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Autore: Soraya Ghilen    25/09/2014    1 recensioni
Dalla morte di Nico sono trascorsi un anno e quattro mesi, durate i quali è successo di tutto: tra matrimoni, parti e misteri che tornano a galla. Cristina è diventata ma moglie di Riario ma non passa giorno in cui non pensi a Nico. Ma, intanto, il libro delle Lamine e le chiavi della volta celeste ricordano al Conte e a Leonardo che si deve andare avanti e trovare la soluzione dell'arcano.
Questa ff è basata sulla seconda stagione ed è il continuo di "Un anno a Forlì"
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Girolamo Riario, Leonardo da Vinci, Nuovo personaggio, Zoroastro
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Storia di un amore quasi impossibile'
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Image and video hosting by TinyPic Cap 5: Non ti ho mai chiesto alcun permesso
P.O.V. Cristina
La notte passò, per me, insonne e il mio umore, al mattino, non era dei migliori.
Non riuscivo a separarmi da Girolamo, gli stavo sempre attaccata, in tutto e per tutto. Era come se stare sempre con lui fosse, per me, uno scongiuro contro le possibili minacce che c’erano sul nostro futuro.
Inoltre cercavo di tenere lontani mio marito e Leonardo, così cercavo le scuse più strane per fare in modo che non stessero nella stessa stanza o anche che s’incontrassero per sbaglio mei corridoi.
La cosa non passò inosservata agli occhi di nessuno.
“Tu sei diventata più folle di tuo marito, credimi!” Ora che ero la Contessa di Forlì, avevo delle stanze private, un salottino e una sala per le udienze. Nel salottino, una stanza situata al secondo piano del castello arredata con due poltrone color celeste chiaro, uno spazioso divano, un basso tavolino in legno posti davanti a un camino riccamente intarsiato e svariati quadri attaccati alle pareti, avevo fatto venire Zoroastro, Leonardo e Giulia perché dovevo avere dei consigli su come agire.
“Io voglio solo che lui non corra rischi! Per te è tanto assurdo?”
“Si, perché è un mostro schifoso!”  alzai li occhi al cielo. Zo non avrebbe mai accettato che Girolamo poteva essere qualcosa in più di ciò che appariva.
“Non è vero!” Tenevo stretto in mano l’attizzatoio del camino, e guardavo Zo con uno sguardo che non esprimeva nulla di buono.
“Sai, per ciò che mi riguarda, possiamo anche usarlo come pranzo il giorno di Pasqua, così si immolerà come fece il Signore a cui è tanto devoto e smetterà di stare qui a romperci i maroni!”
“Dillo ancora e quello che non sopravvivrà non sarà Girolamo!” lo guardai in modo truce e, con ogni probabilità, Zoroastro non si aspettava d’esser minacciato in quel modo.
“Tu uccideresti me per salvare lui?! Quel mostro senz’anima!”
“Non osare parlare della sua anima!” esclamai, sbattendogli l’attizzatoio sui piedi. Lui iniziò a saltare sul posto, tenendosi il piede colpito dal ferro incandescente.
Mentre Leonardo tentava di vedere cosa si fosse fatto Zo, che mi attribuiva epiteti non molto cortesi, Giulia pose una mano tra i miei capelli, che lei aveva acconciato quella stessa mattina, e mi disse a un orecchio “Tu non lo perderai mai! Credi forse che quell’uomo permetterà a qualcosa o qualcuno di fargli del male!” e risi, rendendomi conto che era vero: chi avrebbe mai potuto far del male a Girolamo?

