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Autore: VeraNora    24/09/2014    7 recensioni
Ebbene sì... ecco che arriva il proseguo di "Strano il mio destino" e "Family Buisness"... non è esattamente un proseguo... è più un tassello mancante, quella parte di storia che in molti mi hanno chiesto di scrivere: Klaus e Jessica.
Ma non è solo questo... è molto di più.
Tutto inizia con l'incontro che fa Gala, questa ragazza speciale, in un freddo giorno di dicembre.
Cosa scoprirà la ragazza? Perché proprio ora?
Spero vi piacerà anche questo mio nuovo progetto.
***************************DAL CAPITOLO*********************************************
«Devo sapere in cosa credi, Gala… devo sapere quanto la tua mente è in grado di accettare e quanto sei disposta ad ascoltare… perché vedi… se la risposta è “tanto” ti racconterò una storia… la tua storia! Ma se non è così… ti dimenticherai di questo incontro, di questo discorso e di me…»
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Damon/Elena
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ed anche questa avventura è finita. 

Non posso credere che un progetto nato da due chiacchiere in rete, si sia trasformato in un viaggio che nemmeno sapevo di voler fare.
Un viaggio insieme ai personaggi che mi sono entrati dentro, un viaggio insieme a voi che mi avete seguita, sia silenziosamente sia facendo un sacco di bel rumore. 
Un viaggio che mi ha portato a scoprire persone meravigliose dalle quali non potrò mai più separarmi.
Un viaggio che mi ha fatto male qualche volta, ma è un dolore che accetto di buon grado.
Purtroppo non tutti sono arrivati alla fine di questa storia con me, ed il mio pensiero va ad Eleonora, donna meravigliosa e forte che, purtroppo, non è riuscita a vincere un male più subdolo.
A lei dedico questo finale, a lei dedico questa storia, e non solo perché il mio rimpianto più grande sarà quello di non averne condiviso con lei l'epilogo anticiapatamente, ma anche perché in un momento difficile mi ha ricordato che la vita va vissuta secondo per secondo e di tempo per i "se" ed i "forse" ce n'è, ce ne sarà.
Ma dedico questa storia anche a voi, soprattutto a voi, che mi avete sollevata con il vostro entusiasmo!
Grazie, grazie, grazie!!! Infinitamente Grazie!
Una menzione speciale vorrei dedicarla a Mammaesme, colei senza la quale, non avrei iniziato a scrivere di Damon ed Elena.
A lei, a voi, a Nora... Grazie!!!

 

“Ci siamo”, pensò Gala, osservando la spessa parete rocciosa rotolare di lato.

Il brusio ovattato, proveniente dall'interno della grotta, aumentò di intensità e l'aria, già satura di energia magica, iniziò ad emanare un'elettricità invisibile che le corse sulla pelle, dandole la sensazione di avere il corpo ricoperto da migliaia di piccoli ragni.

Jenna, che ormai ripeteva la sua nenia da quasi mezz'ora, allargò improvvisamente le braccia, reclinò la testa all'indietro e rimase con la bocca aperta, senza fiato.

«Jenna!»

esclamò preoccupato suo padre.

Mosse un passo verso la figlia, ma Gala lo fermò.

«Aspetta!»gli disse «Sta succedendo qualcosa...»

Ed indicò con la testa l'ingresso alla grotta, oramai quasi del tutto aperto.

L'anziano si costrinse a restare fermo ed osservò la luce fioca proveniente dall'interno dell'antro.

«Non capisco...» commentò Damon serrando la mascella «Cos'è quella luce?»

Gala scosse piano la testa.

«Non ne ho idea... ma se dovessi fare un'ipotesi, direi: l'altro lato...»

Gli occhi azzurri del vampiro saettarono in quelli di lei.

«Ma...»

Lei gli sorrise toccandogli un braccio.

«Damon... non preoccuparti...»

Nello stesso istante Jenna si riprese dalla sua momentanea trance riprendendo fiato quasi fosse rimasta sott'acqua fino a poco prima.

«Jenna!» ripeté Jeremy «Cosa è successo?»

La strega non rispose subito, limitandosi a fissare l'entrata ormai libera della grotta.

L'ombra di un sorriso parve tirarle gli angoli della bocca, quindi disse:

«Ho... io ho parlato con la mamma...»

L'anziano si portò una mano sul petto sentendo il cuore saltare un battito.

«Lei sta bene...» proseguì Jenna «Stanno tutti bene...» guardò verso i suoi compagni sorridente «Ci aspettano!»

E quasi a dare conferma alle parole della strega, uno sbuffo d'aria fredda li avvolse scompigliando i riccioli chiari di Gala la quale, senza perdere altro tempo, avanzò verso il varco.

 

Un urlo agghiacciante riecheggiò lungo le pareti umide della grotta, saturando l'aria di un dolore troppo grande per essere contenuto in una sola persona.

Jessica non si rese conto di essere stata lei la fonte di quel suono terribile finché la gola iniziò a bruciarle per lo sforzo.

Era successo tutto talmente in fretta da non aver dato il tempo a nessuno per poter intervenire, ma la sua mente si era mossa in fretta, registrando e metabolizzando la tragicità dell'evento.

Jeremy, approfittando della distrazione di Diana, aveva fatto scoccare una freccia dalla sua balestra, colpendo la nemica in pieno petto, condannando a morte anche la sua piccola Gala, legata alle sorti della strega da un incantesimo.

«Cosa hai fatto...» sussurrò «Cosa hai fatto!»

ripeté con più vigore.

Jeremy rimase immobile a fissare Diana, ancora in piedi e con gli occhi puntati sul proprio petto trafitto.

«Non preoccupatevi...» disse lui con calma «Jenna! Presto!»

Dall'oscurità del cunicolo alle sue spalle emerse la bambina, con la vestaglietta azzurra sporca di fango tirata fin sulle ginocchia.

