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Autore: RYear    24/09/2014    2 recensioni
Apocalisse.
«Quando non ci sarà più posto all'inferno, i morti cammineranno sulla terra.»
- Non credevo accadesse tutto alla lettera. O almeno speravo in qualcosa di meglio! Adesso li odio. Mi hanno portato via, di nuovo, una delle persone a cui tenevo molto.
- Hai ancora tuo fratello, Gwen. Goditelo finché puoi.
- Mi stai augurando di morire? - scherzò.
- Non lo vorrei mai.
- Da quel giorno ho capito una cosa, fin troppo evidente ormai. In questo mondo dove si rischia di morire ogni secondo, ci sono due opzioni: non c’è spazio per la speranza, per le emozioni. O semplicemente bisogna lasciarsi andare e vivere ogni momento finché si può.
- Opterei per la seconda.
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Mai avrebbe permesso al destino di vincere, di nuovo.
Non avrebbe rinunciato a lei, non sarebbe tornato ad essere il triste e solo guerriero.
- Adesso sei tu ad avermi salvata – sorrise mentre lottava per tenere gli occhi aperti e mettere a fuoco la sua figura.
- Non abituarti.
Gwen sorrise. Sorrise per il ritorno della sua voce, dei suoi banali e falsi modi bruschi, per il suo ritorno.
Era viva grazie a lui, e lo era in tutti i sensi.
Aprite se vi ho incuriositi! Buona lettura! ^^.
Genere: Azione, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daryl Dixon, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
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PROMESSA


Aveva passato tutta la notte fuori in cortile, dopo essersi accertata che Carl si fosse addormentato. Non riusciva a prendere sonno, i pensieri – soprattutto riguardo a quel bacio – erano più forti di lei.
Il sole era sorto da circa un’ora ed era sicura di essere sola, ma poco dopo udì dei passi.
Si girò e lo vide: Daryl.
- Buongiorno.
- Buongiorno. Dormito bene?
- Grazie a te, si – lo guardo interrogativa – la canzone.
- Ah – abbassò la testa imbarazzata.
- Però devo ammettere che ieri sera ho avuto mal di pancia.
- Come mai?
- Credo di avere il diabete – sogghignò – il tuo ragazzo è disgustoso – quindi gli aveva sentiti? Probabilmente ora si spiegava l’atteggiamento con Carol. O forse non del tutto, non aveva motivo.
- Non è il mio ragazzo.
- Di certo non siete solo amici.
- Non credo ti riguardi – lo fulminò ma il suo ‘fare la dura’ fu rovinato da un banale starnuto.
- Non ti ho sentito tornare nella cella ieri sera.
- Perché non sono tornata – aveva gli occhi lucidi.
- Perché piangi? – lo guardò strano.
- Non sto piangendo!
Poi la osservò meglio: indossava un paio di jeans ed una semplice maglia a mezza manica. Le si avvicinò e le toccò la fronte. Quel contatto la fece sussultare per un attimo.
- Ma tu hai la febbre – quasi sussurrò. Gwen scosse la testa.
- Devi assolutamente tornare dentro e metterti a riposo. Andiamo – non se lo fece ripetere due volte, anche perché, dopotutto, era molto stanca. L’aiutò ad alzarsi ma, appena la vide barcollare, la prese in braccio come aveva fatto Mick la sera precedente. A quel gesto il cuore cominciò a batterle forte, mentre teneva la testa poggiata sul suo petto.
Arrivarono alla sua cella e la mise delicatamente sul letto.
- Con quella ferita alla gamba poi, dovevi stare incatenata al letto come ti è stato detto da Hershel. Santo cielo perché non ascolti mai!? – la coprì con un lenzuolo – vedo se in cucina c’è qualcosa di caldo. E, per questa volta, non muoverti per favore. – annuì.
Nel frattempo tutti gli altri erano ancora a dormire. Perfino Mick e Jason, nella cella accanto, sembravano non essersi accorti di nulla.
Dopo pochi minuti Daryl tornò con una ciotola di zuppa calda.
- Ho fatto del mio meglio per riscaldarla. Non c’era molto. – le bagnò la fronte con un fazzoletto caldo. – deve essere molto alta… Aspetteremo che Hershel si svegli e lo andrò a chiamare, ok? – annuì.
- Grazie – disse debolmente – fino ad ieri avrei giurato che mi stessi ignorando. Tutte queste gentilezze devono farmi ricredere, signor Daryl Dixon? – perfino in queste condizioni aveva la forza di scherzare. Se solo avesse saputo che era in pensiero per lei mentre era a caccia con quel tipo il giorno prima.
- Faccio solo quello che va fatto o che tutti farebbero. Tu non perdi l’occasione per attaccarmi, ah? – sorrise. Dio quel sorriso quanto le piaceva!
Gwen tossì abbandonando la zuppa.
- Basta. Vado a cercare il vecchio.
Uscì di li e poco dopo tornò in compagnia del veterinario.
Le misurò la temperatura continuando a bagnarle la fronte con quel fazzoletto imbevuto d’acqua calda per farla abbassare.
- Aveva ragione Daryl, è molto alta. Non devi per nessun motivo al mondo uscire da questa cella o contagerai anche gli altri e non possiamo proprio permettercelo! Poi, in questo modo, non ti riprenderesti mai. Neanche con quella ferita alla gambe. Intesi? – Gwen annuì. Era condannata in quella cella del carcere per un paio di giorni. La cosa sembrava ridicolosamente imbarazzante. Quale crimine aveva commesso?? Nessuno! Ma di quei tempi, in cui un’apocalisse zombie aveva invaso la terra, la prigione era l’unico posto sicuro. E, probabilmente, neanche del tutto. Quelle persone lì dentro lottavano ogni giorno per andare avanti e mantenere quel luogo il più protetto possibile.
 