Sfortunatamente Girolamo decise di dar seguito alle idiozie del maestro su quel continente inesistente.
“Dovrei stare calma?” non ero contenta della cosa, affatto “Mio marito, il padre dei miei figli, decide di imbarcarsi per Dio solo sa dove, alla volta di un posto inesistente, andando incontro a pericoli inimmaginabili e dovrei stare calma?!”
“Sarebbe la cosa più logica da fare” ovviamente eravamo nel suo studio, il campo in cui era sicuro di vincere ogni battaglia, a discutere.
“Girolamo, io non te lo consento” lui rise, o meglio produsse l’unico suono che in lui poteva ricordare una risata.
“Vedi, mia amata, io non ti ho mai chiesto alcun permesso, ti sto solo mettendo al corrente delle mie decisioni” si alzò dalla poltrona in modo tale da svettare di parecchi centimetri su di me “Io partirò, che ti piaccia oppure no e se oserai disubbidirmi questa volta te la farò pagare molto cara!” era davvero inquietante il modo in cui mi guardava. In quel momento mi fece davvero paura, ma non avevo nessuna intenzione di darlo a vedere.
“Io vengo con te”
“Assolutamente no!”
“Non ti ho chiesto alcun permesso, Girolamo, ti sto solo mettendo al corrente delle mie decisioni” usai le sue stesse parole e questo lo colpì. Non era un uomo abituato a essere sfidato così apertamente e avere qualcuno che lo faceva come consorte gli piaceva, lo spiazzava e lo irritava oltre ogni misura.
“E i gemelli?”
“Resteranno con Zita e Andrea giungerà presto da Firenze. In più, Lupo Mercuri può reggere la provincia fino al nostro ritorno” lui soppesò le mie parole ma i suoi occhi bruciavano.
“Vorrei dirti di no ma a cosa servirebbe? Mi seguiresti lo stesso e io farei ancora di più la parte dello stupido” prese una pausa “Vuoi venire? Sei libera di farlo ma ti avverto: andremo con due navi e alla prima occasione in cui non fai quello che ti dico lego te e la tua fastidiosa dama di compagnia come due salami e vi rispedisco a Forlì. Sono stato sufficientemente chiaro?” annuii “Dubbi, domande, incertezze?” feci di no “Molto bene, vai a fare i bagagli” e mi congedai, chiedendomi cosa avrei mai dovuto portare con me per andare in esplorazione di una terra ai confini del mondo.

Miei cari bambini,
vi scrivo perché non so quando ci rivedremmo e non voglio avere rimpianti.
Seguo vostro padre in un viaggio che potrebbe durare molti anni e voi potreste essere adulti al nostro ritorno.
Confido molto nelle persone che a cui vi ho affidati e credo che non possano esserci tutori migliori delle persone che vi amano come foste figli loro. Zita e Andrea sapranno badare a voi e sapranno educarvi ai giusti valori della vita, mentre Lupo saprà insegnarvi a governare e a essere dei buoni soldati nonché uomini rispettosi della dottrina della Chiesa, alla quale vostro padre è così devoto.
Vorrei tanto  potervi dire che sono partita su ordine di Girolamo ma mentirei. Lo faccio di mia volontà, per far si che torni da voi perché, bambini miei, avete molto più bisogno di lui che di me.
Forse, in un primo momento, ci biasimerete. Però sappiate che io e vostro padre vi teniamo nei nostri cuori e pensiamo a voi ogni volta che prendiamo una decisione. Confidate in noi e pregate per il nostro ritorno, così come noi pregheremo sempre per voi affinché siate degli uomini giusti e onesti.
Ora un consiglio: se mai non riuscissimo a vedere il giorno delle vostre nozze vi devo pregare, bambini miei, di no sposarvi per convenienza politica. Questo distruggerebbe voi e la vostra consorte. Nulla di buono nasce dalle scelte obbligate o dalla mancanza di amore. Sposatevi solo quando sentite di aver trovato la persona giusta alla quale affidare il vostro cuore.
Fate visita alla tomba di Nico e portategli omaggi una volta ogni mese, ricordandogli che io, vostra madre, lo conserva nel proprio cuore e che non passa giorno in cui non senta la sua mancanza.
Vi amo tanto, Riccardo e Arturo, e questo tenetelo sempre presente perché è una verità che non muterà mai.
Abbiate sempre questa come convinzione e certezza nella vostra vita.
Guardatevi da quelli che vi si professano amici ma fanno ben poco per dimostrarlo. Le persone sono infide, come i serpenti. Puoi sfamarli per anni, accudirli con tutto l’amore di cui sei capace, ma ti morderanno sempre perché è nella loro natura malvagia.
Ora, con grande dolore, devo dirvi addio.
Vi amo con tutto il mio cuore e la mia anima immortale.
A presto, bambini miei.
Vostra Madre,
Cristina Marante Riario, contessa di Imola e Forlì.

Angolo dell’autrice: scusate il mio larghissimo ritardo. Bene, siamo in procinto di partenze e di addii. Cosa vi aspettate dai nostri eroi? Riusciranno nella loro impresa?
Bhe, lo so, è presto per dirlo, ma sapere le vostre opinioni mi fa sempre molto piacere.
A presto
Un bacio
Sol
  
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