«Jessica, vieni qui!»

la chiamò la piccola.

La donna non si mosse, ancora confusa.

«Jessica!» ripeté Jenna «Presto! Vieni qui!»

Klaus, che la teneva ancora per la vita, la spinse con delicatezza, accompagnandola di fronte alla bambina.

«Tieni» disse allungando una mano verso la donna ancora sotto shock «Bevi questo, e poi vai da Diana...»

Allargò le piccole dita e fece ricadere nel palmo di Jessica una fiala contenente un liquido scuro ed oleoso.

«Cosa...»

«Te lo spiegherò dopo!» la interruppe con impazienza «Ora sbrigati ad andare da lei prima che l'incantesimo svanisca...»

«Incantesimo?» 

«Jessica, tesoro...» intervenne Klaus «Bevi quel sangue e fai come ti dice la piccola...»

Gli occhi di giada della ragazza si spostarono in quelli dell'ibrido.

Tutto stava nuovamente accadendo troppo in fretta e questa volta la mente di Jessica non fu in grado di stare al passo con gli eventi, troppe informazioni, troppe domande, poco tempo.

Incantesimo, sangue... morte...

“O forse...” pensò, voltandosi di scatto verso Diana.

Non fu una vera e propria realizzazione, ma un istinto, un pizzicore alla base della nuca che la spinse a muoversi in maniera automatica e celere.

Stappò la fiala bevendone il contenuto ed attraversò la grotta in due grosse falcate, fermandosi di fronte all'anziana zia.

«Mettile una mano sul petto!»

le ordinò Jenna, ponendo a sua volta la propria sul petto del padre, già steso sul pavimento.

Jessica eseguì l'ordine proprio mentre qualsiasi incantesimo lanciato contro Diana iniziò a svanire.

La donna, infatti, fu in grado di sollevare la testa e battere le palpebre, ancora confusa.

Intanto, poco oltre la soglia dell'antro, la piccola aveva iniziato a salmodiare il suo incantesimo.

«C-cosa... cosa state facendo?»

chiese Diana, di nuovo capace di parlare.

Nel frattempo la voce di Jenna si fece più potente e Jessica riuscì a sentire il potere magico della piccola scorrerle nelle vene e fluire attraverso la sua mano, premuta contro il petto di Diana.

«Ucciderai anche la tua bambina! Fermati!»

urlò disperata.

Jessica resistette all'impulso di fermarsi aggrappandosi con tutta se stessa alla cieca fiducia riposta nel piano sconosciuto di Jenna, quindi affondò ancora di più le dita nella carne della donna e si abbandonò alla potenza magica che oramai le si era scatenata dentro.

 

Non appena Gala mise un piede nella grotta, il delicato bagliore che l'aveva illuminata, si spense, lasciando il posto ad un buio così intenso da farla sentire inghiottita nel nulla cosmico.

Tutta la speranza provata poco prima, venne risucchiata da quell'improvvisa oscurità e l'odore di chiuso e morte che riempiva l'antro le si adagiò addosso come una veste funebre e per la prima volta, dall'inizio di quell'avventura, si sentì davvero smarrita.

Una mano grossa e nodosa le si poggiò sulla spalla sinistra ed un'altra, più piccola ma non meno vigorosa, si adagiò su quella destra.

Erano le mani di suo padre e di sua sorella.

Lei che era sempre stata sola, che non aveva mai avuto niente, nemmeno un cognome, adesso, in un momento di sconforto e paura, aveva il sostegno di una famiglia.

Questo pensiero le diede la forza di non indietreggiare, ma non fu sufficiente a farla avanzare. 

«Facciamo un po' di luce...»

commentò Jenna, sollevando la mano libera.

«No!» la bloccò Gala «Aspetta... io...» abbassò la voce, vergognandosi di ciò che stava per uscirle di bocca «Io non sono pronta...»

«Nemmeno io...» ribatté Jenna «Ma aspettare non servirà a nulla se non ad aumentare questo senso di disperazione che fermenta nel buio...»

Gli occhi di Gala scattarono a cercare quelli della sorella.

Quindi anche lei percepiva quella sensazione?

Quasi come se le avesse letto nel pensiero, la strega annuì e le sorrise.

«Andiamo, vediamo di risolvere questo gran pasticcio...»

E senza indugiare oltre tornò a stendere la mano di fronte a sé e dalle antiche torce ancora attaccate alle pareti, scaturirono fiamme nuove e calde, che spazzarono via l'oscurità.

Era stata in quella grotta fino a poche ore prima, sognando gli ultimi istanti di vita di una famiglia che non aveva mai saputo di avere: vampiri, streghe, ibridi, umani.

Eppure, guardano ora con i suoi occhi ciò che era rimasto di quell'ultima battaglia, si sentì catapultata in un universo nuovo e sconosciuto.

Si portò le mani alla bocca e gli occhi le si riempirono di lacrime.

Erano passati oltre vent'anni dall'ultima immagine che aveva avuto di quella grotta, e si erano tutti adagiati sui corpi riversi nei vari angoli.

Le cedettero le gambe e cadde in ginocchio, col fiato corto e la vista annebbiata da un fiume di lacrime silenziose.

A quel punto Damon avanzò nella grotta e si avvicinò a due corpi stretti in un ultimo abbraccio, ridotti ormai in statue di pietra.

«Da quanto tempo...»

sussurrò, piegando la bocca in un sorriso storto, nettamente in contrasto con la disperazione che gli si agitava negli occhi.

«Mi dispiace, Damon...» riuscì a dire Gala «Io... non avevo pensato a quanti anni fossero passati... io...»

«Non preoccuparti...» la rassicurò lui «Che gran paradosso, però...» guardò Gala «Così vicini qui dentro... quanto distanti là fuori...»

La ragazza corrugò la fronte.

«Che vuoi dire?»

domandò.