 
- Io e Maggie andremo in spedizione – annunciò Glenn.
- Un’altra? E per quale motivo?
- Il latte artificiale per la piccola sta finendo, di nuovo – rispose Beth.
- E non molto distante da qui dovrebbe esserci un magazzino fornito di ciò di cui abbiamo bisogno. Non dovremmo metterci molto. Prendiamo una macchina, e andiamo.
Pochi minuti erano già pronti per partire.
 
 
- Hey – Mick fece capolino sullo stipite della cella di Gwen, a braccia conserte e col busto poggiato al muro. Le si avvicinò lentamente e la baciò all’angolo della bocca.
- Non dovresti starmi così vicino, potrei influenzarti.
- Non m’importa. Di questi tempi ho superato di peggio.
- Non so ancora nulla di te.
- Non c’è molto da sapere. Mi chiamo Mick Davies, ho 24 anni. Sono cresciuto, in un certo senso, da solo. Da piccolo venivo sbattuto da un orfanotrofio all’altro; sono stato abbandonato dai miei genitori quando avevo circa 3 anni. Non ricordo molto e credo sia meglio così.
- Non ricordi o non vuoi ricordare?
- Non è importante. Uno schifo vale l’altro. Adesso, probabilmente, più di prima. L’unica cosa bella qui… - esitò e la guardò profondamente negli occhi – sei tu – sorrise dolcemente.
- Dovrei essere io quella a sclerare con la febbre alta, non tu! – scherzò e Mick rise. Una risata fredda e cristallina, che a Gwen fece venire i brividi. E di certo non era per l’influenza.
- So perfettamente quello che dico, e non mi sbaglio.
In quell’istante un Carl paonazzo in viso e con l’affanno, entrò allarmato nella stanza.
- Mick, abbiamo bisogno di te. Gli zombie si sono raggruppati in massa davanti al recinto e lo stanno abbattendo curvandolo sempre più. Dobbiamo farli fuori e abbiamo bisogno di te.
- Arrivo – diede un bacio sulla fronte a Gwen e scomparve di lì.
La ragazza, sola in tutta la prigione – ad eccezione di Beth che faceva da babysitter alla piccola Judith - sospirò. Non riusciva a starsene ferma, lì impalata nel letto a non far nulla. Nessuno gliel’avrebbe impedito: né un dottore e né tanto meno un po’ di febbre. Prese la sua katana ed uscì, silenziosamente, dalla cella. Scese barcollante in cucina e controllò l’ora: 17.45. Il sole stava quasi per tramontare ma di Maggie e Glenn nessuna traccia.
Scese in cortile e vide che la situazione stava degenerando: Rick, insieme agli altri, infilzava il coltello nelle teste degli erranti. A dividerli era quel che ne restava del recinto. Vide tutti, ma non Daryl.
Scrutò meglio e lo vide fuori dalla prigione, a fare da esca per gli zombie mentre un’orda lo stava circondando.
Il cuore prese a batterle all’impazzata. Sapeva che ce l’avrebbe fatta. Se avesse potuto, avrebbe sterminato l’intero pianeta, quell’uomo. Ma era comunque preoccupata.
Gli altri, ancora intenti ad ammazzare i vaganti, le davano le spalle e non sembrarono essersi accorti di lei che, zoppicando, raggiunse l’uscita della prigione e si avvicinò al gruppo che circondava il balestriere.
Estrasse la sua katana e cominciò a tagliare teste a destra e manca con tutte le poche forze che le erano rimaste.  
L’ultimo era ad un palmo dal suo viso e l’avrebbe morsa se una freccia non fosse scoccata in quell’istante trafiggendogli il cranio.
Gli occhi dei due si incontrarono, poi Gwen svenne.
 
