciale.
  Mentre ci accingevamo ad entrare, incrociammo un gruppo di uomini che presidiavano l’ingresso del villaggio. Questi non avevano l’aspetto né di guardie né di Templari, tuttavia erano armati ed erano vestiti in cuoio e cotta maglia.
  “Salve, viaggiatori!” Iniziò uno di loro avvicinandosi a noi. Era alto e dall’atteggiamento amichevole, ma circondato da compagni dall’aspetto decisamente più losco. In particolare, spiccava tra tutti un grosso bestione pelato, dal viso butterato e... dall’aria decisamente più bella che intelligente. “Benvenuti a Lothering. Per passare è necessario pagare una piccola tassa. 20 pezzi d’argento.”
  “Davvero?” Chiesi io squadrando il tipo davanti a me con sospetto. “Non avete esattamente l’aria di esattori di dazi... e noi non siamo comuni profughi...
  “Ehm…” intervenne quello grosso e ottuso, con voce profonda. “Capo, questi non sembrano come gli altri. Niente carri, niente vestiti, e sembrano perfino armati! Forse dovremmo farli passare…”
  L’uomo liquidò il compagno con un gesto della mano. “Sciocchezze! Il pedaggio si applica a tutti. Ecco perché non la chiamiamo semplicemente ‘tassa per i rifugiati’”
  Morrigan sbuffò con impazienza. “Sono degli stolti a volersi mettere sulla nostra strada! Io dico di impartire loro una sonora lezione.”
  Mi avvicinai al capo di quegli uomini, con le braccia incrociate ed un’espressione di sfida. "Siete proprio sicuri..." sibilai a denti stretti. "Di voler rapinare dei Custodi Grigi?"
  “Custodi Grigi?!” Esclamò Grossoescemo (come lo avevo mentalmente soprannominato). “Ho sentito che sono molto forti. Ho sentito che hanno addirittura ucciso il Re!”
  La notizia, mi scosse. Ucciso il Re? Questa doveva essere una calunnia messa in giro da Loghain, certamente. Immagino che i nobili gli avessero fatto pressioni per sapere coma mai, mentre tutti gli uomini erano morti, lui non avesse perso neanche un singolo soldato. Con tutta probabilità si era inventato una scusa, dicendo che in realtà i Custodi Grigi avevano architettato un piano ai danni di Cailan. Alcuni avrebbero potuto perfino essere abbastanza ciechi da crederci… dopotutto era già successo che i Custodi si opponessero ad un Re del Ferelden. Era una storia molto vecchia, chiaramente, ma l’ordine era rimasto in esilio per diversi secoli e riammesso solo di recente.
  “Mhm…” il capo dei briganti rifletté sulle parole del compagno. “Forse hai ragione. Potete andare amici, nessun dazio per voi oggi!”
  “Ma davvero?" Risposi con un sorriso di finta cortesia. "E dimmi, amico, che mi dici delle guardie qui a Lothering...? Perché non vi hanno ancora cacciato?”
  “Beh…” rispose. “Il Bann è andato a Nord, con Teyrn Loghain, portandosi dietro tutti i soldati. Inoltre, la città è diventata una sorta di ritrovo per i rifugiati... e noi...”
  “E voi... avete pensato bene di rapinare ogni singolo disperato che passava di qui, immagino...” Dissi, avvicinando la mano all'elsa della spada.
L'uomo sembrò allarmarsi. “Non... non... c’è bisogno di ricorrere alla violenza! Ce ne andremo, promesso.” Si affrettò subito. Lo fissai per alcuni secondi negli occhi con severità, ci scambiammo sguardi indagatori. Era a disagio, nervoso, ma pronto a difendersi se necessario... Non voleva combattere, ma lo avrebbe fatto se costretto.
  Allontanai la mano dall’elsa di Vendetta Grigia e sorrisi affabile. “Ma certo…” risposi avvicinandomi. Gli posi una mano sulla spalla e lo guardai dritto negli occhi. “Sono sicuro che voi abbiate imparato la lezione…”
  L’uomo ricambiò il mio sorriso con un altro più incerto, tuttavia sembrò rassicurarsi, tanto che si concesse anche una risatina. “Eh-eh... Sapevo che potevamo metterci d'accordo. Dacci solo il tempo di…”
  Prima che la carogna potesse finire di parlare, gli assestai un pugno alla bocca della stomaco con tutte le mie forze. Il colpo troncò di netto il discorso, mentre l’uomo si piegava in due con gli occhi sbarrati. Subito, estrassi dalla cintura la daga di Daveth e gliela piantai senza pietà nella perforando il cranio con uno schizzo di sangue. Grossoescemo fece per afferrare la propria ascia, ma Morrigan agì con una prontezza di riflessi a dir poco sorprendente; levò in aria il suo bastone e dal palmo della mano emise un raggio infuocato che investì in pieno sia il bruto, sia un altro dei briganti lì vicino. I due uomini andarono a fuoco, mentre con noncuranza mi sbarazzavo del cadavere del loro capo con un calcio. Estrassi la spada e mi preparai ad affrontare gli ultimi tre superstiti, i quali si lanciarono contro di noi. Mi mossi di lato, evitando il fendente di spada del primo, e piantandogli la mia lama fino all’elsa nel costato. Alistair, invece, che non aveva ancora messo mano alle armi, impreparato a questa mia mossa, rimediò subito, sguainando la spada. Uno dei ladri tentò di colpirlo con un pugnale, ma il Custode gli afferrò il polso, bloccando il colpo a mezz'aria e sferrando poi un fendente alla mascella. Il nemico cadde atterra con metà faccia sfondata, mentre l’ultimo se la dava a gambe. Prima che potesse compiere più di tre passi, Morrigan scagliò un fulmine dalla punta del bastone con una risata divertita, uccidendolo all’istante.
  “Si può sapere che vi è preso?!” Domandò Alistair imprecando.
  “Che mi è preso, dite?” Risposi ghignando. “Mi è preso che questi uomini andavano eliminati. Ecco cosa mi è preso...”
  Alistair mi guardò sconcertato. "Capisco che fossero dei fuorilegge, ma..."
  " 'Ma' cosa, Alistair? Gente come loro, gente che lucra sui disperati è il peggio della nostra società. Sciacalli e lupi famelici, ecco cosa sono. Buoni solo per la forca."
  “Questo lo so, ma… avremmo potuto cacciarli.”
  Morrigan rise sprezzante. “Perché sicuramente non sarebbero mai tornati indietro non appena noi avessimo voltato le spalle, vero?”
  Con un sospiro, aggiunsi: “Non c’è nessuno qui che possa occuparsene. I soldati sono partiti e i Templari devono avere altre faccende per la testa, dunque la gente di qui è del tutto indifesa.”
  Alistair annuì, forse un po’ più convinto. “Capisco, ma… È solo che… Prossima volta avvisate, magari.”
  “Non capisci che avvisando te avrebbe avvisato anche loro, perdendo completamente il fattore sorpresa?" Intervenne acida la ragazza. "Il poveretto sperava che tu ti saresti tenuto pronto comunque... Che illuso, vero?”
  Troncai la conversazione con un gesto della mano. “Ora basta. Abbiamo un lavoro da fare.”
 
  
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