Il vampiro scosse la testa e tornò a fissare i due corpi.

«Non ha importanza ora... tu stai per mettere a posto tutto...»

In quel momento la giovane realizzò di avere ancora un compito da portare avanti, e di non sapere da dove iniziare.

Fece scorrere lo sguardo sul pavimento umido, sorvolando sugli altri cadaveri pietrificati, fino a trovare ciò che stava cercando.

«Eccolo!»

esclamò, sollevandosi.

Con gambe ancora tremanti si avvicinò all'oggetto abbandonato accanto a quelli che dovevano essere i resti di Diana.

Si chinò a raccoglierlo evitando accuratamente di toccare le ossa incenerite della donna che in cuor suo stava odiando per averle portato via tutto.

«Il grimorio di Esther?»

chiese Jenna.

Gala annuì, accarezzandone la copertina in pelle.

«Bene... come procediamo?»

le domandò la strega, avvicinandosi.

I grandi occhi di giada della giovane incontrarono quelli più scuri della sorella.

«Non ne ho idea...»

rispose con voce tremante.

 

Il corpo possente di Jeremy si inarcò sotto al tocco della figlia in un ultimo spasmo di dolore poco prima di rilassarsi senza più vita sul pavimento umido.

Contemporaneamente il corpo di Diana si accartocciò ai piedi di Jessica, rimasta in piedi, senza fiato.

Damon corse verso l'altare su cui giaceva il corpicino della piccola Gala e le toccò il petto, in cerca di un battito cardiaco inesistente.

«Che succede?» si agitò «Che avete fatto?»

Elena gli corse accanto, confusa.

Jenna appariva stanca, stremata, ma trovò comunque la forza di rispondere.

«Non ho finito...» ansimò «Ora dobbiamo... dobbiamo riportare in vita papà e Gala...» guardò in direzione di Jessica «Metti la mano sul corpo della piccola...»

La ragazza obbedì, ma non appena le sue dita toccarono il corpo senza vita della figlia, capì che non avrebbero mai avuto successo. Infatti, ciò che aveva permesso alla prima parte del piano di funzionare, ovvero il potere di Jenna nelle sue vene, non c'era più. Era svanito in quell'ultima scarica di potere contro Diana.

Poteva percepire l'incommensurabile vuoto lasciato dall'assenza di magia nelle sue vene, guardò Jenna, in ginocchio sul pavimento, accanto al corpo senza vita del padre, la fronte imperlata di sudore, il fiato corto, gli occhi arrossati e le braccia tremanti, sfinita ma comunque pronta a ripetere l'incantesimo, ebbe una sensazione di deja-vù e fu sicura di aver già vissuto quella scena.

“No... non l'ho vissuta... l'ho vista...” si disse, e di colpo capì cosa doveva fare.

Cercò con lo sguardo il pugnale con cui Diana si era ferita il collo, lo recuperò e si diresse a passo spedito verso Jenna, la prese per una spalla e calò il pugnale sul collo della bambina, la quale, spaventata, si spostò provando a sfuggire al colpo.

«Jessica, no!»

urlò Damon, sconvolto quanto Jenna.

La lama però, calò inesorabile colpendo la piccola in pieno viso, procurandole un taglio dalla tempia sinistra fino a sotto il labbro superiore, senza dare ulteriori spiegazione, Jessica si voltò leccando il sangue dalla lama fredda. Sentì nuovamente la magia scorrerle dentro e corse in fretta verso la figlia.

«Sbrighiamoci ora!»

gridò con urgenza.

Jenna rimase immobile, piangente, con la mano premuta sulla ferita appena ricevuta, incapace di comprendere le motivazioni di quel gesto.

«Jenna! Sbrigati! O non ci sarà più niente da fare nemmeno per Jeremy!!!»

ribadì con un ringhio Jessica.

La bambina, quindi, si ridestò e ricominciò a sciorinare parole incomprensibili, singhiozzando e sanguinando sul corpo del padre.

Un vento anomalo iniziò a soffiare all'interno della grotta sollevando vortici di polvere, la maggior parte delle torce si spense, calando il sipario sulla morte che regnava sul pavimento dell'antro buio, un sibilo elettrico si riverberò nell'aria stantia e la terra vacillò.

“È la fine del mondo” pensò Damon, stringendo le braccia introno ad Elena, accucciata contro il suo petto.

Non aveva capito un accidenti di quanto appena successo, men che meno era riuscito a dare una spiegazione all'attacco di Jessica nei confronti di Jenna, tutto quello a cui riusciva a pensare era che la sola vittoria dalla loro parte, in quel momento, era la morte di Diana.

Si costrinse a non pensare che questo aveva comportato la morte anche della piccola Gala, a quello stavano ponendo rimedio, non era così?

Guardò verso Jenna, la vide con la testa innaturalmente piegata all'indietro, gli occhi erano diventati due pozzi neri senza fondo e la voce che le usciva dalla bocca sembrava appartenere a qualcun altro, a molti altri.

Il corpo di Jeremy si inarcò improvvisamente sotto le mani della figlia ed un urlo senza fine si sprigionò dalla gola dell'uomo.

Finì tutto in un attimo: il vento, il terremoto, il crepitio elettrico nell'aria.

In poco meno di un istante la grotta sprofondò nel silenzio.

Qualche istante più tardi il flebile vagito di Gala riecheggiò nella grotta. Non fu che un sommesso lamento, ma quel suono investì tutti i presenti nella grotta con la potenza di un uragano, in fondo, quello, era il rumore della vita.

 

Gala stava sfogliando il grimorio di Esther da quasi un'ora, continuando a scuotere la testa e a sbuffare.

Jenna aveva provato ad aiutarla, ma nemmeno lei sapeva da dove cominciare.

«Ancora niente?»

chiese Damon beccandosi un'occhiataccia da entrambe le donne.