Venne portata, per l’ennesima volta, di peso in camera sua. Dalla stessa persona nello stesso giorno.
Non passò molto prima che riprendesse i sensi e ritrovarsi un Daryl adirato davanti a lei.
- Ma che diamine ti passa per la testa, si può sapere!? – le urlò contro.
La ragazza si alzò dal letto premendosi un braccio sulla fronte.
- Non urlare.
- Sei un’idiota! Ti era stato imposto di non uscire di qui! Ti hanno mai insegnato ad ascoltare le persone?!
- Volevo solo essere d’aiuto. Ti ho visto in difficoltà e sono corsa da te. L’avresti fatto anche tu – si guardarono per pochi secondi, ma sembrarono un’eternità. Poi lei l’abbracciò inalando il suo profumo di menta, tabacco e… sudore. Era – stranamente – piacevole. Per un attimo crollò tra le sue braccia. La riprese e la posò delicatamente sul letto.
- Riposa, non hai dormito per nulla.
- Sei una brava persona, Daryl – la guardò interrogativo. Probabilmente stava delirando. – ti ho osservato tenere con amore in braccio Judith, giorni fa. Ed ora sei così gentile  disponibile con me nonostante tutto. Per quanto tu non voglia ammetterlo, sei una brava persona.
- Non mi conosci.
- O tu non conosci te stesso? – non rispose – Carol sembra un tipo apposto.
- Come?
- Eddai Daryl, non fare il finto tonto. Mi hai anche vista passare ieri in quel vostro… momento intimo – arrossì imbarazzata.
- O no, hai frainteso tutto. Lei non mi interessa.
- Sì certo – sorrise sarcastica.
Si fissarono di nuovo.
- Quel giorno… che è arrivato tuo fratello ed ha raccontato la sua storia, avevi gli occhi lucidi. Perché?
- Ero contenta di averlo ritrovato.
- No, non è per quello.
Sospirò.
- Quell’umano che dice di aver ucciso… è mia madre. – esitò per un istante valutando se raccontare o meno la storia della sua vita. Poi non trovò motivi per non farlo, e continuò – mio padre era morto 2 anni prima che cominciasse l’apocalisse. Era un militare, era morto in missione. Da quel giorno era mia madre ad occuparsi pienamente di me e Jason. Voleva proteggerci a tutti i costi e quel giorno lo fece, sacrificando la sua vita per me. Venne morsa da uno zombie e mio fratello dovette ucciderla per evitare che si trasformasse. Cerco di convivere con quel dolore, ma ancora non mi perdono per tutto questo – una lacrima le rigò il volto – è stata colpa mia. Dovevo morire io, non lei! Mi odio, ma ancor di più odio quei bastardi – singhiozzò – non sono riuscita a ringraziarla. Ogni giorno che vivo ormai lo dedico a lei.
Daryl si avvicinò per abbracciarla.
- No, non venire. – la guardò interrogativo.
- Non voglio che anche tu abbia la febbre – sorrise.
- Non credi che, per quanto ti sia già stato vicino, dovrei già averla adesso?
- Hai ragione. Non ti fa fuori una pallottola alla testa, figuriamoci un po’ di febbre! – rise.
Quindi, l’abbracciò.
- Non è stata colpa tua. Il suo compito era proteggerti, no? – la guardò – c’è riuscita. Lei ti voleva molto bene ed ti ha salvata. Dovresti esserne fiera e sentirti fortunata.
Ci fu un breve momento di silenzio.
- E di te cosa mi dici? Non so molto. Anzi, quasi niente.
- Ti basta sapere che sto cercando mio fratello, quel figlio di puttana Merle, e nessuno me lo impedirà.
Gwen annuì contro il suo petto respirando il suo profumo. Poi si addormentò.
 