Sollevò le mani ed indietreggiò andandosi a sedere accanto al vecchio Jeremy.

«La pazienza non è mai stata il tuo forte, eh?»

lo schernì l'anziano.

Il vampiro sollevò le sopracciglia e sospirò.

«La pazienza è sempre stata la mia sola virtù, Jer...»

«E perché tutta questa fretta ora, dunque?»

Damon non rispose, limitandosi a guardare verso la statua dei due amanti, a pochi passi da lui.

Il vecchio ne seguì lo sguardo ed annuì.

«Quindi non l'hai mai vista?»

domandò.

Il vampiro scosse la testa in senso di diniego.

«Ma Gala sì...» notò il vecchio «Ed anche io...»

«Il solito fortunato...»

commentò sprezzante.

«Damon...»

«Non preoccuparti, Jer... oramai siamo alla fine...»

lo interruppe.

«Hai sofferto molto?»

gli chiese.

Il vampiro si strinse nelle spalle.

«No... non credo...» rispose «Per la maggior parte del tempo non sapevo nemmeno dove mi trovassi, e prima di realizzare quanto tempo fosse passato, o all'epilogo di questa dannata storia, stavo già per tornare nel limbo...» abbassò lo sguardo sulle proprie mani «Anche se ancora non riesco a capire come può essere successo...»

«Siamo in due...» commentò Jeremy «Se penso a quando ti ho visto a casa mia, quella sera... ancora non so come diavolo hai fatto...»

Damon tossicchiò una risata.

«È stata lei» indicò Gala con la testa «È sempre stata lei... per la maggior parte del tempo non so dove sono... o se sono... ma quando lei ha bisogno di me, quando lei mi vuole accanto... io arrivo...»

«Vale anche per Elena?»

«Decisamente sì» rispose «Non so come faccia... non so come ci riesca... dovevi vedere come ha ridotto quelli per cui lavorava»

Il vecchio sollevò le sopracciglia incuriosito.

«È stato il primo giorno... non so da quanto tempo non sentivo più il suo richiamo... anni, credo... da quando Elena aveva provato a dirle tutto...» parve fare un calcolo mentale, quindi agitò una mano in aria e proseguì «Comunque... l'ho sentita, ho percepito la sua rabbia, la sua frustrazione... era una valanga di emozioni, di pensieri, di sensazioni... era come una bottiglia di prosecco fatta agitare per anni ed a cui, improvvisamene, si era deciso di far saltare via il tappo... tutto quello che c'era dentro è uscito fuori, e tra le varie bollicine, c'ero anche io» scoccò una nuova occhiata alla testa riccioluta di Gala e sorrise «Non credo si sa nemmeno resa conto di quello che stava combinando... voglio dire, mi è venuta addosso, il suo corpo si è scontrato col mio... ed io non sono svanito, non sono volato via col vento... sono rimasto lì, con lei. Diavolo, l'ho pure portata in un bar ed ho bevuto uno scotch! Non potevo crederci... ho pensato fosse un segno, ho pensato che fosse arrivato il momento di riprovarci, con più calma...»

«Beh... ha funzionato...» concordò il vecchio «O meglio, forse funzionerà...»

«Già... forse...»

«Ma parlavi del suo posto di lavoro...»

gli ricordò Jeremy.

«Ah sì... quello...» si sistemò meglio contro la parete e riprese «Sentivo che il tempo con lei stava per esaurirsi, riuscivo a percepire il mio corpo scivolare via, lo sentivo disfarsi... e lei ancora non sembrava convinta.. quindi ho pensato di convincerla facendole vedere di cosa era capace ma attribuendomene il merito...»

L'anziano corrugò la fronte divertito.

«L'ho riportata sul posto di lavoro dal quale era scappata furiosa e l'ho convinta a dare un'occhiata a quello che stava succedendo nel suo vecchio ufficio... non so... avrà creduto che fossi una specie di mago o un ipnotizzatore potentissimo! Non ha realizzato nemmeno per un istante di essere stata lei a piegare le menti e le azioni di quelle persone... poi è stato facile... più o meno...»

«Ma come fa? Non è una strega... Non più, almeno...voglio dire, da quando è tornata in vita...»

commentò Jeremy.

Damon sospirò.

«Non  lo so... credo sia legata a Jenna in qualche maniera... penso che prenda da lei i suoi... poteri, chiamiamoli così...»

Il vecchio si passò una mano sul viso rugoso ed assunse un'espressione assorta.

«Sì... può darsi... quando sei venuto la prima volta da noi, Jenna stava per radere al suolo il nostro soggiorno... e nell'ultimo periodo è stata parecchio nervosa... non so se hai notato come ha ridotto la pensione...»

«Ho notato... ma non ero in vena di preoccuparmi di tappeti che non posso più utilizzare, ti pare?»

I due si scambiarono uno sguardo divertito e tornarono ad osservare le due donne ancora immerse nella lettura.

 

Allo stremo delle forze, Jenna cadde tra le braccia del padre, ancora stordito dal suo ritorno dal mondo dei morti. Osservò la ferita comparsa sul viso della figlia e si irrigidì.

«Cosa è successo?!? Perché Jenna è ferita?»

«Sono stata io...» rispose Jessica «Posso spiegarti... è stato un incidente...» la ragazza parlò guardando la figlia tornata alla vita, piangendo e sorridendo al contempo «Non volevo farle del male... ma....»

E prima che potesse dire un'altra parola, un rumore in lontananza richiamò l'attenzione della giovane che inspiegabilmente si sentì a corto di tempo: DONG!

Jessica fissò Gala, la prese in braccio e la strinse forte sul petto.

«Oh, no...»

sussurrò all'orecchio della piccola.

 

DONG!

Jess?» si preoccupò Damon «Jessica... stai bene?»

Lei non rispose, limitandosi a guardarlo come se fosse la sua ultima occasione per farlo.

Di nuovo quel rumore risuonò dalla lontana piazza ed il cuore di Jessica fece una capriola.

 

DONG!

Si voltò a guardare Kalus e gli sorrise, incapace di usare la voce per dirgli“ti amo”.

«Tesoro... che succede?»

domandò apprensivo l'ibrido, avvicinandosi.

 

DONG!

Damon guardò il corpo senza vita di Diana e nella sua mente riaffiorò il ricordo di quella donna, stesa in un letto a casa sua, spaventata e stremata.
“Perché sto ripensando a questo?” si disse, puntando nuovamente gli occhi sulla figlia.

 

DONG!

Jessica gli si avvicinò in fretta e gli mise Gala tra le braccia.

«Dalle la metà dell'amore che hai dato a me... e sarà la bambina più felice del mondo...»

disse tra le lacrime.

 

DONG!

“La maledizione!” il pensiero esplose nella mente del vampiro, spazzando via ogni altro concetto razionale. Iniziò a scuotere animosamente la testa.

«No! No! Siamo ancora in tempo!»

urlò.


DONG!
Elena era confusa, non capiva cosa stesse succedendo ma sapeva che doveva essere qualcosa di molto grave. Jessica era impallidita e Damon, invece, si era acceso di rabbia...

“No... non è arrabbiato... è disperato” pensò.

 

DONG!

Klaus aveva osservato Damon reagire alla stranezza di Jessica e dentro di lui aveva iniziato a lottare un pensiero, una consapevolezza che, inconsciamente, stava rimandando indietro, perché troppo dolorosa da accettare.

«Jessica...»

la chiamò, lei, però, non si voltò.

 

DONG!

«Klaus...» disse Damon «La maledizione...»

non ebbe bisogno di aggiungere altro.

L'ibrido annuì e si mise alla ricerca di quello che credeva fosse la soluzione finale.

 

DONG!

Jessica corse verso Jenna che si era ridestata e le mise le mani sul viso.

«Mi dispiace…» sussurrò «Ma ora devi fare quelle che ti dico…»

Suggerì alla bambina un incantesimo, e quando si allontanò da lei ebbe il tempo di dirle soltanto:

«Gala è la chiave di tutto… lei… è la soluzione…»

Il suo cuore fece un'altra capriola che le levò il respiro.

 

DONG!

Klaus recuperò il paletto di quercia bianca, ancora stretto tra le dita avvizzite di Diana. Lo prese e se lo puntò al cuore. Nello stesso istante Jessica si voltò verso di lui, e con uno  slancio stanco e scoordinato, gli si gettò ai piedi.

«Klaus... no...» tossì senza fiato «Non...»

 

DONG!

Damon osservò la scena pietrificato.

Klaus si spinse il paletto nel petto nello stesso istante in cui Jessica cadde senza vita ai suoi piedi. Gli stava dicendo qualcosa, lo voleva fermare.

L'ibrido lanciò un urlo disumano mentre il suo corpo fu percosso da una serie di spasmi che lo fecero cadere in ginocchio, accanto a Jessica, prima di lasciarlo immobile e rigido, privo di vita.

 

«Ci siamo!»

esclamò Gala, chiudendo il grimorio con un colpo secco.

Damon e Jeremy sollevarono la testa di scatto.

«Dunque?»

chiese apprensivo il vampiro.

«Dunque...» iniziò la ragazza avvicinandosi «Il sacrificio di Klaus non funzionò per salvare la vita a mia madre perché lei, in precedenza, aveva sciolto l'incantesimo che legava le vostre linee di sangue...»

Damon corrugò la fronte confuso.

«Cosa?!?»

«Beh, sì... non appena recuperato il corpo di Klaus si affrettò a spezzare la linea di sangue... e non appena tornata a casa, fece lo stesso con gli altri fratelli, ancora “addormentati” nella tua cantina...»

spiegò.

Un ricordò attraversò la mente del vampiro.

«Ma certo... quando scendemmo in cantina, io e Klaus, la porta era aperta... c'era stata Jess prima...»

«Sì» confermò Gala «Non voleva che le sorti della sua famiglia fossero legate a quelle degli Originari...»

«Ma non ha senso» la interruppe Damon «Se così fosse, noi saremmo tutti vivi... invece...»

non finì la frase e lasciò vagare lo sguardo sulle sagome scure che ricoprivano il pavimento della grotta, soffermandosi con dolore sul proprio corpo stretto a quello della sua Elena.

«Lo so...» riprese Gala «Questo è successo per via della modifica che Diana aveva fatto sul paletto di quercia...»

Il vampiro la guardò sempre più smarrito. La ragazza sospirò e si sedette di fronte a lui, prendendosi del tempo per mettere in ordine i pensieri.

«Dunque... originariamente, il paletto di quercia bianca serviva per eliminare un vampiro Originario, ovvero eliminare l'incantesimo che gli dava vita, e con lui tutta la stirpe da questi creata... ok?»

Damon annuì e le fece cenno di andare avanti.

«Ma Diana non voleva semplicemente eliminare l'incantesimo del vampirismo, lo voleva incanalare, voleva prendere tutto quel potere e trasformarlo in un nuovo incantesimo di vita eterna... per se stessa...» si schiarì la gola «Quando ha pugnalato i fratelli di Klaus, non li ha “uccisi”... li ha solo privati della loro magia, e quando Klaus si è pugnalato, ha consegnato quella magia...»

«Non capisco...»

«Beh... diciamo che mia madre aveva fatto in modo di impedire che l'eliminazione della magia del vampirismo in un Originario potesse colpire la sua discendenza... non aveva previsto che quella magia potesse essere risucchiata via ed incanalata in un altro incantesimo...»

«Stai dicendo che non siamo morti?»

le chiese raddrizzandosi sulla schiena.