 
Due giorni dopo
Gwen era finalmente guarita. Per due lunghi e noiosi giorni non era uscita di lì e non sapeva nulla di ciò che stesse succedendo in quella prigione.
Era pronta ad abbandonare quella maledetta cella per almeno un’intera giornata, ma Mick – che era davanti alla porta – la fermò. Le si parò davanti.
- Gwen, dobbiamo andare in spedizione.
- C.. che? Cosa? Perché!? – quasi urlò. Poi si ricompose – ok, prendo la katana e arrivo.
- No. Non tu. Non verrai con noi.
- Nessuno me lo impedisce. – lo sorpassò e scese in cucina dov’erano riuniti tutti. Fu lì che vide una nuova arrivata: era di carnagione scusa, con i dread e, anche lei, con una katana come arma. Già l’amavo.
 
Flashback
Glenn e Maggie, partiti alla ricerca di cibo e latte artificiale, non fecero ritorno quel giorno. Al posto loro si presentò una donna di colore con un cestello contenente il latte per la piccola.
Era circondata da zombie che non parvero essersi accorta della sua presenza, probabilmente per via dell’odore. Rick la vide: era ferita. Solo dopo averla vista uccidere un paio di erranti che le erano accanto mentre lottava contro il dolore, si convinse ad farla entrare.
Hershel si occupò di guarirla, mentre lei raccontava di Woodbury, il Governatore e di Andrea, l’amica bionda che si era data per dispersa dopo l’accaduto alla fattoria.
- E’ perfido. Ha intrappolato circa 70 persone in quella cittadina facendogli credere di ‘averli salvati. Aiutati a  sopravvivere. Pronto a ridargli la vita perduta’. Ma non è così. Quando entri lì, non puoi più uscire. Mi hanno fatto credere di aver libera uscita, ero andata via. Ma aveva mandato un gruppetto di suoi ‘sergenti’ per attaccarmi e farmi fuori.
Non dice il suo nome, si fa chiamare ‘Governatore’. Ha catturato i vostri amici al posto mio, è me che vuole. Non c’è da fidarsi. Devo tornare lì, e vendicarmi.
- Se è vero che Glenn e Maggie sono lì – la scrutò Rick – allora verremo anche noi.
Fine flashback
 
- Cos’è questa storia? Perché non posso venire? – sbraitò.
- Gwen, preferirei che tu stessi qui con Beth, Hershel, Carol, Axel e Carl. - rispose Rick - Ho bisogno di te qui per tenerli al sicuro. Mi fido di te, ok? – annuì poco convinta.
Mick le si avvicinò e le lasciò un bacio fugace sulle labbra, davanti a tutti.
- Aspettami. Massimo fino a domattina. Tornerò – Gwen annuì a testa bassa, mentre Daryl, infastidito dalla ‘disgustosa’ – come definiva lui – scena, fece per girarsi e andarsene ma la ragazza lo fermò.
- Daryl – lo chiamò quasi sussurrando. Lui, che fino a quel momento le aveva dato le spalle, si girò a guardarla.
- Mi fido di te: fai tornare Jason e Mick sani e salvi, ti prego – il balestriere annuì – vale anche per te. Promettimi che tornerete vivi. Tutti – marcò l’ultima parola. Si guardarono profondamente, poi finalmente rispose.
- Te lo prometto.

 
SPAZIO AUTRICE
Ehm no. Non ho molto da dire ahah
Gwen si apre sempre più a Daryl che comincia a fare vedere il suo lato buono preoccupandosi per lei. E Mick sempre più vicino e sicuro di se. In più, anche l'arrivo della fantastica Michonne. Siamo già a buon punto della storia? Chi può saperlo! Di certo devono succedere ancora molte cose prima che avvenga la fine! ;)
Ringrazio tutte coloro che mi seguono c:
Recensite. Alla prossima,
_R.
   
 
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