«No... non proprio...» si sollevò ed andò a prendere la coppa in cui un tempo c'era stato il sangue degli Originari «Vedi... quella magia era qui...» mostrò la coppa vuota «In attesa di essere incanalata...» scosse la testa «Ma non...»

«Non essendo stata incanalata in un bel niente...» continuò  lui per lei «... è andata semplicemente persa... smarrita nel limbo... lo stesso in cui siamo noi... da anni...»

Galla abbassò lo sguardo ed annuì.

«Per questo siete nell'altro lato... siete, a tutti gli effetti, morti...»

«E quindi? Quale sarebbe la soluzione?»

domandò nervosamente.

«Beh...»

iniziò lei, chiedendo aiuto alla sorella.

«Se riuscissimo a ricreare l'incantesimo...» intervenne Jenna «Potremmo... riportarvi in vita...»

Le sopracciglia del vampiro scattarono verso l'alto, in un moto di stupore.

«Cosa?»

«Beh... quell'incantesimo è andato perduto... se riuscissimo a recuperare... non so... del sangue... forse...»

«Aspetta un attimo...» la bloccò Damon «Se doveste riuscirci... ritornerebbe anche la maledizione che pende sulla tua famiglia?»

Gala si strinse nelle spalle.

«Non so... è probabile...»

Il vampiro iniziò a scuotere la testa.

«Damon, ma non sarebbe un problema! Io comunque non avrò mai una famiglia! Non diventerò mai madre... non sono capace di amare come... come mia madre amava Klaus o come tu amavi Elena...»

«Questa è la più grande cazzata mai sentita! Ed a parte questo, non ti permetterò di rischiare!»

«Ma Damon...»

«Ascoltami!» la interruppe lui prendendola per le spalle «Puoi liberarci da questo limbo? Puoi fare in modo che io possa rivedere la mia Elena nell'altro maledettissimo lato? E a tal proposito... perché siamo i soli a poter uscire da questa dannata grotta?»

Gli occhi della giovane tremarono per un istante.

«Credo sia colpa mia...» disse in tono colpevole «Quando ti avvicinasti per controllare come stavo dopo che mia madre e Jenna uccisero Diana, avevi le mani sporche del sangue di Elena e del tuo... e quando mi consegnasti nelle braccia di mio padre, ti fermasti ad accarezzare Jenna, e lei aveva il viso pieno di sangue per via della ferita...»

«Mi sta girando la testa...»

commentò lui, lasciandola andare.

«Beh... si è creato una specie di legame di sangue tra noi quattro... questo ha reso la tua anima e quella di Elena immuni all'incantesimo di confine che Jenna aveva rimesso alla grotta... e quindi...»

«Aspetta... mi stai dicendo che io ed Elena siamo bloccati nel limbo del limbo?»

Gala annuì, arrossendo.

«Diciamo di sì...»

«Per questo mi puoi vedere e mi puoi toccare? Per via di un legame di sangue?»

«Ti posso vedere perché, come mio padre, dopo la mia momentanea morte, ho acquisito la capacità di comunicare con l'altro lato... e ti posso toccare perché... beh... perché mia madre era una strega delle più cazzute... credo....»

Damon si massaggiò le tempie facendo profondi respiri.

«Quindi? Come risolviamo questo pasticcio?»

Gala scosse la testa.

«Te l'ho detto come... troviamo del sangue...»

«Gala, no!» sbottò lui «Non se ne parla... trova solo il modo di farmi stare con Elena, con mio fratello... diamine, con Bonnie e Caroline! Ma smettila di parlare di incantesimi per riportarci in vita, condannandoti a morte sicura nel caso in cui avessi una figlia...»

«Damon te l'ho detto... io no...»

Il vampiro si mosse in fretta e le prese il viso tra le mani tappandole la bocca con un bacio.

Si allontanò da lei lentamente e la costrinse a guardarlo negli occhi.

«Hai sentito quella scintilla in fondo allo stomaco? Quella vertigine improvvisa quando le mie labbra hanno toccato le tue?» lei annuì lentamente «Quella non è che la punta dell'iceberg di ciò che ti attende se ti concederai di vivere davvero... Un bacio, solo un bacio, può portati in alto per poi farti precipitare all'infinito... immagina cosa potrebbe accadere se ti concedessi di condirlo con dei sentimenti. Il tuo mondo andrebbe in frantumi e si ricostruirebbe nel giro di un minuto, il tuo cuore batterebbe all'impazzata solo per poi fermarsi improvvisamente al pensiero del tuo uomo che ti aspetta dietro l'angolo... ed un figlio... immagina come sarebbe poter stringere tra le braccia il frutto di quella valanga di emozioni che costituiranno ogni tua giornata...» le accarezzò le guance con i pollici «Gala... non rinunciare all'amore prima ancora di averlo provato... non arrenderti... non privarti dell'unica vera ragione di vita, eterna e non: l'amore. Esci da questo cumulo di morte e dolore e trova qualcuno da amare e che ti ami... permettigli di curare le tue ferite, concedigli di mostrarti che la vita può essere anche gioia pura! Credimi, io lo so... ti basterà amare ed essere amata per un solo istante per farti dire “ne è valsa la pena”...»

Calde lacrime scendevano silenziose dagli occhi di entrambi e Gala, per la prima volta, desiderò davvero poter provare ciò di cui Damon stava parlando.

«È così che ti ha fatto sentire Elena?»

gli chiese con la voce spezzata.

Lui annuì, sorridendo.

«Va bene...» disse infine «Chiuderemo lo squarcio e libereremo le altre anime... poi troverò il modo di liberare te ed Elena...»

Lui la lasciò andare ed arretrò di un passo.

Jenna si avvicinò alla sorella e le prese la mano.

«Sei sicura?»

le domandò.

Gala sospirò annuendo e si voltò a dare un'ultima occhiata alla grotta.

Come in un macabro museo osservò tutte quelle statue che un tempo erano state persone.

Ai muri, ancora incatenati, i fratelli Originari, in un angolo ai loro piedi, la sagoma snella di Caroline accucciata intorno alle ceneri di Tyler, accanto a lei, Stefan, ugualmente aggrappato alle ossa polverose della sua Meredith. Dall'altra parte della grotta i corpi stretti in un abbraccio di Damon ed Elena, ed ai piedi dell'altare su cui lei stessa era morta per qualche istante, la figura ancora possente di Klaus avvinghiata al corpo esile di sua madre Jessica.

«Esci da questo cumulo di morte e dolore...» così lo aveva chiamato Damon... ma guardando tutti quei corpi addormentati in eterni abbracci, capì che non c'era solo la morte... ma anche l'amore.

Jenna le toccò una spalla.

«Sì... arrivo...»

le disse, dirigendosi verso l'uscita.

Poco prima di uscire, però, un campanellino le suonò in testa.

Si voltò nuovamente a guardare l'interno della grotta “morte... dolore... amore...vita!” pensò.

I suoi occhi si posarono prima su Caroline, poi su Stefan, infine su Klaus.

«Gala?»

la chiamò Jenna.

«Aspetta...» rispose tornando indietro «C'è qualcosa che non va....»

Studiò i corpi fossilizzati, uno ad uno...

“Pietra... cenere... incantesimi...”

I suoi occhi corsero alla coppa. L'aveva presa poco prima, l'aveva raccolta dal pavimento.

Abbassò le palpebre e rivisse gli ultimi istanti di vita di sua madre.

“Klaus si pungala, Jessica cade ai suoi piedi... la coppa è sull'altare!”

«Damon!» esclamò «Quando vi hanno rinchiusi qui dentro... avete toccato niente prima di... beh... prima di morire?»

Il vampiro scosse la testa.

«Da quanto ricordo siamo morti poco prima che Jenna sigillasse questo posto... non ricordo nessuno con la smania del ridecorare la stanza...»

Gala ignorò la battuta e tornò a studiare i corpi.

“Caroline,pietra... Tyeler, polvere... Stefan, pietra... Meredith, polvere...” spostò lo sguardo “Diana, polvere... Katherine, polvere... Mary-Anne, polvere... Jessica...”

«Pietra...»

sussurrò.

«Non mi sembra il caso di giocare a morra cinese...»

commentò Damon.

«No... non capisci!» esclamò Gala «Mia madre! Mia madre non è polvere!»

Jenna, Jeremy ed il vampiro si guardarono confusi.

«Gala...»

azzardò Jeremy, ma la ragazza lo ignorò.

«Ma certo! La coppa non era a terra... era sull'altare... e mia madre... lei non è polvere... è pietra... lei... lei è pietra!»

«Gala...» provò Damon toccandole una spalla «Calmati... che stai dicendo?»

La giovane si voltò verso di lui con un sorriso smagliante, nella sua mente vorticavano veloci le immagini di sua madre che si ricordava di Klaus, e lo baciava... e lui aveva ancora la bocca piena di sangue per via del colpo che Katherine gli aveva inferto poco prima... e lei lo aveva baciato con passione... ed il sangue...

Prima che qualcuno potesse intuirne le intenzioni, Gala si procurò un taglio sul polso strofinandolo contro il bordo frastagliato dell'altare di pietra.

«Gala!»

urlarono tutti all'unisono, ma la ragazza era già china sul corpo pietrificato di sua madre, spingendole il polso ferito sulla bocca.

«Cosa diavolo pensi di fare?»

domandò Damon con gli occhi sgranati.

«Niente di che...» rispose lei senza voltarsi «Voglio solo conoscere mia madre...»

Il vampiro aprì la bocca per protestare ma il suo corpo, fino a quel momento solido e consistente, iniziò a svanire nel nulla e prima di riuscire a dire almeno una parola, tornò a non essere.

Jenna avanzò nella grotta allarmata mentre Jeremy si aggrappò alla parete spingendosi una mano sul viso, incapace di credere ai suoi occhi.

Quella che fino a poco prima non era che una statua di pietra, iniziò a muoversi e a gemere, suggendo il sangue dal polso di Gala.

L'operazione andò avanti a lungo finché dalla massa informe e pietrificata non emerse il corpo roseo e fluido di Jessica.

Due grandi gemme verdi si aprirono fissandosi in una loro esatta replica.

Jessica stava tornando alla vita guardandosi riflessa negli occhi di sua figlia.

 

 

 

Epilogo.

 

«Sei sicura?»

le chiese.

«Non sono mai stata più sicura in tutta la mia vita... fallo!»

rispose lei.

«Puoi ancora cambiare idea... hai una vita meravigliosa davanti...»

«Senza di te? Non se ne parla. Avanti... fallo...»

«Se Damon lo venisse a sapere...»

«Damon lo sa... e lo sa anche mia madre... e  mio padre... e Klaus... ed Elena... e...»

«Sì, sì, ok... ho capito...»

la fermò lui, sospirando.

«Qual è il tuo problema? Forse non vuoi...»

«Oh, no... non c'è niente che voglia di più... è solo che...»

Lei gli prese quindi il viso tra le mani e lo fissò nei grandi occhi verdi.

«Ci ho pensato a lungo e non c'è niente che voglia di più che passare il resto della mia vita insieme a te ed alla mia famiglia... ed il solo modo che ho per farlo è essere una di voi... mia madre è stata fortunata, si è innamorata di un umano che ha saputo accettare la stramba famiglia da cui proveniva ed ha acconsentito alla trasformazione sua e propria prima che io compissi un anno...» sospirò «Io, invece, mi sono innamorata di te... e voglio solo te... non me ne pentirò, lo so...»

«Rose...»

provò ad insistere nuovamente lui.

«Stefan... ti prego... fallo!»

sbottò lei.

 

«Secondo te lo farà?»

domandò Elena, con la testa poggiata sul petto nudo di Damon.

Il vampiro sospirò.

«Non lo so... forse sì... forse no...»

«Tu lo avresti fatto senza battere ciglio...»

commentò lei.

«Io lo stavo per fare, senza battere ciglio...» replicò, ricordando quando la costrinse a bere il suo sangue prima del rituale con Klaus «E per quanto mi sia odiato dopo, lo rifarei ancora e ancora...»

Elena sorrise e gli si strinse ancora di più al petto.

Da quando erano tornati dal regno dei morti non riusciva più a fare a meno di stare stretta a lui, quasi temesse di poterlo perdere di nuovo.

Benché non avesse sul serio percepito il tempo passare, quando aveva riaperto gli occhi in quelli di lui nella grotta buia ed umida in cui erano rimasti sepolti negli ultimi 27 anni, si sentì depredata in qualche modo, del tempo, dell'amore, del contatto.

«Hey...» le sussurrò lui con la bocca affondata nei capelli «Stai bene?»

Lei inspirò a fondo il profumo intenso della sua pelle e sollevò adagio la testa.

«Sì» gli rispose sorridendo «È solo che non so cosa farei se dovessi vivere senza di te...»

Lui si sollevò su un gomito e commentò ridendo:

«Beh... per tua fortuna, non dovrai scoprirlo mai...»

Le prese il mento tra le dita e la baciò con trasporto.

 

«Sei sicura di stare bene?»

domandò Jessica, prendendo la mano di Gala tra le sue.

«Non lo so...» rispose sorridendole mestamente «... è tutto così strano...»

Le sopracciglia della madre si sollevarono.

«Diamine... strano non riassume nemmeno in parte la situazione...»

«Già...» rise l'altra «Voglio dire... forse è solo il mio egoismo a parlare... ma quando Rose è venuta a dirmi che voleva essere trasformata per poter stare con Stefan, una parte di me avrebbe voluto urlare di gioia!» scosse la testa «Insomma, non le avrei mai dovuto dire addio... sarebbe rimasta per sempre con me...»

«E l'altra parte?»

chiese la madre.

Gala sospirò e si prese del tempo prima di rispondere.

«L'altra parte... avrebbe dato una festa il giorno stesso... un “trasformation pary”...»

Le due donne scoppiarono a ridere.

«Non lo so, mamma...» riprese in tono più serio Gala «Sì, certo, vorrei che mia figlia avesse una vita umana lunga e felice... ma se dovesse partorire una bambina, si ritroverebbe a dover fare questa scelta comunque, grazie ai nostri adorabili antenati...» fissò le fiamme nel camino «Quindi... perché non farla ora, con, e per l'uomo che ama? E poi...»

«E poi?»

«E poi Stefan si merita un po' di felicità...»

Jessica annuì.

«Ce la meritiamo tutti...» intrecciò le dita a quelle della figlia «Sai... quando mi sono risvegliata in quella grotta, dopo la mia morte, imprigionata insieme ai cadavere delle persone che più avevo amato nella vita, potevo scegliere di morire anche io e porre fine a tutto. Tu non eri lì dentro e non ci saresti mai tornata...»

«Invece hai scelto di bere il sangue nella coppa...»

ribatté Gala.

«Sì... anche se questo poteva voler dire passare l'eternità pietrificata...»

La figlia si morse il labbro inferiore e chiese:

«Mi sono sempre domandata perché avessi deciso di bere il sangue... di completare la trasformazione...»

Jessica si strinse nelle spalle.

«Non ho una vera risposta da dare... tutto quello che so è che era una possibilità e non potevo sprecarla...»

«Una possibilità? Di restare viva?»

si incuriosì.

La madre scosse la testa.

«No... non di restare viva... ma di rivedere te...»

 

La porta della camera si aprì ed i riccioli bruni di Jessica fecero capolino nella stanza.

Klaus sollevò gli occhi dal libro che stava leggendo e le sorrise.

«Come sta?»

le domandò.

La donna si strinse nelle spalle chiudendo la porta.

«Sta come una madre che vuole il meglio per la figlia...» rispose ruotando su se stessa «Anche se il meglio vuol dire lasciarla morire...»

L'ibrido batté con delicatezza una mano sul materasso, invitando la compagna a raggiungerlo.

Lei accettò l'invito scivolando sul letto, lasciandosi avvolgere dalle sue possenti braccia.

«E tu come stai?»

Jessica lo strinse più forte e rispose:

«Stretta all'amore della mia vita, felice ed appagata...»

L'ibrido rise soddisfatto e le accarezzò la schiena.

«Jessica Salvatore... ti ho mai detto che ti amo?»

Lei sogghignò.

«Sì... ma ripeterlo non guasta...»

Lui la fece rotolare sulla schiena e si sollevò sulle braccia, rimanendo col viso sospeso vicinissimo al suo.

«Ti amo!»

le soffiò sulle labbra prima di baciarla.

 

«Stefan...»

ripeté Rose.

Il vampiro quindi sollevò la testa rivelando due occhi pieni di tormento.

Lei gli si avvicinò stringendogli le spalle.

«Non fare così... ti prego...»

«Hai pensato proprio a tutto eh?»

disse lui scuotendo la testa.

«Sì... ed il sangue di mia nonna non mi scorrerà in eterno nelle vene... ti prego... fallo...»

Lui le prese il viso tra le mani e con una mossa fulminea le torse il collo, lei si afflosciò nel cerchio del suo abbraccio e prontamente la sollevò, portandola sul letto.

Le si sdraiò accanto ed attese in silenzio che tornasse in vita.

 

Fine.
 


Vogliate perdonare la mia sparizione pre-finale, ma la teconologia mi è stata avversa fino alla fine. Ora Minerva sta bene ed io posso tornare a scrivere, leggere e farCi compagnia! A presto! 

V.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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